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giovedì 27 giugno 2013

Sacra Liturgia (25-28 giugno 2013) - Discorso introduttivo di Mons.Dominique Rey

Sono costretta a tradurre dal francese, perché il sito dedicato alla Conferenza è evidentemente più che altro una 'vetrina', dal momento che bisogna ricorrere ad altre fonti per trovare questo testo e degli altri non ho trovato ancora alcuna traccia. Unica felice eccezione, appena scoperta è la relazione del cardinale Ranjith, certamente secondo le attese una delle più significative, che pubblico subito dopo questa.

Mi chiedo se la posizione di "Roma" è quella sostanzialmente espressa da Mons. Rey. Cioè, il NO non è più criticabile? Se così fosse, non è che il perpetuarsi della 'strana' contraddizione, riconoscibile nei diversi atteggiamenti di Benedetto XVI: da un lato la critica in molti suoi scritti della distruzione del "vecchio edificio" e della sua sostituzione con uno nuovo "fabbricato a tavolino", nella consapevolezza che la liturgia richiede uno sviluppo organico e nel conseguente intento di ritrovare la sacralità e l'Orientamento al Signore perduti; tant'è che ha restituito legittimità all'antico Rito definito "mai abrogato" e propugnato la necessità della « riforma della riforma ». Questa oggi, a quanto pare, viene presa in mano da biritualisti non chiaramente qualificabili come rispettosi della tradizione autentica. Dall'altro lato Benedetto XVI chiedeva tuttavia, nella lettera di accompagnamento del Summorum pontificum, indirizzata ai vescovi, « il riconoscimento del valore e della santità » del nuovo rito, che non aveva esitato a criticare egli stesso e che ha continuato a celebrare in esclusiva, sia pure con alcuni correttivi.

Dunque nulla sembra cambiato, nulla accenna a cambiare in questa deprecabile e deleteria dicotomia, che non può generare che confusione e disorientamento. Per avere le idee più chiare, occorrerà conoscere ed esaminare i pensieri espressi da tutti gli altri relatori. Speriamo che il compito ci sia facilitato dalla loro diffusione anche in italiano.

Sacra Liturgia (25-28 giugno 2013)
Discorso introduttivo di Mons.Dominique Rey - 25 giugno 2013

Signori cardinali,
Signori,
Cari amici,

È per me una grande gioia accogliervi in questa Pontificia Università della Santa Croce per Sacra Liturgia 2013. Più di 35 paesi sono qui rappresentati. Un benvenuto a tutti !

In realtà il  nostro lavoro è già cominciato con la solenne celebrazione dei Vespri nella Basilica di Sant'Apollinare. L'abbiamo fatto a ragion veduta, perché prima di dibattere sulla santa liturgia,  dobbiamo immergerci nella vita liturgica della Chiesa. La realtà della liturgia nella quale siamo introdotti nel momento del nostro battesimo, precede ogni studio della liturgia. Essere liturgico viene dopo, parlare di liturgia è successivo.

E tuttavia è importante parlare e studiare la liturgia! Qui, nell'aula magna, ascolteremo numerosi esperti e responsabili in questo campo. Sono particolarmente riconoscente nei confronti delle loro Eminenze i cardinali Ranjith et Burke, e verso i miei fratelli vescovi, che dedicano il loro tempo ad ammestrarci. Tengo anche a ringraziare i cardinali Cañizares e Brandmüller che celebreranno la messa e predicheranno per noi. Ringrazio tutti i nostri relatori, in particolare coloro che sono venuti da molto lontano per comunicarci il loro sapere e la loro acutezza di pensiero.

Sacra Liturgia 2013 è stata ispirata dall'insegnamento liturgico e dall'esempio di Sua Santità Papa Benedetto XVI. Egli ci ha insegnato l'importanza dell'ars celebrandi, ricordandoci che «In definitiva, è necessario che in tutto quello che riguarda l'Eucaristia vi sia gusto per la bellezza» (Sacramentum Caritatis, n. 41). Egli ci ha insegnato che non deve esserci alcuna opposizione tra le forme antica e nuova del rito romano - che hanno entrambe il loro posto nella Chiesa della nuova evangelizzazione. Egli ci ha assicurato che, nella Chiesa cattolica, altre tradizioni liturgiche possono essere accolte come « doni preziosi » e come « tesori da condividere » (cf. Anglicanorum cœtibus, § 5, III). È per questo motivo che sono particolarmente felice di rilevare che l'ordinario dell'ordinariato Nostra Signora di Walsingham, Mons. Keith Newton, sarà presente fra noi.

