Sempre dalla Francia: Forum Fecit, di orientamento tradizionalista, pubblica oggi questo interessante Editoriale da Seignadou [Bollettino del priorato Saint-Joseph-des-Carmes] di maggio 2012, di Don Michel SIMOULIN, cappellano di Fanjeaux. Importante perché rievoca dati storici e puntualizza con chiarezza i termini dell'accaduto del 1988, che distingue nettamente dalla situazione attuale e nel contempo dimostra anche i dubbi e le perplessità sorti in seno alla Fraternità che cerca evidentemente di fugare.
"Non so quale sarà la situazione al momento della pubblicazione di questo Seignadou, ma penso non sia inutile riflettere insieme su quanto sta accadendo. Non parlo della buffonata « repubblicana » che ci stordisce, ma delle nostre relazioni con Roma. Recentemente mi è stato sottoposto un testo arricchito da questa domanda : « Quando dunque torneremo ai fondamentali della Fraternità ? Quando avremo l'umiltà di rispettare l'eredità del nostro fondatore ? » Credo di conoscere un po' la Fraternità – della quale sono membro da 35 anni – e di avere dunque il diritto di ricordare a tutti che i nostri « fondamentali » sono impressi a lettere d'oro nei nostri statuti : « Lo scopo della Fraternità è il sacerdozio e tutto ciò che vi si riferisce e nient'altro che ciò che lo concerne, cioè tale e quale l'ha voluto Nostro Signore Gesù Cristo quando ha detto: Fate questo in memoria di me. » Questa è l'eredità del nostro fondatore, questi sono i nostri « fondamentali » ; non ne abbiamo altri, e non vogliamo averne altri. La Fraternità non è un'armata schierata contro Roma, ma un'armata formata per la Chiesa.
In seguito, si è accennato al rifiuto di Mons. Lefebvre di proseguire sulla via di un accordo nel1988. E mi si cita Mons. Lefebvre : « Con il protocollo del 5 maggio [1988] saremmo subito finiti. Non saremmo durati un anno... » tutto ciò, sicuramente, per metterci in guardia ed invitarci a rifiutare ogni proposta romana, cosa che dovremmo fare « sotto pena di morte ».
Mi è arrivata ancora un'altra eco: « A Roma accadono cose gravi, gravissime... ma non posso dirvi di più ! » Ecco dunque che ho fatto un passo avanti!
Dunque, tentiamo di ragionare. Perciò sara bene ricordare gli avvenimenti del 1988. Dopo aver firmato un accordo il 5 maggio (che non era tanto un accordo quanto un testo imperfetto e perfino dannoso, che non ha lasciato dormire in pace Mons. Lefebvre), Monsignore il mattino del 6 maggio ha scritto una lettera al cardinal Ratzinger, non per rimangiarsi la sua firma (« Ieri, è con vera soddisfazione che ho posto la mia firma al protocollo elaborato nei giorni precedenti. Ma, lei stesso ha constatato una profonda delusione nel leggere la lettera consegnatami che mi recava la risposta del Santo Padre in ordine alla consacrazione episcopale ») ma per chiedere insistentemente che la consacrazione potesse aver luogo il 30 giugno, al fine di esser certo di avere un vescovo che continuasse la sua opera. La lettera del 6 maggio tratta interamente e unicamente questo punto : « Se la risposta fosse negativa, mi vedrei in coscienza obbligato a procedere alla consacrazione, basandomi sull'assenso dato dalla Santa Sede nel protocollo per la consacrazione di un vescovo membro della Fraternità. » Non è dunque su una questione dottrinale, né su quella dello statuto offerto alla Fraternità, ma sulla data di consacrazione del vescovo concesso, che il processo si è arrestato. Ed è da rilevare che la rottura delle relazioni è stata decisa allora, non da Mons. Lefebvre, ma dal cardinal Ratzinger il quale ha rifiutato la consacrazione episcopale per il 30 giugno.
Effettivamente, se Mons. Lefebvre avesse accettato che il protocollo del 5 maggio non fosse seguito dall'ordinazione episcopale, allora sì « col protocollo del 5 maggio saremmo presto finiti. Non saremmo durati un anno... », perché senza vescovo, saremmo stati consegnati alle buone (o cattive) volontà di Roma e dei vescovi.
