Pagine fisse in evidenza

sabato 9 marzo 2013

Una Chiesa con due papi: una ipotesi razionale. E la metafisica?

Sul numero di oggi di www.chiesa Sandro Magister pubblica un articolo da titolo: Avviso di pericolo, una Chiesa con due papi, nel quale afferma che seppur con l'imminente conclave si eleggerà il nuovo pontefice, non saranno sciolte le incognite sul ruolo del cosiddetto "papa emerito", che egli considera « una spia di un più generale e perdurante disorientamento nell'interpretare il gesto di rinuncia compiuto da Benedetto XVI e nel capirne gli effetti ».
Ed è per « gettar luce su questo terreno irto di equivoci » che pubblica uno scritto di Carlo Fantappiè, ordinario di diritto canonico nella facoltà di giurisprudenza dell'Università Roma Tre.
Magister aveva già pubblicato il parere di un altro illustre canonista, contrario all'uso del termine "papa emerito", che ha sviluppato la sua disamina in un articolo su La civiltà Cattolica.

Il testo di Fantappiè parte da diverse posizioni già da noi incontrate e soppesate finora:
  1. La rinuncia di Benedetto XVI ha stimolato diversi vaticanisti a improvvisarsi storici della Chiesa o teologi del papato. Si sono letti nei principali giornali errori grossolani in cui sono incorsi anche esponenti del mondo accademico, riportando i seguenti esempi:
    a) lo storico Alberto Melloni quando ha incredibilmente indicato “l’unico atto infallibile del magistero novecentesco” nella qualifica dell’aborto come “disordine morale grave”.
    b) Armando Torno quando ha definito il papa “successore di Cristo”.
    Ma soprattutto si è preso spunto dalla novità dell’atto per rimettere in discussione o pronosticare la crisi dell’ufficio petrino.
  2. V’è stato chi ha parlato di una modernizzazione del papato, che si trasformerebbe da istituto permanente in un istituto a termine. 
  3. Chi ha còlto l’occasione per sollevare la necessità della riforma dell’ufficio papale integrandolo con altri organismi collegiali. 
  4. Chi ha azzardato la fine di un modello di governo e di una concezione del papato.
  5. V’è stato anche, da parte opposta, chi non ha accettato la presente rinuncia neppure come una decisione eccezionale, perché vede spogliata la “sacralità” del papa. [direi non tanto del Papa quanto della sua funzione] 
  6. chi addirittura ritiene le dimissioni papali semplicemente impossibili sul piano metafisico e mistico, poiché l’accettazione dell’elezione porrebbe l’eletto su un livello ontologico diverso. [si riferisce qui al Prof. E.M. Radaelli e trovo molto disdicevole liquidare con un supponente "addirittura" un lavoro serio e centrato come il suo, tenuto conto che la perdita della dimensione metafisica, come già ripetutamente osservato, è la vera radice della crisi "mondana" della Chiesa prima durante e dopo il concilio]
nella consapevolezza che « la rinuncia di Benedetto XVI ha posto gravi problemi sulla costituzione della Chiesa, sulla natura del primato del papa nonché sull’ambito ed estensione dei suoi poteri dopo la cessazione dell'ufficio. E dunque prima di parlare di una “ridefinizione” del papato sarebbe necessario tenere conto della complessa sua elaborazione teologica e canonistica. »

Quindi, dopo aver affermato la distinzione tra "persona e "ufficio" e aver ascritto al diritto canonico « il merito di avere trasformato il “carisma personale” nel “carisma di ufficio” » (Max Weber) aggiunge che « in queste ripartizioni concettuali “stanno la forza creatrice razionale del cattolicesimo e, contemporaneamente, la sua umanità” » (Carl Schmitt). Il che porterebbe all'esclusione dell' « l’attribuzione della sacralità, della infallibilità e delle altre prerogative giurisdizionali od onorifiche » ascrivibili unicamente all’ufficio e quindi dalla potestà di governo e che, per tale motivo, esse cessano sia per effetto della morte che della rinuncia al papato.

Tuttavia questo dato, come pure l'asserita chiarificazione della controversia sulla base delle « argomentazioni addotte dall’Olivi o da Egidio Romano contro le tesi dei cardinali Colonna all’indomani delle dimissioni di Celestino V », vengono semplicemente enunciati senza il supporto di argomentazioni pro o contro, che in una discussione di questa portata non possono né devono mancare.

Mi limito per ora ad una piccola osservazione: si parte con l'affermazione, sacrosanta, che « prima di parlare di una “ridefinizione” del papato sarebbe necessario tenere conto della complessa sua elaborazione teologica e canonistica » e poi si esamina a volo d'uccello il canone sorvolando sulla complessa elaborazione teologica.

E dunque, un discorso definitorio, basato sullo sviluppo di argomenti pertinenti almeno abbozzati  (vista l'occasione e il contesto) e non su affermazioni apodittiche, per quanto illustri, dov'è?

