In realtà stiamo subendo gli effetti di un infausto aggiornamento rivelatosi sovversione che vede il suo culmine in questo post concilio bergogliano e pachamamiano posto in essere dall'attuale pontificato... Qui l'indice di interventi precedenti e correlati.
Reverendo e Caro Sacerdote di Cristo,
ho ricevuto la Sua lettera, nella quale Ella mi sottopone alcune gravi questioni sulla crisi dell’autorità nella Chiesa, crisi che va acuendosi in questi ultimi anni ed in particolare durante “l’emergenza pandemica”, in occasione della quale la gloria di Dio e la salvezza delle anime sono state messe da parte a vantaggio di una presunta salute del corpo. Se intendo rendere pubblica questa mia articolata risposta alla Sua lettera, è perché essa risponde ai numerosissimi fedeli e sacerdoti che mi scrivono da ogni dove, esponendomi interrogativi e tormenti di coscienza su queste stesse gravi questioni.
Il problema di un’autorità pervertita – ossia che non agisca nei limiti che le sono propri o che si sia data autonomamente un fine opposto a quello che la legittima – viene affrontato dalle Sacre Scritture per ricordarci che omnis potestas a Deo (Rom 13, 1) e che qui resistit potestati, Dei ordinationi resistit (ibidem., 2). E se San Paolo ci intima di obbedire all’autorità civile, a maggior ragione noi siamo tenuti ad obbedire all’autorità ecclesiastica, in ragione del primato che le questioni spirituali hanno su quelle temporali.
Ella osserva che non sta a noi giudicare l’autorità, perché il Figlio dell’uomo tornerà a fare giustizia alla fine dei tempi. Ma se dovessimo aspettare il giorno del Giudizio per vedere puniti i malvagi, a quale scopo la divina Maestà avrebbe costituito sulla terra un’autorità temporale e una spirituale? Non è forse loro compito, come vicari di Cristo Re e Sommo Sacerdote, reggere e governare i loro sudditi su questa terra, amministrando la giustizia e punendo i malvagi? Che senso avrebbero le leggi, se non vi fosse chi le fa rispettare, sanzionando chi le viola? Se l’arbitrio di chi è costituito in autorità non fosse punito da chi ha sopra di essi autorità, come potrebbero i sudditi – civili ed ecclesiastici – sperare di ottenere giustizia in terra?
Temo che la Sua obiezione, secondo la quale gli Ecclesiastici che rivestono una potestà loro derivante dall’autorità dell’ufficio ricoperto possano essere giudicati solo alla fine dei tempi, conduca da un lato al fatalismo e alla rassegnazione nei sudditi, e dall’altro costituisca una sorta di incoraggiamento ad abusare del proprio potere nei Superiori.
L’obbedienza ad un’autorità pervertita non può essere considerata doverosa, né moralmente buona, solo perché al Suo ritorno il Figlio dell’uomo tornerà a fare giustizia alla fine dei tempi. La Scrittura ci sprona ad essere sì obbedienti, moderando la nostra obbedienza con la pazienza e lo spirito di penitenza, ma non ci esorta assolutamente ad obbedire a ordini intrinsecamente malvagi, per il solo fatto che chi ce li imparte è costituito in autorità. Quell’autorità, infatti, proprio nel momento in cui viene esercitata contro lo scopo per cui essa sussiste, si priva della legittimazione che la giustifica e, pur non decadendo in sé, nondimeno richiede da parte dei sudditi un’adesione che dovrà essere di volta in volta vagliata e giudicata.
Con la Rivoluzione, l’ordo christianus, che riconosceva l’Autorità costituita come proveniente da Dio, è stato rovesciato per far posto alle cosiddette democrazie in nome della laicità dello Stato e della sua separazione dalla Chiesa. Con il Concilio Vaticano II questa sovversione del principio di autorità si è insinuata nella Gerarchia stessa, facendo sì che quell’ordine voluto da Dio non solo fosse cancellato dalla società civile, ma addirittura venisse minato anche nella Chiesa. Ovviamente, quando l’opera di Dio viene manomessa e la Sua Autorità negata, il potere ne è irrimediabilmente compromesso e si creano i presupposti per la tirannide o per l’anarchia. Né la Chiesa fa eccezione, come possiamo dolorosamente constatare: il potere è spesso esercitato per punire i buoni e premiare i malvagi; le sanzioni canoniche servono quasi sempre per scomunicare chi rimane fedele al Vangelo; i Dicasteri e gli organi della Santa Sede assecondano l’errore e impediscono la propagazione della Verità. Lo stesso Bergoglio, che dovrebbe rappresentare in terra la più alta Autorità, usa del potere delle Sante Chiavi per assecondare l’agenda globalista e promuovere dottrine eterodosse, ben consapevole di quel Prima Sedes a nemine judicatur che gli permette di agire indisturbato.
Questa situazione è ovviamente anomala, perché nell’ordine stabilito da Dio a chi rappresenta l’autorità è dovuta obbedienza. Ma in questo mirabile kosmos Satana insinua il chaos, manomettendo l’elemento fragile e peccabile: l’uomo. Ella lo evidenzia bene nella Sua lettera, caro Sacerdote: «Ora, la cosa più diabolica che il nostro nemico è riuscito a compiere, è quella di usare proprio chi si presenta al mondo investito dell’autorità conferita da Gesù Cristo alla Sua Chiesa, per fare il male, e con questo: da un lato coinvolgere nel male alcuni dei buoni, dall’altro scandalizzare i buoni che se ne rendono conto», e contestualizza poi questa situazione nel caso attuale: «L’autorità di Gesù è stata usata abusivamente per giustificare e caldeggiare una terribile operazione, che viene presentata sotto il nome falso di vaccinazione».
Concordo con Lei circa le valutazioni di oggettiva immoralità del cosiddetto vaccino contro il Covid-19, in ragione dell’uso di materiale derivante da feti abortiti. Concordo parimenti sulla assoluta inadeguatezza – scientifica, oltreché filosofica e dottrinale – del documento promulgato dalla CDF, il cui Prefetto si limita ad eseguire supinamente più che discutibili ordini impartiti dall’alto: l’obbedienza dei reprobi è emblematica, in questi frangenti, perché sa ignorare con disinvoltura l’autorità di Dio e della Chiesa, in nome di un asservimento cortigiano all’autoritarismo del superiore immediato.
Vorrei nondimeno precisare che il documento della Santa Sede è particolarmente insidioso non solo per l’aver esso analizzato solo un aspetto remoto, per così dire, della composizione del farmaco (a prescindere dalla liceità morale di un azione che non perde di gravità col passare del tempo); ma per aver deliberatamente ignorato che per “rinfrescare” il materiale fetale originale occorre periodicamente aggiungervi nuovi feti, ricavati da aborti al terzo mese provocati ad hoc, e che i tessuti devono essere prelevati da creature ancora vive, a cuore palpitante. Data l’importanza della materia e la denuncia della comunità scientifica cattolica, l’omissione di un elemento integrante per la produzione del vaccino in un pronunciamento ufficiale conferma, nell’ipotesi più generosa, una scandalosa incompetenza e, in quella più realistica, la deliberata volontà di spacciare per moralmente accettabili dei vaccini prodotti con aborti provocati. Questa sorta di sacrificio umano, nella sua forma più abbietta e cruenta, viene quindi considerato trascurabile da un Dicastero della Santa Sede in nome della nuova religione sanitaria, della quale Bergoglio è strenuo sostenitore.
