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domenica 6 maggio 2018

Ma che ignoranza il cardinale Marx - Stefano Fontana

La sconcertante presa di posizione del cardinale Marx, che ha detto che senza Karl Marx non ci sarebbe Dottrina sociale della Chiesa. Un’operazione infantile, un gioco di balocchi. Il marxismo è la negazione dell’uomo perché è la negazione di Dio. Tra di esso e la Dottrina sociale della Chiesa non può esserci nessun rapporto se non di contrapposizione.
Dopo l’arcivescovo Sorondo [qui], ora tocca al cardinale Reinhard Marx. Il primo, Presidente della Pontificia Accademia delle Scienze sociali, aveva dichiarato che il Paese ove oggi viene meglio realizzata la Dottrina sociale della Chiesa è senz’altro la Cina. Il secondo, in una intervista alla “Frankfurter Allgemeinen Sonntagszeitung”, ora afferma che senza Karl Marx non ci sarebbe Dottrina sociale della Chiesa.

Nella sintesi dell’intervista apparsa sul sito ufficiale della Conferenza episcopale tedesca (vedi qui) in occasione del 200mo compleanno del filosofo di Treviri che cadrà il 5 maggio prossimo, l’arcivescovo di Monaco dichiara di essere sempre stato molto colpito dalle parole del Manifesto del Partito Comunista ove si direbbe che “Il mercato non ci porta automaticamente ad una società giusta”, Per questo, il cardinale vede nel marxismo un “correttivo” del capitalismo: “Prosperità e profitto non sono l’unica cosa a cui una società debba tendere”. Secondo il cardinale è il caso di ricordare i 200 anni dalla nascita di Karl Marx perché “le sue analisi hanno contribuito alla nascita della Dottrina sociale della Chiesa”.

Marx avrebbe mostrato – secondo il cardinale – che il mercato non è così innocente e che se i danni umani e ambientali provocati dal capitalismo sono stati in seguito ridotti, il merito va dato a chi lo ha criticato e non ai successi del capitalismo stesso. Karl Marx è stato uno dei “primi scienziati sociali seri” in quanto avrebbe spiegato i processi in riferimento alle “relazioni reali” perché i diritti rimangono incompleti se si prescinde dai loro aspetti materiali.

Certamente, secondo il cardinale, non si può separare completamente il pensiero di un filosofo da quanto ne hanno fatto altri in seguito, però non si deve nemmeno appiattire le due cose l’una sull’altra, sicché non si può attribuire a Marx lo stalinismo o i gulag. Inoltre Marx ha fatto delle interessanti previsioni sul populismo di destra e xenofobo dei nostri giorni, spiegandolo come effetto delle nuove divisioni sociali indotte dal capitalismo.

Nelle affermazioni dell’Arcivescovo Sorondo e ora in quelle del cardinale Marx non si riesce a capire se sia più profonda l’ignoranza sulla Cina per l’uno e sul marxismo per l’altro o se sia più profonda l’ignoranza della Dottrina sociale della Chiesa. Quest’ultima ipotesi è, naturalmente, più allarmante, trattandosi di due eminenti uomini di Chiesa. Ma è più probabile che le varie ignoranze procedano insieme.

La riduzione del marxismo a incolore socialdemocrazia che vuole correggere le disfunzioni del mercato abbandonato al capitalismo, magari mediante l’intervento dello Stato, è ridicola, perché proprio contro queste posizioni “lassalliane” aveva lanciato i suoi strali Karl Marx. Ridurre il marxismo ad un fervorino moralista circa il profitto che non deve essere il fine ultimo della società [ma quando mai Marx avrebbe scritto queste cose?], vorrebbe dire trasformare quella ideologia in un’etica da Onlus. Intendere poi il “materialismo” marxista come una forma di “realismo” significa non aver letto nemmeno Maritain, il quale affermava che quando Marx dice “realismo” intende “materialismo”. Come poi un cardinale possa sostenere che sul materialismo possa fondarsi “uno dei primi scienziati sociali seri” è cosa che stupisce non poco.