Inoltre sopra il diritto canonico (storico) c’è la filosofia dell’essere (metafisica). Il che spiega il "per sempre" richiamato anche da Benedetto XVI, cui aggiungo la considerazione che l'esercizio attivo del ministero, che lui ha deposto, non si concretizza solo nel "fare", richiamato dalle attività alle quali non riuscirebbe più a far fronte (tipo i viaggi, ad esempio), ma è innanzitutto l'attività di "governo" supportata da collaboratori fidati e capaci (è qui il problema umano) resa possibile dalla Grazia di stato, dato ontologico e metafisico proveniente dal Soprannaturale che sfugge a chi è abituato a metter da parte la metafisica ed è centrato nell'antropocentrismo conciliare e post.

La distinzione tra persona e ufficio suscita ancor più confusione, perché può lasciar pensare che l'ufficio riguardi solo l' "esercizio attivo del ministero" che si esaurirebbe con la rinuncia, escludendo in termini apodittici e non probatori che il "potere giurisdizionale" possa esistere separato dalla investitura divina su cui è fondata quella ricevuta dal voto dei cardinali elettori dopo l'accettazione e la indicazione del nome. E non credo che questa possa essere "a tempo", salvo casi di forza maggiore che ci sono stati consegnati da altri precedenti storici nei quali non è mai stato ipotizzato il cosiddetto "servizio contemplativo" esercitato nel 'recinto di Pietro' inteso come 'luogo' teologico... Non è possibile continuare in questa ambiguità di affermare una cosa e nello stesso tempo il suo contrario: "per sempre" e poi distinzione tra "servizio attivo" e quello "contemplativo"!

Ed è per questo che il Papato rischia di esser ridotto a mera "funzione" collegata principalmente alle capacità fisiche e contingenti, in altre parole ad una valutazione efficientista o a un fatto politico, rappresentativo, professionale... Oppure si può cadere nella 'strana' e inedita dicotomia di due Papi uno 'emerito' e l'altro 'facente funzioni' (!?). Altro motivo di confusione sarà nella permanenza, come ci è stato detto, di "sua Santità" e anche del nome "Benedetto XVI", di fatto non deponibile. E il cambiamento di nome non denota un cambiamento di status, la cosiddetta translatio personae dal carattere singolare e permanente legato alla persona e non solo all'ufficio?

Io mi limito, per ora, a sottolineare questi dati. E attendo il dibattito approfondito e le conclusioni autoritative nelle sedi adeguate. (Maria Guarini)

38 commenti:

  1. Carissima Mic, grazie per le sue profonde e pur prudenti osservazioni, di cui condivido il tono e il contenuto. Interessante, molto interessante, l'opinione di E. M. Radaelli (ottimo allievo di Romano Amerio) che allude a un "diverso livello ontologico" che comporterebbe l'elevazione ponteficale. E' un doveroso e opportuno richiamo a una dimensione metafisica del ponteficato (e non solo), spesso svilito da una visione "funzionalistica" o, quando va bene, "spiritualistica" dell'incarico. Molto puntuale l'eccenno di Radaelli al grande giurista-politologo cattolico Carl Schmitt: riprendendo San Paolo, Schmitt accenna al ruolo di "katechon" ("ciò che trattiene", con riferimento all'anticristo) della Chiesa e quindi del papato. La perdita della dimensione metafisica è la vera radice della crisi "mondana" della Chiesa (prima, con e dopo il concilio). Ma, purtroppo, non credo che i cardinali che si avviano al conclave abbiano letto Radaelli o Schmitt. Sarà un duro lavoro, per lo Spirito Santo...

    RispondiElimina
  2. Dopo il prepensionamento del prof. Ratzinger, entrano in Consiglio di Amministrazione, certi della nomina ad Amministratori Delegati, il dott. Scola e l'ing. Scherer. Entrambi si saranno già fatti confezionare un costoso abito sartoriale, così come aveva fatto l'ultima volta il geom. Tettamanzi.

    Anni or sono, quando il dott. Scola era Capo Filiale a Venezia, si era distinto per il suo atteggiamento già allora estremamente manageriale: terminato il Pontificale di Natale e consumato il pranzo con i colleghi, egli lasciava il palazzo patriarcale in elicottero per tenere conferenze all'estero, delegando il canto dei Secondi Vespri al Capo Filiale emerito, il rag. Cè.

    Gestione esemplare della filiale veneziana: il drastico taglio del personale non era stato necessario, visto che la crisi degli ultimi decenni aveva permesso di ridurre al minimo l'organico di funzionari e impiegati. Scola veva provveduto alla riduzione dei punti vendita e accorpamento degli stessi in aree pastorali, con razionalizzazione delle celebrazioni feriali e festive e chiusura delle unità a scarso profitto. Affitto dei beni immobili nella disponibilità della Filiale, per realizzare cospicui incoming, ivi compreso il palazzo di proprietà della Compagnia delle Opere per spettacoli della Biennale di Venezia. Riqualificazione, restyling e locazione del palazzo del Seminario, con una joint venture della CdO. Vendita e dismissione di beni non strategici. Incremento di partnership aziendali e massiccia attività di marketing. Attività editoriale e di comunicazione.

