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lunedì 9 luglio 2012

Realismo e soprannaturalità nella vita della Chiesa

Ormai è diventata nostra consuetudine riportare L'Editoriale mensile di Radicati della Fede della Parrocchia di Vocogno.

Il fatto che la Chiesa sia di Dio, che viva di vita soprannaturale, viene fatto coincidere oggi con un divieto quasi assoluto di preoccuparsi della sua sorte nel mondo.

Chi osa oggi esprimere pubblicamente le proprie preoccupazioni per la sorte della Sposa di Cristo nel mondo, viene immediatamente raggiunto da un coro poderoso di voci giudicanti che gli dicono: “Come ti permetti di essere così pessimista, la Chiesa è del Signore, non è giusto che ne parli così, essa non viene abbandonata da Dio!”.
Non si può, in ambito cattolico, quasi più esprimere un giudizio realista sulla situazione della Chiesa. In questi giorni, ad esempio, un'indagine del Cesnur rivela che il 70% degli italiani è “lontano dalla religione” e frequenta la Chiesa solo in occasione di matrimoni e funerali.

E, aggiungiamo noi, l'assoluta maggioranza di questi frequentatori occasionali della Chiesa si trova di fronte a matrimoni e funerali nei quali non si parla più di Dio e di Grazia, perchè occupati a celebrare gli uomini e le donne che si sposano o muoiono, col risultato di non incontrare il Cristianesimo nemmeno in queste sporadiche circostanze.

Ebbene, se uno osa esprimere una forte preoccupazione sulla permanenza del Cristianesimo nelle nostre terre, viene immediatamente bollato con l'etichetta di pessimista e di uomo di poca fede!

No, non siamo d'accordo con questo modo di ragionare e di muoversi (anzi... di non muoversi): il disastro è sotto gli occhi di tutti!

Certo, vi diranno che i pochi cristiani che restano sono infinitamente più maturi, più “adulti” nella fede di quelli di un tempo... noi ne abbiamo qualche dubbio, visto che i cristiani di un tempo hanno fatto la società Cristiana, la Cristianità, quelli di oggi non producono se non un moralistico sostegno a un mondo, stanco e liberale, non più cristiano sotto tutti gli aspetti.

È ora di dire basta con questa apparente tranquillità, di chi nega l'evidenza del disfacimento della presenza della Chiesa nelle nostre terre.

È una crisi senza precedenti, non più fedeli e non più sacerdoti: il deserto della Religione, che è regredita in neo-paganesimo: un po' di religione naturale per tranquillizzare le coscienze in alcuni momenti della vita e niente più. È contro la virtù della Speranza parlare così? Non crediamo proprio!

Soffrire per la situazione penosa della Chiesa non è non credere al libero intervento di Dio, che dalle macerie del nostro peccato può far risorgere la Cristianità. Anzi, è responsabilità del cristiano, dei sacerdoti prima e dei fedeli poi, registrare il triste momento ed invocare la misericordia del Signore sulla sua Chiesa e su di noi.

Ogni serio emendamento della vita inizia da questo realismo: guarda dove sei finito dimenticando Dio, e allora con la sua Grazia convertiti! Questo è vero per la vita personale, ma è vero anche per la vita della Chiesa tutta.

Così hanno fatto tutte le anime che hanno amato Dio e la Chiesa, sua Sposa. Così hanno fatto i Santi. Così vorremmo fare anche noi. Unire, e non dividere, il realismo sulla situazione drammatica della Chiesa, ad una fede incrollabile nella Potenza della Grazia di Dio, che non abbandona gli umili pentiti.

Proponiamo in questo bollettino un brano sintetico che parla della storia della Chiesa, pubblicato nel 1929 su “Il Cavaliere dell’Immacolata” dal padre Massimiliano Kolbe: da vero santo, il francescano innamorato dell'Immacolata parla della Storia della Chiesa drammaticamente confrontata al male che l'assedia, ma parlandone così esprime la fiducia incrollabile sulla sua perennità per Grazia di Dio.

Questo è l'unico modo veramente cattolico per seguire i fatti attuali della vita della Chiesa, prendendo responsabilmente a cuore la sua sorte che, pur essendo nelle mani di Dio, è anche affidata alla nostra responsabilità di Cristiani, di sacerdoti prima e di fedeli poi.

La Chiesa di Cristo di fronte ai suoi nemici
dagli scritti di San Massimiliano Kolbe

La situazione attuale
Su tutta la terra, la guerra è condotta contro la Chiesa e il bene delle anime. Il nemico si mostra sotto diverse vesti e sotto differenti nomi. Non è un mistero che il socialismo approfitta della miseria degli operai per innoculare loro il veleno dell'incredulità.
Vediamo come i bolscevichi abbattano alla radice la religione. Sentiamo le dottrine dei materialisti, che riducono il mondo a ciò che si può conoscere immediatamente con i sensi e che così si persuadono che non ci sia né Dio né anima immortale. La teosofia diffonde l'indifferentismo religioso, i testimoni di Geova e gli altri protestanti arruolano sempre più nuovi membri con grosse somme di dollari. Tutti questi battaglioni si uniscono in un fronte comune contro la Chiesa (“Il Cavaliere dell’Immacolata” n° 2, 1923, p. 2; P. Jerzy Domanski, Co dzien ze sw. Maksymilianem, Niepokalanow 1994, p. 83-84).

