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mercoledì 1 aprile 2020

Mons. Athanasius Schneider sulla gestione della crisi del coronavirus da parte della Chiesa.

In un’intervista rilasciata a TheRemnant (di seguito la nostra traduzione), il Vescovo Athanasius Schneider critica la gestione della crisi del coronavirus da parte della Chiesa. Importante per chiarezza ed esaustività.

Diane Montagna: Eccellenza, qual è la Sua impressione generale sul modo in cui la Chiesa sta gestendo l’epidemia di coronavirus?

Vescovo Schneider: La mia impressione generale è che una maggioranza preponderante dei vescovi stia reagendo in modo precipitoso e in preda al panico proibendo tutte le messe pubbliche e – fatto ancor più incomprensibile – chiudendo le chiese. Vescovi del genere si comportano più come funzionari civili che come pastori. Preoccupandosi in modo troppo esclusivo delle misure di protezione igieniche, perdono di vista il sovrannaturale e la priorità della salute eterna delle anime.

La diocesi di Roma ha sospeso in fretta e furia tutte le messe pubbliche in conformità con le direttive del governo. Altri vescovi nel resto del mondo hanno preso la stessa iniziativa. I vescovi polacchi, invece, hanno disposto la celebrazione di un maggior numero di messe in modo che a ciascuna di esse possa partecipare un'assemblea più ristretta. Qual è il Suo punto di vista sulla decisione di sospendere le messe pubbliche per prevenire il contagio del coronavirus?

Se i supermercati sono aperti e accessibili e se i trasporti pubblici sono attivi, non vedo in base a quale principio si possa proibire alla gente di assistere alla Santa Messa in chiesa. È possibile garantire all’interno delle chiese misure igieniche protettive analoghe e addirittura migliori. Per esempio, prima di ogni messa si possono disinfettare i banchi e le porte e si può far disinfettare le mani a tutti coloro che entrano in chiesa. Inoltre si può limitare il numero di partecipanti e aumentare la frequenza delle celebrazioni della messa. La visione sovrannaturale del presidente della Tanzania John Magufuli in questo tempo afflitto dall’epidemia ci può fornire un esempio edificante. Domenica 22 marzo (quarta domenica di Quaresima) il presidente Magufuli, cattolico praticante, ha dichiarato all’interno della Cattedrale di San Paolo, a Dodoma (la capitale della Tanzania): “Esorto di nuovo i miei correligionari cristiani ma anche i musulmani a non avere paura, a non smettere di riunirsi per tributare lodi e gloria a Dio. È per questo che il nostro governo non ha imposto la chiusura di chiese e moschee, che dovrebbero piuttosto rimanere sempre aperte alle persone che cercano rifugio in Dio. Le chiese sono luoghi in cui la gente può cercare la vera guarigione, perché è in esse che il Vero Dio risiede. Non abbiate paura di lodare e cercare il Volto di Dio in chiesa”.

Inoltre, parlando dell’Eucarestia, il presidente Magufuli ha pronunciato queste parole incoraggianti: “Il coronavirus non può sopravvivere nel Corpo Eucaristico di Cristo: viene immediatamente distrutto. È proprio per questo che non sono entrato in panico quando ho ricevuto la Santa Comunione: perché so che con Gesù presente nell’Eucarestia sono in salvo. Questo è il tempo di edificare la nostra fede in Dio”. [Il discorso del presidente Magufuli è disponibile qui in swahili.]

Pensa che sia un atto responsabile la celebrazione - da parte di un sacerdote - di una messa privata in presenza di un numero ristretto di fedeli laici, prendendo le dovute precauzioni sanitarie?

Non solo è responsabile ma anche encomiabile e costituirebbe un autentico atto pastorale, purché – ovviamente – il sacerdote adotti le dovute precauzioni sanitarie.

