Mons. Carlo Maria Viganò
Non c’è paradiso per i codardi!
La Vittoria della Lega Santa a Lepanto
Intervento al Convegno dell’Associazione culturale “Veneto Russia”
Settimo di Pescantina (VR) - 11 Ottobre 2025
Salve, Regina, rosa de spina,
rosa d’amor, Madre del Signor.
Fa’ che mi no mora e che no mora pecador,
che no peca mortalmente e che no mora malamente.
Preghiera del marinaio, recitata da tutta la flotta veneziana
prima di muovere battaglia nelle acque di Patrasso.
prima di muovere battaglia nelle acque di Patrasso.
Cari Amici,
consentitemi di ringraziare gli organizzatori di questo evento e di porgere il mio saluto a tutti i partecipanti. È per me un piacere potermi unire a voi nel celebrare l’anniversario della Vittoria di Lepanto, prendendo parte alla nona edizione del Convegno che quest’anno ha come tema il paradosso di un’Europa laicista, liberale e massonica che muove guerra alla Russia cristiana e antiglobalista. Viviamo ormai negli ultimi tempi, in cui lo scontro tra Cristo e Anticristo impone a tutti noi di schierarci sotto le insegne del nostro Re divino e della Sua augustissima Madre, nostra Regina, memori delle parole del Signore: Chi non è con Me, è contro di Me (Mt 12, 30).
Il 7 Ottobre 1571, nel Golfo di Patrasso, la flotta della Lega Santa schiacciava vittoriosa l’orgoglio ottomano, rallentando l’espansione islamica nel Mediterraneo occidentale. Un’espansione che non si è mai fermata con il “dialogo” tra Croce e Mezzaluna, ma con l’uso della forza militare, il sacrificio di tante vite umane e la protezione soprannaturale che la Regina delle Vittorie e Mediatrice di tutte le Grazie ha spiegato come un manto sulla Cristianità minacciata dall’Islam. Anche alle porte di Vienna, il 12 Settembre 1683 – ossia solo 112 anni dopo Lepanto – il Turco venne sconfitto dalle armate cattoliche, sotto il patrocinio del Santo Nome di Maria. Temibile e terribile come un esercito schierato in ordine di battaglia: solo al pronunciare queste parole, sentiamo un nodo alla gola, nella commozione di contemplare la nostra Augusta Regina a capo delle schiere angeliche e terrene. Ella era apparsa in simili sembianze anche il 7 Agosto 626, quando Costantinopoli era assediata dagli Avari, dagli Slavi e dai Persiani Sassanidi e il popolo cristiano riunito nella chiesa delle Blacherne invocava il Suo intervento. Sfolgorante di luce e con Gesù Bambino tra le braccia, la Vittoriosa Condottiera – come è chiamata nell’Inno Akatisto – aveva sbaragliato i nemici, meritando alla Capitale dell’Impero il titolo di «città di Maria».
Ma se l’aiuto divino e l’intercessione potentissima della Semprevergine Madre di Dio hanno portato a compimento in modo miracoloso e certamente soprannaturale vittorie umanamente difficili se non impossibili, non possiamo non ricordare che questi prodigiosi e provvidenziali interventi, queste irruzioni della potenza del Deus Sabaoth nelle umane contingenze, si rendono possibili solo dove questo tutto inarrivabile e divino è preceduto dal nulla della nostra cooperazione all’opera della Redenzione. In virtù dell’Incarnazione della Seconda Persona della Santissima Trinità, infatti, l’Uomo-Dio prende possesso dell’umanità di cui per divinità, per stirpe e per diritto di conquista Egli è costituito Signore e Re. Ma questo consorzio della natura divina del Figlio di Dio con la natura umana di Gesù Cristo, attuato dall’Unione ipostatica, fa sì che anche ogni membro del Corpo Mistico possa unirsi alla Passione di Cristo Capo, completando nella propria carne quello che manca ai patimenti di Cristo, per il bene del Suo corpo che è la Chiesa (Col 1, 24). E nell’economia della salvezza, ogni uomo è chiamato a contribuire all’opera della Redenzione attivamente, senza cercare in un fatalismo ben poco cattolico un alibi alla propria ignavia.
