Pagine fisse in evidenza

giovedì 6 giugno 2019

Papa Francesco, l’unicità di Cristo e la volontà del Padre

Nella nostra traduzione da The Catholik World Report (2 giugno 2109) un saggio di Padre Thomas G. Weinandy, OFM. sulla gravità della Dichiarazione di Abu Dhabi. Qui indice degli articoli anche su questa vexata quaestio. Non ho potuto fare a meno di inserire in calce le note in ordine alle ambiguità che non mancano neppure in alcuni documenti conciliari citati nella relazione e che purtroppo anche pastori illuminati e coraggiosi non colgono; il che impedisce di riconoscere le radici della rivoluzione, innescata dal Vaticano II, giunta al suo culmine con Bergoglio.
Vedi precedenti di Padre Weinandy [qui - qui - qui - qui].

Papa Francesco è noto per le sue dichiarazioni ambigue, ma credo che la formula vaga contenuta nella Dichiarazione di Abu Dhabi sia la più grave. Ecco perché.
Data l’esistenza nel mondo di una pluralità di religioni, molti accademici e intellettuali contemporanei sostengono che il cristianesimo non possa più rivendicare di essere l’unica vera religione. Non sono solo persone che professano altre fedi a mettere in discussione l’unicità del cristianesimo, bensì anche laici e sacerdoti cristiani. La domanda decisiva è: “Gesù è unico o è solo uno dei tanti fondatori di una delle varie religioni del mondo?”. La questione ha assunto nuovo spicco e rinnovata urgenza dal 4 febbraio 2019, giorno in cui Papa Francesco e lo sceicco Ahmad el-Tayeb hanno firmato un documento congiunto.
Il documento afferma: “Il pluralismo e le diversità di religione, di colore, di sesso, di razza e di lingua sono una sapiente volontà divina, con la quale Dio ha creato gli esseri umani”. Dio ha voluto certamente la complementarietà tra il sesso maschile e quello femminile, così come la pluralità di razze e di nazioni. Ma si può anche asserire con la stessa certezza che Egli abbia voluto l’esistenza tanto del cristianesimo come dell’islam e quindi non solo che Gesù Cristo fondasse il cristianesimo, ma anche che Maometto fondasse l’islam?
Papa Francesco è noto per le sue dichiarazioni ambigue, ma credo che la formula vaga contenuta nella Dichiarazione di Abu Dhabi sia la più grave. Come conseguenza immediata, essa non solo svaluta la persona di Gesù Cristo ma colpisce al cuore anche e a maggior ragione la volontà eterna di Dio Padre. Pertanto, ambiguità così studiate minano lo stesso Vangelo. Per me e per molti altri membri della Chiesa, in modo particolare per il laici, siffatte sovversioni dottrinali implicite di misteri così fondamentali della fede da parte del successore di Pietro non solo sono ingiustificabili, ma risvegliano anche profonda tristezza poiché mettono in pericolo l’amore supremo che Gesù merita e ha il diritto di ricevere.

Nella sua dichiarazione del 2000 Dominus Iesus la Congregazione per la Dottrina della Fede aveva già affrontato direttamente questa questione, con l’intento di chiarire le ambiguità e di identificare fraintendimenti viziati e nozioni erronee di Gesù in relazione con altre “tradizioni religiose del mondo”, che rischiavano di compromettere “la missione evangelizzatrice della Chiesa”. Così, la Dominus Iesus ha professato, in conformità con le Sacre Scritture e con il Magistero della Chiesa, che solo Gesù, come Unico Figlio generato dal Padre, è la pienezza della divina rivelazione; Gesù è l’unico a possedere la completezza della verità divina. Di conseguenza, essendo il Figlio di Dio, unto dallo Spirito, Gesù ha insegnato il Vangelo della salvezza e per mezzo della Sua passione salvifica e della Sua morte sacrificale ha riconciliato tutti con Suo Padre. Il Padre, nell’amore e nel potere dello Spirito Santo, ha resuscitato Gesù dai morti, liberando così l’umanità dalla maledizione del peccato (cfr. Rm 1, 3-4). Questo atto salvifico congiunto del Padre e del Figlio, operato da Entrambi nello Spirito Santo, fa di Gesù il Redentore di tutti per eccellenza e l’unico Signore dei cieli e della terra. Di conseguenza, la Dominus Iesus ha dichiarato che “Gesù Cristo ha un significato e un valore unici e singolari, propri solamente a Lui, universali e assoluti per la razza umana e per la sua storia”.

