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venerdì 24 agosto 2012

Il Messaggero di San Antonio per la diffusione delle Messe in latino

Ho appreso questa notizia oggi, consultando Le Forum Catholique. Mi sono cercata una fonte italiana ed ho trovato l'articolo di Cantuale Antonianum già del giugno scorso, che pubblico di seguito, non senza sottolineare la confusione nonché l'impropria equivalenza del termine "messa in latino", che sta ad indicare le "due forme" del Rito Romano: quella usus antiquior e quella novus ordo: anch'essa in latino nell'originale. L'equivalenza è evidentemente impropria perché è ovvio che le due forme, pur se hanno in comune la lingua latina, sono diversificate da anni-luce di differenze cultuali e dottrinali. La cosa di per sé sta a ratificare l'attuale "convivenza", peraltro non equilibrata dei due riti, pardon delle "due forme" e in fondo anche una maggiore diffusione del Messale del 1962 in contesti dai quali è stato defenestrato; tuttavia lascia molto perplessi questo ribadire il "mantra" dello sviluppo organico senza rotture.

Una novità editoriale, un "unicum" nel suo genere, è il sussidio da poco uscito per i tipi delle Edizioni Messaggero Padova - passato quasi inosservato anche nei blog specializzati -. Si tratta del libretto dal titolo Eucharisticum Mysterium, che contiene (per la prima volta insieme), uno vicino all'altro, l'ordo missae del 1970 e del 1962, ovvero il testo (in latino con italiano a fronte) della Messa di Paolo VI e della Messa del Beato Giovanni XXIII, con tutte le rubriche tradotte e belle introduzioni.

Il tutto ha compilatori di assoluto primo piano: il prof. Manlio Sodi, direttore di Rivista Liturgica (edita anche questa dal Messaggero di Padova) e per anni preside della Facoltà di Teologia dei Salesiani di Roma, curatore dei Monumenta Liturgica Concilii Tridentini, uno dei massimi esperti dei testi della liturgia romana lungo la storia. Le traduzioni e revisioni sono affidate nientemeno che al Pontificium Institutum Altioris Latinitatis, la scuola per latinisti alle dirette dipendenze del Papa.

Infine, la presentazione dell'opera è affidata addirittura a Mons. Guido Marini, Maestro delle celebrazioni liturgiche pontificie.

osa viene a dire una pubblicazione di questo genere, a cui collaborano tanti esperti, e che viene diffusa da una delle case editrici cattoliche più popolari? Il significato è abbastanza ovvio: bisogna superare steccati e barriere ideologiche contro il latino nella Messa. Sia la messa "nuova" che la messa "antica" sono da conoscere nella loro lingua originale, e - con l'aiuto di sussidi come questo - si possono anche celebrare. Non in concorrenza, ma nello spirito di mutua valorizzazione, accettazione e complementarietà che esse esprimono, mettendo in luce, in modi diversi ma non avversi, le ricchezze della Parola di Dio e dei tesori dell'eucologia della Chiesa Romana.
Esortandovi a sostenere queste interessanti e lodevoli iniziative editoriali, diffondendole e facendole conoscere, vi posto come bonus le parole prefatorie di Mons. Marini.
Il 2010 è stato l’anno di due importanti anniversari: il 40° della promulgazione del Messale di Paolo VI (1970) e 1440° di quella del Messale di san Pio V(1570). Come è noto, con il «motu proprio» Summorum Pontificum del 7 luglio 2007, Benedetto XVI ha stabilito che nel Rito Romano sussistono, a particolari condizioni, due modalità celebrative dell’Eucaristia: la «forma ordinaria» (Paolo VI) e la «forma straordinaria» (san Pio V, nell’edizione del suo Messale promulgata nel 1962 dal beato Giovanni XXIII).

Il 2012 è l’anno di due grandi eventi ecclesiali: il Sinodo dei Vescovi, sul tema «La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana», e l’inizio dell’Anno della fede, indetto da Benedetto XVI nel cinquantesimo anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II e a vent’anni dalla pubblicazione del Catechismo della Chiesa Cattolica.

