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venerdì 21 luglio 2023

Francesco senza più veli. Un’analisi delle sue ultime nomine

Riprendo da Settimo cielo una panoramica ben calibrata delle nuove nomine in Vaticano foriere di ulteriori cambiamenti rivoluzionari. Indice degli articoli sul clericalismo politicante di questo papa.

Francesco senza più veli. Un’analisi delle sue ultime nomine

La morte del suo predecessore Benedetto XVI, alla fine del 2022, è stata per papa Francesco come la scomparsa del “katéchon”, dell’argine che lo tratteneva dal rivelare pienamente se stesso.

Lo testimoniano gli atti di governo che egli ha inanellato in questi mesi, con ritmo incalzante.

L’ultimo è l’annuncio di 21 nuovi cardinali, 18 dei quali in età di conclave [qui]. Non compaiono nella lista né l’arcivescovo di Parigi né quello di Milano, quest’ultimo pur in carica da sei anni. Ma soprattutto non c’è l’arcivescovo maggiore della Chiesa greco-cattolica dell’Ucraina, Sviatoslav Shevchuk, colpevole anche d’aver detto a viso aperto tutto ciò che giudica sbagliato nell’operato di Francesco riguardo alla guerra in corso.

Nella lista compaiono due gesuiti, il vescovo di Hong Kong Stephen Chow Sau-Yan – reduce da un viaggio ufficiale a Pechino che per il papa vale più delle umiliazioni subite ad opera del regime con i recenti insediamenti di due vescovi senza il dovuto previo consenso di Roma – e l’arcivescovo di Córdoba, in Argentina, Ángel Sixto Rossi, fedelissimo di Jorge Mario Bergoglio fin dagli anni in cui il futuro papa era provinciale della Compagnia di Gesù, in aspro contrasto con la maggioranza dei confratelli.

C’è poi l’arcivescovo di Juba in Sud Sudan, Stephen Ameyu Martin Mulla, risarcito con la porpora dall’attacco da lui subito quando fu insediato in diocesi nel 2019, da parte di oppositori di diversa tribù, che lo accusavano anche di atti immorali.

E ancora ci sono due nomine volutamente contrarie agli orientamenti conservatori dei rispettivi episcopati nazionali: in Sudafrica l’arcivescovo di Città del Capo Stephen Brislin, bianco di pelle e di idee simili a quelle del “cammino sinodale” tedesco; e in Polonia Grzegorz Rys, arcivescovo di Lodz, la stessa diocesi di cui è originario il cardinale elemosiniere del papa Konrad Krajewski, suo amico stretto. Rys è una delle rare voci progressiste dell’episcopato polacco, mentre resta senza porpora Cracovia, retta da un successore di Karol Wojtyla d’orientamento opposto.

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La nomina, però, che più ha fatto colpo non è quella, scontatissima, dell’argentino Victor Manuel Fernández (nella foto) a cardinale, ma il precedente affidamento a lui della carica di prefetto del dicastero per la dottrina della fede [quiqui - qui].

Qui infatti Francesco ha compiuto ciò che mai aveva osato con Joseph Ratzinger in vita. Cioè la nomina nel ruolo chiave che fu del grande teologo e poi papa tedesco di un personaggio che ne è il totale rovescio.

Basti dire che il suo penultimo predecessore nella stessa carica, il cardinale Gerhard L. Müller, anni fa accusò Fernández né più né meno che di “eresia”, per le tesi sconclusionate che sosteneva. Ma papa Francesco non si scompose minimamente. Alla carica di prefetto per la dottrina della fede aveva sì nominato prima Müller e poi Luis Francisco Ladaria Ferrer, l’uno e l’altro di impeccabile ortodossia, ma per lui questo era solo un tributo d’obbligo a Benedetto XVI ancora in vita. Di quanto essi dicevano e facevano gli importava poco, finanche, a volte, a contraddirne platealmente le sentenze, come ad esempio il veto opposto da Ladaria alla benedizione delle coppie omosessuali.  A scrivergli i documenti chiave del pontificato, “Evangelii gaudium” o “Amoris laetitia” [qui], era sempre Fernández, anche copiando interi brani di suoi precedenti saggi.

E ora tocca a lui, Fernández, fare “qualcosa di molto diverso” rispetto ai predecessori, stando all’inusuale lettera con cui il papa ha accompagnato la sua nomina: chiudere con “i tempi in cui più che promuovere il sapere teologico si perseguivano possibili errori dottrinali”, lasciare che lo Spirito Santo faccia lui “armonia” delle più diverse linee di pensiero, “più efficacemente di qualsiasi meccanismo di controllo”. Insomma, il trionfo di quel relativismo che era il nemico numero uno di Ratzinger teologo e papa.

