Il nuovo Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, Mons. Gerhard Müller, ha concesso la sua prima intervista dopo la sua nomina a KNA, agenzia di stampa dei vescovi tedeschi (in tedesco). Il blog cattolico olandese In caelo et in Terra ha fornito una traduzione, ripresa e adattata da Rorate Caeli, sulla quale mi sono basata, estraendone un brano riferito esplicitamente alla FSSPX:
KNA : Il Concilio, tuttavia, ha creato problemi, ad esempio per la FSSPX.
Müller : Tutti coloro che si definiscono cattolici, dovranno anche mantenere i principi della fede cattolica. Questi non sono pre-formulati dalla CDF o da chiunque altro, ma ci vengono donati nella Rivelazione di Dio in Gesù Cristo, che è stata affidata alla Chiesa. Non si può quindi semplicemente scegliere da essa ciò che si inserisce in una data struttura.Piuttosto, bisogna essere aperti a tutta la fede cristiana, tutta la professione di fede, la storia della Chiesa e lo sviluppo del suo insegnamento. Bisogna essere aperti alla Tradizione vivente che non finisce da qualche parte - si dice nel 1950 - ma va avanti. Nella misura in cui apprezziamo la storia con i suoi grandi successi, dobbiamo anche vedere che ogni epoca è anche direttamente collegata con Dio. Ogni epoca ha le sue sfide. Non si può spiegare un periodo storico secondo il modello classico, ma camminiamo da un vertice all'altro. [Il senso sembrerebbe essere: ci avviciniamo alla verità per passi successivi. Come se, invece, già non la possedessimo tutta intera e solo da approfondire! Il passo è oscuro. In ogni caso nessun tradizionalista ritiene la tradizione ferma al 1950 o al pre-concilio - ndT]
L'avvertenza che per essere cattolici bisogna "accettare tutta la dottrina della Chiesa" è un'ovvia considerazione... e tuttavia, in riferimento alla FSSPX, non è ravvisabile alcuna circostanza storica, alcun atto o discorso in cui la Fraternità non abbia accettato tutta la (retta) Dottrina della Chiesa.
Con "bisogna essere aperti alla Tradizione vivente", che cosa intende dire? Che il Tradizionalismo si è fermato all'epoca pre-conciliare? Sostiene forse che l'interpretazione della Chiesa deve essere adattata all'evoluzione dei tempi, così è il progresso la chiave di lettura della nostra epoca e di quelle che verranno e non più la tradizione costante?
Riporto qui una mia riflessione tratta da questo articolo, che mi sembra perfettamente calzante :
Attualmente il problema non è solo ermeneutico, è molto più profondo, perché vede di fronte due concezioni diverse del magistero, frutto di una vera e propria rivoluzione copernicana, collegata con una nuova concezione di Chiesa nata dal concilio, che ha spostato il fulcro di ogni cosa dall’oggetto al soggetto.
- Il Magistero bimillenario della Chiesa poteva dirsi ‘vivente’ nel senso che trasmetteva secondo i bisogni di ogni generazione - ma curandone l'integrità nella sostanza: eodem sensu eademque sententia - il Depositum fidei della Tradizione Apostolica, fondamento oggettivo, dato per sempre, pur se sempre ulteriormente approfondito e chiarito nelle sue innumerevoli ricchezze;
- il magistero attuale si dice invece vivente, in senso storicistico, perché portatore dell'esperienza soggettiva della Chiesa di oggi (che sarà diversa da quella di domani) essendo sottoposta all'evoluzione determinata dalle variazioni contingenti legate alle diverse epoche.
Il ruolo del magistero – ha detto l’attuale Pontefice - è di assicurare la continuità di una esperienza, è lo strumento dello Spirito che alimenta la comunione « assicurando il collegamento fra l'esperienza della fede apostolica, vissuta nell'originaria comunità dei discepoli, e l'esperienza attuale del Cristo nella sua Chiesa ». E ancora: « ...Concludendo e riassumendo, possiamo dunque dire che la Tradizione non è trasmissione di cose o di parole, una collezione di cose morte. La Tradizione è il fiume vivo che ci collega alle origini, il fiume vivo nel quale sempre le origini sono presenti ».(1) Il problema sta nel fatto che le cose o parole definite “collezione di cose morte”, nella vulgata modernista vengono riferite al “magistero perenne” che sarebbe diventato “cosa morta” da sostituire col magistero “vivente”, identificato con quello attuale. In tal modo viene conferita al magistero una prerogativa che non gli è propria: quella di essere sempre riferito al “presente”, con tutta la mutevolezza e precarietà propria del divenire, mentre la sua peculiarità è quella di essere, nel contempo, passato e presente, trasmettendo una Verità rivelata che, pur inverata nell’oggi di ogni generazione, appartiene all’eternità. Altrimenti cosa trasmette la Chiesa a questa generazione e a quelle future: solo un’esperienza soggettiva? Mentre le è proprio esercitare una funzione sempre in vigore, il cui atto è definito attraverso l'oggetto, ovvero attraverso le verità rivelate e tramandate.
Insomma è cambiato il cardine su cui si fonda la Fede, spostato dall'oggetto-Rivelazione al soggetto-Chiesa/Popolo-di-Dio pellegrina nel tempo e di fatto trasferito dall'ordine della conoscenza a quello dell'esperienza. È il frutto della dislocazione della Santissima Trinità, come illustra 'sapientemente' Romano Amerio: « Alla base del presente smarrimento vi è un attacco alla potenza conoscitiva dell’uomo, e questo attacco rimanda ultimamente alla costituzione metafisica dell’ente e ultimissimamente alla costituzione metafisica dell’Ente primo, cioè alla divina Monotriade. [...] Come nella divina Monotriade l’amore procede dal Verbo, così nell’anima umana il vissuto dal pensato. Se si nega la precessione del pensato al vissuto, della verità alla volontà, si tenta una dislocazione della Monotriade ». Intuibile il sovvertimento della realtà che ne deriva.(2)
Il problema della continuità vista "nell'unico soggetto-Chiesa" e non nell'oggetto-Rivelazione inverato dalla Chiesa di ogni tempo è presente anche nel discorso del 22 dicembre 2005. Occorre portare l'eternità in ogni presente della storia e non sottrarre la storia all'oggettiva feconda pregnanza della Verità eterna, che è da sempre e per sempre e non si evolve, ma ci è data perché siamo noi a doverci evolvere... E quindi continua - apparentemente senza esiti (finora) - il dialogo tra sordi, che usano griglie di lettura della realtà diverse, perché il concilio ha cambiato anche i parametri di approccio alla realtà. E capita di parlare della stessa cosa alla quale tuttavia si danno significati diversi. Lo dimostra l'uso disinvolto della espressione "implicazioni dogmatiche" da parte del neo Prefetto della CDF. Tra l'altro la caratteristica principale di costoro è che sono abituati a sparare apoditticamente le loro affermazioni, senza mai prendersi la briga di dimostrarle! Ma non ne hanno neppure bisogno, perché il nuovo approccio e il nuovo linguaggio hanno sovvertito tutto ab origine...