Auspico che questa conferenza sia un omaggio alla visione e alle realizzazioni liturgiche del nostro amatissimo vescovo emerito di Roma, Benedetto XVI : che Dio lo ricompensi per tutto ciò che ci ha donato e gli conceda salute e lunga vita !

Papa Benedetto XVI aveva lanciato l'anno della Fede, durante il quale noi ci riunissimo, per commemorare il 50° anniversario del Concilio Vaticano II. Il nostro Santo Padre, Papa Francesco, ha proseguito questa iniziativa. Dalle dimissioni, il mio auspicio è stato che noi ci incontrassimo qui, a Roma, durante l'anno della Fede, al fine di essere vicini a Pietro, di manifestargli la nostra comunione con lui e di pregare con lui nella grande festa dei Santi Pietro e Paolo. Che si abbia l'occasione di farlo con il nostro nuovo Santo Padre è una benedizione della Provvidenza.

Cinquant'anni fa, nel giugno 1963, terminava la prima sessione del Concilio Vaticano II. A Giovanni XXIII è succeduto Paolo VI, il quale ha proseguito i lavori del concilio. È Paolo VI che ha promulgato la costituzione sulla santa liturgia Sacrosanctum concilium, il 4 dicembre 1963, alla fine della seconda sessione del concilio.

Cinquant'anni più tardi, dobbiamo rileggere Sacrosanctum concilium. La riforma liturgica che è seguita alla promulgazione della costituzione ci ha molto arricchiti, in particolare nella sua promozione della partecipazione alla liturgia. Ma essa ha anche provocato delle controversie, tanto per le sue riforme ufficiali, che per la sua traduzione nelle lingue vernacolari, oppure per le sue disparate applicazioni locali.

Dobbiamo riconoscere, come il Beato Giovanni Paolo II, che ci furono nello stesso tempo « luci » e « ombre » nella vita liturgica della Chiesa nel corso degli ultimi 50 anni (cf. Ecclesia de Eucharistia, n. 10). Dobbiamo gioire dei legittimi progressi che sono stati fatti. Dobbiamo tener conto anche delle lezioni che ci insegnano gli errori commessi durante gli ultimi cinquant'anni. È per questo che abbiamo bisogno di rivedere la Costituzione liturgica e riscoprire il suo vero significato. Forse abbiamo bisogno di correggere alcune pratiche o recuperare alcuni elementi che abbiamo perso attraverso ciò che il cardinale Ratzinger ha definito una « riforma della riforma ».
Forse ci sono aree in cui è necessario lavorare secondo la dinamica dell' "arricchimento reciproco" che suggeriva Benedetto XVI.

Soprattutto, dobbiamo promuovere un autentico rinnovamento liturgico in tutta la sua ricchezza e la sua diversità cattoliche. Dobbiamo promuovere la sacra Liturgia come la Chiesa ce la consegna, cosa che i Padri e Papi del Concilio Vaticano II hanno desiderato.

Questo lavoro liturgico non può essere liquidato come un problema marginale. La liturgia non è una questione periferica per la Chiesa. Come il cardinale Ratzinger ha scritto nel 1997: « la vera celebrazione della sacra Liturgia è il centro di ogni rinnovamento della Chiesa ».[1] E come Sacrosanctum Concilium ci insegna, la Sacra Liturgia è il «Culmen et fons », « la fonte e il culmine » della vita e della missione di tutta la Chiesa (cfr. n. 10).

Cari amici, la liturgia non è un passatempo per gli specialisti. È fondamentale per tutti i nostri sforzi come discepoli di Gesù Cristo. Per quanto grande sia l'importanza che le si dà non può mai essere considerata eccessiva. Dobbiamo riconoscere il primato della grazia nella nostra vita cristiana, e dobbiamo rispettare la realtà che per un cristiano è nella santa Liturgia che l'incontro con Cristo si realizza nel modo più alto.

Come vescovo è mio dovere fare tutto il possibile per promuovere la nuova evangelizzazione iniziata dal Beato Giovanni Paolo II. Ci tengo ad affermare chiaramente che la nuova evangelizzazione deve essere fondata sulla celebrazione fedele e feconda della sacra liturgia come la riceviamo dalla Chiesa nella sua tradizione - occidentale e orientale.