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Altre nomine significative: quelle dei partecipanti al prossimo sinodo sulla sinodalità. Tra i vescovi eletti dalle conferenze episcopali spiccano i cinque degli Stati Uniti, tutti di segno conservatore, ai quali però Francesco ha rimediato aggiungendo di sua scelta i cardinali a lui molto più vicini Blase Cupich, Wilton Gregory, Robert McElroy, Joseph Tobin e Sean O’Malley, più l’arcivescovo Paul Etienne e l’attivissimo gesuita James Martin, il vate, quest’ultimo, di quella nuova morale omosessuale che è anche tra gli obiettivi dichiarati del vero regista del sinodo assieme al papa, il cardinale Jean-Claude Hollerich, relatore generale dell’assise.

Tra i “testimoni” senza diritto di voto Francesco ha incluso anche Luca Casarini, l’attivista no-global da lui più volte elogiato come eroe del soccorso dei migranti nel Mediterraneo, da ultimo all’Angelus di domenica 9 luglio.

Ma oltre ai prescelti, fanno notizia anche quelli che Francesco ha escluso dal partecipare al sinodo, tra i quali i titolari di tutti gli uffici vaticani che si occupano di diritto.

Il primo degli esclusi è il cardinale Dominique Mamberti, prefetto del supremo tribunale della segnatura apostolica e fino a poco tempo fa, per statuto, anche presidente della corte di cassazione dello Stato della Città del Vaticano, assieme ad altri due cardinali membri della suprema corte, tutti giuristi e canonisti di provata competenza.

Ma nella primavera di quest’anno Francesco ha promulgato una nuova Legge fondamentale dello Stato della Città del Vaticano e ha cambiato del tutto i criteri di nomina dei membri della corte di cassazione, riservando a sé la scelta di ciascuno.

E chi sono i quattro cardinali da lui nominati? Come presidente della nuova corte lo statunitense Kevin J. Farrell e come membri gli italiani Matteo Zuppi, Augusto Lojodice e Mauro Gambetti. Nessuno dei quali ha la minima competenza giuridica. Gambetti, ad esempio, ha recentemente brillato, piuttosto, per il clamoroso fiasco di un pretenzioso show con cantanti e premi Nobel fatti venire da tutto il mondo in nome della fratellanza, in una piazza San Pietro desolatamente vuota [qui].

Tra gli studiosi del diritto canonico, la nuova Legge fondamentale promulgata dal papa è stata subito fatta segno di critiche severe. Ma si sa che Francesco non ha il minimo rispetto per lo stato di diritto, visto come ha fin qui manomesso, ad esempio, il processo in corso in Vaticano per il malaffare del palazzo di Londra. O come ha messo alla gogna il cardinale Giovanni Angelo Becciu, molto prima che fosse regolarmente giudicato e senza nemmeno dire il perché.

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Tornando alla nomina di Fernández, va aggiunto che questi ha subito dichiarato di non essere competente nel trattare i casi di abuso sessuale che sono tra i principali compiti del dicastero a lui affidato, e di averne avvertito a suo tempo il papa, che però l’avrebbe dispensato dall’occuparsi in futuro di tali casi, lasciando tale compito agli specialisti dello stesso dicastero.

Non solo, Fernández ha anche ammesso di aver agito in modo manchevole, sempre per impreparazione, nel trattare un caso d’abuso come vescovo dell’arcidiocesi di La Plata.

Ma gli abusi sessuali non sono stati dichiarati più volte da papa Francesco come una questione capitale per la Chiesa? E allora perché affidarli alla responsabilità di un incompetente?

Sta di fatto che sul caso più spinoso e tuttora irrisolto, quello del gesuita Marko Ivan Rupnik, è stato Francesco in persona a stendere una copertura di protezione, dapprima revocando nel volgere di poche ore la scomunica che la congregazione per la dottrina della fede aveva comminato al gesuita, e poi facendo sì che la stessa congregazione archiviasse per prescrizione un successivo processo.

È toccato poi alla Compagnia di Gesù aprire una nuova indagine contro Rupnik, sostanziata da numerose, nuove denunce, tutte giudicate credibili a un primo esame. Alla quale indagine però il gesuita si è sempre sottratto, fino ad essere espulso dalla Compagnia e quindi a ritrovarsi libero ancor più di prima, in attesa d’essere incardinato nella diocesi di un vescovo amico, e sempre sotto lo scudo del papa.