(Maria Guarini, La chiesa e la sua continuità. Ermeneutica e istanza dogmatica dopo il Vaticano II, Ed. DEUI, 2012 - Estratto dal punto 3. Cap.4)
___________________________Il problema della continuità vista "nell'unico soggetto-Chiesa" e non nell'oggetto-Rivelazione inverato dalla Chiesa di ogni tempo è presente anche nel discorso del 22 dicembre 2005. Occorre portare l'eternità in ogni presente della storia e non sottrarre la storia all'oggettiva feconda pregnanza della Verità eterna, che è da sempre e per sempre e non si evolve, ma ci è data perché siamo noi a doverci evolvere... E quindi continua - apparentemente senza esiti (finora) - il dialogo tra sordi, che usano griglie di lettura della realtà diverse, perché il concilio ha cambiato anche i parametri di approccio alla realtà. E capita di parlare della stessa cosa alla quale tuttavia si danno significati diversi. Lo dimostra l'uso disinvolto della espressione "implicazioni dogmatiche" da parte del neo Prefetto della CDF. Tra l'altro la caratteristica principale di costoro è che sono abituati a sparare apoditticamente le loro affermazioni, senza mai prendersi la briga di dimostrarle! Ma non ne hanno neppure bisogno, perché il nuovo approccio e il nuovo linguaggio hanno sovvertito tutto ab origine...
(Maria Guarini, La chiesa e la sua continuità. Ermeneutica e istanza dogmatica dopo il Vaticano II, Ed. DEUI, 2012 - Estratto dal punto 3. Cap.4)
1. Benedetto XVI, La comunione nel tempo: la Tradizione, Catechesi del 26 aprile 2006
2. Romano Amerio, Iota unum. Studio delle variazioni della Chiesa cattolica nel secolo XX, Lindau 2009, pag.315
in poche parole il nuovo prefetto della CDF evidenzia molto bene il fondo modernista della sua teologia.
RispondiEliminaEgli nfatti dice che "ogni epoca è anche direttamente collegata con Dio". Cosa vuol dire? La Rivelazione non è finita? Cosa può apportare di più e di nuovo tale "collegamento diretto con Dio"? Nulla. Dio non ha nulla di più da dire di quello che già ha detto nella Rivelazione che è terminata con l'ultimo Apostolo. Però siccome i modernisti non possono certo andare a dire che vogliono immettere nuovi elementi di fede (o modificare, snaturandoli, quelli già presenti nella Rivelazione) ecco che devono indicare in Dio la fonte delle loro idee. Per questo motivo ci si appella a questo "collegamento" diretto con Dio che avrebbe ogni epoca.
Questo novello prefetto dice pure che "ogni epoca ha le sue sfide". E cosa c'entra con la teologia e con la Dottrina? E' Dio che "sfida" l'uomo, non il contrario! E' l'uomo che deve raccogliere tale "sfida" divina, accettando la Rivelazione.Mica è Dio che deve inseguire ogni uomo e ogni epoca! Il prelato prosegue dicendo che "non si può spiegare un periodo storico secondo il modello classico, ma camminiamo da un vertice all'altro". A parte il fatto che non ho capito cosa vuol dire camminare da un vertice all'altro, ma la Dottrina e la Chiesa ha come compito quello di "spiegare un periodo storico"? NLa Chiesa non deve spiegare la Rivelazione ad ogni epoca storica? L'antropologia ha preso il posto della teologia.
Quest'uomo è impregnato di modernismo fino ai capelli.
Vade retro.
ANTONELLO
Si salvi chi può (anche i calvi) ha detto...
RispondiEliminaPREMESSO che, oramai, NON SONO PIù certo delle Fede cattolica di NESSUNO, mi comporto verso i preti (TUTTI I PRETI, ANCHE QUELLI DEGLI ISTITUTI Tradizionalisti, quelle poche volte ho la grazia di averli a portata di mano) così come la Chiesa diceva di comportarsi, nelle situazioni di pericolo, con i preti non cattolici. Io chiedo la grazia di poter continuare a vivere da cattolico, ALMENO TRA Le MURA DI CASA.
I mezzi NORMALI di Santificazione, (Sacramenti, Sacramentali, insegnamenti di morale, etc.) FIN CHE è POSSIBILE, tornando all'inizio, cerco di prenderli la dove sono e dove posso prenderli, fatte salve alcune riserve. In primo luogo, quando ho necessità di confessarmi (ahimè, purtroppo spesso, la mia coscienza morale, mi permette di vedere il male, ma fino ad ora non è abbastanza forte da farmene stare lontano a molto lungo. PREGATE PER ME) e non c'è un prete tradizionalista a disposizione, mi rivolgo a vecchi monaci "conciliari", comunque che abbiano ricevuto il sacerdozio prima degli anni '70. Quando ho occasione di poter andare a Messa, molto meno spesso di quello che vorrei, non guardo le posizioni teologiche del prete. Non ho scrupoli, nè verso i biritualisti, nè verso gli "Una Cum" o i non "Una Cum". Quando non sarà più possibile, vedrò di vivere come i fedeli coreani e giapponesi del tempo della persecuzione. Rosario, preghiere e formazione culturale, tale da poter, io o qualcuno che ha avuto a che fare con me, essere utile a chi vorrà ricostruire. PIù il tempo passa, più le possibilità di poterne uscire in modo indolore diminuscono. Non dimentichiamo che, una anima mistica francese profetizzò, dopo il Concilio, che, sarebbe sparita la Messa. Poi, per un certo tempo tempo, avrebbe conosciuto, per un breve periodo, un po' di relativo "ritorno". QUINDI SARà NUOVAMENTE, sarà BANDITA (Quanto meno de facto). Tale nuovo bando, precederà di poco il compiersi di eventi eccezionali, NON ULTIMA, una nuova rovinosa , Guerra mondiale. C'è da crederci? Non so e non mi impegno, ma ribalto la domanda: Non vi sembrano possibilità sensate?
05 luglio 2012 10:25
Il secondo commento l'ho già letto da qualche parte.
RispondiEliminaIn modo contorto ed equivoco forse il neo custode della Fede vuol dire che la Fede, e quindi la Chiesa, in ogni epoca deve affrontare le sfide del mondo, ingaggiare una lotta diversa nelle modalità per penetrare nel mondo più profondamente vincendo le culture che ad essa si oppongono. E quindi si deve analizzare la civiltà periodo per periodo per meglio agire.
RispondiEliminaQuel "da un vertice all'altro" è oscuro: forse vuol dire che le sfide son come vette di montagne e bisogna esser bravi alpinisti della fede. Mah!
Quel "da un vertice all'altro" è oscuro: forse vuol dire che le sfide son come vette di montagne e bisogna esser bravi alpinisti della fede. Mah!
RispondiEliminaSì, Dante, è oscuro e bisognerebbe risalire all'originale tedesco che sembrerebbe sempre da un picco (Gipfel) al prossimo picco...
Il discorso, nel suo insieme, ha tutta l'aria di essere storicistico.
è impregnato di modernismo fino ai capelli.
RispondiEliminaVade retro.
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bravo, concordo: vade retro !
Senonchè il Papa gli ha detto:
"Vieni avanti!"
anzi: "Sali in cattedra, ti promuovo sommo capo della Custodia della Dottrina della Fede [qualunque sia il tuo pensare più o meno conforme alla Dottrina perenne, più o meno ereticante, non importa]"
Dunque saremo noi pecore docili e inermi, ad "andare retro", anzi a piegare la testa, dicendo "sì sì" viva il nuovo Prefetto che ci spiegherà la dottrina conciliare che illumina la Fede cattolica (che ovviamente prima, per 19 secoli, era oscura e oscurantista).
Viva il progresso della Fede e la Verità che si evolve: essa è figlia del tempo (Xronos che la genera e divora) e dei tempi !...il Signore è buono e capirà le SFIDE dei nostri tempi, che Lui non aveva parole sufficienti per spiegare, vero ?.....ora siamo EVOLUTI, noi del 3. millennio, e dobbiamo obbedire all'imperator concilio. Lui -Gesù Cristo- si faccia da parte (o dietro le quinte se preferisce): sappiamo noi come re-interpretare il suo Vangelo "alla luce dei tempi nuovi".