Ma nel rievocare Lepanto, non possiamo non ricordare anche la figura eroica di Marcantonio Bragadin, nobile veneziano e governatore di Famagosta, a Cipro, durante l’assedio ottomano del 1570-1571. La città cadde nell’agosto 1571, e Bragadin negoziò una capitolazione onorevole con il comandante ottomano Lala Mustafa Pascià, che promise salva la vita ai difensori. I Turchi però, venendo meno alla parola data, violarono l’accordo: Bragadin fu torturato e sottoposto a una morte brutale; venne scorticato vivo e la sua pelle fu riempita di paglia e inviata come trofeo al sultano Selim II. Questo orribile crimine suscitò sdegno nei membri della Lega Santa e la vittoria di Lepanto fu vista anche come una vendetta per l’assedio di Cipro, le atrocità subite da Bragadin [1] e come una punizione per la slealtà dei Turchi, inconcepibile per un cavaliere Cristiano. L’eroismo di Bragadin trovò emuli anche nel golfo di Patrasso: don Giovanni d’Austria, Comandante supremo della Lega Santa a soli ventiquattr’anni e grande stratega, fu uomo di fede. Durante la battaglia incoraggiava i rematori e i soldati al grido: Non c’è paradiso per i codardi! Sebastiano Venier, Capitano generale veneziano e veterano di settantacinque anni, si distinse per coraggio e ardore, incitando i suoi compagni: Chi non combatte non è Veneziano. Il suo eroismo gli meritò l’elezione a Doge nel 1577. Il comandante veneziano Agostino Barbarigo morì in battaglia dopo essere stato colpito da una freccia a un occhio ed aver continuato a comandare l’ala sinistra della flotta, contribuendo così alla vittoria finale. Marcantonio Colonna, Ammiraglio pontificio, si distinse per il suo impegno nel soccorrere i feriti e nel garantire che i prigionieri ottomani fossero trattati con umanità, coerentemente con i valori cristiani che la Lega Santa professava.
Fu il loro coraggio, la loro abnegazione, ma soprattutto la loro fede sincera e virile a costituire quel nulla che il Signore attende da noi prima di scendere in campo al nostro fianco e darci una vittoria altrimenti impensabile. Il Suo tutto, il nostro nulla. Il nulla di chi, sulle facciate dei palazzi, non si vergognava di incidere Non nobis Domine non nobis, sed nomini tuo da gloriam. Di chi, costituito in autorità e membro del Serenissimo Senato, non esitò ad attribuire la Vittoria della flotta cristiana non alla potenza navale, né alla forza delle armi, ma all’intercessione della Beata Vergine del Rosario, che San Pio V – il Papa di Lepanto – aveva ordinato di invocare recitando la santa Corona. Perché vi fu un’epoca in cui gli uomini erano uomini, e uomini di valore, uomini di parola, uomini di guerra, uomini di fede. Peccatori certamente, ma coraggiosi, disposti a morire per difendere la Santa Chiesa e ricacciare gli idolatri invasori nelle loro plaghe remote. Ut Turcarum et hæreticorum conatus ad nihilum perducere digneris: Te rogamus, audi nos! Così pregarono a Costantinopoli, così pregavano a Lepanto, così hanno pregato a Vienna: sempre fiduciosi che l’aiuto di Dio sarebbe giunto nel momento in cui esso si mostrava inequivocabilmente divino e soprannaturale, e sempre con la mediazione della Madre di Dio, l’onnipotente per Grazia. Il nostro Dio è un Dio geloso: geloso del Suo popolo e geloso della propria Signoria su di noi, che non permette sia usurpata da alcuno e che vuole condividere con la propria Santissima Madre, nostra Signora e Regina. Egli è Re e come Re vuole regnare: oportet illum regnare, è necessario che Egli regni. E quando regna Cristo, si compie il voto del Salmista: Beatus populus, cujus Dominus Deus ejus (Ps 143, 15), beato il popolo del quale è Signore il suo Dio.