    Dopo il trasferimento alla Presidenza della Filiale Ambrosiana, l'attività si è incrementata ed ha confermato il trend di questa esperienza imprenditoriale maturata a Venezia. Ora si ventila l'ipotesi concreta di una promozione per alcuni inattesa, ma in cui il dott. Scola potrebbe riuscire a coalizzare i voti del CdA romano. Un Amministratore Delegato italiano, quindi, con grande esperienza manageriale e solidi appoggi da parte di brand quali Cl e CdO.

    Per evitare il crollo dei titoli, la Borsa ha temporaneamente bloccato la vendita delle azioni. Le agenzie di rating per ora non formulano giudizi, ma si lascia intuire il declassamento da A+ a BBB, dopo la perdita della tripla A successivo alla fallimentare esperienza dell'AD Woityla.

    Il voto del CdA della Chiesa Conciliare Spa è atteso per i prossimi giorni.

    Baronio
    http://opportuneimportune.blogspot.gr/2013/03/church-manager.html

    RispondiElimina
  3. Si sono letti nei principali giornali errori grossolani in cui sono incorsi anche esponenti del mondo accademico,

    Questa fase di attesa e la grancassa mediatica che vi corrisponde ci riportano al discorso del 14 febbraio di Benedetto XVI ai parroci romani e alla affermazione che il "Concilio dei giornalisti", ognuno dei quali secondo il suo contesto aveva preso posizione per quella parte che apparisse più confacente con il loro mondo, aveva sviluppato un' "ermeneutica politica" fuori dalla fede. Responsabilità comunque non attribuibile ai media, dal momento che, concretamente, c'è stata una 'pastorale' applicativa del "concilio dei Padri", sufficiente a condurci nella situazione in cui siamo certo non per colpa dei giornalisti...

    Tuttavia, oggi più che allora i media sono capaci non solo di rappresentare la realtà ma di determinarla grazie al potere e alla forza di suggestione che sono loro propri. Il problema si fa serio quando essi veicolano non solo una ermeneutica politica secolarizzata di parte laicale, ma quando si fanno voce di correnti clericali, o spesso curiali, e ne veicolano le tendenze, che sono quelle della cosiddetta "chiesa conciliare" e che riescono a imporsi come dominanti.

    Per Chiesa conciliare intendo quell'ambiente ecclesiale (che non esaurisce La Catholica) ma rispecchia il contro-spirito (come lo chiama Mons. Gherardini), che vi si è infiltrato attraverso tutte le "riforme" conciliari e la sfigura dal di dentro snaturandone il fine, ma non potendone scalfire la strutturale tendenza alla Verità tutta intera.

    Questo lo crediamo de fide nell'attesa fiduciosa e orante del ripareggiamento della verità che di certo avverrà, anche se non ci è dato sapere quando.

    RispondiElimina
  4. riprendendo San Paolo, Schmitt accenna al ruolo di "katechon" ("ciò che trattiene", con riferimento all'anticristo) della Chiesa e quindi del papato.

    Il nostro canonista cita lo stesso autore per sostenere che nelle ripartizioni concettuali come quella tra "persona" e "ufficio" stanno la forza creatrice razionale del cattolicesimo e, contemporaneamente, la sua umanità (Carl Schmitt)

    Non esito a definire parziale e riduttiva questa affermazione che non tiene conto della componete misterica e soprannaturale della Chiesa e dell'azione teandrica del Signore che la sostiene e la vivifica, ma evidenzia solo un aspetto materiale, ineludibile e da valorizzare, ma nella sua giusta dimensione. E credo che in questo modo, tra l'altro sbrigativo e strumentale, si tradisca anche il pensiero del filosofo giurista politologo cattolico citato, non tenendo peraltro in alcun conto l'indispensabile apporto della teologia...

    RispondiElimina
  5. Fratres parate vos et vigilate quia adversarius vester, tamquam leo rugiens, circuit, quaerens quem devoret, cui resistite fortes in fide.

    RispondiElimina
  6. La mia citazione si riferisce agli attacchi feroci che i media secolarizzati riservano alla Chiesa.
    Bisognerebbe parlare anche di quelli.

    RispondiElimina
  7. Mic, a me sembra che la chiave dell’articolo di Fantappiè sia nella prima premessa, ossia:

    In primo luogo va detto che il papato è un ufficio rivestito da una persona e non, propriamente, una persona che investe un ufficio, anche se ne diventa titolare.

    Questa premessa, se accolta come vera, consentirebbe di inquadrare il problema senza rinunciare alla valenza metafisica illustrata da Radaelli. A me sembra una via ragionevole, piuttosto che razionale. Forse, come dici, superficiale e approssimativa, ma è un punto di partenza per collocare questa rinuncia nella Chiesa senza distruggerla, senza distruggerne la credibilità già ampiamente compromessa.

