A differenza dell'articolo precedente, questa è una nuova voce sacerdotale dall'interno della Fraternità, che si affianca a quelle già registrate dalla Germania e dagli Stati Uniti, Si tratta di Don Benoît Waillez, Superiore del Distretto del Benelux, che pone l'accento sullo statuto canonico.
Editoriale di Pour qu’il règne n° 105 - maggio-giugno 2012
Don Benoît Waillez
Don Benoît Waillez
La crisi della Chiesa non è cominciata col Vaticano II. È chiaro che la filosofia scolastica e la teologia romana erano già intaccate nei seminari e noviziati e che il Sant'Uffizio era sulla stessa lunghezza d'onda. (Senza parlare delle esperienze liturgiche più fantasiose, nelle abbazie e nei campi scuola). Da cui l’enciclica Humani generis di un Pio XII vigilante e inquieto, scritta 12 anni prima del concilio, e ben presto divenuta lettera morta.
Cosa faceva in quel momento Mons. Lefebvre ? Negli anni 50, era delegato apostolico del Papa in numerosissime contrade africane e nello stesso tempo operava come arcivescovo di Dakar. Sotto Giovanni XXIII, fu richiamato in Europa, ma fu eletto membro della commissione preparatoria del concilio. Partecipò al concilio (1962-1965), come superiore generale dei Padri dello Spirito Santo, ed intervenne molte volte per contrastare gli orientamenti liberali e gli schemi più nocivi di questa assemblea rivoluzionaria. E malgrado il funesto pontificato di Paolo VI, Mons. Lefebvre continuò ad operare nella Chiesa, ed ebbe a cuore l'approvazione canonica della Fraternità San Pio X : era un segno di cattolicità al quale teneva molto. Rifiutò cambiamenti distruttivi (la nuova liturgia, l'insegnamento neo-modernista, l’ecumenismo apostata, etc.), e continuò nel circuito ufficiale della Chiesa fino al momento dell'illegale soppressione della Fraternità e delle prima sanzioni canoniche (1975-1976).
Qualcuno, come Mons. Nestor Adam aveva abbandonato il concilio in corso di svolgimento, scandalizzato e scoraggiato dalla « rivoluzione d'ottobre » che il Papa approvava o più o meno lasciava fare.
Come buon « soldato di Cristo », consapevole che un giorno avrebbe dovuto render conto a Dio del suo episcopato, Mons. Lefebvre ha continuato « il buon combattimento » di Cristo. Lo hanno cacciato come un mascalzone ? Non per questo ha meno « proseguito la sua corsa », sapendo perfettamente di essere nella Chiesa. Sperava dunque che un giorno Roma gli restituisse il suo status canonico ci cui lo si era ingiustamente spogliato, ma non a detrimento della fede né della sua piena e libera proclamazione.
Lui che, in pieno sfacelo conciliare, aveva goduto per una decina d'anni della benedizione ufficiale della Chiesa, avrebbe, « senza alcuna amarezza » e senza alcun compromesso, acettato un riconoscimento canonico, anche da un'autorità ancora fortemente tentata dagli errori moderni ma desiderosa di raddrizzare il timone della barca della Chiesa « che fa acqua da tutte le parti ».
Superiore del Distretto del Benelux
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