In questo caso i sacerdoti si trovano in una posizione difficile. Alcuni buoni sacerdoti vengono criticati perché obbediscono alle direttive dei loro vescovi che impongono la sospensione delle messe pubbliche (anche se continuano a celebrare la messa in privato). Altri cercano modi creativi di ascoltare le confessioni cercando di salvaguardare la salute della gente. Quali consigli si sente di porgere ai sacerdoti che si sforzano di essere fedeli alla loro vocazione in questi giorni?

I sacerdoti devono ricordare che sono in primo luogo e al di sopra di ogni altra cosa pastori di anime immortali. Devono imitare Cristo, Che ha detto: “Io Sono il buon pastore. Il buon pastore offre la vita per le pecore. Il mercenario invece, che non è pastore e al quale le pecore non appartengono, vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge e il lupo le rapisce e le disperde; egli è un mercenario e non gli importa delle pecore. Io Sono il buon pastore, conosco le Mie pecore e le Mie pecore conoscono Me” (Gv 10, 11-14). Se il sacerdote osserva scrupolosamente tutte le dovute misure igieniche cautelari non deve obbedire alle direttive dei vescovi o del governo sospendendo la messa per i fedeli. Tali direttive sono mere leggi umane; tuttavia, la legge suprema della Chiesa è la salvezza delle anime. In un frangente del genere i sacerdoti devono essere estremamente creativi per offrire sia pur a un numero ristretto di fedeli la celebrazione della Santa Messa e la ricezione dei sacramenti. Questo è stato il comportamento pastorale di tutti i confessori e dei sacerdoti martiri in epoche di persecuzione.

Vi sono casi in cui la ribellione dei sacerdoti contro le autorità, in particolar modo contro quelle ecclesiastiche, è legittima (per esempio quando si proibisce a un sacerdote di non recarsi a visitare gli infermi e i moribondi)?

Se un’autorità ecclesiastica proibisce a un sacerdote di recarsi a visitare gli infermi e i moribondi, egli non deve obbedire. Cristo non ha conferito ai vescovi il potere di proibire le visite agli infermi e ai moribondi. Un sacerdote autentico farà tutto ciò che è in suo potere per visitare una persona moribonda. Molti sacerdoti lo hanno fatto anche quando ciò significava mettere in pericolo la loro vita, tanto in caso di persecuzione come durante le epidemie. La storia della Chiesa ci offre numerosissimi esempi del genere. Per esempio, San Carlo Borromeo distribuì la Santa Comunione sulla lingua di persone moribonde, contagiate dall’epidemia. Anche ai nostri giorni vi sono esempi – specialmente nella provincia di Bergamo, in Norditalia – di sacerdoti contagiati che sono morti per essersi presi cura di malati moribondi di coronavirus. Pochi giorni fa un sacerdote di 72 anni è morto di coronavirus dopo aver ceduto il proprio respiratore – di cui necessitava per sopravvivere – a un malato più giovane. Non recarsi a visitare gli infermi e i moribondi è un atteggiamento da mercenario, non da buon pastore.

Lei ha trascorso i suoi primi anni di sacerdozio nella Chiesa clandestina dell’Unione Sovietica. Quali intuizioni e prospettive desidera condividere coi fedeli laici che non hanno la possibilità di partecipare alla Santa Messa e, in alcuni casi, non possono nemmeno adorare il Santo Sacramento perché tutte le chiese delle loro diocesi sono state chiuse?

Vorrei esortare i fedeli a compiere frequentemente atti di comunione spirituale. Possono leggere e meditare le letture della messa del giorno e tutto l’ordinario della messa. Possono inviare i loro santi angeli custodi ad adorare Gesù Cristo presente nel tabernacolo al posto loro. Possono unirsi spiritualmente a tutti i cristiani che si trovano in prigione a causa della loro fede, con tutti i cristiani che sono malati e giacciono su un letto, con tutti i cristiani moribondi che sono privati della grazia dei sacramenti. Dio colmerà di molteplici grazie quest’epoca di privazione temporanea della Santa Messa e del Santo Sacramento.