Anche se la Dominus Iesus ha analizzato in modo corretto la singolarità di Gesù rispetto a tutti gli altri fondatori di religioni e quindi l’unicità della cristianità, io non credo che l’abbia fatto in modo completo e adeguato. Questa inadeguatezza ci priva della piena verità e bellezza di quello che Gesù è: così non si può pienamente apprezzare il modo in cui Egli è il Salvatore universale e il Signore ultimo. In questo saggio voglio mettere in risalto cosa manca alla Dominus Iesus e rendere in tal modo nulla ogni interpretazione del documento di Abu Dhabi che affermi – o anche solo suggerisca – che Gesù e gli altri fondatori di religioni detengano lo stesso valore salvifico, e che pertanto Dio abbia voluto tutte le religioni nello stesso modo in cui ha voluto il cristianesimo. Analizzerò pertanto due aspetti complementari e vincolati tra di loro del primato salvifico di Gesù.

In primo luogo, la Dichiarazione non ha affermato esplicitamente quanto lo era – sia pur implicitamente – nella Dominus Iesus, vale a dire che l’azione salvifica di Gesù ha stabilito un nuovo ordine salvifico, ossia quello in cui la Sua azione salvifica ha introdotto la possibilità, per il genere umano, di entrare in relazione in modo radicalmente nuovo col Padre e con lo Spirito Santo. In secondo luogo, la Dominus Iesus non ha messo in risalto il fatto che per poter godere della grazia salvifica data dalla morte e resurrezione di Gesù è necessario essere uniti personalmente a Lui. Queste due verità complementari accentuano in modo ulteriore la singolarità di Gesù come Redentore universale e la Sua unicità come Signore ultimo.

Per quanto riguarda il primo punto, i fondatori delle altre religioni – o delle religioni in genere esclusi il giudaismo e il cristianesimo – volevano solo informare “i credenti” su cosa dovessero fare per possedere una relazione adeguata con Dio o col “divino”. La persona procede da uno stato di ignoranza religiosa verso uno stato di conoscenza di quanto è richiesto dalla religione. Una siffatta comprensione della “rivelazione” come mera fonte di conoscenza religiosa non affronta in modo adeguato i mali rappresentati dal peccato e dalla morte e non offre in modo efficace alcun tipo di relazione con Dio che sia veramente liberante e che dia la vita.

Inoltre, all’interno delle religioni che affermano di offrire una conoscenza salvifica, il fondatore non è più l’elemento centrale una volta che quest’ultima è stata impartita, poiché ha raggiunto il suo intento salvifico, vale a dire quello di rivelare una conoscenza salvifica che prima era assente. Il fondatore può essere riverito da quanti aderiscono ai suoi insegnamenti, come nel caso di Maometto o Buddha, ma ciò rappresenta una mera adesione al fondatore che ha impartito le basi religiose, filosofiche, morali e spirituali rivelate a cui bisogna credere e che bisogna mettere in pratica. Tutte le religioni – eccetto il giudaismo e il cristianesimo – sono pertanto per la loro stessa natura gnostiche, poiché offrono solamente quella che è considerata la conoscenza salvifica. Invece il Vaticano II, nella sua dichiarazione Nostra Aetate, dichiara che “la Chiesa cattolica non respinge nulla di quanto sia vero e santo in queste religioni [come l’induismo, il buddhismo e l’islam]”, poiché esse “riflettono spesso un raggio di verità che illumina tutti gli uomini”, ma la Chiesa ha il dovere di proclamare che è solo in Gesù, “in Cui Dio ha riconciliato tutte le cose a Sé Stesso (2 Cor 5, 18-19), che gli uomini trovano la pienezza della vita religiosa”. [In questo riferimento alla Nostra Aetate purtroppo notiamo uno dei 'bachi ' conciliari (1) - ndR]

Contrariamente a quanto succede nelle altre religioni mondiali, che sono di natura gnostica, nel giudaismo Dio agisce in modo tale che gli ebrei non solo giungano a una conoscenza di Dio più piena, ma – in virtù dell’azione esercitata dal Suo patto – arrivino a possedere un nuovo tipo di relazione con Lui, una relazione che non sarebbe possibile senza la Sua azione e a cui gli altri popoli e nazioni non avevano accesso. Come compimento dell’azione salvifica di Dio all’interno dell’Antico Testamento, Gesù, in quanto Figlio incarnato del Padre, ha affrontato pienamente il male rappresentato dal peccato, poiché nell’atto amoroso di offrire la Sua vita santa e senza peccato al Padre per l’umanità, Egli l’ha redenta dalla condanna del peccato e pertanto ha riconciliato gli uomini e le donne a Dio. Inoltre, risorgendo dai morti, Gesù ha sconfitto la morte e ha reintrodotto la vita. Così, per mezzo della Sua morte e resurrezione Gesù ha introdotto un nuovo ordine salvifico in cui ogni male è sconfitto ed è finalmente possibile una relazione nuova e giusta con Dio. Pertanto, il cristianesimo si basa principalmente sull’azione salvifica di Dio, anticipata e prefigurata in un primo momento dalla Sua azione salvifica presso gli ebrei e portata a compimento con l’invio di Suo Figlio – il Signore e Salvatore, Gesù Cristo – nel mondo.

