La Lectio divina tenuta dal Papa l'8 febbraio scorso presso il Seminario Romano Maggiore [testo integrale qui] è importante e suscita alcune risonanze, partendo da quanto suscitato da questo brano cui aggiungo di seguito quanto ripreso in sintesi dalla discussione sull'articolo precedente:
«...Quindi, abbiamo motivo di non lasciarci impressionare - come ha detto Papa Giovanni - dai profeti di sventura, che dicono: la Chiesa, bene, è un albero venuto dal grano di senape, cresciuto in due millenni, adesso ha il tempo dietro di sé, adesso è il tempo in cui muore”. No. La Chiesa si rinnova sempre, rinasce sempre. Il futuro è nostro. Naturalmente, c’è un falso ottimismo e un falso pessimismo. Un falso pessimismo che dice: il tempo del cristianesimo è finito. No: comincia di nuovo! Il falso ottimismo era quello dopo il Concilio, quando i conventi chiudevano, i seminari chiudevano, e dicevano: ma … niente, va tutto bene … No! Non va tutto bene. Ci sono anche cadute gravi, pericolose, e dobbiamo riconoscere con sano realismo che così non va, non va dove si fanno cose sbagliate. Ma anche essere sicuri, allo stesso tempo, che se qua e là la Chiesa muore a causa dei peccati degli uomini, a causa della loro non credenza, nello stesso tempo, nasce di nuovo. Il futuro è realmente di Dio: questa è la grande certezza della nostra vita, il grande, vero ottimismo che sappiamo. La Chiesa è l’albero di Dio che vive in eterno e porta in sé l’eternità e la vera eredità: la vita eterna».
Bene il richiamo al falso e al giusto ottimismo. Tuttavia l'accento viene posto sul falso ottimismo dopo il concilio, ma non su quell' ottimismo a priori da cui invece è partito il Concilio, che dava per scontata la positività delle aspirazioni dell'uomo contemporaneo e la sottovalutazione dovuta a insufficiente approfondimento della realtà con cui si entrava in relazione [vedi anche recenti critiche del Papa alla Gaudium et Spes]. Un ottimismo a priori, che ha indotto tra l'altro le derive antropocentriche e che già cinquant'anni fa è risultato da un preciso atto di volontà. (B. Dumont, Il conflitto irrisolto).
Il problema nasce quando queste "cose sbagliate" non vengono riconosciute e non viene loro dato il giusto nome e non vengono corrette. La Chiesa rinasce sempre di nuovo ad opera del Signore, ma non è un automatismo che non ci coinvolge responsabilmente: è una Grazia che precede accompagna e consolida il nostro impegno. Ma poi, se non assecondata, potrà anche arrivare il momento in cui « se questi taceranno, parleranno le pietre! » (Lc 19,40) E dicendo "questi" il Signore si riferisce apertamente ai suoi discepoli!
Il problema nasce quando queste "cose sbagliate" non vengono riconosciute e non viene loro dato il giusto nome e non vengono corrette. La Chiesa rinasce sempre di nuovo ad opera del Signore, ma non è un automatismo che non ci coinvolge responsabilmente: è una Grazia che precede accompagna e consolida il nostro impegno. Ma poi, se non assecondata, potrà anche arrivare il momento in cui « se questi taceranno, parleranno le pietre! » (Lc 19,40) E dicendo "questi" il Signore si riferisce apertamente ai suoi discepoli!
«...Parla Pietro l’apostolo, ma gli esegeti ci dicono: non è possibile che questa Lettera sia di Pietro, perché il greco è talmente buono che non può essere il greco di un pescatore del Lago di Galilea. E non solo il linguaggio, la struttura della lingua è ottima, ma anche il pensiero è già abbastanza maturo, ci sono già formule concrete nelle quali si condensa la fede e la riflessione della Chiesa. Quindi essi dicono: è già uno stato di sviluppo che non può essere quello di Pietro.
