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domenica 4 gennaio 2015

Tra Alessandria e Roma.

"Historia vero testis temporum, lux veritatis, vita memoriae, magistra vitae, nuntia vetustatis."
(Cicerone, De oratore, II, 9, 35).
Historia magistra vitae, quando fede cultura e passione ci offrono le corrette chiavi di lettura che consentono di decifrare e orientare le esperienze del presente.
Nel sapiente articolo che Andrea Sandri cortesemente ha voluto condividere con noi, possiamo cogliere problemi e dinamiche che illuminano il nostro 'oggi' nella certezza che ogni crisi è un'opportunità di crescita e autentico progresso, se ben affrontata e risolta con impegno critico e responsabile.
Un testo serio, ben costruito in base a fonti autorevoli, che esprime chiari ed espliciti enunciati validi universalmente e in ogni tempo.

Tra Alessandria e Roma.
Brevi considerazioni su “Gli ariani del IV secolo” di J.H. Newman

1 –  Una delle principali opere del Seicento teologico inglese è la Defensio Fidei Nicenae[1] del vicario di Siddington Mary’s e futuro Lord Bishop di St David’s George Bull. Pubblicata nel 1685, la Defensio fu approvata da molti autori cattolici e ottenne anche il consenso di Jacques Bénigne Bossuet che la considerò, nel suo complesso, oggettivamente cattolica.
Il titolo polemico dell’opera di Bull corrisponde principalmente all’effettiva urgenza di difendere il Credo di Nicea dalla risorgente eresia sociniana, antitrinitaria e unitariana, in campo protestante, oltre che, nella specifica prospettiva del teologo anglicano, al posizionamento rispetto all’autorità della “Chiesa di Roma” e alla pretesa di questa sede di definire evolutivamente il deposito della fede. Sarà, in realtà, quest’ultimo il tema che occuperà John Henry Newman fino all’atto di conversione ricevuto dal passionista italiano Domenico Barberi nell’eremo oxoniense di Littlemore nel 1845[2].
In particolare le pagine della Defensio costituiscono una risposta all’eresia, che si andava diffondendo tramite le opere di Daniel Zwicker (1612-1678) e di Christopher Sandius (1644-1680), secondo la quale la dottrina ariana con il suo rifiuto della fede trinitaria fu lo sviluppo estremo, negato dai Padri niceni, delle dottrine autenticamente apostoliche dei primi tre secoli[3]. D’altro canto, non meno pericolosa, e tutto sommato divergente soltanto nel giudizio rispetto alle conclusioni degli unitariani tedeschi, appariva a Bull la posizione del gesuita francese Dénis Petau che nel suo De Trinitate (1644) aveva affermato che realmente i padri anteniceni erano incorsi in gravi errori nell’esporre alcuni punti fondamentali della fede cattolica (la Trinità e l’Incarnazione anzitutto) e che il Concilio – allora quello di Nicea ma poi ogni altro concilio ecumenico fino al Tridentino – ebbe l’autorità di condannare le vecchie formule e di definire, in opposizione a esse, l’autentico credo cattolico.
Agli occhi del vicario di Siddington Mary’s l’argomento fondato sull’intervento dell’autorità dottrinale del Concilio non poteva colmare l’asserita discontinuità della tradizione apostolica lungo tre secoli ed era necessario giustificare proprio i padri anteniceni e dimostrarne l’ortodossia per stabilizzare nel semper eadem della fede della Chiesa il Credo di Nicea e per difendere così quest’ultimo dalle aggressioni dei nuovi antitrinitari protestanti e anche dalla dilatazione dell’autorità definitoria del concilio (e del Papa) sostenuta dallo stesso Petau. In tal modo Bull individuava nella antica geografia della Chiesa dei Padri le coordinate di un luogo – non Roma, non Antiochia, ma Alessandria - in cui dovette pensare di trasferire la sua chiesa e in cui idealmente, tra il 1831 e il 1833, Newman scrisse The Arians of the Fourth Century e, tra il 1844 e il 1845, The Development of the Christian Doctrine.
L’argomento principale con cui Zwicker e Sandius intendevano arruolare nella propria setta gli autori dei primi tre secoli e in base al quale Pétau, insieme all’erudito Pierre-Daniel Huet che aveva attaccato l’alessandrino Origene negli Origeniana (1668), li accusava, si reggeva sulla collazione di passi nei quali gli antichi scrittori e apologeti sembravano affermare la nascita temporale del Verbo divino e anticipare l’affermazione di Ario secondo cui “ci fu un tempo in cui [il Figlio] non esisteva” (ην ποτε οτε ουκ ην). Contro questi autori Bull dimostra che, quando i padri anteniceni affermano la nascita del Verbo, non intendono in realtà negare la sua eterna genesi dal Padre, ma descrivere, in maniera metaforica e figurativa, la condiscensione (o συνκαταβασις) del Figlio ovvero il suo “uscire” dal Padre in operatione tantum al momento di creare e governare il mondo. Non soltanto questo linguaggio non scandalizza autori come Sant’Atanasio, San Basilio e San Gregorio Nazianzeno, ma il luogo della condiscensione, si afferma nella Defensio fidei, è sviluppato dagli stessi Padri postniceni.
Attorno alla difesa di San Barnaba, San Policarpo, San Clemente Romano, Sant’Ignazio d’Antiochia, del Pastore di Erma, di San Giustino, San’Atenagora d’Atene, Sant’Ireneo, Tertulliano, San Teofilo, San Clemente Alessandrino, San Dionigi Alessandrino,  Sant’Ippollito e dello stesso Origene, Bull ricostruisce la teologia cattolica professata nei primi tre secoli e destinata a essere confermata dal Concilio di Nicea e poi dal Costantinopolitano: i Padri anteniceni professavano la coeternità del Figlio che esisteva ancor prima che fossero posti i fondamenti dell’universo per Suo stesso tramite, e la Sua consustanzialità con il Padre, essendo il Verbo, secondo un’espressione già presente in Tertulliano, “luce da luce”. In tal senso professavano che il Figlio, consustanziale al Padre, ha la fonte della propria divinità nel Padre (e non il Padre nel Figlio) ed è mandato dal Padre (e non il Padre dal Figlio). Da quest’ultima verità tenevano per certo che il Figlio governò e avrebbe governato divinamente l’intero ordine dell’amministrazione del mondo e che Egli parlò agli uomini santi dell’Antico Testamento tramite dispensazioni ed economie  fino a redimere, presa la natura umana, la sua Chiesa sull’Altare del Golgota.

