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lunedì 24 luglio 2023

L’irrilevanza politica dei cattolici è anche figlia del cattolicesimo democratico

L’irrilevanza politica dei cattolici è anche figlia del cattolicesimo democratico

Mons. Antonio Di Donna, Vescovo di Acerra e presidente della Conferenza episcopale campana, ha sentito il dovere di tornare sulla «irrilevanza del cattolico in politica» [qui]. Ci è tornato con un intervento estivo su La Repubblica, specificando che c’è «una rapida dissoluzione» non del cattolico in generale, ma del «cattolicesimo democratico», che «non si è mai veramente risollevato».

A Di Donna, infatti, premono le sorti del solo cattolicesimo democratico – l’unico su cui valga la pena di scribacchiare qualcosa al sole di luglio. E le uniche grandi stagioni «cattoliche» sono quelle inaugurate da Dossetti, Moro, Sturzo, De Gasperi, La Pira, Maritain e Mounier. Con la chiusa memorabile della presidenza Mattarella.

L’articolo, come succede quasi sempre con queste premesse, in realtà non spiega nulla della crisi, ma si abbandona a sterili lamentazioni su cose risapute dicendo, ad esempio, che la Dottrina sociale è stata esclusa dalla formazione dei laici. Sì, ma quale Dottrina sociale? Questa: «si pensi solo alle grandi encicliche sociali quali la Pacem in terris, la Populorum progressio, la Laborem exercens, fino alle recenti Laudato si’ e Fratelli tutti».

Magari si sarebbe potuto dire qualcosa anche sulla Rerum Novarum, su Leone XIII (del quale si festeggia quest’anno il 120mo dalla morte, vedi ultimo Bollettino dell’Osservatorio [qui]), su Pio XI, su Pio XII o su Benedetto XVI.

Un impegno su tutti, per superare la crisi del cattolico in politica desaparecido: «bisogna recuperare la visione cristiana della vita, che trent’anni del modello berlusconiano hanno affossato». Il male non è dunque penetrato nella società – a parere di Mons. Di Donna – per il disimpegno decennale dei cattolici democratici in politica e per la «scelta religiosa» di Bachelet e Lazzati. Il male non si è cementato – sempre secondo Di Donna – per il «compromesso storico» di Moro e per la politica del compromesso universale con ogni sorta di radicalismo, che ha completamente sepolto ogni rilevanza cattolica nella società.

No, la visione cristiana sarebbe stata affossata da Berlusconi. È noto infatti che, prima del 1992, l’Italia era lontanissima dalla secolarizzazione, dalla legalizzazione del divorzio e dell’aborto, dall’oscenità e dalla mediocrità dei programmi della RAI, dalla pubblicità, dal serpeggiare dell’ateismo pannelliano e comunista, dall’esondazione della sinistra nella cultura.

È lo stesso Vescovo, sempre nell’intervento, che certifica l’estinzione dell’Azione cattolica, dei Laureati cattolici, della Fuci, che «costituirono il retroterra culturale» ad un «serio impegno politico». Ma l’«azione» dei cattolici si è estinta proprio per via del silenzio o del compromesso in politica e nella società, divenute parole d’ordine del cattolicesimo democratico.

Di Donna sogna una Chiesa dove i cattolici «progressisti di sinistra», con le loro priorità («l’impegno per la giustizia, la pace, la custodia del creato») vadano a braccetto con i cattolici «tradizionalisti di destra», orientati verso «l’impegno per la famiglia e la vita». Il Vescovo non comprende la gravità di avere creato, proprio da parte del cattolicesimo democratico, una tabellina che divide i buoni dai cattivi cristiani. Non arriva a capire che nella Chiesa l’unica divisione che si può creare (e di fatto è l’unica che si è sempre creata) è quella tra errore e verità.

