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martedì 7 maggio 2024

Un dialogo sulla liturgia in latino: oscurantismo o opportunità?


Nella nostra traduzione da OnePeterFive, Peter Kwasniewski torna con un nuovo dialogo sulla questione del latino nella liturgia: esso è un aiuto o un ostacolo per i fedeli? Teodoro e Longino esprimono, rispettivamente, dubbi e convinzioni. Nello spirito di San Tommaso, l'autore fornisce le argomentazioni più forti per entrambe le parti (anche se nessuno avrà difficoltà ad indovinare quale delle due rappresenta il suo punto di vista!). Un precedente significativo dello stesso autore lo abbiamo già tradotto qui. Qui trovate l'indice degli articoli sul Latino: Lingua classica, sacra e vincolo di unità tra popoli e culture.

Un dialogo sulla liturgia in latino: oscurantismo o opportunità?

Teodoro: L'idea che “qualcosa che non capisci è più misterioso e fantastico” è argomento di discussione da oltre mille anni. Quale altra ragione si può addurre per mantenere i laici completamente e totalmente all'oscuro delle preghiere liturgiche della Chiesa?

Longino: Mi sembra un'enorme esagerazione. I fedeli conoscono certamente alcune preghiere. Questo è chiaro in ogni comunità tradizionale oggi.

Teodoro: Ma tu sai bene quanto me che, per la stragrande maggioranza della storia cattolica, i messali manuali non esistevano (in certi tempi e luoghi erano addirittura proibiti), erano illeggibili (per le popolazioni laiche in gran parte analfabete, in particolare nella comunità di paesi a maggioranza cattolica in cui i tassi di alfabetizzazione erano sempre relativamente bassi), o non erano facilmente disponibili o erano troppo costosi (in particolare perché ogni membro della famiglia ne possedesse uno). Inoltre, è antiliturgico aspettarsi che le persone tengano il naso su un libro durante tutta la Messa, per capire cosa si sta pregando. Per circa 1.500 anni, ai cattolici è stato inutilmente negato un volgare sacro per formare le loro anime attraverso  il più ricco repertorio di devozione che esista: il Messale, dove le Scritture prendono vita. Tutto perché gli ecclesiastici transustanziazionisti davano valore alla forma (la lingua latina) rispetto alla sostanza (ciò che la lingua comunica), e postulavano un’inutile dicotomia tra le due. La richiesta e il desiderio di una liturgia vernacolare erano molto diffusi prima del Concilio – a parte una manciata di tradizionisti radicali, chiedetelo a chiunque sia vissuto prima del Concilio – e non c’era motivo per cui la Chiesa non avrebbe potuto dare il via e trovare una felice mediazione tra il culto vernacolare e la lingua sacra, come ha fatto letteralmente ogni altra denominazione cristiana seria.

Longino: Esageri a dismisura! Il volgare non è una “bacchetta magica” per garantire la partecipazione o la comprensione. Inoltre, il latino della Messa invita i partecipanti a entrare in un luogo e in un tempo diversi, segnati dalla preghiera e dalla contemplazione. È molto più importante che i fedeli dell'Assemblea siano immersi nei misteri della Messa piuttosto che seguire parola per parola ciò che viene detto, il che ricorda più l'essere a scuola o seguire le ultime notizie.