2 – L’incontro definitivo di Newman con Bull risale al 1831, quando il giovane fellow dell’Oriel College di Oxford, da poco vicario della chiesa dell’università St Mary the Virgin, accettò l’incarico di scrivere una storia dei concili “orientali” (altri volumi sarebbero stati riservati ai concili “occidentali” e al Tridentino) per la biblioteca di storia ecclesiastica diretta da Hugh James Rose[4] e dall’arcidiacono William Lyall. La Defensio Fidei Nicenae lo introdusse al principio dell’antichità – destinato, nello sviluppo di Newman, a divenire parametro per affermare la cattolicità della chiesa d’Inghilterra e, poi, per dubitarne e convertirsi al cattolicesimo romano - e gli fornì orientamenti e materiali di studio. Il libro uscì autonomamente nel 1833 con il titolo The Arians of the Fourth Century per l’editore Revington che, nonostante le obiezioni di Lyall, ne volle la pubblicazione. L’arcidiacono sosteneva, non a torto, che il testo consegnato più che una storia dei concili fosse un saggio sull’eresia ariana, e contestava all’autore di avere fatto prevalere concezioni proprie della Chiesa di Roma[5].

3 – Come s’è visto, i libri della Defensio Fidei Nicenae costituiscono un’apologia puntigliosa e indiscriminata degli scrittori anteniceni - latini e greci, occidentali e orientali -, e tuttavia l’emergenza di alcuni aspetti fondamentali sembra adombrare una tesi complessiva sui primi tre secoli: la lunga, quasi monografica, difesa di Origene di Alessandria[6] (in cui Bull prende le parti di Rufino di Aquileia, traduttore latino di Origene, contro San Gerolamo) e l’individuazione della scaturigine dell’eresia ariana nell’opera dell’antiochieno Paolo di Samosata.
La tesi, che Newman sviluppa nel capitolo I de Gli Ariani del IV secolo e che diviene canone interpretativo dell’“insegnamento della Chiesa pre-nicena in relazione all’eresia ariana” (capitolo II) e dei fatti e delle dottrine dei Concili durante i regni di Costantino, Costanzo, Costante, Giuliano, Gioviano e Valentiniano (capitoli III-V), non può che apparire l’esplicitazione e lo sviluppo degli aspetti fondamentali appena individuati all’interno della Defensio. Newman ribalta, infatti, l’opinione diffusa, secondo cui focolare dell’infezione ariana era stata principalmente la chiesa di Alessandria[7], e indica con sicurezza in Antiochia l’epicentro della crisi.
La chiesa di Antiochia, il cui primo vescovo era stato lo stesso San Pietro, conobbe, dopo il martirio di San Babila, lo “spirito dell’Anticristo” in Paolo di Samosata che, in maniera confusa, negò per primo il concetto di “sostanza” (ουσια), utilizzato già dai padri del III secolo per descrivere la consustanzialità delle persone della Santissima Trinità, e ne ottenne col raggiro la condanna da parte del sinodo cattolico di Antiochia (262). Sullo sfondo di questa negazione Newman scorge una scuola teologica profondamente caratterizzata da un sincretismo cristiano-giudaico incapace di cogliere nell’Antico Testamento “l’anticipazione di promesse e di comandi più grandi realizzatisi nel Vangelo” e incline a un metodo letterale coniugato con la critica razionalistica degli stessi contenuti letterali e con la loro dissoluzione dialettica. Alla scuola di Antiochia si era formato Ario, anche se, al momento di dichiarare al mondo la sua eresia, si trovava ad Alessandria. In Siria, in Palestina e nell’Asia minore si propagò l’eresia antitrinitaria prima che altrove[8].
Proprio nell’idea che l’interpretazione letterale fosse insufficiente, la scuola di Alessandria si allontanava dal sola scriptura di Antiochia; inoltre il concetto di tradizione, che è l’antagonista di ogni letteralismo, conservò la sua chiesa nell’ortodossia seppur attraverso le persecuzioni. La chiesa di Alessandria, fondata da San Marco, era la chiesa polemista e missionaria dell’antichità. La sua scuola catechetica risaliva a Sant’Atenagora, e San Panteno, successore del grande apologeta, era stato inviato missionario tra gli indiani e gli arabi. San Panteno e San Clemente Alessandrino erano stati i maestri di Origene che “denunciò l’eresia ariana sessant’anni prima che Ario la proclamasse”. San Gregorio Taumaturgo e San Dionigi di Alessandria, che avevano studiato sotto Origene, furono tra i primi a denunciare l’eresia di Paolo di Samosata. Sant’Alessandro di Alessandria, maestro di Sant’Atanasio, fu il primo grande oppositore di Ario.
Newman si sofferma a lungo sulla catechesi alessandrina individuando tre momenti intimamente connessi: la disciplina arcani, il metodo allegorico e il metodo economico. Laddove gli antiochieni affermano il primato della lettera delle Scritture, gli alessandrini - seguendo il detto di Clemente, secondo cui la verità è nascosta come “il gheriglio commestibile nel guscio della noce”, e l’ammonizione evangelica di “non gettare perle ai porci”- sostengono che la Chiesa possiede un legato apostolico (un arcanum) costituente lo stesso principio di unità della fede di cui le Scritture non sono che un’ulteriore fonte di prova; di conseguenza tra i testi della Bibbia e il legato apostolico si instaura una tensione interpretativa in base alla quale il testo è sempre allegoria di una verità che la Chiesa possiede in quanto originariamente ricevuta da Cristo e dagli Apostoli; se la disciplina arcani nasconde, l’economia rivela tanto quanto la concreta disposizione del destinatario a riceverla consente. Il metodo dell’economia, già individuato da Bull, è generalmente una pedagogia cui ricorre il maestro con il bambino, la Chiesa con i catecumeni, i pagani e i giudei, e Dio stesso con l’umanità (le dispensazioni concesse a Noé, a Giacobbe e a Mosé sono altrettante economie); lo stesso Gesù Cristo ogni volta che parlò per parabole utilizzò il metodo economico[9].
L’approfondimento delle concezioni alessandrine mette così in luce il nesso immediato tra la tradizione, come fonte della rivelazione distinta dalle Scritture, e la formulazione dei “credo” che sono “redatti secondo le tradizioni apostoliche […] così che, in pratica, la Chiesa non si è mai trovata letteralmente nella necessità di raccogliere il senso della Scrittura”[10]. D’altro canto la prospettiva alessandrina aggiunge un argomento all’apologia dei Padri anteniceni le cui formulazioni, anche quando appaiono incomplete, trovano la propria ortodossia nella tradizione e talvolta si giustificano in base all’esigenza economica di rispondere all’eresia sabelliana o patripassiana (così l’argomento della condiscensione, se ben indagato, è anche comprensibile come una risposta a chi negava ogni distinzione tra il Padre e il Figlio).