Come rispondere? Vi sono due posizioni importanti: primo, Pietro stesso – cioè la Lettera – ci dà una chiave perché alla fine dello Scritto dice: “Vi scrivo tramite Silvano – dia Silvano”. Questo tramite [dia] può significare diverse cose: può significare che lui [Silvano] trasporta, trasmette; può voler dire che lui ha aiutato nella redazione; può dire che lui realmente era lo scrittore pratico. In ogni caso, possiamo concludere che la Lettera stessa ci indica che Pietro non è stato solo nello scrivere questa Lettera, ma esprime la fede di una Chiesa che è già in cammino di fede, in una fede sempre più matura. Non scrive da solo, individuo isolato, scrive con l’aiuto della Chiesa, delle persone che aiutano ad approfondire la fede, ad entrare nella profondità del suo pensiero, della sua ragionevolezza, della sua profondità. E questo è molto importante: non parla Pietro come individuo, parla ex persona Ecclesiae, parla come uomo della Chiesa, certamente come persona, con la sua responsabilità personale, ma anche come persona che parla in nome della Chiesa: non solo idee private, non come un genio del secolo XIX che voleva esprimere solo idee personali, originali, che nessuno avrebbe potuto dire prima. No. Non parla come genio individualistico, ma parla proprio nella comunione della Chiesa».
Il Papa non lo ritiene l'autore materiale (è un pescatore e quindi troppo ignorante, riportando l'interpretazione di alcuni esegeti, per scrivere così bene in greco), bensì una sorta di padrino spirituale di una Comunità Ecclesiale che scriverebbe a suo nome. Un'interpretazione che può essere soppesata, ma appare un omaggio a Bultmann... Un Pietro che ha bisogno degli "altri" per insegnare... Benedetto XVI vuole porre dei fondamenti scritturisti alla collegialità?
C'è poi il periodo successivo, che apre le porte a tante letture diverse, sia nei confronti della "nuova coscienza di Chiesa", che di Cristo stesso. Quel che dice, se interpretato nella chiave di lettura giusta è vero; ma presta il fianco anche ad altre "chiavi di lettura".
« Nell’Apocalisse, nella visione iniziale di Cristo è detto che la voce di Cristo è la voce di molte acque (cfr Ap 1,15). Questo vuol dire: la voce di Cristo riunisce tutte le acque del mondo, porta in sé tutte le acque vive che danno vita al mondo; è Persona, ma proprio questa è la grandezza del Signore, che porta in sé tutto il fiume dell’Antico Testamento, anzi, della saggezza dei popoli. E quanto qui è detto sul Signore vale, in altro modo, anche per l’apostolo, che non vuole dire una parola solo sua, ma porta in sé realmente le acque della fede, le acque di tutta la Chiesa, e proprio così dà fertilità, dà fecondità e proprio così è un testimone personale che si apre al Signore, e così diventa aperto e largo. Quindi, questo è importante ».
Al mio spirito ad esempio, 'stride' quel "la voce di Cristo riunisce tutte le acque del mondo", perché mi risuona forte e chiara la Parola di Giovanni Udòr zòn, nel passo della Samaritana: l'"Acqua viva" che è Lui solo!!! Mi viene in mente la Didachè e l'"en udati zonti"= nell'acqua viva che è rappresentata dall'acqua battesimale fecondata dalla formula Trinitaria.
Tutte le acque del mondo (forse con i rispettivi "semina verbi"?) non mi suonano tanto bene: in fondo lo fa pensare nominando la "saggezza dei popoli"...
In effetti in Ap 17,15 le "grandi acque" presso cui è seduta la "grande prostituta" stanno ad indicare "popoli, moltitudini, genti e lingue" e, certo, è bello e vero poter dire che Cristo Signore si fa voce di tutti; ma non sono le acque vive di queste voci che danno vita al mondo, è Cristo stesso che le assume e le rigenera in Sé: solo così e in Lui esse possono dar vita al mondo. Ma per come è espresso qui, mi pare che "le acque che danno vita al mondo" la diano già di per sé e non perché è Cristo che le vivifica.
Possono sembrare sottigliezze; ma non credo che lo siano. E chi non è abituato a ragionare con la nostra 'formazione' già cattolica (quei seminaristi, ad esempio!) può anche non accorgersene, proprio perché sono sottigliezze e per esser colte richiedono un humus, che sta cambiando se non è già cambiato nella Chiesa!
Ciò che mi fa più male è che quando l'ho letta per la prima volta, questa "Lectio", mi ha toccata e mi ha fatto cogliere delle luci bellissime. Mi rendo conto però che è questione di linguaggio... un linguaggio più immaginifico che 'sapiente' che tocca il sentimento, mentre la ragione deve districarsi tra molte circonvoluzioni, che non sempre sai bene dove ti portano...