Avere immesso nella Chiesa le categorie in conflitto di destra e sinistra è stato il primo atto della disintegrazione. È lo stesso Di Donna a fomentare il disprezzo verso autori ritenuti di destra, che non conosce tregua: Dossetti – scrive – «constatato il fallimento (morale prima che politico) della Dc, invitò i cattolici a “ricominciare a prepararsi” ed a farlo per “i vent’anni a seguire”. Non fu ascoltato. Si scelse un’altra strada, quella voluta da Ruini, che oggi è possibile giudicare alla luce dei frutti che ha prodotto».

I frutti di Ruini sono invece memorabili. Il suo Progetto culturale, in completo accordo con le intenzioni di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI non solo diede un impulso alla rinascita della cultura cattolica e dell’apologetica (completamente invisibile agli occhi del cattolico che guarda a sinistra), ma riuscì ad ottenere un qualche successo anche in politica. Con fatica – e con grande malafede – si può dimenticare la vittoria sui referendum abrogativi in Italia (2005), promossi dai Radicali. Si volevano abrogare alcune disposizioni della Legge 40 del 2004. In parole semplici, i radicali volevano rendere meno limitativa la pratica di fecondazione artificiale.

Non fu solo una parte del laicato cattolico ad insorgere, ma la stessa Chiesa gerarchica, sotto il pontificato di Benedetto XVI, che diede man forte specialmente all’azione culturale. I referendum fallirono e, con essi, il progetto dei Radicali.

L’epoca Ruini finì, ma non per la debolezza del Progetto culturale, bensì per l’ostracismo progressista tutto interno alla Chiesa, soprattutto contro il magistero sui “principi non negoziabili” (e su altro) di Benedetto XVI, il quale, forse sfinito dalle polemiche, alla fine si dimise nel 2013.

Ha dunque torto Di Donna quando vede successi nel cattolicesimo democratico, poiché non ce ne sono. Il cattolicesimo è stato determinante quando non è sceso a compromessi sui principi. Senza Luigi Gedda e i suoi Comitati civici, senza Giovannino Guareschi col suo Candido forse nel 1948 avrebbe vinto il blocco social-comunista. Di Donna non ci pensa neppure a nominare Gedda o Guareschi, anche se sa bene che con Bachelet l’Azione Cattolica è divenuta irrilevante.

Per il Vescovo di Acerra è importante che «i cattolici possano avere ancora un ruolo fecondo nella costruzione della città degli uomini». Ma la «città degli uomini» è uno dei tanti luoghi comuni del progressismo cattolico, sterile e poco formato. Il cattolico non vuole e non deve fondare la città degli uomini, ma la città di Dio, come insegna sant’Agostino. La città degli uomini è tiepidezza, è rinuncia alla propria identità, è la città del compromesso tra città terrena e città di Dio.

È sorprendente: si mette sant’Agostino nell’oblio e ci si lamenta dell’irrilevanza dei cattolici nella società Silvio Brachetta - Fonte
Membro del Comitato di Redazione

10 commenti:

  1. Il Santo del giorno24 luglio, 2023 11:46

    Lunedì 24 luglio la Chiesa onora anche San Charbel Makhluf. AGIOGRAFIA
    Yussef Makhlouf (Charbel è il suo nome da religioso) nacque in Libano nel 1828. Cresciuto in una famiglia cristiana aderente alla Chiesa maronita unita a Roma, frequentò la scuola imparando a leggere con i salmi e i testi liturgici in siriaco. A 14 anni già si ritirava a pregare in una grotta appena fuori del paese, oggi chiamata «la grotta del santo».

    Seguendo l'esempio di due zii paterni, si fece monaco. Dopo gli anni di noviziato e di preparazione al sacerdozio, trascorse 15 anni nel monastero di Annaya, dedito alla preghiera e alla contemplazione. La fedeltà alla vita comune, l'ubbidienza, la carità verso i confratelli, il lavoro manuale e la disponibilità nel servizio agli ammalati contribuirono alla sua maturazione spirituale.

    La fama di santità che l'accompagnava fin dagli anni giovanili crebbe a causa di due miracoli che operarono altrettanti guarigioni.