Il Vaticano ha recentemente annunciato che le liturgie pasquali saranno celebrate senza la presenza dei fedeli e ha successivamente specificato che sta studiando “mezzi di organizzazione e di partecipazione che rispettino le misure secolari introdotte per prevenire la diffusione del contagio del coronavirus”. Cosa ne pensa di questa decisione?

Vista la rigida proibizione delle riunioni di massa da parte delle autorità governative italiane, è logico che il papa non possa celebrare le liturgie della Settimana Santa con la partecipazione di un gran numero di fedeli. Penso che il papa possa celebrare per esempio le liturgie della Settimana Santa con piena dignità e senza abbreviazioni all’interno della Cappella Sistina (come erano soliti fare i papi prima del Concilio Vaticano Secondo), con la partecipazione del clero (cardinali e sacerdoti) e di un gruppo scelto di fedeli, previamente sottoposti a misure igieniche protettive. La proibizione dell’accensione del fuoco, della benedizione dell’acqua e del battesimo alla vigilia di Pasqua – come se queste azioni potessero propagare il virus – è assolutamente priva di logica. Una paura quasi patologica ha preso il sopravvento sul senso comune e sulla visione sovrannaturale.

Eccellenza, cosa rivela il modo in cui la Chiesa sta gestendo l’epidemia di coronavirus sullo stato della Chiesa stessa e in modo particolare della gerarchia?

Rivela la perdita della visione sovrannaturale. Negli ultimi decenni molti membri della gerarchia della Chiesa si sono immersi principalmente in affari secolari, mondani e temporali, divenendo in tal modo ciechi alle realtà sovrannaturali ed eterne. I loro occhi sono stati colmati dalla polvere delle occupazioni terrene, come affermò un tempo San Gregorio Magno (vedi Regula pastoralis II, 7). La reazione di cui fanno mostra nel modo di gestire l’epidemia di coronavirus ha rivelato che danno più importanza al corpo mortale che alle anime immortali degli uomini, dimenticando le parole di Nostro Signore: “Che giova infatti all'uomo guadagnare il mondo intero, se poi perde la propria anima?” (Mc 8, 36). Gli stessi vescovi che ora cercano di proteggere (talvolta con misure esagerate) i corpi dei loro fedeli dal contagio di un virus materiale hanno permesso tranquillamente la diffusione del virus velenoso degli insegnamenti e delle pratiche eretici all’interno delle loro greggi.

Il Cardinal Vincent Nichols ha affermato recentemente che quando l'epidemia di coronavirus si sarà estinta saremo di nuovo affamati dell'Eucaristia. È d'accordo?

Spero che queste parole si dimostrino vere per molti cattolici. È un’esperienza umana comune il fatto che una privazione duratura di una realtà importante infiammi i cuori delle persone col desiderio di essa. Ciò vale anche, ovviamente, per quanti credono veramente nell’Eucarestia e la amano. Un’esperienza di questo tipo aiuta anche a riflettere più profondamente sul significato e sul valore della Santa Eucarestia. Forse quei cattolici che erano troppo abituati all’accesso al Santo dei Santi, tanto da considerarlo qualcosa di ordinario e comune, sperimenteranno una conversione spirituale a partire dalla quale comprenderanno e tratteranno la Santa Eucarestia come qualcosa di straordinario e sublime.

Sabato 15 marzo Papa Francesco è andato a pregare di fronte all’immagine della Salus Populi Romani a Santa Maria Maggiore e di fronte al Crocifisso miracoloso conservato all’interno della chiesa di San Marcello al Corso. Pensa che sia importante che vescovi e cardinali compiano analoghi atti di preghiera pubblica affinché il coronavirus si estingua?