Ci dice Luciana Cuppo, parlando da studiosa, qual è, oltre che da credente:
Il linguaggio immaginifico etc. di Benedetto XVI e di alcuni suoi collaboratori va visto nell'ottica del post-idealismo tedesco (alcuni nomi di grido: Thomas Mann ed Hermann Hesse) in cui questi pseudoteologi si sono formati; e linguaggio immaginifico, sentimento e circonvoluzioni c'entrano con la Fede come i cavoli a merenda.
Quanto alla I lettera di Pietro, meglio riflettere su alcuni dati base, verificabilissimi ed in fondo molto semplici: il testo stesso e le relative sottoscrizioni (note apposte alla fine della lettera) nei codici più antichi.
Per quanto riguarda il testo, Pietro dice: "Io scrissi (egrapsa)". Tramite Silvano o no, l'autore resta lui, Pietro; ed il verbo è all'aoristo (ma ciò non si capisce nella traduzione italiana citata sul blog), il che vuol dire che l'azione dello scrivente è completa, finita con Pietro, altro che elaborazioni della comunità e simili fantasie.Per quel che riguarda le sottoscrizioni, mi sono rivista a titolo d'esempio quella del facsimile del codice Sinaitico (meta' del quarto secolo), ed ho trovato:PETROU
A
cioè: I [lettera] di Pietro.
Ora, questo scriba ed altri suoi colleghi che avevano trascritto poche righe più sopra "dià Silouanou", cioè "tramite Silvano", erano tutti imbecilli che non si resero conto che Silvano era anche lui l'autore, ma continuarono ostinatamente ad attribuire la lettera a Pietro, o c'è un'altra spiegazione? Io penso di sì: quegli amanuensi capirono che Silvano era l'esecutore materiale, ma Pietro era l'autore. Il che concorda con quanto sappiamo con le abitudini degli antichi. Era normale stendere un testo dapprima su tavolette di cera, che permettevano cancellature e correzioni; poi, quando il testo era giunto alla forma definitiva, esso veniva trascritto su materiale più durevole, papiro o pergamena. Questo lavoro di trascrizione in genere non veniva compiuto dall'autore, ma da uno scriba; Silvano avrebbe dunque trascritto il testo di Pietro, per cui ciò che i destinatari della lettera avevano fra le mani era un testo di Pietro trascritto ("scritto tramite") da Silvano. Ma, ripeto, questi sono fatti elementari che forse sarebbe bene rivedere prima di lasciarsi andare al sentimento, linguaggi immaginifici e polvere di stelle.
Quest'affermazione è importante, perché l'interpretazione di Benedetto XVI e le sue conseguenti deduzioni, portano poi logicamente a concepire l'azione collegiale di Pietro piuttosto che il suo Primato, in base al quale il Papa può ascoltare chi vuole, se lo vuole. Ma potrebbe anche non farlo, esercitando così l'autorità spirituale, teologica e morale di cui è depositario per diretta investitura da parte di Cristo Signore, che ha affidato a lui la Sua Chiesa e non al "collegio dei vescovi".
La Chiesa non è una democrazia, che sappiamo come possa degenerare nell'anarchia o in ogni genere di totalitarismo. Del resto ne stiamo vedendo gli effetti non solo nel mondo civile, ma purtroppo anche all'interno della Chiesa: ecco allora il dialogo che diventa confusione, i fondamenti della Fede (la Verità da cui scaturisce tutto il resto, etica compresa), forme obsolete di eredità del passato da cui liberarsi; l'ecumenismo che diventa un somma di relativismi e non il reditus all'Una Santa Cattolica Apostolica Romana; l'Eucaristia centro vivo dell'unità della Chiesa teatro di abusi, arbìtri e creatività selvagge di ogni genere... Ecco perché assistiamo a disubbidienza e apostasia che nessuno corregge.
Ah ah, i profeti di sventura. Le risonanze, poi, le fanno i neocat. Ciao
RispondiEliminaAndrea, se confondi le risonanze che fanno i neocat, con le nostre riflessioni mi offendo ;)
RispondiElimina"il problema nasce quando queste "cose sbagliate" non vengono riconosciute e non viene loro dato il giusto nome e non vengono corrette."