    La teoria dei due papi invece, che non giustifica la rinuncia né sul piano metafisico né per conseguenza su quello giuridico, comunque la metti, porta dritto dritto alla chiesa SpA, con annessi e connessi, sbeffeggiata qui su da Baronio, e da altri con lui. Una chiesa cioè che la Verità di fatto l’ha già perduta e sta lì a rigirarsi nel suo fango.

    RispondiElimina
  8. Mai cosi' pericolosi come gli attacchi che provengono dall'interno..... Felice

    RispondiElimina
  9. Ecosa disse Hregorio XVI ed il Concilio vat1?

    http://famigliacattolica.blogspot.it/

    RispondiElimina
  10. Detto da Scola.

    Il 5 marzo, in occasione dell'anno accademico alla Cattolica: "La rinuncia di Benedetto XVI al Ministero Petrino e l'attesa orante del nuovo Papa domandano a tutti uno scatto di verità e responsabilità"

    RispondiElimina
  11. Grazie a Sandro Pasquino.

    Riporto da Famiglia Cattolica

    Papa Gregorio XVI ha dichiarato a tutti i vescovi del mondo il 15 Agosto 1832 con la sua enciclica Mirari Vos, con cui ha condannato tutti i principi del liberalismo religioso e politico. Riporto una delle citazioni più importanti : "Delle cose che furono regolarmente definite, nessuna dovessi diminuire, nessuna mutare, nessuna aggiungere, ma tali esse debbono essere custodite intatte nelle parole e nei significati".
    Chiunque mai cambierà, altererà o modificherà il senso o il significato degli articoli di Fede, cade in eresia ed incorre nell’anatema pronunciato dal Primo Concilio Vaticano: Se qualcuno dice che è possibile che ai dogmi proposti dalla Chiesa, con il progredire della scienza debba essere dato, talvolta, altro senso, diverso da quello che intese esprimere ed intende la Chiesa, sia anatema." [D.S. 3043]

    RispondiElimina
  12. (voci dal web)
    La paura di tutti? Un Papa “lefebvriano”

    Conclave, Sant’Egidio teme, CL spera. La paura di tutti? Un Papa “lefebvriano”
    Più dei casi pedofilia ad angosciare i cardinali sono le possibili retromarce sulla liturgia dopo le aperture di Ratzinger. Intanto movimenti e congregazioni (gesuiti, salesiani, cappuccini) cercano di capire quale influenza avranno. In pole position i ciellini che puntano su Scola

    Il Papa lefebvriano no.
    Più della “pedofilia ecclesiale” è la liturgia ad angosciare in questi giorni di preconclave i 115 cardinali elettori che entreranno nella clausura della Cappella Sistina. Dopo che Benedetto XVI, nel 2007, ha liberalizzato la Messa tridentina, ovvero quella in latino delConcilio di Trento, i porporati amanti del rito post riforma liturgica del Vaticano II, ovvero nelle lingue locali, sono terrorizzati dal ritorno definitivo alla balaustra, al pulpito e al sacerdote che celebra di spalle al popolo con paramenti riesumati dalla naftalina.
    ...................

    http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/03/10/conclave-santegidio-teme-cl-spera-paura-tutti-papa-lefebvriano/525769/

    RispondiElimina
  13. la liturgia ad angosciare in questi giorni di preconclave

    Liturgia, centro e culmine della nostra fede, bisognosa di restaurazione e non di "restauro" nel senso di rifarsi il look...
    la grande sconosciuta, nei confronti di "morale" e "trasparenza" su cui sembrano tutti concentrati, ma di fatto al centro di grandi dispute e, soprattutto di grande e apparentemente invincibile arbitrarietà superficialità e banalizzazione movimentista e modernista.

    Auxilium christianorum, ora pro nobis!

    RispondiElimina
  14. Una breve nota di Marco Tosatti con due frasi finali da meditare

    http://www.lastampa.it/Page/Id/1.0.1558923023

    RispondiElimina
  15. Liturgia?
    Concilio?
    Non è che se ne aprli tanto nelle congregazioni dei cardinali.
    Ciò di cui non si parla...è bene temere.
    Ne parlano e come!!!
    Tutti a osannare Benedetto per tutto di più, nessuno perché ha avviato (suo malgrado?) un rilettura del concilio e postconcilio.
    Si tace perché si dimentichi. Hanno paura. si.

    RispondiElimina
  16. L'articolo di Grana ha imprecisioni e inesattezze.
    Kiko ha tremato all'elezione di Ratzinger! Infatti il papa quasi subito corresse, senza seguito, i loro abusi liturgici...
    E altri fatti tutti li conoscono

    RispondiElimina
  17. Mentre i cardinali si preparano all'elezione del nuovo Papa qualcun'altro......

    http://genova.repubblica.it/cronaca/2013/03/10/foto/messa_di_don_gallo_per_chavez_e_stato_un_grande_statista-54251714/1/?ref=HRESS-2

    RispondiElimina
  18. Spero vivamente che si concretizzino a breve le paure della Sant'Egidio.