Teodoro: Non potrei essere più in disaccordo. Ai nostri giorni, una Messa tradizionale tutta in latino è l’ostacolo più serio alla restaurazione liturgica. Ciò che è effettivamente un balbettio per la stragrande maggioranza dei cattolici e degli aspiranti cattolici non piace alla maggior parte delle persone, ed è molto poco pastorale in un contesto parrocchiale tipico. Non c'è motivo intrinseco per cui non possiamo avere Messe tradizionali riverenti con, diciamo, Ordinario in latino e Propri e letture in volgare, con opzioni pastorali per celebrare cerimonie tutte in latino secondo le esigenze pastorali e i gusti delle rispettive comunità. Quando la scelta è tra una liturgia scadente che possono comprendere e una bella che è un balbettio incomprensibile, la maggior parte dei cristiani sceglierà la spazzatura invece del balbettio. Questo è semplicemente un dato di fatto, ed è assolutamente comprensibile. E per favore, risparmiatemi le solite bromuri e cliché su "la Messa non riguarda te" e "i tuoi gusti non contano". Queste affermazioni non sono affatto vere in assoluto; la liturgia è sempre stata soggetta ai gusti dei letterati sotto diversi aspetti cruciali. Il desiderio di ascoltare nella propria lingua le Scritture pregate e gli altri testi della Messa non è effetto del peccato originale, ma scaturisce da motivazioni eminentemente lodevoli e pie. Né il desiderio di sapere cosa dicono le preghiere dimostra una denigrazione del mistero.

Longino: Se quello che dici è vero, come è possibile che una Messa ostinatamente non in volgare per tanti secoli abbia potuto nutrire tanti santi, e mantenere viva la Fede di generazione in generazione mentre non è più accaduto dopo il 1965? Si è dimostrata capace di farlo? Secondo la tua interpretazione, come avrebbe potuto qualcuno voler essere, o restare, cattolico, quando ha dovuto trascorrere l'intera vita in (come la vedi tu) un'oscura prigione di incomprensione? Ora che ci penso, Bugnini la pensava più o meno allo stesso modo – e guarda come la sua “soluzione” ha sostenuto bene la fede della Chiesa!

Teodoro: Certo, c’erano molti santi nell’“Età della Fede”. Ma immaginate quanto sarebbero state più sante le persone se avessero potuto conoscere e pregare la Messa e le Scritture! La liturgia della Chiesa non è appannaggio di una casta sacerdotale; è il legittimo patrimonio di tutti i cristiani. Celebrarla in una lingua che la gente non capisce e non può capire non è diverso dall'annientare i testi liturgici e sostituirli con chiacchiere. Di fatto, uno dei motivi per cui così tanti laici accettarono l’orribile “riforma” della Messa dopo il Vaticano II è che erano già così ignoranti dei testi liturgici che difficilmente avrebbero potuto notare una differenza. La preghiera liturgica è importante perché dovrebbe formare l'anima di coloro che la ascoltano o la recitano. Dio non trae alcun beneficio dalle nostre preghiere, o dalle preghiere balbettate in una lingua che nessuno capisce. Il latino non è più sacro a Dio dell'inglese. Se il latino ha qualche valore come lingua liturgica, è solo nella misura in cui evoca nei fedeli il senso della comunione universale e del mistero; ma non c'è alcuna ragione logica per cui queste stesse cose non possano essere indotte consentendo ai laici di pregare nella loro lingua.

Longino: Capisco che il latino evochi cattivi sentimenti per te, ma non è impossibile impararlo, e in realtà può essere un'esperienza profonda acquisire una certa conoscenza di questa antica lingua di culto e cultura (non sorprende che questi due termini siano collegati). Le persone disposte solo a scalfire la superficie non ne ricaveranno molto, certo, ma il cattolicesimo è molto più profondo della semplice superficie. Direi che il latino lancia la sfida: prendilo sul serio o lascia perdere. Siamo meno seri degli ebrei che imparano l’ebraico e dei musulmani che imparano l’arabo classico?

Teodoro: Non tutti possono imparare agevolmente una nuova lingua, soprattutto il latino, e sono moralmente certo che non potresti capire una singola orazione del Missale Romanum senza l'aiuto di un dizionario latino. Non dovrebbe essere necessario che una persona abbia una certa dimestichezza col latino, greco o ebraico per conoscere e leggere la Parola di Dio, nella Scrittura o nella Liturgia. Sto suggerendo che forse, solo forse, la completa e totale alienazione dei laici dai testi liturgici per oltre un millennio – al punto che dovettero concentrarsi esclusivamente sulla transustanziazione – spiega l’apatia dei cattolici, negli ultimi tempi anche dei cattolici conservatori.  Come pure le deformazioni liturgiche novecentesche. La Chiesa ha sprecato gran parte della sua storia trasformando il suo gregge in transustanziazionisti invece che liturgisti, e oggi ne stiamo raccogliendo i frutti.