Mi trovo d’accordo con Lei sull’omissione delle valutazioni inerenti la manipolazione genetica indotta da alcuni vaccini che agiscono a livello cellulare, con scopi che le case farmaceutiche non osano confessare, ma che la comunità scientifica ha ampiamente denunciato e di cui non si conoscono ancora le conseguenze a lungo termine. Ma la CDF evita scrupolosamente di esprimersi anche sulla moralità della sperimentazione sull’uomo, ammessa dagli stessi produttori dei vaccini, i quali si riservano di fornire i dati su questa sperimentazione di massa solo tra qualche anno, quando sarà possibile comprendere se il farmaco è efficace e a prezzo di quali effetti secondari permanenti. Così come la CDF tace sulla moralità di speculare vergognosamente su un prodotto che viene presentato come unico presidio contro un virus influenzale che ancora non è stato isolato ma solo sequenziato. In assenza dell’isolamento virale, non è scientificamente possibile produrre l’antigene del vaccino, per cui l’intera operazione del Covid si mostra – chi non sia accecato da pregiudizio o da malafede – in tutta la sua criminale falsità e intrinseca immoralità. Una falsità confermata non solo dall’enfasi quasi religiosa con la quale è presentato il ruolo salvifico del cosiddetto vaccino, ma anche dall’ostinato rifiuto delle autorità sanitarie mondiali a riconoscere la validità, l’efficacia e il costo contenuto delle cure esistenti, dal plasma iperimmune all’idrossiclorochina e all’ivermectina, dall’assunzione di vitamina C e D per aumentare le difese immunitarie alla cura tempestiva dei primi sintomi. Non dimentichiamo che, se vi sono persone anziane o debilitate nella salute che sono morti con il Covid, ciò avviene perché l’OMS ha prescritto ai medici di base di non curare i sintomi, indicando per i soggetti con complicanze una cura ospedaliera assolutamente inadeguata e dannosa. Anche su questi aspetti la Santa Sede tace, complice evidente di una congiura contro Dio e contro l’uomo.
Torniamo ora all’autorità. Ella scrive: «Pertanto chi si trova di fronte a persone investite dall’Autorità di Gesù che agiscono evidentemente all’opposto del Suo mandato, si trova nella condizione di domandarsi se possa o meno obbedire alla loro Autorità, quando in situazioni terribili come questa, chi esercita l’autorità in nome di Gesù va palesemente contro i Suoi Mandati». La risposta ci viene dalla dottrina cattolica, che all’autorità dei Prelati e a quella suprema del Papa pone chiarissimi limiti di azione. In questo caso mi pare sia evidente che non è competenza della Santa Sede esprimere valutazioni che, per il modo in cui sono esposte e analizzate e per le palesi omissioni in cui incorrono, non possono rientrare minimamente nell’alveo determinato dal Magistero. Il problema, a ben vedere, è logico e filosofico, ancor prima che teologico o morale, perché i termini della quæstio sono incompleti ed erronei, e quindi erronea e incompleta ne sarà la risposta.
Ciò non toglie nulla alla gravità del comportamento della CDF, ma allo stesso tempo è proprio nell’uscire dai limiti propri all’autorità ecclesiastica che si conferma il principio generale della dottrina, e con esso anche l’infallibilità che il Signore garantisce al Suo Vicario quando egli intende insegnare una verità relativa alla Fede o alla Morale come Supremo Pastore della Chiesa. Se non vi è una verità da insegnare; se questa verità non ha a che vedere con la Fede e la Morale; se chi promulga questo insegnamento non intende farlo con l’Autorità Apostolica; se l’intenzione di trasmettere questa dottrina ai fedeli come verità da tenersi e credersi non è esplicita, l’assistenza del Paraclito non è garantita, e l’autorità che la promulga può essere – e in certi casi deve essere – ignorata. Ai fedeli è quindi possibile resistere all’esercizio illegittimo di un’autorità legittima, all’esercizio di un’autorità illegittima o all’esercizio illegittimo di un’autorità illegittima.
Non mi trovo pertanto d’accordo con Lei quando Ella afferma: «Se l’infedeltà tocca tale autorità, solo Dio può intervenire. Anche perché anche nei confronti di autorità di grado inferiore diventa poi difficile ricorrere sperando di avere giustizia». Il Signore può intervenire positivamente nel corso degli eventi, manifestando in modo prodigioso la Sua volontà o anche solo abbreviando i giorni dei malvagi. Ma l’infedeltà di chi è costituito in autorità, pur non essendo essa giudicabile dai sudditi, non per questo è meno colpevole, né può pretendere obbedienza a ordini illegittimi o immorali. Una cosa infatti è l’effetto che essa ha sui soggetti, un’altra il giudizio circa il suo modo di agire e un’altra ancora la punizione che essa può meritare. Così, se non sta ai sudditi mettere a morte il Papa per eresia (nonostante la pena di morte sia considerata da san Tommaso d’Aquino commisurata al crimine di chi corrompe la Fede), possiamo nondimeno riconoscere un Papa come eretico, e in quanto tale rifiutarci, caso per caso, di prestargli l’obbedienza cui altrimenti avrebbe diritto. Non lo giudichiamo, perché non abbiamo l’autorità di farlo; ma lo riconosciamo per quello che è, aspettando che la Provvidenza susciti chi possa pronunciarsi definitivamente e autorevolmente.
Ecco perché, quando Ella afferma che «non sono i sottoposti a quei malvagi che hanno l’autorità per ribellarsi e rovesciarli dal loro posto», occorre distinguere anzitutto che tipo di autorità sia in questione, e in secondo luogo quale sia l’ordine impartito e quale il danno che l’eventuale obbedienza comporterebbe. San Tommaso considera la resistenza al tiranno e il regicidio come moralmente leciti, in certi casi; così com’è lecita e doverosa la disobbedienza all’autorità dei Prelati che abusano del proprio potere contro il fine intrinseco del potere stesso.
Nella Sua lettera, Ella identifica nella ribellione all’autorità il marchio dell’ideologia comunista. Ma la Rivoluzione, di cui il Comunismo è un’espressione, intende rovesciare i sovrani non in quanto eventualmente corrotti o tirannici, ma in quanto gerarchicamente inseriti in un kosmos che è essenzialmente cattolico, e quindi antitetico al marxismo.
Se non fosse possibile opporsi ad un tiranno, avrebbero peccato i Cristeros, che si ribellarono con le armi al dittatore massone che in Messico perseguitava i suoi cittadini abusando della propria autorità. Avrebbero peccato i Vandeani, i Sanfedisti, gli Insorgenti: vittime di un potere rivoluzionario, pervertito e pervertitore, dinanzi al quale la ribellione non solo è lecita, ma anche doverosa. Furono vittime del potere anche i Cattolici che, nel corso della Storia, si trovarono a doversi ribellare ai loro Prelati, ad esempio i fedeli che in Inghilterra dovettero resistere ai loro Vescovi diventati eretici con lo scisma anglicano, o quanti in Germania si videro costretti a rifiutare obbedienza ai Presuli che avevano abbracciato l’eresia luterana. L’autorità di questi Pastori diventati lupi era infatti nulla, poiché orientata alla distruzione della Fede anziché alla sua difesa, contro il Papato anziché in comunione con esso. Giustamente Ella aggiunge: «Allora i poveri fedeli, di fronte ai loro pastori che si macchiano di tali crimini, e in modo così svergognato, rimangono sbigottiti. Come posso io seguire in nome di Gesù qualcuno che invece opera ciò che Gesù non vuole?»
