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sabato 15 dicembre 2018

Torniamo a Trento (e al Vaticano I) - don Elia

Expecta Dominum et custodi viam eius (Sal 36, 34).

Sia nei testi del Vaticano II che nel rito della nuova Messa si trovano locuzioni e affermazioni che un cattolico sincero e ben formato non riesce proprio a digerire. Di solito il conservatore conciliare, nel disperato tentativo di salvare capra e cavoli, si appiglia con ansioso zelo al principio secondo cui chiunque abbia una retta fede interpreta spontaneamente ambiguità e stranezze in modo ortodosso mediante un’opportuna contestualizzazione effettuata a partire da una giusta precomprensione. Ma, a questo punto, sorge inevitabilmente una serie di domande: come fa chi, dopo cinquant’anni di confusione dottrinale, quella giusta precomprensione non l’ha più o non l’ha mai avuta? perché mai chi, per grazia di Dio, ne è invece ancora dotato dev’essere obbligato a questo sforzo ermeneutico, quando prega in chiesa o si forma nella fede? e per qual recondito motivo bisognava inserire tutte quelle ambiguità e stranezze, se non per aprire delle crepe che poi, sotto un’enorme pressione culturale, facessero saltare la diga?

C’è però un altro aspetto da considerare. Fin qui abbiamo parlato di esseri umani che, per sincerità, interesse o ignavia, si sono semplicemente fidati dell’autorità (anche nelle materie più sensibili), interpretando in modo positivo le sue espressioni e disposizioni come qualcosa che, per principio, non potesse contenere errori né provenire da volontà cattiva. Il diavolo, tuttavia, non funziona così. A lui non interessa affatto come i buoni cattolici comprendano ambiguità e stranezze, anche perché non può saperlo finché rimane nei loro pensieri; se invece ciò viene esplicitamente teorizzato da teologi, biblisti e liturgisti, si diverte un mondo a metterci lo zampino confondendo quelle menti spesso piene di superbia – ammesso che non si siano dichiaratamente poste al suo servizio. Ad ogni modo, l’unica cosa che per lui conta è che gli si renda pubblicamente omaggio nelle chiese e nelle facoltà teologiche: per esempio, nominandolo nel cuore della Messa come Dio dell’universo o corrompendo giovani intelletti con sofismi fumosi che li intossicano, a volte senza rimedio. A lui basta questo per vedersi riconosciuto nella Chiesa un presunto diritto di esercitare sui suoi membri un potere più o meno velato.

Come sia stato possibile un simile attentato senza precedenti al culto cattolico si può spiegare solo in parte. Bisogna certo riconoscere la diabolica abilità del perfido traditore che, in un clima di fretta scriteriata nel trattare una materia delicatissima, riuscì a imporre la propria volontà ingannando tutti, sia la commissione incaricata della riforma con il solito: «Lo vuole il Papa», sia quest’ultimo con la menzogna inversa: «Lo chiede la commissione». Ma questo non basta: perché Montini, sia pure avvertito dagli autorevoli cardinali Bacci e Ottaviani [vedi], si prestò ad approvare riluttante quello che egli stesso, in modo del tutto incoerente, definì un gran sacrificio assurdamente accettato in nome di un vantaggio inconsistente, cioè di un accesso del popolo alla liturgia che già era possibile e andava semplicemente incrementato con una formazione più capillare? Fu forse ricattato? Come tutte le rivoluzioni, anche quella liturgica calò sulla testa di clero e fedeli che non l’avevano assolutamente voluta né richiesta, ma se la videro imporre con un’intransigenza di sapore maoista.

In realtà il rito di Bugnini (la cui compilazione e imposizione è comunque illegittima, in quanto viola l’espresso divieto di san Pio V) [vedi] non è stato praticamente mai osservato integralmente, visto che ogni prete lo “interpreta” a modo suo, quasi fosse un canovaccio. Ora, nel diritto, la costante inosservanza di una legge può provocarne l’abrogazione per desuetudine. La “riforma” liturgica, oltre a essersi risolta in un enorme fallimento, cadrà alla fine nel dimenticatoio perché nessuno andrà più alla Messa nuova, finché un papa di nuovo cattolico non la abolirà del tutto. È per questo che agiscono in modo così inesorabile con le realtà ecclesiali che propugnano la Messa di sempre: chiunque la riscopra (specie fra i giovani e fra quanti ritornano alla fede) ne è talmente affascinato che, dopo aver gustato il cielo, non vuol più saperne del ridicolo varietà in salsa chiesastica cui han ridotto la liturgia cattolica.