Dopo il giubileo del 2000, Roma ha preso l'iniziativa di nuove relazioni. Oggi, lo stesso cardinale divenuto Papa ci ha detto che la Messa tridentina Messe non è mai stata abrogata (7 luglio 2007 : « Perciò è lecito celebrare il Sacrificio della Messa secondo l’edizione tipica del Messale Romano promulgato dal B. Giovanni XXIII nel 1962 e mai abrogato ») ; ha riabilitato i nostri 4 vescovi (21 gennaio 2009) ; ha accettato che conducessimo discussioni dottrinali per due anni, cose che Mons. Lefebvre non esigeva nel 1988. Non è esagerato dire che Mons. Fellay ha ottenuto più di quanto chiedesse Mons. Lefebvre, senza averne il prestigio né l'autorità morale. Dunque, dovremmo essere più esigenti di Mons. Lefebvre e di Mons. Fellay ?
Dopo il giubileo del 2000, Roma ha preso l'iniziativa di nuove relazioni. Oggi, lo stesso cardinale divenuto Papa ci ha detto che la Messa tridentina Messe non è mai stata abrogata (7 luglio 2007 : « Perciò è lecito celebrare il Sacrificio della Messa secondo l’edizione tipica del Messale Romano promulgato dal B. Giovanni XXIII nel 1962 e mai abrogato ») ; ha riabilitato i nostri 4 vescovi (21 gennaio 2009) ; ha accettato che conducessimo discussioni dottrinali per due anni, cose che Mons. Lefebvre non esigeva nel 1988. Non è esagerato dire che Mons. Fellay ha ottenuto più di quanto chiedesse Mons. Lefebvre, senza averne il prestigio né l'autorità morale. Dunque, dovremmo essere più esigenti di Mons. Lefebvre e di Mons. Fellay ?
Qualunque sia la situazione di Roma, di tutto ciò che di inquietante ancora permane a Roma, il semplice buon senso e l'onestà dovrebbero condurci a considerare la situazione attuale con un occhio diverso da quello del 1988 ! Per riprendere la formula di uno dei nostri vescovi, non bisogna fare del « ottanta-vittimismo » ! Non siamo più nel 1985 con Paolo VI, né nel 1988 con Giovanni Paolo II ma nel 2012 con Benedetto XVI. Che mi si dica che si nota che lo stato della Chiesa è ancora molto preoccupante, che il nostro Papa ha una teologia perfino strana, etc... l'abbiamo detto abbastanza, mi sembra ; ma che non mi si dica che lo stato delle cose è lo stesso del 1988. Ciò è contrario alla realtà e alla verità, e non può essere che l'effetto di un rifiuto più o meno segreto di ogni riconciliazione con Roma, forse anche di una mancanza di fede sulla santità della Chiesa, composta di poveri peccatori ma sempre governata dal suo capo Gesù Cristo e Santificaa dallo Spirito Santo. La Fraternità San Pio X non è la Chiesa e non può « rispettare l'eredità del suo fondatore » che conservandone lo spirito, il suo amore per la Chiesa e il suo desiderio di servirla come figlio che la ama, nella fedeltà alle sue benedizioni fondatrici.
Non so se tutti comprendono il peso della decisione che non appartiene che a Mons. Fellay, decisione nuovamente affidatagli dai nostri superiori riuniti ad Albano l'ottobre scorso, decisione presa con i suoi assistenti : cos'è che si aspetta la Chiesa dalla Fraternità nel 2012 ? Come deve rispondere la Fraternità ai « bisogni » della Chiesa oggi ?
Ciò richiede una virtù di prudenza altamente soprannaturale, ad un grado cui nessuno di noi ha la grazia di arrivare, perché ciò non dipende dalle nostre competenze né dalla nostra responsabilità. Solo Mons. Fellay e i suoi assistenti, avendo la totalità delle carte in mano, possono giudicare nella maniera più consona la situazione attuale. Piuttosto, la questione che ognuno deve porsi è quella della nostra benevolenza verso l'autorità e soprattutto della nostra fiducia in essa. Sono dodici anni che Mons. Fellay discute con Roma, con alti e bassi, per raggiungere finalmente risultati, e anche a questo risultato sorprendente, che forse nessuno ha rilevato : queste discussioni dottrinali che non hanno fatto rumore sulla pubblica piazza e che hanno permesso di poter dire a Roma ciò che pensiamo... al punto da farle terminare in un « mettersi di traverso » !