Eppure poco oltre leggo queste Sue parole: «Chi nega la loro Autorità, in realtà nega la Autorità di chi li ha costituiti. E chi vuole negare la Autorità di chi li ha costituiti deve anche negare la loro autorità. Chi invece resta sottomesso alla autorità dei ministri costituiti in autorità da Gesù, pur non rendendosi complice dei loro errori, obbedisce alla Autorità di Gesù, che li ha costituiti». Questa proposizione è chiaramente erronea, poiché legando indissolubilmente l’autorità prima e originaria di Dio all’autorità derivata e vicaria della persona, ne inferisce una sorta di vincolo indefettibile, vincolo che invece viene meno proprio nel momento in cui colui che esercita l’autorità in nome di Dio di fatto la perverte, ne stravolge il fine sovvertendolo. Direi anzi che è proprio perché si deve avere in massimo onore l’autorità di Dio che essa non può essere disattesa con l’obbedire a chi è per sua natura sottoposto alla medesima divina autorità. Per questo San Pietro (At 5, 29) ci esorta ad obbedire a Dio piuttosto che agli uomini: l’autorità terrena, sia essa temporale o spirituale, è sempre sottoposta all’autorità di Dio. Non è possibile pensare che – per una ragione che pare quasi dettata da un burocrate – il Signore abbia voluto lasciare la Sua Chiesa in balìa di tiranni, quasi preferendo la loro legittimazione proceduralmente legale allo scopo per il quale Egli li ha posti a pascere il Suo gregge.
Certo, la soluzione della disobbedienza pare più facilmente applicabile ai Prelati che non al Papa, dal momento che quelli possono essere giudicati e deposti dal Papa, mentre questi non può esser deposto da alcuno in terra. Ma se è umanamente incredibile e doloroso dover riconoscere che un Papa possa essere malvagio, questo non consente di negare l’evidenza e non impone di consegnarsi passivamente all’abuso del potere che egli esercita in nome di Dio ma contro di Lui. E se nessuno vorrà assalire i Sacri Palazzi per scacciarne l’indegno ospite, si possono altresì esercitare forme legittime e proporzionate di vera e propria opposizione, ivi comprese le pressioni a che si dimetta e abbandoni l’ufficio. È proprio per difendere il Papato e la sacra Autorità che esso riceve dal Sommo ed Eterno Sacerdote che occorre allontanarne chi lo umilia, lo demolisce e ne abusa. Oserei dire, per completezza, che anche la rinunzia arbitraria all’esercizio dell’autorità sacra del Romano Pontefice rappresenta un gravissimo vulnus al Papato, e di questo dobbiamo considerare responsabile più Benedetto XVI che Bergoglio.
Ella accenna poi a ciò che il Prelato tirannico dovrebbe pensare della propria autorità: «un ministro di Dio […] dovrebbe anzitutto negare la propria autorità di apostolo, ovvero inviato di Gesù. Dovrebbe riconoscere di non voler seguire Gesù, e andarsene. In tal modo il problema sarebbe risolto». Ma Ella, caro Sacerdote, pretende che l’iniquo agisca come una persona onesta e timorata di Dio, mentre proprio perché malvagio costui abuserà senza alcuna coerenza e senza alcuno scrupolo di un potere che egli sa benissimo di avere dolosamente conquistato per demolirlo. Poiché è nell’essenza stessa della tirannide, in quanto perversione dell’autorità giusta e buona, non solo il suo esercitarsi in modo perverso, ma anche il voler gettare discredito e repulsione sull’autorità di cui essa è grottesca contraffazione. Gli orrori compiuti da Bergoglio in questi anni non solo rappresentano un indecoroso abuso dell’autorità papale, ma hanno come immediata conseguenza lo scandalo dei buoni nei suoi confronti, perché rende invisa e odiosa, con la parodia del Papato, anche il Papato in sé stesso, pregiudicando irrimediabilmente l’immagine e il prestigio di cui godeva sinora la Chiesa, pur già afflitta da decenni di ideologia modernista.
Ella scrive: «Pertanto, a nessuno è lecito obbedire a ordini ingiusti o malvagi, illegittimi, o fare qualunque male col pretesto dell’obbedienza. Ma nemmeno ad alcuno è permesso negare l’autorità del Papa perché costui la esercita in modo malvagio, andando fuori dalla Chiesa costituita da Gesù sulla roccia dell’Apostolo Pietro». Qui l’espressione «negare l’autorità» andrebbe distinta tra il negare che Bergoglio abbia un’autorità in quanto Papa e viceversa negare che Bergoglio, in questo specifico ordine che imparte al fedele, abbia il diritto di essere obbedito quando l’ordine è in conflitto con l’autorità del Papa. Nessuno obbedirebbe a Bergoglio se costui parlasse a titolo personale o fosse un impiegato del catasto, ma il fatto che da Papa insegni dottrine eterodosse o dia scandalo ai semplici con affermazioni provocatorie, rende di estrema gravità la sua colpa, perché chi lo ascolta crede di ascoltare la voce del Buon Pastore. La responsabilità morale di chi comanda è incommensurabilmente maggiore di quella che ha il suddito che deve decidere se obbedirgli o meno. Di questo il Signore chiederà conto inflessibilmente, per le conseguenze che il bene o il male compiuto dal superiore comporta sui sottoposti, anche in termini di buono o cattivo esempio.
A ben vedere è proprio per difendere la Comunione gerarchica con il Romano Pontefice che occorre disobbedirgli, denunciare i suoi errori e chiedergli di dimettersi. E pregare Iddio che lo chiami a Sé il prima possibile, se da questo può derivarne un bene per la Chiesa.
L’inganno, il colossale inganno del quale ho scritto in più occasioni, consiste nel costringere i buoni – chiamiamoli così per brevità – a rimanere imprigionati in norme e leggi che viceversa i cattivi usano in fraudem legis. È come se costoro avessero compreso la nostra debolezza: l’essere cioè noi, pur con tutti i nostri difetti, religiosamente e socialmente orientati al rispetto della legge, all’obbedienza all’autorità, all’onorare la parola data, all’agire con onore e lealtà. Con questa nostra debolezza virtuosa, essi si garantiscono da noi obbedienza, sottomissione, al massimo rispettosa resistenza e prudente disobbedienza. Sanno che noi – poveri stolti, pensano – vediamo in loro l’autorità di Cristo e a questa facciamo in modo di obbedire anche se sappiamo che quell’azione, ancorché moralmente irrilevante, va in una direzione ben precisa… Così ci hanno imposto la Messa riformata; così ci hanno abituato a sentir cantare le sure del Corano dall’ambone delle nostre cattedrali, e a vederle trasformate in trattorie o dormitori; così ci vogliono presentare come normale l’ammissione delle donne al servizio dell’altare.... Ogni passo compiuto dall’Autorità, dal Concilio in poi, è stato possibile proprio perché obbedivamo ai Sacri Pastori, e pur sembrandoci certe loro decisioni devianti, non potevamo credere che stessero ingannandoci; e forse essi stessi, a loro volta, non si rendevano conto che gli ordini impartiti avessero uno scopo iniquo. Oggi, seguendo il fil rouge che unisce l’abolizione degli Ordini Minori all’invenzione delle accolite e delle diaconesse, comprendiamo che chi riformò la Settimana Santa sotto Pio XII aveva già sotto gli occhi il Novus Ordo e le sue atroci declinazioni odierne. L’abbraccio di Paolo VI con il Patriarca Atenagora suscitò in noi speranze di vera ecumène, perché non avevamo capito – come invece avevano denunciato alcuni – che quel gesto doveva preparare il pantheon di Assisi, l’osceno idolo della pachamama e, a breve, il sabba di Astana.