Iniziamo ad osannare l'imperatore, con l'incenso della falsa obbedienza, in attesa dei fratelli della FSSPX, che DOVRANNO fare altrettanto, perchè -dice mons. Muller- dovranno fidarsi del Papa, che indica il concilio come testo sacro irrinunciabile per la Fede cattolica, quindi fidarci di tutto ciò (?) che insegna il concilio e la tradizione conciliare, da esso generata....
(Tradizione, Dottrina cattolica di 1930 anni, andate "retro" ! scomparite nelle catacombe, beato chi potrà ritrovarvi. Ordini superiori del Concilium Maximum che RE-INTERPRETA la Tradizione alla propria "luce"....)
Viva il progresso, e "ciò che è nuovo è sempre migliore".
Insomma, la tradizione vivente significa che la fede va sempre "riformattata" ad ogni epoca?
RispondiEliminaMic, nella tua "ndT" scrivi:
RispondiElimina[Il senso sembrerebbe essere: ci avviciniamo alla verità per passi successivi. Come se, invece, già non la possedessimo tutta intera e solo da approfondire! Il passo è oscuro. In ogni caso nessun tradizionalista ritiene la tradizione ferma al 1950 o al pre-concilio - ndT]
bè attenzione, è vero che la Chiesa possiede la Verità tutta intera, o meglio, è la Verità (essendo Cristo) che possiede la Chiesa ^__^ tuttavia sai meglio di me che noi, le membra, coloro che saranno membra "domani" non la conosciamo ancora pienamente, non la possediamo nella sua integrità, ma che avanziamo per scoprirla...
Ti faccio l'esempio classico del dogma sulla Santissima Trinità, sai bene che il termine non esiste nella Bibbia, ma non per questo Essa non esisteva ;-) esso fu coniato da Tertulliano, la Chiesa possedeva la verità tutta intera della e sulla Santa Trinità, ma ci vollero tre secoli per farne un dogma ^__^
Idem per la Teothokos, per la Sua Assunzione al Cielo, per la Sua Immacolatezza...
Io credo e sono convinta che in quel passo Muller intendesse dire questo parlando della Tradizione viva che avanza, e ciò mi sembra corretto... ^__^
o credo e sono convinta che in quel passo Muller intendesse dire questo parlando della Tradizione viva che avanza, e ciò mi sembra corretto... ^__^
RispondiEliminaSe il senso è questo è evidentemente corretto.
Ma fa però pensare che, in risposta ad una domanda riferita alla Fraternità, Muller parli di una tradizione ferma al 1950, esprimendo il solito pregiudizio di una tradizione cristallizzata e conosciamo il senso che anche il Papa dà al termine "vivente": Ronheimer, nel parlare della continuità nella riforma, docet... cita il discorso del Papa del 22 dicembre 2005.
Benedetto XVI parla dell'“ermeneutica della riforma”, del rinnovamento nella continuità dell'unico soggetto-Chiesa.
Come dicevo nella riflessione, la continuità è vista nel soggetto Chiesa e non nell'oggetto Rivelazione, da approfondire e scoprire sempre ulteriormente come tu giustamente hai ricordato.
Inserisco questo commento, inviatomi via mail dal Prof. Bernard Dumont, il Direttore di Cathlolica
RispondiElimina... ho letto il Suo "post" sulle dichiarazioni del nuovo capo della CDF. E inevitabilmente faccio la relazione con ciò che aveva spiegato il predecessore e che io avevo analizzato sul articolo che Lei ha tradotto e messo anche sul blog: ...... "Bisognava imparare a riconoscere che, in tali decisioni, solo i principi esprimono l’aspetto durevole […] invece le forme concrete non sono così permanenti […]». Dal punto di vista metodologico si tratta dunque di una innovazione consistente non soltanto nel distinguere, come sempre in precedenza, principi e applicazioni prudenziali, ma in più nello scindere gli enunciati dottrinali essi stessi in principi « di fondo », intangibili, e forme concrete, delle quali rimane da comprendere la portata esatta. Notiamo che la terminologia usata è prettamente giuridica, dato indubbiamente non fortuito. Sembra che si possa comprendere, per analogia, la ripartizione qui operata come un atto amministrativo o legislativo di declassamento: essendo in contraddizione con una situazione nuova, una parte della dottrina anteriormente esposta è considerata come ormai non operante o contro-producente e si vede dunque declassata, passando dal rango dei principi a quello delle forme o formulazioni legate ad una data epoca."......
Decisamente la "tradizione vivente" ha pervaso gli ambienti ancora dirigenti della Chiesa. In un certo senso questo nuovo personaggio potrebbe aiutarci a chiarificare questo fondamentale e pendente problema di metodo. E anche aiutare a centrare l'interesse di tutti sulle questioni fondamentali piuttosto che su fenomeni derivati.
Bisognava imparare a riconoscere che, in tali decisioni, solo i principi esprimono l’aspetto durevole […] invece le forme concrete non sono così permanenti […]».
RispondiEliminaQuesta riflessione ci riporta di nuovo al saggio di Rhonheimer.
L'esame di Rhonheimer parte dall'assunto che, nel suo discorso del 22 dicembre 2005, «Papa Benedetto XVI non ha affatto opposto l'ermeneutica erronea della discontinuità a una “ermeneutica della continuità”. Ha spiegato piuttosto che all'”ermeneutica della discontinuità si oppone l'ermeneutica della riforma”. E qual è “la natura della vera riforma”? Essa consiste, spiega il papa, “in questo insieme di continuità e discontinuità a livelli diversi”».
Il discorso muove dalla presa d'atto di alcuni cambiamenti semantici di espressioni come “libertà di coscienza” insieme ai mutamenti radicali intervenuti nell'assetto geopolitico e del diritto, per effetto dell'affermarsi di Stati costituzionali con la scomparsa dello “Stato cattolico” come braccio secolare della Chiesa e soprattutto con la fine del potere temporale e della conseguente nullificazione dell'autorità del Diritto Canonico nelle legislazioni nazionali. Cambiano radicalmente gli scenari e si sostiene che non cambiano i principi ma muta solo ciò che le situazioni contingenti inducono a ‘riformare’: il termine ‘riforma’, anzi “ermeneutica della riforma”, per connotare alcuni elementi di innegata ed innegabile ‘discontinuità’, è esplicitamente sottolineato nel discorso citato del Santo Padre.
Il problema nasce quando, in mezzo alle vicende storiche ed ai mutamenti che esse innescano nella società, la Chiesa, anziché procedere sui binari che la tengono ben salda nella verità, cambia direzione lasciandosi penetrare dalle logiche mondane. E allora occorre verificare se davvero si distinguono i condizionamenti teologici e storici dai principi che non possono essere disattesi e se davvero «la dottrina del Vaticano II sulla libertà religiosa non implica alcun riorientamento del dogma, ma piuttosto un riorientamento della dottrina sociale della Chiesa e, più precisamente, una correzione del suo insegnamento sulla funzione e i doveri dello stato»; per cui si sarebbe verificato «piuttosto un riorientamento della dottrina sociale della Chiesa e, più precisamente, una correzione del suo insegnamento sulla funzione e i doveri dello stato».