RispondiEliminaCara mic, condivido queste tue parole!
Gli errori ci sono, gli abusi e le eresie pure, i ribelli, quelli che assumono la loro disobbedienza e quelli che la mascherano subdolamente dietro una menzognera e ipocrita obbedienza, continuano liberamente il loro cammino di devastazione, e intanto si discute, si fanno simposi, si inneggia al Concilio che evidentemente è innocente a prescindere.
Ci viene detto che la colpa è delle errate applicazioni e interpretazioni come se dovessimo credere che i Padri conciliari, i primi esecutori della volontà del CVII, erano tutti degli ignoranti che hanno approvato documenti senza capirne il senso!
C`era un largo e voluto margine di libera interpretazione, e così fu fatto.
Se desidero aderire all`ermeneutica della riforma nella continuità, se voglio credere che non era la volontà di quel Concilio, e dei Padri conciliari, di rompere con la Tradizione, di dare vita ad una nuova Chiesa facendo tabula rasa del passato, allora ho bisogno che gli errori vengano chiaremente nominati, e anche sanzionati, che non si resti in un linguaggio vago e esortativo che riconosce che tutto non va bene, che ammette che ci sono errori e erranti ma che non dice quali siano, ho bisogno di chiarezza e di FATTI CONCRETI che fanno seguito con coerenza alla parole.
Scherzavo, ovviamente. Buona domenica
RispondiEliminaIn questo libro del 1910 Mgr Delassus spiega come il tempio massonico, che dall'inizio vuole innalzarsi sulle rovine della Chiesa Romana, aveva già un piano per instaurare la Repubblica Universale (oggi Nuovo Ordine Mondiale) e con essa una nuova religione umanista di cui ne sarebbe stata il cemento .
RispondiEliminaIl libro (che ricevette gli elogi di S.Pio X e del suo braccio destro card.MERRY DEL VAL) é raro ma disponibile in francese su internet.
Anche se ha un secolo, questo scritto é più che mai d'attualità... i fini e le attività della massoneria internazionale non sono cambiati e oggi essa raccoglie sempre più i frutti di cio' semina da molto tempo.
Ho appena sentito un resoconto alla radio su questo libro. E' veramente indispensabile per capire i fatti che stiamo vivendo ancora oggi.
http://www.abbatah.com/mag/wp-content/uploads/2011/fevr/ConjurationT1.pdf
l'antropocentrismo del CV2, la giudeizzazione della nostra religione, l'apertura al mondo, l'ecumenismo di trasloco... sono i frutti pazienti di un attacco molto ben studiato.
Interessante articolo di Magister:
RispondiEliminahttp://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1350426
Quando questo Papa parla a braccio, esce fuori tutta la verità sul suo pensiero intriso di modernismo-conservatore. Non é la prima volta... chi si scorda il suo libro intervista....
RispondiEliminaDesidera l'unità della Chiesa, con i luterani e anglicani, il prezzo dopo il concilio é assai basso, con gli ortodossi é molto più alto, con i Cattolici il prezzo é la morte della stessa struttura Chiesa-Conciliare, con tutti i suoi tentacoli. Pensava che bastava concedere "qualcosa" anche se era un qualcosa di importante, ma poi ha capito che i cattolici voglio non dei compromessi, ma la Verità, tutta la Verità, allora ha fatto marcia in dietro.
Attendo con ansia questa enciclica sulla Fede. Penso che sia la sua ultima possibilità.... Ma da quello che é il suo privato pensiero, lo abbiamo visto in Seminario, non posso che pensare che sarà una ennesima delusione.
La voce di Cristo riunisce tutte le acque del mondo, porta in se' tutte le acque vive che danno vita al mondo"
RispondiEliminaDetto cosi', sembra un sistema di riciclaggio. Ma l'impianto si sfascia se consideriamo che Ap. 1,15 non dice affatto che la voce di Cristo e' la voce di molte acque; dice invece che la voce di lui era COME (greco hos, latino della Vulgata tamquam la voce di molte acque. Una parolina che fa una gran differenza, perche' il "come" (nel senso di: "simile a") indica, in questo passo dell'Apocalisse come anche in altri, che la natura di Dio non si puo' comprendere in termini umani, ma si puo' solo dirne qualcosa per mezzo di analogie che sono ben lungi dall'esaurirne la realta'.