3.1 – La lettura di Bull e di Newman introduce vieppiù in una rappresentazione in cui la tradizione apostolica, lungi dall’eclissarsi durante quasi tre secoli per ricomparire in forma autoritativa nel Credo niceno, è costantemente conservata e comunicata da alcuni Padri sparsi in tutto l’orbe cristiano; una rappresentazione in cui tuttavia, già nella prima parte del III secolo e poi fino almeno al Concilio costantinopolitano, la chiesa di Alessandria si appalesa come il luogo ideale e fisico della continuità dottrinale conforme al legato apostolico in contrapposizione con il protestantesimo antiochieno (ché davvero l’Antiochia antica dovette essere per il giovane vicario di St Mary, già prossimo alla fondazione del movimento trattariano e influenzato dall’amicizia di Richard Hurrel Froude, la metafora del continente calvinista e luterano). Rimaneva da definire all’interno di questa geografia antica (e attuale) la posizione di Alessandria rispetto all’altra grande chiesa apostolica – alla Chiesa di Roma.
In realtà a Newman non sfugge il pericolo insito nel metodo della scuola alessandrina e non può evitare di notare che, se il metodo letterale trascura la natura economica di ogni testo rinunciando alla verità cui esso ulteriormente allude, il metodo allegorico è continuamente tentato a lasciare dietro di sé il “senso principale e primario” delle dispensazioni bibliche ed evangeliche ovvero a dissolverlo in un labirinto di immagini ardite. A tale tentazione non si erano sottratti il Clemente degli Στρωματείς e, soprattutto, Origene che della scuola alessandrina era pur stato il massimo maestro. Petau e Huet avevano accusato Origene seguendo San Gerolamo, Bull aveva difeso Origene appellandosi a San Panfilo e a Rufino di Aquileia (si sostenne che Origene era stato o frainteso o letto in testi manipolati dagli eretici suoi nemici), Newman chiama in causa soprattutto Sant’Atanasio già difensore di Origene[11] e vede confluire e quasi purificarsi nella vita e nella figura del grande vescovo di Alessandria, nell’eroe dell’ortodossia cattolica durante il IV secolo, la missione della Chiesa che era stata egualmente di San Marco, del santo missionario Panteno, di San Clemente, dei santi patriarchi Dionigi e Alessandro e dello stesso Origene. Atanasio è per Newman colui “che, dopo gli Apostoli è stato lo strumento principale con cui le sacre verità del Cristianesimo sono state palesate e preservate per il mondo”[12]. 
La seconda parte di The Arians of the Fourth Century - la parte storica dell’opera che tratta “il Concilio ecumenico di Nicea durante il regno di Costantino”, i “concili durante il regno di Costanzo” e i “concili dopo il regno di Costanzo” – descrive il giovane Atanasio a Nicea al seguito del suo vescovo Alessandro cui succedette, il lungo esilio di Atanasio in Occidente dopo essere stato accusato dai seguaci del perfido Eusebio di Nicomedia e condannato dai sinodi ariani di Cesarea e di Tiro, i rapporti di amicizia con Eusebio di Vercelli e con Lucifero di Cagliari, l’assoluzione da parte del sinodo di Roma, la sua presenza al Concilio di Sardica (promosso da Papa Giulio e presieduto da Osio di Cordova), la condanna nel 355 al Concilio eusebiano di Milano, Papa Liberio che lo difese e quindi lo abbandonò “per amore della pace ancora più forte del suo desiderio di martirio”, il finale trionfo e la morte di Atanasio nel “possesso pacifico delle chiese per le quali aveva sofferto”.

