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lunedì 19 febbraio 2024

J.R.R. Tolkien, C.S. Lewis e la musica cosmica primordiale

Musica per le nostre orecchie il testo che segue (richiamo l'attenzione anche sulle note del Traduttore) nella nostra traduzione da The European conservative. E così diventa ancor più chiara e significativa la cacofonia, la percussione ossessiva e l'assenza della melodia nei generi musicali odierni. Può essere interessante consultare gli articoli sulla musica sacra qui.

J.R.R. Tolkien, C.S. Lewis e la musica cosmica primordiale 

Gli Inklings [1] erano intrigati dalle antiche mitologie che descrivevano la creazione del mondo per mezzo della musica.

In un’ambiziosa monografia intitolata L’Orient et les origines de l’idéalisme subjectif dans la pensée européenne (1946), il classicista Aram Frenkian fornisce la più completa classificazione delle forme di creazione — quattordici in tutto — descritte nei miti e testi sacri delle antiche culture del mondo. Esistono due categorie principali di miti: quelli in cui la creazione sorge da materia preesistente e quelli delle creazioni ex nihilo, il più eminente dei quali è la descrizione delle origini del mondo della Bibbia. Considerata in alcune religioni un fatto di natura magica, la creazione “dal nulla” è incomprensibile per gli esseri umani. Ciò che ci fa notare la classificazione del professor Frenkian è il fatto che tra le forme di creazione ex nihilo esiste anche quella specifica per mezzo del suono ritmico o del canto (epōidósin greco), associata al potere della Parola pronunciata dal Dio Creatore.
L’antico Egitto possedeva diversi miti della creazione in cui il suono ritmico o la musica giocavano un ruolo significativo nell’ordinamento del caos primordiale. Alcune storie sulle origini del mondo menzionano, oltre al dio artigiano Ra e a Heka (il dio della forza magica), la dea Mereth, che contribuisce a ristabilire l’ordine cosmico per mezzo del potere della musica. Come ha dimostrato l’egittologo John Wilson, la facoltà creativa delle parole ritmiche ricorda la dottrina giudaico-cristiana [2] del Logos.

Molto più simile alle creazioni di J.R.R. Tolkien e C.S. Lewis è il leggendario eroe di Kalevala, ‘il bardo eterno’ Väinämöinen, che contribuisce a infondere la vita e a creare i primi alberi nel mondo primordiale. Questo antico saggio — presentato a volte come un semidio, altre volte come uno sciamano — è dotato di una voce che possiede il potere di incantare [3] accompagnato da una musicalità senza pari. Tutti questi dettagli erano ben noti sia a Tolkien che al suo amico Lewis.

È probabile anche che essi fossero a conoscenza del fatto che la tradizione cristiana aveva assimilato, attraverso autori come San Clemente Alessandrino (c. 150-215) e Boezio (c. 480-524), la teoria pitagorica sulla musica del cosmo e dell’uomo. Sant’Isidoro di Siviglia (c. 560-636) spiega nella sua famosa enciclopedia, conosciuta come Etymologiae, la teoria della musica celeste del mondo: “Si dice che l’universo stesso sia composto da una certa armonia di suoni, e che i cieli stessi ruotino seguendo il ritmo delle modulazioni dellp’armonia”.

Oltre alla musica mundana descritta da Isidoro, Boezio parla della musica humana — che è il risultato dell’armonia tra la parte razionale e quella irrazionale (o concupiscente) dell’anima e genera a sua volta l’armonia tra l’anima e il corpo — nel trattato De institutione musica. Boezio descrive anche la musica instrumentalis, ossia una musica artificiale creata dagli esseri umani.

Tuttavia, la teoria teologica sulla musica più simile alla visione di Tolkien presentata ne Il Silmarillion (in “Ainulindalë”, “La musica degli Ainur”) è quella della straordinaria santa e profetessa medievale, Santa Ildegarda di Bingen (c. 1098-1179). Come ha mostrato Barbara Newman nella sua introduzione all’edizione critica dell’opera musicale Symphonia armonie celestium rivelatione [sic!] [4] (Sinfonia dell’armonia delle rivelazioni celesti), Ildegarda afferma che Dio è il creatore della musica, mentre “lo spirito meno musicale di tutti è il diavolo”.