Quanto tempo è passato dalla Vittoria di Lepanto! Cinquecentocinquantaquattro anni: oltre mezzo millennio. Ed oggi, in un mondo che guarda con incomprensione e disprezzo all’eroismo dei caduti di Lepanto e alla loro Fede, considerandoli pericolosi fanatici, le orde islamiche non solo non sono respinte ai nostri confini, ma sono accolte e ospitate e nutrite e curate e lasciate libere di delinquere e di trasformare la nostra Patria in una nazione islamica. Trecentonovantun anni dopo Lepanto, il primo “concilio” della “nuova chiesa” – il Vaticano II di cui ricorre oggi l’anniversario dell’apertura – teorizzò quell’ecumenismo sincretico condannato dai Romani Pontefici che nell’arco di pochi anni avrebbe condotto Paolo VI, il 19 gennaio 1967 [2], a restituire lo stendardo che Mehmet Alì Pascià aveva issato sulla sua ammiraglia, la Sultana. In quel gesto sconsiderato Paolo VI umiliava la Chiesa e il suo Predecessore San Pio V, al quale quel vessillo era stato donato da Sebastiano Venier che lo aveva conquistato eroicamente arrembando la Sultana. A dispetto delle smanie ecumeniche dei Papi conciliari e sinodali, noi conserviamo ancora il gonfalone che San Pio V benedisse e fece issare al pennone della Reál, l’ammiraglia delle ammiraglie della flotta cristiana: un drappo di seta porpora bordata d’oro, al cui centro campeggia l’immagine del Santissimo Redentore, affiancata dai Santi Apostoli Pietro e Paolo, e il motto In hoc signo vinces. Fu Marcantonio Colonna a riportarlo a Gaeta, come voto fatto a Sant’Erasmo, patrono dei marinai [3]. In quell’immagine e in quel motto si riassume il senso della vita cristiana, valido ai tempi gloriosi di Lepanto come nei tempi presenti di apostasia.
In nome di un distorto concetto di accoglienza e di inclusività, milioni di islamici sono traghettati e accompagnati nelle nostre città e villaggi, dove le chiese ormai vuote diventano moschee. In molti luoghi il suono sacro e solenne delle campane tace, ma vi risuona la voce del muezzìn che chiama alla preghiera i seguaci di Maometto. Se questo è oggi non solo possibile, ma addirittura incoraggiato e celebrato come conquista di civiltà, lo dobbiamo alla Rivoluzione: alla rivoluzione francese, per l’attacco alla monarchia cattolica nella sfera civile; alla rivoluzione conciliare e sinodale, per l’attacco alla sacra monarchia del Papato nella sfera ecclesiastica. Democrazia e sinodalità sono due facce della stessa falsa moneta. Su un lato campeggia l’emblema del liberalismo massonico, sull’altro quello dell’ecumenismo sincretista irenista.
L’Europa è tornata da decenni ad essere terra di conquista e sarà presto a maggioranza islamica, specialmente in nazioni ribelli come la Gran Bretagna, la Francia e la Germania. Il loro tradimento di Nostro Signore Gesù Cristo e i loro crimini contro la Legge di Dio gridano vendetta al Cielo e non rimarranno impuniti. Ma anche l’Italia non è meno colpevole, dimentica dell’eredità gloriosa di cui è stata custode e che si fonda sulla Civiltà Cattolica, sulla Regalità di Cristo, su un ordine cosmico che pone al centro il Dio che si è fatto uomo, e non l’uomo che si fa dio. Come sempre è avvenuto nel corso della Storia, saranno i nemici di Dio a punire i Suoi figli ribelli.
Tornare a Lepanto? Ricostituire una Lega Santa contro i nemici della Cristianità? La Provvidenza saprà indicarci la via al momento opportuno. Ma in qualsiasi frangente noi dovessimo trovarci, qualsiasi avversità, qualsiasi minaccia alla nostra Fede e alla nostra identità possa incombere su di noi, una sola cosa non dobbiamo dimenticare, delle ragioni della Vittoria: non sottrarci al nostro dovere di testimoniare la Fede che professiamo, il Battesimo nel quale siamo stati incorporati a Cristo, la Tradizione alla quale apparteniamo. Non trovare pretesti per rimanere inerti a guardare i nemici di Cristo mentre demoliscono la Santa Chiesa, soprattutto quando questi traditori sono ai vertici della Gerarchia. Non usare l’obbedienza come una coltre sotto cui nascondere l’ignavia e la mediocrità che la società contemporanea ci addita come modelli di tranquillizzante conformità al pensiero unico. Facciamo la nostra parte, col coraggio e la fortezza dei soldati di Cristo: e Nostro Signore farà la Sua, con l’onnipotenza di Dio.
+ Carlo Maria Viganò, Arcivescovo
7 Ottobre MMXXV
Maria Santissima Regina delle Vittorie, Madonna delle Grazie
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NOTE1 – La sua pelle fu successivamente recuperata dai Veneziani e portata a Venezia, dove è conservata nella Basilica dei Santi Giovanni e Paolo come reliquia. Bragadin divenne un simbolo del sacrificio veneziano contro l’espansione ottomana.