4 - In realtà per il vicario di St Mary la debolezza e la caduta di Papa Liberio, che nel mezzo della confusione accettò di sottoscrivere un credo semiariano, sono meno importanti del rapporto tra Alessandria e Roma che si realizzò durante l’esilio di Sant’Atanasio e che avrebbe impresso un provvidenziale orientamento alla Chiesa fino al Concilio di Costantinopoli. La chiesa di Alessandria era riuscita a conservare la fede grazie a un metodo teologico che non solo non escludeva il deposito apostolico ma lo presupponeva come necessaria profondità di ogni dottrina ortodossa, e tuttavia proprio la crisi ariana mostrò l’insufficienza di quel metodo nell’assenza di un’autorità universale che ne confermasse le indagini o ponesse limiti all’eccessiva esuberanza che lo avrebbe indebolito (il caso di Origene era eloquente). In tal senso l’incontro tra Papa Giulio I, e poi Papa Liberio, e Atanasio coronava gli sforzi secolari della scuola di Alessandria ed esibiva l’armonia della Chiesa universale. 
La ricerca sugli ariani del IV secolo dovette così rivelare a Newman ciò che Bull non aveva potuto affermare fino in fondo (altrimenti avrebbe corrisposto all’invito di Bossuet e di altri a unirsi alla Sede di Roma) e che Petau aveva sostenuto in maniera difettosa – che l’autorità definitoria della Chiesa senza il vincolo oggettivo della tradizione del deposito apostolico si risolve in una specie di volontarismo sovrano non estraneo al soggettivismo liberale e modernista (contra Petau) e che la tradizione del deposito apostolico senza l’autorità definitoria della Chiesa si espone al pericolo di un metodo necessariamente incerto, quand’anche corretto (contra Bull)[13]. Che, infine, Alessandria, come luogo storico in cui la tradizione è difesa e conservata, può avere ragione per molto tempo nonostante Roma e persino contro Roma, ma, senza la Chiesa di Roma, dopo dieci lustri si ritrova monofisita. 
Andrea Sandri  
_______________________________
1. Si fa qui riferimento alla versione inglese di Edward Burton: G. BULL, Defensio Fidei Nicenae. A Defence of the Nicene Creed out of the Extant Writings of the Catholick Doctors, who flourished during the three first Centuries of the Christian Church, Oxford [1827] 1851-52.
2. Per gli aspetti biografici si rinvia, tra gli altri, a C. SICCARDI, Nello Specchio del cardinale J.H. Newman, Verona 2010, passim.
3. L’occasione è descritta dall’autore della Defensio nel testo To the Reader con il quale si apre il primo volume: “For they [learned friends] gave me to understand that the writings of Christopher Ch. Sandius were every where in the hands of our students of theology and others, a writer who openly and unblushingly maintains the blasphemy of Arius as the truly catholic doctrine, and as supported by the voices of all the ancients who preceded the council of Nice” (pp. VII-VIII) (c.m.).
4. Lo stesso che in The State of the the Protestant Religion in Germany denunciò nel 1825 il razionalismo della nuova esegesi biblica in terra tedesca.
5. Si veda a tal riguardo J.H. NEWMAN, Apologia pro vita sua, Milano 1992, pp. 52 ss.; I. KER, John Henry Newman. A Biography, Oxford 2010, pp. 42-48; J. MORALES MARÍN, John Henry Newman. La vita, Milano 1995, pp. 91-92.
6. E’ interessante osservare che il capitolo IX del Libro II della Defensio (vol. I, pp. 217-284) fu inserito dall’Abbé J.P. MIGNE nell’appendice volume XVII del celebre Patrologiae cursus completus, series graeca, Parigi 1857, tra gli scripta ad Originem spectantia come Excerptum ex Georgii Bullii presbiteri anglicani Defensionae Fidei Nicenae dopo la Apologia S. Pamphilii pro Origene, il Rufini liber de adulteratione librorum Origenis e il P. Danielis Huetii Origeniana (Huet!).
7. Così J. H. NEWMAN, Gli ariani del IV secolo, Milano 1981: “Ho mirato, in modo particolare, seguendo le orme dei nostri grandi teologi, a liberare i Padri alessandrini dalle calunnie che, per avversione verso di essi o verso la causa ortodossa, sono state gettate così liberamente e senza paura contro di essi”.
8. Vedi in merito alla scuola di Antiochia ibidem, pp. 3-20.
9. Vedi in merito alla scuola di Alessandria ibidem, pp. 31-72.
10. Ibidem, p. 113. Newman dovette riconoscere nel sistema alessandrino della disciplina arcani e delle economie il concetto sostanzialmente cattolico di tradizione appreso tra il 1822 e il 1825 da Edward Hawkins, suo predecessore a St Mary e futuro rettore di Oriel. Così infatti si legge in Apologia pro vita sua, cit., p. 29-30: “Dal dottor Hawkins presi un altro principio, che ha più diretta attinenza col cattolicesimo di tutti quelli che ho finora elencati: la dottrina della tradizione. […] Egli enuncia una proposizione che è di per sé evidente […], cioè che il testo sacro non ebbe mai lo scopo di insegnare una dottrina, ma solo di convalidarla, e che se noi vogliamo imparare una dottrina dobbiamo rivolgerci ai formulari della Chiesa: per esempio il catechismo e i simboli della fede”.
11. Newman ricorda che già Sant’Atanasio difese e giustificò Origene. E’ questo il giudizio sulla complessiva ortodossia del maestro alessandrino che infatti si legge in ATANASIO, Il credo di Nicea [De decretis Nicenae Synodis], Roma 2001, p. 112: “Che il Logos sussista eternamente e che non si [da] un’altra sostanza o ipostasi, ma [progenie] propria di quella del Padre, come dissero quelli nel concilio, lo potrete anche sentire dall’infaticabile Origene. Le cose che egli ha scritto per la ricerca e l’esercitazione, non vanno prese come pensiero suo proprio, bensì di quelli che, nel corso della ricerca, entrano in lizza nella discussione. Quelle cose invece che egli esprime in maniera definitoria, queste rappresentano il pensiero proprio dell’infaticabile [maestro]”.
12. J.H.NEWMAN, Gli ariani del IV secolo, cit., p. 287.
13. Tale è l’approdo che sarà approfondito in J.H. NEWMAN, Lo sviluppo della dottrina cristiana, Milano 2003, dove tra l’altro si legge: “Quindi, la risposta più ovvia a chi ci chiede perché mai ci assoggettiamo all’autorità della Chiesa nelle questioni e negli sviluppi concernenti la fede è questa: ci deve essere una qualche autorità, se ci è stata data una rivelazione, e non vi è altra autorità tranne la sua” (p. 117), e significativamente più sotto: “In verità, il principio del dogmatismo diede origine, nel corso del tempo, ai Concili. Ma esso operava, anzi dominava sin dal principio in ogni parte della cristianità. […] I Concili e i Papi sono i custodi e gli strumenti del principio dogmatico. Essi non sono questo principio, ma lo suppongono” (p. 347) (c.m.).