Longino: Le persone erano più che capaci di pregare la Messa senza dover seguire parola per parola.

Teodoro: No, non erano capaci di farlo. Pregavano durante la Messa, certo, ma non lo facevano e non potevano pregare la Messa.

Longino : Stai dicendo delle assurdità assolute. Prenditi un po' di tempo per leggere Stripping of the Altars di Eamon Duffy, sul profondo coinvolgimento dei cattolici inglesi medievali nella loro liturgia fino alla Riforma, e poi torna e dimmi seriamente che i laici erano separati dalla loro liturgia. E un’altra cosa, se posso permettermi: non sopporto che i cattolici vengano liquidati come “transustanziazionisti”. Si tratta del miracolo più grande che avviene nell’universo, ogni giorno, ed è giustamente al centro della nostra amorevole adorazione. La liturgia tradizionale occidentale è come una corona d'oro pronta a ricevere il prezioso gioiello di Cristo. Avere un'intera società di uomini e donne che colgono la centralità di questo mistero e orientano la propria vita attorno ad esso testimonia una profondità di partecipazione che nulla dopo il Vaticano II è stato in grado di reggere il confronto, vernacolare e tutto il resto. 

Theodore: Ho letto Stripping of the Altars di Duffy e la mia conclusione è che mentre una piccola percentuale di laici alfabetizzati poteva seguire e seguiva le preghiere della Messa ed era profondamente coinvolta nella liturgia, la stragrande maggioranza dei fedeli laici non lo era. Ciò che Duffy dimostra è che i fedeli laici avevano un attaccamento emotivo alla liturgia; da buoni transustanziazionisti, sapevano che il pane e il vino si trasformavano in Corpo e Sangue, ma non sapevano altro. Avevano un senso di sacralità quando assistevano alla Messa e amavano fare tutto ciò che potevano (baciare la pax brede, guardare l'Ostia quando veniva elevata, annusare l'incenso), ma erano completamente ignoranti delle preghiere liturgiche. Quindi dovettero compensare con pratiche paraliturgiche, devozioni e superstizioni.

Longino : Hai letto i resoconti di Jacques Fournier delle sue interviste con contadini laici nel sud della Francia? Per essere un gruppo di analfabeti, sicuramente conoscevano la Bibbia e la liturgia! Posso suggerirti di curare la tua ignoranza leggendo i suoi racconti? Questo, tra l'altro, era l'inizio del XIV secolo. Hai esaminato i registri degli stipendi e dei testamenti? Una cosa interessante: troviamo molto frequente la richiesta che la Messa sia cantata integralmente, come condizione per lo stipendio. E non dalle élite, ma dalla gente comune.

Teodoro: Nessuno che abbia difeso la liturgia latina ha mai affermato che i laici capissero le preghiere. Invece, hanno sostenuto che la loro ignoranza non avesse importanza. Non discuto che si possa assistere ad una liturgia balbettante e capire che la transustanziazione avviene quando vengono pronunciate le parole magiche e l'ostia viene sollevata, ma la liturgia non può essere ridotta – o almeno non dovrebbe essere ridotta – a pura transustanziazione. Ma la mentalità liturgica pre-Vaticano II era proprio questa: il transustanziazionismo. Ai laici non importava niente di tutti i riti e delle preghiere perché la Chiesa aveva loro insegnato a non farlo; la loro ignoranza non aveva importanza. Come esempio di ciò che intendo, controlla le domande 1392–96 dell'edizione del 1938 di Radio Replies. Il nocciolo della difesa dell'autore è che non importa se la liturgia è un balbettio insensato per i suoi partecipanti, perché "Dio capisce il latino". E che se i laici vogliono seguirlo, possono acquistare costosi messali da banco per farlo.

