tag:blogger.com,1999:blog-5570132738557818436.post7153355930861736189..comments2024-03-28T22:28:13.381+01:00Comments on Chiesa e post concilio: Crisi della Chiesa: "Linee di lettura filosofica di testi dell'attuale pontificato" di Giovanni Turco - Nota previa di P. Pasqualuccimichttp://www.blogger.com/profile/00578005881187652932noreply@blogger.comBlogger30125tag:blogger.com,1999:blog-5570132738557818436.post-9756613493303999082018-06-03T20:31:14.956+02:002018-06-03T20:31:14.956+02:00@Marco Porfiri
Le ho già risposto.
1) Non ha sen...@Marco Porfiri<br /><br />Le ho già risposto.<br /><br />1) Non ha senso pensare sia verosimile il caso di chi, divorziato e risposato, si presenti dal confessore pretendendo l'assoluzione, onde potersi comunicare, senza che sia informato su ciò che la Chiesa dice al proposito del matrimonio (e non solo la Chiesa, anche la legge morale naturale). Se ciò fosse possibile per assurdo, costui si troverebbe nelle medesime condizioni di uno che non si sia preoccupato di prendere la patente per guidare la macchina: tale ignoranza non gli sarebbe ascritta come "incolpevole" in nessun caso, perché qualsiasi essere razionale ha il dovere di informarsi su come cose così importanti vanno fatte, specialmente se si pretende di farle proprio in quanto ci si professa cattolici. Non prendiamoci in giro su una cosa del genere. Glielo ha fatto notare anche il Prof. Pasqualucci.<br /><br />2) La fattispecie di persone che il sacerdote si trova di fronte in questi casi è sicuramente a stragrande maggioranza quella di persone che conoscono le regole morali e che, semplicemente, non le accettano e vi si contrappongono. Per questo ho parlato in modo sintetico di atteggiamento "rivoluzionario": si conosce la verità e la si rifiuta, pretendendo poi che gli altri si adeguino, riconoscendoci il diritto di continuare a rifiutarla.<br /><br />Questo è quello che avvien sicuramente nella maggioranza di questi casi. Il resto sono sofismi basati sulla solita tattica dei casi estremi, del tutto astratti e improbabili. Catacumbulusnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5570132738557818436.post-36664502642916580842018-06-03T14:58:18.394+02:002018-06-03T14:58:18.394+02:00@Catacumbulus
“Infatti se un sacramento è amminis...@Catacumbulus<br /><br />“Infatti se un sacramento è amministrato validamente, ciò non può significare altro che esso ha intrinsecamente la possibilità di risultare efficace, ossia che esso può ottenere il suo fine specifico, quando amministrato. Dunque non avrebbe senso ritenere che il fatto di essere fedeli ortodossi corrisponda automaticamente a forte probabilità di trovarsi in peccato mortale, poiché ciò di fatto impedirebbe "sempre o per lo più" (secondo l'espressione aristotelica), la possibilità di efficacia al sacramento della confessione. Si avrebbe cioè l'assurda condizione in cui il sacerdote ortodosso sarebbe teoricamente in condizioni di amministrare una valida assoluzione, che, tuttavia, di fatto non potrebbe attuarsi, proprio perché essere fedele ortodosso implicherebbe ipso facto l'essere in peccato mortale. Anzi, si dovrebbe dedurne, non solo l'impossibilità d'efficacia del sacramento della confessione, ma addirittura l'impossibilità di evitare un sacrilegio, ogni volta che il potere di amministrare validamente il sacramento della confessione venga esercitato di fatto. “<br /><br />Rimane il fatto che è, dal punto di vista oggettivo, un peccato grave non convertirsi alla Chiesa Cattolica.<br /><br />E, tra l’altro, per essere chiari, il peccato in questione non è quello di appartenere alla Chiesa Ortodossa in quanto tale, ma quello di volere, una volta arrivati all’età della ragione, continuare ad appartenere ad una Chiesa scismatica invece che convertirsi alla Fede Cattolica.<br /><br />E siccome solo Dio legge i cuori e può sapere con certezza assoluta (cosa diversa dalla certezza morale che può formarsi un confessore) se tali persone non si siano convertite senza colpa oppure no, la cosa più prudente da fare sarebbe non ammetterle alla Comunione Cattolica.<br /><br />Come tra l’altro ha detto anche Athanasius Schneider riferendosi non solo ai protestanti, ma anche agli ortodossi.<br /><br />“E, soprattutto, non vale nel caso del cattolico divorziato risposato, dove, invece, in base allo stesso criterio di prudenza, vale la presunzione contraria come più probabile, ossia la presunzione di colpevolezza, per tutti i motivi che ho già addotto (che sono motivi oggettivi, dai quali si desume con grande probabilità che vi sia ignoranza colpevole o addirittura precisa volontà rivoluzionaria).”<br /><br />Ma quale volontà rivoluzionaria che molti non sono nemmeno sposati validamente e sono stati formati nell’ignoranza dottrinale più totale, spesso non per colpa loro, perché normalmente una persona si fida di ciò che le insegnano a Catechismo e in Chiesa e non pensa che le stiano dando una brodaglia annacquata? Ma lei lo sa che l’italiano medio non sa i dieci comandamenti? Ma di che stiamo parlando? Ma davvero lei sembra convinto che i cattolici italiani del XXI secolo siano simili a quelli del XVI secolo.<br /><br />In ogni caso Al è chiara sul fatto che chi ostenta il proprio peccato oggettivo come se fosse conforme all’ideale della Chiesa non può accedere ai Sacramenti, quindi il caso da lei contemplato è già risolto. <br /><br />“se qualcuno ostenta un peccato oggettivo come se facesse parte dell’ideale cristiano, o vuole imporre qualcosa di diverso da quello che insegna la Chiesa, non può pretendere di fare catechesi o di predicare, e in questo senso c’è qualcosa che lo separa dalla comunità (cfr Mt 18,17). Ha bisogno di ascoltare nuovamente l’annuncio del Vangelo e l’invito alla conversione” (Amoris Laetitia 297).<br /><br /><br />Poi e ultima cosa<br /><br />“Rispondo solo che in AL è ben presente anche il caso della non piena avvertenza, che è ripreso in maniera sostanziale anche nelle "teorizzazioni" difensive di Buttiglione. E si tratta della questione più importante, poiché la volontà dipende dalla conoscenza, che rimane dunque l'aspetto primario. “<br /><br />Si, ma la volontà, per potere essere tradotta in atto, ha bisogno di libertà, libertà che nei casi da me elencati è fortemente compromessa.<br /><br />Marco PorfiriAnonymousnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5570132738557818436.post-30944478446256793322018-06-03T12:28:01.714+02:002018-06-03T12:28:01.714+02:00Tutto ciò, in ultima analisi, poiché quello che ho...Tutto ciò, in ultima analisi, poiché quello che ho definito come criterio della massima prudenza corrisponde al fine ultimo del diritto canonico e della Chiesa stessa, che è la "salus animarum", come dice San Tommaso: "finis iuris canonici tendit in quietem Ecclesiae et salutem animarum" (Quaestiones quodlibetales, 12, q. 16, a. 2).