32 commenti:

  1. Un testo serio, ben costruito in base a fonti auterevoli, che esprime chiare ed esplicite proposizioni valide universalmente e in ogni tempo.

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  2. Si può vedere in Alessandria la metafora di Econe?

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  3. Nihil sub sole novi. Oggi tuttavia la crisi è anche politica e morale e vede il polarizzarsi delle forze contrapposte in campo. Dove quelle sovversive sembrano drammaticamente prevalenti tanto da far apparire impossibili soluzioni soltanto umane.

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  4. Anonimo 9:31

    Mi fa venire in mente una mia precedente riflessione:

    La barbarie tecnocratica che ha soggiogato popoli e nazioni procede di pari passo con la barbarie spirituale che purtroppo, da un cinquantennio e sempre più capillarmente, ha invaso la Chiesa fino ai più alti livelli del suo ordine gerarchico. Un tempo i monaci, semplicemente vivendo il cristianesimo, hanno salvato la cristianità e la nostra civiltà. Chi sono i monaci e dove sono i monasteri nel deserto spirituale dell'umanità di oggi?

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  5. Attenzione,
    tra un gesuita ed una figura come Buosset, reputata, (a ragione o a torto)il padre delle tesi gallicano-gianseniste ed in odore di conciliarismo, io, da cattolico, dovrei, fino a prova contraria, reputare più autorevole il gesuita.

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  6. io, da cattolico, dovrei, fino a prova contraria, reputare più autorevole il gesuita.

    Io, da cattolica, tra un gesuita autorevole e un testo (da chiunque provenga) nel quale riconosco la verità, scelgo la verità...
    L'assenso de fide vale solo per i dogmi e per quanto dal papa definito ex cathedra...

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  7. Esattamente !! Ben detto Mic , dobbiamo vigilare ...
    prudenza ,prudenza,prudenza !!

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  8. Alcuni avvisi ai naviganti:

    non pubblico di proposito (per oggi e domani) altri testi riguardanti la cronaca sempre più incalzante per due motivi che ritengo validi:
    1. perché vedo che state alimentando in maniera costruttiva le discussioni precedenti ed è bene non oltrepassare quanto di valido rischierebbe di essere sommerso (uno degli inconvenienti di questo strumento)
    2. perché questo testo è denso e significativo e credo che sia bene per tutti soffermarvisi nella speranza anche di contributi che ne traggano spunto.

    Inoltre:
    3. ho in programmazione altri testi proposti, altrettanto densi e significativi, che non sono fatti per il 'consumo' frettoloso.

    4. Vi invito in ogni caso a salvarvi e stamparvi i documenti fondamentali della colonna di destra del blog...

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  9. Pero'... Andrea Sandri, un professore dell'Universita' Cattolica di Milano che fa il professore della Cattolica, vale a dire si interessa dei nodi centrali della problematica teologica, munito di tutti gli strumenti critici necessari.

    A mio parere deve esistere una élite di studiosi non solo ecclesiastici, ma anche LAICI capaci di elaborazioni apologetiche a questo livello, tali da spezzare il pane della dottrina a tutto il popolo cristiano, comunicando attraverso i mass media, oggi dominati da ben altre tendenze. Elite necessariamente ristretta, data la complessita' "specialistica" degli argomenti, ma concepita come servizio ( Ratzinger si definiva "UMILE lavoratore nella vigna del Signore" ).

    La situazione e' tale per cui nelle comunita' di base, ringalluzzite dall'indirizzo vigente e punta di un molto piu' ampio iceberg modernista, si sta gia' passando a svuotare i dogmi dei primi grandi concili, "storicizzandoli" come frutto della "ellenizzazione del Cristianesimo", datata e ormai da dismettere..

    Il nodo centrale e' quello della piena e completa divinita' di Gesu' Cristo, "prima di tutti i secoli"

    Oggi il "Corriere della Sera" presenta una reprimenda di Leonardo Boff al mite Messori, accusato di "cristocentrismo" ovvero obliterazione della liberta' e fantasia dello Spirito Santo, che sarebbe stato dimenticato ai fini della centralizzazione vaticanesca, capace solo di fabbricare dottrine su dottrine.
    Peccato che il brano in cui si afferma che lo Spirito soffia dove vuole ( quello del colloquio notturno con Nicodemo ) si trovi nel Vangelo di Giovanni, il piu' esplicito nel dichiarare la divinita' di Gesu', quindi "cristocentrico" al massimo grado.

    Mi sembra evidente che per difendere apologeticamente certe posizioni non bastino la denuncia e il mugugno antitanguero e antibucce di banana; occorrono cento, mille studiosi del calibro del prof. Sandri. Lo stesso don Secci, parroco tradizionalista di Vogogna, ricorda che al tempo del liceo, pur militano in CL ( movimento prevalentemente "esperienzialista" ) con i suoi amici, pochi ma combattiva, si impegnava nello studio di autori come San Giovanni della Croce.