Pertanto, che cosa non si è capito riguardo al silenzio dei superiori intorno a queste discussioni ed ai documenti scambiati gli ultimi mesi e sulla loro grande discrezione in segno di rispetto per Roma e per il Santo Padre, interpretati come una forma di dissimulazione, un obiettivo di compromesso. Come si può dubitare della rettitudine dei nostri superiori in maniera così gratuita ed arbitraria ?
Ancora non si conosce la conclusione che Benedetto XVI vorrà dare a questi dodici anni di lento lavoro, di ricerca di una migliore comprensione, di preghiere e di rosari accumulati. È dunque l'ora della preghiera, come ci ha invitati Mons. Fellay, e della fiducia nella Chiesa. La Vergine Immacolata che onoriamo particolarmente in questo mese di maggio, saprà ottenerci tutte le grazie necessarie se noi non vogliamo nient'altro che la vittoria di suo Figlio e della Chiesa.
Il Seignadou
Ha ragione don Simoulin, a proposito del "Ottantottismo" di parti non indifferenti della Fraternità.
RispondiEliminaAvendolo conosciuto abbastanza bene, nei suoi modi spicci, bruschi e caporaleschi, m'ha positivamente stupito questa sua posizione di apertura che sta a significare da una parte un deciso ritorno della fiducia in Roma, dall'altra una chiara volontà di mettere a tacere i dissensi privi di fondamento.
Il segnale è rassicurante.
Un altro buon segnale è questo commento apparso su Fecit Forum:
RispondiEliminaTrès bon discours qui doit nous rappeler que la situation de la Fraternité est anormale et que c'est par une clause particulière du droit canon que la position de la Fraternité hors de l'Eglise officielle peut être compréhensible.
Nous ne pouvons tenir le discours "Hors de l'Eglise, point de salut" et en même temps ne pas rechercher à revenir dans le giron de l'Eglise.
Si nous n'avons pas ce désir de revenir dès que la situation le permet (et non pas au moment où nous jugerons de le faire).
Il existe un mouvement timide vers un retour vers une doctrine traditionaliste, mais ce retour ne pourra se faire ni ce mouvement devenir majoritaire tant que la plupart de fidèles traditionalistes ainsi que les clercs qui connaissent cette doctrine sont à l'extérieur de l'Eglise. Cela n'est pas un blanc-seing à un retour sans conditions, mais il faut comprendre que le retour à la doctrine catholique ne peut se faire hors de l'Eglise: comment convaincre le monde si nous n'arrivons pas à convaincre les catholiques, comment convaincre les catholiques si nous n'allons pas discuter avec eux ? Discuter, argumenter ne veut pas dire tout accepter.
Davvero bello questo editoriale, animato da uno spirito che ogni cattolico, a prescindere da qualsiasi "ismo", non può che condividere. Davvero incoraggiante e pieno di speranza.
RispondiEliminaMi ha stupito, non lo nascondo.
Ai membri e fedeli della FSSPX, miei fratelli nella fede, io - se mi fosse dato di raggiungerli con questo messaggio - avrei l'ambizione di rivolgere l'invito a guardare non solo alla situazione presente diversa dalla passata, ma anche a guardare e "sognare" il futuro, per servire la Chiesa da protagonisti a pieno titolo e agli occhi di tutti. Se ancora - può darsi, può accadere - non ne percepite bene le potenzialità (parlo di benefici umani e nobili e soprannaturali) riflettete, pregateci sopra.
A presto!
La restaurazione non avverrà in tempi brevi. Ma le cose si stanno muovendo nella giusta direzione. Il tempo è propizio per un accordo, se le condizioni sono ragionevoli.
RispondiEliminaDon Simoulin è stato nominato da Mons. Lefebre direttore di Ecône nel 1988 e lo è stato fino al 1996. Gli era molto vicino ed è stato lui ad assisterlo nei suoi ultimi istanti. E' uno dei membri più anziani della Fraternità.
RispondiEliminaForza e coraggio! che nella Chiesa "officiale" non ci sono SOLO modernisti, come certo tradizionalismo grida dai blog!