<br /><br />Quindi, glielo faccio notare esplicitamente, nel caso dei fedeli ortodossi LA PRESUNZIONE DI INNOCENZA SOGGETTIVA E' DEDOTTA DA CRITERI OGGETTIVI, ossia a partire dal criterio oggettivo e "ontologico" della validità dei sacramenti, in base al quale risulta razionalmente necessario presumere dell'innocenza soggettiva nella maggioranza dei casi. In sintesi: non avendo senso un sacramento valido "sempre o per lo più" solo in teoria, vi deve essere la possibilità di applicarlo con efficacia e ciò implica presumere in positivo che nella maggioranza dei casi essere ortodossi non corrisponda di per sé a condizione soggettiva di peccato mortale. <br /><br />Tutto ciò non vale per i protestanti, né, tanto meno, per i mussulmani e i buddisti. E, soprattutto, non vale nel caso del cattolico divorziato risposato, dove, invece, in base allo stesso criterio di prudenza, vale la presunzione contraria come più probabile, ossia la presunzione di colpevolezza, per tutti i motivi che ho già addotto (che sono motivi oggettivi, dai quali si desume con grande probabilità che vi sia ignoranza colpevole o addirittura precisa volontà rivoluzionaria).<br /><br />In ultimo, quanto al suo insistere sul fatto della non piena libertà, piuttosto che su quello della non piena avvertenza. Rispondo solo che in AL è ben presente anche il caso della non piena avvertenza, che è ripreso in maniera sostanziale anche nelle "teorizzazioni" difensive di Buttiglione. E si tratta della questione più importante, poiché la volontà dipende dalla conoscenza, che rimane dunque l'aspetto primario. Però non dico altro, perché dovrei dilungarmi veramente molto.Catacumbulusnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5570132738557818436.post-87195119396587774482018-06-03T12:24:31.721+02:002018-06-03T12:24:31.721+02:00@Marco Porfiri
Lei continua a portare esempi che,...@Marco Porfiri<br /><br />Lei continua a portare esempi che, come le ho già detto, a mio avviso sono molto distanti e, dunque, non trattabili mediante analogia. Teniamoli almeno separati. Le rispondo comunque sul problema dei fedeli di altre confessioni cristiane. Io ho parlato di un criterio di massima prudenza e ciò non significa, ovviamente, separare la prudenza dalla verità. <br /><br />Ora, non sono un teologo (dunque procedo a tentoni e spero di non sbagliarmi: qualcuno più sapiente mi corregga, se affermo sciocchezze), ma, applicando la logica, mi pare che se i sacramenti amministrati dalle chiese ortodosse in verità sono validi (ma non leciti), e in tali sacramenti rientra anche la confessione, allora ne discenda che è impossibile presumere, come condizione più probabile, la colpevolezza, ossia la condizione di peccato mortale per il comune fedele ortodosso in quanto tale (per un teologo ortodosso, sarebbe già molto diverso). Detto in altre parole, il discorso da farsi logicamente in questo caso, nel caso però dei soli fedeli ortodossi (o assimilabili), è esattamente quello opposto a quanto lei probabilmente (in base a quello che dice) si aspetterebbe da parte mia: nel caso dei fedeli ortodossi generalmente (ossia probabilisticamente fino a prova singola contraria) si deve avere presunzione di assenza di peccato mortale (per il fatto di appartenere alla chiesa ortodossa). <br /><br />Infatti se un sacramento è amministrato validamente, ciò non può significare altro che esso ha intrinsecamente la possibilità di risultare efficace, ossia che esso può ottenere il suo fine specifico, quando amministrato. Dunque non avrebbe senso ritenere che il fatto di essere fedeli ortodossi corrisponda automaticamente a forte probabilità di trovarsi in peccato mortale, poiché ciò di fatto impedirebbe "sempre o per lo più" (secondo l'espressione aristotelica), la possibilità di efficacia al sacramento della confessione. Si avrebbe cioè l'assurda condizione in cui il sacerdote ortodosso sarebbe teoricamente in condizioni di amministrare una valida assoluzione, che, tuttavia, di fatto non potrebbe attuarsi, proprio perché essere fedele ortodosso implicherebbe ipso facto l'essere in peccato mortale. Anzi, si dovrebbe dedurne, non solo l'impossibilità d'efficacia del sacramento della confessione, ma addirittura l'impossibilità di evitare un sacrilegio, ogni volta che il potere di amministrare validamente il sacramento della confessione venga esercitato di fatto. <br /><br />In questo caso, dunque, quanto detto dal diritto canonico rientra perfettamente nel criterio di massima prudenza che ho indicato: fino a prova singola contraria, il fedele comune ortodosso non deve essere ritenuto colpevole mortalmente per il fatto di appartenere alla chiesa ortodossa, poiché la validità dei sacramenti amministrati dalle chiese ortodosse, e in particolare quello della penitenza, implicano, generalmente parlando (ossia nel caso del fedele comune, ma non del teologo di professione: dunque nella maggioranza dei casi), la preminenza della loro validità e della loro possibilità d'efficacia sulle questioni teologiche riguardanti il primato della Chiesa di Roma e del papa.<br />[continua]Catacumbulusnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5570132738557818436.post-10452447820005721702018-06-03T02:00:22.912+02:002018-06-03T02:00:22.912+02:00“Infatti, non ha veramente senso sostenere che cos...<br />“Infatti, non ha veramente senso sostenere che costituirebbe condizione maggiormente favorente il disvelamento della verità, il fatto di permettere al sedicente penitente di continuare a vivere in una condizione oggettiva di peccato.”<br /><br />Ci sono situazioni invece, dove è meglio evitare, almeno al momento, di svelare la verità al fedele, laddove si prevede che non si emenderebbe e cadrebbe in una colpa peggiore.