Eliminare quel "come" da Ap. 1,15 vuol dire mettere Cristo allo stesso livello qualitativo delle "molte acque" di Ap. 17,15, di cui e' detto senza fronzoli che sono i popoli su cui e' assisa la grande meretrice; cioe' a livello umano, negando implicitamente la divinita' di Cristo, che e' il passatempo preferito dei modernisti di tutti i tempi.
Per una boccata d'aria pura, ecco alcune interpretazioni di Ap. 1,15 nella tradizione patristica. Cassiodoro dice che "la sua voce era come il suono di molte acque, perche' da lui sgorgano fiumi di sapienza"; ed in un prontuario anonimo di spiegazioni dei termini difficili dell'Apocalisse, il cosiddetto Commonitorium, spiega la voce di molte acque significa la sovrabbondanza di dottrina. Altro che riciclaggio delle acque del mondo.
Scusate l'ennesimo fuori tema, ma adesso è il turno del card. Scola, che, come riportato da Tornielli su 'Vatican insider' di oggi, nella recente lettera pastorale quaresimale, a proposito dei divorziati 'risposati' scrive:
RispondiElimina«Può essere di aiuto ... che i pastori invitino questi fedeli e altri che non fossero in condizione di accostarsi alla comunione sacramentale ad accostarsi comunque al presbitero o al diacono, mentre viene distribuita la comunione, per ricevere una benedizione e proporre la pratica della comunione spirituale».
Dev'essere la nouvelle vague... Adesso aspettiamo il prossimo.
mentre viene distribuita la comunione, per ricevere una benedizione e proporre la pratica della comunione spirituale».
RispondiEliminaCerto, la comunione spirituale sostituisce la pienezza del sacramento nell'impossibilità di riceverlo; ma per essere in comunione spirituale col Signore, bisogna comunque aver chiuso le porte al peccato... è così difficile dirlo, da parte dei pastori?
E, se uno non ha chiuso le porte al peccato, che pagliacciata è quella di accostarsi all'altare, fermo restando che è il Signore che conosce il cuore di ognuno? Il Signore accoglie i peccatori, è venuto per loro; ma non per lasciarli nel peccato, per aiutarli a vincerlo. La realtà spirituale va comunque affermata così com'è.
tutti attendono con ansia l'enciclica sulla fede, ma quale fede se non c'è l'hanno più nemmeno loro che dovrebbero custodirla come la pupilla dell'occhio, la VERA FEDE CATTOLICA è stata sacrificata sull'altare del concilio vaticano II e con tutti gli errori che da esso ne scaturiscono, come la libertà religiosa l'ecumenismo e la collegialità dottrine condannate da tutti i Papi.
RispondiEliminaDetto cosi', sembra un sistema di riciclaggio. Ma l'impianto si sfascia se consideriamo che Ap. 1,15 non dice affatto che la voce di Cristo e' la voce di molte acque; dice invece che la voce di lui era COME (greco hos, latino della Vulgata tamquam la voce di molte acque. Una parolina che fa una gran differenza...
RispondiEliminaGrazie di questo ulteriore approfondimento.
Ed ecco la conferma in termini di corretta esegesi di quel che avevo intuito nell'humus cattolico ricevuto dalla Chiesa, risonante nello spirito anche con l'apporto di altri riferimenti.
É incredibile che coloro che sono ossessionati nel ripeterci come un mantra "il primato della Parola di Dio... solo Parola di Dio.... conoscere la Parola, ect ect." leggano poi la stessa saltando parole o inventandone di nuove o peggio declassando pericoli o capitoli evangelici [dicendo che sono "frutto di comprensioni postume delle prime comunità ecclesiali (Bultmann &Co.) e NON "Ipsissima Vox" di Gesù] solo per dimostrare un proprio castello di pregiudizi.
RispondiEliminaVerrebbe voglia di strillargli nelle orecchie a questi illustri dottori che «L’ignoranza delle Scritture è ignoranza di Cristo».
http://traditiocatholica.blogspot.it/2013/02/uccisione-della-fede-o-anno-della-fede.html
RispondiEliminaEvidentimente, il vescovo di Frosinone pensa che per l'anno della Fede, occore fara una visita sacra alla Moschea Maggiore di Gerusaleme!