In una delle sue lettere, Ildegarda afferma che, prima che egli commettesse il peccato originale, la voce di Adamo aveva qualità musicali eccezionali: “Nella sua voce era la dolcezza di ogni suono armonico, e di tutta l’arte della musica”. Udendo la musica cantata da Adamo, il diavolo, terrorizzato e pieno di invidia, ricorda la bellezza degli inni celesti di Dio che aveva ascoltato prima della caduta. Ciò che segue lo sappiamo dal testo biblico. Dalla visione di Ildegarda prendiamo conoscenza dell’origine divina della musica e della protervia dell’angelo caduto che, incapace di sopportarla, volle sostituire l’armonia divina con la propria creazione musicale.

La musica degli Inklings
Amici molto stretti, Tolkien e Lewis hanno manifestato in alcuni dei loro scritti letterari una preferenza speciale per un tipo di dottrina della creazione del mondo che può essere chiamata “cosmogonia musicale”, definizione che può essere attribuita alle mitologie antiche, tra cui alcune menzionate sopra, che descrivono la creazione dell’intero universo per mezzo della musica.

Nelle sue opere, Lewis menziona succintamente questa forma di creazione. Ad esempio, ne Il nipote del mago, il sesto libro delle Cronache di Narnia, egli descrive l’origine del mondo, creato da una canzone sublime:
Allora accaddero due prodigi nello stesso momento. Il primo fu che a quella voce si unirono all’improvviso altre voci; più voci di quante si possano mai contare. Erano in armonia con la prima, ma di una scala molto più alta: voci fredde, frementi, argentate. La seconda meraviglia fu che l’oscurità che si trovava in alto, all'improvviso, risplendette di stelle...
Se aveste visto e sentito quel suono, come fece Digory, avreste avuto la certezza che erano le stelle stesse a cantare, e che era la Prima Voce, quella più profonda, che le aveva fatte sorgere e cantare.
Ispirandosi alla stessa idea, Lewis presenta il creatore di tutte le creature sotto la forma del maestoso leone Aslan, una trasposizione letteraria del Dio Creatore della tradizione giudaico-cristiana. La sua musica primordiale genera la creazione. “Ascoltando la sua canzone, si udivano le cose che egli stava inventando: guardandosi intorno, le si vedeva”. Tolkien ha una concezione simile (ma molto più ampia) a quella della musica che accompagna il magnifico potere della Parola di Dio, Che crea l’universo. Nel suo romanzo mitologico Il Silmarillion, egli ha utilizzato la metafora di una cosmogonia musicale per descrivere le origini del mondo. Quindi, dopo che Ilúvatar creò gli “Ainur” — chiamati anche i “Santi” — Egli (Dio) introdusse un tema musicale attorno al quale gli Ainur furono in grado di armonizzarsi:
Allora le voci degli Ainur, simili ad arpe e liuti, flauti e trombe, viole e organi, e simili a innumerevoli cori che cantano con parole, cominciarono a modellare il tema di Illúvatar in una grande musica; e si levò un suono di infinite melodie intercambiabili tessute in armonia che superarono le soglie dell’udibile nelle profondità e nelle altezze, e i luoghi della dimora di Ilúvatar ne furono colmi fino a traboccarne, e la musica e l’eco della musica si espansero nel Vuoto, e non fu più vuoto.
A questo punto della storia di Tolkien possiamo discernere la motivazione soggiacente all’idea di una creazione per mezzo della musica, ossia il forte desiderio dell’autore di associare la cosmogonia alla Bellezza, uno dei tre concetti classici trascendentali che rappresentano i Nomi sublimi di Dio: Bene, Verità e Bellezza. Il riflesso della bellezza originale su tutta la creazione e su tutte le creature dipende dalla prima musica composta dagli Ainur attorno al tema musicale di Ilúvatar. A seguito di questo momento cosmologico, Melkor, il personaggio diabolico destinato a diventare il principale avversario di Dio stesso, crea un tema originale, diverso e in disaccordo con quello creato da Ilúvatar.

Nonostante abbia letto più volte le lettere di Tolkien, non sono riuscito a trovare alcun chiarimento sul motivo letterario della creazione per mezzo della musica. Naturalmente tale mistero ha attratto l’attenzione di numerosi studiosi che hanno proposto diverse interpretazioni riguardo alle fonti della cosiddetta “cosmogonia musicale”.

Robert DiNapoli sottolinea alcune differenze tra la cosmogonia dell’Antico Testamento e quella di Tolkien e menziona la possibilità di un’influenza della filosofia di Pitagora della struttura musicale del mondo. DiNapoli sottolinea anche che la cosmogonia di Tolkien presenta somiglianze con quella di un altro membro del circolo degli Inklings, Charles Williams, il quale — profondamente influenzato dalla dottrina di Platone sul rapporto tra idee e materia — scrisse un romanzo, Il posto del leone, basato su il dialogo del Timeo e sulla struttura gerarchica dell’Impero bizantino.

