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domenica 3 settembre 2017

Sharon Masih. Martire della Fede in Pakistan

Leggo su Avvenire:
Un altro grave caso di violenza scuote la comunità cristiana del Punjab pachistano: secondo informazioni raccolte dall'agenzia Fides, Sharon Masih, adolescente cristiano che frequentava la scuola superiore pubblica a Burewala (nei pressi della città di Multan), nel Sud del Punjab, è stato ucciso dai suoi compagni di classe musulmani che lo hanno malmenato fino alla morte il 30 agosto scorso nei locali della stessa scuola. 
Sharon Masih dovrebbe essere considerato martire della Fede e la sua memoria onorata e diffusa; ma con l'aria che tira è già un'eccezione che qualche agenzia di stampa ne parli. Sono molti gli altri cristiani che, come lui, pagano con la vita ma vengono dimenticati per non fare scalpore che dà fastidio a chi non disdegna il dialogo ad oltranza con chi il dialogo non sa neanche dove stia di casa.

Ricorderete anche, sempre in Pakistan, l'altrettanto drammatico caso di Shama Bibi, 24 anni, e suo marito Sajjad Maseeh, 27 anni, uccisi fianco a fianco per presunta blasfemia. Avevano anche le gambe rotte in modo che non potessero fuggire dalla folla di almeno 1.200 persone che li aveva bloccati all'interno di una fabbrica di mattoni prima del loro omicidio. Sono stati gettati in cima ad un forno in mattoni dove sono stati bruciati vivi. [fonte]

Ho apprezzato e condivido quanto ha scritto Massimo Viglione: "Ciò che è cambiato, oggi, non sono gli islamici. Ma i cattolici. Onore a questo martire della Fede: Sharon Masih". Lo stesso vale per gli altri. Che si sia almeno capaci di piangere e onorare i propri martiri!

4 commenti:

  1. LBQ,Il gesuita, l'islam jihadista e quel silenzio del Papa
    di Rino Cammilleri
    04-09-2017

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  2. ISLAM, il coraggio del parlar chiaro di GIOVANNI PAOLO II.

    «In particolare, è importante un corretto rapporto con l’Islam. Esso, come è più volte emerso in questi anni nella coscienza dei Vescovi europei, «deve essere condotto con prudenza, con chiarezza di idee circa le sue possibilità e i suoi limiti, e con fiducia nel progetto di salvezza di Dio nei confronti di tutti i suoi figli». È necessario, tra l’altro, avere coscienza del notevole divario tra la cultura europea, che ha profonde radici cristiane, e il pensiero musulmano.
    A questo riguardo, è necessario preparare adeguatamente i cristiani che vivono a quotidiano contatto con i musulmani a conoscere in modo obiettivo l’Islam e a sapersi confrontare con esso; tale preparazione deve riguardare, in particolare, i seminaristi, i presbiteri e tutti gli operatori pastorali. È peraltro comprensibile che la Chiesa, mentre chiede che le istituzioni europee abbiano a promuovere la libertà religiosa in Europa, abbia pure a ribadire che la reciprocità nel garantire la libertà religiosasia osservata anche in Paesi di diversa tradizione religiosa, nei quali i cristiani sono minoranza.
    In questo ambito, «si comprende la sorpresa e il sentimento di frustrazione dei cristiani che accolgono, per esempio in Europa, dei credenti di altre religioni dando loro la possibilità di esercitare il loro culto, e che si vedono interdire l’esercizio del culto cristiano» nei Paesi in cui questi credenti maggioritari hanno fatto della loro religione l’unica ammessa e promossa. La persona umana ha diritto alla libertà religiosa e tutti, in ogni parte del mondo, «devono essere immuni dalla coercizione da parte di singoli, di gruppi sociali e di qualsivoglia potestà umana».»

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  3. LA RISPOSTA DELLA CHIESA IN PAKISTAN ALLE VIOLENZE: ANNO EUCARISTICO E ADORAZIONE IN PARROCCHIA
    “Di fronte a ogni violenza, il nostro è un atteggiamento eucaristico: non si risponde con il male ma affidando a Dio la nostra sofferenza, accogliendo la sua volontà, benedicendo e ringraziando, pregando per la pace”.
    http://www.iltimone.org/36385,News.html

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  4. “Di fronte a ogni violenza, il nostro è un atteggiamento eucaristico: non si risponde con il male ma affidando a Dio la nostra sofferenza, accogliendo la sua volontà, benedicendo e ringraziando, pregando per la pace”.

    Ciò è vero, ma è anche vero che non bisogna mettere Dio alla prova.
    Se questo ragionamento fosse stato applicato ante-battaglia di Lepando, di Vienna ecc, oggi non avremmo nessuna necessità di porci il problema, in quanto tutta l'Europa sarebbe diventata musulmana, inoltre tale modo di ragionare il quale rasenta il "fato" è stato ben dimostrato nei secoli passati, quando si combatteva per la fede, ma ora per il buonismo, il pacifismo per il politicamente corretto si stende un tappeto rosso all'islam, invitandolo (ma già in qualche misura lo si fa)ad entrare nella nostra cultura, dimenticando che lo scopo primario dell'islam è la conversione degli infedeli, con le buone o con le cattive.Difendiamo la nostra fede non le ideologie del mondo.

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