Probabilmente l’abolizione del Sacrificio non sarà effettuata per mezzo di decisioni ufficiali che possano essere impugnate o a cui si possa opporre resistenza, ma mediante un graduale slittamento della prassi. Già in molte parrocchie la Messa domenicale è sostituita da una liturgia della parola con, alla fine, la distribuzione dell’Eucaristia per mano di laici o suore. Il pretesto addotto è la scarsità di clero; può tuttavia capitare che a distanza di pochissimi chilometri tre o quattro preti concelebrino insieme. Qual è la ratio di tali provvedimenti? È arduo soffocare il sospetto che, dietro tali scelte, ci sia una visione protestante dell’assemblea liturgica o che si voglia “promuovere” il laicato a detrimento del sacerdozio. Nella diocesi del Papa – udite, udite – si è persino giunti ad affidare la guida pastorale di una parrocchia ad un diacono permanente, il quale si è trasferito in canonica con moglie e figli al seguito. Dato che ciò non è consentito dal diritto canonico, a livello giuridico si è prontamente cucita una pezza nominando un prete amministratore parrocchiale. Egli svolgerà altresì la funzione di distributore automatico di sacramenti e assoluzioni (per chi ancora ci credesse e li reclamasse), ma sotto la direzione del diacono.

Strabuzzate gli occhi? Non riuscite a capacitarvene? La notizia è consultabile in rete. Qualora qualcuno di voi abbia l’impressione che si stia rovesciando l’ordine gerarchico della Chiesa, tenga presente che all’estero i laici dettano legge anche ai vescovi già da decenni; in Italia eravamo rimasti indietro, ma stiamo cercando di ricuperare rapidamente terreno. Tuttavia, ciò che è più grave e allarmante è la sottile strategia mirante, alla lunga, a declassare il sacerdozio e a ridurre i Sacramenti ad atti facoltativi, quasi superflui, in una vita religiosa incentrata sulla “parola”, oltretutto riletta e aggiornata in modo da farle dire l’esatto opposto, nonché così selezionata da relegare nell’oblio i passi politicamente scorretti… È il compimento del progetto di Lutero, una vittoria postuma che realizza lo scopo del suo sulfureo ispiratore: non semplicemente quello di dividere la Chiesa, ma quello di pervertirla dall’interno. A Satana non cale nulla che ci sian voluti cinque secoli: di tempo ne aveva ben davanti a sé – ma ora sta giungendo al termine.

Una visione teologica della storia, fondata sulla speranza teologale, ci obbliga a non arrenderci allo sconforto, sebbene una lettura decantata e obiettiva degli avvenimenti ecclesiali dell’ultimo mezzo secolo possa indurvi. Satana si sta vendicando della cocente sconfitta di Trento e delle successive umiliazioni, ma il suo tempo è già segnato. In preda all’angoscia, Anna Katharina Emmerich scorse in visione un’assise nella quale sulla testa di ogni vescovo si posava un demonio… quelli che Leone XIII vide scendere a stormi su San Pietro? [vedi] Forse siamo andati un po’ troppo lontano, ma a questo livello di comprensione delle vicende storiche elementi apparentemente disparati si raccordano e chiariscono, indicando altresì il cammino da seguire per uscire dal disastro. Bisogna riannodare la trama recisa con Trento e col Vaticano I, l’ultimo concilio veramente cattolico, rimasto incompiuto e – da quanto mi risulta – mai ufficialmente chiuso, motivo per cui la convocazione del successivo è già di per sé illegittima.

Ci sono splendidi tesori dottrinali (specie sulla fede, sulla grazia e sulla giustificazione, nonché sulla rivelazione e sul primato petrino) cui per decenni ci hanno impedito l’accesso e che non abbiamo sufficientemente assimilato, ma che sono estremamente utili sia alla nostra vita cristiana che alla corretta risoluzione delle gravi sfide che oggi ci si pongono. Ciò di cui abbiamo bisogno è di tornare a respirare l’aria pura e a bere l’acqua cristallina del Magistero perenne, che non obbliga a chissà quali sforzi interpretativi né a sfibranti controversie sul suo reale contenuto. La Madonna ci sta conducendo fuori da un’impasse che, imprigionandoci in una dimensione puramente orizzontale, ci impediva di avanzare nella fede; che Suo Figlio ci conceda così di mollare gli ormeggi verso i lidi eterni che la Chiesa ha sempre additato. Il mondo di quaggiù lo dobbiamo evangelizzare, non idolatrare; la nostra patria è il Cielo.

