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lunedì 2 aprile 2018

Quanta cattiveria a causa dell'ignoranza (o dello scempio) della Liturgia

Finalmente due sacerdoti cattolici, ben diversi da Bergoglio & C. [vedi]. Da incorniciare il commento ripreso di seguito.

Ho letto della polemica circa una lavanda dei piedi “rifiutata” a degli immigrati (musulmani) [qui]
La Diocesi per ora resta in silenzio e non si pronuncia.
Tuttavia dovremmo capire bene certe cose e per fare questo, come sempre, sono andato ad attingere da Ratzinger.
La Liturgia del Giovedì Santo non è articolata in momenti disgiunti ma fa parte di un unico Mistero che non è solo teologico né morale. Ma trasfigurante.
Nella Cena del Signore avviene l’ istituzione della Santa Eucaristia e del Sacerdozio.
Intorno a sé Gesù Cristo convocó gli apostoli non come semplici discepoli a cui è stata rivolta la Parola dell’ Annuncio, ma come coloro che sarebbero diventati i primi sacerdoti del culto cristiano dopo la Pentecoste.
La lavanda dei piedi non è un mero simbolo di “servitù” e di “servizio”, inteso come rito esteriore di purificazione o di sottomissione del Cristo all’uomo. Sto dicendo l’ ovvio… quello che è stranoto, ma a quanto pare si ignora. Dolosamente?
Forse si di questi tempi… forse si!
Fatti vostri personali con Dio…
Il rito della purificazione è in sé presente in molte religioni e riguarda un desiderio umano trasversale alle culture di tutti i tempi e latitudini. È servita a Dio da Preparatio al l’Evento Cristiano.
Col Cristo, tuttavia, il termine “purificazione” acquisisce un significato nuovo che non è più né solo rito esteriore né una scalata morale alle virtù del discorso della Montagna.
È precisamente una Trasfigurazione interiore che accade attraverso la Grazia di un perfezionamento per mezzo della Parola e della vita sacramentale.
Non da noi stessi ci purifichiamo. Non coi catini e neanche con una marea di opere buone. Occorre la nostra ferma volontà di essere purificati ma questa resta una Azione di Dio sull’ uomo mediante lo Spirito Santo.

La sera del Giovedì Santo, dunque, Gesù definisce le caratteristiche rituali cultuali e Spirituali che dovranno possedere i suoi sacerdoti “consacrati”.

Non è un momento di servizio e di umiltà ulteriore di Gesù Cristo slegato da ciò che accade prima e dopo la lavanda.
Tanto che Gesù stesso si rivolge agli Apostoli dicendo loro che, ad eccezione dei piedi, loro sono già stati purificati per mezzo dell’ Ascolto della Parola. Un Ascolto passivo per loro, ma attivo secondo la Potenza del Verbo Incarnato.
Gesù non conversava con gli apostoli, ma li “formava” in vista del preciso mandato Ecclesiale e sacerdotale di cui li avrebbe investiti.
Infatti in GV 17, 17 Egli dice al Padre: “Consacrali nella Verità”.
“Consacrare” nella terminologia sacerdotale (quella del Giovedì Santo, anche), significa “abilitare al culto”.

Ma veniamo alle parole precise di Ratzinger in un passaggio sul rito della lavanda dei piedi, sulla purificazione e le Beatitudini:
“(…) solo se ci lasciamo ripetutamente lavare, «rendere puri» dal Signore stesso, possiamo imparare a fare insieme con Lui ciò che Egli ha fatto.
Ciò che conta è l’inserimento del nostro io nel Suo («non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me»: Gal 2, 20). Per questo la seconda parola chiave, che ricorre spesso nell’interpretazione di Agostino del discorso della Montagna, è la parola «misericordia». Dobbiamo lasciarci immergere nella misericordia del Signore; allora anche il nostro «cuore» troverà la via giusta. Il «comandamento nuovo» non è semplicemente un’esigenza nuova e superiore: esso è legato alla novità di Gesù Cristo – al crescente essere immersi in Lui.
Proseguendo su questa linea, Tommaso d’Aquino poteva dire: «La nuova Legge è la grazia dello Spirito Santo» (Summa theol. I-II q 106 a 1) – non una norma nuova, ma l’interiorità nuova donata dallo stesso Spirito di Dio. Questa esperienza spirituale della vera novità nel cristianesimo, Agostino alla fine poteva riassumerla nella famosa formula: «Da quod iubes et iube quod vis – concedi quello che comandi e poi comanda quello che vuoi» (Conf. X29,40).”
Solo in una visione propagandistica e impoverita della liturgia si può leggere nella “lavanda dei piedi” un gesto “solidale” da cui non è lecito escludere nessuno.
Ma il Battesimo ci ricorda che abbiamo un Sigillo sacerdotale (non identico a quello dei ministri, sia chiaro, altrimenti il Sacramento dell’ Ordine sarebbe “in più”) che ci chiama alla Mensa della Parola e subito dopo a quello della Eucaristia, passando per la purificazione della Misericordia (perdono dei peccati) del Dio che muore e risorge per permetterci una vita “trasferita” nel Regno divino che è Lui.
In parole semplici: la Messa.