Inoltre, in qualità di Redentore e Signore dell’umanità, Gesù non perde mai il proprio significato salvifico, perché solo essendo personalmente uniti a Gesù si è liberi dal peccato e dalla morte, e solo essendo personalmente uniti a Lui si dimora per la prima volta in Dio, che è dotato di perfetta santità e perfetto amore. Secondo la Dominus Iesus, l’azione salvifica di Gesù e i suoi salvifici effetti differenziano e accentuano il Cristo come unico Redentore universale e unico Signore ultimo, perché nessun’altro ha mai realizzato “una salvezza così grande” (cfr. Eb 2, 3). Allo stesso tempo, la necessità di essere personalmente uniti a Gesù al fine di poter partecipare dei Suoi benefìci salvifici enfatizza la Sua importanza continua, perenne e sempre presente, e quindi il Suo significato unico come Redentore universale. Nella sua enciclica Redemptoris Missio San Giovanni Paolo II ha dichiarato: “È precisamente questa unicità di Cristo che Gli conferisce un significato assoluto e universale, per cui, appartenendo alla Storia, Egli rimane il centro e l’obiettivo della Storia: ‘Io Sono l’Alfa e l’Omega, il Primo e l’Ultimo, il principio e la fine’ (Ap 22, 13)”. Questa comprensione dell’importanza salvifica di Gesù si trova all’interno di tutta la Sacra Scrittura e nell’insegnamento autentico della Chiesa.

San Paolo, nell’inno di apertura della sua Epistola agli Efesini, descrive questo mistero salvifico – la centralità dell’atto salvifico di Gesù e la necessità, che tutti hanno, di rimanere uniti a Lui. Paolo invita tutti a benedire “Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, Che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli, in Cristo. In Lui ci ha scelti prima della creazione del mondo, per essere santi e immacolati al Suo cospetto”. Sin da prima della creazione del mondo il Padre ci ha predestinato “a essere Suoi figli adottivi per opera di Gesù Cristo, secondo il beneplacito della Sua volontà. E questo a lode e gloria della Sua grazia, che ci ha dato nel Suo Figlio diletto”. Poiché in Gesù “abbiamo la redenzione mediante il Suo sangue, la remissione dei peccati”. In tutta quest’abbondanza di benedizioni il Padre “ci ha fatto conoscere il mistero della Sua volontà, secondo quanto nella Sua benevolenza aveva in Lui prestabilito per realizzarlo nella pienezza dei tempi: il disegno cioè di ricapitolare in Cristo tutte le cose, quelle del cielo come quelle della terra” (Ef 1, 3-10).

A differenza di tutti gli altri fondatori di religioni, come per esempio Buddha o Maometto, qui la resurrezione di Gesù, corpo e anima, è il fondamento. Dopo la caduta, gli esseri umani avevano bisogno di essere salvati, di essere liberati dal peccato e dalla maledizione della morte. Il Figlio di Dio ha salvato l’umanità diventando pienamente umano (cfr. Eb 4, 15) e offrendo Sé Stesso, “per mezzo dello Spirito eterno “ (Eb 9, 14), come puro e santo sacrificio. Questo sacrificio di Sé ha riconciliato gli esseri umani col Padre. Inoltre, a causa del Suo sacrificio salvifico, il Padre ha resuscitato Gesù dai morti, e così il Figlio di Dio esiste ancora come uomo, anche se ora è un uomo glorioso, poiché “la morte non ha più potere su di Lui” (Rm 6, 9). La salvezza dell’umanità, la libertà dal peccato e dalla morte risiedono precisamente nell’umanità risorta di Gesù. Partecipare dei benefìci salvifici che risiedono in Gesù è essere uniti personalmente alla Sua umanità risorta.

È qui che si rende manifesta la singolarità di Gesù Cristo, come Figlio del Padre. Solo essendo uniti personalmente a Gesù in quanto Salvatore risorto e Signore universale gli uomini e le donne partecipano della Sua santità, della vita stessa dello Spirito Santo, e arrivano a vivere in comunione con Suo Padre e con i figli del Padre. Così, non solo la resurrezione rende Gesù unico nel Suo essere Redentore e Signore, ma permette anche agli uomini e alle donne di vivere, in modo singolare, in comunione con Lui Che è loro Redentore e Signore. Non c’è nessun’altra relazione simile a quella che esiste tra Cristo e i credenti. È unica. Questo mistero rivelato da Dio Padre, che si riferisce tanto al primato di Gesù Suo Figlio quanto all’invito di vivere in comunione con Lui rivolto all’umanità, è pertanto esclusivamente cristiano e distingue il cristianesimo da tutte le altre tradizioni religiose.