L’esempio di Papa Francesco può incoraggiare molti vescovi a compiere atti analoghi di pubblica testimonianza della fede e preghiera e a offrire concreti segni di penitenza per implorare Dio affinché ponga fine all’epidemia. Si potrebbe raccomandare che vescovi e sacerdoti percorrano regolarmente le loro città e paesi con l’ostensione del Santo Sacramento, accompagnati da un piccolo numero di sacerdoti o di fedeli (uno, due o tre) che rispetti i limiti imposti dalle disposizioni governative. Le processioni col Signore Eucaristico porteranno ai fedeli e a tutti i cittadini la consolazione e la gioia che nascono dalla consapevolezza del fatto che non sono soli in un periodo di tribolazione, che il Signore è veramente in mezzo a loro e che la Chiesa è una madre che non si dimentica dei suoi figli e non li abbandona. Si potrebbe lanciare una catena mondiale di processioni del Signore Eucaristico per le strade di questo mondo. Siffatte mini-processioni eucaristiche, anche se verranno realizzate solamente dal vescovo o da un sacerdote, imploreranno le grazie della guarigione fisica e di quella spirituale e della conversione.

Il coronavirus è sorto in Cina poco dopo il Sinodo per l’Amazzonia. Alcuni media sono fermamente convinti del fatto che ciò costituisca una divina retribuzione per gli eventi legati al culto della Pachamama in Vaticano. Altri credono che si tratti di un castigo divino per l’accordo tra il Vaticano e la Cina. Pensa che queste posizioni - o anche una sola di esse - siano valide?

A mio modo di vedere l’epidemia di coronavirus è senz’ombra di dubbio un intervento divino per punire e purificare un mondo e una Chiesa peccaminosi. Non dobbiamo dimenticare che Nostro Signore Gesù Cristo considerava le catastrofi fisiche castighi divini. Leggiamo per esempio: “In quello stesso tempo si presentarono alcuni a riferirGli circa quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva mescolato con quello dei loro sacrifici. Prendendo la parola, Gesù rispose: ‘Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subito tale sorte? No, vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. O quei diciotto, sopra i quali rovinò la torre di Sìloe e li uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo’” (Lc 13, 1-5).

Gli atti di culto in cui si è venerato l’idolo pagano della Pachamama in Vaticano, con l’approvazione del papa, sono stati sicuramente un grande peccato di infedeltà contro il Primo Comandamento del Decalogo. Si è trattato di un abominio. Ogni tentativo di minimizzare questo atto di venerazione non può superare il filtro dell’evidenza lampante e della ragione. Penso che tali atti idolatrici siano stati il culmine di una serie di altri atti di infedeltà contro la salvaguardia del divino deposito della fede da parte di molti membri delle alte gerarchie della Chiesa negli scorsi decenni. Non ho l’assoluta certezza del fatto che lo scoppio dell’epidemia di coronavirus sia una divina retribuzione per il culto offerto alla Pachamama in Vaticano, ma considerare questa possibilità non è poi un’ipotesi così avventata. Già agli esordi della storia della Chiesa, Cristo ha rimproverato i vescovi (“angeli”) delle chiese di Pergamo e di Tiàtira per la loro connivenza con l’idolatria e con l’adulterio. La figura di “Iezabèle”, che ha sedotto le chiese inducendole all’idolatria e all’adulterio (vedi Ap 2, 20) può anche essere interpretata come un simbolo del mondo di oggi, con cui molti responsabili ecclesiastici stanno attualmente flirtando.