È dunque con gratitudine che, in questo contesto della vita della Chiesa, il presente volume è da accogliere. Non è compito di questa presentazione entrare nel dettaglio di quanto vi si afferma in generale e per questioni più particolari. Vi si troverà, comunque, uno strumento molto utile perché ogni «Anno della fede» - l’anno liturgico - possa essere «un’occasione propizia anche per intensificare la celebrazione della fede nella liturgia, e in particolare nell’Eucaristia» («motu proprio» Porta fidei, n. 9).

Leggere con attenzione il sussidio potrà significare per molti una riscoperta o un approfondimento della bellezza della Celebrazione eucaristica nel suo svilupparsi armonico attraverso la storia. Infatti, come afferma Benedetto XVI in Sacramentum caritatis: «Guardando alla storia bimillenaria della Chiesa di Dio, guidata dalla sapiente azione dello Spirito Santo, ammiriamo, pieni di gratitudine, lo sviluppo, ordinato nel tempo, delle forme rituali in cui facciamo memoria dell’evento della nostra salvezza. Dalle molteplici forme dei primi secoli, che ancora splendono nei riti delle antiche Chiese d’Oriente, fino alla diffusione del rito romano; dalle chiare indicazioni del Concilio di Trento e del Messale di san Pio V fino al rinnovamento liturgico voluto dal Concilio Vaticano II: in ogni tappa della storia della Chiesa la Celebrazione eucaristica, quale fonte e culmine della sua vita e missione, risplende nel rito liturgico in tutta la sua multiforme ricchezza» (n. 3).

Allo stesso tempo, questa pubblicazione sarà di aiuto a procedere nella direzione tanto auspicata di una cordiale accoglienza della liturgia della Chiesa, nel suo Rito ordinario, da promuovere con rinnovata fedeltà al Concilio Vaticano II, e nel suo Rito straordinario, che tanti tesori ha ancora oggi da donare a tutti noi. «Non c’è nessuna contraddizione tra l’una e l’altra edizione del Missale Romanum — afferma Benedetto XVI nella lettera inviata ai Vescovi di tutto il mondo per presentare il citato «motu proprio» —. Nella storia della Liturgia c’è crescita e progresso, ma nessuna rottura. Ciò che per le generazioni anteriori era sacro, anche per noi resta sacro e grande, e non può essere improvvisamente del tutto proibito o, addirittura, giudicato dannoso. Fa bene a tutti conservare le ricchezze che sono cresciute nella fede e nella preghiera della Chiesa, e dare loro il giusto posto» (7 luglio 2007).

Oggi più che mai la liturgia della Chiesa ha bisogno di essere avvicinata, approfondita e vissuta in cordiale sintonia con le indicazioni del magistero pontificio e in un clima di serenità e saggezza.

La presente pubblicazione, curata dal Pontificium Institutum Altioris Latinitatis, va in questa direzione. È auspicabile che essa continui a essere percorsa e condivisa da molti, da tutti.

Mons. Guido Marini
Maestro delle Celebrazioni Liturgiche Pontificie
Città del Vaticano, 19 marzo 2012 Solennità di san Giuseppe
...Passo passo verso la riconciliazione liturgica e l'uso delle due forme dell'unico rito romano....
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Testo preso da: Il Messaggero di Sant'Antonio per la diffusione delle Messe in Latino

1 commento:

  1. DANTE PASTORELLI24 agosto, 2012 17:21

    Il curatore Sodi è di lusso, anche se mai ha dimostrato aperture alle nostre esigenze, tutt'altro; e di lusso è anche il prefatore Marini, da cui tanto di più ci si aspettava quando prese il post del suo pessimo omonimo.
    L'opera è senz'altro importante e sarà utilissima a chi vorrà stabilir confronti tra le "due forme" dello stesso rito romano (!?). Soprattutto i sacerdoti potranno trarne vantaggio culturale e spirituale.

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