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RispondiEliminaIl problema è anche che questa asserita riforma nella continuità arriva a gabellare la testimonianza dei Martiri per una rivendicazione di libertà – stando alle asserzioni di Rhonheimer che riprende il discorso di Benedetto XVI del 2005 – col pretesto che allora non esisteva lo stesso concetto di libertà di coscienza di oggi. «È precisamente in rapporto a questo insegnamento dei papi del XIX secolo che si trova il punto di discontinuità, sebbene si manifesti nello stesso tempo una continuità più profonda ed essenziale, come spiega Benedetto XVI nel suo discorso: “Il Concilio Vaticano II, riconoscendo e facendo suo con il decreto sulla libertà religiosa un principio essenziale dello stato moderno, ha ripreso nuovamente il patrimonio più profondo della Chiesa”. Questo principio essenziale dello stato moderno e nello stesso tempo la riscoperta di questo patrimonio profondo della Chiesa costituiscono, secondo Benedetto XVI, il chiaro rigetto di una religione di stato: "I martiri della Chiesa primitiva sono morti per la loro fede in quel Dio che si era rivelato in Gesù Cristo, e proprio così sono morti anche per la libertà di coscienza e per la libertà di professione della propria fede”».
Ma la testimonianza dei Martiri non è altro che la confessione della loro Fede in Cristo Signore per la quale hanno dato la vita. Essi seguivano e non rinnegavano una Persona, non un ideale libertario di cui si può rischiare di fare un assoluto. Di assoluto c'è solo Dio. Ed è Cristo-Dio che i martiri cristiani hanno testimoniato con la vita, non la loro libertà di religione... Inoltre a me sembra estremamente pericoloso questo rovesciamento di fronte che induce ad interpretare gli eventi del passato con le categorie odierne. Non vorrei fosse un effetto della “tradizione vivente in senso storicistico”, centrata sul presente e le sue contingenze e che non solo oltrepassa il passato senza tener conto dell’eodem sensu eademque sentenzia; ma, addirittura, anziché interpretare il presente alla luce del dogma rivelato, reinterpreta anche il Magistero perenne alla luce di quello transeunte e trasferisce la sua contingenza al Dogma svuotandolo di tutta la sua pregnante e feconda vitalità che è la stessa in tutte le epoche.
Del resto l'affermata esclusione di riorientamenti del dogma non appare più così limpida e inattaccabile nel dover constatare, ad esempio, che dopo Assisi il Vaticano II è diventato – praticamente se non teoricamente, per effetto della solita ‘pastorale’ – la porta aperta ad ogni manifestazione di religiosità, anche se irriducibilmente lontana dalla religione rivelata e dal patrimonio delle sue verità.
Trovo molto interessante questa notazione del Prof. Dumont:
RispondiEliminaNotiamo che la terminologia usata è prettamente giuridica, dato indubbiamente non fortuito. Sembra che si possa comprendere, per analogia, la ripartizione qui operata come un atto amministrativo o legislativo di declassamento: essendo in contraddizione con una situazione nuova, una parte della dottrina anteriormente esposta è considerata come ormai non operante o contro-producente e si vede dunque declassata, passando dal rango dei principi a quello delle forme o formulazioni legate ad una data epoca."......
E fa il paio con questa mia conclusione:
Non vorrei fosse un effetto della “tradizione vivente in senso storicistico”, centrata sul presente e le sue contingenze e che non solo oltrepassa il passato senza tener conto dell’eodem sensu eademque sentenzia; ma, addirittura, anziché interpretare il presente alla luce del dogma rivelato, reinterpreta anche il Magistero perenne alla luce di quello transeunte e trasferisce la sua contingenza al Dogma svuotandolo di tutta la sua pregnante e feconda vitalità che è la stessa in tutte le epoche
Se così è. Aiutatemi a capirlo. Altro che rivoluzione copernicana o mutazione genetica!
L'impressione che ricavo da quel che ho letto e vi ringrazio è che nella "tradizione vivente" la verità diventa qualcosa di alterato da un uomo imperfetto piuttosto che qualcosa di conferito da un Dio perfetto. Ma questo non è che soggettivismo e sostituisce il culto di Dio con il culto dell'uomo. L'uomo si fa Dio dal momento che il suo atto di comprensione altera il dono divino della Verità.
RispondiEliminaLa visione tradizionale è che Dio ci conduce alla Sua verità, non alla nostra...
Molto interessante il contributo del Prof. Bernard Dumont. Sì, il nocciolo del discorso ruoterà tutto sul "neo-concetto" di Tradizione vivente. Se non coniato presumibilmente dallo stesso Ratzinger, da lui certamente approvato. Concetto assolutamente indigesto a S.E. Mons. Lefebvre, perchè puntato contro dopo l'Ordinazione dei 4 Vescovi, e utilizzato per umiliarlo e azzittirlo, così come del resto è utilizzato anche contro di noi diciamo 5a colonna del tradizionalismo cattolico intra muros.
RispondiEliminaVerrà ribadito questo concetto nel preambolo? verrà spiegato magari non in senso storicista? ma in senso direi assolutamente storicista fu fatto per Lefebvre. Faranno finta di niente? In curia questo ritornello è molto amato. Non vorrei che poi, non specificando bene cosa un cattolico intende con questo termine, i nostri nemici lo utilizzassero di nuovo per azzittirci.
dal web sale stamattina un gemito d'angoscia, il grido di una pecora, dal gregge oppresso, senza più voce, e scandalizzato da questa falsa chiesa dell'oscurità e dell'eresia promossa via via, senza sosta, come nuova dottrina di fede:
RispondiEliminaVoglio rimanere cattolico!!!
Credo che dopo il maremoto del CVII, che ha causato:
perdita di fede,di vocazioni, diminuzione dei cattolici nel mondo, confusione dottrinale, liturgie che non hanno più al centro il Sacrificio consumato sul Calvario ma soltanto meeting umani, decadenza morale, distruzione o scempio degli edifici di culto, decadenza dal punto di vista musicale ed artistico. Chiese dove invece di pregare si svolgono show culturalmente poco validi...
Scandali di tutti i tipi e corruzione....
Caro Santo Padre se questa è per lei la nuova chiesa cattolica,do le dimissioni....
si tenga e si coccoli tutti gli eretici mondiali e continui a far dispetti alla FSSPX, a chiedere loro preamboli assurdi ed ad ingannarli volendo un rientro per distruggerela Tradizione.
Io resto cattolico anche senza l'ubi Petrus..... mi basta l'ubi Christus , mio Re e mio Signore e in coscienza mi atterrò soltanto agli insegnamenti dottrinali precedenti all'ultimo concilio.
Ci tengo alla mia anima, lei evidentemente no e non tiene neppure a quelle che le sono state affidate.
Ubi Christus, ibi ecclesia.
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io lo sottoscrivo, nel senso che gli eretici NON POSSONO essere in comunione con Cristo: nè PUO' esserlo chi è CONNIVENTE con gli eretici.
O volete dimostrarmi il contrario ?
ma il Papa, terrà mai conto dei gemiti del gregge confuso , scandalizzato e gettato in preda alla "guida" di lupi eretici, che quotidianamente vengono da loro condotte al macello della Fede?
penso proprio di no, visto che la direzione intrapresa è sempre più a favore dei lupi, con connivenza tacita o aperto sostegno, PROMOZIONI ad alte cariche di guida! anzichè tesa alla TUTELA costante, provvida e attenta, prudente contro i lupi, di pecore e agnelli.
Non era questo che vediamo inorriditi, l'incarico che Cristo affidò a Pietro: PASCI le mie pecore.
Qui ormai le pecore vengono disperse, accecate da cento atti e discorsi confusionari e inconciliabili con la Verità eterna e la Dottrina perenne -il SENTIERO RETTO del Divino Pastore- e oppresse se osano chiedere lumi e aiuto, zittite, costrette a seguire sentieri velenosi, popolati di serpi eretiche.