Nella sua monografia Tolkien: Man & Myth [Tolkien: l’uomo e il mito] (1998), Joseph Pearce apre un’altra strada per indagare le fonti teologiche e mitologiche della cosmogonia di Tolkien. Dopo aver presentato le interpretazioni di vari studiosi di Tolkien come Thomas A. Shippey, Brian Rosebury, Robert Murray, James V. Schall e Richard Jeffrey, Pearce cita passaggi del Silmarillion in cui l’arroganza di Melkor si manifesta sotto la forma della tentazione di creare un diverso tema musicale. Pearce stabilisce un collegamento con un famoso passo del libro biblico di Isaia (14, 11-12) in cui si descrive la caduta di Satana.

In Il fuoco segreto. La ricerca spirituale di J.R.R. Tolkien (2003), Stratford Caldecott segue una linea interpretativa simile, in cui la tradizione religiosa giudaica occupa un posto centrale. Caldecott ritiene quasi certo l’influsso del Libro di Giobbe (38, 7): “mentre gioivano in coro le stelle del mattino e plaudivano tutti i figli di Dio” e, da una prospettiva associata a potenziali influssi culturali, Virgil Nemoianu suggerisce che la visione gerarchica di Tolkien sia originata dalla meravigliosa musica di George Frideric Handel, [5] in particolare dagli “Inni dell’Incoronazione”.

Ritorno a Platone
Oltre a tutte queste interpretazioni plausibili, cercherò di proporne un’altra che completerà questo quadro di influssi sull’opera di Tolkien. Un forte influsso, confermato dalla corrispondenza dell’autore stesso, è il mito platonico di Atlantide. Nel contesto della storia di Arda, possiamo vedere che Númenor non è altro che una trasposizione del continente mitico descritto da Platone nel suo dialogo Crizia, come afferma lo stesso Tolkien in molte delle sue lettere.

Per questo motivo, possiamo supporre che uno studioso come l'autore de Il Signore degli Anelli conosca bene non solo Crizia ma anche altri dialoghi platonici come Timeo, Fedone e Fedro. Pertanto, inferire che uno dei principali influssi sulla cosmogonia musicale del Silmarillion possa essere il celebre dialogo Politéia (solitamente tradotto con La Repubblica) non è un’ipotesi azzardata.

In questo capolavoro di Platone troviamo una parte molto interessante dedicata alla presentazione del mondo invisibile: il mito di Er. In questo mito, Platone ritrae il mondo intero come una struttura armonica in cui ogni pianeta ha la propria sfera. Ogni sfera è associata a una sirena che canta una canzone cosmica e insieme ad esse crea una musica meravigliosa nota nella tradizione musicale classica come la “Musica delle Sfere”. Oltre a Pitagora, questa è la seconda fonte antica che ispirò Clemente d'Alessandria e Boezio nelle loro speculazioni sulla musica mundana.

Si può notare una similitudine tra le sirene di Platone e gli Ainur di Tolkien, invitati da Ilúvatar a creare un’armonia associata al mondo intero, poi viziata dalla creazione “innovativa” e dissenziente di Melkor. Di conseguenza, la prospettiva di Tolkien contenuta all’interno della cosmogonia musicale del Silmarillion rappresenta una sintesi basata su due grandi tradizioni religiose della cultura occidentale: quella giudaica e quella greca antica.