Ma è solo dopo questa avanguardia che arriva il grosso dell'armata nemica: il primo nemico, che è nello stesso tempo il più forte e il più pericoloso, è la massoneria. Che la flotta delle sette protestanti sia effettivamente l'avanguardia della massoneria, l'organo “Wolna Mysl” lo riconosce esplicitamente: “Essendo ammessa la nostra piena indipendenza nel riconoscimento dei valori della Chiesa del popolo (nome dei “vecchi cattolici” in Polonia), noi possiamo comunque sostenere la loro battaglia, come
quella delle altre sette protestanti contro la supremazia della Chiesa romana”.
(Manoscritto: I nemici attuali della Chiesa; P. Jerzy Domanski, o.c., p. 84).

la Chiesa di Cristo di fronte ai suoi nemici.
Ci sconvolge, ci riempie di paura e di oscuri pensieri, questa onda nera dell'odio che sommerge oggi la Chiesa Cattolica...

I primi nemici della Chiesa furono i giudei increduli. Crocifissero il Cristo e pensarono di poter distruggere facilmente la sua opera nel suo germe. E così si gettarono con un accanimento, di cui solo loro sono capaci, sui primi cristiani: calunnie, imprigionamenti, ghettizzazioni, lapidazioni... Così morì Santo Stefano, ma la Chiesa non morì nonostante questo.

In seguito i pagani si sforzarono di sradicare il giovane virgulto di Cristo. Cosa non è successo a Roma durante i tre primi secoli, con quale crudeltà coloro che confessavano il nome di Cristo furono trattati dagli imperatori romani Nerone, Domiziano, Traiano, Marco Aurelio, Diocleziano e Giuliano l'Apostata! Tutto questo si può solo appena esprimere a parole.
Questo popolo, credendo che i cristiani fossero la causa di tutte le catastrofi, poteva fare di loro quello che voleva. Così si gridava: “I cristiani ai leoni!”. I sacerdoti pagani sollevavano il popolo, i filosofi attizzavano quest'odio, il sangue colava a fiumi, ma questo sangue fece sortire non la distruzione della Chiesa, come pensavano veramente i pagani, ma un suo sviluppo sempre più potente, e una prosperità sempre più fiorente. “Il sangue dei martiri è seme dei cristiani”, affermava Tertulliano, contemporaneo di quest'epoca.

Le persecuzioni erano appena terminate che si produsse una nuova catastrofe, ancora più pericolosa: l'arianesimo. Quest'eresia sommerse così violentemente il mondo da poco rinato al cristianesimo, che tutti i popoli l'adottarono, anche gli imperatori bizantini. Questi non solo l'abbracciarono, ma in più utilizzarono tutta la loro potenza per estenderlo, scacciarono i vescovi cattolici e stabilirono vescovi ariani nei vescovadi divenuti vacanti. Uno scrittore contemporaneo dice che il mondo intero, un bel giorno, si risvegliò non più cattolico ma ariano.

Oggi, non vi è più traccia di questa setta, mentre la Chiesa esiste sempre. Altre sette apparvero: macedoniani, monofisiti, nestoriani, monotelisti, ma di queste sette resta appena qualche traccia.
Più pericoloso fu lo sforzo degli imperatori bizantini per esercitare sulla Chiesa la più grande influenza possibile. Quante e quali persecuzioni e pene vennero dal “cesaro-papismo”, come la storia lo chiama. Più tardi, gli imperatori tedeschi ripresero a loro volta questo medesimo pensiero: gli Ottone, Enrico IV, Federico Barbarossa, Enrico VI, e soprattutto Federico II; e tutti vollero assolutamente esercitare il loro
dominio sulla Chiesa. E comunque caddero presto o tardi, sconfitti dall'indistruttibile potere della Chiesa. Una sorte simile toccò più tardi ai loro imitatori: Giuseppe II, Napoleone ecc.

La Chiesa fu superiore anche a quest'ultimo! Ma i colpi più dolorosi sono quelli che la Chiesa ricevette dagli scandali e dalle divisioni interne, che l'oppressero già nei secoli IX e X. I vescovi erano sovente dei cortigiani e dei guerrieri piuttosto che dei servitori di Dio; anche qualche Papa si rese indegno della funzione di vicario di Cristo. Poi vennero gli anni dolorosi, nei quali c'erano due o tre papi, che si combattevano a vicenda, ma, intendiamoci bene, non vi era che un solo vero Papa! Furono dei tempi terribili per la Chiesa! Ogni altra istituzione sarebbe crollata sotto la cenere e le macerie. Ma la Chiesa si liberò da tutto questo e non affondò. Il mondo intero aveva giurato la sua distruzione, ma la promessa di Cristo non fu smentita.

