Così scrive ieri il Blog Summorum Pontificum by Riposte Catholique. Lo riprendiamo perché sintomatico del 'clima' che circonda le trattative tra Santa Sede e FSSPX dal versante 'progressista', che non perde occasione per esprimere inesattezze preconcette, col risultato di alimentare i pregiudizi e l'ignoranza diffusi in ambito ecclesiale intorno alla questione. Ne parliamo, sia per registrare quel che avviene anche oltr'Alpe intorno alla delicata trattativa ancora in corso che per condividere le considerazioni dell'estensore del testo, Christophe Saint-Placide, che non ci sono per nulla estranee.
Martedì 3 gennaio il quotidiano La Croix pubblica una strana « Tribuna libera » intitolata « Il testo della trattativa di Roma con gli integristi può rimanere segreto? ». Non si conosce se il titolo è della redazione o degli autori della tribuna. In fondo poco importa, perché riassume molto bene il tenore dell'intervento.
Il testo ci informa che Mons. Fellay è « il rappresentante della corrente integrista », una espressione doppiamente falsa. Falsa innanzitutto perché Mons. Fellay e la Fraternità San Pio X (mai menzionata), di cui è il superiore, non si presentano mai come « integristi » e perché essi rifiutano questo termine, equivalente dialettico di ciò che rappresenta il fascismo sul piano politico: una « parola-bomba » che raggiunge le persone per distruggerle moralmente. Falso ancora perché la Chiesa cattolica non è la Chiesa anglicana o il partito socialista. Essa non è organizzata in correnti.
Ma in modo più grave, questo testo svia la nozione di « sensus fidei » dandole una connotazione ed una portata democratica che non ha mai avuto. Qui, il « sensus fidei » è percepito semplicemente come « la capacità che hanno i fedeli a percepire la verità della fede », cosa che esso è sicuramente. Ma questo primo senso soggettivo non basterebbe. « Percepire » non è « determinare » ciò che la fede è. È riceverla. Questo primo senso soggettivo si collega esso stesso a ciò che la Chiesa ha sempre creduto ed insegna. È la comunione con la Chiesa, il « sentire cum ecclesia » che assicura al « sensus fidei » di non deviare.
Il testo valuta anche che « è ora questione di sapere se il Magistero può mettere in gioco le leggi del Vaticano II » col pretesto che « l'eventuale ritorno degli integristi e l'interpretazione del Vaticano II riguardano tutti i cattolici ». La questione non si pone doppiamente in tal senso. Solo il Magistero ha il potere e le grazie necessarie per determinare la cattolicità o il grado di autorità dei diversi testi del Vaticano II.
In un certo modo sì, noi siamo tutti coinvolti nella questione della piena riconciliazione con la Fraternità San Pio X e dal problema posto dal Vaticano II. Ma non lo siamo allo stesso livello, con la stessa autorità, con la stessa legittimità del Papa. È lui il garante della conservazione della dottrina cattolica e dell'unità della Chiesa. Egli è il Sommo Pontefice e, a questo titolo, il suo potere è direttamente universale e non deve render conto a nessuno, tranne che a Dio.
Il testo richiama le « conferenze episcopali nazionali ». Ma è confondere la collegialità - il collegio dei vescovi uniti al Papa e sotto l'autorità del papa - con una delle strutture, che non è costitutiva dell'episcopato o della Chiesa nel suo insieme.
Infine, nulla dice che il testo della trattativa, per riprendere l'espressione utilizzata, non sarà reso pubblico. Ora lasciamo Roma e Mons. Fellay procedere al riguardo.
Di fatto, stavo dimenticando di dire una parola sulle firme di questo testo. C'è un'Editrice, una giornalista, un consiglio di amministrazione di sistemi d'informazione ed un filosofo. Essi sono membri della Conferenza (auto-proclamata) dei battezzati/e francofoni. Il loro scopo? Fare come se la Chiesa fosse una società come le altre in seno alla quale occorre tener conto dell'opinione pubblica (o della minoranza che pretende di rappresentarla). Come se Gesù Cristo fosse morto in Croce e Risuscitato il mattino di Pasqua per salvare l'opinione pubblica.
Mi viene in mente uno slogan molto usato in politica. "lasciateli lavorare"!
RispondiEliminaCome qui da noi, anche in Francia non manca chi butta la benzina sul fuoco invece che mettere pace.
RispondiEliminaQuesta iniziativa viene dal lato "catto-bobo", cioè dalla retroguardia sessantottina che veglia sulla perennità dello spirito del concilio. Sono una minoranza da sé poco significativa. Tuttavia non si deve dimenticare che ne fanno parte sacerdoti e anzi vescovi (tipo Nourrichard)in relazione con gruppi politici, religiosi e "filosofici" che, per conto loro, sono molto attenti alla conservazione degli "acquisti" del Vaticano II. Credo che dobbiamo capire questo intervento come un richiamo all'ordine, da parte di questi ceti, all'attenzione dei vescovi francesi che potrebbero essere portati ad allentare la loro fedeltà intransigenta al mito conciliare. Questo senza escludere l'intervento di loro onorevoli corrispondenti presenti in qualche corridoio vaticano.
RispondiEliminaChe dietro ci siano manovre anti-conciliazione non c'è dubbio. Però...E se invece fossero dei colpi di coda perché son filtrate indiscrezioni circa il positivo evolversi degli eventi?
RispondiEliminaIl Papa avrà la parola finale. La Fraternità S. Pio X, ripeto per l'ennesima volta, dovrà esser docile nella Verità. Il Papa dovrà esser il Padre ed il Buon Pastore.
Le due parti in causa hanno un grave peso sulle spalle. Ne va del futuro della Chiesa.
Un fallimento dei colloqui sarebbe una sconfitta per tutti.
Dante, posso solo darti ragione, un fallimento dei colloqui sarebbe una sconfitta per tutti, invece la nostra speranza e' che la Chiesa sia unita sotto e per mezzo del Papa.
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