RispondiEliminaIl pretesto della "contaminazione", della Chiesa supermercato, non può e non deve essere il pilastro per arroccarsi in una ideale di Chiesa che NON esiste, e non che è mai esistita nemmeno nel passato! "La Fraternità non è un'armata schierata contro Roma, ma un'armata formata per la Chiesa".
"Mons. Fellay ha ottenuto più di quanto chiedesse Mons. Lefebvre, senza averne il prestigio né l'autorità morale. Dunque, dovremmo essere più esigenti di Mons. Lefebvre e di Mons. Fellay ? "
Che in questo bel Mese di Maggio la Santissima Vergine ci doni la sospirata Grazia, secondo il suo imperscrutabile disegno di misericordia!
Salus Populi Romani, ora pro nobis!
La Fraternità non solo non può, ma non deve scendere a compromessi con coloro che costringono l'accettazione della liturgia modernista.
RispondiElimina"Ottantottisti" no, ma di certo mai "Sessantanovisti"!
A perché i sessantaduisti sono i veri fedeli? Che non sono scesi a compromessi? Ma per piacere non diciamo stupidaggini e cerchiamo di studiare tutta la faccenda nel suo insieme con pacatezza e senso di responsabilità.
RispondiEliminaA Roma si dice: il più pulito c'ha la rogna.
RispondiEliminaChi, in questo momento, continua a metter in risalto dettagli non del tutto rilevanti non è entrato nello spirito umile ma convinto di Padre Simoulin.
RispondiEliminaForse i sessantaduisti possono avere qualche pecca per i più duri e puri, perché il Messale di Giovanni XXIII ha già apportato qualche modifica.
E, tuttavia, la 'forma' mirabile e sacra della Santa Messa non ne è stata intaccata come nel '69.
Le riflessioni di Don Simoulin vengono da un'anima veramente ecclesiale.
RispondiEliminaLe nostre speranze aumentano!
Citazione da La Porte latine:
RispondiEliminaMons. Bernard Fellay che si attiene unicamente alla realtà, il 14 aprile scriveva ai membri della Fraternità San Pio X :
« La stampa pone la possibilità di un imminente esito positivo nei nostri rapporti con Roma, senza peraltro scartare la minaccia di una condanna definitiva. La verità è che non c'è nulla di acquisito, né nel senso di un riconoscimento canonico, né nel senso di una rottura e che noi siamo in attesa.
« Come ho scritto nell'editoriale dell'ultimo Cor unum (bollettino della Casa generalizia della FSSPX) ci guidano due principi : il primo è che non siano chieste alla Fraternità concessioni che toccano la fede e ciò che ne scaturisce (liturgia, sacramenti, morale, disciplina). Il secondo, che siano concesse alla Fraternità reali libertà e autonomia, che le consentano di vivere e svilupparsi concretamente. »
In fondo è ciò che già conoscevamo; ma ricordo queste parole di Benedetto XVI all'Assemblea plenaria della Dottrina della Fede il 15 gennaio 2010.
RispondiElimina[...]
Anzitutto, desidero sottolineare come la Vostra Congregazione partecipi del ministero di unità, che è affidato, in special modo, al Romano Pontefice, mediante il suo impegno per la fedeltà dottrinale. L’unità è infatti primariamente unità di fede, sostenuta dal sacro deposito, di cui il Successore di Pietro è il primo custode e difensore. Confermare i fratelli nella fede, tenendoli uniti nella confessione del Cristo crocifisso e risorto costituisce per colui che siede sulla Cattedra di Pietro il primo e fondamentale compito conferitogli da Gesù. È un inderogabile servizio dal quale dipende l’efficacia dell’azione evangelizzatrice della Chiesa fino alla fine dei secoli.
Il Vescovo di Roma, della cui potestas docendi partecipa la Vostra Congregazione, è tenuto costantemente a proclamare: “Dominus Iesus” - “Gesù è il Signore”. La potestas docendi, infatti, comporta l’obbedienza alla fede, affinché la Verità che è Cristo continui a risplendere nella sua grandezza e a risuonare per tutti gli uomini nella sua integrità e purezza, così che vi sia un unico gregge, radunato attorno all’unico Pastore.