Al di là di ogni dibattito sulle fonti di ispirazione di Tolkien, il fatto più notevole è la somiglianza tra la sua visione letteraria e quella di Santa Ildegarda. Anche se non sono riuscito (ancora) a stabilire se l’autore inglese abbia mai letto le lettere della santa teutonica, credo che la sua capacità creativa di concepire le origini del mondo in maniera simile alle sue visioni denoti lo stesso spirito tipico delle tradizioni spirituali dionisiache e certosine che portarono alla creazione di molti capolavori artistici medievali. Questa sarebbe un’ulteriore prova dell’abilità di Tolkien, non solo di catturare lo spirito del mondo medievale ma anche, come l’architetto Augustus Welby Northmore Pugin, di dimostrare che esso può essere rianimato nel mezzo della vita moderna attraverso opere di eccellenza creativa veramente ispirate.
Robert Lazu Kmita — 6 febbraio 2024
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Robert Lazu Kmita è un romanziere e saggista, dottore in filosofia. Il suo primo romanzo, The Island without Seasons [L’isola senza stagioni], è stato pubblicato da Os Justi Press nel 2023. Noto studioso di Tolkien, è il coordinatore di un’Enciclopedia del mondo di J.R.R. Tolkien in rumeno.
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[1] Inklings è il nome di un gruppo di discussione letteraria dell’Università di Oxford, in Inghilterra. Tra i suoi membri, in gran parte docenti della stessa Università, figuravano John Ronald Reuel Tolkien e Clive Staples Lewis. — N.d.T.
[2] Bisognerebbe far presente all’autore che affermare che la dottrina del Logos è giudaico-cristiana equivale a una bestemmia tanto per il giudaismo come per il cristianesimo (eccettuati forse, con una caterva di riserve, alcuni circoli cabalistici — che non sono certo esempi di ortodossia né per l’una né per l’altra religione — medievali e rinascimentali). — N.d.T.
[3] Le stesse parole italiane incanto, incantare, incantevole, nella duplice accezione di bellezza e magia (nonché incantesimo, esclusivamente con la seconda accezione), “tradiscono” la loro connessione con il canto, analogamente a quanto succede con i termini francesi charme (da cui, per mediazione normanna, l’inglese charm) e charmant, che hanno origine dal latino carmen. — N.d.T.
[4] Il titolo corretto dell’opera è Symphonia harmoniae celestium revelationum. — N.d.T.
[5] Così il mondo anglofono adatta il nome del compositore Georg Friedrich Händel. — N.d.T.

[Traduzione per Chiesa e post-concilio di Antonio Marcantonio]

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14 commenti:

  1. Siete arcaici e ottusi. La “cacofonia” nella musica attuale non è semplice rumore, ma superamento dell’infantilismo melodico. In Tolkien il punto non è la melodia nel canto della creazione, ma il suonare armoniosamente insieme o no, indipendentemente dal tipo di musica.

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  2. Beh, se il risultato del suonare insieme è armonia, il tipo di musica può cambiare; ma la musica che rispecchia un insieme armonicamente ordinato, non può che essere specchio dell'ordine cosmico che porta inscritta la cifra del Creatore e di certo produce una melodia piuttosto che la cacofonia dei generi attuali accompagnate da percussioni ossessive... per non parlare dei contenuti...

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    1. Non concordo. Suonare armoniosamente insieme non vuol dire per forza suonare una melodia.

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  3. Bisognerebbe far presente all’autore che affermare che la dottrina del Logos è *giudaico-cristiana* equivale a una bestemmia tanto per il giudaismo come per il cristianesimo (eccettuati forse, con una caterva di riserve, alcuni circoli cabalistici — che non sono certo esempi di ortodossia né per l’una né per l’altra religione — medievali e rinascimentali). — N.d.T
    CONVENGO ED APPROVO AL 112%.
    Forse, sarebbe anche il caso di suggerire all'autore di sostituire *giudaico-cristiana* con il termine più corretto e, probabilmente, più vicino al significato che gli voleva attribuire di "**BIBLICA**" .

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  4. Non confondiamo la musica col rumore. Quello che va per la maggiore nei tempi che ci tocca in sorte di vivere è ottusamente rumore, non musica, che è arte sublime. E, come tale, dimostra tutto lo scadimento volgare e pacchiano dell'arte contemporanea.
    Quindi, colui che non lo capisce è il vero ottuso cloroformizzato.

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    1. E condivido perfettamente!

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    2. @anonimo 10,25
      Non tutta l’arte contemporanea e la musica contemporanea sono scadimento volgare. Se non si sa vedere il grano in mezzo alla zizzania, la colpa non è del grano ma di chi guarda. Anche nell’arte e nella musica contemporanea c’è bellezza (non sempre e non e non tutta, come anche in passato c’era arte brutta) e chi non la vede non solo è ottuso, ma pure cieco e sordo.

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  5. Ci sono musiche celestiali e musiche diaboliche

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  6. Quando sei davanti al Santissimo, non c'è bisogno di riempire il tempo con molte parole. Non è necessario forzare l'adorazione, quasi come se si trattasse di qualcosa che viene da te. È sufficiente rimanere lì in silenzio, insieme a Gesù, contento di stare con Lui. Come è silenzioso, umile e nascosto Gesù nell'Ostia, così sii silenzioso, umile e nascosto anche tu. Nasconditi nel Cuore di Cristo e sarai libero dalle preoccupazioni per te stesso e da quello che possono pensare gli altri.
    Quando adori, sai che la presenza di Gesù rinnova il corpo e l'anima, dona riposo tanto anelato e quella pace che il mondo non può dare; e dona anche la forza di seguirlo lungo la via del Calvario.
    Quando adori Cristo, dai la prova che tutta la tua speranza è riposta in Lui; che non conti su te stesso ma su di Lui. Quando adori, permetti a Gesù di agire liberamente in te e attraverso di te.
    Perciò vai da Gesù più che puoi. Usa ogni occasione per stare con Lui. Non è necessario calcolare la durata del tempo che Gli dai nel corso della giornata se il tuo cuore è costantemente orientato verso il Suo volto