29 commenti:

  1. «Sono stata assolta per le “offese alle persone omosessuali” perché è stato riconosciuto che parlare come ho parlato è stato un mio diritto, anzi è un mio dovere di medico. Quello che ho detto su questi argomenti si può dire! Evviva! Sono stata condannata per le frasi sul movimento Lgbt che ho accusato di rapporti ambigui con il movimento pedofilo e di tentativi di limitare la libertà di parola».
    (Silvana De Mari)

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  2. Sulla condanna della De Mari... zitti e chiotti!😉

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  3. 14 DICEMBRE 2018. ECCO COSA È PERMESSO DIRE E COSA NON È PERMESSO (DOPO LA SENTENZA DEL TRIBUNALE SULLA DOTTORESSA SILVANA DE MARI):
    1°- È permesso dire che nessuno nasce "omosessuale".
    2°- È permesso dire che dall' "omosessualità" si può uscire.
    3°- È permesso dire che la sodomia è pericolosa perché l' ano non è un organo sessuale e non è fatto per essere penetrato.
    COSA È VIETATO DIRE:
    Se un gruppo di persone intitola un circolo ad uno che idolatrava la pedofilia e la coprofagia non è permesso dire che i fondatori di quel circolo sono seguaci della pedofilia. Questo è un punto che non riesco a capire perché se io intitolo un bar ad una persona ProVita e gli abortisti mi accusano di essere ProVita... io ne vado fiero! A regola chi intitola bar o circoli a persone è perché condivide il pensiero. Detto questo dobbiamo solo dire grazie alla Dottoressa Silvana De Mari che ha affrontato la peggior dittatura mediatica della storia ed ha fatto guadagnare due metri di libertà a ProVita e ProFamiglia! Il libro "Non facciamoci imbavagliare" è una perla!

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  4. De Mari:
    "Sono stata assolta da tutte le accuse riguardanti offese alle persone con un comportamento omoerotico. E condannata per due affermazioni sul movimento LGBT. Il mio è stato in tutto e per tutto un processo politico, non un banale processo di diffamazione. Un esempio? Durante il processo moltissime persone sono venute a sostenermi, ma il giudice ha dichiarato di trovarlo disdicevole."

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  5. Articolo condivisibile. Ma il problema è sempre pratico: i vescovi sono oggettivamente in Italia quasi tutti bergogliani, sorosiani e via dicendo. Come facciamo a organizzare comunità cattoliche tradizionaliste? La Messa non la concedono a volte nemmeno questi vescovi e spesso e i sacerdoti che per lo più sono vaticanosecondisti se ne fregano della catechesi e di creare una comunità dicono la Messa magari a orari assurdi e se ne fregano, anche perché rischiano spesso parecchio. Gli unici liberi, che non devono chiedere niente ai vescovi sono i sacerdoti della Fraternità, che penso facciano tutto il possibile per raggiungere il maggior numero di fedeli. Come si fa a creare una comunità dove la Fraternità per il momento non arriva? Per il resto mi pare che ci sia poco da fare. Il potere feroce bergogliano non risparmia e non risparmierà nessuno. Che il Signore e la Santissima Vergine ci aiutino!

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  6. L'IPOCRISIA DELLA FALSA CHIESA

    Interpellato dai giornalisti, il Segretario di Stato vaticano card. Parolin (braccio destro di Bergoglio) ha dichiarato che attualmente non c’è NESSUNA attività diplomatica della Santa Sede per portare in salvo Asia Bibi e la sua famiglia.
    Ha testualmente detto:
    “È una QUESTIONE INTERNA AL PAKISTAN, spero possa risolversi nel migliore dei modi”.

    UNA QUESTIONE INTERNA AL PAKISTAN ?

    Non c'è da stupirsi visto che per Bergoglio i "poveri" da accogliere sono solo gli islamici! E persino senza alcun ragionevole limite...

    http://www.farodiroma.it/la-situazione-di-asia-bibi-e-una-questione-interna-al-pakistan-ma-la-santa-sede-auspica-possa-risolversi-nel-migliore-dei-modi/

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  7. Caro don Elia,

    la lucidità della Sua analisi è confortevole: essa conferma che si sta finalmente aprendo una breccia nel Clero, dopo che i laici - a loro onore! - l'avevano colta ben prima. Diciamolo: siamo vittime di una Gerarchia corrotta sotto il profilo morale e dottrinale, vendutasi al nemico anima e corpo. Ma la battaglia decisiva non può vederci ancora inermi e annichiliti dalla sopraffazione e dall'abuso dell'autorità dell'Autorità. Poiché quell'autorità è esercitata per il fine opposto a quello per cui essa è stata data ai Prelati. Non dobbiamo limitarci a protestare: dobbiamo agire.

    Come? Celebrando la Messa perenne anche se non viene concesso il permesso. Tornando ad amministrare i Sacramenti come si deve, nel rito cattolico e senza deroghe. Vestendo l'abito talare. Insegnando il Catechismo di San Pio X ai fanciulli, e quello Maggiore agli adulti. Promuovendo l'adorazione eucaristica, le pie pratiche, il Santo Rosario, il digiuno, la mortificazione.

    Cosa potranno farci? Assolutamente nulla. Al massimo minacceranno qualcuno di trasferirlo, ma dovunque si trovi un prete, anche nella solitudine di una cella o nell'oscurità di una cantina, non potranno MAI impedirgli di celebrare la Santa Messa.