Nessuno di noi vuole comprendere che questa empasse si rompe semplicemente non assecondandola: dobbiamo rifiutare di confrontarci a duello con un avversario che detta le regole a cui solo noi dobbiamo sottostare, lasciando se stesso libero di infrangerle. Ignorarlo. La nostra obbedienza non ha nulla a che vedere né col servilismo pavido, né con l’insubordinazione; al contrario, essa ci consente di sospendere qualsiasi giudizio su chi sia o non sia Papa, continuando a comportarci come buoni Cattolici anche se il Papa ci deride, ci disprezza o ci scomunica. Perché il paradosso non risiede nella disobbedienza dei buoni all’autorità del Papa, ma nell’assurdità di dover disobbedire a una persona che è allo stesso tempo Papa ed eresiarca, Atanasio e Ario, luce de jure e tenebra de facto. Il paradosso è che per rimanere in Comunione con la Sede Apostolica dobbiamo separarci da colui che dovrebbe rappresentarla, e vederci burocraticamente scomunicati da chi è in stato oggettivo di scisma con se stesso. Il precetto evangelico di «Non giudicare» non deve intendersi nel senso di astenersi dalla formulazione di un giudizio morale, ma dalla condanna della persona, altrimenti saremmo incapaci di porre atti morali. Certo non sta al singolo separare il grano dalla zizzania, ma nessuno deve chiamare zizzania il grano, né grano la zizzania. E chi è insignito dell’Ordine Sacro, tanto più se nella pienezza del Sacerdozio, ha non solo il diritto, ma il dovere di additare i seminatori di zizzania, i lupi rapaci e i falsi profeti. Poiché anche in quel caso vi è, assieme alla partecipazione al Sacerdozio di Cristo, anche la partecipazione alla Sua regale Autorità.
Quello di cui non ci accorgiamo, tanto in ambito politico e sociale quanto in ambito ecclesiastico, è che la nostra accettazione iniziale di un presunto diritto del nostro avversario a compiere il male, basata su un erroneo concetto di libertà (morale, dottrinale, religiosa), ora si sta mutando in una forzata tolleranza del bene mentre il peccato e il vizio sono diventati la norma. Quello che ieri era ammesso come nostro gesto di indulgenza oggi pretende piena legittimità, e ci confina ai margini della società come minoranza in via di estinzione. A breve, coerentemente con l’ideologia anticristica che sovrintende a questo inesorabile mutamento di valori e principi, verrà proibita la virtù e condannato chi la pratica, in nome di un’intolleranza verso il Bene additato come divisivo, integralista, fanatico. La nostra tolleranza verso chi, oggi, si fa promotore delle istanze del Nuovo Ordine Mondiale e della sua assimilazione nel corpo ecclesiale condurrà infallibilmente all’instaurazione del regno dell’Anticristo, in cui i Cattolici fedeli saranno perseguitati come nemici pubblici, esattamente come in epoche cristiane erano considerati nemici pubblici gli eretici. Insomma, il nemico ha copiato, capovolgendolo e pervertendolo, il sistema di protezione della società realizzato dalla Chiesa nelle nazioni cattoliche.
Credo, caro reverendo, che le Sue osservazioni sulla crisi dell’autorità saranno presto da integrare, almeno a giudicare dalla velocità con cui Bergoglio e la sua corte assestano i loro colpi alla Chiesa. Da parte mia, prego che il Signore faccia venire alla luce la verità sinora nascosta, consentendoci di riconoscere il Vicario di Cristo in terra non tanto per la veste che indossa, quanto per le parole che escono dalla sua bocca e per l’esempio delle sue opere.
Riceva la mia Benedizione, mentre con fiducia mi affido alla Sua preghiera.
+ Carlo Maria, Arcivescovo
31 Gennaio 2021
Dominica in Septuagesima
Il vangelo odierno inizia così: Gesù insegnava. Ed erano stupiti del suo insegnamento: infatti insegnava loro come uno che ha autorità e non come gli scribi.
RispondiEliminaProprio oggi Mons. Viganò all'inizio della lettera scrive di "autorità pervertita". Pervertire è sconvolgere, mettere sotto sopra, mutare in peggio, corrompere ... e così via.
Il vicario di Cristo, il quale è colui che ha autorità, non sta parlando in nome Suo, ma solo sta esercitando/vantando/imponendo/sbandierando la propria autorità.
L'autorità c'è, ma si è perso il ruolo vicario (la rappresentanza di Chi sta sopra).
Cristo opera per vedere il Padre e orientare al Cielo, l'altro mira all'uomo e alla terra.
In un panorama rivoluzionato e rivoluzionario, anche l'obbedienza all'autorità deve trarre le conseguenze che non si è in una "forma d'ordine" ma nel disordine che vi si contrappone.
L'autorità di Pietro stesso, meritata con la professione di fede a Cesarea, è stata sferzata da un immediato e pubblico "vade retro" di Gesù. E se Pietro è il capo, dopo il rinnegamento notturno (e il successivo pentimento) ha dovuto ricevere un ulteriore avallo da Gesù, con la tripla domanda sul fatto che il suo vicario lo amasse davvero.
Insomma: l'autorità del vicario è un tutt'uno con l'agenda di Dio e non del Great reset.
Il tema dell'autorità e della sua perversione si traduce in un ribaltamento di direzione.
Dalla direzione spirituale per la cura delle anime si è giunti alla cura solo dei corpi.
Diciamo che il vicario è per l'uomo e non l'uomo per il vicario, proprio come il sabato.
Esistono sia il Cristo sia l'Anticristo. L'autorità data da Cristo al vicario cessa di essere riferita al Signore quando diventa riferita a cose umane, fossero pure religiose.
In questo gioco di specchi e di inganni, come scrive Mons. Viganò, "il nemico ha copiato, capovolgendolo e pervertendolo, il sistema di protezione della società realizzato dalla Chiesa nelle nazioni cattoliche".
Il pastore pretende dalle pecore l'autorità sulla porta, ma invece di vegliare e presidiare l'accesso con l'autorità di Cristo, si fa organizzatore di un party invitando i lupi all'ovile, con servizio di guardaroba all'ingresso, tenendo la pelliccia da lupo e mettendo a disposizione coperte di lana e mascherine da pecora...
Nostro Signore non ha taciuto nemmeno questo, relativamente ai tempi più duri: "Disse ancora ai discepoli: «Verrà un tempo in cui desidererete vedere anche uno solo dei giorni del Figlio dell'uomo, ma non lo vedrete. Vi diranno: Eccolo là, o: eccolo qua; non andateci, non seguiteli. Perché come il lampo, guizzando, brilla da un capo all'altro del cielo, così sarà il Figlio dell'uomo nel suo giorno. (Lc 17, 22-24).