Dittemi voi che Chiesa è questa, con la quale la FSSPX e tutti NOI semplici e ignari che vogliamo rimanere cattolici, dovremmo "restare in comunione"!
dica don Camillo, dica don Gianluigi, dica Dante:
noi tutti che desieriamo aderire solo a Cristo, al Pietro DI SEMPRE e alla Dottrina perenne, dobbiamo ESSERE IN COMUNIONE obbligatoria CON MULLER e tutti gli eretici che infestano la Chiesa onnivora-indifferentista, approvati dal Papa ? e che la fanno da padroni e maestri, ben decisi, dopo aver accecato se stessi, ad accecare e traviare dalla vera Fede tutti noi ?
"Quest'uomo è impregnato di modernismo fino ai capelli.
RispondiEliminaVade retro."
Niente da aggiungere se non che non capisco l'attitudine di coloro che cercano la buona interpretazione usando ancora i vari "forse qui ha voluto dire..." spero che qui abbia detto..."
Questa gente va costretta a esprimersi col sisinono, corrergli a dietro equivale a perdersi per poi perdere la battaglia...
Senza Pietro non c'è la Chiesa e se non si è in comunione con Pietro non si può essere in comunione con Cristo.
RispondiEliminaLe nomine pontificie non sono atti di Magistero. Assolutizzare in continuazione l'eresia e l'apostasia nella Chiesa è un errore ecclesiologico gravissimo.
Non conosco testi di Benedetto XVI obbliganti infetti di eresia e apostasia. Ecco, Pietro non sbaglia, e Simone è un apostolo che può errare senza compromettere l'autorità di Pietro e la sua funzione.
Ribadisco: leggetevi le catechesi del Papa e vi troverete tanto Pietro. E tanta sana dottrina.
A questo Pietro io professo la mia comunione.
gli eretici che infestano la Chiesa onnivora-indifferentista, approvati dal Papa ? e che la fanno da padroni e maestri, ben decisi, dopo aver accecato se stessi, ad accecare e traviare dalla vera Fede tutti noi ?
RispondiEliminaLa chiesa-onnivora e indifferentista può esistere proprio in base al principio dell'"inclusivismo" in base al quale "tutto è orientato a Cristo qualunque sia la purificazione di cui ha bisogno"; ma non si tiene conto che incorporare gli errori ne consente non solo l'espandersi, ma anche lasciarli dispiegare tutti i loro nefasti inquinamenti...
Vi rientra l'affermazione di Muller alla KNA: "la Chiesa è una casa con molte stanze"...
E però noi sappiano che non praevalebunt! Custodiamo testimoniamo e preghiamo...
Ribadisco: leggetevi le catechesi del Papa e vi troverete tanto Pietro. E tanta sana dottrina.
RispondiEliminaA questo Pietro io professo la mia comunione.
solo su questo possiamo basarci e, senza stornare l'attenzione dal resto, andare avanti confidando nel Signore che salva sempre la Sua Chiesa e lo fa anche adesso!
"A questo Pietro io professo la mia comunione."
RispondiEliminaC'é o non c'é uno stato di necessità gigantesco??
no perché ... se é possibile chiudere un occhio su un papa che va a pregare in moschea, che dice che luterani = chiesa, che noi e ebrei adoriamo lo stesso Dio, che tollera una chiesa insegannte oggettivamente eretica ... solo perché "non dogmatizza niente di male e non sdogmatizza niente di bene" ...
il prof Pastorelli riconosce che le espressioni del neo prefetto sono contorte ed equivoche. Avrà ragione il professor Pastorelli, o avrà torto? .....Don Bux in una intervista cerca (secondo me senza riuscirci)di spiegare in chiave ortodossa le parole del neo prefetto. Siamo sempre punto e a capo. Per capire una frase bisogna ricorrere agli esegeti, a lunghe spiegazioni, a pagine e pagine di spiegazioni, come avviene coi documenti del Vaticano II che per poterli capire in maniera ortodossa bisogna leggersi una intera biblioteca. Ci siamo rotti di dover leggere altre decine di libri solo per capire un paio di frasi. Si Pastorelli ha ragione. il neo prefetto si esprime in modo contorto ed equivoco. Come da manuale del perfetto modernista............Antonello
RispondiEliminaQuesta è l'intervista su Vatican Insider, nella quale Bux si arrampica sugli specchi
RispondiEliminahttp://vaticaninsider.lastampa.it/homepage/vaticano/dettaglio-articolo/articolo/lefebvriani-bux-mueller-vaticano-16564/
A proposito di Bux che dice:
RispondiElimina"Sant’Agostino ha difeso contro i donatisti, la verità che il battesimo è un vincolo indistruttibile, che non abolisce la fraternità tra i cristiani, anche quando sono scismatici o eretici."
Dimentica di aggiungere che, se il legame del battesimo è indistruttibile, non significa che nessun battezzato va all'inferno.
Infatti sant'Agostino, contro il "Ciò che ci unisce è più grande di ciò che ci divide" diceva :
“In molti punti, gli eretici sono con me, in qualche altro no; ma a causa di questi pochi punti in cui si separano da me, non serve loro a nulla di essere con me in tutto il resto”
( S. Agostino., In Psal. 54, n. 19; PL 36, 641).
Ribadisco: leggetevi le catechesi del Papa e vi troverete tanto Pietro. E tanta sana dottrina.
RispondiEliminaA questo Pietro io professo la mia comunione.
Solo su questo possiamo basarci e, senza stornare l'attenzione dal resto, andare avanti confidando nel Signore che salva sempre la Sua Chiesa e lo fa anche adesso!
Sottoscrivendo Dante e Mic, aggiungo che in questo momento storico per il mondo e per la Chiesa dobbiamo assolutamente pena il cadere nella bestemmia e nella disperazione eterna, avere uno sguardo sovrannaturale! Dio c'è, Gesù è vivo, così come la sua Santissima Madre, tutto è sotto la loro tutela, se pensassimo il contrario saremmo degli eretici (proprio noi!). Basta il piangerci addosso, basta invocare delle profezie, tra l'altro scegliendone pezzi che a noi ci aggradano, e andiamo avanti. La nostra generazione ha questo privilegio: vivere la Passio Ecclesiae! nostro compito è consolare il Signore sfigurato nelle sue membra, e Mons. Fellay credo l'abbia ben compreso. Dobbiamo pregare, fare penitenza, e combattere denunciando quando è opportuno ma tenendo sempre conto che il dovere della prudenza è di evitare gli scandali, anche per evitare di finire di fare dei danni dicendo la verità.
il dovere della prudenza è di evitare gli scandali
RispondiEliminae il dovere della guistizia (e della carità suprema) è di condannare gli scandali...
Ribadendo il dovere alla prudenza colgo l'esempio per Bux. Visto che si pone a paladino delle tradizionalismo, avrebbe fatto più bella figura a defilarsi. Prima dice che non bisogna fare le pulci a frasi decontestualizzate, e poi delle stesse, fa una esegesi pro domo sua (non certo pro dono nostra), che fan sorridere.
RispondiEliminaMuller, ha detto semplicemente delle frasi infelici, che potrebbero uscire magari tavola in pizzeria mentre si beve il 5o boccale di birra.
Dopotutto don Nicola Bux é quello che ha partecipato negli ultimi anni alla stesura del calendario ebraico-islamico-cristiano (pubblicato dall’ENEC, che ha una rivista diretta da Franco Cardini…) con le preghiere e i tempi forti dell'anno delle tre religioni monoteiste...
RispondiEliminahttp://www.modugno.it/archivio/2006/01/presentato_il_c.php
http://www.enec.it/calendario2011/presentazioni.htm
Don Bux è colui che da tempo auspica un'enciclica sulla liturgia. E lo fa sapendo che quest'enciclica è in gestazione, così potrà dire che vi ha influito lui.