2 – Paolo VI, Discorso al nuovo Ambasciatore di Turchia accreditato presso la Santa Sede, 19 Gennaio 1967. Cfr.
https://www.vatican.va/content/paul-vi/it/speeches/1967/january/documents/hf_p-vi_spe_19670119_ambasciatore-turchia.html:
https://www.vatican.va/content/paul-vi/it/speeches/1967/january/documents/hf_p-vi_spe_19670119_ambasciatore-turchia.html:
«Poiché Noi stessi desideravamo manifestare in qualche modo i Nostri sentimenti, con un gesto che potesse essere gradito alle Autorità della Turchia contemporanea, è stata per Noi una gioia restituire un antico stendardo, preso al tempo della battaglia di Lepanto, che, da allora, si conservava nelle collezioni del Vaticano».
3 – Conservato dapprima in un bauletto, nel Settecento fu disteso e incorniciato, così da poter essere esposto al pubblico. Nel ’43 una bomba tedesca lo danneggiò, anche se non irreparabilmente. Restaurato nel dopoguerra, oggi lo Stendardo di Lepanto è conservato – e visibile al pubblico – nel Museo Diocesano della cittadina laziale.
Magnifique intervention de Mgr Viganò. Merci Monseigneur !
RispondiEliminaChiedo: chi “invoca la pace”, senza altra specificazione, chi invoca?
RispondiEliminaLe parti belligeranti, perché dialoghino e si accordino? La pace, come entità personale capace di intendere? Dio, come unico datore della vera pace? E in questo terzo caso, Dio sarebbe forse disinformato e distratto e quindi da scomodare dal torpore?
La pace che manca è colpa di Dio? O piuttosto di chi Dio lo disprezza o lo usa?
Ribaltando la visuale: in una guerra o in una qualsiasi prova che prodigiosamente ha una svolta inattesa e favorevole, Dio ne ha ogni merito oppure i meriti se li prendono i combattenti che hanno invocato Dio?
A chi da’ gloria la santità? Al santo o a Dio che vi agisce oltre i limiti della natura umana?
La grazia che abita la santità e’ sinonimo di debolezza oppure nella mitezza prorompe tutta la potenza del divino?
Che pace e’ una cessazione delle ostilità militari, se nei cuori cova il desiderio di vendetta verso il nemico?
Domande… a certi pacifisti tutti rivolti alle logiche del mondo, ma anche a certe riletture dell’eroico donarsi fino al martirio, purtroppo ridotto all’armarci di cannoni per giustificare l’importanza del rosario.
La decadenza, ottusità e indolenza delle nazioni europee non resterà impunita (ci penseranno i nemici di Dio a punire i Suoi figli ribelli). Mi chiedevo se l'Italia possa ancora essere definita una nazione cattolica. Mons. Viganò mi ha dato la risposta e l'ha data a tutti coloro che vogliano ascoltare la sua voce.
RispondiEliminaQualcosa si potrebbe e dovrebbe fare, ma non vedo un san Pio V all'orizzonte e, potrei sbagliarmi, ma mi sembra che anche da Mons. Viganò traspaia un certo pessimismo sul destino dell'Italia e dell'Europa.
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L'antico monastero della Bernaga a Perego (LC), abitato da una ventina di suore, è andato a fuoco nella tarda serata di sabato, già entrati liturgicamente nella domenica, che quest'anno il 12 ottobre ricorda per la prima volta San Carlo Acutis. Da notare che Carlo ricevette proprio lì i sacramenti dell'iniziazione cristiana. Liberi naturalmente di credere al corto circuito elettrico, alla stufetta lasciata accesa da una suora prima di uscire dalla sua cella o alle candele votive incustodite. Più probabile l'atto efferato di chi è invidioso dei luoghi di una santità appena sbocciata.
RispondiEliminaNon so nulla di Carlo Acutis. Casualmente sentii dire che era una santità di spinta materna. Esistono sul serio anche i martiri materni e le martiri paterne. Succede, il troppo è troppo anche in amore. Certo, ora Carlo è in pace nella gloria del Signore!
EliminaBuon articolo di mons. Viganò.
RispondiEliminaQualche precisazione :
- attribuire alla Russia di Putin un carattere tout court cristiano, senza specificare, sembra alquanto azzardato.