Che poi il Marxismo del Manifesto abbia determinato la nascita della Dottrina sociale della Chiesa è una tesi incomprensibile. Ci fu un tempo in cui molti sostenevano che la Dottrina sociale della Chiesa sarebbe nata in ritardo, quindi dopo il marxismo e su sua influenza. Ma oggi nessuno sostiene più questa tesi. Innanzitutto perché la Chiesa si era mossa ben prima della Rerum novarum, specialmente in Germania con Von Ketteler, secondariamente perché quando esce il Manifesto del 1848 il Marxismo come movimento non esisteva ancora. Ma anche esaminando la cosa dal punto di vista teorico e dottrinale e non solo da quello storico, la Dottrina sociale della Chiesa nasce per ridare il giusto posto a Dio nel mondo che le ideologie ottocentesche volevano usurpare per sé. La Dottrina sociale della Chiesa, dal punto di vista teoretico, nasce da Vangelo e dal diritto naturale e non dalla critica marxiana al capitalismo, e intende ripristinare i diritti di Dio nella società degli uomini. Di tutto il resto essa si occupa di conseguenza e solo in questa luce.

La riduzione del marxismo operata dal cardinale Marx va quindi di pari passo con la riduzione della Dottrina sociale della Chiesa, presentata come un discorsetto sul profitto che non deve essere tutto o sui limiti del mercato. Per dire sciocchezze simili non c’era bisogno né del marxismo né della Dottrina sociale della Chiesa.

Al marxismo non interessa niente della giustizia sociale, considerata un pregiudizio borghese, né dei diritti individuali, dato che l’uomo deve riscoprirsi come “essere generico”, e la critica al capitalismo non viene fatta in nome della persona umana e della sua dignità ma delle leggi materiali della storia che condurranno volenti o nolenti ad una società senza Dio, senza Stato e senza classi. Stabilire relazioni nominalistiche tra il Manifesto e la Rerum novarum è operazione infantile, un gioco di balocchi. Il marxismo è la negazione dell’uomo perché è la negazione di Dio. Tra di esso e la Dottrina sociale della Chiesa non può esserci nessun rapporto se non di contrapposizione.
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21 commenti:

  1. Tempo fa una mia amica cattolica, intelligenza brillante, fede sì sì, no no, con tutte le tragedie vissute dalla generazione del dopoguerra, parlando della Germania e dei tedeschi,in tempo ormai dell'euro, mi disse: "Quando loro sono intorno, io tremo." Naturalmente, non capii subito ma, pian piano, la mia fiducia in lei si consolidò ancor di più, mentre tanti altarini del mio cuore si andavano sciogliendo come neve al sole.

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  2. Questa stagione della Chiesa cattolica è segnata da una crisi senza precedenti della fede, della sua trasmissione e della dottrina. Si prolunga nello snaturamento liturgico e provoca la secolarizzazione con lo smarrimento del senso del peccato. In certe aree c'è un crollo di vocazioni, in altre le vocazioni resistono, ma aumenta l'eterodossia. Papa Francesco, per più di 15 anni reggente di una diocesi profondamente in crisi, è un figlio di queste aree eterodosse, che accompagna una teologia confusa a uno spiccato autoritarismo: non è detto che sappia farlo, ma gli piace comandare. In genere queste persone trovano chi le sappia "valorizzare": i più scaltri comandano dall'ombra da cui sanno sfruttare le debolezze e le propensioni delle marionette che si son scelte. Fu un quasi-papa nel 2005, per dire che non è una meteora nel panorama dei tessitori di fili, per i quali "il tempo è superiore allo spazio". Il catto-comunismo strisciante vi trova un perfetto interprete, basti vedere il successo che ha in quell'area, poco incline ai "valori non negoziabili". Non è nemmeno per la teologia della liberazione, alla quale fu sempre ostile: è obliquo.
    In questa linea si trovò allineato a chi operò negli ultimi decenni per pilotare la Chiesa sudamericana in quella direzione, al lordo di comportamenti privati non irreprensibili, poi emersi. Tra i personaggi più noti l'allora Segretario di Stato vaticano e Leonardo Sandri, cioè personalità che durante il papato di Benedetto XVI vissero più di una difficoltà. Proprio da quell'ambito è emersa l'indicazione ai conclavisti di scegliere "un pastore"... pilotando con precisione tutti i voti che erano in grado di orientare sul candidato giusto, anche perché sapevano che per molte cose avrebbe poi "diretto" per interposta persona...
    La "vecchia curia", i sapienti cultori del gattopardismo, dopo aver sabotato Ratzinger, alla fine ha spostato i voti sul cardinal Bergoglio, presentato come "nuovo", conoscendolo fin nei cassetti dell'armadio, avendo piena padronanza su annessi e connessi di Baires.
    Chi ha reputato "ottimo" il menu servito dagli ultimi cinquant'anni di cattolicesimo ha trovato un ottimo "continuista" per assecondare andazzi, frizzi e lazzi dei più "secolarizzanti, desacralizzanti ed ecumenici" in spregio all'ermeneutica della continuità di Benedetto XVI che cercava di togliere la terra sotto ai piedi di chi ha voluto fare dell'ultimo concilio ecumenico una sorta di nuova rivelazione e tanti saluti alla dottrina, la catechesi e la cultura (incluse la mistica e l'ascesi) dei venti secoli precedenti.