Anche Paolo, nella sua Epistola ai Colossesi, canta il primato di Gesù. Essendo l’immagine perfetta del Padre invisibile, il Figlio è “il primogenito di tutta la creazione”, ed è per questo che “tutte le cose sono state create per mezzo di Lui e per Lui. Egli è prima di tutto e tutte le cose sussistono in Lui”. L’intera creazione conserva la propria esistenza solo rimanendo unita al Figlio, poiché essa è per Lui. In quanto Creatore Egli detiene il primato all’interno del cosmo creato. Inoltre, “Egli è il principio, è il primogenito di coloro che resuscitano dai morti, per ottenere il primato su tutte le cose. Perché piacque a Dio di fare abitare in Lui ogni pienezza e per mezzo di Lui riconciliare a Sé tutte le cose, rappacificando con il sangue della sua croce, cioè per mezzo di Lui, le cose che stanno sulla terra e quelle nei cieli” (Col 1, 15-20). Essendo il primo ad essere nato di nuovo gloriosamente, resuscitando, Gesù ha il primato all’interno della nuova creazione, poiché nella Sua morte e per mezzo di essa ha fatto pace con Suo Padre dimodoché tutti possano trovare la comunione riconciliatrice in Lui. Allo stesso modo, solo nella comunione con Gesù risorto, in Cui risiede la pienezza di Dio, l’umanità ri-creata partecipa della Sua resurrezione e l’intero cosmo ri-creato dura per sempre.

Non solo San Paolo, ma anche i Vangeli dànno testimonianza della necessità di vivere in Cristo Gesù Figlio se si desidera partecipare dei benefìci salvifici che da Lui derivano – i frutti pieni di Spirito Santo che sono costituiti dal vivere all’interno del regno del Padre. I Vangeli sinottici mettono in risalto il fatto il fatto che Gesù proclami l’avvento del regno di Dio e che tramite la Sua morte e resurrezione fondi tale regno. Gesù dichiara che per entrarvi bisogna “pentirsi e credere al Vangelo” (Mc 1, 15; cfr. Mt 4, 17). Credere al Vangelo, credere che Gesù è il Cristo, il Figlio del Dio vivente (cfr. Mt 16, 16), significa entrare nel regno di Dio, perché si diventa uniti a Gesù, il Re che incarna il regno.

Così, essere uniti a Gesù significa dimorare nel regno di Dio e quindi partecipare della nuova vita eterna del regno, ossia la vita santa dello Spirito di Dio. Nel Vangelo secondo Giovanni, Gesù spiega a Nicodemo: “In verità, in verità ti dico, se uno non nasce da acqua e da Spirito, non può entrare nel regno di Dio” (Gv 3, 5). Nascere di nuovo nel regno di Dio significa nascere di nuovo in Cristo Gesù. In tutto il Vangelo secondo Giovanni, Gesù accentua l’importanza di dimorare in Lui. Parlando della Sua morte, Egli dichiara: “Io, quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a Me” (Gv 12, 32). Egli rivela che, dato che è il Figlio di Dio, Lui e il Padre sono una sola cosa (cfr. Gv 10, 30) e che la sua missione salvifica consiste nell’introdurre quanti credono in Lui in questa divina comunione. Gesù dice ai suoi apostoli che, quando crederanno in Lui, “saprete che Io Sono nel Padre e voi in Me e Io in voi” (Gv 14, 20). Se qualcuno ama Gesù e osserva la Sua parola, “il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui” (Gv 14, 23). Nella Sua ultima preghiera Gesù chiede che i Suoi seguaci “siano tutti una sola cosa. Come tu, Padre, sei in Me e io in Te, siano anch’essi in Noi una cosa sola. […] Perché siano come noi una cosa sola. Io in loro e Tu in me, perché siano perfetti nell’unità” (Gv 17, 20-23).

Gesù descrive questa comunione tra Lui e i Suoi discepoli, che dà la vita, con la parabola della vite e dei tralci: “Rimanete in Me e Io in voi. Come il tralcio non può far frutto da sé stesso se non rimane nella vite, così anche voi se non rimanete in Me. Io Sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in Me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di Me non potete far nulla” (Gv 15, 4-5). Rimanere in Gesù significa pertanto partecipare della stessa comunione divina che esiste tra Lui e Suo Padre, che rende così coloro che credono una sola cosa con Loro. L’atto di fede e il sacramento del battesimo generano quest’unione vivente e perenne perché per mezzo di essi Gesù e Suo Padre vengono ad abitare nel credente. Così, esiste un’unione vivente tra Gesù e i Suoi discepoli, un’unione fondata su e nutrita dallo Spirito Santo che dà la vita, un’unione che porterà il frutto della vita eterna.