"Il falso ottimismo era quello dopo il Concilio, quando i conventi chiudevano, i seminari chiudevano, e dicevano: ma … niente, va tutto bene … No! Non va tutto bene. Ci sono anche cadute gravi, pericolose, e dobbiamo riconoscere con sano realismo che così non va, non va dove si fanno cose sbagliate."
RispondiEliminaLa Lectio Divina del Papa è difficile da leggere. Per esempio, il riferimento di Papa Giovanni XXIII ai profeti di sventura, secondo i miei conoscementi, era un referimento al messaggio di Fatima, di cui Pio XII ha detto:
" Sono preoccupato per il messaggio che ha dato la Beata Vergine a Lucia di Fatima. Questo insistere da parte di Maria sui pericoli che minacciano la Chiesa è un avvertimento divino contro il suicidio di alterare la Fede, nella Sua liturgia, la Sua teologia e la Sua anima … Sento tutto intorno a me questi innovatori che desiderano smantellare la Sacra Cappella, distruggere la fiamma universale della Chiesa, rigettare i suoi ornamenti e farla sentire in colpa per il suo passato storico". Il Terzo Segreto - La bataglia finale del diavolo - http://www.devilsfinalbattle.com/it/ch4.htm
Tutto ciò che Pio XII ha detto, è successo nella Chiesa dopo il Vaticano II, dove la Fede, nella Sua liturgia, nella Sua teologia e nella Sua anima, fuorono alterati. Fino ad oggi ciò che è stato pubblicato del terzo segreto, non ci permette di conoscere le ragioni delle preoccupazione di Pio XII, ma sappiamo che tutto è cambiato dopo il Concilio. Non mi ricordo di una pagina della storia dove un concilio ha fatto tanti cambiamenti nella Chiesa, come il Concilio Vaticano II.
Bernanos, diceva che l'ottimismo è un ersatz della speranza e il pessimismo un ersatz della sua mancanza, e concludeva: il ottimista è un imbecille felice e il pessimista un imbecille infelice. Così, l'analisi intorno ottimismo e pessimismo circa il concilio non mi dice nulla, o meglio se di fronte alla chiusura di conventi e seminari, gli uomini della chiesa dicevano che tutto andava bene, almeno se può dire che hanno perso la ragione e quando se perde la raggione se può ancora avere la fede? Beh, William George Ward, ha detto nella stessa linea di Bernanos, che il pessimista si lamenta del vento, l'ottimista aspetta che cambi e il realista regola le vele.
Parlare in un falso ottimismo è un'analisi molto riduttiva, é come toccare le cose con le mani per riconoscere quale è il problema. Considerando tutti gli eventi e tutti i fatti, parlare solo di un falso ottimismo è deludente. Il Cardinale Ottaviani ha messo la Chiesa in guardia contro le false interpretazioni del Concilio, lo stesso Paolo VI ha parlato e ancora ha fatto il discorso "Liberaci dal male", dove ha parlato che se aspettava una primavera, ma è venuto un inverno sulla Chiesa e nello stesso discorso lui ha parlato di auto-distruzione nella Chiesa. Perché questo non viene considerato in ogni analizze che ascoltiamo? Fine quando dobbiamo sopportare queste analisi dove vengono presentati solo gli effetti che non raggiungono mai alle cause che li producono?
Nel dicorso di Paolo VI "Liberaci dal male" è dove se può contemplare più chiaramente "l'ottimismo a priori" di che Mic ha parlato. L'ottimismo questo, che ha diverse dimensioni. Una di queste dimensioni è stato quello di mettere in atto la nuova teologia condannata per Pio XII nel posto del tomismo. Allora, se la Chiesa ce una teologia condannata per il Magistero precedente, dove andrà il principio dell'autorità? Che morale hanno i difensori di una teologia condannata per condennare gli altri teologia e per combattere gli errori? Rimane ancora inspiegabile l'elevazione dei teologi a cardinali che fino al pontificato di Pio XII, erano stati censurati. Inoltre rimane inspiegabile la concessione di posto di insegno in università cattolici per i modernisti estreme come Hans Kung. Ora, quando si mette queste persone per insegnare nelle università, ovviamente ci si può aspettare la chiusura di seminari e di conventi, perchè non sono cattolici ed è qui che si trova il punto del problema, ma chi li spiegano? Qui in Brasile, una delle case editrici più importanti è stata messa nelle mani di Leonardo Boff, un eresiarca che ha studiato con il contributo di niente meno che Joseph Ratzinger, che ha pagato i sui studi. Al momento che Leonardo Boff è stato responsabile per la editrice Vozes, ha voluto buttare via le opere di san Bonaventura ....