Il raggiungimento della comune testimonianza di fede di tutti i cristiani costituisce pertanto la priorità della Chiesa di ogni tempo, al fine di condurre tutti gli uomini all’incontro con Dio. In questo spirito confido in particolare nell’impegno del Dicastero perché vengano superati i problemi dottrinali che ancora permangono per il raggiungimento della piena comunione con la Chiesa da parte della Fraternità S. Pio X.
Forse i sessantaduisti possono avere qualche pecca per i più duri e puri, perché il Messale di Giovanni XXIII ha già apportato qualche modifica.
RispondiEliminaE, tuttavia, la 'forma' mirabile e sacra della Santa Messa non ne è stata intaccata come nel '69.
Lasciamo agli esperti liturgisti delle Fraternità (SPXe B.P.) il compito in futuro di verificare questo asserto abbastanza improbabile e discutibile. La Settimana Santa cuore del culto cattolico è stato sostituito con un cuore artificiale mal costruito da Bugnini ('54-'62), ricco di "coincidenze orarie" ma povero di pietà e di Tradizione. Ad ogni modo non mettiamo troppa carne al fuoco. Una cosa alla volta!
Non sempre è Davide ad aver ragione, stavolta è Golia...
RispondiEliminaSe Simoulin dice il vero quanto alla data dell'ordinazione episcopale, allora perché Lefebvre si è impuntato sulla data del 30 giugno quando Giovanni Paolo II gli aveva garantito il 15 agosto?
Badate, si trattava solo di 46 giorni di differenza. La FSSPX si sarebbe estinta a causa di quei 46 giorni in più di attesa?
Se Simoulin dice il vero quanto alla necessità di ordinare un vescovo (ripeto per chi non avesse capito: «UN» vescovo), allora perché Lefebvre ne ha ordinati tre, anzi, quattro?! (all'ultimo momento sbuca fuori anche il quarto, sì). Dunque Lefebvre mentiva quando diceva di appellarsi all'assenso avuto dalla S.Sede? L'assenso infatti non poteva certo riguardare "più di un vescovo"!
Insomma, a volte è Golia ad avere ragione.
Simoulin, forse in buona fede, è un altro di quelli che distorcono la realtà a proprio uso e consumo nascondendo i particolari sgradevoli alla propria causa (esattamente quello che fanno i neocatecumenali).
Se Lefebvre nel 1988 avesse ordinato un solo vescovo, sarei il primo a volerne perorare la causa di santità.
La FSSPX, comunque la si descriva, ha ancor oggi lo scisma nel suo DNA, ed in questo, PURTROPPO, riconosciamo bene lo spirito del Fondatore.
La "riabilitazione" gratuita dei quattro vescovi scismatici si configura perciò come un ennesimo, paterno, misericordioso tentativo di Benedetto XVI di riportare la pecorella recalcitrante all'ovile.
Tentativo su cui il fellone Fellay continua a fare lo schizzinoso.
Tentativo su cui il fellone Fellay continua a fare lo schizzinoso.
RispondiEliminaDiffido l'autore di questo velenoso commento, che avrà una dettagliata risposta alla sua malevola insinuazione, dall'usare nuovamente (ammesso che intenda scrivere ancora qui) termini come quello che ho quotato, che su questo blog non hanno diritto di cittadinanza, così come non ce l'hanno le mancanze di rispetto per il Santo Padre, da non confondere con le critiche garbate e costruttive.
Lasciamo agli esperti liturgisti delle Fraternità (SPXe B.P.) il compito in futuro di verificare questo asserto abbastanza improbabile e discutibile. La Settimana Santa cuore del culto cattolico è stato sostituito con un cuore artificiale mal costruito da Bugnini ('54-'62), ricco di "coincidenze orarie" ma povero di pietà e di Tradizione. Ad ogni modo non mettiamo troppa carne al fuoco. Una cosa alla volta!
RispondiEliminasapevo che era qui che saresti andato a parare... ma è proprio il caso di soprassedere.
Quanto ai liturgisti esperti e non ideologizzati, credo che se ne possano trovare anche altrove.
Per favore,non rispondetegli nemmeno.La malafede palese e il livore rancoroso dell'anonimo non può avere altro fine che quello di fare del blog non un luogo di civile e fecondo scambio di riflessioni ma teatro di volgari risse.Chi cerca un confronto leale pur nelle diversità d'opinione si esprime con altra maniera.