Il mistero della vita in comunione con Cristo viene articolato in modo più completo dall’insegnamento di San Paolo sul Corpo di Cristo: Gesù è il Capo del Corpo e tutti coloro che credono in Lui e sono battezzati sono le Sue membra viventi. “Siete Corpo di Cristo e Sue membra” (1 Cor 12, 27; cfr. 1 Cor 6, 15-17). Paolo spiega perché ciò avviene: “Come infatti il corpo, pur essendo uno, ha molte membra e tutte le membra, pur essendo molte, sono un corpo solo, così anche Cristo. E in realtà noi tutti siamo stati battezzati in un solo Spirito per formare un solo corpo, Giudei o Greci, schiavi o liberi; e tutti ci siamo abbeverati a un solo Spirito” (1 Cor 12, 12-13). Condividendo la vita nello Spirito, i cristiani vivono nel Cristo, unto dallo Spirito, e formano in questo modo un corpo vivente con Lui, costituiscono e comprendono una realtà vivente. La verità secondo cui Gesù è il Capo di questo Corpo accentua il fatto che i fedeli sono personalmente uniti alla persona stessa del loro Signore e Salvatore Gesù Cristo in modo tale da formare una realtà vivente nello Spirito Santo. Come afferma San Tommaso d’Aquino: “Il Capo e le membra formano il Corpo come se fossero una e la stessa persona mistica”. Questa dottrina del Corpo Mistico di Cristo, in cui la Persona del Cristo e la persona individuale unita a Lui nella comunione della Chiesa partecipano della stessa vita mistica e divina dello Spirito Santo, distingue il Vangelo cristiano dalle altre religioni. Inoltre, essa chiama la Chiesa e i suoi membri a proclamare il Vangelo a tutti i popoli in modo tale che tutti possano partecipare dell’amore personale e intimo nella vita eterna che risiede in Cristo Gesù, poiché, come dichiara il Concilio Vaticano II nella Lumen Gentium: “la Chiesa universale è vista come un popolo condotto all’unità dall’unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”.

La Dominus Iesus ha spiegato perché Gesù, come Figlio di Dio e Parola del Padre, è l’unico Redentore universale e Signore del cielo e della terra e perché la Chiesa partecipa di quest’unicità possedendo la pienezza del mistero salvifico di Cristo. Quanto ho esposto qui sopra non solo integra ma completa quanto dichiarato dalla Dominus Iesus, perché se la Chiesa e i suoi membri arrivano a partecipare dell’unico mistero salvifico, che è Cristo Gesù, è per mezzo della sua unione con Cristo e della sua vita in Lui. Di nuovo, la Lumen Gentium dichiara: “Tutti gli uomini sono chiamati a quest’unione col Cristo, Che è la luce del mondo, da Cui procediamo, per mezzo del Quale viviamo e verso Cui tutta la nostra vita è diretta”. Gesù è l’unico Redentore perché solo vivendo nella comunione piena di Spirito con Lui si partecipa del mistero salvifico che è Egli stesso. Quest’unità nel Cristo Figlio di Dio è il mistero eterno che il Padre ha finalmente rivelato.

Si deve anche tenere a mente l’insegnamento del Vaticano II contenuto nella Gaudium et Spes. Dato che Cristo è morto per tutti e dato che tutti sono chiamati da Dio a uno stesso destino che è l’unione con Lui nel Cristo Gesù, “dobbiamo credere che lo Spirito Santo offre a tutti la possibilità di essere resi partecipi, in modo noto a Dio, del mistero pasquale”. Lo Spirito Santo opera nelle vite di tutti e così, cooperando con l’azione dello Spirito, tutti gli uomini e le donne, membri di altri religioni o di nessuna, sono in grado di divenire compagni che partecipano coi cristiani del mistero salvifico che è Gesù. Anche loro sono in grado di essere sussunti dalla morte e dalla resurrezione salvifiche di Cristo e diventano così personalmente uniti a Lui. [In questi riferimenti alla Lumen Gentium ed alla Gaudium et spes purtroppo notiamo un altro dei 'bachi ' conciliari (2) - ndR]

Questo primato di Cristo come Redentore universale e Signore ultimo raggiungerà quindi il suo compimento quando Gesù tornerà nella gloria alla fine dei tempi, momento in cui la Chiesa e tutti i suoi membri saranno uniti a e vivranno in Lui perfettamente e così saranno pienamente partecipi della gloria del Risorto – la vita piena e l’amore dello Spirito Santo. San Paolo definisce il significato eterno di questa verità quando dichiara: “In Lui (Gesù) anche voi, dopo aver ascoltato la parola della verità, il Vangelo della vostra salvezza e avere in esso creduto, avete ricevuto il suggello dello Spirito Santo Che era stato promesso, il Quale è caparra della nostra eredità, in attesa della completa redenzione di coloro che Dio si è acquistato, a lode della Sua gloria” (Ef 1, 13-14). Essendo stati uniti a Cristo e partecipando dello Spirito della Figliolanza, ai cristiani viene assicurata l’eredità celeste – la vita eterna e la comunione con Dio loro Padre.