Perché? Perché è nella sacra Liturgia che riceviamo l'azione salvifica di Gesù Cristo nella sua Chiesa oggi in un modo che non incontriamo in nessun altro luogo. Nella liturgia Cristo ci tocca, ci nutre e ci guarisce. Ci rafforza e ci conduce con grazie particolari. Quando preghiamo liturgicamente, lo facciamo in comunione con tutta la Chiesa, presente, assente, dei vivi o dei morti. Certamente ci sono altre pratiche spirituali buone e preziose, ma nessuna gode dell'obiettività e della singolare efficacia della sacra liturgia (cfr. Sacrosanctum Concilium , n. 7).

La nuova evangelizzazione non è un'idea o un programma: si tratta di una necessità che ognuno di noi pervenga a conoscere più profondamente la persona di Cristo e, così facendo, divenga sempre più in grado di condurre gli altri a lui. Il miglior modo per questo è iniziare dalla sacra Liturgia, e se essa non è in qualche modo celebrata correttamente, o ci sono alcuni non adeguatamente preparati, questo incontro con Cristo sarà ostacolato, la Nuova Evangelizzazione ne soffrirà.

È per questo che la nostra celebrazione della liturgia è così importante. Dobbiamo lasciar posto il più possibile all'azione di Cristo nella liturgia, non limitarla. Se cambio o ricreo la liturgia della Chiesa secondo i miei desideri o una ideologia soggettiva, come posso essere sicuro che quello che sto facendo è veramente la sua opera? Mentre, se celebro fedelmente ciò che la Chiesa ci ha dato - e celebro il più magnificamente possibile - posso essere sicuro di mettermi al servizio dell'azione di Cristo,di essere un ministro dei suoi sacri misteri, non un ostacolo sul suo cammino (cf . Mt 16:23 ). Ognuno di noi, ministri ordinati, religiosi e laici, uomini e donne, è chiamato a questa fedeltà e rispetto per Cristo, per la sua Chiesa e per i suoi riti liturgici.

Ed è per questo che la formazione liturgica è cruciale. Devo ottenere « dal di dentro » per così dire, la convinzione che Cristo è effettivamente all'opera nei sacri riti della Chiesa. Devo immergermi in questa dinamica privilegiata e scoprire le sue vie. Questo mi porterà sempre di più alla persona di Gesù Cristo. E questo mi permetterà di portare Cristo agli altri.

La formazione, la celebrazione liturgica e la missione della Chiesa: tutti e tre sono intrinsecamente legati. Questo è il motivo per cui siamo qui: per prendere in considerazione questo rapporto ed esaminare il suo significato e la sua importanza per la Chiesa all'inizio del ventunesimo secolo. Se lo facciamo bene, noi getteremo effettivamente basi molto solide per la Nuova Evangelizzazione.

Sarebbe stato impossibile che Sacra Liturgia 2013 potesse aver luogo senza il sostegno di molte persone. Sono molto grato al Rettore della Basilica di S. Apollinare, Mons. Pedro Huidobro, per averci accolto. Sono profondamente grato ai nostri numerosi sponsor per il loro aiuto materiale: i Cavalieri di Colombo, Ignatius Press, CIEL Regno Unito, Granda, la Cardinale Newman Society , Human Life International, De Montfort Musica, Arte Poli, Una Voce Internazionale, Ars Sacra, La Nef, Libreria Leoniana, e Edizioni Artège. Per l'accoglienza che ci è stata data qui alla Pontificia Università Santa Croce e per l'uso dei loro servizi eccellenti, siamo tutti debitori.
Così pure, ringrazio il team di organizzatori e volontari che hanno fatto tanto per preparare questo evento.

Cari amici, siamo qui per ascoltare, imparare e condividere gli uni con gli altri. Ma siamo qui anche per pregare - qui nella Basilica di S. Apollinare e anche Sabato, col Santo Padre Francesco, nella Basilica di San Pietro. Se facciamo bene tutto questo ci avvicineremo a Cristo che adoriamo nella sacra liturgia, e saremo in grado di divenire gli evangelizzatori di cui il nostro mondo ha tanto bisogno.