Le seguenti parole di Cristo rimangono valide per il nostro tempo: “Ebbene, Io getterò lei in un letto di dolore e coloro che commettono adulterio con lei in una grande tribolazione, se non si ravvederanno dalle opere che ha loro insegnato. Colpirò a morte i suoi figli e tutte le Chiese sapranno che Io Sono Colui che scruta gli affetti e i pensieri degli uomini, e darò a ciascuno di voi secondo le proprie opere” (Ap 2, 22-23). Cristo ha minacciato il castigo contro le chiese e le ha invitate a fare penitenza: “Ma ho da rimproverarti alcune cose: hai presso di te seguaci della dottrina di Balaàm, il quale insegnava a Balak a provocare la caduta dei figli d’Israele, spingendoli a mangiare carni immolate agli idoli e ad abbandonarsi alla fornicazione. [...] Ravvediti dunque; altrimenti verrò presto da te e combatterò contro di loro con la spada della Mia bocca” (Ap 2, 14-16). Sono sicuro che Cristo ripeterebbe oggi le stesse parole a Papa Francesco e agli altri vescovi che hanno permesso la venerazione idolatrica della Pachamama e che hanno implicitamente approvato le relazioni sessuali al di fuori di un matrimonio valido, permettendo ai cosiddetti “divorziati e risposati” sessualmente attivi di ricevere la Santa Comunione.

Lei ha citato i Vangeli e il libro dell’Apocalisse. Il modo in cui Dio ha agito nei confronti del Suo popolo eletto nell’Antico Testamento ci chiarifica in qualche modo la presente situazione?

L’epidemia di coronavirus ha provocato una situazione a mio avviso unica all’interno della Chiesa, vale a dire un bando quasi universale di tutte le messe pubbliche. C’è un’analogia parziale con il bando del culto cristiano in quasi tutto l’Impero Romano durante i primi tre secoli. La situazione attuale non ha precedenti, però, perché nel nostro caso il bando del culto pubblico è stato emesso dai vescovi cattolici, e ancora prima delle disposizioni governative.

In un certo modo, la situazione attuale può essere paragonata anche con la cessazione del culto sacrificale nel Tempio di Gerusalemme durante l’esilio babilonese del popolo eletto di Dio. Nella Bibbia il castigo divino è considerato una grazia; per esempio: “Felice l’uomo che è corretto da Dio: perciò tu non sdegnare la correzione dell’Onnipotente, perché Egli fa la piaga e la fascia, ferisce e la Sua mano risana” (Gb 5, 17-18). Inoltre: “Io tutti quelli che amo li rimprovero e li castigo. Mostrati dunque zelante e ravvediti” (Ap 3, 19). L’unica reazione adeguata alla tribolazione, alle catastrofi, alle epidemie e a situazioni analoghe - che sono tutti strumenti nelle mani della Divina Provvidenza per svegliare il popolo dal sonno del peccato e dell’indifferenza nei confronti dei comandamenti di Dio e della vita eterna - è la penitenza e la conversione sincera a Dio. Nella seguente preghiera, il profeta Daniele fornisce ai fedeli di ogni tempo un esempio della giusta mentalità che si dovrebbe avere e di come bisognerebbe comportarsi e pregare nelle epoche di tribolazione: “Tutto Israele ha trasgredito la tua legge, s'è allontanato per non ascoltare la Tua voce [...]. Porgi l’orecchio, mio Dio, e ascolta: apri gli occhi e guarda le nostre desolazioni e la città sulla quale è stato invocato il Tuo Nome! Non presentiamo le nostre suppliche davanti a Te, basate sulla nostra giustizia, ma sulla Tua grande misericordia. Signore, ascolta; Signore, perdona; Signore, guarda e agisci senza indugio, per amore di Te Stesso, mio Dio, poiché il Tuo Nome è stato invocato sulla Tua città e sul Tuo popolo”  (Dn 9, 11.18-19).

San Roberto Bellarmino ha scritto: “Segni sicuri della venuta dell’Anticristo [...] sono l’ultima e più grande persecuzione e anche la cessazione totale del sacrificio pubblico [della Messa]” (La profezia di Daniele, pagg. 37-38). Non pensa che oggi siamo testimoni di ciò a cui egli si riferisce in questo testo? È l’inizio del grande castigo profetizzato nel libro dell’Apocalisse?