<br /><br />Cito Sant’Alfonso <br />“ se il confessore prudentemente giudica che l'ammonizione sia per nocere al penitente, allora deve farne a meno e lasciare il penitente, nella sua buona fede; ed in ciò s'accordano anche gli autori più rigidi. La ragione si è, perché si deve maggiormente evitare il pericolo del peccato formale che del materiale,mentre Dio solamente il formale punisce, poiché da questo solo si reputa offeso” http://www.intratext.com/IXT/ITASA0000/_P2RD.HTM<br /><br /><br /><br />Poi<br /><br />“Queste sono ESCLUSIVAMENTE condizioni limite del tutto eccezionali, di cui, per di più, in via pratica non si può mai essere minimamente certi, essendo molto più probabile il contrario. Essendo, cioè, molto più probabile che un divorziato risposato e cattolico, che pretende di ottenere l'assoluzione e l'Eucarestia, lo faccia nel migliore dei casi per ignoranza COLPEVOLE, quando non per un ben cosciente atto di orgoglio tipico delle rivendicazioni moderne dei "diritti soggettivi”<br /><br />No, io non parlavo di questo. Posto che, come già detto, ritengo che sia più prudente astenersi dall’Eucarestia per chi è in situazione di peccato grave, io parlavo di situazioni dove la persona ha libertà limitata di agire diversamente, ovvero non pienamente colpevole.<br /><br />Familiaris Consortio parla di divorziati risposati che NON POSSONO separarsi, ad esempio laddove hanno figli da educare nati dalla nuova unione e una separazione sarebbe deleteria per loro. Ora, applicare FC in modo “cieco”, anche laddove ad esempio un cattolico si è unito more uxorio ad un non cattolico che non accetta la dottrina della Chiesa (e quindi non accetterebbe l’imposizione della castità), significa distruggere detta famiglia, perché il rapporto si romperebbe visto che il non cattolico non accetterebbe tale precetto.<br /><br />In tal caso penso che al cattolico in questa relazione possa essere concessa l’assoluzione, se è pentito ma realizza che al momento non può, per fattori oltre il suo controllo, ottemperare al sesto comandamento perché farlo porterebbe alla distruzione della famiglia con danno dei figli nati da essa (e ripeto, San Giovanni Paolo II stesso parla di famiglie che NON POSSONO ottemperare all’obbligo della separazione; significa che anche FC riconosce che sarebbe deleterio per alcune unioni di divorziati risposati separarsi -laddove ci sono figli soprattutto- e quindi non ha senso insistere su una applicazione cieca di FC84 stessa che porterebbe alla separazione, esito che, in quei casi, FC84 vuole evitare).<br /><br />È chiaro che, ad esempio, se il divorziato risposato lo è con un’altra persona a sua volta Cattolica, in questo caso devono almeno impegnarsi sinceramente a vivere in castità per ricevere l’assoluzione.<br /><br />Io parlavo quindi di un caso abbastanza particolare.<br /><br />Quello poi di cui deve tenere conto è che molti di questi divorziati risposati, come ho già scritto, non hanno un Matrimonio valido alle spalle, non essendosi mai sposati validamente (spesso per rifiuto implicito del bonum Sacramenti, cioè l’indissolubilità). Per quello dicevo che secondo me le situazioni di non piena colpevolezza non sono poi così rare, perché si è perso così tanto il senso cattolico nella popolazione che molti si sposano invalidamente, spessissimo anche complice una insufficiente o cattiva istruzione ricevuta prima.<br /><br />Nel caso dei divorziati risposati con Matrimonio valido vale quanto ho scritto sopra, e a parte quel caso particolare che ho menzionato non possono essere assolti se almeno non si impegnano sinceramente a vivere in castità.<br /><br />Spero di essermi spiegato in maniera più chiara.<br /><br />Marco PorfiriAnonymousnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5570132738557818436.post-45134915455155868082018-06-03T01:57:45.538+02:002018-06-03T01:57:45.538+02:00Catacumbulus
“Non si può stabilire alcuna regola ...Catacumbulus<br /><br />“Non si può stabilire alcuna regola sensata che tratti ciò che è impossibile conoscere con evidenza come se lo fosse. L'unica regola generale che può valere di fronte all'incerto è la massima prudenza, altrimenti si cade automaticamente nella massima imprudenza, corrispondente ad accondiscendenza.”<br /><br />Peccato che il codice di diritto canonico, ad esempio, ammette alla Comunione gli scismatici ortodossi senza che, necessariamente, rinuncino al loro scisma e si convertano, se sono in buona Fede https://www.amicidomenicani.it/leggi_sacerdote.php?id=4284<br /><br />Il fatto però che siano in buona Fede non cancella il fatto che abbiano il dovere oggettivo di convertirsi alla Chiesa Cattolica, perché gli scismatici vanno all’inferno quando colpevoli del loro rifiuto di conversione.<br /><br />Perciò come vede qui la Chiesa stessa non si è attenuta alla massima prudenza di cui parla, visto che solo Dio può conoscere con certezza assoluta quanto il rifiuto di convertirsi di uno scismatico sia innocente o colpevole.<br /><br />“E, anche se così fosse, il punto non è quello della sua ignoranza di fatto, ma, come fa notare San Tommaso, il punto consiste nel dovere morale che costui aveva (e che per definizione ha disatteso) di istruirsi adeguatamente (o di essere istruito) sia come uomo, sul piano naturale, sia come fedele cattolico. Una tale omissione non è scusabile, esattamente come non lo sarebbe quella di chi, guidando una macchina, non si fosse preoccupato di procurarsi la patente, dato che non è immaginabile che si possa essere incolpevolmente ignoranti del dovere che si ha di informarsi su come una cosa così complessa e importante, nei possibili effetti negativi, vada imparata e gestita. Allo stesso modo, e a fortiori, dato che si tratta delle verità ultime e divine (che devono essere le prime da considerarsi nell'agire quoad nos), non è ammissibile che ci si vada a confessare e comunicare senza essersi preoccupati di intenderne il senso stesso. ”<br /><br />Quello di cui ancora una volta non tiene conto è che molti sono sviati da falsi insegnamenti ricevuti dai modernisti, perciò credono in perfetta buona Fede di sapere tutto quello che c’è da sapere.<br /><br />“A meno che non si abbia l'ardire di sostenere che un'azione in sé malvagia, per quanto soggettivamente innocente (e anche questo per ipotesi estrema nel caso considerato), non solo si limiti a non compromettere quanto guadagnato in precedenza, ma addirittura possa costituire fonte di ulteriore perfezionamento. ”<br /><br />Io non l’ho mai detto. Ho detto che può non far perdere l’amicizia con Dio, non che sia fonte di ulteriore perfezionamento. E non credo nemmeno che sia così estrema come dice, di questi tempi. Certo, non saranno tutti e nemmeno la maggioranza, ma da lì a porla come una quasi impossibilità ce ne passa (è lo stesso modo di ragionare che hanno coloro che dicono che si salvano solo coloro che visibilmente sono appartenenti alla Chiesa Cattolica).<br /><br />Continua nel prossimo post....<br /><br />Marco Porfiri<br /><br /><br /><br />Anonymousnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5570132738557818436.post-35828438310377040862018-06-02T19:10:52.797+02:002018-06-02T19:10:52.797+02:00Infatti, non ha veramente senso sostenere che cost...