Che dire se certe cose ormai le dobbiamo trovare affermate con vigore dagli atei (sia pure devoti) come Giuliano Ferrara? Così scrive su Il Foglio del 3 marzo:
Non credo nel mito della primavera vaticana, la primavera della chiesa cattolica e del papato. La chiesa deve seminare, come si fa in autunno, non farsi impollinare come un fiore d’aprile. I padroni dell’opinione pubblica internazionale, anche cattolica, esigono un nuovo abbraccio del mondo com’è. Andare incontro, inseguire il temperamento dei popoli e delle culture, essere abilmente mimetici, formalizzare nuove regole di vita della chiesa ricalcate sui criteri di giudizio del secolo, delle ondate della modernità dal XVI secolo in poi, abolire le vecchie regole, cancellare le vecchie fattezze.
Se è così, tanto vale chiudere bottega. L’esperimento dell’impollinazione è stato già fatto, ha avuto una sua grandezza, era cosa ambiziosa, ma è fallito, e non è colpa della curia romana se il modo di trattare problemi antichi e nuovi della bottega religiosa risente di un intirizzimento dell’anima, non scalda più i cuori, non si costruisce su ragione e fede in quell’equilibrio sovrano tentato da Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Ci sono già l’Onu e l’Unesco, c’è già la filosofia universalistica dei diritti umani, c’è la coscienza umanitaria, ci sono idoli e miti del contemporaneo come l’eguaglianza, la libertà, la fratellanza, c’è un’arietta perenne di luce primaverile che occlude ogni visuale del dolore, del peccato, della redenzione, del soprannaturale, della salvezza interiore e collettiva, della penitenza, della riconciliazione e della misericordia, e c’è un’idea realistica e mediocre della fede personale, intesa come un comportamento di vita, non come un’esperienza indicibile, una grazia lontana ed efficace a prescindere dalla coscienza, una misura di irrazionale dentro la razionalità e la bellezza anche esteriore della visione evangelica, dell’imitazione cristica, dell’affidamento a un Messia, a un Dio incarnato.
Il problema non sta nel consentire ai preti di sposarsi, consentitelo pure. Il problema è che, sposati o no, la carne resta il luogo agostiniano della concupiscenza, il dolce piacere dell’abbandono al momento, all’attimo, contro la fragranza immacolata dell’affidamento all’eterno. Se per governare il corpaccione della chiesa fosse necessario emanciparla dal riformismo di quel grandissimo Papa che fu Gregorio VII, come suggerisce Hans Küng, e dunque ci dovesse toccare un’assemblea discutidora di vescovi al posto del vicario di Cristo infallibile, un’elaborazione teologica sempre meno petrina, sempre meno romana, sempre più legata agli schemi di vita e di spiritualità di quell’etnia primitiva orante che solo le riforme dei Paolo e degli Agostino e di Costantino e dei Gregorio hanno trasformato in ecclesia, in popolo di Dio in cammino, in istituzione universale ricalcata sul modello laico e precristiano dell’Impero romano, sia pure, sia fatta la volontà del clero e del laicato e della teologia progressista. Ma alla fine del percorso avremmo un calco del già noto, un codice di morale kantiana piegato alle esigenze dell’edonismo piccino del tempo nostro, non l’apparizione della grazia, non un ritorno di Dio, qualunque cosa questo possa significare per credenti e non credenti. Spero che le congregazioni vadano alla radice, e che cominci la semina, dopo anni di impollinazione e rinuncia.