    Io sto aspettando la fumata bianca per capire in che mani ci ha lasciati Papa Benedetto XVI e per valutare la sua abdicazione.
    Certo il suo ultimo discorso mi ha lasciato veramente di sasso. Non posso che essere in totale disaccordo sull'approvazione dell'Alleanza del Reno e sulla loro ideologia modernista. Con questo ultimo discorso è caduto il tentativo di interpretare i testi del Concilio Vaticano Secondo in linea con la Tradizione.

    RispondiElimina
  19. L`articolo di Grana è non solo avvelenato ma talmente orientato da far pietà, è così preso nella sua diatriba, e nella sua antipatia per il porporato del Sry Lanka, che non si è nemmeno riletto, se l`avesse fatto avrebbe visto l`errore quando scrive:
    "Nella sua diocesi, il porporato che ha ricevuto la berretta rossa da Benedetto XVI nel 2010, è un acceso difensore degli abusi liturgici"

    Evidentemente un lapsus rivelatore, perchè il cardinale Rajnith, sinceramente fedele a Papa Benedetto e seguendo il suo esempio, lotta invece contro gli abusi liturgici, difende la sacralità della Liturgia, per questo del resto fu ed è malvisto da chi è ardente sponsor di chi degli abusi liturgici ha fatto una norma, anche rigidamente codificata.

    Altra imprecisione,

    "I neocatecumenali del pittore spagnolo Kiko Argüello con Benedetto XVI sono andati a nozze"

    Papa Benedetto è stato sempre molto benevolo, ha accompagnato con pazienza e benevolenza tutti i movimenti postconciliari, e in particolare il cnc, ma la verità è che i dirigenti del cnc, prima della rinuncia di Benedetto XVI, stavano tremando, perchè la loro prassi liturgica è stata messa sotto esame da Benedetto XVI nel gennaio 2012, del resto già nel 2005 aveva trasmesso delle prescrizioni per rimettere quella prassi sui binari dell`ortodossia liturgica, ma è stato disobbedito con l`aiuto di potenti curiali, uno dei tanti tradimenti subiti, gli stessi amici e protettori che hanno messo, finora, il silenziatore anche su quella Commissione.
    Potrei anche estendermi sulla consegna anomala dello statuto e sulla secretazione del direttorio catechetico, altra grave anomalia che vede nella Chiesa la presenza di una cosidetta "formazione cattolica" i cui testi sono segreti... ma la mia attenzione in questi momenti è altrove.

    Papa Benedetto ha voluto mostrare con il suo esempio quello che VERAMENTE ha voluto la Sacrosanctum Concilium, i progressisti, gli allievi e eredi di Bugnini, sorvoliamo su Piero Marini, è meglio.., non glielo lo hanno perdonato, del resto se ne sono infischiati e hanno continuato tranquillamente la loro opera di desacralizzazione della Liturgia, di smantellamento e di devastazione degli spazi sacri.

    RispondiElimina
  20. Cara Luisa,
    da un "giornale" come il fattoquodiano scrittotuttoattaccato non mi sorprendono articoli come quello.
    Lo dovrebbero chiamare la calunniaquotidiana. In materia di religione è fortemente anticattolico, antireligioso e anticlericale tanto da fare concorrenza alla stessa "repubblica".
    Il problema è che i lettori credono a tutte le fantasiose calunnie sui cristiani che tali giornali propinano loro senza un minimo di senso critico.

    Basta sparare sui cristiani e sulla Chiesa che anche persone intelligenti in altri campi diventano dei veri e propri imbuti decerebrati.

    Alla fine però hanno anche loro un lato positivo: aiutano a capire ai cattolici convinti dialoganti chi hanno di fronte e le loro idee.

    RispondiElimina

  21. Vorrei fare alcune considerazioni:

    1) La prassi costante ed universale della Chiesa riguardo ad una determinata realtà sta ad indicare che questa fa parte della Tradizione, ossia della divina Rivelazione: ad esempio, la pratica del Battesimo dei bambini ancor privi dell'uso di ragione.
    Allo stesso modo, la possibilità e la liceità di abdicazione da parte di un Papa, è indicata dalla prassi costante della Chiesa a partire dai primi secoli (Papa Ponziano), anche se i casi sono stati pochi.
    Di conseguenza non vedo come possa considerarsi una questione ancora aperta, così come non può esserlo la prima.

    2) Benedetto XVI, abdicando, ha automaticamente rinunciato al Papato e di fatto non è più - né potrebbe essere - Sommo Pontefice, neppure emerito.
    Che poi si sia attribuito quest'ultimo titolo e che pensi di essere ancora Papa, nulla toglie alla realtà dei fatti, una realtà che egli non ha alcuna possibilità di modificare.
    Il problema di due Papi
    dunque non si pone a livello ontologico, ma solo a livello contingente. La gente insomma vedrà due Papi, uno emerito e l'altro regnante, mentre in realtà il primo usurpa - di fatto - un titolo che non possiede più.