Carissimi sacerdoti o fratelli battezzati che gridate allo scandalo se intorno all’altare del Giovedì Santo dei presbiteri si rifiutano di vivere un momento Liturgico che non è a disposizione dell’ uomo e in vista dell’ uomo filantropo ma di una totale vita sacramentale, con persone non battezzate, sappiate che non è né razzismo né egoismo né tutte le cose farlocche che si sparano su Fb e sui giornali.
È semplicemente “restituire” a Cristo la Liturgia del Sommo Sacerdote che istituisce il Sacramentum mediante l’exemplum.
Sacramentum et exemplum.
Mi spiegate, cortesemente, che ci fanno donne e musulmani in una ultima cena mai esistita nel Vangelo?
Mai voluta da Cristo in questo modo?
Mi spiegate perché abbiamo “normalizzato” e reso pagano un gesto Sacro e inscritto in un duplice Sacramentum come un “gesto di accoglienza e di mera ospitalità”?
Che c’entra?
E che vi scandalizzate a fare “farisei del globalismo dei popoli”?
La Liturgia non è forma ma è Sostanza Ispirata dallo stesso Cristo Sommo Sacerdote.
La svendita dei riti e degli altari ad altre religioni e a persone non battezzate non solo non ottiene nulla dal cielo ma neanche dall’altare perché l’accesso ai sacramenti resta precluso ai non battezzati.
Che senso ha, dunque, “paladini dell’ escluso immigrato?”
Ma chi ce li ha messi là intorno all’altare?
Chi decide di mettere i “gentili” intorno all’ altare (senza distinzione alcuna di cultura popolo e religione), non solo non sta evangelizzando nessuno, ma sta frammentando il Sacro Unico momento Liturgico del Sacrificio a favore di un non ben combinato show “di tarallucci acqua e telecamere”. E poi si stracciano le vesti?

Chi è, allora, che stravolge la Liturgia in realtà?
Chi la rispetta o chi ignorandola sputa sui sacerdoti che ne rammentano la Sacro e Santa dignità?

Poi… ohu… se volete mettere l’ accusa di razzismo insieme a quella di fascismo pure in vasca da bagno… fatelo pure.
Ma è una “vasca da bagno” la vostra, non la “lavanda dei piedi” dell’ ultima cena di Nostro Signore.

Ave Maria!
P.s lasciateli stare quei due Servi di Maria…per Carità! [Fonte]

7 commenti:

  1. Povera Chiesa!

    http://www.lafedequotidiana.it/durissimo-attacco-del-teologo-laico-andrea-grillo-alla-commissione-pontificia-ecclesia-dei/

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  2. Offese e blasfemie patenti

    Inserire dei musulmani nella lavanda dei piedi, loro che negano la divinità di Cristo e sono sempre stati nemici feroci dei cristiani, non solo è offensivo, è anche blasfemo.
    Inserirci le donne non sarà blasfemo ma resta offensivo per il sacerdozio, che è maschile, non avendo Gesù evidentemente ritenuto le donne ad esso adatte. Altrimenti ne avrebbe scelto almeno una, da inserire tra i Dodici.
    E perché le donne non sono adatte al vero sacerdozio cattolico? Basta osservare la loro psicologia e il loro carattere, per rendersene conto. Sono adattissime al contrario alla vita monastica e ad esser suore. Un ruolo secondario, ma secondario solo rispetto a quello del sacerdote, che ha ricevuto (nientemeno) il potere di operare la Transustanziazione e di assolvere dai peccati. Anche il ruolo delle suore e delle monache è in realtà primario nella Chiesa e lo dimostra tutta la storia della Chiesa. La sacerdotessa è cosa del paganesimo.
    Ma è primario in modo diverso (anche se complementare) a quello degli uomini, proprio perché uomini e donne non sono uguali. Simili ma non uguali. Questo è il punto.
    L'assalto alla Chiesa delle femministe esagitate, travestite da "teologhe" da corso per la terza età, è sempre più virulento, grazie alla complicità dei soli noti nella Gerarchia. L'ultimo caso è stato quello della ex presidente della Rep. d'Irlanda, cattolica ultraliberal, che ha preso tempo fa un diploma in teologia e si è messa a dettar legge alla Chiesa, gridando ai quattro venti che deve aprirsi alle donne e soprattutto agli omo. Si dà il caso, infatti, che l'ex presidente abbia un figlio gay dichiarato.

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  3. Nessuno piu' vuole stare "al suo posto" . al posto che gli e' stato assegnato dalla storia .
    Abbi pieta' di noi Signore , abbi pieta' di noi !

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  4. spero di aver visto male03 aprile, 2018 07:47

    Leggendo i titoli della rassegna stampa in TV, mi è parsa di veder inquadrata un titolo di un giornale della regione, titolo più o meno del tipo: " Si dovevano lavare quei piedi". Per caso si tratta della risposta del vescovo locale?!?

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  5. Ma il bacio piede, che mi sembra di aver l visto fare solo a Bergoglio, è stato sempre previsto?
    Se si, sulla base di quale argomento testuale?

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  6. @Aloisius

    "...Il bacio del piede

    Prima della riforma della Settimana Santa voluta da Pio XII, il bacio del piede appena lavato dal sacerdote faceva parte delle rubriche del rito. Ma tale menzione venne omessa, e non si ritrova neanche nel messale del 1962 e nei successivi. Comunque è rimasto fino ad oggi come gesto tradizionale e spesso lo si vede compiere dai sacerdoti che impersonano il "Cristo che serve" (lo faceva anche Giovanni Paolo II)..."

    Testo preso da: La lavanda dei piedi il Giovedì Santo: attenzioni rubricali e teologiche http://www.cantualeantonianum.com/2009/04/la-lavanda-dei-piedi-il-giovedi-santo.html#ixzz5AgmE5Ngi
    http://www.cantualeantonianum.com

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  7. "La parte razionale, che è tuttavia coriacea, mi illustra però che all’ultima cena Gesù volle compiere il suo gesto di umiltà non verso dodici passanti bensì verso dodici persone che aveva scelto accuratamente e guidato per anni, in vista di un mandato che andava ben oltre il momento eclatante".

    Antonio Gurrado su Il Foglio

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