Parole pronunciate dal Cardinale Biffi il 15 aprile 2005 durante le Congregazioni Generali in vista del Conclave (le riprendo dal Blog di Magister):
RispondiElimina""1. Dopo aver ascoltato tutti gli interventi – giusti opportuni appassionati – che qui sono risonati, vorrei esprimere al futuro papa (che mi sta ascoltando) tutta la mia solidarietà, la mia simpatia, la mia comprensione, e anche un po’ della mia fraterna compassione. Ma vorrei suggerirgli anche che non si preoccupi troppo di tutto quello che qui ha sentito e non si spaventi troppo. Il Signore Gesù non gli chiederà di risolvere tutti i problemi del mondo. Gli chiederà di volergli bene con un amore straordinario: 'Mi ami tu più di costoro?' (cfr. Giovanni 21,15). In una 'striscia' e 'fumetto' che ci veniva dall’Argentina, quella di Mafalda, ho trovato diversi anni fa una frase che in questi giorni mi è venuta spesso alla mente: 'Ho capito; – diceva quella terribile e acuta ragazzina – il mondo è pieno di problemologi, ma scarseggiano i soluzionologi'.
"2. Vorrei dire al futuro papa che faccia attenzione a tutti i problemi. Ma prima e più ancora si renda conto dello stato di confusione, di disorientamento, di smarrimento che affligge in questi anni il popolo di Dio, e soprattutto affligge i 'piccoli'.
"3. Qualche giorno fa ho ascoltato alla televisione una suora anziana e devota che così rispondeva all’intervistatore: 'Questo papa, che è morto, è stato grande soprattutto perché ci ha insegnato che tutte le religioni sono uguali'. Non so se Giovanni Paolo II avrebbe molto gradito un elogio come questo.
"4. Infine vorrei segnalare al nuovo papa la vicenda incredibile della 'Dominus Iesus': un documento esplicitamente condiviso e pubblicamente approvato da Giovanni Paolo II; un documento per il quale mi piace esprimere al cardinal Ratzinger la mia vibrante gratitudine. Che Gesù sia l’unico necessario Salvatore di tutti è una verità che in venti secoli – a partire dal discorso di Pietro dopo Pentecoste – non si era mai sentito la necessità di richiamare. Questa verità è, per così dire, il grado minimo della fede; è la certezza primordiale, è tra i credenti il dato semplice e più essenziale. In duemila anni non è stata mai posta in dubbio, neppure durante la crisi ariana e neppure in occasione del deragliamento della Riforma protestante. L’averla dovuta ricordare ai nostri giorni ci dà la misura della gravità della situazione odierna. Eppure questo documento, che richiama la certezza primordiale, più semplice, più essenziale, è stato contestato. È stato contestato a tutti i livelli: a tutti i livelli dell’azione pastorale, dell’insegnamento teologico, della gerarchia.
"5. Mi è stato raccontato di un buon cattolico che ha proposto al suo parroco di fare una presentazione della 'Dominus Iesus' alla comunità parrocchiale. Il parroco (un sacerdote per altro eccellente e ben intenzionato) gli ha risposto: 'Lascia perdere. Quello è un documento che divide'. 'Un documento che divide'. Bella scoperta! Gesù stesso ha detto: 'Io sono venuto a portare la divisione' (Luca 12,51). Ma troppe parole di Gesù oggi risultano censurate dalla cristianità; almeno dalla cristianità nella sua parte più loquace".
Per quel che vale (lo so, la fonte è del tutto inattendibile....) El Pais pubblica oggi un articolo nel quale si riferisce che, durante le Congregazioni Generali, il Cardinale Maronita Rai avrebbe proposto di rieleggere Papa Benedetto.
RispondiEliminaQuesto è il link
http://blogs.elpais.com/vientos-de-brasil/2013/03/y-si-el-c%C3%B3nclave-eligiera-de-nuevo-papa-a-benedicto-xvi.html
5. Mi è stato raccontato di un buon cattolico che ha proposto al suo parroco di fare una presentazione della 'Dominus Iesus' alla comunità parrocchiale. Il parroco (un sacerdote per altro eccellente e ben intenzionato) gli ha risposto: 'Lascia perdere. Quello è un documento che divide'. 'Un documento che divide'. Bella scoperta! Gesù stesso ha detto: 'Io sono venuto a portare la divisione' (Luca 12,51). Ma troppe parole di Gesù oggi risultano censurate dalla cristianità; almeno dalla cristianità nella sua parte più loquace".