Non dice chi siano questi che dicono di parlare a nome del Figlio dell'uomo, evidentemente aventi un qualche titolo per farlo ed essere credibili. Tuttavia dice di non seguirli.
DALL’ “ANGELUS” DI STAMANI DEL “SANTO PADRE”:
RispondiElimina"L’insegnamento di Gesù ha la stessa autorità di Dio che parla. Egli è il profeta definitivo".
Francamente pensavo che quando Gesù insegnava, non è che avesse la stessa autorità di Dio che parla, ma che FOSSE Dio che parla. Sempre disponibile a chiarimenti
EliminaIl profeta definitivo? Ma parla per far piacete agli islamici, che considerano Gesù un semplice profeta, tra l'altro inferiore a Maometto,? La vera guida della Chiesa, ormai ridotta al "piccolo resto" di evangelica memoria, è indubbiamente Mons. Viganò. Bergoglio e i suoi ( e il loro CV II) sono indubbiamente fuori dalla Chiesa di Cristo
RispondiEliminaNon capisco, il Concilio Vaticano II non è dogmatico, ma Bergoglio dice che bisogna seguirlo ciecamente; gli altri Concili sono dogmatici, ma Bergoglio approva quelli che ad essi si oppongono. E allora? Non è molto strano?
RispondiEliminaLux Mundi - Catechesi Settimanale
RispondiEliminaTrasmesso in live streaming il giorno 29 apr 2020
https://www.youtube.com/watch?v=8jiaqEKEVX0
Don Luca Paitoni
Catechismo della Chiesa Cattolica - Parte Terza: La Morale
Tema della serata: La persona e la società
Ospite: Don Marco Begato, sdb
Dice mons.Viganò:
RispondiElimina"quell'autorità, infatti, proprio nel momento in cui viene esercitata contro lo scopo per cui essa sussiste, si priva della legittimazione che la giustifica e pur decadendo in se, NONDIMENO richiede da parte dei sudditi una adesione che dovrà essere di volta in volta vagliata e giudicata ".
Forse Gesù ha dato la possibilità di invertire i ruoli..
Se tornasse in terra, direbbe forse ai suoi fedeli: sorvegliatelo questo simulacro di papa, abbiate pazienza e, giudicate voi quando è il caso di dargli retta…
Non ti affannare per quello che puoi fare, per quello che puoi scrivere; prega silenziosamente, con fiducia umile, con umiltà fiduciosa.
RispondiEliminaLa preghiera porta nel combattimento il piano di guerra del generale, vi porta il rifornimento del cielo.
Tu preghi e le grazie piovono, e gli angeli si attivano.
La preghiera è come il bombardamento fatto dall'alto: prima di fare l'avanzata contro il male, monta in aeroplano, sali in alto nel cielo, e di là farai cadere le bombe che sconvolgono il piano di satana.
Prega con fiducia in Dio, con sicurezza:
"Signore, fate finire questo male, ve ne supplico, per la vostra gloria".
Questa frase, così semplice, salendo nel cielo diventa una nube, si carica di elettricità celeste, si curva verso la terra, vi scocca un fulmine, brucia i depositi di polvere, fa saltare le artiglierie, dissoda la terra e poi si apre in pioggia salutare.
(Servo di Dio Dolindo Ruotolo (1882-1970) - Sacerdote diocesano napoletano, terziario francescano in Santa Chiara di Napoli)
La Fede va difesa sempre e comunque: è uno dei compiti di ciascun battezzato.
RispondiEliminaSe Sant'Atanasio si fosse "limitato" a pregare ora saremmo tutti ariani.
Si deve PREGARE come se tutto dipendesse da Dio e AGIRE come se tutto dipendesse da noi.
Non combattere l'errore è una approvazione implicita di esso.
Respinto al mittente
RispondiEliminaLa frase "Chi non accetta il Concilio Vaticano II è fuori della Chiesa", potrebbe avere un senso compiuto, e quindi un seppur minimale valore intellettivo e una sorta di misera validità formale, solo se la Chiesa fosse stata costituita nel 1960 (cosa peraltro che viene avallata dei conciliari, nel senso di una "rinascita" della "Nuova Chiesa" della "Nuova Pentecoste").
Siccome infatti la Chiesa l'ha fondata quasi 2000 anni fa Nostro Signore Gesù Cristo, e ha avuto - tra tutte le altre cose - 265 papi riconosciuti prima di Bergoglio e 20 (21) Concili prima del CVII, tutti dogmatici a differenza di questo, l'unico espressamente convocato come pastorale dal pontefice di turno, e siccome ha un suo Magistero universale e una sua Tradizione perenne, possiamo affermare che l'affermazione di cui sopra avrebbe valore solo se tale conciliabolo pastorale fosse totalmente, integralmente in linea di fedeltà a tutto il pregresso.
Cosa che si contraddice in sé, visto che:
1) se così fosse non sarebbe mai esistito alcun problema con il suddetto Concilio pastorale che sarebbe sempre stato accettato da tutti senza necessità di essere criticato o difeso (o piegato alla "ermeneutica della continuità"), come avviene invece dal 60 anni;
2) sono proprio tutti i più grandi sostenitori e difensori del CVII che insistono sempre, e da sempre, sulla sua rottura con la esecrata Chiesa "preconciliare", foriera di tutti i mali, mentre il Concilio avrebbe salvato la Chiesa da se stessa;
3) basta guardare i risultati pratici di questi 60 anni postconciliari, per verificare quotidianamente la devastazione dottrinale, spirituale, morale, liturgica, ecclesiastica e pure umana apportata, prova effettuale inconfutabile della rottura con la Chiesa di sempre.
Pertanto, il discorso è esattamente da rovesciare: è nella Chiesa chi ama e segue la Chiesa di sempre nella misura in cui è fedele alla Chiesa di sempre, da Pietro in poi.
Inoltre, affermare dopo sessant'anni ciò che né Giovanni XXIII, né Paolo VI, né Giovanni Paolo I, né Giovanni Paolo II, né Benedetto XVI (e nemmeno Bergoglio nei suoi primi quasi otto anni di pontificato, che, evidentemente, costituiscono un periodo di tempo enorme per un problema di tale gravità), è intrinsecamente ridicolo.
Un elevato numero di ecclesiastici, anche cardinali e vescovi, teologi, anche laici di provata dottrina e fede, hanno sempre criticato lo spirito del Concilio e alcuni documenti, fin dagli stessi giorni conciliari e con un crescendo esponenziale negli anni e decenni successivi. Sempre. Sono tutti fuori dalla Chiesa? Ma se perfino Benedetto XVI ha criticato alcuni aspetti della prassi conciliare e postconciliare! L'ermeneutica della continuità non è altro che il vano tentativo di rimediare al male compiuto. E' pure lui fuori dalla Chiesa?