Longino : Sembra che la prima parte del 1394 sia una buona risposta alla tua argomentazione: “I fedeli comprendono tutto ciò che il sacerdote dice nella messa latina? Risposta: Non tutti i cattolici capiscono in alcun modo il latino. Ma sono tutti a loro agio quando assistono alla Messa. Sanno quello che viene fatto, anche se non riescono a capire tutto quello che viene detto. E non è necessario che seguano il senso di ogni parola usata durante il rito sacrificale della Messa».

Theodore: Per essere chiari, non discuto che sia relativamente facile memorizzare l'Ordinario della Messa – Kyrie, Gloria, Credo, Sanctus, Agnus Dei – e le risposte semplici, anche se non penso che la memorizzazione del significato dell'ordinario era così comune nei giorni preconciliari, perché, a differenza dei partecipanti alla Messa tradizionale di oggi - me compreso, tra l'altro - i laici non sono cresciuti pregando queste cose in volgare, e non c'è prova di una diffusa istruzione preconciliare sul significato di questi testi. L'ignoranza da parte dei laici delle preghiere liturgiche e i vari movimenti per introdurre il volgare sono ben documentati negli studi e negli interventi dei Padri conciliari al Vaticano II, che sostenevano un certo uso del volgare.

Longino : Il defunto arcivescovo cardinale James Gibbons di Baltimora è una “fonte oscura”? Ecco come difende una liturgia esclusivamente latina: «Ma se il sacerdote dice la Messa in una lingua sconosciuta, il popolo non viene così tenuto nell'ignoranza di ciò che dice, e il loro tempo non è sprecato in Chiesa? Siamo costretti a sorridere di fronte a tali accuse, che si ripetono con disinvoltura di anno in anno. Queste affermazioni nascono da una totale ignoranza della Messa. Molti protestanti immaginano che l'essenza del culto pubblico consista in un sermone. Quindi, secondo loro, il dovere principale di una comunità è ascoltare un discorso dal pulpito. La preghiera, al contrario, secondo l'insegnamento cattolico, è il dovere più essenziale di una assemblea, sebbene essa sia anche regolarmente istruita mediante sermoni. Ora, cos'è la Messa? Non è una predica, ma è un sacrificio di preghiera che il Sacerdote offre a Dio per sé e per il popolo. Quando il sacerdote dice la Messa non parla al popolo, ma a Dio, al quale tutte le lingue sono ugualmente intelligibili”.

Theodore: Vorrei offrire una traduzione: "Dio capisce il latino, lo swahili o il sanscrito, quindi non importa che i laici ignorano le preghiere della Chiesa". Nota cosa non dice. Non dice : “Sciocchi protestanti, i cattolici capiscono il latino. Stai proiettando la tua ignoranza su di noi!” Ovviamente no. Il cardinale Gibbons sapeva che la grande maggioranza dei fedeli laici non parlava né capiva il latino. Ora, sta scrivendo dei laici cattolici negli Stati Uniti dell'inizio del XIX secolo, quindi può continuare dicendo: “Ma è vero che la gente non capisce quello che dice il prete durante la Messa? Affatto. Infatti, con l’aiuto di un Messale inglese, o di qualsiasi altro Manuale, sono in grado di seguire il sacerdote officiante dall’inizio alla fine del servizio”. Si noti che questo è vero per quei cattolici che possono permettersi messali in chiesa per ogni membro della famiglia, ed è vero solo se sono alfabetizzati e se sono disposti a tenere il naso incollato a un libro durante l'intera cerimonia. Ciò, ovviamente, non era vero per la maggior parte della storia cattolica, e non era vero al di fuori dell'Anglosfera ai tempi di Gibbons.