RispondiEliminapsig
Non sempre è Davide ad aver ragione, stavolta è Golia...
RispondiEliminaSi gioca un po' sporco, vedo! il giochetto che si fece sulla pelle di mons. Lefebvre del rimbalzo della data Ordinazione Episcopale fu una porcheria, si aspettava la sua morte (che avvenne infatti non troppo tempo dopo). Appurato che dottrinalmente non c'era scisma (non c'è mai stato) Mons. ha dovuto scegliere quale fosse il BENE per la sua nascente Fraternità. Uno 2 o 4 Vescovi, se ci sono problemi oggi, al tempo c'erano molti di più e ben più gravi. Un solo Vescovo bastava? e poi chi sarebbe stato, uno preso da fuori (magari un conservatore modernista alla Ocariz?)? Ha fatto bene o ha fatto male!? Oggi possiamo dire serenamente che ha fatto benissimo!
Utilizzare poi la Parola di Dio in questo modo è veramente squallido!
Mons. Fellay è ora come fu Mons. Lefebvre al 5 maggio 88. In Vaticano sanno bene che se le condizioni giuridiche non saranno più che sufficienti si chiuderà ogni accordo. Ora dobbiamo pregare ancora più intensamente.
RispondiEliminaL'eresia attiene alla fede, lo scisma al potere di giurisdizione.
RispondiEliminaLa Fraternità non ha tralasciato neppure uno iota della Fede cattolica
Se avesse creato una gerarchia con giurisdizione autonoma avrebbe messo in atto uno scisma.
Mons. Lefevbre non l'ha mai fatto, quindi dov'è lo scisma?
Simoulin, forse in buona fede, è un altro di quelli che distorcono la realtà a proprio uso e consumo nascondendo i particolari sgradevoli alla propria causa (esattamente quello che fanno i neocatecumenali).
RispondiEliminaLasci fuori ogni paragone improponibile. Non confondiamo il diavolo con l'acqua santa, per favore.
Mi unisco di cuore alle preghiere e alle riflessioni di tutti.
RispondiEliminaSiamo peccatori e non meritiamo una grazia così grande.... ma all'inizio del mese di Maggio osiamo fare affidamento in Colei che ha debelleto tutte le eresie e ha schiacciato la testa alla Serpe che da secoli va insidiando la Santa Chiesa.
Confidiamo nella divina Provvidenza che sta mettendo a posto tutti i tasselli per il pieno riconoscimento della Fraternità San Pio X e di tutta la galassia della Tradizione.
E abbiamo anche un poco di compassione per i poveri modernisti che vedono sgretolarsi a poco a poco il loro castello di sabbia. Preghiamo per la loro conversione lo dico seriamente e sinceramente.
Alcuni, come il Card. Martini, sono anziani e malati, spero che la Madonna li prenda per mano in questo mese mariano e li aiuti a trovare la verità cattolica che loro magari hanno inconsciamente cercato in mezzo alle nebbie dei loro errori che se non altro sono serviti e servono a renderci conto sempre di più del tesoro inestimabile che è la Fede e la Dottrina di sempre, la Sacra Tradizione.
Maria aiuto dei cristiani e rifugio dei peccatori prega per noi.
Sant'Atanasio, San Pio V, San Pio X pregate per noi.
La situazione odierna è diversa da quella dell'88. Se Lefebvre ritirò la sua firma è perché da Roma elementi curiali certamente per lui credibili gli fecero presente che c'era una trappola. Lo disse anche Spadafora e l'ha ripetuto Gherardini. Cosa sia successo tra firma e rottura non si sa bene, forse si saprà chissà quando.
RispondiEliminaAllora ci furono pressioni su di un Papa in altre faccende affaccendato per render dura la riconciliazione come già in precedenza (caso Siri), oggi c'è un Papa che questa conciliazione
sembra volerla davvero.
Anche nella nomina del vescovo entro una certa data fu vista una volontà di dilazione che parve preoccupante. E veramente ridicolo fu il gesto di mandare un'auto per portar Lefebvre la sera prima delle consacrazioni un invito a Roma. L'avesse il Papa fatto prima quel gesto tutto, forse, si sarebbe appianato, come se il lavoro di Siri non fosse stato vanificato da Seper urlante davanti al Papa.