La situazione attuale presenta un numero sufficiente di motivi ragionevoli per pensare che ci troviamo agli inizi di un tempo apocalittico che prevede anche castighi divini. Nostro Signore si è riferito alla profezia di Daniele: “Quando dunque vedrete l'abominio della desolazione, di cui parlò il profeta Daniele, stare nel luogo santo - chi legge comprenda - [...]” (Mt 24, 15). Il libro dell’Apocalisse afferma che la Chiesa dovrà fuggire per un tempo nel deserto (vedi Ap 12, 14). La cessazione quasi generale del Sacrificio pubblico della Messa potrebbe essere interpretato come la fuga in un deserto spirituale. Ciò che nel nostro caso è biasimevole è il fatto che molti membri della gerarchia della Chiesa non si rendono conto che la situazione attuale è una tribolazione, un castigo divino, ossia una “divina visitazione” in senso biblico. Queste parole del Signore si possono riferire anche a molti membri del clero nell’ambito dell’attuale epidemia fisica e spirituale: “Non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata” (Lc 19, 44). Il presente “incendio di persecuzione” (vedi 1 Pt 4, 12) dev’essere preso sul serio dal papa e dai vescovi affinché possa portare a una profonda conversione di tutta la Chiesa. Se ciò non avverrà, anche il messaggio contenuto dal seguente episodio riportato da Søren Kierkegaard potrà essere preso come esempio della situazione attuale: “Scoppiò un incendio dietro le quinte di un teatro. Il pagliaccio uscì per dare l’allarme al pubblico, che pensò che fosse uno scherzo e applaudì. Il clan ripeté l’avviso ma suscitò solo risate ancor più forti. Penso che sarà così che finirà il mondo: con l’applauso generale di buontemponi che credono che tutto sia uno scherzo”.

Eccellenza, quale significato profondo si cela dietro a tutto ciò?

La cessazione pubblica della Santa Messa e della Santa Comunione sacramentale è un fatto così unico e serio che è possibile ravvisare dietro di esso un significato più profondo. Questo evento è arrivato circa cinquant’anni dopo l’introduzione della Comunione sulla mano (avvenuta nel 1969) e una serie di riforme radicali al rito della Messa (nel 1969-70) con l’introduzione di elementi protestantizzanti (le preghiere dell’offertorio) e col suo stile di celebrazione orizzontale e istruttivo (movimenti liberi, celebrazione all’interno di un circolo chiuso col sacerdote rivolto verso il popolo). La pratica della Comunione sulla mano messa in atto negli ultimi cinquant’anni ha indotto a dissacrazioni involontarie e volontarie del Corpo Eucaristico di Cristo su scala senza precedenti. Per più di cinquant’anni il Corpo di Cristo è stato (la maggior parte delle volte involontariamente) calpestato dai piedi di sacerdoti e laici nelle chiese cattoliche di tutto il mondo. Anche il furto delle sacre Ostie è aumentato a livelli allarmanti. La pratica di prendere la Santa Comunione direttamente con le proprie mani e le proprie dita fa somigliare sempre di più il sacramento all’atto di mangiare un cibo qualsiasi. In non pochi cattolici la pratica di ricevere la Comunione sulla mano ha indebolito la fede nella Presenza Reale, nella transustanziazione e nel carattere divino e sublime della sacra Ostia. Gradualmente, la presenza eucaristica di Cristo è diventata inconsciamente, per questi fedeli, una sorta di pane santo o di simbolo. Ora il Signore è intervenuto e ha privato quasi tutti i fedeli della possibilità di assistere alla Santa Messa e di ricevere sacramentalmente la Santa Comunione.