<br />Infatti, non ha veramente senso sostenere che costituirebbe condizione maggiormente favorente il disvelamento della verità, il fatto di permettere al sedicente penitente di continuare a vivere in una condizione oggettiva di peccato. A meno che non si abbia l'ardire di sostenere che un'azione in sé malvagia, per quanto soggettivamente innocente (e anche questo per ipotesi estrema nel caso considerato), non solo si limiti a non compromettere quanto guadagnato in precedenza, ma addirittura possa costituire fonte di ulteriore perfezionamento. Che è come dire che la condizione di uno che stia su una macchina rimasta senza benzina, non sia quella di uno che è fermo nel punto dove era giunto con la benzina, ma addirittura che sia quella di uno che sta continuando a macinare chilometri di viaggio.<br /><br />La condizione di uno bloccato al palo di azioni oggettivamente malvagie, ma soggettivamente innocenti (per ipotesi), non è la condizione di uno che possa restare indefinitamente in tale condizione senza, presto o tardi, cadere in un vero e proprio peccato; perché sarebbe come dire, mi ascolti bene, CHE IL MALE OGGETTIVO NON HA REALE INFLUENZA NEL RENDERE MENO PROBABILE DEL SUO CONTRARIO (IL BENE OGGETTIVO) LA PRESENZA DI UNA COSCIENZA RETTA. Ma stiamo scherzando? Queste sono ESCLUSIVAMENTE condizioni limite del tutto eccezionali, di cui, per di più, in via pratica non si può mai essere minimamente certi, essendo molto più probabile il contrario. Essendo, cioè, molto più probabile che un divorziato risposato e cattolico, che pretende di ottenere l'assoluzione e l'Eucarestia, lo faccia nel migliore dei casi per ignoranza COLPEVOLE, quando non per un ben cosciente atto di orgoglio tipico delle rivendicazioni moderne dei "diritti soggettivi". Ecco perché dicevo che questi casi possono essere plausibili solo come eccezioni e che intenderli come possibili condizioni perduranti in modo indefinito, significa stravolgere il senso stesso dell'etica.Catacumbulusnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5570132738557818436.post-47900213715857872662018-06-02T19:10:17.200+02:002018-06-02T19:10:17.200+02:00Marco Porfiri ha scritto: "Una persona può ri...Marco Porfiri ha scritto: "Una persona può rifiutare la conversione alla Chiesa Cattolica (come fanno ad esempio gli ortodossi e i protestanti, ma anche gli islamici e i buddisti) e salvarsi appartenendo comunque invisibilmente ad essa se il suo rifiuto è in buona Fede e non colpevole".<br /><br />Questo è un esempio puramente teorico, che mette insieme casi ipotetici molto distanti, e perciò dotati di gradazioni molto diverse di possibilità concreta di realizzarsi (un buddista, un mussulmano, un protestante e un ortodosso si collocano ad una distanza culturale molto diversa dalla verità che rifiutano); ma soprattutto intrinsecamente incerti sul piano pratico (perché, come già ricordato più volte, solo Dio può leggere le intenzioni reali del cuore), ossia proprio sul piano che in ultimo conta per stabilire le regole etiche entro cui gestire i casi concreti (nel nostro caso le regole a cui il sacerdote si deve attenere in confessionale). Non si può stabilire alcuna regola sensata che tratti ciò che è impossibile conoscere con evidenza come se lo fosse. L'unica regola generale che può valere di fronte all'incerto è la massima prudenza, altrimenti si cade automaticamente nella massima imprudenza, corrispondente ad accondiscendenza.<br /><br />A mio avviso, inoltre, il caso di qualcuno che, dicendosi cattolico, pretenda gli venga concessa l'assoluzione e poi anche la Santa Eucarestia, pur sapendo di trovarsi in una condizione che sia la morale naturale (quella comprensibile senza bisogno della Rivelazione), sia la Rivelazione, sia la Tradizione teologica cattolica, sia il Magistero della Chiesa condannano, ebbene è un caso di specie totalmente diversa, e dunque assolutamente non paragonabile a quello da lei fatto della Extra Ecclesiam Nulla Salus. <br /><br />A meno che uno possa dirsi legittimamente cattolico senza mai avere aperto in vita sua un catechismo, o senza che mai gli venisse spiegato. E, anche se così fosse, il punto non è quello della sua ignoranza di fatto, ma, come fa notare San Tommaso, il punto consiste nel dovere morale che costui aveva (e che per definizione ha disatteso) di istruirsi adeguatamente (o di essere istruito) sia come uomo, sul piano naturale, sia come fedele cattolico. Una tale omissione non è scusabile, esattamente come non lo sarebbe quella di chi, guidando una macchina, non si fosse preoccupato di procurarsi la patente, dato che non è immaginabile che si possa essere incolpevolmente ignoranti del dovere che si ha di informarsi su come una cosa così complessa e importante, nei possibili effetti negativi, vada imparata e gestita. Allo stesso modo, e a fortiori, dato che si tratta delle verità ultime e divine (che devono essere le prime da considerarsi nell'agire quoad nos), non è ammissibile che ci si vada a confessare e comunicare senza essersi preoccupati di intenderne il senso stesso. <br /><br />Bisogna allora giungere alla conclusione che, poiché qui non ha senso ritenere legittima un'omissione, vi sia stata l'occasione di una reale comprensione, ma che, per qualche motivo, essa non abbia avuto esito positivo. Ebbene, in questo caso l'unico motivo che si avrebbe per non ritenere sufficiente la soluzione consistente in un supplemento d'istruzione, è che in realtà per un motivo o per l'altro non si ha fiducia nella forza stessa della verità. E allora si fa finta di essere "misericordiosi", concedendo ciò che rischia di dannare entrambi, il "concedente" e colui a cui facoltà di perdurare in oggettivi atti peccaminosi sia stata concessa.<br />[continua]Catacumbulusnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5570132738557818436.post-76635431117345397532018-06-02T08:24:29.540+02:002018-06-02T08:24:29.540+02:00“Come ho detto sopra, l'assurdità emerge quand...“Come ho detto sopra, l'assurdità emerge quando non ci si limiti a enunciazioni generiche di principi in sé validi: ciò che è dirimente è qui l'eccezione rispetto alla regola. In AL si postulano "astrattamente" situazioni continuative (regolari, nel senso di non eccezionali) di peccato oggettivo grave e ciò nonostante soggettivamente incolpevoli, che, se realmente possibili, implicherebbero l'annichilimento dell'essenza stessa dell'etica (già a livello filosofico). ”<br /><br />Ma sono realmente possibili. Un esempio è il dogma dell’Extra Ecclesiam Nulla Salus. Una persona può rifiutare la conversione alla Chiesa Cattolica (come fanno ad esempio gli ortodossi e i protestanti, ma anche gli islamici e i buddisti) e salvarsi appartenendo comunque invisibilmente ad essa se il suo rifiuto è in buona Fede e non colpevole.