Longino : Sembra che tu eluda continuamente la domanda: si può comprendere la Messa – e quindi unirsi in preghiera con essa – senza conoscere le parole esatte di ogni singola preghiera durante la liturgia? Bisogna effettivamente essere alfabetizzati per meritare la Messa, anzi, per raggiungere un alto livello di unione con Cristo nel Suo perfetto sacrificio sulla Croce? Ma voglio attaccare un altro punto debole del tuo caso che finora ho lasciato cadere. Hai una visione ridicolmente negativa dell'uso dei messali. Eppure, Dio ha voluto donare l’umanità di un libro (o meglio, di una raccolta di scritti che poi sarebbe diventata un libro), cioè la Bibbia; la Chiesa ha i suoi ministri e musicisti che usano continuamente i libri; infatti, la lettura è una delle più grandi vie di accesso alla saggezza e alla pietà approfondite, come ci mostra vividamente la storia del monachesimo. Francamente, nella mia esperienza, l'uso del messale a mano nel corso dei decenni ha aumentato incommensurabilmente la mia conoscenza e il mio amore per il culto divino della Chiesa. Rinforza attraverso gli occhi ciò che sento con le orecchie. Ho anche una dettagliata “mappa mentale” dell'anno liturgico – i cicli temporali e santorali – grazie a qualcosa come una “memoria robusta” acquisita in anni di consultazione del mio Messale quotidiano di Sant'Andrea . E la cosa migliore è che più vivo, meno dipendo da quel messale, proprio perché ho potuto interiorizzarne così tanto. Il libro non è fine a se stesso, ma un mezzo molto potente per immergersi in un tesoro che non può essere tradotto e trasmesso così facilmente in ondate infinite di preghiere in volgare. I riformatori liturgici pensavano di poter schioccare le dita e replicare in Occidente ciò che accade oggi in molte chiese di rito orientale, vale a dire una liturgia tutta vernacolare in cui tutto è udibile; ma questo va così profondamente contro la religiosità e la psiche occidentali che è condannato fin dall’inizio. Troppi elementi sottili e non verbali vengono persi.

Theodore: Puoi passare un giorno intero  a fare queste affermazioni, ma non le trovo affatto convincenti. Il fatto che si possa partecipare efficacemente alla liturgia nonostante i blocchi imposti artificialmente dalla Chiesa non giustifica gli stessi blocchi. Si può partecipare fruttuosamente a una messa-clown Novus Ordo, ma ciò non significa che i clown e i palloncini nella liturgia conducano a un culto fruttuoso. Allo stesso modo, celebrare l’ intera liturgia – tutta, in ogni momento – in un modo che equivale a balbettare non porta a una partecipazione fruttuosa alla liturgia. Ciò a cui conduce è il minimalismo liturgico: il transustanziazionismo; conduce ad un cristianesimo superficiale e all'ignoranza della dottrina cristiana.

Longino : L'ignoranza della lingua è un ostacolo alla partecipazione dei laici alla liturgia, oppure la nostra partecipazione dipende da qualcosa di diverso dalla conoscenza delle parole delle preghiere? Ho posto la stessa domanda in diversi modi e ancora non hai risposto. Inoltre, se non c'è una sorta di catechesi di base continua per i bambini o per i nuovi cattolici, è improbabile che la liturgia da sola possa fornirla, indipendentemente dalla lingua. E se vuoi parlare di superficialità, che ne dici del modo in cui la lingua vernacolare può entrare da un orecchio ed uscire dall'altro? Ciò che per noi è facile può rivelarsi come acqua che si disperde.

Theodore: La tua affermazione che capire ciò che si prega non è assolutamente essenziale per una partecipazione fruttuosa alla liturgia mi sembra come dire: “L'amore per il proprio coniuge non è basato sul romanticismo, poiché è possibile amare qualcuno senza piacergli. Le coppie sposate non hanno bisogno di impegnarsi per piacersi l'un l'altro, purché 'facciano il bene l'uno per l'altro'”. Allo stesso modo, apprezzare ciò che si sta pregando perché si capisce che non è necessario per amare Dio, ma sicuramente conduce alla partecipazione attiva, più o meno allo stesso modo in cui un linguaggio comune tra gli esseri umani facilita la comunione, sebbene tale comprensione non sia assolutamente essenziale per la comunione.