La Federazione russa riconosce tuttora l'aborto come diritto garantito dalla sua costituzione e ammette la maternità surrogata mentre l'omosessualità è tollerata. Combatte il transgendersimo e il "matrimonio gay", reagendo agli eccessi nei quali è caduto l'Occidente. Ma questo non basta. Resta poi il fatto che il suo cristianesimo è scismatico ed anche eretico per certi aspetti, da sempre ostile al cattolicesimo, una religione nazionale fortemente politicizzata.
- trattamento dei prigionieri turchi a Lepanto: secondo le leggi di guerra furono messi subito ai remi. Un certo numero, secondo alcune fonti, fu ucciso nelle fasi finali della battaglia, soprattutto da parte dei veneziani, per rappresaglia alle incredibili atrocità compiute poco tempo prima dai turchi nella conquista di Cipro, violando freddamente gli accordi di resa onorevole da loro stessi sottoscritti. Non ci fu solo la barbara esecuzione di Marcantonio Bragadin. Furono sterminati tutti i quadri dell'esercito veneto presi prigionieri oltre a molti soldati. Un'atrocità eccessiva anche per i turchi, che in precedenti occasioni avevano rispettato gli accordi di resa.
- Una nuova Lega Santa oggi è impossibile, ne manca il presupposto essenziale costituito dalla fede, dalla vera fede cattolica. I primi a dimostrare di non averla sono proprio i vertici della Chiesa attuale. C'è poi una diffusa tendenza a rigettare comunque l'uso della forza, provocata da un pacifismo disarmista e fellone. Si preferisce porgere il collo al boia piuttosto che battersi.
https://www.aldomariavalli.it/2025/10/13/inginocchiarsi-non-sia-mai/
RispondiEliminail vescovo Michael Martin di Charlotte (USA) rimuove balaustre e inginocchiatoi, vietando rigorosamente di inginocchiarsi dinanzi a Nostro Signore (presente nell’Ostia consacrata) : scrive l’articolista, rispondendosi così < Direi più il secondo. Decisamente.>.
Concordo con lui, pienamente; quando un chierico perde le testa, la perde completamente, accecato dal Nemico, diventa un suo “rappresentante di commercio”, ligio alle direttive provenienti da laggiù, “dov’è pianto e stridor di denti", prenotandovi un posto in prima fila (come si esprimeva, in modo inequivocabile, il bravo professor Francesco Lamendola (R.I.P.)). Alla larga da certa gente, mascherata da prelati cattolici. Catholicus
Mi scuso per l'omissione involontaria: la domanda che si poneva, l' articolista concludendo, era " quest'uomo ha busogno di un osteopata o di un esorcista?" Rispondendosi " direi il secondo, decisamente", e io concordo pienamente con questa seconda ipotesi...ma ce ne sono molti, nella Chiesa-istituzione odierna, ad averne bisogno, in % tanto più quanto più si sale in alto, ma anche il basso clero non scherza... però scherzano tutti col fuoco, quello eterno, e a scherzare col fuoco si finisce per bruciarsi, dice il proverbio. Catholicus
EliminaChissà cos'è successo veramente? C'è da fidarsi di Valli, sempre più estremista?
EliminaNon so dove, non so quando sentii dire che è possibile prostrare, sottomettere le moltitudini in due modi: una, togliendo loro tutto; l'altra, dando loro tutto e tutto permettendo. Noi siamo nella seconda ipotesi che conduce al rammollimento e alla corruzione di ogni potenza umana. Ma anche questa fase, raggiunta quasi la completezza, si sta concludendo e si ritorna alla prima col togliere alle moltitudini tutti i diritti, pur lasciando loro l'ombra degli averi. E non è possibile neanche opporsi perché non abbiamo più nerbo, non abbiamo più coesione sociale, non abbiamo più Fede condivisa. Solo Dio, Uno e Trino, la Sua Madre Santissima, gli Angeli ed i veri Santi possono venire in aiuto a chi ancora crede, anche se poco poco!
RispondiElimina16:30 13 Ottobre
RispondiEliminaKiev: nei territori occupati psicofarmaci ai bambini ucraini
Daria Herasymchuk, consigliera del presidente dell'Ucraina per i diritti dei bambini, ha parlato delle condizioni che vivono i bambini ucraini che nei territori occupati dalla Russia: "È davvero molto difficile per loro. Non hanno il diritto di parlare ucraino, e ancor di più di studiare la lingua e la letteratura ucraina. Sanno che loro stessi potrebbero essere puniti per questo o i loro genitori soffriranno. Spesso, per tale disobbedienza, i bambini vengono picchiati, isolati, sottoposti a psicofarmaci con la forza – conosco personalmente casi del genere. E, purtroppo, questa è solo una parte di ciò che sta accadendo. E questo è ciò su cui non abbiamo il diritto di tacere" ha detto Gerasymchuk in un'intervista esclusiva con l'agenzia Interfax-Ukraine. A proposito di "Russia cristiana" e dell'essere "codardi", forti coi deboli e gli indifesi
All'anonimo delle 22:49 che sostiene che Valli sia "sempre più estremista", ricordo sommessamente che la verità è estrema, non ammette compromessi e ambiguità.