<br /><br />Il Concilio di Firenze, nella Bolla Cantate Domino, sancisce infallibilmente che i pagani, gli ebrei, gli eretici e gli scismatici andranno all’inferno se non uniti alla Chiesa Cattolica almeno prima della loro morte, ma questo non essere uniti alla Chiesa Cattolica presuppone una colpevolezza personale, soggettiva, anche se dal punto di vista oggettivo de facto rifiutano la conversione.<br /><br />Come vede qui siamo proprio in un caso dove c’è una discrasia tra situazione oggettiva e soggettiva: esternamente la persona rifiuta la Chiesa e non appartiene ad essa, ma la sua buona Fede può far sì che detta persona faccia comunque parte della Chiesa (condizione necessaria per la salvezza) invisibilmente. <br /><br />Perciò non concordo che una eventuale situazione di peccato oggettivo protratta che non sia accompagnata da colpa grave personale annichilisca l’etica. Sono praticamente certo, per fare un esempio, che molti islamici in buona fede e di buona volontà che praticano la poligamia non abbiano colpa grave personale, essendo convinti fermamente che detta pratica sia benedetta da Dio stesso. Quello, insieme a quella dello scismatico o del pagano o dell’ebreo o del musulmano che rifiuta la conversione in buona Fede, è un altro esempio di discrasia tra situazione oggettiva prolungata nel tempo e colpevolezza personale.<br /><br />Marco PorfiriAnonymousnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5570132738557818436.post-79703749912817443272018-06-02T08:15:29.557+02:002018-06-02T08:15:29.557+02:00“Stiamo parlando di cattolici, di una coppia di di...“Stiamo parlando di cattolici, di una coppia di divorziati risposati che va a Messa, si confessa e vuole fare la Comunione, restando però così com'è, senza tentare di fare lo sforzo di praticare la castità, come concesso loro dalla Chiesa, con GPII, se non erro, per potersi accostarer al Sacramento”<br /><br />A dire il vero no. Io ho parlato di coppie di divorziati risposati in cui solo uno dei due è cattolico.<br /><br />Mi tocca autocitarmi perché vedo che sono stato frainteso<br /><br />“Comunque Al non si focalizza tanto sulla conoscenza della norma, quanto sul deliberato consenso, per esempio di quei cattolici che si sono risposati con non cattolici e magari hanno pure messo su famiglia. Per vivere in castità bisogna essere in due, e una persona che non ha Fede Cattolica ben difficilmente accetterà quella che a lei sembra una intrusione nella propria vita privata e di coppia, e alla lunga in molti casi risulterebbe in una separazione, deleteria laddove ci sono figli.È per questo che in Al è scritto che “un soggetto si può trovare in condizioni concrete che non gli permettano di agire diversamente e di prendere altre decisioni senza una nuova colpa”: perché in tal caso l’applicazione “cieca” di FC84 porterebbe proprio a ciò che FC84 voleva evitare, cioè la separazione (in FC84 si parla di casi in cui la separazione non è possibile, e tra i vari casi quelli dove ci sono figli sono i primi che balzano alla mente).”<br /><br />Mi sembra evidente che, invece, nel caso da lei citato (a meno che non siano stati ingannati incolpevolmente da un sacerdote modernista) non possa essere data l’assoluzione se non c’è almeno l’impegno a vivere in castità. Perché in quel caso sono entrambi cattolici.<br /><br />Marco PorfiriAnonymousnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5570132738557818436.post-46203550758140849032018-06-01T10:29:58.643+02:002018-06-01T10:29:58.643+02:00Giusto porre l'accento su un concetto dimentic...<br />Giusto porre l'accento su un concetto dimenticato: l'ignoranza <br />colpevole. Ma c'è qui ignoranza?<br /><br /> Secondo me, non è nemmeno da dire che, nel caso di AL 305 e relativa nota, si possa invocare l'ignoranza colpevole. La questione sollevata da Al si è concentrata sul fatto dei divorziati risposati (cattolici) che continuino ad avere rapporti sessuali e ciononostante vengano autorizzati, dal testo del Papa come interpretato dai vescovi argentini e tedeschi e da lui stesso in modo ufficiale, a ricevere la Comunione. Una Comunione che, secondo la dottrina trdizionale, sarebbe sacrilega perché ricevuta in stato di peccato mortale. <br /><br />Ora, nel caso di specie, dov'è qui l'ignoranza colpevole? Non c'è nessuna ignoranza. Vogliamo ritenere che la coppia di divorziati risposati ignori che il continuare ad avere rapporti intimi costituisce peccato mortale, data la situazione adulterina nella quale per la Chiesa oggettivamente essi si trovano? Non possiamo essere così ingenui. S<br />Stiamo parlando di cattolici, di una coppia di divorziati risposati che va a Messa, si confessa e vuole fare la Comunione, restando però così com'è, senza tentare di fare lo sforzo di praticare la castità, come concesso loro dalla Chiesa, con GPII, se non erro, per potersi accostarer al Sacramento.<br />Mi sembra che qui non si possa invocare in nessun modo una presunta ignoranza o mancanza di consapevolezza, più o meno piena. Qui, sempre a mio modesto avviso, c'è invece la superbia e l'arroganza di chi vuole prevaricare nei confronti della morale e della dottrina cattoliche e adesso ci riesce, avendo trovato un Papa che lo accontenta. <br />La pretesa della castità coniugale appare eccessiva? Certo, in termini umani può sembrarlo. Ma Gesù non ha forse detto: "Chi non prende la sua croce come me non è degno di me"? E che il suo "carico" è leggero? Leggero? Leggero se inteso nel modo giusto, quello soprannaturale, della fede, della Grazia cui ci si deve affidare con fiducia appunto per portare un carico così pesante (che una volta portato, diventa leggero, perché Gesù NS lo porta con noi). <br />In ogni caso, ai divorziati risposati cattolici nessuno proibisce di andare a Messa, di confessarsi. Sul loro grado di colpevolezza interiore Dio giudicherà, il giorno del giudizio. Si rimettano al Giudizio di Dio, se sono in buona fede e non se la sentono di portare la croce della castità. Ma è una ben falsa misericordia, fondata, lo ripeto, su di un sentimentalismo alla Rousseau, quella che consente loro di praticare Comunioni sacrileghe, di percorrere una Via Larga che sappiamo dove conduce. <br />Più realisticamente: che sanziona come valido un grave abuso, quello di tali comunioni, già praticate da anni, nella prassi della componente progressista del clero.