Longino : La tua affermazione secondo cui dovremmo conoscere meglio la nostra liturgia e sforzarci di conoscerla meglio è ovviamente giusta; Semplicemente non penso che si traduca nel rendre necessario il “volgare”. Anni fa, mi resi conto che sarebbe stato ottimale prepararsi alla Messa invece di presentarsi e basta, così cominciai a rivedere le preghiere e le letture della Messa dalla sera prima, con l'aiuto di un buon commento liturgico, ad esempio L'Anno liturgico o Anno di grazia della Chiesa. La mia preparazione amplia la mia comprensione e arricchisce il tempo che trascorro a Messa.

Theodore: Non fraintendermi. Non sono antilatino. Penso solo che una liturgia tutta latina non favorisca la partecipazione della stragrande maggioranza dei fedeli laici, motivo per cui la stragrande maggioranza dei cattolici, anche i conservatori che sono dottrinalmente ortodossi, detestano il MLT e non lo fanno. Non avvalersene quando viene offerto. Altre denominazioni – ad esempio, le chiese ortodosse e anche il protestantesimo tradizionale dell'alta chiesa (luteranesimo in particolare) – hanno, a mio avviso, storicamente raggiunto un equilibrio molto più cattolico tra sacralità del linguaggio, universalità, mistero e intelligibilità rispetto ai cattolici, cosa che con la storica idolatria di Roma della liturgia esclusivamente latina, una posizione contraria alle Scritture e ai primi Padri (no, non sono un primitivista liturgico; non tutto ciò che è primitivo è buono o utile per noi oggi, ma non tutto ciò che è primitivo è cattivo o neanche inutile). Ad esempio, almeno fino ai tempi di Bach, le liturgie vernacolari delle chiese alte erano la norma nel mondo luterano, ma le funzioni erano spesso cantate interamente, o quasi interamente, in latino, con canto gregoriano e polifonia, oltre a musica orchestrale: nelle città universitarie dove la maggior parte della popolazione era istruita e poteva capire almeno la maggior parte di ciò che veniva cantato. Inoltre, nel protestantesimo tradizionale (come nell'Ortodossia), il linguaggio ecclesiastico era elevato e ieratico, non colloquiale. Non vedo perché noi cattolici non possiamo avere la stessa cosa: la liturgia tradizionale con Ordinari latini e Propri in volgare, con opzioni pastorali tutto latino o tutto volgare dove autentiche esigenze pastorali suggeriscono che l'uno sarebbe più fruttuoso dell'altro. La liturgia non è semplicemente – o, del resto, principalmente – ciò che offriamo a Dio, ma ciò che Dio ci offre: istruzione e comunicazione divina attraverso le letture, attraverso i canti, attraverso gli inni e, soprattutto, attraverso la Sacramento stesso. Perché non dovremmo ascoltare le parole del Vangelo cantate nella nostra lingua? Perché i fedeli non dovrebbero essere catechizzati attraverso sequenze come la grande Lauda Sion – che riassume magnificamente la teologia eucaristica della Chiesa – cantata in volgare sul Corpus Domini? Come può il canto delle preghiere della Chiesa in lingua volgare non santificare i fedeli?