    Inutile dire che tutti i nemici della Chiesa - quelli stigmatizzati da Mons. Fellay nella conferenza di alcuni mesi fa in Canada - approfitteranno di questa situazione in tutti i modi.
    Ma non prevarranno.

    RispondiElimina
  22. Se tu ascoltassi le idiozie, le menzogne, che i media francesi e svizzeri stanno spacciando per verità, vedresti che non avete in Italia l`esclusività della disonestà intellettuale, ma son certa che già lo sapevi... devo dire però che, a parte quei "cattolici" iperprogressisti che approvano tutte quelle immondizie, molti cattolici si sono svegliati e osano esprimersi, sono convinta che è uno dei tanti meriti del Pontificato di Papa Benedetto che ha dato ai cattolici non solo il coraggio ma anche gli argomenti per controbattere.
    Sono colpita nel vedere che sono i giovani, le giovani famiglie, che non accettano di essere silenziati, non hanno più paura di esprimere la loro fede.

    RispondiElimina
  23. Mi ricordo che subito dopo l`11 febbraio ho menzionato l`ingovernabilità della Chiesa, una prova, solo una fra le tante, di questa ingovernabilità è stata l`impossibilità per Papa Benedetto di riuscire ad imporre le sue norme, la sua autorità, al cnc.
    Nel 2005 la decisione di Papa Benedetto era presa, le sue norme arrivate per iscritto, in seguito oralmente lui stesso, durante un`udienza, disse ai neocatecumenali che contava su di loro perchè venissero prontamente applicate, e invece fu disobbedito, nel 2012 all`ultimo momento ha bloccato un colpo di forza ordito alle sue spalle per strappargli l`approvazione di quella prassi liturgica e subito dopo l`ha sottomessa all`analisi di una Commissione, ma ancora oggi tutto tace.
    Quando un Papa non riesce ad imporre ad un movimento, il cui iniziatore ha inventato una liturgia ad hoc per le sue comunità, il rispetto dei libri liturgici, quando le sue norme e la sua volontà vengono vanificate da poteri intra e extra muros, è una situazione che ci mostra quanto e come la Chiesa sia ingovernabile, senza dimenticare il dispiacere che disobbedienze e tradimenti hanno dovuto provocare a Papa Benedetto.

    RispondiElimina
  24. P.S.: con l'esempio sopra riportato della validità e liceità della prassi del Battesimo di bambini prima dell'uso di ragione, come realtà sempre creduta dalla Chiesa e dunque indiscutibile, mi riferivo ovviamente all'epoca precedente il Concilio ecumenico di Trento: quest'ultimo infatti ha confermato il tutto con una solenne definizione dogmatica nel Decreto sui Sacramenti (Sacramento del battesimo, can. 13).

    RispondiElimina
  25. Allo stesso modo, la possibilità e la liceità di abdicazione da parte di un Papa, è indicata dalla prassi costante della Chiesa a partire dai primi secoli (Papa Ponziano), anche se i casi sono stati pochi.

    Il contesto di queste dimissioni è completamente diverso dai precedenti. In tutti gli altri casi il Papa si è dimesso:

    1) perché impossibilitato a governare da cause di forza maggiore, come per esempio il carcere o l'esilio (Clemente I, Ponziano);

    2) perché coinvolto in scandali e intrighi di palazzo (Silverio, Benedetto IX);

    3) perché si disputavano contemporaneamente il papato più pretendenti (è il caso di Celestino V - che cedette alle pressioni e al potere di colui che poi fu Bonifacio VIII - e Gregorio XII).

    Ma È LA PRIMA VOLTA che un Papa si dimette "per stanchezza". Per questa motivazione non si può invocare nessuna "prassi", anzi, si inaugura pericolosamente una NUOVA "prassi" che crea un precedente di un Papa dimissionario per limiti d'età e di forze.

    RispondiElimina
  26. Ma È LA PRIMA VOLTA che un Papa si dimette "per stanchezza". Per questa motivazione non si può invocare nessuna "prassi", anzi, si inaugura pericolosamente una NUOVA "prassi" che crea un precedente di un Papa dimissionario per limiti d'età e di forze.

    E' esattamente questo il grande 'vulnus' per il Papato e quindi per la Chiesa: la possibilità, che rischia di diventare NUOVA "prassi" delle dimissioni del Papa per raggiunti limiti di età, come per un qualunque altro vescovo, assimilandolo all'altrettanto NUOVO concetto del "primus inter pares" introdotto dalla collegialità...
    La svolta epocale provocata dal gesto di Benedetto XVI rischia così di costituire - pur se potrebbe esser stata determinante la comprovata ingovernabilità - l'ennesima riforma di conio conciliare che di fatto intacca la natura del Papato.

    Tremo nello scrivere, ma soprattutto nel pensare queste cose e, credo, che le sorti della Chiesa siano davvero nelle mani del nuovo Papa.