    E quando i fedeli vedranno come sono trattati i sacerdoti fedeli alla Tradizione (ne abbiamo avuto un esempio con la FSSPX), comprenderanno che la tanto decantata accoglienza di cui si sciacquano la bocca i modernisti vale per qualsiasi errore ma non per la verità, vale per l'eresia ma non per l'ortodossia, vale per il male ma non per il bene. E seguiranno i nuovi testimoni della Fede, perché finalmente questi buoni sacerdoti potranno usare di quella Grazia di stato ch'è stata loro negata, costringendoli ad esser sindacalisti ed assistenti sociali, anziché dispensatori dei Santi Misteri di Dio.

    Inizieranno alcuni. Ma li seguiranno in molti. E forse qualche Vescovo e qualche Cardinale. E le chiese, ormai deserte a causa dello scempio dei progressisti, non potranno non tornare a risuonare della voce perpetua della Chiesa, nella lingua della Chiesa, con lo splendore composto della Gerusalemme Celeste che la Liturgia prefigura.

    Obiezione di coscienza, sì. Come testimonianza di coraggio dinanzi ad una massa di imbelli senza nerbo (e senza attributi) che il Vaticano II ha allevato alla scuola dell'eresia e della rivolta a Dio. Lo sa anche Lei, don Elia: i buoni sacerdoti sono molti di più di quanto credono coloro che hanno instaurato in seno alla Chiesa una dittatura modernista.

    Ricominciamo a fare ciò se si è sempre fatto prima del Concilio: non potranno impedircelo, se non mostrando definitivamente l'orrido volto dell'apostasia, celato dietro la maschera di una falsa misericordia. E confidiamo nel Signore Dio degli eserciti schierati in assetto di battaglia (questa la vera traduzione di Deus Sabaoth, come Lei faceva giustamente notare): non est alius qui pugnet pro nobis, nisi tu, Deus noster.

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  8. "Il demonio ha una sola porta per entrare nell'animo nostro: la volontà; delle porte segrete non ve ne sono.
    Nessun peccato è tale, se non è stato commesso con la volontà.
    Quando non c'entra la volontà non c'entra il peccato, ma la debolezza umana". Padre Pio.

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  9. Carissimo Baronio,
    sono a mia volta confortato dalla stima e dal sostegno che ha voluto manifestarmi.
    Posso personalmente confermare di essere stato vittima della Gerarchia e del Seminario, che mi ha inculcato un pensiero unico precludendomi il libero accesso alle fonti autentiche del Magistero, della teologia e della scienza liturgica. Per una grazia del tutto immeritata ottenutami dalla Vergine Maria, mi sono però liberato dalla cappa mentale che mi avevano applicato e, riscoperta la Tradizione, mi sono rimesso a studiare per ricuperare terreno.
    Ora celebro soltanto la Messa perenne, porto l'abito talare e cerco di istruire i fedeli nella sana dottrina creando occasioni di incontro. A parte la Penitenza, non amministro altri Sacramenti perché non sono in parrocchia. Pur di poter continuare così, accetterei anche la solitudine di una cella o l'oscurità di una cantina, come Lei dice: dopo aver trovato un tesoro, si vende tutto per acquistarlo.
    Se per il momento non vado più lontano, è per non offrire ai titolari della dittatura modernista un motivo per espellermi dalla comunione ecclesiastica. Come messo in evidenza dalla serie di articoli da Lei di recente pubblicati, sono convinto che non dobbiamo essere noi a provocare uno scisma, ma aspettare che quei signori si rivelino pienamente per quello che sono, calando le maschere.
    In ogni caso, oltre ai sacerdoti sempre più numerosi che, magari nel nascondimento, prendono posizione in merito, si allarga sempre più anche la schiera dei fedeli che aprono gli occhi e tornano alla Tradizione. Forse l'accanimento con cui i modernisti, nella loro falsa tolleranza, stanno cercando di soffocare ogni focolaio di resistenza è dovuto proprio al fatto che la situazione sta loro sfuggendo di mano.
    Con Colei che è "bella e terribile come schiere a vessilli spiegati" (Ct 6, 4) alla nostra testa, la vittoria è assicurata; operiamo quindi con questa consolante certezza sapendo di seminare per un raccolto prodigioso, anche se per ora questo ci costa pianto e fatica.
    "Merear, Domine, portare manipulum fletus et doloris, ut cum exsultatione recipiam mercedem laboris".

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  10. Uscire allo scoperto

    La giusta traduzione di "Deus Sabaoth", Dio degli Eserciti,
    è dunque "degli eserciti schierati in ordine di battaglia"'"
    In latino sarebbe allora:
    Deus agminum (agmen, agminis: esercito schierato in ordine di battaglia).