    Proprio per sottrarsi al plauso della gente Charbel passò alla vita eremitica nel romitorio dei santi apostoli Pietro e Paolo. Qui inasprì ulteriormente il suo tenore di vita. Dormiva solo tre ore ogni notte. Passava il resto del tempo dedito alla preghiera liturgica, alla pietà personale, al lavoro manuale. Prendeva un unico pasto al giorno, la sua tonaca era logora e scolorita, sotto l'abito portava una cintura di pelo di capra.

    In poche parole, un padre del deserto del secolo XIX, una voce di pace dal silenzio della preghiera e della contemplazione. Colpito da emiplagia durante la celebrazione della Messa, morì alla vigilia di Natale del 1898. Beatificato da Paolo VI durante il Vaticano II alla presenza dei padri conciliari, dallo stesso papa venne canonizzato nel 1977.

    MARTIROLOGIO ROMANO. San Charbel (Giuseppe) Makhluf, sacerdote dell'Ordine Libanese Maronita, che, alla ricerca di una vita di austera solitudine e di una più alta perfezione, si ritirò dal cenobio di Annaya in Libano in un eremo, dove servì Dio giorno e notte in somma sobrietà di vita con digiuni e preghiere, giungendo il 24 dicembre a riposare nel Signore.

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  2. L'amore della Chiesa Cattolica per il cattolicesimo democratico è antico, non data di certo dai tempi del CVII. Alcuni noti esempi: il ralliement di Leone XIII alla Repubblica Francese, la condanna dell'Action Française di Pio XI. Su entrambi i fatti menzionati vi sono parecchie opere interessanti, fra le quali quella del Prof. R. De Mattei. Oggidì raccogliamo i frutti - marci - di quell'antico amore.

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  3. CATTOLICI IN POLITICA
    Zuppi e Mattarella a Camaldoli, senza sapere perché
    Prof.Stefano Fontana

    Al convegno sui cattolici in politica, a dire che Camaldoli è un faro sono stati proprio Zuppi e Mattarella, eredi di coloro che ne hanno spento la luce scegliendo il compromesso dei cattolici con la modernità.

    https://lanuovabq.it/it/zuppi-e-mattarella-a-camaldoli-senza-sapere-perche

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  4. Nuovo documento Vaticano, sì a nozze e funerali celebrati dai laici, ma senza tariffari

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  5. Il Vescovo di Acerra dovrebbe capire, dall'alto della sua veste, che l'irrilevanza dei cattolici in politica è figlia dell'irrilevanza della Chiesa Cattolica nella società, e questo a causa della deriva immanente postconciliare.
    Per dirla ancora più brutalmente: perché dovrebbe "sporcarsi le mani" il politico cattolico, laddove non se le sporca la Chiesa?.....e fermiamoci qua, per carità!

    Gz

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  6. I moderati sono coloro i quali Gesù stigmatizzo' con parole durissime... "Poiché non siete ne' caldi ne freddi...io vi vomitero' dalla mia bocca."
    # o di qua o di la'

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  7. https://www.provitaefamiglia.it/blog/la-corte-costituzionale-parla-di-dignita-dellembrione

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  8. Finalmente, ma non basta. Bisogna rifondare la percezione comune che considera la soppressione di una vita umana un diritto e un segno di emancipazione femminile

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  9. Se si spera di riempire le chiese con i cattolici democratici allora vuol dire che si è capito molto poco del ruolo che deve svolgere la Chiesa nella società.Eppure basterebbe guardare ai risultati del tanto sbandierato "effetto Francesco"che avrebbe dovuto riempire le chiese del mondo.Perseverare è diabolico....

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  10. # I modernisti non hanno mai riempito le chiese, le hanno sempre svuotate. Sin dal primo modernismo, quello diciamo "classico", dei Tyrrell, dei Buonaiuti etc.
    Per loro andava e va bene così: la Chiesa visibile deve superarsi, annegarsi nell'umanità, costituire l'unità non redenta del genere umano, in unione con tutte le altre religioni. La Chiesa dovrebbe per loro concorrere a fondare la democrazia universale, utopia insensata, risultante da una visione dell'uomo e del mondo falsa e bugiarda.

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