RispondiEliminaMuller ormai è suo superiore alla CDF di cui è consultore. Ha detto abbastanza, non credo che dirà di più. Se poi aspira alle sacre infule...
Nè tu né Dante né Mic né io né altri tra noi possiamo evitare gli scandali al vertice della Chiesa.
RispondiEliminaMa non mi sembra che in questo blog gli scandali non vengano condannati. Pensare questo è troppo ingeneroso.
Dobbiamo pregare, fare penitenza, e combattere denunciando quando è opportuno ma tenendo sempre conto che il dovere della prudenza è di evitare gli scandali, anche per evitare di finire di fare dei danni dicendo la verità.
RispondiEliminaVorrei esplicitare meglio il mio pensiero.
Per evitare gli scandali intendo la prudenza del parlare a cristiani semplici. Mio dovere è dire la verità, sì, è la più alta carità, sì, sì! Ma se questo danneggia un'anima semplice che non conosce tutta la crisi nelle sue sfaccettature, ho fatto bene o ho fatto male? Mi ricordo di aver espresso legittimi dubbi sull'ultimo libro del Papa, in un contesto di catechesi, ma alla fine un'anima, mia penitente, mi ha detto, certo a mo' di battuta, ma mi ha detto "non c'è da fidarsi proprio di nessuno". Ebbene nonostante che quest'anima abbia ben compreso il tutto, si è scandalizzata (diciamo che ha aperto gli occhi) ed è caduta in questa semplice conclusione che è oggettivamente dannosa.
Il tutto è avvenuto in un contesto di fedeli già abituati al don Camillo che conoscete, ma delle volte mi viene in mente se un povero fedele semplice avesse sentito di queste cose così ex abrupto, come avrei potuto ri-dargli fiducia in Dio, nella Chiesa, nei preti e nel Papa?
cioé abbiamo delle guardie che fanno i ladri e per evitare che la gente perda fiducia nella Polizia tacciamo le loro gesta dipingendole come modelli o perlomeno come normali agenti?
RispondiEliminanon si sbaglai mai a dire la verità...
ma mi ha detto "non c'è da fidarsi proprio di nessuno". Ebbene nonostante che quest'anima abbia ben compreso il tutto, si è scandalizzata (diciamo che ha aperto gli occhi) ed è caduta in questa semplice conclusione che è oggettivamente dannosa.
RispondiEliminaMA è forse falsa? Ciò che ho scritto nel secon do intevento, ovvero si salvi chi può, non lo reputa sensato?
scusi, don Camillo,
RispondiEliminase quella persona ha aperto gli occhi sulla REALTA' dei fatti, lei questo lo reputa un danno ?
e vorrebbe accusare la povera pecora di fare danno, LEI, che OSSERVA IL DANNO e lo chiama col suo nome - CONFUSIONE -, invece di COLUI che è autore del danno, cioè della CONFUSIONE ?
dobbiamo, secondo don Camillo, dire a TUTTI:
"State zitti, zitti.....
l'aereo sta precipitando...va be'....NON FA NIENTE, godetevi il cielo e il paesaggio che si vede dal finestrino, NON GUARDATE GIU' non dite che ve ne siete accorti, se no seminate il panico tra gli altri passeggeri ! "
è questo che dobbiamo fare, noi passeggeri dell'aereo, per non fare DANNI ? far finta di non aver capito nè visto che il pilota ha perso il controllo ?
dobbiamo convincerci che è bene star zitti, perchè, ci dice don Camillo:
SE DITE che stiamo cadendo, cosa che E' VERA E REALE, voi farete danno !
scusi don Camillo, mi dica:A CHI facciamo danno dicendo la Verità ?
QUI ci troviamo nello stesso scandalo creato da Gesù davanti a Caifa, che si stracciò le vesti per il semplice fatto che Gesù aveva detto la PURA VERITA'.
Ci si scandalizza di chi, con SEMPLICITAì apre gli occhi, e senza tanti giri di parole dice la cosa COME E' REALMENTE, ossia:
"l'imperatore e nudo!"
e non ci si scandalizza di coloro che ripetono:
"Ooh, che bellezza...Che bei vestiti ha l'imperatore!", (ripetete questo per essere felici, per non fare danno e non suscitare sgomento, ripetete....)
fingendo tutti di non vedere che E' nudo.
questa semplice conclusione che è oggettivamente dannosa
RispondiEliminacaro don Camillo, quella amara constatazione della sua parrocchiana è una presa di coscienza della realtà, e corrisponde precisamente a quella frase della Bibbia : "Maledetto l'uomo che confida nell'uomo".
Solo di Dio possiamo fidarci, perchè Egli solo è Giusto e Fedele alle sue promesse.
Dio giura su se' stesso e mantiene le sue promesse (cfr. "il Signore ha giurato e non si pente...")
E' un principio di sapienza antica e sempre valida, non fidarsi ad occhi chiusi di nessuno.
Una volta ci si poteva fidare ciecamente dei papi perchè, come pastori del Gregge non ti portavano su strade pericolose e "alternative" o sperimental-innovative; essi erano saldamente, costantemente ancorati a Cristo-Verità, ma oggi non più.
Essi sono, seguendo l'ambivalenza conciliare, relativisti, bi-direzionali, "pendolari" tra Pietro e Simone.
E quando mai era accaduto questo in 2000 anni ?
e come si può spiegare ai piccoli agnelli di Cristo che il Papa PUO' oscillare tra Pietro e Simone, continuamente, come un pendolo, e che ciò gli sia LECITO e non porti alcun danno al gregge ?
come si può, secondo voi, anche nella vita normale, fidarsi di una persona che continuamente dice una cosa e poi ne dice o fa un'altra del tutto contrastante, come avesse due personalità ?
lei, don Camillo, si fiderebbe, dovendo fare una transazione o un PATTO qualsiasi con una persona di tale "forma mentis" bifacciale, o ondivaga che sia ?
si fiderebbe della sua parola, vedendo che NON è univoca e unidirezionale, nè CHIARA e definita ?
Mi sembra che don Camillo abbia ben compreso come certe critiche, certe analisi, certe perplessità sian da presentar nella forma, non solo linguistica, adeguata all'interlocutore. Questo non è nascondere la verità. La comunicazione pretende, direbbe il Guicciardini, distinzione e discrezione, sano discernimento.
RispondiElimina@ Mic
RispondiEliminaho molto apprezzato la sua riflessione e anche l'apporto e lo scambio del Dumont.
Le consiglierei di fare una sintesi delle intuizioni sue e del Dumont, chiedendone la pubblicazione e il confronto in qualche rivista teologica perchè altri studiosi possano dare il loro contributo nel senso auspicato anche dallo studioso francese:
"Decisamente la "tradizione vivente" ha pervaso gli ambienti ancora dirigenti della Chiesa. In un certo senso questo nuovo personaggio potrebbe aiutarci a chiarificare questo fondamentale e pendente problema di metodo. E anche aiutare a centrare l'interesse di tutti sulle questioni fondamentali piuttosto che su fenomeni derivati."
Non crede?
CENTRI DI INTERESSE....