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Pescando poi tra le decisioni minori prese da Francesco in questi ultimi mesi, anche lì se ne trovano di rivelatrici.

Ad esempio la creazione di una Commissione dei nuovi martiri e testimoni della fede, cattolici e di altre confessioni cristiane, praticamente consegnata dal papa alla già onnipresente – in Vaticano – Comunità di Sant’Egidio, con vicepresidente il fondatore Andrea Riccardi, con segretario Marco Gnavi, parroco della basilica di Santa Maria in Trastevere, e tra i membri Angelo Romano, rettore della basilica di San Bartolomeo all’Isola, epicentro della neonata commissione, e il professor Gianni La Bella, tutti appartenenti alla Comunità.

Oppure l’inopinata nomina a rettore del pontificio seminario romano maggiore e a vescovo ausiliare di Roma di Michele Di Tolve, fino a ieri parroco a Rho e prima ancora, dal 2014 al 2020, rettore del seminario arcivescovile maggiore di Milano.d 

Curiosamente, le credenziali di Di Tolve come rettore di seminario sono tutt’altro che brillanti. Durante il suo rettorato nell’arcidiocesi ambrosiana il numero dei seminaristi è calato a picco e i suoi metodi di gestione sono stati molto criticati. Una dotta indagine statistica sul futuro del clero milanese ha prodotto previsioni disastrose.

Eppure Francesco l’ha voluto a Roma come rettore e vescovo. E il perché l’ha spiegato il 25 marzo scorso, in un’udienza in Vaticano ai fedeli delle parrocchie di Rho. Con queste testuali parole:

“Il vostro parroco Michele Di Tolve, che conosco da tanti anni, l’ho conosciuto appena nominato cardinale. Ero andato a visitare una mia cugina e lei mi ha parlato di un vice-parroco eccezionale che avevano lì: ‘Guarda, lavora quel prete!’ – ‘Ah sì? Fammelo conoscere, ma non dirgli che sono un cardinale’ – ‘No, non lo dirò’. Mi sono tolto l’anello, siamo arrivati in oratorio e lui andava da una parte all’altra, si muoveva come un ballerino con tutti. Così l’ho conosciuto. E così è rimasto per tutta la vita: uno che sa muoversi, non aspetta che le pecore vengano a cercarlo. E come rettore del seminario ha fatto tanto bene ai ragazzi che si preparano al sacerdozio, tanto bene, e per questo vorrei davanti a tutti voi dare testimonianza e ringraziare per quello che sta facendo: grazie, grazie!”.

A Milano nessuno ha pianto per la chiamata di Di Tolve a Roma. Ma tante nomine di Francesco sono fatte così.

8 commenti:

  1. ....."Impara che l'acqua non purifica senza lo Spirito. È per questo che hai letto che nel Battesimo tre testimoni sono concordi: l'Acqua, il Sangue e lo Spirito, perché, se di essi ne togli uno solo, non c'è più il Sacramento del Battesimo
    ..........
    Ricordati di cosa hai risposto: che Credi nel Padre, che Credi nel Figlio, che Credi nello Spirito Santo.
    Con l'impegno della tua parola ti sei obbligato a credere nel Figlio come credi nel Padre; a credere nello Spirito Santo come credi nel Figlio.
    (S. Ambrogio Vescovo)

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  2. Si ha l impressione che molti di costoro non siano usciti da una adolescenza di strada, trasgressiva e violenta. Non crescere, non maturare, non voler crescere, né voler maturare per evitare la fatica ed il dolore che richiede riconoscere la propria superbia e la propria accidia. Così si diventa ciechi, guide di ciechi. Così è stato.

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  3. ambrosiano emarginato21 luglio, 2023 08:38

    ... Per Cristo, con Cristo ed in Cristo...

    L'Agnello immolato è ritto in piedi: abbassato è risorto.
    In questo mistero c'è un'azione liturgica, sacerdotale e sacrificale (non socio-politica).
    Pregare per gli altri e un versare il proprio sangue per la salvezza di tutti.
    Il Cristo umiliato, coronato di spine agisce misericordia per chi lo flagella e gli sputa.

    Entrare in questo mistero con un'ansia apostolica che non dispera mai è celebrare la Messa.

    Tutto questo manca, perciò non trasfigura più la realtà con la luce del risorto.
    Anzi: ottenebra quei surrogati del sacro con i quali il mondo sostituisce Dio.