    I bravi preti, che ancora ci sono, devono allora combattere in
    prima fila, esporsi come i centurioni, dare addosso al nemico.
    Cominciare a celebrare le Messe OV nelle chiese deserte e disertate,
    con o senza l'autorizzazione del parroco o del vescovo.
    Se l'autorizzazione non viene data, si celebra lo stesso: Dio lo vuole.
    Dieu premier servi. All'inizio potranno anche cominciare a
    celebrare da soli. Basta cominciare. Poi ci penserà il Signore.
    B.

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  11. Riguardo al processo De Mari: su LaVerità di oggi la brava dottoressa sembra essere soddisfatta del risultato. Ne prendo atto e mi complimento con lei, che merita tutta la nostra stima e solidarietà. E' stata condannata invece, da quel che ho capito, perché è stato stabilito essere "diffamatoria" l'accusa alle associazioni LGTB di difendere la pedofilia. Ora, si tratta di intendersi: è positivo che le associazioni LGTB (che non godono certo della nostra stima) prendano le distanze dalla pedofilia (se è corretto quanto ho capito dell'impiantito della causa e della sentenza), ma una cosa deve essere chiara (anche a costo di denunce penali): l'omosessualità e la pedofilia sono perversioni contigue. Punto.

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  12. "..aspettando che quei signori si rivelino per quello che sono, calando le maschere.."

    Perché, non si è ancora capito ciò che sono "quei signori"? Dobbiamo ancora aspettare che si rivelino pienamente "per quello che sono"? Papi che da decenni sostengono che abbiamo in comune con maomettani ed ebrei la fede in Abramo, che i maomettani adorano "con noi un Dio unico", che dobbiamo trovare un terreno comune con i luterani, del cui "profeta" l'attuale pontefice ha fatto elogi sperticati, dicendo che non si sbagliava nella sua dottrina sulla giustificazione, quella che costituisce il cuore della sua eresia; e taccio di tutti gli altri cammelli che hanno inghiottito e fatto inghiottire al popolo beota; che cosa dobbiamo ancora aspettare? Che Bergoglio metta in vendita S. Pietro al miglior offerente?
    Z.

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  13. http://www.asianews.it/notizie-it/Mindong:-mons.-Guo-Xijin,-vescovo-sotterraneo,-lascia-il-posto-a-mons.-Zhan-Silu,-ex-scomunicato-45738.html

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  14. @Z

    Carissimo, dobbiamo aspettare e usare pazienza con coloro che sono di dura cervice e hanno bisogno di maggior tempo per realizzare ciò che è accaduto e sta accadendo all'interno della Chiesa.
    Ma di dura cervice siamo tutti. Nostro Signore stesso ha dovuto avere pazienza con ognuno di noi, che per la maggior parte, non si è accorto subito delle insidie demoniache e delle loro conseguenze all'interno della Chiesa.
    Esercitare la pazienza è un grande e utile esercizio per la nostra spiritualità. Anche questa è un'occasione da cogliere.
    E infine, come dice don Elia, più che pensare ai nostri meriti, ringraziamo colei che tutte le grazie ci ha concesso per i meriti di suo Figlio, compresa quella di aprire gli occhi sulla situazione attuale. Senza quella grazia anche noi staremmo ancora vagando nella confusione.
    Lo sfogo è comprensibile ed indice della nostra tensione verso l'Eterno, ma non può rimanere tale r sempre, si deve trasformare, ci deve aiutare a meglio comprendere la croce del Signore.
    Cordialmente.

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  15. # Viandante

    Nessuno pensa ai propri meriti. Quali meriti? Ma è ormai il tempo che i sacerdoti
    rimasti nonostante tutto fedeli al dogma escano allo scoperto. Devono fare come
    Nostro Signore quando ha impugnato la frusta contro i mercanti nei cortili esterni
    del Tempio. La loro frusta, come è stato giustamente rilevato, è la celebrazione
    della vera S. Messa cattolica, l'OV. Che la impugnino. Comincino a celebrarla
    da soli nelle chiese vuote e spettrali, con o senza permesso dell'autorità costituita.
    E'difficile pensare ad un'offesa più grave a Nostro Signore di questo nuovo
    rito inventato a tavolino per compiacere gli eretici! Il Signore ha sopportato
    fino ad ora ed anzi ci dà ancora tempo, ma il tempo ormai stringe.
    L'ora del castigo si avvicina sempre di più, ci sono troppi segni in proposito.
    I sacerdoti rimasti fedeli a Cristo non devono fare come il profeta Giona.
    Né come Nicodemo. Ricordiamoci dell'esempio di S. Caterina da Siena, che,
    in una situazione di grave crisi della Chiesa, ormai insopportabile,
    incitava apertamente i responsabili a muoversi, ad intervenire,
    a passare all'azione nel modo giusto.
    Non diceva di portare ancora pazienza. La pazienza va bene per prepararsi a
    dovere ma poi bisogna agire. Il Signore chiama all'azione, come fece in
    visione a S. Stefano Protomartire.
    Z.