Se Lefebvre nel 1988 avesse ordinato un solo vescovo, sarei il primo a volerne perorare la causa di santità.
RispondiEliminaSe Mons. ha comesso un errore, di cui forse sta rendendo conto dove si trova oggi è solo di AVER ATTESO TROPPO. Si è mosso TARDI & MALE!
Di vescovi ne doveva consacrare almeno sei o sette e doveva farlo ai tempi di Montini, o, al più tardi, come aveva annunciato, per il Natale del 1980. La "Dominici Coene" ed i primi apprezzamenti per coloro che erano rimasti legati all'Antica lITURGIA, nonchè la dichiarazione a voce (ma davanti a testimoni) da parte di Giovanni Paolo II, che gli dava ragione, riguardo alle INGUSTIZIE subite, lo spinsero a sopprassedere. Ed allora don Putti lo rimproverò aspramente, per tale scelta attendista. Prima o poi la scriverò, una novella su come sarebbero andate le cose, se le consacrazioni episcopali, avessero avuto luogo otto anni. Sono disposto a scommettere che, in un modo o in un altro, i problemi si sarebbero risolti.
Spero davvero che sia prossima la riconciliazione definitiva tra la FSSPX e la Santa Sede.
RispondiEliminaSono anche in attessa di leggere il preambolo che definira' i limiti di critica al Magistero non infallibile di questi ultimi 50 anni.
Marco Marchesini
L'abbé Simoulin é il sacerdote che ci ha sposati conoscendo bene la famiglia di mia moglie. A me sembra che rimetta qui soprattutto i puntini sulle i quanto agli attacchi assurdi che subisce a volte Mons.Fellay ferma restando la situazione molto critica che vige a Roma.
RispondiEliminaCredo di conoscerlo un po' e direi se puo' sembrare un uomo dai modi "spicci, bruschi e caporaleschi" é anche uno dei più paterni e caritatevoli che abbia mai conosciuto. Non posso quindi dire di essere veramente stupito da questa "apertura" perché in fondo non é una novità...
METARAF, prima di scriver novelle, impara un po' d'italiano e latino.
RispondiEliminaprima di scriver novelle, impara un po' d'italiano e latino.
RispondiEliminaProfessore,
grazie del consiglio. Purtroppo ho il brutto difetto di scrivere d'impulso e non sempre rivedere la forma di ciò che scrvo. Sarebbe "BONUM &T JUSTUM, *NON* mio dovere, ma mio interesse e fonte di auterevolezza" mettere in pratica una particolare metodica. Ovvero, nella fattispecie, mettere in icona la pagina, aprire Word, scrivere ciò che voglio, salvarlo, fare copia, rimettere la pagina ed incollare. Premesso ciò, circa il merito di ciò che ho scritto,vedo che su ciò mette in atto il "Chi tace, acconsente".
METARAF, è troppo facile dire cosa avrebbe dovuto fare mons. Lefebvre. Ha fatto quel che i tempi e la necessità, a suo avviso, consentivano.
RispondiEliminaFrancamente il tuo discorso è sconclusionato, astratto e per questo non mi sono soffermato sul contenuto, non perché approvassi. Ecco, ora te lo dico papale papale.
Addirittura tu ardisci sostenere che ora sta rendendo conto (a Dio? voglio sperare almeno questo) per non aver agito secondo il tuo attuale parere.
Delle novelle di tal fatta ne abbiamo lette anche troppe. Son da manicomio.
Su don Simoulin, sul suo modo di rapportarsi, potrei aggiungere particolari a difesa del mio giudizio sul suo carattere, ma riconosco che è un prete di sicura fede.
RispondiEliminaDelle novelle di tal fatta ne abbiamo lette anche troppe. Son da manicomio.