    RispondiElimina
  27. rafminimi@infinito.it11 marzo, 2013 08:38

    Tremo nello scrivere, ma soprattutto nel pensare queste cose e, credo, che le sorti della Chiesa siano davvero nelle mani del nuovo Papa.

    Le sorti della Chiesa (in primis) ma anche, dell'Italia, del mondo, delle nostre case (in specie della mia) e di tutto sono nelle mani di DIO.
    Solo in Lui e di Lui e nei confronti di Lui si possono riporre Fede e Speranza.
    Circa "l'humana spezie" vale ciò che insegna un vecchio prete cieco, povero, solo e malato, che ha trascorso e subito una vita di grattacapi, per essersi mantenuto fedele alla Messa di Sempre:
    "Credo in DIO, Padre Onnipotente, negli uomini poco, nelle donne ancor meno (1), nei politici e nei preti (quasi) per NIENTE".
    (1) Le gentili signore che frequentano questo sito, non se abbiano a male: la citazione del vecchio prete è proprio così. Piuttosto, sono contento della presenza delle gentili signore di cui sopra. Fino ad un recente passato, i siti tradizionalisti sembravano l'osteria. Le presenze femminili erano mosche bianche.

    RispondiElimina
  28. V’è stato anche, da parte opposta, chi non ha accettato la presente rinuncia neppure come una decisione eccezionale, perché vede spogliata la “sacralità” del papa. [direi non tanto del Papa quanto della sua funzione]

    Concordo con la chiosa di Mic. Non constato infatti nella tradizione visioni di "prerogative divine" nella persona del Papa. Mi sembra una esagerazione voluta.
    Altra cosa è il potere di legare e di sciogliere, cioè la potestà di giurisdizione universale, realmente attribuito e garantito da Gesù a Pietro, insieme al munus docendi supremo e assistito dal carisma di infallibilità alle condizioni richieste...

    RispondiElimina
  29. Le sorti della Chiesa (in primis) ma anche, dell'Italia, del mondo, delle nostre case (in specie della mia) e di tutto sono nelle mani di DIO.

    Caro Raf,
    mi riferivo all'immediato (e forse anche a lungo termine) futuro della Chiesa conciliare, ché tale siamo costretti a chiamarla (che nulla può togliere all'Una Santa Cattolica...), che comunque dovrà sfociare in un ripareggiamento della Verità, quando il Signore vorrà e ce lo meriteremo.

    RispondiElimina
  30. @ Torquemada:
    lo so che Benedetto XVI ha abdicato per motivi diversi dai precedenti storici, e ho già sottolineato in altri interventi il pericolo insito in quest'atto, che porta diritto alla 'Chiesa SPA' delineata da Baronio.
    Volevo solo far notare che l'abdicazione di Papa Ratzinger è in sè stessa valida indipendentemente dai motivi da lui addotti, riguardo ai quali se la vedrà lui davanti a Nostro Signore. Ciò che conta è il suo atto esterno di rinuncia, che è avvenuto ed in seguito al quale NON è più Papa. Ragion per cui, il problema dei 'due Papi' sarà inesistente in sè: e dico questo in riferimento alla tesi del prof. Radaelli, che peraltro stimo molto, ma che è una tesi non proponibile per i motivi appena espressi. Sarebbe come voler discutere sul sacerdozio femminile, mentre - anche qui - la dottrina e la prassi contraria costante ed universale della Chiesa è chiara ed inequivocabile.
    Il "quod semper, quod ubique" di San Vincenzo di Lerino si applica anche in questi casi.
    Tutto il problema invece sta nel fatto che l'attuale Vescovo Joseph Ratzinger, pur avendo abdicato, pretende di essere ancora Papa, seppur emerito, mentre non lo è più.
    La confusione avverrà a livello puramente mediatico, anche se è ovvio che tutto questo, insieme alle motivazioni addotte per un tale gesto, servirà ottimamente a neomodernisti, massoni &C per sfasciare ancor più la Chiesa.
    Questo però è un altro discorso, rispetto alla questione posta dal prof. Radaelli.

    RispondiElimina
  31. Tutto il problema invece sta nel fatto che l'attuale Vescovo Joseph Ratzinger, pur avendo abdicato, pretende di essere ancora Papa, seppur emerito, mentre non lo è più.

    Proprio così. Questo sarà un motivo di gran confusione, sia pure solo mediatica (ma la comunicazione, anche falsata, oggi è tutto, CREA la notizia e convince le masse).
    Sono spiacente di segnalare qui, che giorni fa avevo evidenziato proprio questo grave problema, ma sono stato censurato, senza alcuna spiegazione.
    Avevo indicato l'art. stringente di Unavox.it circa l'assurda situazione, chiedendo ai bloggers di commentarlo, ma non so se ciò ha disturbato la redazione.
    Oggi pare che se ne può parlare ? speriamo.