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  10. perché vedo che state alimentando in maniera costruttiva le discussioni precedenti ed è bene non oltrepassare quanto di valido rischierebbe di essere sommerso (uno degli inconvenienti di questo strumento)

    Sono molto grata a ognuno di voi per i vostri contributi, ognuno dei quali alimenta e approfondisce uno scambio che vedo edificante e spero fruttuoso, nel Signore che ci raduna e ci guida nella Sua Chiesa.

    Ha detto bene Franco.
    Il nodo di tutto è il nuovo antropocentrismo versus il Cristocentrismo. Concordo anche sul resto.

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  11. Lo stesso don Secci, parroco tradizionalista di Vogogna...

    Lo stesso don Secci, parroco tradizionalista di Vocogno ;)

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  12. Antonio Socci oggi

    http://www.antoniosocci.com/2015/01/linquisizione-cattoprogressista-si-scatena-contro-messori-reo-di-aver-espresso-qualche-perplessita-su-bergoglio/

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  13. "Creati da Dio, noi abbiamo un solo fine da raggiungere. Il fine da raggiungere da parte dell'uomo non è la pace delle nazioni, non è la promozione umana, ma Dio".
    Don Divo Barsotti

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  14. Certo, la storia si ripete. L'arianesimo di oggi è una grande rovina. Ma riusciremo a vincere la buona battaglia!

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  15. Mic. Ringrazio e specifico, approfittando della vostra pazienza. Qualche tempo fa mi sono visto additare come criptomodernista per il mio "maanchismo", alieno dal sano "Si' si', no no".
    Il fatto e' che il mio modello fondativo, fin dall'infanzia, e' don Bosco, roccioso tradizionalista e gran consigliere di Pio IX post 1848; pero' nell'adolescenza sono stato messo in crisi dai "dubbi di fede": fatto che considero normale per chi studia sodo e si sta formando una mentalita' critica, ne' d'altra parte e' stato privilegiato da doni mistici.

    Per cui sono da sempre impegnato in una battaglia anche interiore contro la soluzione modernista, che considero un compromesso insincero. D'altronde sono convinto che i problemi posti dai modernisti siano autentici, e non semplicemente effetto di una depravazione filosofica ( ad esempio la piena divinita' di Gesu' Cristo, l'unicita' del Cristianesimo come via di salvezza, laicisticamente scandalosa, il confronto con le religioni non cristiane, l'esegesi biblica... ). Tant'e' vero che il Modernismo represso all'inizio del '900, e' riescono con virulenza centuplicata nella seconda meta' del secolo, anche per l'allenamento delle briglie dovuto al Concilio V.II.

    Vorrei sottolineare che non tutti i modernisti sono "preti di strada" & C. populisti e culturalmente approssimativi. Nelle loro file contano anche studiosi raffinati. Ernesto Buonaiuti, capofila del primo Modernismo, era uno scrittore stilisticamente splendido
    ( peccato che nella sua "Storia del Cristianesimo" non tenga conto della Resurrezione di Gesu' ). Walter Kasper e' un cialtroncello qualsiasi, ma un conoscitore ferratissimo dell'Idealismo filosofico tedesco. Von Balthasar ( considerato di volta in volta un semi modernista o un semitradizionalista, come Ratzinger ) era dotato di una erudizione immensa nel campo della teologia, della filosofia, della patologia, della letteratura.

    Secondo me non basta denunciare costoro con alti lai; occorre esaminare minutamente le loro macchine concettuali, confutando puntualmente gli elementi confutabili. Un fatto significativo: negli interventi fatti su questo blog quasi mai il cognome Von Balthasar e' riportato correttamente; segno, a mio parere, del fatto che non lo si e' letto ( anche perche' mostruosamente arduo per la selva immensa di citazioni ).

    Una notazione conclusiva: c'e' una strana confluenza del Reno nel Rio de la Plata: sembra che i sudamericani ci mettano l'elemento bonario, populista, accattivante; i cervelloni tedeschi quello della teoria forte e studiata capillarmente.

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  16. "Chi sono i monaci e dove sono i monasteri nel deserto spirituale dell'umanità di oggi?", demande Mic avec juste raison.

    Un célèbre interprète du Coran, Sheikh Imran Hosein, répond : "Dans le monde orthodoxe."

    Il vaut la peine d'écouter, à ce propos, sur le site "Égalité et réconciliation" d'Alain Soral, l'extraordinaire commentaire de ce maître ès études islamiques :

    http://www.egaliteetreconciliation.fr/Sheikh-Imran-Hosein-L-islam-et-le-rendez-vous-de-la-Russie-avec-le-destin-29990.html

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  17. Raoul,
    Ai miei tempi i problemi venivano dai superiori prossimi, non così in alto! In tutti questi anni, ed in questa circostanza, una frase di S. Giovanni Crisostomo mi ha sempre guidato: la vita monastica non è questione solo di abito, ma è cura del monaco interiore! Oltre le circostanze contingenti, o le scelte che verranno di volta in volta attuate, la consacrazione battesimale ci chiede la cura del monaco interiore che ha come prototipo Gesù stesso nell'osservanza dei voti o come oggi si usa dire, consigli evangelici.

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  18. Caro Raoul, cito di nuovo qui un testo di dom Gerard Calvet:

    ""I monaci hanno fatto l'Europa, ma non l'hanno fatta consapevolmente.
    La loro avventura è anzitutto, se non esclusivamente, un'avventura interiore, il cui unico movente è la sete. La sete d'assoluto. La sete di un altro mondo, di verità e di bellezza, che la liturgia alimenta, al punto da orientare lo sguardo
    verso le cose eterne; al punto da fare del monaco un uomo teso con tutto il suo essere verso la realtà che non passa.
    Prima di essere delle accademie di scienza e dei crocevia della civiltà,
    i monasteri sono delle dita silenziose puntate verso il cielo,
    il richiamo ostinato, non negoziabile, che esiste un altro mondo, di cui questo non è che l'immagine, che lo annuncia e lo prefigura.""