RispondiEliminaa) NESSUNO LA OBBLIGHERà A LEGGERLA;
B)Mi rifiuto di credere che Ella non abbia compreso che il mio discorso, sul "rendere conto" era paradossale. Il concetto che volevo trasmettere era che, se proprio ha commesso degli errori (ovviamente in perfetta buona fede, ma personalità come don Putti lo metteveno in guardia) è stato di aver concesso eccessivo credito a presunte aperture vaticane, NON l'opposto. E, comunque, lui veramente aveva paralto da compierle delle consacrazioni epsicopali, per il Natale del 1980. La convinzione è che, se allora le avesse compiute, oggi non staremmo peggio di come stiamo, ma forse meglio. E' da manicomio pensarla così? In tale caso: W LA FOLLIA!
ah ah Dante, credo che potrei aggiungere anch'io qualche particolare molto simile (vissuto per altro sulla mia pelle)
RispondiEliminaAnonimo, tu te la canti e tu te la suoni. Scrivi un'opera lirica paradossale, forse ti vien meglio.
RispondiEliminaAnonimo, tu te la canti e tu te la suoni.
RispondiEliminaIl 75% del nostro ambiente, fa esattamente lo stesso. E, comunque, credo di fare anche altro.
Negli anni '70, mi sono "ammalato" di "Sindrome di Peter Pan" (e pure di "Peter Parker":"Cara, scusa il ritardo. Ero impegnato a SALVARE IL MONDO (e/o a fare la guardia, senza che nessuno me lo abbia ordinato, ad un bidone di benzina VUOTO)". E tali "malanni", da quando conosco Internet, sono entrambi peggiorati. Avete presente il film (mi sembra degli '80), in cui il figlio universitario di un Enrico Maria Salerno tardo-hippye si rivolge al padre dicendogli:"Papà, ma quando crescerai"? e lui risponde:"MAI! SPERO".
RispondiEliminaEbbene, non con queste parole, ma spesso qualche scena avvenuta a casa mia, mi ha riportato alla memoria tale "eSIpodio".
Lasciamo fiorire "Cento fiori". Del resto siamo nel mese dei fiori. Possiamo parafrassare/parodiare il Presidente Mao, senza per questo modificare il giudizio negativo sulla sua figura. Non solo De Gauelle e Pacciardi, hanno detto cose serie. Lei è benemerito per impegni che ha portato a termine, in campi nei quali, forse, io non saprei neppure da dove cominciare. Io mi sento spinto (anche) a, date alcune premesse, lavorare di fantasia, però basandomi sui possibili sviluppi logici di alcuni eventi. Lei non ha di questi gusti. Punto e stop. Penso (almeno spero) che, entrambi possiamo essere strumenti per il "BONUM CERTAMEN".
Il primo punto della questione è che Lefebvre era convinto di aver bisogno di UN vescovo. A maggio-giugno 1988 all'improvviso avvenne la moltiplicazione: prima 3 e poi dopo metà giugno addirittura 4. Nessuno SPIEGONE lefevriano potrà mai trasformare in lecito questo giocare col sacramento dell'ordine.
RispondiEliminaNessuno SPIEGONE.
RispondiEliminaAmico,
vuol dire che NON vuoi avere repliche?
Io comunque, non per te, ma i gentili lettori, cui potresti confondere le idee, faccio presente che i termini del problema sono altri. Monsignore ha SEMPRE parlato di ALMENO tre o quattro vescovi. L'offerta vaticana (anzi, il permesso pontenziale/virtuale che ERA STATO CONCESSO) parlava di uno. E voci di corridoio, indicavano tale vescovo, nella persona di Dom Geradar Calvét. E, Monsignore, IN MANCANZA DI MEGLIO, ERA DISPOSTO PURE AD "Accontentarsi". Solo il rimandare alle CALENDE Greche (si era detto per il 15 agosto, ma già c'erano voci che parlavano di nuovi rinvii: San Pio X, l'Immacolata, Natale,l'Epifania, la Pasqua seguente, etc.) lo spinse a passare all'azione. E gli eventi gli hanno dato ragione. Basti ricordare che Dom Gerard è.. rimasto a fare "mayonese" tutta la vita!
MIC, ma è sempre lo stesso anonimo quello che scrive fregnacce, o c'è una cooperativa di anonimi che imbrattan le carte del blog?
RispondiEliminaE cosa c'entran Mao, de Gaulle (si scrive così) e Pacciardi - di quest'ultimo sono stato amico sino alla (sua) morte - ?
Mi dici, MIC, che senso ha pubblicar simili commenti sconclusionati? Quale discussione si può intavolare? Tu avrai capito il senso di questi interventi "fantastici", io che sono un po' rimbambito assolutamente no.