Lettera del card. Pietro Palazzini a p. Enrico Zoffoli
Risposta di p. Zoffoli al card. Palazzini:
Roma, 8-VI-1991
Rev.mo Padre,
ho ricevuto in cortese e gradito omaggio la sua pubblicazione La Messa unico tesoro e la sua concelebrazione. La ringrazio sentitamente.
Nella parte storica ha ristabilito la verità storica e ce n'era bisogno perché il Bugnini non era il solo a sostenere l'«antica» consuetudine.
Ottima la difesa della Messa celebrata da solo e della celebrazione quotidiana.
Non sarei d'accordo con l'opinione che nella concelebrazione si abbia una sola Messa.
Per me sono tante Messe quanti sono i celebranti. Lei conosce gli argomenti di mons. Landucci e di altri. La Congregazione della dottrina della fede (allora S. Uffizio) ha dichiarato invalida la Messa di un concelebrante che assiste liturgicamente vestito, ma non pronuncia le parole (AAS 49 [1957] 370). Perciò è vero il contrario: se pronuncia le parole la sua messa è valida, cioè egli celebra e non solo concelebra.
Di più, i moralisti hanno sempre insegnato che il sacerdote che viene ordinato concelebra e celebra, tanto che può prendere lo stipendio per quella Messa.
Ha fatto bene a battere il chiodo sull'abuso delle concelebrazioni, perché siamo veramente fuori strada.
La ossequio cordialmente
Pietro card. Palazzini
Risposta di p. Zoffoli al card. Palazzini:
Roma, 16/6/'91
Eminenza Illustrissima e Reverendissima,
Le sono molto grato della benevolenza con cui si è degnato leggere il mio opuscolo ed esprimere il Suo autorevole giudizio, confidandomi poi la Sua deplorazione per gli abusi che si continuano a commettere. Sono pienamente d'accordo, e ciò mi conforta.
La difficoltà sollevata a proposito dell'unica Messa concelebrata da più sacerdoti mi ha stimolato a studiare nuovamente il problema. Queste le mie conclusioni:
a) gli argomenti di mons. Landucci non mi sembrano realmente solidi, convincenti, come ora si va rilevando da molti...;
b) non avendo il testo di AAS da Lei citato, non ho ben capito se la S.C.d.Dottr. d. Fede abbia dichiarato invalida:
- 1) la partecipazione del sacerdote che non ha pronunziato le parole della consacrazione, oppure
- 2) la Messa concelebrata da tutti gli altri che si sono comportanti come dovevano.
Nel primo caso, è troppo logico che la partecipazione di quel sacerdote all'azione liturgica è nulla: egli non ha concelebrato.
Nel secondo caso invece la dichiarazione supporrebbe la perfetta e inscindibile unità numerica della Messa; unità tale che il comportamento inqualificabile di un sacerdote annullerebbe la concelebrazione degli altri... Dunque, una è la Messa concelebrata da molti sacerdoti.
Ma, astraendo dalla dichiarazione citata, credo sia certo che nessuno dei sacerdoti concelebranti, per quanto possa essere sciocco o sacrilego, può invalidare la Messa celebrata bene da tutti gli altri. Dico "la Messa", e qui si ripropone il problema:quante sono realmente le Messe: una, oppure quanti sono i sacerdoti concelebranti?
Non esito a rispondere che tutti celebrano una sola Messa, se veramente con-celebrano. Infatti: se nella Messa individuale uno è il ministro offerente, in quella concelebrata sono molti; tali però solo fisicamente, non MORALMENTE; distinzione che, a mio parere, è sufficiente a risolvere la controversia. In realtà: unico è l'altare..., unica la materia da consacrare..., unica la consacrazione..., unico il tempo della pronunzia delle parole della medesima...; unico il sacerdozio ministeriale messo in evidenza dalla concelebrazione... Tutti, dunque, rappresentano e si comportano come se fossero (formassero) UN SOLO MINISTRO con l'intenzione di compiere una sola azione liturgica: «Multi sunt unum in Christo...» (S. Th., III, q.82, a.2, 3um). L'importante è che «omnium intentio debet ferri ad idem instans consecrationis»(iv., c.). Ha un senso inequivocabile dunque la "Declaratio de concelebratione" (7.8.1972): «Praecipua habetur manifestatio Ecclesiae in UNITATE SACRIFICII ET SACERDOTII IN UNICA gratiarum actione circa unum altare».
Ciò che non si verificava quando in una chiesa o cappella (specialmente di grandi comunità religiose) 20-40 sacerdoti, contemporaneamente celebravano in altrettanti altari, compiendo ciascuno - indipendentemente dagli altri, e quindi per conto proprio - quanto occorreva per celebrare. Se, oggi, "concelebrando" 100 sacerdoti, risultassero 100 messe, quante ieri ne risultavano quando ciascuno dei 100 sacerdoti "celebrava" per conto suo, a che scopo la "concelebrazione"?... che senso avrebbe?... come essa potrebbe ritenersi manifestazione dell'unità del sacerdozio?...
Se un'associazione cattolica offre al Papa un dono, non si hanno 1000 offerte quanti sono gli offerenti che la compongono, bensì una sola, che, appunto perché espressione dell'unica volontà che anima i medesimi, è assai più gradita che se ciascuno, per conto suo, indipendentemente dagli altri, compisse quel gesto di omaggio.
Il quesito, antecedentemente ad ogni mia affermazione e spiegazione, è stato più volte proposto a numerosi e scelti gruppi di fedeli, che all'unanimità e senza alcuna esitazione si sono pronunciati sostenendo che "la Messa" concelebrata è una, non molte Messe celebrate quanti sono i sacerdoti...
Infine, se ad ogni concelebrante è lecito ricevere lo "stipendium" per la Messa concelebrata, non significa che egli celebra una sua propria Messa e che ciascuno faccia altrettanto: l'unica Messa concelebrata è sufficiente a soddisfare le particolari intenzioni dei molti concelebranti... Sarebbe assurdo e blasfemo supporre che la Messa celebrata per una intenzione sia più fruttuosa di quella celebrata per cento intenzioni: il valore di ogni Messa, per sé, oggettivamente, è indivisibile e inesauribile, dipendendo dalla partecipazione dei fedeli trarne un vantaggio più o meno grande. Che valore avrebbe - altrimenti - per ogni fedele la "Missa pro populo" che il parroco è tenuto a celebrare in certi giorni?
Ella, Eminenza Reverendissima, è maestro in materia: sono sceso a particolari soltanto per esprimere le mie personali convinzioni che sottopongo al Suo giudizio di esperto. Scusi se mi sono dilungato e gradisca i più cordiali ossequi con la preghiera di benedirmi.
Di V.Em.za Rev.ma dev.mo P.Enrico Zoffoli c.p.
per ogni messa di meno, quanta grazia non fluisce nella Chiesa!
RispondiEliminaLa concelebrazione, oggi tanto abusata in ogni dove, tanto che sembra che una messa sia tanto più "solenne" quanto più alto il numero di concelebranti, priva le anime di un'infinità di grazie, come giustamente fatto notare da Icabod.
RispondiEliminaInoltre è un gesto abbastanza inutile...il Corpo di Nostro Signore è "più consacrato" se a recitare la formula sono cinquemila invece che uno? È più salutare alle nostre anime? Cancella qualche debito di peccato?
È evidente che essendo una la sostanza, è una anche la messa, trovo molto incorretto dire che sono tante messe quante i concelebranti, mentre è vero che la Chiesa PERDE tante messe quante sono i concelebranti meno uno.