Ciò che ho spiegato qui potrebbe risultare ovvio a tutti i fedeli cristiani. Tuttavia, data l’ambiguità presente nella Dichiarazione di Abu Dhabi che Papa Francesco ha firmato, è necessario riaffermarlo con forza. Vogliamo pensare (dandogli sempre il beneficio del dubbio) che Papa Francesco non fosse cosciente delle implicazioni dottrinali della sua firma, e che non volesse affermare quanto il documento sembra dichiarare.

Ma indipendentemente da ciò, nessuno, nemmeno un pontefice, può disfare o sopraffare la volontà di Dio Padre a proposito di Gesù Cristo Suo Figlio. È Dio Padre Che “Lo ha esaltato altamente e Gli ha dato il Nome che è al di sopra di ogni Nome”. Il Padre ha dichiarato per sempre che nel Nome di Gesù – e non nel nome di Buddha, di Maometto o di qualsiasi altro fondatore di religioni passato, presente o futuro – “ogni ginocchio si pieghi, nel cielo e sulla terra e sotto la terra, e ogni lingua proclami che Gesù Cristo è il Signore”. Tutto ciò non solo per glorificare Gesù, ma anche “a gloria di Dio Padre (Fil 2, 9-11). Nel Suo amore il Padre ha dato al mondo Gesù Suo Figlio (Gv 3, 16), e “non vi è […] altro Nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale è stabilito che possiamo essere salvati” (At 4, 12). Dobbiamo gioire pieni di gratitudine e di lode in questa suprema verità.
[Traduzione e Note a cura di Chiesa e post-concilio]
___________________________________
Note
Le radici che il relatore non coglie della rivoluzione che, a partire dal Vaticano II, con Bergoglio ha raggiunto il suo culmine.
1. Dall'Introduzione all'analisi di Nostra Aetate [qui]. Una delle tante citazioni la cui problematicità non è immediatamente evidente: I vari popoli costituiscono infatti una sola comunità. Essi hanno una sola origine, poiché Dio ha fatto abitare l'intero genere umano su tutta la faccia della terra (Cf. At 17,26).... La citazione è emblematicamente tratta dal discorso di Paolo all'Aeropago ma è monca perché di seguito, oltre a sottolineare il fatto che ogni uomo è orientato a Dio anche se lo cerca a tentoni quando non lo conosce e non ha fonti che glielo annuncino, Paolo conclude in termini chiari e limpidi che "Egli ha stabilito un giorno nel quale dovrà giudicare la terra con giustizia per mezzo di un uomo che egli ha designato, dandone a tutti prova sicura col risuscitarlo dai morti". Non a caso è proprio a questo punto che alcuni deridevano, altri si allontanarono e altri ancora aderirono. Tutto questo nel documento non c'è e non è semplicemente sottinteso perché tutto quanto seguirà lo oltrepassa senza remore. 
Sulla citazione di Weinandy: “la Chiesa cattolica non respinge nulla di quanto sia vero e santo in queste religioni [come l’induismo, il buddhismo e l’islam]”, poiché esse “riflettono spesso un raggio di verità che illumina tutti gli uomini”, vedi stralcio da Libertà religiosa e i Semina Verbi [qui]: Il pensiero post-illuminista, che purtroppo è stato influente anche all’interno della Chiesa per effetto dell’abbandono del principio aristotelico della non contraddizione, ha portato all’affermazione che le diverse religioni sono tra loro complementari: ognuno contiene i “semi di verità”, che in verità il Padri – come λόγοι σπερματικοί/Semina Verbi – attribuivano alle filosofie, anche se l’espressione risulta coniata da Giustino. «Tutto ciò che rettamente enunciarono e trovarono via via filosofi e legislatori, in loro è frutto di ricerca e speculazione, grazie ad una parte di Logos. Ma poiché non conobbero il Logos nella sua interezza, che è Cristo, spesso si sono anche contraddetti» (Seconda apologia, X, 2-3).
Infatti, secondo i Padri dei primi secoli, compreso S. Agostino, i semina Verbi non fecondano le religioni pagane, alle quali riservano giudizi molto severi, quanto piuttosto la filosofia greca e la sapienza dei poeti e delle Sibille.
Invece, a partire dal Vaticano II, fuori dei confini della chiesa visibile, e in concreto nelle diverse religioni, si possono trovare " semi del Verbo"; il motivo si combina spesso con quello della luce che illumina ogni uomo e con quello della preparazione evangelica (Ad Gentes, nn. 11 e 15; Lumen gentium, nn. 16-17; Nostra aetate, n. 2; Giovanni Paolo II, Redemptoris missio, n. 56).
La teologia dei semi del Verbo inizia con san Giustino. Di fronte al politeismo del mondo greco, Giustino vede nella filosofia un'alleata del cristianesimo, perché ha seguito la ragione; ma ora questa ragione si trova nella sua totalità soltanto in Gesù Cristo, il Logos in persona. Solamente i cristiani lo conoscono nella sua integrità. Di questo Logos però è partecipe tutto il genere umano; perciò da sempre c'è stato chi è vissuto in conformità con il Logos, e in questo senso ci sono stati "cristiani", pur avendo essi avuto soltanto una conoscenza parziale del Logos seminale. C'è molta differenza tra il seme di una cosa e la cosa stessa; ma in ogni modo la presenza parziale e seminale del Logos è dono e grazia di Dio. Il Logos è il seminatore di questi “semi di verità”.
Nella sua ripresa moderna, quindi, la formula è applicata proprio alle religioni non cristiane, secondo due significati. Il primo è anche quello del Concilio Vaticano II, nei cui documenti i ‘semina Verbi’ sono la misteriosa presenza di Cristo salvatore in tutte le religioni, in quanto esse possono avere di “vero e santo” e quindi anche di salvifico, sempre però attraverso Cristo per vie che solo lui conosce. Il secondo compare in alcune correnti teologiche della seconda metà del XX secolo, secondo le quali le religioni non cristiane avrebbero capacità salvifica non mediata ma propria, perché esprimerebbero molteplici esperienze del divino, indipendenti e complementari, e Cristo – piuttosto che l’unica Via necessaria – sarebbe il simbolo di questa molteplicità di esperienze e di percorsi dell’intelletto e dello spirito.
Ovvio constatare quanto tutto questo nuovo ‘senso’ dottrinale influisca sulla pratica pastorale, sulla missione, sul profilo pubblico della Chiesa.
2. Nell’affermare che la salvezza non vale solamente per i cristiani ma per ‘tutti’ gli uomini di buona volontà nel cui cuore lavora invisibilmente la grazia (Lumen Gentium 2,16) il concilio richiama se stesso 'Con l'incarnazione il Figlio di Dio si è unito in certo modo ad ogni uomo' (Gaudium et spes, 22). Con l’aggravante che la LG cita espressamente ebrei e musulmani! Cristo è il Verbo, la Seconda Persona della SS. Trinità, generato non creato, della stessa sostanza (consustanziale) del Padre, che si è fatto uomo nell'Uomo Gesù di Nazareth, non in tutti gli uomini. Dunque noi siamo figli solo nel Figlio e solo se accogliamo Lui. Quindi gli uomini, creature pur sempre a immagine e somiglianza di Dio, diventano figli - e ricevono la figliolanza divina per adozione cioè vedono incorporata e trasformata ma non sostituita la loro natura umana -, solo se accolgono Cristo Signore. Ce lo insegna il Prologo di Giovanni 12-13. I «Suoi», cioè noi cristiani diventiamo figli per adozione - e non per natura - e riceviamo il dono di diventare sempre più a Lui configurati (la nostra natura è trasformata ma non sostituita), nel senso paolino (2 Cor 3,18). È ciò che i Padri chiamano Theosis, per effetto della grazia che la vita di fede e dunque la fedeltà ci dona attraverso la preghiera e il munus sanctificandi della Chiesa. È proprio questa distinzione tra adozione-partecipazione in Cristo e natura che fa la differenza. E mi pare che si crei anche confusione tra naturale e Soprannaturale non considerandola.... Il che non significa dire che Cristo non si incarnato per tutti e non ha salvato (potenzialmente) TUTTI; ma che la salvezza non è un fatto automatico: va accolta. Ed è la funzione della Chiesa affidatale dal Suo Signore quella di annunciarla e dispensarla, altrimenti che senso avrebbe la Chiesa? [qui - vedi anche qui]