    Senza quel sangue sugli stipiti delle porte potremo evitare le conseguenze della giustizia?
    Se l'Agnello è di troppo, perché al centro ci sono le voglie, sacrificheremo agli idoli?
    Se il sale perde sapore è destinato all'inutilità, a Rho come a Rhoma.
    E' tutto scritto, come anche della rimozione del katechon, al tempo stabilito.

    Eppure per Cristo, con Cristo e in Cristo si prega anche per Bergoglio e la sua banda...

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  4. Esattamente 250 anni fa papa Clemente XIV (21 luglio 1773) - un papa francescano - sciolse la Compagnia di Gesù (gesuiti) con la bolla Dominus ac Redemptor.
    La Compagnia fu ricostituita nel 1814 dal papa Pio VII con la bolla del 7 agosto di quell'anno "Sollicitudo omnium ecclesiarum".
    Non ricordo chi, ma mi pare Giovanni Paolo II, dicesse che la Compagnia è bene che ogni 2-3 secoli fosse soppressa e poi ricostituita.

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  5. Aiuto! Card. Giorgio Meloni, dove sei!21 luglio, 2023 13:54

    Pio XI, a tempo suo, indicò nel Card. E. Pacelli il suo successore. Bergoglio replica indicando V. E. Fernández come suo successore? Può essere. Quassù quasi tutti sperano in un Card. Giorgio Meloni, in un Ratzinger redivivo, in un conservatore erudito, che desse l'illusione di una restaurazione. Tutto è possibile. Tuttavia, mi sembra che ormai il modernismo non abbia più bisogno di illudere e di frenare la marcia. Un V. E. Fernández papà mi sembra più probabile.

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    1. Errata corrige:
      desse l'illusione = dia l'illusione
      Fernández papà = Fernández papa
      Aihmé, lo smartphone!

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  6. (quello che sta per avvenire ovunque al compimento dell'agenda tedesca voluta da Soros per la chiesa e in base alla quale Bergoglio ha ottenuto l'elezione e adesso deve tenere fede al suo patto col... esatto... sì Lui)

    FRANCOFORTE: TUTTI ACCOLTI IN CHIESA… ECCETTO I CATTOLICI!

    All’esterno della chiesa dei francescani a Francoforte sul Meno un cartello dallo sfondo arcobaleno recita: “Accogliamo tutte le taglie, tutti i colori, tutte le culture, tutti i sessi, tutte le credenze, tutte le religioni, tutte le età, tutti i tipi, tutte le persone”.
    Incoraggiati da una tale disposizione all’“accoglienza”, un gruppo di ragazzi ha iniziato a distribuire una rispettosa Lettera aperta della TFP tedesca a mons. Georg Bätzing, vescovo di Limburg (che comprende Francoforte), sollevando alcune questioni dottrinali riguardanti il Synodaler Weg, cioè il Cammino sinodale tedesco.
    Aprite cielo! In un batter d’occhio, un furioso frate francescano è venuto fuori e, con tanto di dito minaccioso, li ha costretti ad andarsene. Inutile ogni appello al dialogo. “Non c’è accoglienza per voi!”, ripeteva.
    Più recentemente, il Vicario generale di Lussemburgo, mons. Patrick Muller, in nome dell’arcivescovo Cardinale Jean Claude Hollerich, ha proibito la distribuzione nelle chiese diocesane della Lettera aperta della TFP tedesca.
    Se questa è un’avvisaglia della “Chiesa sinodale” che stanno cercando di costruire, Dio abbia misericordia dei fedeli!

    Cfr.: https://tfpstudentactioneurope.org/articles/how-to-persevere-in-the-catholic-faith-amidst-the-storms-of-2023-2024

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  7. Si capiscono errori e peccati di gioventù, ma portarseli dietro fino a vecchiaia inoltrata, quando ogni giorno potrebbe essere l ultimo, questo è molto difficile da comprendere e da giustificare, sembra quasi una sfida a Dio ed alla Sua Legge e per un sacerdote è gravissimo. Incomprensibile, terribile, Forse solo giustificabile da qualche tara dell albero genealogico. Ma qui entrerebbe in campo chi ha vagliato la sua vocazione, perché uno può anche essere caratteriale o mentalmente disturbato, mancante, ma chi vaglia la vocazione deve essere in grado di valutare se la persona è idonea o no al compito che l aspetta. Quindi o non è idoneo il gesuita o non lo sono i Gesuiti se esposti a tanto gravi e frequenti errori. Certamente esisteranno anche oggi molti santi gesuiti, ma quelli che sono saliti alla ribalta della cronaca hanno offuscato tanta della loro storia.

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