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sabato 15 ottobre 2011

I colloqui Roma/FSSPX? Ma essi avevano già avuto luogo!

Ho appena letto su Riposte-Catholique il seguente articolo, di cui ho riportato il titolo originale, che risale al maggio 2009, ma reca notizie che fanno apparire in una luce diversa i rapporti tra la Santa Sede e la Fraternità di San Pio X.

Lo propongo oggi alla vostra attenzione, anche se occorre tener conto del diverso 'clima' instaurato e dell'evoluzione della realtà nel frattempo intervenuta, perché le notizie dimostrano come, già dal tempo in cui era cardinale, Benedetto XVI avesse -e tuttora abbia- a cuore non solo il rientro ma anche il dialogo con la Fraternità. Il promotore dei colloqui, ben prima delle recente tornata ufficiale in Vaticano, risulta lui. Questo ci dice innanzitutto che non riteneva senza fondamento le posizioni della FSSPX su alcuni 'nodi' posti dal Concilio, ma che vedeva -e vede- il confronto necessario non solo in vista del ricongiungimento, ma anche per il bene di tutta la Chiesa. Tant'è che nei documenti oggi allo studio per la soluzione canonica del rientro, è indicata espressamente la prosecuzione delle discussioni. E' un segnale incontrovertibile della volontà del Papa di riaccogliere, ma a ragion veduta e non per un generico "inclusivismo". Un segnale da cogliere, un innesto benefico da cui non sottrarsi: se non ora quando?

I colloqui hanno dunque radici in contatti anteriori, feconda premessa degli stessi, che hanno prodotto i loro effetti evolutivi. L'articolo rappresenta un momento puntuale interessante e significativo, ma va inquadrato oltre che nelle fasi antecedenti anche in un futuro successivo che ha visto l'evolversi della situazione, che abbiamo seguito e seguiamo con l'attenzione che merita.

La conclusione dell'articolo è decisamente superata dalla realtà attuale. Essa mette in risalto le perplessità iniziali di Mons Fellay, peraltro comprensibili in base alla situazione della Chiesa ed a certi atteggiamenti curiali ma che non è detto corrispondano esattamente alla versione dell'articolista. Oggi la posizione di Mons. Fellay è di equilibrata apertura e di pacato realismo, dimostrati dalle recenti dichiarazioni pubbliche. E' evidente che il tempo intercorso dalla stesura del testo che propongo ha prodotto una evoluzione sia negli eventi che nei protagonisti.

L'articolo in definitiva mette in luce il cammino percorso in questi ultimi anni e l'apertura reciproca esistente, con la costante dell'intenzione fattiva mai venuta meno da parte del cardinal Ratzinger, confermata dai fatti fin dalla sua elezione al soglio pontificio.


Si fa consistente una voce che i supposti protagonisti non hanno né confermato né smentito. L'anno precedente la morte di Papa Giovanni Paolo II, il card. Ratzinger avrebbe incaricato un gruppo di teologi di intavolare con discrezione discussioni teologiche con la FSPX fondata da Mons. Marcel Lefebvre.

Queste si sarebbero svolte in Francia fino al 2008, con la partecipazione di vescovi di quel paese e sotto il doppio patrocinio del GREC (Gruppo di Incontro tra Cattolici, animato dal francese padre Michel Lelong) e dalla rivista Nova et vetera della cui edizione francese è redattore il domenicano e teologo tomista svizzero Charles Morerod. Ora, questo gruppo di teologi era guarda caso «presieduto» dallo Stesso P. Morerod, il 22 aprile 2009 nominato dal Papa segretario della Commissione teologica internazionale (CTI)... Il che conferisce consistenza a questa voce, tanto più che P. Morerod, nel febbraio 2008 a Parigi, non si è sottratto da un pubblico dibattito nel corso di una sessione del GREC con l'abbé Grégoire Celier, sacerdote della FSPX - che si dice essere uno dei designati dai suoi superiori per le discussioni con Roma - sul tema centrale dell'autorità del Vaticano II.