Longino : Tu dici che il latino ha alienato la stragrande maggioranza dei cattolici dalla tradizione. No, penso che sia lo spirito modernista che li ha portati ad alienarsi. Non si avvalgono della tradizione perché non vogliono farlo : per farlo dovrebbero dire addio a troppe comodità. Ma oltre a ciò, la liturgia è qualcosa che dovremmo “acquisire” subito? No certo che no; e la liturgia orientale è così ricca che anche in volgare occorrono molti anni per assimilarla. Lo stesso vale per la tradizionale liturgia latina. La frequento da oltre trent'anni, e in tutto questo tempo ho imparato a conoscerla e ad amarla sempre di più, sia con la semplice frequentazione che con la lettura e la riflessione. È un corteggiamento che dura tutta la vita prima del banchetto nuziale celeste. Non vorrei vederlo toccato. È un grande mistero e una grande testimonianza della fede e della cultura delle generazioni precedenti. Mi sembra che tu abbia un attaccamento a qualcosa che sta sotto la superficie, come se ti offendesse il fatto che ci siano cattolici romani che amano una Messa che non è nel loro gergo e che ci vorranno molti anni per capirla.

Teodoro: No, ciò che mi offende sono coloro che oggi vogliono imporre a tutti l'estrema latinità del rito tradizionale, perché è l'unico grande ostacolo alla restaurazione liturgica.

Longino : Ma nonostante quello che dici, sembra che tu parli per mancanza di esperienza. Quando ho cominciato a frequentare l'antica Messa in latino, all'inizio non ho guardato ogni pagina; Ne ero semplicemente attratto per la sua atmosfera mistica. Successivamente ho cominciato a seguirla con attenzione, per prendere più dimestichezza con le preghiere e le letture. Questo mi ha portato in una dimensione completamente nuova di tesori. E poi, anni dopo, ho potuto mettere da parte il messale, perché avevo molta familiarità con ciò che accadeva e veniva detto. Questo è ciò che intendo per dare tempo. Le cose che sembrano ostacoli cessano di essere ostacoli. L'amore diventa l'occhio che tutto vede.

Theodore: Una liturgia tutta latina in ogni momento è assolutamente un inutile balbettio, e lo stesso San Paolo ce lo dice quando dice che è meglio pronunciare due parole di profezia in volgare che diecimila parole in una lingua sacrale (cioè, lingue) che nessuno capisce. Suppongo non sorprenda che i transustanziazionisti prestino più attenzione alle tradizioni insensate degli uomini che alla logica sana e alle parole stesse di Dio: i riformatori protestanti potrebbero essere stati eretici, ma in realtà avevano capito qualcosa.

Longino: Da quando una lingua sacra è “balbettio”? È così che gli ortodossi russi vedono lo slavo ecclesiastico? È così che i greco-ortodossi vedono il loro antico greco biblico? È così che i copti vedono il copto o gli armeni l'armeno? La tua visione è troppo ristretta. Ciò di cui questa conversazione mi ha persuaso è la necessità di elevarsi al di sopra dell’utilitarismo pastorale verso un misticismo liturgico che trova nel provocatorio “scandalo del particolare” un’occasione e un incentivo per uno sforzo permanente sostenuto dalla grazia preveniente. Niente di utile è facile da raggiungere, e tutti lo sappiamo istintivamente. La facile accessibilità del volgare non è stata la salvezza della liturgia, ma il suo bacio mortale. Ringrazio Dio ogni giorno per l'inverosimile sopravvivenza del Rito Romano, cioè dell'antica liturgia latina. Ha mantenuto viva intensamente la preghiera liturgica in un momento in cui un simulacro superficiale di essa l'ha sepolta sotto una comprensibilità istantanea (e quindi trascurabile).

Nota dell'autore: Questo dialogo, o meglio Longino, non tenta di presentare tutti gli argomenti che si possono fornire a favore dell'uso e del mantenimento del latino nella liturgia occidentale. Una trattazione formale più completa può essere trovata nella mia conferenza “Perché il latino è la lingua giusta per il culto cattolico romano”, disponibile in testo e video. 
Qui - qui il testo a suo tempo tradotto e pubblicato in italiano da Chiesa e post-concilio.