11 commenti:

  1. Non voglio contraddire quanto ho detto sinora, ovvero che non entro nelle questioni teologiche su cosa è non è eresia perché non ho la competenza tecnica sufficiente.

    Tuttavia, questa frase:

    Vogliamo pensare (dandogli sempre il beneficio del dubbio) che Papa Francesco non fosse cosciente delle implicazioni dottrinali della sua firma, e che non volesse affermare quanto il documento sembra dichiarare.

    francamente non posso pensare che non sia un'arrampicata sugli specchi, per vari motivi:

    1. La frase incriminata nel documento di Abu Dhabi è semplice grammaticalmente, dunque non si pongono problemi su erronee interpretazioni.
    2. L'errore è stato segnalato da mons. Schneider, comunicato a Papa Francesco e Papa Francesco ha riconosciuto il problema. Poi però non ha fatto nulla per correggerlo, anzi ha imposto che il testo venga diffuso ed insegnato.
    3. Come si fa dunque a dire che "non è cosciente delle implicazioni dottrinali"? A parte che si presume che uno che arriva ad essere Papa non sia così a zero in teologia... ma l'assistenza dello Spirito Santo? Qualcuno la invoca a sproposito, con la conclusione che qualsiasi cosa fa un Papa è perfetta; altri la dimenticano quando comoda, ma c'è. Dunque possiamo essere certi che lo Spirito Santo sta instancabilmente spingendo Francesco ad apportare una correzione. Ma se la correzione non arriva, non dobbiamo concludere che c'è pertinacia?