RispondiEliminacentrare l'interesse di tutti sulle questioni fondamentali ...
ma certo;
però, giacchè la Chiesa non è un'elite di intellettuali o plurilaureati in teologia etc, bensì il Gregge del Signore (>Dominici Gregis), nel quale i Pastori-docenti (Papa e Vescovi), pascendo il Gregge come da Divino Mandato, dovrebbero parlar chiaro per tutti, facendosi capire a piccoli e grandi, colti e incolti, vogliamo dire -in parole semplici e chiare- quali sarebbero le "questioni fondamentali" su cui centrare l'interesse, mediante l'aiuto chiarificatore (?) di questo nuovo personaggio, che per la sua nomina dovrebbe essere un Pastore di somma responsabilità per la conduzione del Gregge ?
oppure è solo un intellettuale che può dire ciò che gli aggrada, dopo aver bevuto il 5° boccale di birra, (??...ho capito bene? questo sarebbe il modo di procedere alla docenza, alla quale "tutto è permesso" perchè tutto interpretabile?) come ritiene qualche sacerdote difensore, che minimizza le eresie al rango di "frasi infelici" ?
correggo la svista:
RispondiEliminaDominici Grex
(poco latino in memoria offuscata....)
vi consiglio di leggere l'art. pubblicato su unavox:
RispondiElimina(vedrete che non è troppo OT su questo thread, ma ripropone quesiti irrisolti e nodi che persistono, non sciolti, ma anzi aggravati con l'approssimarsi di mons. Fellay all'accettazione del cv2 "riletto tradizionalmente"....)
Uno sguardo alla dichiarazione dottrinale rinviata a Roma da Mons. Fellay il 15 aprile 2012
in cui, attraverso un'analisi puntuale su 3 enunciazioni principali contenute in quella dichiarazione, si pongono stringenti interrogativi sulla concordanza o discordanza tra il pensiero e le direttive di Lefebvre e quell'affermazione di principio secondo cui il cv2 va riletto "alla luce dell'intera Tradizione".
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"In questo tipo di documenti – si tratta di una dichiarazione dottrinale – ogni parola conta. Solo un’analisi lineare permette di affrontare in modo appropriato tale testo, che comporta tre grandi affermazioni. Le prime due enunciano dei principi generali, adattati ad un caso particolare nella terza.
L’intera Tradizione della fede cattolica dev’essere il criterio e la guida per la comprensione degli insegnamenti del Concilio Vaticano II.
Questa prima affermazione è chiaramente legata alla richiesta spesso ribadita da Mons. Lefebvre: che il Concilio venga letto alla luce della Tradizione.
[ed ecco, viene poi posto il primo grave interrogativo, che dovrebbe aprire gli occhi a tutti, come è stato per me, che non riesco proprio a vedere la continuità della linea di mons. Fellay con quella di Lefebvre]:
Queste due espressioni si equivalgono veramente?
(...)
Mons. Lefebvre non considerava ogni affermazione del Concilio Vaticano II come un “insegnamento” della Chiesa.
Di contro, la Dichiarazione in questione ammette come “insegnamenti” tutti gli enunciati del Vaticano II, lasciando semplicemente la preoccupazione per la «comprensione».
I termini usati non sono casuali. Dal momento che un insegnamento della Chiesa non può essere messo in dubbio, questi termini implicano l’accettazione globale delle affermazioni conciliari, lasciando da parte la scoperta del loro significato perché se ne abbia la giusta comprensione.
>>L’aggiunta della griglia di lettura: L’intera Tradizione della fede cattolica, non toglie nulla a questo riconoscimento, fondamentale per la Roma odierna e fondamentalmente nuova nella bocca dei rappresentanti ufficiali della Fraternità San Pio X: le affermazioni del Vaticano II, prese globalmente, sono “insegnamenti” della Chiesa.
[dunque: prima constatazione della DIS-cordanza con mons. Lefebvre, che anche OGGI, ferme restando quelle convinzioni e affermazioni di allora riguardo al cv2*, non avrebbe detto ciò che dice mons. Fellay]
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etc.
L'art. in questione mette in luce le gravi ragioni per diffidare dell'attuale posizione di mons. Fellay, che inclina verso l'accettazione del cv2 inteso come una serie di insegnamenti indiscutibili, dunque si intravede un'ACCETTAZIONE GLOBALE, al di là di ogni illusione offerta da Roma, in termini sibillini (come dice bene mons. De Galarreta) di "poter legittimamente discutere il concilio".
Non vedo allora come si possa ingannarsi così ingenuamente, dopo aver letto quella lucida analisi, con i confronti puntuali con le affermazioni di Lefebvre, tuttora validissime, chiarissime e determinanti per capire le reali intenzioni di Roma e il destino sia della FSSPX sia di tutta la Chiesa, che derivano dal cosiddetto "accordo pratico", a cui questa dichiarazione vuole preparare gli animi tradizionalisti, che implica l'accettazione di tutto il concilio, intendendo che esso possa essere facilmente visto come "conforme alla Tradizione" (infatti ha già detto che il 95% è accettabile...)
*a più riprese mons. Lefebvre aveva precisato l'importanza della seguente formula, circa la posizione che un fedele cattolico tradizionale deve tenere nei confronti del Cv2:
RispondiElimina"...che siano conservati gli enunciati conformi alla Tradizione, che siano interpretati alla luce di questa stessa Tradizione le formule ambigue e che siano tranquillamente rigettate le affermazioni ad essa contrarie."
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Si evince, dal confronto analitico operato con la dichiarazione del 15 aprile, che mons. Fellay è già pronto all'accettazione GLOBALE del concilio, quali che siano le distinzioni possibili tra insegnamenti dogmatici, tradizionali, accettabili o ambigui e rigettabili.
E' proprio a Fellay che non interessa più discutere, se aprite gli occhi sulle, pesate una ad una, come dice l'autore dell'art.: nel momento in cui la sua Dichiarazione
ammette come “insegnamenti” tutti gli enunciati del Vaticano II, lasciando semplicemente la preoccupazione per la comprensione».
Ovvero: la trappola per CONCILIARIZZARE la FSSPX - e tutti coloro che anelano a "respirare" la Tradizione soffocata (come me e voi)- se la sta preparando lui stesso, per sè ed altri sacerdoti e fedeli, il superiore della FSSPX.
Preghiamo la Madonna e lo Spirito Santo che Fellay si accorga dell'errore fatale insito nel suo "avvicinamento" che è un pronto aggiogamento, se però non è già irreversibilmente catturato nelle "spire" soffocanti dello "spiritodelconcilio", simile a un vero cobra che stritola l'anima e MODIFICA profondamente il cuore di chiunque si accosti con l'intenzione di "esaminarlo" e vagliarlo "alla luce della Tradizione".
Sarebbe come ripetere l'errore dei suonatori che rimasero suonati.
O anche quello di Eva, a cui il serpente disse:
"Guarda che bel frutto ! che male ti può fare? assaggialo...."; lei pensava di dialogare, discutere con il suadente dialogante, circa la bontà del frutto, dopo che aveva ricevuto chiare e Autorevoli istruzioni sulla sua pericolosità.
Credette alla bontà del dialogo, forse per "trovare un accordo" tra il comando ricevuto e un'eventuale esperienza con cui scoprire ..."di meglio": cose nuove e MIGLIORI di quelle già note e sicure (come ha insegnato a noi la rivoluzione culturale del '68 e poco prima, a monte di essa, la "nuova pentecoste conciliare" decantata da Suenens &co, sulla scia delle mitiche svolte umanistiche promosse dai papi G23mo e Paolo VI, che ci promettevano l'"età dell'oro" per la Chiesa e per il mondo, attraverso questo concilio innovatore)!
Il cerchio della storia della salvezza torna sempre alle origini: lì è la spiegazione di tutto ciò che viviamo, la premonizione costante sul suo svolgimento e compimento.