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  3. Ha ragione la tua amica, Irina, ma secondo me comunque questo è un infiltrato e lo è sempre stato, dal momento anche che culturalmente e come tradizione familiare mi risulta cresciuto in altra tradizione religiosa, diversa da quella non solo Cattolica, ma Cristiana . Quindi, cosa ci fa nella Chiesa? La tattica dell' infiltrazione.

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  4. La confutazione di Fontana dell'idiozia secondo cui: "Il Marxismo del Manifesto abbia determinato la nascita della Dottrina sociale della Chiesa" è impeccabile. Nulla da aggiungere, se non condividere lo sconforto riguardo al fatto denunciato da Fontana: "Nelle affermazioni dell’Arcivescovo Sorondo e ora in quelle del cardinale Marx non si riesce a capire se sia più profonda l’ignoranza sulla Cina per l’uno e sul marxismo per l’altro o se sia più profonda l’ignoranza della Dottrina sociale della Chiesa."
    E sarebbe inutile attendersi un, pur doveroso, "severo monito" dalla Congregazione per la Dottrina della Fede. Ormai è diventata un bastione del modernismo.

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  5. Irina, la situaziione in Germania, in cui vivo, è drammatica, tuttavia questo antigermanesimo che si respira ovunque é parte del problema.

    In che senso? Anche in Germania questa tendenza é stata (dopo anni di propaganda) interiorizzata. I piú forti antitedeschi, sono spesso i tedeschi stessi.
    La reazione a questo è la "misericordia" ad ogni costo, anche se ciò conduce alla catastrofe. Lo si é visto nel caso dell'apertura delle frontiere ai "profughi", e lo si vede in questo caso. Questo umanesimo esasperato è tuttavia in buona parte frutto di una sorta di autorifiuto, che, giova ripeterlo, viene propagato ovunque. Il cattivo é nell'immaginario comune molto spesso "der Deutsche".
    Parte della soluzione dei problemi europei (ed indirettamente del cattolicesimo in europa) é legata ad un recupero in Germania di un sano rapporto con la propria identità nazionale.

    Roberto

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  6. Il cardinale Marx: nomen omen, mescola il diavolo e l'acqua santa

    La dottrina sociale della Chiesa, per ciò che riguarda il rapporto tra le classi, si fonda sul superamento della lotta di classe in nome dell'armonia sociale e della fratellanza cristiana.
    La lotta di classe va composta applicando le massime del buon governo ossia della giustizia. Questo perché la società deve riflettere i valori cristiani, la cui origine è soprannaturale. Invece, nel marxismo, la lotta di classe è vista come il motore della storia, motore i cui giri devono essere aumentati nel processo rivoluzionario che, nell'ottica utopistica di Marx, dovrà necessariamente concludere la storia stessa nella società senza classi, dopo gli inevitabili e tellurici sconvolgimenti rivoluzionari comportanti l'instaurazione della dittatura del proletariato ad opera del partito comunista, sua avanguardia.
    Sul piano dei sentimenti riflettenti i valori, la dottrina sociale cristiana insegna la collaborazione sociale all'insegna della giustizia e dell'equità, dello spirito di sacrificio. Quella marxista, invece, privilegiando la lotta e quindi l'odio tra le classi, esalta l'odio di classe, lo scontro violento, la guerra civile. E'una cultura dell'odio, se si può usare qui il termine cultura.
    Certo, è esistito un marxismo parlamentare, quello appunto della socialdemocrazia, particolarmente forte in passato in Germania e Austria, anche a livello teorico. Esso, odiatissimo da Lenin, cercava di conciliare Kant e Marx in un' etica "marxista" che si opponesse vittoriosamente all'etica di origine "borghese", individualistica ed egoistica, e contribuisse alla conquista politica e democratico-parlamentare della società e dello Stato da parte delle masse.
    Ma questo marxismo era appunto una variante "austro-tedesca" che metteva tra parentesi il senso profondo, eversivo del pensiero di Marx, formatosi su Hegel ma anche su Spinoza. Una filosofia, la sua, che coniuga pensiero economico e dialettica hegeliana in modo da far convivere il determinismo storico più brutale con l'utopia più insensata e radicale, nobilitando i sentimenti di odio e di vendetta delle masse sfruttate coll'elevarli ad una missione universale, quella di instaurare, mediante la rivoluzione mondiale, ossia lotte feroci e spietate ma eroiche, il regno dell'uguaglianza perfetta su questa terra.
    PP