    A questo punto apprezzerei parole chiare dai fr. Weinandy eccetera: dite francamente che non ritenete praticamente possibile parlare di eresia finché Francesco è in carica per motivi contingenti. Dopotutto è quello che ha scritto francamente mons. Schneider. Altrimenti ai fedeli arriva sempre più l'impressione che non sapete come raccapezzarvi.

    RispondiElimina
  2. Mi coglie una grande desolazione nel vedere le radici del male e non poter far nulla perché siano riconosciute anche da chi ancora conserva la fede...
    Stiamo davvero gridando nel deserto. Ma continuiamo a lanciare semi in attesa che Chi può, trasformi il deserto in giardino!

    RispondiElimina
  3. "Mi coglie una grande desolazione nel vedere..."
    Mic, è tipico di chi si è perso aver indurito il proprio cuore e perseverare nella via della perdizione. E' carità pregare per queste persone ma è buon senso non illudersi. Certo che, nella posizione in cui sono, corrono il forte rischio di modellare una Chiesa a loro immagine e somiglianza (ad immagine e somiglianza delle loro passioni) il che trasforma la Sposa del Signore in uno sgorbio. Ma tale sgorbio, alla fine, NON E' la Sposa del Signore che loro non servono e nascondono. Che Dio ci aiuti!

    RispondiElimina
  4. In ogni caso la mia desolazione è momentanea e, alla fine, quello che prevale è un grande dolore, che si risveglia ad ogni orrenda manifestazione del male che ha invaso tutti gli ambiti del nostro vivere sociale ed ecclesiale e si presenta quotidianamente con molte sfaccettature...
    Custodiamo la fedeltà e la perseveranza nella preghiera, nella condivisione e nell'offerta, nella fiducia e nella speranza! E, in ogni caso: etia si omnes, ego non

    RispondiElimina
  5. OT Principio d'incendio alla cattedrale di Chartres:

    https://www.lechorepublicain.fr/chartres-28000/actualites/un-depart-de-feu-dans-la-cathedrale-de-chartres_13577763/

    RispondiElimina
  6. Commissariamento a Lourdes.
    Come volevasi dimostrare. Essendo Mons. Brouwet "tradizionalista" i cani rabbiosi si sono inventati che a Lourdes c'erano dei mercanti nel tempio. A quegli infernali mistificatori non andavano le processioni, i rosari, le adorazioni eucaristiche e le liturgie seriamente impostate. W la persecuzione! Vengano altre persecuzioni! La gloria dopo la liberazione dalla dittatura modernista sarà più splendente!
    Andrea Carradori

    RispondiElimina
  7. dopo il ramadan gli islamici hanno rivolto un pubblico elogio a Bergoglio

    RispondiElimina
  8. https://www.corrispondenzaromana.it/papa-francesco-filosofo-dellinclusione/
    FINO A QUANDO DURERA' QUESTO COLPEVOLE SILENZIO? CHI CREDE NON Può TACERE, FORSE NON CREDONO? ALCUNI HANNO PAURA E SCAPPANO DA GESU' COME FECERO GLI APOSTOLI….CORAGGIO, NON TEMETE DI DIFENDERE CRISTO ANCHE SE FINORA SIETE SCAPPATI, FATE COME PIETRO CHE HA PIANTO, DIO VI PERDONA SE CAMBIATE E NOI VI PERDONIAMO, MA FATEVI AVANTI ABBRACCIANDO LA CROCE E LA TROVERETE TALMENTE LEGGERA CHE RIMPIANGERETE DI NON AVERLO FATTO PRIMA.

    RispondiElimina
  9. in linea perfetta col patto di pace bergogliano sancito ad Abu Dhabi, e con le sue dichiarazioni apostate e massonico-ireniste, ecco i frutti:
    a Berlino è stato costruito il primo tempio della nuova Religione mondiale, (progettato fin dal 2012) in cui si praticherà la sincresi di cristianesimo + islamismo + ebraismo

    https://www.marcotosatti.com/2019/03/17/la-casa-delle-tre-religioni-il-progetto-massone-di-lessing-si-realizza-a-berlino/

    RispondiElimina
  10. OT Incendio in una cattedrale in Florida:

    https://catholicherald.co.uk/news/2019/06/07/arson-suspected-in-fire-at-florida-cathedral/

    RispondiElimina

I commenti vengono pubblicati solo dopo l'approvazione di uno dei moderatori del blog.