    Molte realtà claustrali, che sono il cuore, l'anima, un polmone di spiritualità nella Chiesa e nel mondo, rischiano anch'esse di essere sovvertite.
    Oggi il monachesimo può anche non essere rintracciabile soltanto nella Chiesa Ortodossa, ma assumere forme diverse:

    http://chiesaepostconcilio.blogspot.it/2013/10/spigolature-spiritualita-monastica.html

    Un testo che apre uno spiraglio significativo su una delle componenti della spiritualità cristiana che non appartengono solo ad un remoto passato, ma che fanno parte anche dell'oggi e che possiamo riscoprire e contribuire a mantener vive e operanti persino nel nostro quotidiano, nella forma di atteggiamenti che si traducono nello specifico «in preghiera, studio, amore per la propria vocazione». Il resto è conseguente, perché è la grazia che opera.

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  19. Raoul,
    comunque l'Islam, soprattutto quello che si "veste" di moderatezza, è uno dei fronti di rischio più seri, una delle facce più inquieanti.

    Quando avrò finito di ascoltare dal tuo link, dove il "monachesimo occidentale" è confuso con l'arroganza sionista-USA et similia, dirò il resto.

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  20. Ciò che m'inquieta maggiormente è che pare si sia costretti a scegliere tra ebrei e musulmani (o allearsi in maniera umanitarista con le loro espressioni edulcorate anch'esse).
    Invece di scegliere Cristo e la Sua Vita e Verità e unica Salvezza nella Sua Chiesa non più deviata...

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  21. "Il cuore della Russia è spirituale, il cuore di Washington e Londra (potremmo aggiungere anche Roma e Parigi, e Tel Aviv, etc...) è barbaro", può dire un musulmano che identifica l'occidente con l'alleanza sionismo-Usa.

    L'occidente è effettivamente degenerato e l'alleanza in fondo non è tra cattolici ed ebrei ma tra sionisti e protestanti, il che non mi pare la stessa cosa. Dunque quella dell'Imam è una lettura sommaria e con l'accetta della storia in chiave politica con intermezzi di corano, che delinea uno scenario in cui c'è molto di vero, con dinamiche rivelatrici delle direzioni attuali. Esse peraltro prendono in considerazione un solo fronte, quello dell'est e danno un'immagine morale dell'Islam e della "Santa Russia" contrapposta ai comportamenti "immorali" dell'occidente giudeo-cristiano, ma in realtà sionista-protestante, se ci aggiungiamo persino la Roma attuale protestantizzata...

    Che dire? Certo il discorso è molto più complesso e qui è difficile fare connessioni e osservazioni più allargate.

    La nostra resistenza consiste anche nel vivere e diffondere il cattolicesimo, quello vero. Sembra una lotta impari. Ma per noi non c'è altra scelta. Il resto è nelle mani del Signore.

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  22. Salvianus, vous parlez d'or, comme saint Jean Chrysostome, saint Jean "Bouche d'or", que vous évoquez. Je suis tout à fait d'accord avec ce que vous dites.

    Cher Mic, je n'ignore pas ce qu'est l'Islam, réalité au demeurant très complexe et très variée. Le Coran est sur ma table, avec bien d'autres livres… Le "catholique réfractaire" que je suis (je préfère ce qualificatif à celui de "traditionaliste") l'ouvre souvent. Et je dois dire que l'interprétation qu'en donne Imran Hosein me paraît être une des plus intelligentes que j'aie jamais lues.

    D'autre part, ce qu'il dit de l'"essence chrétienne" de la Russie me semble correspondre à la réalité. Curieusement, il rejoint ce qu'en disait déjà Thomas Molnar, grand catholique hongrois et grand universitaire trop négligé.

    N'oublions pas que l'épouvantable Daesch est une création d'Israël et des États-Unis, comme tous les faits le démontrent…

    Une confidence : figurez-vous que je vis, depuis de nombreuses années, non loin de Fátima, auprès d'un monastère cistercien aujourd'hui vide, qui fut un des plus grands d'Europe : Alcobaça, fille de Clairvaux, dernière fondation de saint Bernard (1153). Sa communauté fut massacrée par des musulmans fanatiques, venus du Maroc, en 1195…

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  23. « Cher Mic »  !!!

    Chère Mic, excusez-moi…

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  24. Caro Raoul,
    che sia una lettura intelligente e corrispondente alla realtà non lo metto in dubbio. L'ho molto apprezzata e te ne ringrazio.
    Ma sono sicura che avrai notato anche tu, nelle pieghe del discorso, molte parentesi aperte che possono essere colmate da contenuti meno moderati e civili...
    E non credo che il mio sia pregiudizio, ma realismo.
    Del resto ti ricordo l'origine del detto "mamma li turchi": le scorrerie selvagge dei marinai (non saprei dire se non non governati o non governabili) dal colto e "civilissimo" ammiraglio musulmano che si intratteneva in conversari e scambi cultural-ospitali di grande raffinatezza, col nobile del luogo. Finché gli uomini "virili" del luogo non si sono ribellati e li hanno cacciati a randellate e quant'altro fosse necessario...

    Non mi metto certo a ipotizzare crociate. Ma lo stare più in guardia con la giusta consapevolezza, meno calabraghismi nel rispetto reciproco e maggiore custodia della propria identità culturale oltre che religiosa, penso si impongano se non si vuol correre il rischio di soccombere. Ed è qui che l'andazzo generale, sia politico che ecclesiale, non ci aiuta...