RispondiEliminaL'autorità postconciliare non si stanca di proporre omissioni dell'autorità precedente, ma è come se volessero prendere un granello agli occhi di questa autorità, mentre un fascio li copre gli occhi.
Sottolineare gli aspetti negativi ogni volta, traendo conclusioni estreme ed estremistiche, non so se sia più da paranoici o da evangelici della peggior specie. Sinceramente tutto questo masochismo non serve a nulla. Sarebbe da gonzi immaginare papa Benedetto XVI che condanna il teologo Joseph Ratzinger: sappiamo tutti che il Concilio fu plasmato da questo giovane teologo bavarese. A meno di un'illuminazione -stavolta sulla via Appia- è nei limiti dell'uomo non rinnegare la propria opera.
RispondiEliminaVorrei ricordare che, fino al 2005, le derive del post-concilio (e non voglio addentrarmi nella questione se siano nate dal Concilio o col Concilio) son sempre state negate in alto loco, si tendeva a sminuire tutto. Il fatto che finalmente si dica, con un po' meno di submissa voce e più chiaramente, che lo spirito del Concilio altri non era che un poltergeist che obnubilava le menti dei più mi pare sia un primo passo verso la Verità. Se poi, per ogni cosa che succede, ci sforziamo di vedere sempre il lato negativo allora siamo masochisti e poco inclini alla Provvidenza.
Sottolineare gli aspetti negativi ogni volta, traendo conclusioni estreme ed estremistiche, non so se sia più da paranoici o da evangelici della peggior specie. Sinceramente tutto questo masochismo non serve a nulla.
RispondiEliminaMe lo chiedo ogni volta che mi imbarco in riflessioni del genere. E devo concludere che non è un partito preso, né un fatto voluto: è semplicemente l'essere 'toccati' nello spirito da ciò che viene percepito come estraneo. E lo si condivide: la conferma di altre anime in sintonia dà senso all'impegno che non è per noi stessi, ma per chiunque voglia coglierne il succo.
Non lo chiamerei masochismo, lo chiamerei discernimento. E non è vero che non serve a nulla: serve a mettere in salvo le 'perle' preziose della nostra fede, soffocate da molte parole di nuovo conio: non è certo il "nuovo conio" il difetto, perché potrebbe essere anche veicolo di approfondimenti luminosi. Ma non mi pare questo il caso...
Domeniano sembra di avere dato il suo "placet" alla tesi della imutabilità del pensiero di Joseph Ratzinger sostenuta per don Müller. Nega che nel Concilio Ratzinger era ancora un progressista e che solo dopo ha cambiato posizione...
RispondiElimina"Questo vuol dire: la voce di Cristo riunisce tutte le acque del mondo, porta in sé tutte le acque vive che danno vita al mondo; è Persona, ma proprio questa è la grandezza del Signore, che porta in sé tutto il fiume dell’Antico Testamento, anzi, della saggezza dei popoli"
RispondiEliminaSembra, leggendo questo passo, che Cristo sia il rappresentante migliore di ciò che il mondo da sè esprime, una "saggezza dei popoli" un po' inquietante, che non si capisce da dove venga.
"La voce di Cristo"....
ma Cristo è il Verbo, la voce è di "colui che grida nel deserto": se Cristo diventa la voce, il verbo chi è ?
"le acque vive che danno vita al mondo".....
ma la vita al mondo è data dall'autore della Vita da Colui che dice di sè "Io Sono", che tiene tutto sul suo palmo.
Se sono vive queste acque perchè lo sono? Chi le rende tali ?
Non é questione di masochismo ma di responsabilità. Le stesse cose che ci siamo detti qui é dovere ripeterle pacatamente anche a coloro che sono in formazione in seminario. Un Papa che afferma che san Pietro non é Autore ma una sorta di co-Autore, formalmente non toglie nulla da una Parola che é Divinamente ispirata, ma spegne la Pietas, e un futuro prete senza amore e devozione fa spegnere la propria Fede e quella del popolo a lui affidato.