Gli innocenti e i colpevoli sopportano insieme questa tribolazione, dato che nel mistero della Chiesa tutti sono uniti come membra di uno stesso corpo: “Se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme” (1 Cor 12, 26). L’attuale cessazione della Santa Messa e della Santa Comunione pubblica potrebbero essere interpretate dal papa e dai vescovi come un monito divino per gli ultimi cinquant’anni di dissacrazioni e di trivializzazioni eucaristiche e, allo stesso tempo, come un invito misericordioso a un’autentica conversione eucaristica di tutta la Chiesa. Che lo Spirito Santo tocchi il cuore del papa e quelli dei vescovi e li induca a emanare norme liturgiche concrete affinché la celebrazione dell’Eucarestia in tutta la Chiesa sia purificata e orientata di nuovo al Signore.

Si potrebbe suggerire che il papa, insieme ai cardinali e ai vescovi, compia un atto pubblico di riparazione a Roma per i peccati contro la Santa Eucarestia e per il peccato della venerazione delle statue della Pachamama. Quando la presente tribolazione sarà cessata, il papa potrebbe introdurre norme liturgiche specifiche in cui egli inviti tutta la Chiesa a orientarsi di nuovo al Signore anche nel modo di celebrare, così che il celebrante e i fedeli si volgano nella stessa direzione durante la preghiera eucaristica. Il papa dovrebbe anche proibire la pratica della Comunione sulla mano, perché la Chiesa non può continuare impunemente a trattare il Santo dei Santi presente nella piccola Ostia sacra in un modo così minimalista e imprudente.

Che la seguente preghiera di Azaria nella fornace, che tutti i sacerdoti elevano durante il rito dell’offertorio nella messa, ispiri il papa e i vescovi a compiere atti concreti di riparazione e restaurazione della gloria del sacrificio eucaristico e del Corpo Eucaristico del Signore: “Con cuore contrito e spirito umile Ti preghiamo di accoglierci; che il nostro sacrificio sia oggi davanti a Te e trovi favore presso di Te; poiché coloro che confidano in Te non saranno confusi. E ora Ti seguiamo con tutto il nostro cuore, Ti temiamo e cerchiamo il Tuo Volto. Non lasciare che veniamo confusi, ma trattaci secondo la Tua benevolenza e la Tua misericordia. Liberaci coi Tuoi prodigi e rendi gloria al Tuo Nome, o Signore” (Dn 3, 39-43, Septuaginta).
[Traduzione per Chiesa e post-concilio di Antonio Marcantonio]

9 commenti:

  1. En Italie, sans besoin d'une loi d état, plusieurs évêques ont fermé les églises de leur diocèse. De son côté, le gouvernement a signé une loi qui interdit aux personnes de se rendre dans une église,même vide, pour prier. Il est encore possible, d'aller dans une église si elle se trouve sur le parcours entre sa propre maison et le supermarché/pharmacie. Bien sûr en solitude. Et si l l'évêque ne l a pas fermée! On ne peut sortir que pour promener son chien ou faire les courses/voir un médecin. On commence à se rendre compte où on veut arriver ? Je crains que la France suit ce mauvais exemple..prions que la Miséricorde de Dieu nous laisse au moins la possibilité d'aller adorer le Divin Confiné du Tabernacle SOYONS NOMBREUX A ALLER LE VISITER, il est encore temps.

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  2. Vaticano impazzito: "Coronavirus alleato di Madre Terra " !!!
    https://gloria.tv/post/mNK4261c2hkw3mifAw2VXRHyg

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  3. “perdono di vista il sovrannaturale e la priorità della salute eterna delle anime” sante parole
    “vescovi polacchi, invece, hanno disposto la celebrazione di un maggior numero di messe in modo che a ciascuna di esse possa partecipare un'assemblea più ristretta” ecco cosa intendevo io nell'aprire una discussione all'interno della Cei. Se metti le fattualitá sul tavolo le soluzioni arrivano come si dimostra.
    “Inoltre, parlando dell’Eucarestia, il presidente Magufuli ha pronunciato queste parole incoraggianti: <>” fino al passaggio prima aveva detto parole cosí alte che poteva fermarsi lí. Se il prete in questo periodo di Covid fa il prete portando la comunione nelle case confessando e dando conforto spirituale potrebbe rimanere contagiato e quindi divenire vettore di contagio. Io avrei fatto ció: esteso ai preti e reso in questi momenti non più facoltativo l'uso delle chiroteche. In via straordinaria le farei tenere anche per l'offertorio unito alla comunione data sulla mano. Sarebbe un uso improprio a meno che non si facciano messe solenni che in questo momento ci starebbero pure!