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  25. Esistenzialmente periferico04 gennaio, 2015 16:19

    Per la serie: lo ha detto il Papa? no, Erdogan

    1. Ha usato l’appellativo di «tradimento» parlando del controllo delle nascite.

    2. Ha detto: «Per anni, i fautori del controllo delle nascite hanno commesso un tradimento nei confronti di questo Paese»

    3. Ha detto: «Non si può spiegare questa idea alle femministe perché non accettano il concetto di maternità».

    È stato il papa? no, è stato il primo ministro turco Recep Tayyip Erdoğan, che non è un fautore dei famosi "valori giudeocristiani" (aborto, omosessualismo, droga, pornografia, ecologismo, contraccezione, animalismo, denatalità, pacifismo, pedofilia, relativismo...).

    Quando l'Occidente Giudeocristiano capitolerà di fronte all'invasione dei muslimslamici, non sarà per la potenza di questi ultimi, ma sarà solo per merito di quei "valori giudeocristiani" che i nostri politici di qualunque schieramento evitano accuratamente di combattere.

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  26. Chère Mic, le Coran est ce qu'il est, on ne le changera pas.
    J'ai moi-même rappelé, dans ce blog, il n'y a pas si longtemps, le contenu de la sourate IX ("L'Immunité"), où l'on invite le fidèle à tuer les "polythéistes", c'est-à-dire les chrétiens… J'aurais pu choisir d'autres sourates… Cela dit, il vaut mieux encourager, parmi les musulmans qui pratiquent, les modérés (comme Imran Hosein), et non les fanatiques, comme font aujourd'hui les gouvernants américains et européens manipulés par les sionistes.

    En Europe, l'immense majorité desdits musulmans est détachée de la pratique religieuse et serait convertible au catholicisme si les responsables de l'Église voulaient s'en donner la peine et renonçaient aux chimères du désastreux œcuménisme qui ne mène à rien.

    "Malheur à moi si je n'évangélise pas », disait saint Paul.
    Malheur à nous aussi…

    Ici, quelques témoignages, vraiment éloquents, d'ex-musulmans et d'ex-musulmanes français récemment convertis au catholicisme :

    https://www.youtube.com/watch?v=J5qiCIUnqII

    La vérité est que la plupart des musulmans n'aiment pas l'Islam, mais ce serait trop long à expliquer ici. Écoutez plutôt leur témoignage.

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  27. Per la serie: lo ha detto il Papa
    "E' una bella giornata PER FARE LE VISITE NEI MUSEI" (!!!)

    Dove sta scritto che un Papa deve invitare i fedeli a santificare la Domenica andando a Messa?! :D

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  28. Tranquilli, c'è chi difende coraggiosamente i valori dell'occidente

    http://www.ilfoglio.it/home/index.htm

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  29. http://www.ilfoglio.it/articoli/v/124300/rubriche/curare-i-gay-una-scemenza-col-botto-e-intollerante.htm

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  30. Commento di Magister sui nuovi cardinali:

    https://bergoglionate.wordpress.com/2015/01/04/i-nuovi-cardinali-tutto-come-francesco-comanda-lui-solo/

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  31. Ha semplicemente eletto chi sta lontano da Roma e che quindi non si farà mai vedere,indubbiamente vicini alle sue idee, congelato card.USA da buon argentino......"Chi è contro di me?" può dirlo quanto vuole, non ha contraddittori, un uomo solo al comando, tutto secondo il copione già scritto nel 2005, peccato per gli 8 anni buttati, per gli scomunicati marxisti e TDL che continuano, vantandosene, a fare i 'preti' con tanto di compagne/i e figli eventuali, Lutero santo subito, con immancabile richiesta di perdono come per Galilei, Bruno uno de noantri e via scuse ed ossequi ed inginocchiamento del vdr......dicessero una volta per tutte, 'Signori, lo spettacolo è finito, chi vuole può accomodarsi e chi nonostante tutto vuole ancora Dio, se Lo preghi', tanto a loro non interessano gli sgranatori di rosari, inutili orpelli medievali e così la stupida Europa capirà finalmente di essere nuddu cuntu nenti, il 2 di coppe, Roma compresa, ex capitale della cristianità.

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  32. @Franco 4.01.15 - h. 13,18
    - “compromesso insincero” modernista? Non mi pare. Il modernismo è soprattutto dispotico, non ricerca il compromesso, liquida l’avversario con le decrepite armi della demonizzazione e vetustà.
    - “problemi autentici” dei modernisti? Beh, che siano autentiche ed esclusive eresie, certamente. Che facciano a pugni con la ragione (cioè la PROPRIA) è perché al disopra della ragione (sempre la PROPRIA) non esiste altro che l’esercizio del proprio ego. Ad es. come si fa a non affermare, non solo a credere, alla divinità di Cristo nei Vangeli, e allo stesso tempo reputar vera l’ideologia darwiniana?
    - “studiosi raffinati”? A parte von Balthasar, il Buonaiuti che nella sua “splendida” (n.d.r.) Storia del cristianesimo omette la Resurrezione, e Kasper “ferratissimo conoscitore” dell’idealismo tedesco (e chissene…) corrispondono a categorie di studiosi per l’appunto nefaste, da un punto di vista dottrinale.

    Per quanto riguarda l’articolo in questione e l’attualità che incalza, Antiochia vs Alessandria consapevolizza, e molto. Lo dovrebbero leggere gli “zuavoni” papali ma temo che l’infimo livello dottrinale/morale degli stessi, prevalga. Che fare? Di certo non contaminarsi con il pensiero eresiarca, ma resistere e combattere con i mezzi più elevati, “alti lai” compresi (il libro delle Lamentazioni è per l’appunto sapienza, profezia e preghiera).

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