<br />PP Anonymousnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5570132738557818436.post-58111787485101243232018-06-01T07:45:50.324+02:002018-06-01T07:45:50.324+02:00Marco Porfiri ha detto: "non è scorretto dire...Marco Porfiri ha detto: "non è scorretto dire che una persona che vive in situazione oggettiva di peccato, se non ne è pienamente colpevole, possa non essere, la sua anima, in stato di peccato mortale".<br /><br />Come ho detto sopra, l'assurdità emerge quando non ci si limiti a enunciazioni generiche di principi in sé validi: ciò che è dirimente è qui l'eccezione rispetto alla regola. In AL si postulano "astrattamente" situazioni continuative (regolari, nel senso di non eccezionali) di peccato oggettivo grave e ciò nonostante soggettivamente incolpevoli, che, se realmente possibili, implicherebbero l'annichilimento dell'essenza stessa dell'etica (già a livello filosofico). <br /><br />Infatti se si dovesse supporre che lo sviamento morale di massa a cui assistiamo in Occidente (e che anche lei ricorda), pur essendo oggettivamente gravissimo (con effetti criminali che sono sotto gli occhi di tutti, si pensi all'aborto di massa o all'eutanasia di stato del piccolo Alfie), sia purtuttavia soggettivamente incolpevole, allora si avrebbero almeno due conseguenze assurde: 1) significherebbe che il Creatore avrebbe posto regole morali di base in sé troppo difficili da comprendere, oppure che non avrebbe dato facoltà intellettuali sufficienti per comprenderne facilmente la verità; 2) l'etica diverrebbe una catena di azioni cattive e annichilenti, compiute da coscienze erronee, ma innocenti, il che corrisopnderebbe al non senso stesso dell'etica, che non è, come dicevo, quello di "salvarsi soggettivamente in corner", ma quello di portare alla realizzazione di azioni buone in toto, ossia buone sia sul piano oggettivo che su quello soggettivo.<br /><br />Inoltre si dimentica completamente la questione dell'ignoranza colpevole, che è un discorso molto complesso, che può essere affrontato solo sul piano oggettivo, quello presupposto in confessionale (nel confessionale inteso correttamente secondo i principi e criteri tradizionali), mentre è totalmente un sofisma il pretendere di affrontarlo tramite "discernimento" dirimente, se non si è dotati, come P. Pio, di poteri sovrannaturali.Catacumbulusnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5570132738557818436.post-48662744044731746022018-05-31T20:52:58.025+02:002018-05-31T20:52:58.025+02:00@Catacumbulus
“dosi massicce di plagio, capaci di...@Catacumbulus<br /><br />“dosi massicce di plagio, capaci di offuscare, solo temporaneamente ed eccezionalmente, ciò che, invece, normalmente è facilmente coglibile da tutti (ossia la verità dei principi primi della legge naturale).”<br /><br />E infatti è ciò che è avvenuto in Occidente con la rivoluzione sessuale. Ha reso quasi incomprensibili, o molto difficili da capire, i principi della nostra morale cattolica.<br /><br />Poi non sottovaluti l’ignoranza abissale di molti. Molti si sposano senza addirittura nemmeno avere chiaro cosa significhi davvero indissolubilità, ed è per questo che molti Matrimoni sono di fatto nulli, perché molti si sposano rigettando implicitamente il Bonum Sacramenti, che è una delle condizioni essenziali per la validità di un Matrimonio.<br /><br />Riguardo al plagio, per esempio un islamico anche di buona volontà ben difficilmente sarà convinto della malvagità della poligamia, per esempio.<br /><br />In Occidente è avvenuta una rivoluzione che ha reso agli occhi di molti assurdi e incomprensibili i principi morali della Chiesa.<br /><br />Comunque Al non si focalizza tanto sulla conoscenza della norma, quanto sul deliberato consenso, per esempio di quei cattolici che si sono risposati con non cattolici e magari hanno pure messo su famiglia.<br /><br />Per vivere in castità bisogna essere in due, e una persona che non ha Fede Cattolica ben difficilmente accetterà quella che a lei sembra una intrusione nella propria vita privata e di coppia, e alla lunga in molti casi risulterebbe in una separazione, deleteria laddove ci sono figli.<br /><br />È per questo che in Al è scritto che “un soggetto si può trovare in condizioni concrete che non gli permettano di agire diversamente e di prendere altre decisioni senza una nuova colpa”: perché in tal caso l’applicazione “cieca” di FC84 porterebbe proprio a ciò che FC84 voleva evitare, cioè la separazione (in FC84 si parla di casi in cui la separazione non è possibile, e tra i vari casi quelli dove ci sono figli sono i primi che balzano alla mente).<br /><br /><br />Marco Porfiri Anonymousnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5570132738557818436.post-55060539140079846242018-05-31T20:42:16.473+02:002018-05-31T20:42:16.473+02:00“E come fa il Papa a dire una cosa del genere? Pre...“E come fa il Papa a dire una cosa del genere? Presumendo una incolpevolezza soggettiva o colpevolezza non piena: questa purezza interiore (anche se a metà) sarebbe sufficiente a ritenere che il peccatore possa (continuare) a vivere in grazia di Dio. Ma questa non è la dottrina della Chiesa, è Jean-Jacques Rousseau, siamo tornati alla sua "Professione di fede di un Vicario Savoiardo"! ”<br /><br />Non è così. La I colpevolezza soggettiva o colpevolezza non piena fa si che il peccato grave oggettivo non si traduca in peccato mortale soggettivo, che è l’unico che porta alla perdita della Grazia.<br /><br />Perciò non è scorretto dire che una persona che vive in situazione oggettiva di peccato, se non ne è pienamente colpevole, possa non essere, la sua anima, in stato di peccato mortale. <br /><br />“1862 Si commette un peccato veniale quando, trattandosi di materia leggera, non si osserva la misura prescritta dalla legge morale, oppure quando si disobbedisce alla legge morale in materia grave, ma senza piena consapevolezza o senza totale consenso” (Catechismo. Della Chiesa Cattolica).<br /><br />Poi <br /><br />“AL 305 sembra svuotare la nozione stessa di "situazione oggettiva di peccato", giocando sulla supposta "incolpevolezza soggettiva o colpevolezza non piena [?]" del peccatore. ”<br /><br />No, ciò sarebbe avvenuto qualora si fosse affermato che l’adulterio, in certe circostanze, possa essere virtuoso o peccato di materia leggera, invece è sempre peccato grave, è la colpevolezza. Soggettiva che può essere leggera. Commettere adulterio è sempre materia grave.<br /><br /><br />Marco Porfiri<br /><br />Anonymousnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5570132738557818436.post-36173048428382390572018-05-31T19:45:22.213+02:002018-05-31T19:45:22.213+02:00
# Catacumbulus
Concordo.