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  4. "Sul finire del Medioevo, nel 1348, la città di Firenze fu colpita dalla peste nera. Ogni attività restò paralizzata: «Niuna Arte si lavorava in Firenze; tutte le botteghe serrate, tutte le taverne chiuse, salvo speziali e chiese. La gente badava a salvarsi l'anima. Era tale la paura, che tutti tremavano e attendevano la morte di giorno in giorno, e pensavano più all'anima che al corpo».
    Non fu solo una questione di abitudini, mutuate dall'epoca della Cristianità. La Chiesa era in qualche modo presente nella realtà sociale e costituiva, pur nelle infinite inefficienze e mediocrità, un riferimento visibile e costante nel tempo: nel corso della peste fiorentina «molte processioni e reliquie [...] vennero andando per la città, invocando "Misericordia", e facevano orazioni; e venivano poi fermate sulla ringhiera de' Priori». Il potere secolare, pur nella legittima autonomia e, in questo caso, nella giustificata repressione degli assembramenti, era però incalzato di continuo dai chierici, che esprimevano, a parole e con le azioni, la predicazione del Vangelo e lo stimolo alla conversione."
    Silvio Brachetta
    http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6069

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  5. Covid-19, il vescovo Giudice riapre le chiese nell'Agro nocerino sarnese 3 aprile 2020

    „Riaprono in anticipo le chiese nella Diocesi di Nocera-Sarno. 
    Attraverso una lettera inviata a tutti i parroci, in vista della Santa Pasqua, l’arcivescovo Giuseppe Giudice li informa di aver disposto che dal prossimo 3 aprile “con le attenzioni a tutte le norme emanate si possono tenere aperte le chiese per permettere la preghiera personale”.“

    http://www.salernotoday.it/cronaca/coronavirus-diocesi-nocera-sarno-riapertura-chiese-giudice-3-aprile-2020.html

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    1. Da noi per la preghiera personale non hanno mai chiuso.

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  6. Stamattina l’Arcivescovo di Catania, Mons. Salvatore Gristina, si è recato assieme al Sindaco Città Salvo Pogliese, presso la Cappella di Sant’Agata, Patrona della Città, ove sta esposto il Velo della Vergine Martire, per affidare la Città alla sua Santa Patrona e chiedere la cessazione della epidemia di coronavirus.

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  7. L’arcivescovo Delpini non ha avuto problemi a trovarsi con un centinaio di lavoratori, perché allora proibisce messe con 10-15 persone in chiese che potrebbero contenerne 20 o 30 volte tanto? Perché tante storie per le messe feriali? Perché è diventato mission impossibile confessarsi, pur con tutte le cautele del caso? Non si tirino in ballo le norme emanate dal governo, la decisione di sospendere le messe è dei vescovi che hanno voluto interpretare nel senso più restrittivo delle indicazioni generiche. E non hanno neanche la forza di contestare la Nota del ministero dell’Interno che limita l’accesso alle chiese e non riconosce la libertà di culto.

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  8. Immagino purtroppo che la vignetta di Vauro  https://www.adnkronos.com/fatti/politica/2020/03/31/salvini-contro-vauro-vignetta-idiota_NRsi8o8C5VksqKsWd0iPxN.html  già stata segnalata, ma mi pare che non possiamo restare zitti mentre siamo chiusi in casa, ci impediscono di andare in chiesa e nel mentre un vignettista si permette di offendere tutta la Cristianità.
    Filippo A.

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