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  16. Il collante di tanti cristiani dentro la chiesa, comunque sia, non è Gesù Cristo, non è il pontefice, non è il parroco ma, è il collante sociale, amicale. Da tempo la chiesa di base è un club ricreativo, olistico; come club sovversivo lo è stata nel silenzio per lungo tempo, prima che tutti gli stracci avessero iniziato a volare. La Chiesa insegna anche quando sbaglia (Radaelli). Ora stiamo stracciandoci le vesti per la sconsacrazione e vendita degli edifici-chiesa in esubero, in realtà, se si parte dall'ottica che è un club, nessuna meraviglia se si vendono locali non più frequentati dai soci. A dire il vero credo che i cristiani doc siano pochissimi, forse vicini all'estinzione. Rifugiati, loro sì, chissà dove.

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  17. @Z
    Il merito (non lo sto dicendo di lei) potrebbe essere ad esempio quello di ritenere che come noi abbiamo capito come stanno le cose, anche gli altri, dotati di un minimo di buonsenso e di intelligenza, dovrebbero pure capire come stanno le cose. E dimentichiamo che se noi abbiamo capito queste cose è spesso per grazia ricevuta, perché siamo stati liberati dalle tenebre che offuscavano la nostra mente. Certo poi anche noi dobbiamo cooperare.
    Come? Questa è una domanda che come più volte osservato anche su questo blog divide, d'altronde colpito il pastore il gregge si disperde facilmente...
    Sinceramente non credo ci siano ricette valide per tutti. Certo, una possibilità molto concreta è quella di passare alla celebrazione della vera S. Messa cattolica, il Vetus Ordo. Concordo con lei che più che una possibilità è un dovere per un sacerdote che ha capito l'origine della confusione attuale. Però non tutti i sacerdoti arrivano a maturare questa decisione nello stesso tempo e seguendo le stesse strade. Noi possiamo solo esortarli e stimolarli.
    Sempre per rispondere al la domanda sul "Come agire?" appena citata, giustamente lei facendo sue le parole di S. Caterina da Siena ci dice "a muoversi, ad intervenire,
    a passare all'azione nel modo giusto". Ed è proprio quel modo giusto che non sempre è generalizzabile. C'è il sacerdote che cerca di barcamenarsi un po' nella confusione generale della diocesi in modo tale da poter celebrare la Messa VO almeno per il suo gruppo di fedeli. C'è il sacerdote senza parrocchia che insegna in modo ortodosso in una facoltà teologica e desidera poter continuare questa sua attività a favore dei giovani seminaristi (altrimenti subito in balia del nuovo teologo modernista) e a tale scopo cerca di mantenere un basso profilo su tante altre cose. C'è il sacerdote che dopo aver fatto di tutto per poter celebrare la Santa Messa di sempre si vede privato dei fedeli, che pure hanno bisogno di lui. Le situazioni sono tante ed ognuna ha i suoi perché e i suoi risvolti.
    Se lei per agire intende dire "celebrare la Messa tridentina o del Vetus Ordo" concordo che è tempo che i sacerdoti che hanno capito la sua importanza si decidano, ma sulle modalità concrete di tutta l'azione pastorale, non è sempre facile accordarsi. Anche perché ogni sacerdote ha propri talenti che andrebbero adeguatamente sviluppati: c'è quello che combatte e usa veramente la frusta, ma c'è anche quello che combatte con la penna e gli scritti. Vi sono coloro che testimoniano la carità concretamente e coloro che meglio di altri sanno rivolgersi al Signore nella preghiera a nome dei loro fedeli.
    Il Signore chiama sempre all'azione, anche noi. Però alcuni li chiama già alle prime ore del giorno, altri a pomeriggio inoltrato come nella famosa parabola. Tutti li chiama e tutti avranno parte alla medesima ricompensa. L'importante è rispondere prontamente alla chiamata quando questa bussa alla nostra porta.