PP<br /># Catacumbulus<br /><br />Concordo. <br />PPAnonymousnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5570132738557818436.post-15863478133090798652018-05-31T15:46:16.527+02:002018-05-31T15:46:16.527+02:00Quindi, per concludere, mentre si può sostenere ch...Quindi, per concludere, mentre si può sostenere che l'innocenza soggettiva eviti, quando limitata a qualche episodio, che il livello di perfezionamento previamente raggiunto venga compromesso, mi pare molto più difficile sostenere che realizzare il male, pur in presenza di scusante soggettiva, possa portare addirittura ad un ulteriore perfezionamento morale (paragonabile, dunque, a quello che si avrebbe con il compimento di un atto morale integro anche nella propria componente oggettiva).<br /><br />Ciò specialmente nel caso in cui si preveda una serie indefinita di atti oggettivamente cattivi e soggettivamente incolpevoli (come postulato in AL); perché ciò finirebbe per compromettere la sensatezza dell'etica stessa, il cui senso, appunto, è quello di realizzare cose buone, non, semplicemente, buone intenzioni legate a risultati oggettivamente malvagi e deleteri (almeno per i terzi).<br /><br />Se possibile gradirei avere un parere su questo da parte del prof. Pasqualucci. GrazieCatacumbulusnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5570132738557818436.post-4258229192180469982018-05-31T14:23:45.291+02:002018-05-31T14:23:45.291+02:00PP ha scritto: "Il problema posto da AL 305 c...PP ha scritto: "Il problema posto da AL 305 consiste nel fatto di render incerta la nozione di una situazione oggettiva di peccato".<br /><br />Il grosso problema è anche, almeno mi pare, quello della sensatezza di una concezione che obbligherebbe a intendere l'aiuto della grazia come indefinitamente efficace, sebbene per ipotesi si sia in presenza di un reiterato comportamento oggettivamente peccaminoso. In altre parole, e traducendo in termini filosofici, se si ipotizzano non solo rare eccezioni, ma situazioni lungamente perduranti in cui un individuo, pur reiterando comportamenti in sé moralmente cattivi, non sia moralmente colpevole, in quanto soggettivamente inconsapevole della malizia dei propri atti, allora si giunge ad una permanente scissione tra il male oggettivo che si compie e la coscienza che se ne ha. Il che configurerebbe come sensato il paradigma etico cosistente nella realizzazione di atti umani moralmente perfezionanti, nonostante essi siano da considerarsi in sé cattivi, poiché su questo San Tommaso è molto chiaro: "bonum ex integra causa, malum ex quocumque defectu".<br /><br />Ecco perché San Tommaso quando fa esempi di soggettività innocente, fa esempi relativi a cause particolari di incolpevolezza soggettiva e nega esplicitamente che ciò sia possibile rispetto ai principi generali della legge naturale. Se uno di notte e al buio entra nel proprio letto e giace con quella che crede essere sua moglie, quando invece si trattava di altra donna molto simile, non commette peccato, benché oggettivamente si tratti di atto di adulterio, poiché ignorava incolpevolmente che si trattasse di altra donna. Qui, oltre al fatto che si tratta di un caso ben diverso da quello in cui uno neghi che il suo atto consapevole di adulterio sia tale, si tratta anche di cogliere la particolarità della circostanza come indicatore di "rarità", ossia del verificarsi probabilisticamente molto basso del fatto, che, di conseguenza, si realizzerà solo eccezionalmente.<br /><br />Una tale scissione permanente in modo indefinito implicherebbe anche la concezione secondo cui anche reiterate spiegazioni, non potrebbero giungere a rendere evidente la verità nemmeno dei principi morali fondamentali; come se vi fossero oggettive difficoltà di comprensione rispetto ai principi più elementari e non, EVENTUALMENTE (se fosse sensato ipotizzare la possibilità di innocenza soggettiva anche rispetto alla trasgressione oggettiva di principi morali basilari...), dosi massicce di plagio, capaci di offuscare, solo temporaneamente ed eccezionalmente, ciò che, invece, normalmente è facilmente coglibile da tutti (ossia la verità dei principi primi della legge naturale).Catacumbulusnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5570132738557818436.post-33931740912914922762018-05-31T00:02:25.042+02:002018-05-31T00:02:25.042+02:00La questione 3 posta dai cardinali non afferma la ...<br />La questione 3 posta dai cardinali non afferma la stessa cosa del Papa. <br /><br />Visto il tenore di Amoris Laetitia n. 305 essi si chiedono se le persone che vivono oggettivamente in peccato mortale (adulteri, concubini) siano da considerarsi oggettivamente sempre in peccato mortale, anche se soggettivamente potrebbero non esserlo. "Potrebbero", dato incerto, riguardante la coscienza.<br /><br />Il problema posto da AL 305 consiste nel fatto di render incerta la nozione di una situazione oggettiva di peccato. E come la rende, dubbia o incerta?<br />Proprio con l'affermare che, pur trovandosi e restando in questa situazione oggettiva di peccato, il peccatore possa ugualmente "vivere in grazia di Dio", usufruendo persino di quell'aiuto della Chiesa costituito dalla partecipazione alla Comunione!<br />E come fa il Papa a dire una cosa del genere? Presumendo una incolpevolezza soggettiva o colpevolezza non piena: questa purezza interiore (anche se a metà) sarebbe sufficiente a ritenere che il peccatore possa (continuare) a vivere in grazia di Dio. Ma questa non è la dottrina della Chiesa, è Jean-Jacques Rousseau, siamo tornati alla sua "Professione di fede di un Vicario Savoiardo"! <br />AL 305 sembra svuotare la nozione stessa di "situazione oggettiva di peccato", giocando sulla supposta "incolpevolezza soggettiva o colpevolezza non piena [?]" del peccatore. Da qui la legittima richiesta dei Dubia. La svuota, perché, nonostante la sua permanenza in essa, al peccatore verrebbe consentito di accedere ad un Sacramento come la Comunione. <br />PPAnonymousnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5570132738557818436.post-59893660502761651582018-05-30T23:31:32.663+02:002018-05-30T23:31:32.663+02:00ma faccio notare che tale discernimento non è null...<i>ma faccio notare che tale discernimento non è nulla di nuovo.</i><br /><br />Faccio notare che ho scritto che è roba nota da secoli.Fabrizio Giudicinoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5570132738557818436.post-40079269273177278092018-05-30T22:30:17.582+02:002018-05-30T22:30:17.582+02:00“I cardinali non dicono la stessa identica cosa: d...