RispondiEliminaAnche senza pensare ad una cosa grossa e chimerica come una Crociata contro l'Islam invasore, bisogna rilevare che appare impossibile persino la semplice difesa dagli errori contenuti nel credo maomettano a proposito del cristianesimo.
RispondiEliminaÈ venuta meno la controversia religiosa con le altre religioni (non rivelate, come la nostra), stroncata dal Vaticano II. Infatti, quel Concilio ha voluto scorgere nelle altre religioni solo ciò che ci sarebbe di buono e ha incitato i cristiani a far progredire i loro adepti nei valori delle loro religioni! Tutto il contrario di quanto ordinato da Cristo alla sua Chiesa e sempre praticato nei secoli dalla Chiesa.
A proposito dell'Islam, la lezione negativa propalata dal Concilio è stata ben assimilata dagli intellettuali impegnati nel dialogo con le altre religioni. Tra i più noti lo storico Franco Cardini, il quale da anni sostiene che non c'è mai stato scontro di civiltà e religioso con l'Islam: solo lotte per il dominino territoriale. Tesi estremamente superficiale, che semplifica il dato storico oltre ogni dire.
Il presupposto della sua tesi lo offre di fatto il Concilio. Scrive Cardini infatti dopo la presa di Costantinopoli da parte di Maometto II : "Che ora l'impero [ex-bizantino] non fosse più guidato da un cristiano bensì da un monarca che peraltro adorava il medesimo Dio dei cristiani e che stimava Gesù di Nazareth un grande profeta, costituiva un trauma infinitamente meno grave di quello che si era verificato quando secoli prima gli Augusti cristiani - con Graziano e poi con Teodosio - avevano chiuso i templi pagani..." (Il Sultano e lo Zar. Due imperi a confronto, Salerno, 2018, pp. 28-29). Un trauma meno grave?
Che i mussulmani adorino il nostro stesso Dio è una falsità diffusasi a partire dal Concilio. Rispettano Gesù ma solo come supposto precursore di Maometto ossia come "muslim", semplice uomo sottomesso al Dio unico. Il Dio Uno e Trino dei Cristiani per i mussulmani è solo idolatria e bestemmia. Così come per i rabbini. I mussulmani non hanno nessuna idea dello Spirito Santo, nella Trinità mettono Dio, Gesù e Maria (peraltro una Maria che sarebbe vissuta secoli prima di Cristo) !!
Qui il prof. Cardini sta parlando del conquistatore di Costantinopoli, cui si riferisce sempre con il nome turco (Mehmed = Muhamad = Maometto in italiano, dal latino Machometus). Usare il nome in italiano? Non sarebbe fino... L'illustre storico sembra giustificare la pretesa (meramente politica) di Maometto II ad essere l'erede dei bizantini e sembra accettare l'immagine sua di sovrano quasi di tipo rinascimentale, costruita da alcuni. Maometto II fu uno spietato conquistatore. Fu lui ad organizzare lo sbarco turco ad Otranto. Progettava un'invasione dell'Italia meridionale ma fu tenuto occupato dai persiani, poi morì, nel 1471, e l'Italia si salvò. Su questo Cardini tace così come tace sulla pederastia di Maometto II, che si sfogava sui fanciulli cristiani catturati dai suoi scherani. Le moglie e concubine dell'harem non gli bastavano.
Ne parla Franz Babinger, autore di una fondamentale biografia "Maometto il Conquistatore", tr. it. di Einaudi, 1967, p. 222. Salvo errore, il testo di Babinger Cardini non lo cita.
Si nota in tutti questi intellettuali la tendenza a smussare gli angoli, ad edulcorare, a cancellare dal passato tutto ciò che ha costituito vero motivo di passione e di lotta in nome di condivisi, forti ideali politici e soprattutto religiosi.
Anche la rappresentazione cardiniana dello zarismo non sfugge a quest'impostazione.
Questa la situazione oggi prevalente nella cultura.
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