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  18. Silente,
    In un processo politico come quello di De Mari, è ovvio che il giudice, uno solo, non se l’ è sentita di darle ragione su tutto.
    Condanna quindi solo su un punto. Ci sarà l‘appello, con tre giudici, e forse sarà assolta anche li, visto l impianto difensivo.
    Che omosessualità , pederastia e pedofilia siano più che contigue, lo dimostrano le notizie di cronaca ogni giorno che passa.
    RR

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  19. Cara Rosa
    Condivido il tuo pensiero e anche la tua speranza sull'esito finale del processo.
    Silente

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  20. Veramente il commento di Viandante delle 13:16 é particolarmente saggio e apprezzabile. Grazie. Massimo

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  21. In questi giorni è avvenuto un omicidio, un uomo nel sonno è stato ucciso dalla moglie insieme ai due figli più grandi, i due più piccoli erano stati mandati a dormire altrove. Non entro nei particolari che conosco pochissimo. A mio parere le ipotesi possono essere solo due, o la madre ha manipolato tutti i figli dalla nascita contro il padre, o il padre negli anni ha abusato della pazienza di tutto il nucleo familiare. Non sempre i nostri sentimenti, le nostre virtù meglio sono infinite. A Roma c'è un modo di dire che dovrebbe essere conosciuto da tutti: 'xy m'ha tolto tutti i sentimenti!' Che vuol dire? Che ho usato tutti metodi verso xy, l'ho sopportato, l'ho ripreso, l'ho assecondato, ho fatto la graziosa ed altro, senza risultato alcuno. Non ho più volontà, nè sentimenti residui da impiegare con XY.

    Certo esistono anche i santi, che hanno riserve infinite di pazienza ma, i santi son pochi e le persone limitate tantissime. Scrivo queste riflessioni, non tanto per la discussione tra Z. e viandante che apprezzo nel loro sforzo di mantenersi sobri ma, la scrivo per quei tantissimi sopra le nostre teste che sono soliti abusare della pazienza e mitezza di chi, sotto le loro scarpe, voce non ha. E' salutare non abusare della pazienza dei miti.

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  22. Francesco papa della tolleranza? dell’accoglienza, dell’inclusione ? ma certo, però questa virtù non intende proprio esercitarla verso i veri cattolici, no, loro li esclude a priori, li commissaria, li caccia dalle università (ex) cattoliche, li scomunica, li deride ed offende ad ogni piè sospinto (con le offese che ha rivolto ai cattolici è stato riempito un libro intero). Un papa, quindi, tollerante al 100%
    - con gli storici nemici di Cristo : dichiara pubblicamente di non volerli convertire, (vedi Eugenio Scalfari);
    - con gli eretici : sono già nella Chiesa di Cristo, mica devono più farvi rientro;
    - con gli ebrei osservanti : sono fratelli maggiori nella fede, non hanno bisogno di convertirsi a Cristo, l’Antica Alleanza è ancora in vigore;
    - con gli islamici : fanno parte della famosa “religione del libro”…;
    - con tutti i seguaci delle religioni non cristiane : “il proselitismo? è una solenne sciocchezza … vado a convincere qualcuno a farsi cristiano? no no no…”.
    Tutte parole uscite dalla bocca di Bergoglio, alias papa Francesco, tranne il “subsistit in” di Lumen Gentium 8/b, e la famosa “Nostra Aetate”.
    Ecco cosa pensa in proposito il professor Francesco Lamendola :
    “Una chiesa tollerante non è la Chiesa di Cristo. Il quale non ha predicato la tolleranza, né il relativismo, ma la verità, dicendo: Andate in tutto il mondo a battezzare e predicate il Vangelo. E chi crederà, sarà salvo; ma chi non crederà, sarà condannato..”
    http://www.unavox.it/ArtDiversi/DIV2717_Lamendola_Verita_e_intollerante.html

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  23. Antifona del Tempo di Natale

    Alma Redemptoris Mater, quæ pérvia cæli porta manes,
    et stella maris, succúrre cadénti,
    Súrgere qui curat, pópulo: tu quæ genuísti,
    Natúra miránte, tuum sanctum Genitórem,
    Virgo príus ac postérius, Gabriélis ab ore
    Sumens illud Ave, peccatórum miserére.

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  24. A proposito di offese papali ai cattolici tradizionalisti: ricordate quella pubblicità della Wind con Aldo,Giovanni e Giacomo, in cui Aldo (quello alto e stralunato) riceve continue offese tramite il suo cellulare?ebbene, l’amico Giovanni lo riprende dicendogli “ma come, ti lasci offendere così, senza reagire?”, al che Aldo ribatte tutto giulivo “he si, più mi offendono e più mi ricaricano!” Infatti, per ogni offesa ricevt via cellulare il bravo aldo riceveva un accredito (sia pur piccolo) sul suo conto Wind.
    Mutatis mutandis (come dev’essere gradito questo motto al clero arcobaleno!) si può verosimilmente affermare che quanto più il Sato Padre (?) ci offende, a noi cattolici, tanto più noi ci ricarichiamo, cioè ci confermiamo nella vera fede cattolica bimillearia.
    Infatti , non ci ha forse avvertito NSGC di preoccuparci quando il mondo intero ci applaude ( come fa con l’astuto Bergoglio) e di rallegrarci, invece, quando siamo perseguitati per amor Suo, perché Lo seguiamo e Lo testimoniamo a viso aperto, senza compromessi col mondo, in modo integrale, fedeli all’evangelico “si si, no no” ? (che brutta genia di integralisti (divisivi e non inclusivi) che siamo, vero?.