RispondiEliminaGià è molto che era a conoscenza della stessa esistenza della D.J.
Leggere lìomelia di Sodano alla missa pro eligendo pontifice, in corso...
RispondiEliminaUomo di misericordia e carità, promuovere l'ordine mondiale...
Tale delineato il papa che si chiede a Dio...
3. Qualche giorno fa ho ascoltato alla televisione una suora anziana e devota che così rispondeva all’intervistatore: 'Questo papa, che è morto, è stato grande soprattutto perché ci ha insegnato che tutte le religioni sono uguali'. Non so se Giovanni Paolo II avrebbe molto gradito un elogio come questo.
RispondiEliminaForse non avrebbe apprezzato, ma di certo è emblematico il suo esempio, dai baci del Corano a tutto il resto. E se una suora giunge ad aderire formalmente all'apostasia credendo che questa sia insegnamento della Chiesa, c'è da chiedersi dove mai siano riscontrabili le virtù eroiche di Giovanni Paolo II, e in che conto abbia egli tenuto il monito e l'ordine del Salvatore: "E tu conferma i tuoi fratelli". Santo subito: con quale coraggio?
Ci pensi il prossimo Papa e ci pensino gli Eminentissimi Cardinali elettori, prima di mettere sul Soglio di Pietro personaggi pieni di sé e dello spirito del Concilio.
Domani o dopodomani vedremo.
Ecco il rispetto che ha per l`Ostia Consacrata uno dei papabili:
RispondiEliminahttp://www.riposte-catholique.fr/riposte-catholique-blog/breves/une-desinvolture-eucharistique-du-cardinal-scherer#.UT78YBnqB5w
Preghiamo che lo Spirito Santo entri potentemente in Sistina come nel 2005, e ci dono un grande papa che promuova lordine di Dio, della Grazia, della VERA CARITA' nella Chiesa e nel mondo e continui a lavorare per restituire alla Chiesa il bel volto del suo Divino Fondatore, che ama il peccatore e odia il peccato. Questa è la misericordia che apsettiamo dal papa nuovo!
RispondiEliminaMadre della Chiesa prega per Lui, prega per noi!
Luisa ha detto...
RispondiEliminaEcco il rispetto che ha per l`Ostia Consacrata uno dei papabili:
http://www.riposte-catholique.fr/riposte-catholique-blog/breves/une-desinvolture-eucharistique-du-cardinal-scherer#.UT78YBnqB5w
In effetti, le rubriche N.O. non prevedono (quanto meno non obbligano a) nulla di più di ciò.
Anonimo delle 11:30, Dio non ama il peccatore! Dio ama il peccatore che si converte e smette di peccare.
RispondiEliminaIl tuo concetto di "ama il peccatore, non il peccato" è molto modernista e pericoloso.
Gesù ha salvato l'adultera dicendole "và e non peccare più".
Se un peccatore continua a peccare, Dio infatti lo lascia andare all'inferno!
Caro ultimo Anonimo,
RispondiEliminaDio ama tutti, peccatori e giusti (quelli che Lui rende tali o che tali si lasciano rendere).
Non credo che Dio smetta di amare se uno pecca. Quello che si interrompe, a causa del peccato e non dell'Amore che continua a irradiare, è la Grazia redentrice e trasformatrice.
Credere in questo amore assoluto, che ci vuole salvi e dunque ci libera dal peccato non senza la nostra risposta che è responsabilità, non significa essere modernisti...
Mic, avresti ragione se non esistesse l'inferno.
RispondiEliminaMa l'inferno esiste ed è fatto apposta per i peccatori.
San Paolo ha detto in modo chiaro ed inequivocabile che non c'è posto per i peccatori in Paradiso.