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  7. Sabato 24 febbraio la Messa per Benedetto XVI nelle Grotte Vaticane
    http://www.fondazioneratzinger.va/content/fondazioneratzinger/it/news/notizie/sabato-24-febbraio-la-messa-per-benedetto-xvi-nelle-grotte-vatic.html

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  8. LA FEDE NON SALVA SENZA LE OPERE DI MISERICORDIA (S.AGOSTINO)

    Se si potesse, senza osservare i comandamenti, ottenere la vita eterna, per mezzo della sola fede, la quale senza le opere è morta (Gc.2,24) allora come potrà essere vero ciò che il Signore dirà a coloro che collocherà alla propria sinistra: Andate al fuoco eterno, che è preparato per il diavolo e per i suoi angeli? (Mt.25,41). Costoro non li rimprovera perché non hanno creduto in lui, ma perché non hanno compiuto opere buone. Evidentemente, proprio perché nessuno si ripromettesse la vita eterna sul fondamento della fede che, senza le opere, è morta, per questo annunziò la separazione di tutte le genti che, mescolate, godevano dei medesimi pascoli, perché apparisse chiaro che a dirgli Signore, quando mai ti abbiamo visto patire questo e quello e non ti abbiamo soccorso? (Mt.25,44) saranno quelli che avranno creduto in lui, senza curarsi però di fare opere buone, come se dalla stessa fede morta si potesse avere la vita eterna.

    O forse andranno nel fuoco eterno coloro che non hanno compiuto opere di misericordia, mentre non ci andranno coloro che rubarono i beni altrui o non ebbero misericordia verso se stessi, profanando in se stessi il tempio di Dio? Quasi che le opere di misericordia giovino a qualcosa senza l'amore, quando invece l'Apostolo dice: “E se anche distribuissi tutte le mie sostanze ai poveri e dessi il mio corpo per essere bruciato, ma non avessi la carità, (tutto questo) non mi giova a nulla” (1 Cor.13,3). Oppure quasi che chi non ama se stesso possa amare il prossimo come se stesso, quando invece: Chi ama l'iniquità, odia l'anima sua (Ps.10,6).

    E a questo punto non si potrà dire ciò che alcuni pur dicono, fuorviando se stessi, cioè che si tratta di un fuoco eterno, ma non già di una pena eterna; per cui pensano che per il fuoco, che sarà eterno, passeranno coloro ai quali promettono la salvezza attraverso il fuoco, a causa della loro fede morta. Di modo che il fuoco in se stesso sarebbe eterno e non il loro bruciare; ossia l'azione del fuoco su di loro non sarebbe eterna. Ma il Signore, proprio in quanto tale, prevedendo ciò, ha concluso le sue parole dicendo: E se ne andavano, questi al supplizio eterno, e i giusti alla vita eterna (Mt.25,46). Il bruciare, dunque, sarà eterno, come il fuoco, e la Verità ha detto che vi andranno, come ha dichiarato, coloro ai quali non è mancata la fede ma le opere buone.

    Lunedì dopo la I Domenica di Quaresima
    Mt. 25,31-46 [Il Giudizio universale]

    S.AGOSTINO
    Liber de fide et operibus cap.15 tom.4
    Lettura dal Mattutino

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  9. Ma quali sarebbero gli esempi di bellezza nell'arte contemporanea?
    Si intende: nell'arte ufficiale, quella che viene imposta dai galleristi e dai critici d'arte, dal mercato insomma.

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  10. #anonimo 19:06
    Faccia esempi, lei che ritiene vi sia bellezza nella musica e arte contemporanea!

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  11. “Per i Greci l’essenza dell’amicizia consisteva nel discorso. Essi sostenevano che solo un costante scambio di parole poteva unire i cittadini in una polis (…) Chiamavano filantropia questa umanità che si realizza nel dialogo dell’amicizia, poiché essa si manifesta nella disponibilità a condividere il mondo con altri uomini. L’amicizia presuppone, quindi, la nozione di umanità e insieme il radicarsi nel mondo. Dove si realizza, infatti, un’amicizia pura, lì si “produce una scintilla di umanità in un mondo divenuto inumano.”

    Hannah Arendt (1906-1975), L’umanità in tempi bui, discorso al conferimento del premio Lessing ad Amburgo, 28 settembre 1959

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