“I cardinali non dicono la stessa identica cosa: dicono esattamente l'opposto. ”<br /><br />No, la mia critica all’autore era rivolta al fatto che egli giudicasse scandaloso il fatto che Al affermi che “vi può essere una incolpevolezza soggettiva in una ‘oggettiva situazione di peccato’, tale da renderla addirittura compatibile con la vita di grazia”. Ma questo appunto è ciò che hanno affermato i cardinali stessi, scrivendo che “soggettivamente potrebbe non essere pienamente imputabile, o non esserlo per nulla”.<br /><br />Il problema dell’ammissione ai Sacramenti non era l’argomento da me toccato. L’argomento da me toccato era rivolto alla affermazione citata sopra.<br /><br />“nessuno - tranne i mistici come Padre Pio, ma ovviamente è un caso particolare che lasciamo stare - può stabilire con sicurezza se un altro è in stato di grazia o no; il famoso "foro interno" [....] Invece è l'Amoris Laetitia che pretende che il soggetto, guidato dal prete, sarebbe in grado di stabilirlo (il famigerato "discernimento", in senso distorto) anche in presenza di un dato oggettivo contrario (per esempio, il citato concubinato)“<br /><br />Personalmente io ritengo che sia più prudente astenersi dai Sacramenti in tali situazioni, ma faccio notare che tale discernimento non è nulla di nuovo. È stato già fatto, all’epoca di San Giovanni Paolo II, al riguardo della contraccezione, per esempio. Prego leggere qui http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1344740.html<br /><br />Come si può leggere dall’articolo, già all’epoca non era stato mandato ai confessori di attenersi esclusivamente al dato oggettivo. Infatti non serve la certezza assoluta per assolvere qualcuno, è sufficiente formarsi una certezza morale al riguardo. Anche perché, se servisse la certezza assoluta, nessuno potrebbe mai accedere ai Sacramenti.<br /><br />Nemmeno gli scismatici ortodossi, che pure secondo il codice di diritto canonico possono essere ammessi ai Sacramenti sulla base della loro buona fede (e del fatto che credono nella transustanziazione come noi e hanno validi Sacramenti, condizioni che ad esempio, laddove mancano -come nel caso dei protestanti- non permettono l’accesso ai Sacramenti nemmeno se si è in buona fede) anche se di fatto rimangono ortodossi e quindi scismatici (per la cronaca, rifiutare di convertirsi alla Chiesa Cattolica è peccato mortale contro il primo comandamento, come stabilito dal Concilio di Firenze, se si rifiuta la conversione colpevolmente).<br /><br />Marco PorfiriAnonymousnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5570132738557818436.post-38256165700472541602018-05-30T17:07:01.036+02:002018-05-30T17:07:01.036+02:00Se il Collegio dei Cardinali è istituito solo per ...Se il Collegio dei Cardinali è istituito solo per far funzionare la "macchina" vaticana e non si occupa di correggere o di richiamare il Pontifex quando questi è caduto nella ERESIA mi sembra che sia come un qualunque parlamento che si sottomette ai poteri forti e "lega l'asino dove vuole il padrone". Nostro Signore l'asino lo ha cavalcato poi Anna e Caifa (nostri fratelli maggiori) Gli hanno fatto la festa ma con sulla CROCE chi ha vinto è stato LUI.Viva CRISTO RE.<br />papistahttps://www.blogger.com/profile/04500710670947430502noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5570132738557818436.post-78165753557584380712018-05-30T13:59:17.653+02:002018-05-30T13:59:17.653+02:00I cardinali non dicono la stessa identica cosa: di...I cardinali non dicono la stessa identica cosa: dicono esattamente l'opposto. I cardinali dicono una cosa che è nota da secoli, ovvero che nessuno - tranne i mistici come Padre Pio, ma ovviamente è un caso particolare che lasciamo stare - può stabilire con sicurezza se un altro è in stato di grazia o no; il famoso "foro interno". Non lo può stabilire neanche il soggetto stesso (il Catechismo a questo riguardo cita una famosa frase di San Giovanna d'Arco che non si pronunciò sul proprio stato di grazia, a domanda di un giudice inquisitore che voleva incastrarla - ne approfitto per ricordare che è la santa del giorno). Neanche il prete confessore; proprio per questo motivo la Chiesa, sapendo che la ricezione dell'Eucaristia è "giudizio di condanna" per chi non è in stato di grazia, cerca di comprendere il più possibile a riguardo a partire dalle questioni oggettive, ovvero dal comportamento esteriore. Per esempio, un concubinato. Invece è l'Amoris Laetitia che pretende che il soggetto, guidato dal prete, sarebbe in grado di stabilirlo (il famigerato "discernimento", in senso distorto) anche in presenza di un dato oggettivo contrario (per esempio, il citato concubinato).Fabrizio Giudicinoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5570132738557818436.post-64315412143954611862018-05-30T12:32:52.406+02:002018-05-30T12:32:52.406+02:00Fabrizio, la mia era ironia. L’autore da me quotat...Fabrizio, la mia era ironia. L’autore da me quotato trovava scandalosa la porzione di Amoris Laetitia che sostiene che gli adulteri non siano necessariamente in peccato mortale soggettivo (cioè privi della Grazia) nonostante la loro situazione di peccato materiale grave, e allora ho quotato i cardinali che dicono la stessa identica cosa.<br /><br />Marco PorfiriAnonymousnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5570132738557818436.post-12138209229737882292018-05-30T09:34:36.004+02:002018-05-30T09:34:36.004+02:00A parte che non ho capito sostanzialmente in cosa ...A parte che non ho capito sostanzialmente in cosa sarebbero eretici i cardinali, c'è una questione formale che vanifica la sua tesi: tra le caratteristiche che caratterizzano l'eresia c'è l'insistenza e la caparbietà nel sostenere una tesi erronea. Fare una domanda è l'antitesi di sostenere una tesi, figuriamoci caparbiamente. Se comunque, per assurdo, ci fosse una traccia di eresia nel comportamento dei cardinali, il Papa sarebbe comunque in difetto perché, non rispondendo, non la correggerebbe. Fabrizio Giudicinoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5570132738557818436.post-61507907960971793022018-05-30T01:30:58.722+02:002018-05-30T01:30:58.722+02:00La fonte da cui ho tratto le parole dei cardinali ...La fonte da cui ho tratto le parole dei cardinali http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1351414.html?refresh_ce<br /><br />Marco PorfiriAnonymousnoreply@blogger.com