E quale sarebbe la misura, il confine, della criticabilità oltre la quale non si è più nella Chiesa? Posso dire di non condividere lo "spirito"? Posso criticare il post-concilio? Posso criticare l'ecumenismo ereticale? Posso criticare alcuni aspetti di alcuni documenti, che peraltro sono tutti pastorali? Oppure basta che fiato che sono scomunicato? Cerchiamo di non avallare reminiscenze metodologiche argentine... Oppure rischiamo di finire desaparcidi pure noi? Ma non eravamo, solo pochi mesi fa, "fratelli tutti?". Oppure la nostra colpa è di non essere immigrati, eretici, islamici o idolatri?
...segue
RispondiEliminaE chi è che mette fuori tutti, chi ha intronizzato Pachamama in Vaticano?
Del resto, il Concilio ha insegnato a non condannare nessuno e che tutti si salvano, e lo stesso Bergoglio solo pochi mesi fa ha scritto una eretizzante e pienamente massonica nello spirito enciclica intitolata "Fratelli tutti". Pertanto, di cosa stiamo parlando?
Di quale fedeltà a chi e a cosa?
O vogliamo forse sostenere che tutti si salvano, anche eretici, scismatici, pagani, atei, nemici della Chiesa, figli di satana e quant'altro, eccetto chi segue la Chiesa di sempre nella Verità di sempre e nella tradizione dottrinale, spirituale, liturgica e morale di sempre?
Ecco, possiamo dormire sonni tranquilli: noi che rifiutiamo Pachamama e tutto il suo pregresso siamo, per quanto personalmente peccatori, nella Chiesa Cattolica fondata da Nostro Signore Gesù Cristo.
Seguiamo Pietro e tutti i suoi successori, nella misura in cui sono fedeli al Depositum Fidei di cui sono i custodi e nella misura in cui confermano le pecorelle che Dio ha affidato loro in piena fedeltà al Vangelo e al Magistero di sempre.
Ci si può considerare fuori dalla Chiesa perché non si segue chi ha modificato la dottrina morale, scritto encicliche palesemente panteiste, rivoluzionarie, ecologiste e ultramoderniste? Chi ha intronizzato un idolo ctonico in Vaticano permettendone la presenza anche nelle chiese?
Il papa, qualsiasi papa, nella misura in cui è papa veramente, è servo, non padrone ("Servus servorum Dei" è uno dei titoli pontificali).
Nella misura in cui tradisce il mandato del suo vero e unico Padrone e la stessa Fede, può anche restare "papa" nel senso materiale del concetto, ovvero: occupa la cattedra, perché "prima sedes a nemine judicatur", nessuno può giudicare e deporre un papa. Ma in realtà anche questa verità effettiva non è mai stata veramente definita nel senso dogmatico del concetto, tanto che da secoli si discute sul problema del "papa eretico" e sul cosa si può e deve fare in questa eventualità, discussione che in sé già prevede la possibilità reale del caso, sebbene non vi sia una soluzione condivisa al problema; ma certamente non va più seguito nei suoi errori, perché ha perduto il munus formale.
Un pastore che conduce le pecore verso l'abisso, perde il diritto a essere seguito.
Perché Christus semper idem, heri, hodie, in saecula saeculorum.
Ha istituito la Chiesa e il Papato per conservare, propagare e definire il Vangelo.
Chi lo muta, lo tradisce o lo scolora, è fuori dalla Chiesa.
Perché la Chiesa non si fonda sull'opinione mutabile dei suoi uomini, fosse anche un "papa", ma sul Logos eterno e immutabile e qualsiasi papa può e deve insegnare e definire sempre e solo nei confini di questo Logos e del Vangelo, oltre che nel solco della Tradizione di sempre della Chiesa stessa.
Perché "nessun servo è più del suo padrone".
Il problema, pertanto, lo respingiamo al mittente. (MV)
Il colmo per un "papa" divisivo come El Pampero è scrivere una pseudo-enciclica intitulata Fratelli tutti eppoi iniziare, anzi continuare ad indicare la porta ai venerabili dissidenti. Ora è il turno non tanto di chi non accetta il Consiglio Vaticano II, ma di chi non lo interpreta come lui. fvn
RispondiElimina@ pincostufoseneva
RispondiEliminaIeri ho avuto chiarissimo il pensiero che Bergoglio è lo specchio fedelissimo dei cattolici contemporanei, aggiornati sinistri cittadini del mondo relativisti borghesissimi terzomondisti scientisti buddisto/islamisti ebraico/massoni gnostico/ ecologisti tantristi transumanisti animalisti..., cioè nichilisti specializzati in aria fritta sincretisto/qualunquista. Banderuole al vento. Quindi pincostufo, resti e preghi.
https://fsspx.news/it/news-events/news/lo-sdoppiamento-di-francesco-analizzato-tre-cerchi-concentrici-3-63772
RispondiEliminaIl cardinale Mueller durissimo contro Biden: “Gli Usa ora sono a capo di una campagna per scristianizzare la cultura occidentale”
RispondiElimina"Chiunque relativizza il chiaro riconoscimento della sacralità di ogni vita umana con giochi tattici, sofismi e vetrine per preferenze politiche, si oppone pubblicamente alla fede cattolica”. Lo spiega il cardinale Gerhard Müller in un’intervista esclusiva su kath.net sulla difesa dell’aborto del nuovo presidente degli Stati Uniti Joe Biden, che è un membro della Chiesa cattolica. L’ex Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede prosegue dicendo: “Ora gli Stati Uniti, con il loro potere politico, mediatico ed economico conglomerato, sono a capo della più sottilmente brutale campagna per scristianizzare la cultura occidentale nel ultimi cento anni. “
“Ci sono buoni cattolici anche nelle più alte posizioni vaticane che, nei loro ciechi sentimenti anti-Trump, sopportano tutto o minimizzano ciò che si sta scatenando negli Stati Uniti contro i cristiani e tutte le persone di buona volontà.” ha proseguito il cardinale
"Ora gli Stati Uniti, con il loro potere politico, mediatico ed economico conglomerato, sono a capo della campagna più sottilmente brutale per scristianizzare la cultura occidentale negli ultimi cento anni. Sdrammatizzano le vite di milioni di bambini, che ora cadono vittime della campagna di aborto organizzata a livello mondiale sotto l’eufemismo di “diritto alla salute riproduttiva. – ha proseguito – Un confratello per il resto molto rispettato mi ha rimproverato dicendo che non dovevo fissarmi sull’aborto. Ora che Trump è fuori non c’è più il pericolo maggiore che quel pazzo possa premere il pulsante nucleare. Sono convinto, tuttavia, che l’etica individuale e sociale abbia la priorità sulla politica. Supera un limite quando la fede e la morale sono valutate da un calcolo politico. Non posso sostenere un politico pro-aborto solo perché costruisce case popolari, come se dovessi sopportare ciò che è assolutamente malvagio a causa di qualcosa di relativamente buono.”