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  7. Dans son livre “Ce que je crois”, publié en 1975, le philosophe français Maurice Clavel parle notamment du marxisme et il écrit ceci :

    « […] on connaît aussi, au tout début du printemps de la Doctrine, en 1844, l’année même des “Manuscrits”, quatre ans avant le “Manifeste”, vingt-trois ans avant le “Capital”, l’extraordinaire lettre de Proudhon au jeune Marx : “Bien cher Monsieur Marx, je vous estime très fort, mais votre pensée me fait peur pour la liberté des hommes.” Elle me confirmerait, s’il en était besoin, que les crimes épouvantables du marxisme, partout au monde où il dispose du pouvoir, ne sont le fait d’aucun marxiste en particulier, encore moins des saboteurs ou des traîtres, encore moins des déviations ou déviations de déviations, mais de la Doctrine. Ce qui était prévu par Proudhon était prévisible. “Le socialisme se prépare en silence à sa domination par la Terreur”, disait aussi Nietzsche. »

    Et Clavel explique lui aussi très bien pourquoi le marxisme est « intrinsèquement pervers ».

    Mais je ne vais pas citer tout le livre. J’invite seulement le cardinal Reinhard Marx, qui est encore plein d’énergie, à lire, pour sa culture politique, ces trois bons auteurs : Clavel, Proudhon et Nietzsche. Il pourra aussi y ajouter les papes Pie IX et Pie XI.

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  8. Questo cardinale sta diventando un fenomeno da baraccone.

    E, per somma sventura del Gregge di N.S. Gesù Cristo, è in affollata compagnia.

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  9. Ecchee' tutta 'sta fretta !
    Ecco qua , bell'e ponto:
    https://www.maurizioblondet.it/la-stampa-neocon-ci-ha-gia-scelto-il-capo-del-governo/

    Da La Stampa:
    L’identikit del premier guarda all’Europa e ai conti Tra i favoriti Tabellini
    Il candidato del Presidente [Mattarella]: un economista che sia una garanzia di fronte ai mercati
    Consumati sessantaquattro giorni di trattative, colloqui, trappole e consultazioni, Sergio Mattarella martedì prenderà in mano il destino della legislatura. I partiti sono ormai senza alibi. Fallito il tentativo di un governo fra centro-destra e Cinque Stelle, tramontata l’ipotesi Cinque Stelle-Lega e Cinque Stelle-Pd, non resta che tentare la strada di un esecutivo aperto a tutti. Poco importa se lo si chiamerà «del presidente», «di tregua», «di scopo» o di «larghe intese». La sostanza è la s…continua
    ALESSANDRO BARBERA

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  10. Del resto La Stampa, anzi il direttore neocon Molinari, esalta un saggio intitolato:

    “Il popolo è nemico della democrazia”.
    La tesi è che, per funzionare bene, la democrazia deve eliminare il popolo.

    Il tutto, ovviamente, nella linea della tradizione “democratica” del socialismo reale. Brecht:

    “Il Comitato centrale ha deciso: poiché il popolo non è d’accordo, bisogna nominare un nuovo popolo».

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  11. Irina,
    concordo anch’io con Roberto.