L’abbé Celier e P. Morerod fecero un intervento ciascuno per rispondere alla domanda della sessione : «Il Vaticano II e gli altri concili ecumenici. Revisionare e/o interpretare alcuni passaggi del Vaticano II?». Per l’abbé Celier, la caratteristica del Vaticano II di non essere normativo per la fede aprirebbe dunque il diritto alla discussione sui punti disputati da 40 anni (ecumenismo, libertà religiosa…). Per P. Morerod, la recezione del Vaticano II non può essere ammessa senza una grande attenzione alla perennità del Magistero anteriore. La sessione di quella sera appariva un po' un «bilancio di tappa» delle discussioni anteriori evocate. Peccato che l’abbé Claude Barthe, il quale come ora si dice è «imprescindibile » in tutte queste questioni, e che «moderava» la serata, non abbia offerto ai presenti l'occasione di porre domande… E' quanto mi hanno riferito, perché io non mi trovavo a Parigi quella sera. [Ricordo che l'abbé Barthe ha recentemente rilasciato la seguente intervista]

La cosa che desta maggiore meraviglia, nel dossier delle « discussioni » in argomento, è che il cardinal Ratzinger era molto più convinto di Mons. Bernard Fellay, il superiore della FSSPX, della necessità di un dialogo teologico sulle questioni disputate, dal momento che i vescovo se ne era convinto solo tardivamente, quasi lo temesse… Nel 2006, per la prima volta, egli affronta la questione delle « discussioni » ma ponendo due ostacoli su questo cammino : la liberalizzazione della Messa di S. Pio V e la rimozione delle scomuniche che colpivano lui e i tre confratelli ordinati da Mons. Lefebvre nel 1988.
Questi ostacoli non esistono più, ma potrebbe essere troppo tardi perché Mons. Fellay tragga il beneficio che avrebbe potuto da queste discussioni. Il motivo di questa troppo bella occasione (mancata ?) per la FSSPX di inficiare, come essa desidera, il Vaticano II, è il fatto che :
  1. Mons. Fellay sarebbe stato convinto al dibattito teologico dai suoi consiglieri
  2. i quali avrebbero ben potuto esserlo stati a loro volta in precedenza da P. Morerod e dai teologi ufficiali incaricati dal cardinal Ratzinger
  3. il quale, a sua volta, augurerebbe una messa in discussione del Vaticano II da parte dei principali avversari del concilio ma obbligandoli, nello stesso tempo, a entrare nel novero di una certa «ricezione» del Vaticano II. [Il che tra l'altro era già stato fatto da Mons. Lefebvre, il quale non rigettava il Concilio, ma ne contestava i punti tuttora in esame]
Se non è vero… [in italiano nel testo]
11 maggio 2009
[Fonte: http://www.riposte-catholique.fr/osservatore-vaticano/relations-avec-la-fspx/lesconversationsdoctrinalesromefsspxmaisellesontdejaeulieu]

8 commenti:

  1. Al di là della politica e delle strategie, sarà lo Spirito a condurre tutt'e due le parti ad assumersi le proprie responsabilità sia davanti al Signore che alla Sua Chiesa.

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  2. DANTE PASTORELLI16 ottobre, 2011 20:32

    Ma, mi chiedo, mons. Lefebvre è sempre scomunicato?
    Se sì,in caso di conciliazione, il mio assillo è: possono considerarsi in comunione vescovi e sacerdoti seguaci non pentiti di uno scismatico che continuano a confessar come loro guida spirituale? O la Chiesa dovrà dichiarar nulla quella scomunica?

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  3. Caro Dante,
    mi pare che la scomunica cada con la morte della persona. O no?

    Ricordo anche di aver letto che tutti i sacerdoti presenti ai funerali di mons. Lefebvre (c'erano anche il nunzio apostolico ed il segretario del cardinale Thiondum) hanno benedetto la salma, con l'osservazione che sono cose che che non si fanno ad uno scomunicato.

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  4. Inoltre il Papa, nel rimetterla ai vescovi da lui consacrati, non avrebbe nominato anche lui, se la sua scomunica fosse ancora in piedi?

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  5. Come dice Mic, mons. Rovida, il Nunzio apostolico per la Svizzera, il 27 marzo 1991 benedisse la salma di mons. Lefebvre.

    http://www.angelusonline.org/index.php?section=articles&subsection=show_article&article_id=2131

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  6. DANTE PASTORELLI17 ottobre, 2011 13:08

    Non è sufficiente. La scomunica prevede anche l'esclusione post mortem da suffragi.
    Mons. Rifan, dopo che mons. Rangel e lui furono "perdonati", ebbe a dire che, anche se non nominato nella remissione della scomunica a quei di Campos, per il card. Re era implicito il perdono pure per Castro Mayer.
    Parole, parole, parole... nel silenzio sullo specifico. Roma ha il dovere di dir parole chiare.

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  7. Non dico che non possa ritornare, ma l'epoca delle "parole chiare" e` finita da un pezzo. Abbiamo solo messaggi tra le righe, sospiri, colpettini di tosse.

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  8. DANTE PASTORELLI17 ottobre, 2011 20:33

    Speriamo che qualche squarciante colpo di tosse sopravvenga al momento in cui qualcuno starà per pronunciare parole indegne della Chiesa. Anche un colpo di tosse può esser opera dello Spirito Santo.

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