Mi piace molto questo documento: ci sono delle perle che sviluppano il nodo tombale, apparentemente, in cui siamo immersi dolenti e nolenti. La principale da meditare è: "NON LICET anche e soprattutto innanzi a Dio 1) l'esercizio illegittimo di un'autorità LEGITTIMA 2)l'esercizio di un'autorità ILLEGITTIMA 3)l'esercizio ILLEGITTIMO di un'autorità ILLEGITTIMA". Da collegarsi a "Il Signore faccia venire ALLA LUCE le VERITA' nascoste" ed aggiungo che certamente il Signore si è servito di qualche trucco umano-fatto da umani- per CASTIGARE come preavvisava a La Salette onde far emergere il marcio che esisteva da secoli (mi ritorna in mente mille non più mille dell'anno 1000) e che non era evidentemente più tollerabile.Altri punti interessanti e veri:-la riuncia di Benedetto XVI è "un gravissimo vulnus all'Autorità Papale" - " il vincolo (Autorità Papale) VIENE MENO nel momento in cui chi lo esercita lo perverte". Una pietra pure questa frase, uno non può essere vicario di satana e di Dio in contemporanea. -NON HA DIRITTI di obbedienza chi è in contraddizione con Autorità Papale (riferito a Bergoglio). Che Dio susciti chi lo renda papale papale formalmente. - DOVERE di SEPARARSI da chi DOVREBBE rappresentare Gesù Cristo e nei fatti NON LO rappresenta ...in attesa aggiungo che Dio faccia sorgere
RispondiEliminachi lo esponga pubblicamente formalmente -BUROCRATICAMENTE scomunicati, ovvero apparentemente sismatici sono oggi i VERI CATTOLICI,il piccolo resto. Quando il PAPA apparente (qui ci sono fatti dichiarati però: card.Danniels e san Gallo, desecretazione documenti fbi, testo stesso di dimissioni ambiguo in quanto uno o lascia o non lascia) è AUTOSCISMATICO da sè stesso, ovvero schizofrenico, inconciliabile con Vicario Dio. -Il DOVERE di additare i LUPI, ed aggiungo che i lupi entrano senza passare dalla Porta del Vangelo per dire di Gesù, e quindi si autodefiniscono . - Il REGICIDIO è ammesso moralmente in caso di tiranno e peggiore schiavitù di quella di dannare anime non esiste. -FARE come se NON ci fosse va bene ma direi che è anche non evangelicamente chiaro, sì se è sì e no se è no. Ovvero mi pare che questi compromessi non portino bene, e si vede.
@Anonimo 9:04
RispondiEliminaPassati da "Fratelli Tutti" a "Se non accetti il Concilio Vaticano II, fuori tutti ! "
Con tanta "misericordia", bellissimo !
Ma l'insegnamento "Chi non accetta il Concilio Vaticano II è fuori della Chiesa" deve essere inteso "ex cathedra"?
RispondiEliminaNobiscum Deus
RispondiEliminaVidete ne quis vos seducat… multi pseudoprophetae surgent et seducent multos… Sol obscurabitur, et luna non dabit lumen suum, et stellae cadent de caelo… Qui autem perseveraverit usque in finem, hic salvus erit (Mt 24, 4.11.29.13).
https://www.aldomariavalli.it/2021/02/01/leremita-il-visitatore-e-quella-chiesa-che-aveva-negato-dio/
Bellissima analisi di cinquant'anni di ri-educazione.
Ho gustato quel pur breve attimo in cui il roccioso eremita e' riuscito con la sua luce a far tentennare il visitatore . Purtroppo pero' questi ha rinserrato immediatamente la spessa corazza . Speriamo che il Signore gli dìa un'altra occasione .
P.S. Come sta l'eremita ?
Risposta al visitatore : Dio è Dio !
RispondiEliminaRadicatinellafede
Domenica di Settuagesima in rito tradizionale a Vocogno in Val Vigezzo (VB).
Omelia di don Alberto Secci: Dio è Dio.
Domenica 31 Gennaio 2021.
https://www.youtube.com/watch?v=CNXS9mSd-G8&feature=emb_logo
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"Affrontare la morte con gioia": ostia sopravvive a esplosione devastante
RispondiEliminaUn'ostia consacrata è stata recuperata intatta dopo una esplosione di gas del 20 gennaio, in una chiesa di Madrid, esplosione in cui hanno perso la vita quattro persone, tra cui il prete.
Secondo Cope.es (25 gennaio), l'ostia è stata trovata intatta dentro una pisside dorata, che era stata messa nel tabernacolo di una cappella privata al sesto piano dell'edificio distrutto. Il tabernacolo è stato completamente distrutto.
La cappella apparteneva all'appartamento del parroco, ma veniva usata anche da altri preti che vivevano al quinto piano.
L'esplosione ha ucciso don Rubén Pérez, che ha ricevuto l'estrema unzione dal fratello Pablo, anche lui un prete, che poi ha spiegato che, con l'aiuto della Fede, "si può affrontare la morte con gioia."
https://gloria.tv/post/KE4QjgtuNvTn34xoy4R4rfgSM
omunicatori vaticani in piena confusione. Ma al papa piace così
RispondiEliminahttp://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/2021/02/01/comunicatori-vaticani-in-piena-confusione-ma-al-papa-piace-cosi/
Questa sembra la continuazione dell'articolo precedente , della serie "le pietruzze continuano a rotolare come gli pare " , facendo sembrare che non ci sia regìa . Ma la regìa c'e' eccome .
Insomma, "Fratelli tutti"... tranne qualcuno...
RispondiEliminaPoveri noi!
Domine, salva nos, perimus!
La ricezione obbligatoria ed acritica del Concilio Vaticano II stride con la nozione pastorale e non dogmatica del Concilio stesso. Pertanto chi discetta di aperture e ponti dovrebbe quanto meno non imporre il proprio modo di intendere quel che gli scritti dicono.
RispondiEliminaE se c'è ambiguità in quegli scritti, voluta o involontaria, è un motivo in più per farlo.
Chi ha inaugurato il suo pontificato con "Buonasera" al posto di "Sia lodato Gesù Cristo" non può imporre manu militari un'idea al passo coi tempi come fosse la parola definitiva.
Però smaschera definitivamente l'incoerenza, mettendo in evidenza come questo modo di fare e di pensare, di celebrare e di essere chiesa,avendo messo l'uomo (il popolo) al centro, rende centrale i deliri di chi si sente capopopolo smarrendo il ruolo di vicario di Cristo.
Il problema, banalmente, è che questo popolo, seguendo questo capo (che segue il Concilio e non Cristo, anche perché Gesù è ritenuto molto umano e poco o nulla divino, non più di quanto sia "divino" ogni uomo che interpreti lo spirito del Concilio...), non è più cristiano, bensì comunitariano.
Non dobbiamo scandalizzarcene, perché i cristiani non possono scandalizzarsi della croce; questo significa riconoscere questa croce e portarla, dietro a Gesù, per salvare anime.
Il capopopolo è fraternamente unito a prescindere dal ruolo unico, necessario, indispensabile e definitivo di Cristo. E' confidente nelle belle idee che tutti associano nel frullatore spirituale inseguendo la pace come la dà il mondo e l'equiparazione degli afflati, basta che siano ispirati alla conciliazione e al conciliarismo. Ti giudica se hai simpatie per certi politici e qualche dubbio sul vaccino, si astiene dal giudicare tutto il resto. Si salva persino satana, dall'inferno, ma guai a te se sprechi l'acqua o la benzina.
I comunitariani di matrice conciliare si distinguono per determinazione e sicumera. Sono così adulti e vaccinati da avere pelo sullo stomaco alto tre dita, disinvoltura nell'agire il potere e tanti progetti per il futuro in questa vita: dell'altra non si curano, nel senso che è già stabilito (da loro) come sarà. La loro religione è civile, pregano la Costituzione, interpretando il vangelo giustificandosi con l'assenza di registratori al tempo di Gesù e il fatto che comunque ora c'è lo spirito del Concilio a spiegare tutto.