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  12. Non conosco nel dettaglio le motivazioni che erano dietro l'affermazione della mia amica, cercherò di spiegare perchè a modo mio vi assento.
    Partiamo dal fatto che noi, e forse tutti gli europei, abbiamo tenuto in gran conto il pensiero tedesco, la cultura tedesca, e le sue applicazioni tecniche. E questo da secoli; non ricordo se Pirandello o Croce elogiò il libro tedesco che non bisognava mancare di leggere. E così, in ogni bibliografia seria, i testi sodi sono per lo più tedeschi. Preso atto di questa realtà mi sono chiesta: come accade, perchè accade che poi spesso questo pensiero, forza dell'Europa, finisce con l'errare? Col far del male? Le uniche risposte che ho potuto dare a me stessa sono: la superbia ed il Luteranesimo. Ricordo che, nel torpore della mia adolescenza sui banchi di scuola, quando si sciorinavano i grandi pensatori, tutti più o meno rigettavano in parte il Cristianesimo in generale ed il Cattolicesimo in particolare, mi stupivo perchè tutti in un modo o nell'altro del Cristianesimo erano vissuti. Questo è il terzo punto legato fondamentalmente alla superbia. Meglio diciamo che la superbia in Germania, a parer mio, affonda le sue radici nella ribellione luterana. Il pensiero è strettamente legato alla Fede. Ogni popolo, come ogni figlio, è diverso da ogni altro. Quello tedesco è il figlio intelligente ma, qualcosa l'ostacola.

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  13. Sulla colpevolizzazione dei popoli noi stessi ne sappiamo qualcosa, è propaganda degli invidiosi spesso, altre volte sono ruvide indicazioni di cui far tesoro per migliorarsi.

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  14. http://www.ilgiornale.it/news/cronache/se-esiste-rischio-scisma-conservatore-nella-chiesa-1522777.html

    ... Siamo molto lontani dal poter parlare di "scisma", ma, per quanto questi e altri cardinali abbiano sempre ribadito la loro fedeltà nei confronti del pontefice, rimane un'evidenza: esiste un'idea di Chiesa molto diversa da quella promossa dal gesuita argentino. Una visione che è stata in grado di alimentare molto chiasso mediatico e riflessioni che sono arrivate persino a parlare di "eresia". Ogni Papa, come i lettori ricorderanno, ha avuto i suoi "oppositori". Persino l'amatissimo Giovanni Paolo II. Il multilateralismo promosso dalla "Chiesa in uscita", però, potrebbe produrre effetti a lungo termine non prevedibili.

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  15. Ammettendo che la torsione del pensiero, la possibilità che esso sfoci in paludi, sia avvenuta, come credo, con Lutero, bisognerebbe aggiungerci un'altra componente, l'avidità dei principi tedeschi,fatta propria dai contadini, che avvelenò gran parte di ciò che ancora era rimasto indenne. Questa avidità fu una caduta nella materia che investì un intero popolo; probabilmente è la stessa materialità che chi conosce molto bene la lingua tedesca, la ritrova nel fatto che la lingua dei dotti, dei filosofi, come nessun altra può essere volgare. Da romana dubito ma, così lessi.

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  16. @ Anonimo
    6 maggio 2018 10:26

    Spesso anche io ho pensato che dalla Germania siano potuti entrare nel Cattolicesimo infiltrati di diversa origine, con uguale meta: scalarne la gerarchia. La gerarchia per gli onesti, in tempi tonici, è una scala di merito; per i disonesti, in tempi di grande rilassamento, diventa strumento di scalata sociale.

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  17. Il precedente Marx era massone.Lui cos'e`? Luterano calvinista battista testimone di Geova? Cmq distruttore della Chiesa Cattolica questo e' certo?, Con Kasper suo gemello collaboratori in quest' opera di discernimento o distruzione del Sig. X

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  18. Poteva mancare Calvino?

    Pellegrinaggio Ecumenico di Sua Santità Francesco a Ginevra (21 giugno 2018) – Programma, 07.05.2018
    http://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2018/05/07/0326/00704.html

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  19. https://www.lifesitenews.com/news/cardinal-raises-question-is-pope-francis-part-of-churchs-final-trial

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  20. Il diavolo si è pure divertito a dare ai suoi pupazzi lo stesso cognome

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  21. "Il precedente Marx era massone.."

    Davvero? In quale Loggia si era iniziato?
    Z.

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