Dire che Dio ama i peccatori è quindi sbagliato.
Dio ama l'uomo giusto.
Dio ha misericordia dell'uomo che pecca ma solo se questo si pente e si converte chiedendo perdono dei suoi peccati.
Se il peccatore non smette di peccare, finisce invece all'inferno, lontano da Dio.
Il DIES IRAE farà tremare infatti i peccatori che non hanno santificato la loro vita ma darà gloria agli uomini giusti che si sono convertiti e hanno smesso di peccare.
Dio ama i peccatori che si fanno santi, non ama invece i peccatori che continuano a peccare.
Ma non ho detto che non esiste l'inferno.
RispondiEliminaHo detto che Dio non smette mai di amarci. Sta a noi rispondere al Suo amore che ci precede ci accompagna e ci sostiene. E non per non andare all'inferno; ma perché è cosa buona giusta e bella e viva amare e lasciarci amare da Dio; il che coinvolge e si riverbera su tutto e su tutti.
Se non rispondiamo ostinatamente non è che Dio smette di amarci ma, poiché ci ha fatti liberi, siamo noi che ci stacchiamo da lui e rischiamo la perdizione.
Hai perfettamente ragione Mic!
RispondiEliminaPreghiamo per la conversione di tutti i peccatori affinchè smettano di peccare e si aprano all'amore di Dio.
Preghiamo anche perchè preti, vescovi e cardinali della Chiesa diventino santi e possano finalmente testimoniare con la propria vita personale il Vangelo di Gesù Cristo.
perchè preti, vescovi e cardinali della Chiesa diventino santi ...
RispondiEliminabella speranza e preghiera certo !
ma qui il guaio è che è CAMBIATO il concetto stesso di "santità":
non lo vedete che a partire dal beato GPII, la santità coincide con la POPOLARITA', COMUNICATIVA, simpatia, carisma personale (=bella persona, che si impone all'attenzione, come un grande attore su uno scenario, ecc.) ?
che c'entrano queste qualità umane con la santità vera, quella di S. Padre Pio, S. Giovanni Bosco, S. Alfonso, S. Gemma Galgani, S. Tarcisio, S. Teresa e S. Teresina, S. Bernadette, s. Giovanni della Croce, S. FRancesco......tutte persone che hanno coltivato le virtù cristiane in grado EROICO, mediante la crocifissione della carne e dell'ego, la CONCUPISCENZA in tutte le sue forme, materiali e spirituali ? e nelle quali è Cristo che vive IN LORO (cfr. S. Paolo), quando essi, RINNEGANDO SE STESSI mortificano l'IO ?
non vedete che nei preti stessi c'è l'adulterazione del linguaggio dottrinale e quindi dei contenuti della fede, che è fede NELL'UOMO e non più in Dio e nella sua Divina Volontà, come detto nelle Beatitudini e poi mostrato da Gesù nel Getsemani e fino alla Croce ?
quale parroco oggi insegna a piccoli e grandi la "mortificazione", il sacrificio di sè che è fonte di vita dell'anima, unito al Sacrificio di Cristo ?
quale genitore o catechista ricorda la lotta contro le ttentazioni ?
Tutti sanno solo dire "lasciati amare, il Signore ti ama COSì COME SEI...."non dovete fare alcuna lotta contro il male e il peccato (potrebbe essere superbia....etc.) dicono kikiani, RnS e sim., pecca tranquillo, Gesù perdona tutto!).
I preti di oggi non dicono mai quel monito di S. Agostino:
"Colui che ti ha creato SENZA DI TE, NON TI SALVERA' senza di te"
cioè senza il tuo sforzo costante di collaborazione con la Grazia, che costa SACRIFICIO dei propri voleri: e rieccoci alla grande parola DESUETA: Sacrificio, fuori moda, OUT!
a causa della Messa che ha....mortificato il S. Sacrificio .