Si sentono a posto, amano tutti (quelli come loro) e si augurano tra loro buona giornata, buon pranzo, scambiandosi la pace, sventolando bandiere arcobaleno e andrà tutto bene.
Hanno un solo vero nemico: la realtà. Lei ti inchioda. E' il segno della croce.
Bergoglio partecipa alla prima giornata mondiale della fratellanza umana 4 febbraio, Abu Dhabi (in streaming)
RispondiEliminahttps://www.vaticannews.va/it/papa/news/2021-02/papa-francesco-giornata-internazionale-fratellanza-umana-abu-dha.html
Visto che dobbiamo essere fedeli al Concilio, altrimenti siamo fuori dalla Chiesa, ecco cosa stabilisce la Costituzione Sacrosantum Concilium:
RispondiElimina36: «L'uso della lingua latina, salvo diritti particolari, sia conservato nei riti latini».
(il paragrafo successivo sembra dire l'esatto contrario, al che io rispondo: appunto, è il Concilio Vaticano II!)
54: ... «Si abbia cura però che i fedeli sappiano recitare e cantare insieme, anche in lingua latina, le parti dell'ordinario della messa che spettano ad essi».
(il paragrafo precedente sembra dire l'esatto contrario, al che io rispondo: appunto, è il Concilio Vaticano II!)
101. «Secondo la secolare tradizione del rito latino, per i chierici sia conservata nell'ufficio divino la lingua latina» (Costituzione sulla sacra liturgia Sacrosanctum Concilium).
Visto che mi accusano (a vanvera) di essere troppo polemico, non tiro le conclusioni e le lascio a chi mi legge.
Concordo pienamente con MV (Massimo Viglione o Marcello Veneziani?) e faccio anch'io un'analoga riflessione, che vorrei condividere con voi, fratelli in Cristo (sorelle incluse, ovviamente) :"a proposito del dovere di accogliere le novità del concilio V II, che sacerdoti, vescovi, arcivescovi, cardinali e papi ci propongono da oltre 50 anni, facciamo una breve riflessione, una specie di “pensierino della sera”:
RispondiElimina1)se ci si salvava l’anima anche prima del “Concilio”, continuando a seguire il magistero, la dottrina, i precetti della Chiesa di sempre, ci si potrà salvare e santificare pure oggi?
2)se il concilio V II è in continuità con la Chiesa di sempre (come afferma Benedetto XVI con la sua “ermeneutica della continuità”), allora seguendo quest’ultima è chiaro che non si respinge neanche il primo! Tanto più che questo lo si è voluto solo pastorale, e non dogmatico (parole di papa G XXIII);
3)se invece non ci dovesse essere questa continuità, allora non avremmo alcun dubbio ad aggrapparci ancor di più alla dottrina professata dalla Chiesa di sempre, unica strada sicura (e largamente sperimentata) per il Regno dei Cieli.
Quindi “tertium non datur”: se c’è continuità tra concilio V II e magistero precedente, perché non posso seguire quest’ultimo?; se invece questa continuità non c’è, perché dovrei rigettare 2000 ani di magistero della Chiesa, dei suoi Santi, Martiri, Pontefici (quando era “Ecclesia magistra vitae”) per abbracciare delle novità, peraltro ambigue e confusionarie ?
Non esiste una terza via, a meno che non si voglia far violenza al principio di non contraddizione.
Quando Mons. Benelli chiese a Mons. Léfèbvre, a nome di papa Paolo VI, di sottomettersi alla “Chiesa conciliare”, il fondatore della FSSPX rispose “Io non conosco questa Chiesa conciliare, io non conosco che la Chiesa cattolica”, aggiungendo poi “ci attacchiamo alla Tradizione della Chiesa (noi della FSSPX) perché, restando fedeli a ciò che la Chiesa ha sempre insegnato per 2000 anni, siamo certi e sicuri di non sbagliarci”.
Parole sante, queste, che confortano e confermano nella scelta di rimanere aggrappati saldamente alla Tradizione bimillenaria di Santa Romana Chiesa, non per sentirci definire fanatici, integralisti, oscurantisti, ma per rimanere semplicemente cattolici, evitando di correre il rischio di diventare protestanti, comunisti, islamici, talmudisti, buddisti o induisti.
"Una cosa infatti è l’effetto che essa ha sui soggetti, un’altra il giudizio circa il suo modo di agire e un’altra ancora la punizione che essa può meritare. Così, se non sta ai sudditi mettere a morte il Papa per eresia (nonostante la pena di morte sia considerata da san Tommaso d’Aquino commisurata al crimine di chi corrompe la Fede), possiamo nondimeno riconoscere un Papa come eretico, e in quanto tale rifiutarci, caso per caso, di prestargli l’obbedienza cui altrimenti avrebbe diritto. Non lo giudichiamo, perché non abbiamo l’autorità di farlo; ma lo riconosciamo per quello che è, aspettando che la Provvidenza susciti chi possa pronunciarsi definitivamente e autorevolmente."
RispondiEliminaCioè...
il Papa potrebbe essere messo a morte per il delitto di eresia, però non siamo noi sudditi a potere eseguire la sentenza (qualcuno ci dovrà pensare: qualcuno che si "sacrifichi" per il bene della Chiesa?), però nel contempo possiamo riconoscerlo e proclamarlo pubblicamente eretico, ma ancora nel contempo non abbiamo diritto di giudicarlo.
Insomma, un po' confuso, mi pare...
e soprattutto poco prudente!!!
RispondiElimina"chi non segue il Concilio non sta con la Chiesa.."
Il vero è l'opposto: chi segue il Concilio, non sta con la Chiesa.
Con la Chiesa perenne, quella che custodisce e insegna al mondo
la parola di Cristo. Sta con la "Chiesa conciliare" (mons. Benelli in
una lettera a mons. Lefebvre) che non può considerarsi la vera
Chiesa cattolica, avendo rinunciato ad essere docente ("euntes
docete", Matt 28) per rendersi invece pubblicamente "discepola"
del mondo, dal quale vuole estrarre il meglio non con la conversione
a Cristo ma con il compromesso, con l'accettarne determinati valori,
tutti profani, a cominciare dalla falsa idea della dignità
attribuita all'essere umano per il solo fatto di esser tale,
indipendentemente dal suo comportamento effettivo - cancellando
quindi l'esistenza del dogma del peccato originale.
La Chiesa "conciliare" ha adottato l'idea, propagandata in
particolare da J.-J. Rousseau, secondo la quale l'uomo è buono
per natura e sarebbe stata la società a corromperlo. Bisognava
allora costruire una società nuova, fondata su un patto sociale
nuovo, sulla ragione etc. In un'ottica simile si muove in
particolare Bergoglio, che sta cercando di costruire appunto
non tanto una società quanto un mondo nuovo, con una rivoluzione
sociale pilotata dalle élites, della quale l'immigrazione massiccia
ed indiscriminata è un tassello importante al pari della dissoluzione di fatto
della Chiesa visibile nella società ed anzi nell'Umanità, secondo l'antico
desiderio dei modernisti.
Un'utopia insensata, figlia delle peggiori eresie, che apporterà solo morte e
distruzione, in tutti i sensi.
Z.