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  25. @Catholicus

    Ben dici. Sopportare le persone moleste è opera di misericordia spirituale e fonte di grandi grazie!
    Il problema è che coloro che ci obbligano a santificarci in questo modo, si ritengono meritori della nostra santificazione! Ma così non è ovviamente.

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  26. Per "attendere che calino le maschere" intendevo "aspettare che ci mettano davanti a un aut-aut senza via di scampo". Finché questo non succede, non vedo il motivo di far loro un favore fornendo loro l'occasione di privarci della regolarità canonica o addirittura della comunione ecclesiastica. Resta inteso che, se ci mettessero di fronte a un bivio, io continuerei sulla strada intrapresa senza deflettere di un millimetro; a quel punto sarei libero di muovermi senza le misure di prudenza che attualmente sono costretto ad adottare, ma non sarebbe comunque una situazione simpatica: come potrei essere sicuro, per esempio, di impartire assoluzioni valide senza la facoltà concessami dal vescovo?

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  27. Viandante

    Mi riferivo alla Messa OV, è chiaro. Non si pretende dai semplici sacerdoti che si lancino nella contestazione dottrinale del Vaticano II o della "pastorale" del Papa attuale. Lo si pretenderebbe da cardinali o vescovi. Ma il Concilio resta un tabù, assolutamente intoccabile. A mio avviso, quelli che hanno capito la gravità della situazione nel clero sono una esigua minoranza, anche per ciò che riguarda la crisi della liturgia. La stragrande maggioranza se ne infischia, non vuole capire, trincerandosi dietro la necessità dell'obbedienza al Papa, intesa come vero e proprio dogma. Non oseranno mai elevare qualche critica contro il Concilio, anche se la Chiesa dovesse esser distrutta dalle fondamenta. Piuttosto che azzardarsi a contestare la causa profonda dei mali attuali, lasceranno andar la Chiesa in malora. Del resto, non ci manca molto, continuando così.
    L'esigua minoranza si arrangia, fa quello che può, cercando di lavorare per il futuro. Ma quale futuro ci può essere in una situazione come quella attuale, con un papa ormai sempre più apertamente complice degli errori del Secolo (vedi elogio del Global Compact) e tutti stanno zitti? La minoranza del resto dovrebbe avere la vocazione di chi è pronto a tutto sacrificare, vedendo che fine hanno fatto i timidi tentativi di critica al Concilio. Mons. Gherardini è stato subito isolato con velenose, fasulle polemiche. Benedetto XVI non rispose al suo appello di consentire un pubblico, qualificato dibattito sul Concilio, anzi ingessò il Concilio nella formula della "riforma nell'ermeneutica della continuità". Però lasciava discutere e difatti i Francescani dell'Imm. stavano articolando un dibattito serio sul Concilio, con saggi vari e con la loro rivista, che tra l'altro inchiodò coraggiosamente il card. Martini SI alle sue infami eresie. Ma Bergoglio rapidamente massacrò i FFII,fine di ogni possibilità di critica, ancorché rispettosa.
    Si ha anche l'impressione che l'opacità della Gerachia attuale dipenda anche dal fatto che in essa sono entrati numerosi individui senza vera vocazione. Meno male che esiste la FSSPX, rimasta immune dal contagio. Se Dio lo vorrà, da loro verranno i nuovi Leviti con i quali ricostruire la Chiesa, quando, dopo l'immancabile Castigo, verrà la Rinascita.
    Z.

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  28. Condivido quanto dice, specificando però che il trincerarsi dietro la necessità dell'obbedienza al Papa è pure solo strumentale, visto che quando non faceva loro comodo, l'obbedienza al papa per loro non esisteva.

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  29. Problema spinoso quello della giurisdizione, ma Elia se lei la riceve dal Vescovo che la riceve da Francesco UNO, la riceve da uno che è fuori della Chiesa, secondo il mio vedere. Mi pare che qui di giurisdizione umana ce né tanta , mentre di Divina non ce n'è. Sul fronte Lefevbre e Ricossa invece, si mancava per i primi di giurisdizione umana e Divina, ed ora hanno di nuovo anch'essi quella umana alla Francesco UNO. I ricossiani poi si riconoscono privi di giurisdizione e di missione, quindi che ci stanno a fare? come Francesco UNO e predecessori dal 1958, che l'infallibilità non la usano….sono pastorali dimenticando che il pastorale è semplice applicazione del dogma e della Rivelazione e della Tradizione di 2000anni e del Magistero infallibile.Che ci sono stati a fare? e il conciliovII che c'è stato a fare? a rottame tutto….

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