(Vigilare e pregare per non cadere in tentazione).
affermazioni di Lefebvre, tuttora validissime, chiarissime e determinanti per capire le reali intenzioni di Roma e il destino sia della FSSPX sia di tutta la Chiesa,
RispondiEliminail destino della Chiesa non è nelle dichiarazioni di Lefebfre né nelle possibile trappoli di Roma; ma nelle mani del Signore e delle persone di (vescovi sacerdoti e laici) che Gli corrispondono...
Alziamo lo sguardo, per favore!
Se guardiamo agli aspetti umani abbiamo solo di che temere. Ma perché dobbiamo rimanere rinchiusi nel recinto del timore e dei sospetti?
Ogni recinto fa sentire al sicuro e soprattutto salvaguarda da decisioni scomode e impegnative. E' utile e necessario finché serve per preservare e custodire; ma è arrivato il momento che il recinto si deve spostare nei cuori che , Deo adiuvante son loro che devono rimaner chiusi e immuni dagli errori per custodire vivere e diffondere la fede retta.
Credo che sia arrivato il tempo di lanciare il cuore oltre gli ostacoli.
E vedremo se così sarà, altrimenti ci adegueremo, sempre Deo adiuvante...
Del concilio ne sappiamo abbastanza per rifiutare ciò che non è in autentica continuità. Il resto possiamo e dobbiamo metterlo nelle mani di Dio.
Il vigilare e pregare resta indispensabile in ogni caso.
Comunque o si contraddice o non spiega bene:
RispondiEliminaprima dice che bisogna accettare tutta la tradizione, poi dice che bisogna accettare quella vivente.
La domanda sorge spontanea, esiste una tradizione non vivente, cioé morta? E quale sarebbe.
L'unica che conosco è quella giudaica, nel senso di veterotestamentaria, anche se con le dovute cautele.
In ogni caso non capisco cosa centri la spx.
Se invece intende per morta la tradizione antecedente al cv2 allora è lui che si contraddice perché non accetta tutta la tradizione.
Francamente non capisco perché questi alti prelati dimostrino tanta fumosità nelle loro dichiarazioni.
Si sforzano di dare chiarimenti ma ogni volta che aprono bocca perdono un'occasione per tacere, s'incartano sempre più.
Eppure non dovrebbe essere così complicato, una volta il catechismo era addirittura didascalico.
Del concilio ne sappiamo abbastanza per rifiutare ciò che non è in autentica continuità....
RispondiElimina- "ne sappiamo" ?
cara Mic, ma CHI è il sogg. plurale di quel "sappiamo" ?
quanta parte dei comuni parrocchiai sa ABBASTANZA per rifiutare ecc., cominciando da me stessa ?
se i parroci continuano tenacemente, in ogni omelia, in ogni sostegno alle derive dei gruppi, (ad entrare coattivamente nei movimenti, leggi l'ultimo terribile fatto di cronaca su MIL; rifiuto di un Battesimo per anni + costrizione al candidato ad entrare nei movimenti! che ne sa quel poveretto e tanti altri delle distinzioni sui doc. conciliari, per salvare la Fede dalla confusione?) se tutti i pastori continuano, trasportati dall'onda neo-dottrinale del cv2 a magnificare le conquiste del concilio, con parole o con atti concreti, senza mai avvertire nessuno (neanche se stessi!) del grande inganno in cui il cv2 ha immerso l'intero gregge, con plagio collettivo e progressivo, (a cui rischia di soggiacere anche la FSSPX, SE FELLAY non distingue più la ACCETTABILITA' o meno, come insegnava Lefebvre*) mi dici come si fa a DISTINGUERE che cosa accettare e che cosa rifiutare ? il popolo delle parrocchie non è composto di persone versate in teologia nè tantomento AVVISATE del momento di confusione della Fede in cui ci troviamo, nè andando avanti troveranno alcuno che li avverta: dunque, sappiamo, in quanti, se nessuno vorrà INSEGNARE più con chiarezza a DISTINGUERE VERO DA FALSO insegnamento, verità di Fede da indirizzi ecumenisti conciliari ?
non vedi che lo stesso 3.d che hai postato ora su Schonborn ne è una lampante conferma, cioè che la direzione conciliare -deriva dalla vera Fede- continuerà, insegnata dall'alto, e che in nome del concilio tutte le false credenze sono accettate ed omaggiate e la Vera unica Religione (e sua Dottrina perenne) DOVRà SEMPRE PIù TACERE, perchè non le sarà permesso di discernere nè di mettere in guardia le pecore dalle FALSE dottrine e false religioni ?
Mic, vorrei farti notare, (se leggi senza preconcetti) che la posizione indicata da Lefebvre, quella che un cattolico deve tenere davanti al concilio V. II, espressa in quelle parole:
RispondiElimina"...che siano conservati gli enunciati conformi alla Tradizione, che siano interpretati alla luce di questa stessa Tradizione le formule ambigue e che siano tranquillamente rigettate le affermazioni ad essa contrarie."
non è mica una sua opinione personale, relativa a una SUA dottrina, da lui creata, da snobbare perchè vecchia e superata dai tempi odierni, ma corrisponde benissimo all'insegnamento di Prudenza INSITO nel Magistero di sempre, mi pare; e verifico che è esattamente ciò che ho letto ripetere sul web, per anni, con quelle PRECISE parole, da persone illustri,
come il prof. PASTORELLI.
però, giacchè la Chiesa non è un'elite di intellettuali o plurilaureati in teologia etc, bensì il Gregge del Signore (>Dominici Gregis), nel quale i Pastori-docenti (Papa e Vescovi), pascendo il Gregge come da Divino Mandato, dovrebbero parlar chiaro per tutti, facendosi capire a piccoli e grandi, colti e incolti, vogliamo dire -in parole semplici e chiare- quali sarebbero le "questioni fondamentali" su cui centrare l'interesse, mediante l'aiuto chiarificatore (?) di questo nuovo personaggio
RispondiEliminaCaro anonimo delle questioni fondamentali mi pare che ne parliamo in lungo e in largo e credo che su questo blog siano state toccate tutte.
Quanto all'"aiuto chiarificatore di questo nuovo personaggio", come pure su quello della maggior parte dei pastori, credo che ce lo possiamo scordare, almeno per ora!
I CENTRI D'INTERESSE, in mancanza d'altro, potrebbero quanto meno far risuonare l'allarme e dare una sveglia a pastori ciechi e cani dormienti, creando sinergie tra persone in sintonia e, soprattutto, in continuità...
Non credo di esser proprio persona illustre, ma ammetto che sempre ho chiesto e continuo a chieder che il Vaticano II sia letto alla luce della Tradizione. Ciò che vi è di dottrinalmente già acquisito e definito è vincolante, ciò ch'è nuova dottrina la si definisca in modo che si possa giudicare se degna di obbedienza o di semplice ossequio. Ciò poi che è in chiaro contrasto con la Tradizione non può esser accettato, se non come ipotesi teologica o atteggiamento pastorale che muta col tempo e può esser erroneo.
RispondiEliminaNon ho mai cambiato idea, se questo voleva esser un appunto di Ester. Semper Idem. Ma ci sono momenti storici diversi ed a questi si può rispondere, rimanendo fermi nella Verità, in modo diverso, in posizione diversa.
I libri altamente esplicativi dell'amico don Brunero possono esser guida per tutti.
Io, da parte mia, resto convinto che, non avendo il Vaticano II, a detta di Ratzinger, niente mutato nella dottrina, posso tranquillamente restar legato alla dottrina precedente e manifestar i miei dubi sulle posteriori evoluzioni.
Di tutti i vescovi degni del mondo, perché questo uomo così controverso, che ha parlato decine di volte così duramente contro la Fraternità San Pio X? Perché lui? Perché proprio ora?
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