Il XVI secolo fu testimone della comparsa sulla scena di Lutero, Calvino, Zwingli, Enrico VIII, e di molti altri ancora. Le eresie fecero a pezzi il corpo della Chiesa. Paesi e nazioni intere finirono col soccombere. Fino ad oggi ancora, vi sono differenti paesi nei quali non si incontrano quasi più membri della Chiesa. La Chiesa stessa, nonostante questo, non cadde, continuò a restare in piedi; anzi, anche dopo tali perdite, conobbe una nuova prosperità, e fu ancora più potente di prima. Si volse verso i pagani per convertirli, e ricevette nel suo seno milioni di uomini.

I protestanti introdussero un rilassamento morale. Lo sforzo della setta chiamata giansenismo era direttamente contro natura. Anch'essi volevano decidere tutto: il ridere, la gioia, l'allegria, tra di loro era considerato un tradimento dello spirito di Cristo. Ma anch'essi passarono!

Il XVIII secolo, inferse alla Chiesa i colpi più duri: il razionalismo, che vi prosperò, combatteva adesso non più semplicemente contro questo o quel dogma della religione, ma contro la religione in quanto tale. L'incredulità! L'uomo creato unicamente per una felicità terrena! Non creato, ma... apparso non si sa come, per caso. Per liberarlo da ogni responsabilità, è chiaro, ... si disse che discende dalla scimmia. Una scimmia non ha bisogno di religione, una scimmia non sarà giudicata... Principi comodi, certamente, ma anche quanto degradanti! Oggi i razionalisti continuano a fare rumore. Ma nel presente rimpiazzano la religione con lo spiritismo, l'ipnosi ecc., e combattono la Chiesa!

Ma questa, indistruttibile, immutabile, resta sempre in piedi. Attorno ad essa, tutto passa: non solamente le istituzioni più geniali, ma anche i paesi e i popoli; quanto ad essa, essa resta. È meraviglioso!
E così essa affronta ugualmente gli attacchi attuali. I suoi membri presi singolarmente possono fallire, se non hanno l’attenzione di restare in un'intima unione con la Chiesa; ma la Chiesa in sé non cadrà mai. Più ancora, dei paesi interi possono separarsi dall'unico ovile di Cristo che conduce alla salvezza... ma l'ovile in sé, la Chiesa, non sarà mai distrutto.
Possa la Madre santissima, Regina della Polonia, preservarci da questo male, di tutti il più grave! (“Il Cavaliere dell’Immacolata” n° 7 1929, p. 195-197)

2 commenti:

  1. C'è bisogno di equilibrio.

    Troppo spesso si fa passare la disperazione per realismo e/o l'esaltazione fasulla delle "magnifiche sorti e progressive" come la panacea di tutti i mali..

    Cìè bisogno di Equilibrio. Un Equilibrio che può solo essere donato dall'Alto..

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  2. di certo S. Kolbe non era un disperato nelle sue osservazioni.
    Nè lo era quando disse: "L'ecumenismo è il nemico dell'Immacolata" e assegnò ai suoi Cavalieri il compito di convertire quanti più eretici e scismatici possibile, da riportare alla Chiesa Cattolica, non chiamando quei gruppi "chiese sorelle" come si usa fare dal mega-cv2 in poi !

    Oggi che cosa direbbe S. Kolbe della Chiesa che ha scelto proprio l'ecumenismo, contro tutto il Magistero dei 19 secoli precedenti ?
    e senza curarsi che esso sia nemico dell'Immacolata ?

    che direbbe vedendo tipi come Muller a capo della CdF ?

    guardiamo in faccia la realtà, appunto. E didiamo le cose come sono: l'eresia si chiama eresia, non "diversa concezione dottrinale".

    Ma i papi, dal conc.21.mo non vogliono più chiamare il pane pane, il bianco bianco, il male male e il peccato col suo nome: peccato.
    E' forse realismo decidere -per programma preciso e tenace, seguito per decenni - il rifiutare di dire che un cane è un cane e non un gatto ?
    Se io vedo un cane e lo chiamo "diversa lucertola" sono realista ?
    ................
    riconosciamo una volta per tutte la grande malattia della Chiesa conciliare: si chiama RELATIVISMO, con annesso indifferentismo, causa il dialoghismo (diplomatico)ecumenico, introdotto fin nelle più microscopiche fibre e cellule, dal gran concilio 21.mo, avviandola a lenta (ma ora più rapida, nelle ultime generazioni ignorantissime) auto-demolizione !

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