Che Dio benedica i nostri sforzi!
Grazie.
___________________
[1]  Cfr. Roberto de Mattei, "Riflessioni sulla riforma liturgica" in A. Reid ed,. guardando di nuovo la questione della liturgia con il cardinale Ratzinger , 2003, pp 130-144, p. 141.
[Traduzione a cura di Chiesa e post-concilio]

6 commenti:

  1. la soluzione della domanda iniziale di mic è molto semplice. Sotto Papa Benedetto, come sotto ogni Pontefice post-conciliare, è impossibile negare la sostanziale bontà morale del nuovo rito. Criticare degli aspetti come suscettibili di miglioramento (purché non si neghi la sostanziale liceità del rito) è sempre stato possibile. Cioè puoi essere la Fraternità San Pietro ma non la Fraternità San Pio X. Il dilemma è quindi risolto con una semplicissima distinzione che dovrebbe essere chiara da decenni (preciso che chi scrive ritiene in NOM cattivo in sé, ma sa che la posizione di "Roma" è quella descritta)

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  2. Credo che i vescovi abbiano molta paura che la messa "straordinaria" vanifichi o riduca tutta "l'opera liturgica" del Vaticano II.
    Purtroppo nei seminari non si fa alcun serio confronto tra le due 'forme' e le diverse ecclesiologie che presentano (bisogna riconoscerlo, ma non si può dire).
    Potrebbero essere i nuovi sacerdoti a costituire un corpo episcopale diverso!

    La salute delle anime non potrebbe che giovarsene.

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  3. Lo stesso Benedetto sperava di migliorare il NO. Era l'unico modo per non svalutarlo.

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  4. Lo stesso Benedetto sperava di migliorare il NO. Era l'unico modo per non svalutarlo

    Il problema è che hanno sposato la diversa ecclesiologia e teologia che c'è dietro, che più passa il tempo e più si radicalizza, perché la gerarchia che detiene il potere sta cavalcando la rivoluzione e non ama e forse non conosce già più una Tradizione sanamente evolutiva nel senso molto ben spiegato da mons. Gherardini.

    Per me l'ultimo colpo a chi è radicato nella tradizione come noi e sta soffrendo e subendo la situazione è stato assestato dal mancato rientro della Fraternità di San Pio X.

    Staremo a vedere cosa succederà. Ma al momento non vedo niente di buono. Anche col nuovo papa mi pare solo di vedere la radicalizzazione del nuovo con effetti inimmaginabili, se non confidassimo nel Signore.

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  5. "....hanno entrambe (VO e NOM)il loro posto nella Chiesa della nuova evangelizzazione"
    Quindi è questo: la Chiesa è identificata come quella della nuova evangelizzazione dove tutto il significato sta nella parola nuova e non evangelizzazione, con tutto ciò che ne può conseguire. Si lascia perciò ancora e sempre più spazio alla interpretazione, in questo caso del lemma "nuova", che invece che intendersi come "evangelizzare di nuovo ma sempre lo stesso Vangelo", viene sempre più inteso come "re-interpretare il Vangelo in funzione delle esigenze del mondo".

    "Papa Benedetto XVI aveva lanciato l'anno della Fede, durante il quale noi ci riunissimo, per commemorare il 50° anniversario del Concilio Vaticano II.".
    Quindi ecco gettata un'altra maschera, l'anno della fede (minuscolo a questo punto) è l'anno della fede nel concilio, del suo ricordo, della sua commemorazione, della sua incensazione.

    "ci ha molto arricchiti,in particolare nella sua promozione della partecipazione alla liturgia."
    Ecco un'altra peculiarità modernista/conciliarista: la liturgia deve essere partecipata, è l'uomo che deve esserne l'attore. Non è più opus Dei, dono disceso da accogliere e a cui con timore accostarvisi consci del proprio status di creatura.

    "....celebrazione fedele e feconda della sacra liturgia come la riceviamo dalla Chiesa nella sua tradizione...".
    Come può essere trasmesso qualche cosa che è stato letteralmente inventato a tavolino, che radici ha questa "cosa", quale chiesa trasmette ciò che non ha ricevuto ma che ha inventato ex novo.

    "La nuova evangelizzazione non è un'idea o un programma: si tratta di una necessità che ognuno di noi pervenga a conoscere più profondamente la persona di Cristo".
    Se è veramente così, perché la si definisce "nuova" ? Questa è una necessità sempre presente in ogni tempo, per ogni cristiano, non solo per quelli vissuti da Giovanni Paolo II in poi.

    "Dobbiamo lasciar posto il più possibile all'azione di Cristo nella liturgia, non limitarla. "
    E allora perché si insiste tanto sulla partecipazione che porta "all'antropocentralizzazione/antropolatria ?"

    "Ognuno di noi, ministri ordinati, religiosi e laici, uomini e donne, è chiamato a questa fedeltà e rispetto per Cristo, per la sua Chiesa e per i suoi riti liturgici"
    Quale rispetto c'è per la Santa Messa Apostolica, definita come roba da museo, fissismo, rubricismo ? quale fedeltà nell'ostracismo ? nel voler pretenderne la abrogazione ?
    Di che cosa stanno parlando ?

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