[Traduzione a cura di Chiesa e post-concilio]
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5 commenti:

  1. Bolla Quo primum Tempore di san Pio V (festa 5 maggio) del 1570.

    « ...e avendo inoltre consultato gli scritti di antichi e provati autori, che ci hanno lasciato memorie sul sacro ordinamento dei medesimi riti, hanno infine restituito il Messale stesso nella sua antica forma secondo la norma e il rito dei santi Padri. »

    Ebbene Paolo VI ha fatto esattamente il contrario: ha distrutto quello che avevano fatto i santi Padri ed ha promulgato un rito che non è altro che una costruzione ex novo in cui si fa un miscuglio modernista di cattolicesimo, protestantesimo e cabala, costruito principalmente da mons. Bugnini, molto probabilmente massone, con la collaborazione di 6 pastori protestanti.

    C'è da rimaner stupiti di come Paolo VI abbia praticamente soppresso il messale tradizionale fissato da san Pio V per eliminare, tra l'altro, le infiltrazioni protestanti ed abbia poi chiamato 6 pastori protestanti per fare un nuovo messale e tutto questo accadeva senza che nessuno, o quasi, si opponesse.

    Mons. Lefebvre chiamava la messa di Paolo VI, La messa di Lutero e pochi altri ebbero reazioni simili.

    Poi, con la Traditionis Custodes, Francesco vuole limitare oggi la messa tradizionale, riabilitata, in parte, da Benedetto XVI.

    Insomma, il lavoro di distruzione dei modernisti continua.

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  2. Quando nasciamo non conosciamo nessuna lingua neanche quella che diventerà  la nostra, parimenti i nostri emigrati non conoscevano in maniera approfondita la loro lingua e affatto quella usata dove andavano a vivere. Quindi possiamo dire che la lingua si impara ascoltando le parole che vengono dette, il sentimento con cui vengono dette e la chiarezza con cui vengono pronunciate. Nelle missioni sempre si è  usato il latino e sempre i popoli extra/europei hanno imparato il latino pregando e ripetendo le preghiere. Conoscevano la grammatica latina? In generale, no. Molto però  capivano dal quando e dal come quelle parole straniere venivano usate e pronunciate dal sacerdote. L'altro ieri ho visto un documentario, girato di recente in un villaggio africano, proprio su questo tema del latino nella Liturgia cattolica. In fine hanno chiesto ad una molto anziana semplice signora del luogo se ricordava qualche preghiera in latino dei suoi tempi e lei subito ha iniziato a recitare chiaramente il Credo in latino. Tutto dipende se si ha buona voglia o mala voglia, se si segue una ideologia o le mode e quanto si è  stati plagiati dalla propaganda che mira a far regredire la Creatura al livello sotto tutte le altre creature. L'essere umano non può  diventare bestia, se scende di livello va sotto le bestie. Se non diventa un angelo, per striminzito che sia, diventa un demonio.(ho scritto d'impeto senza aver letto tutto, mi scuso)

    m.a.

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  3. Il latino non era una lingua morta fintantoché è stato usato nella liturgia. Ora è più difficile da comprendere ma lo sforzo è ricompensato dalla grande elevazione mentale e spirituale che la pratica procura. Per contro, chi pratica il buddismo o l'nduismo si impegna a recitare formule in sanscrito senza che nessuno si scandalizzi... e a che giova?
    Senza dire che buona parte dei sacerdoti africani che sono qui recita e officia in un italiano incomprensibile e nessuno li riprende per non offenderli.
    È il mondo - cattolico- al contrario!

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  4. Aver eliminato il latino dalla messa fu una decisione totalmente insensata .Giudicando con la massima imparzialità è difficile capire i motivi che spinsero uomini tanto istruiti ed esperti a fare un passo dalle conseguenze tanto catastrofiche. Il Signore provvederà a suo tempo.....

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  5. "E mentre i Giudei chiedono i miracoli e i Greci cercano la sapienza, noi predichiamo Cristo crocifisso, scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani"

    San Paolo apostolo

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