RispondiEliminaDi esempi del genere il Seminario Romano ne ha bizzeffe. Formatori, guarda caso biblisti, o spretati o diventati valdesi.
frammenti dal web:
RispondiElimina".... La Storia è maestra di vita” e specialmente la “Storia Sacra”, che è una “Santa Maestra”, ma molto poco ascoltata dagli uomini.
Qualche “tradizionalista adulto” avrà sorriso: «ecco il solito “profeta di sventura!”.
In realtà tutto va bene. Anzi da quando Benedetto XVI ha lanciato “l’ermeneutica della continuità” la crisi nell’ambiente ecclesiale è finita, il “Concilio Vaticano II è accettabile al 95%”. Basta con queste “geremiadi” …».
Sennonché mons. Vincenzo Paglia in qualità di Presidente del “Pontificio Consiglio per la Famiglia”, il 5 febbraio (appena tre giorni dopo) ha dichiarato: «sì al riconoscimento dei diritti per le coppie di fatto ed omosessuali […], comunque il vero matrimonio è quello tra un uomo e una donna …». Egli in questo caso non solo conferma pienamente il proverbio romano: “chi più sporca la fa, lo fanno Priore”, ma si contraddice in quanto afferma o nega nello stesso tempo una stessa cosa (il matrimonio omosessuale va legalizzato) ed il suo contrario (il vero matrimonio è eterosessuale). ...
.....
Il “buon pastore” (Gv., X, 1-21) quando vede il lupo lo affronta perché ama le sue pecorelle (i fedeli). Invece il mercenario o il “cattivo pastore”, le abbandona, “non solo fuggendo, ma anche tacendo” (S. Giovanni Crisostomo, Commento al Vangelo di S. Giovanni).
Se di fronte a chi vuol sedurre la resistenza al modernismo con la tattica dell’entrismo, tacciamo pur senza approvare, ebbene allora fuggiamo come il “cattivo pastore”."
-----------------
tratto da
ATTUALITÀ DEL
“DILUVIO UNIVERSALE” di Don Curzio Nitoglia, su http://www.unavox.it/ArtDiversi/DIV404_Diluvio_universale.html
Sono del tutto d'accordo con voi, Domenicano.
RispondiEliminaNC
Per Domenicano e NC.
RispondiEliminaAnch'io non sono propensa a vedere sempre i lati negativi delle cose. Tant'è che spesso su questo blog ho confutato o addirittura censurato chi si limita a quelle che ho chiamato "geremiadi".
Sono d'accordo con voi che molte cose sono cambiate e che è opportuno far leva su quelle per accompagnare e promuovere il cambiamento in positivo (nel riconoscimento e nel superamento delle ambiguità, degli errori e delle derive nelle quali ci troviamo immersi, ma non consenzienti).
In questo caso, trattandosi di una "Lectio divina", che tocca molte corde intime e profonde, non penso fosse il caso di tacere. Così come non è il caso di tacere sul "falso ecumenismo" portato avanti da Koch & C., riemerso proprio in questi giorni.
Quanto al commento sull'ottimismo post-conciliare (abbinato alla citazione dei "profeti di sventura") esso dice molte cose: innanzitutto che non si schioda in alcun modo da quella visione primigenia... E dunque mi è anche parso giusto inquadrare il problema nel contesto più ampio, dell'ottimismo-a-priori, frutto di un atto di volontà più che di realistica valutazione, che ha innescato le derive antropocentriche dagli effetti drammaticamente perduranti e che forse è proprio alla radice di tutti i problemi attuali e, se non si interviene, anche futuri. Tenendo poi conto dell'aggravio connesso anche per effetto dell'aumento dello iato generazionale che connota il presente sulle nuove sviate e svianti suggestioni (non più insegnamenti chiaramente e inequivocamente definitori) lasciando da parte e dunque alla fine tagliando fuori i fondamenti della nostra Fede.
RAGAZZI, C'E' ARIA DI GRAN RIFIUTO! E ADESSO CI TOCCHERA' UN BONIFACIO XVII?
RispondiEliminaMIO DIOOOO
RispondiEliminaIl Papa si dimette!!!!, Dio mio è incredibile!. Siamo veramente alla fine!. Che il Signore abbia misericordia di noi!.
RispondiElimina