    Ecco l'art.:
    ''Sarà Papa emerito
    ovvero "Vende la vigna e ci vuole raccogliere l'uva"''
    -------------------------
    La nota diffusa dal Vaticano il 26 febbraio 2013...
    sancisce alcune cose curiose.
    *Prima cosa importantissima, Papa Ratzinger ha completato una delle riforme volute dal Vaticano II: la parità tra vescovi e papi....
    *Seconda cosa:
    decisione di conservare il titolo, presa in accordo col papa (?!)...una cosa è certa: Papa Ratzinger ha deciso che ci saranno due “vicario di Cristo”, lui, “Romano pontefice” emerito, e l’altro, una volta eletto dai cardinali, “Romano Pontefice” regnante.(...)
    *Terza cosa. Il ridicolo, poi, sopraggiunge quando Padre Lombardi precisa che il Papa conserverà il nome di “Sua Santità Benedetto XVI”....
    Ora, pur decidendo di tornare indietro e di rinnegare quella scelta, a suo tempo operata per ubbidire alla volontà di Dio, il cardinale Ratzinger ritiene di mantenere il nome che non gli compete più e al quale ha volontariamente rinunciato....
    *Quarta cosa. (si esamina il declassamento del "baciamano", ridotto a mero gesto umano di rispetto per una “persona importante”,...)
    (concludendo)
    Prima la “rinuncia”, presentata come chiamata di Dio alla preghiera, in aperta contraddizione con la chiamata di Dio al papato.
    Poi il mantenimento del “titolo” relativo a ciò a cui si è rinunciato. Quindi il mantenimento di un nome che non è più il suo.
    Insomma, un papa rinunciatario che però non vuole rinunciare ad essere papa.

    Sarà facile da capire, ma non per noi che siamo duri di comprendonio.
    Christe eleison!
    -----------
    chi ci spiegherà quest'assurdità mai vista nella storia?

    RispondiElimina
  32. Poi il mantenimento del “titolo” relativo a ciò a cui si è rinunciato. Quindi il mantenimento di un nome che non è più il suo.

    Non è esatto. Il nome resta suo, "per sempre"... ma (ed è questa l'anomalia), sembrerebbe, solo in riferimento al governo deposto (attivo) e non per la missione passiva nel nascondimento.

    Si potrebbero evitare le rimostranze per favore?

    Ciò che non è pubblicato non è perché "disturba": o contiene insulti o è inutilmente accusatorio o provocatorio (ma non è questo il caso) oppure resta sommerso negli spam

    RispondiElimina
  33. Tutto il problema invece sta nel fatto che l'attuale Vescovo Joseph Ratzinger, pur avendo abdicato, pretende di essere ancora Papa, seppur emerito, mentre non lo è più.

    Appunto! E' possibile che questo elemento non suscita domande a nessuno? In realtà è esattamente questo elemento, dirompente e dichiarato apertis verbis, che mette in una situazione a dir poco TRAGICA. Perchè Benedetto XVI lo ha detto? Per rispondere alle "critiche" di alcuni Cardinali sulla "discesa dalla Croce"? Ma se voleva fare solo questo, avrebbe potuto rispondere in altro modo! Gli strumenti ne aveva! Perchè rispondere così? Perchè mantenere Nome e titolo pontificale, sebbene "emerito"? Perchè fare la distinzione "assurda" fra ministero attivo e passivo?

    E soprattutto: se un Papa rinunciatario non è più Papa, e se il Papato può essere trattato alla stregua di un Ufficio, perchè i Papi MORTI vengono definiti "Papi" anche dopo morti?
    Che per caso mantengono ancora "l'ufficio"? Dopo morti?

    Se un Papa MORTO può esser definito Papa, uno rinunciatario perchè non potrebbe esserlo?

    E soprattutto: se è la "rinuncia" (che certamente i Papi morti non fanno), ad essere il "motivo" dell' "annullamento del Ministero" (! E diciamo che quella di Radaelli è un'ipotesi ardita?), allora come si spiega il "cambiamento di Nome"?
    Cosa significa il cambiamento di Nome nel Vangelo? Allora, il rinunciatario, dovrebbe rinunciare anche alla sua IDENTITA'? E può farlo?
    E cosa succede, metafisiscamente, quando un Papa cambia il Nome? Non succede niente?
    Radaelli avrà fatto pure un'ipotesi ardita, usando il termine "semi-sacramento". Magari senza effettive basi.

    Ma come lo vogliamo chiamare questo ministero Petrino? Semplice ufficio?

    RispondiElimina
  34. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

    RispondiElimina
  35. ..in sostanza, se trattasi di semplice Ufficio, metafisicamente non succede NULLA.

    Se trattasi di assegnazione di una nuova IDENTITA' a chi assume questo "incarico", e assegnazione da parte dello SIRITO SANTO, nessuna "rununcia umana" può debellarla!

    Si tratta di Ufficio? Se sì a cosa serve e cosa provoca il cambio di Nome? E tutto ciò che il Vangelo attribuisce a questo cambiamento di Nome operato direttamente da Dio?

    Se no, perchè è possibile "rinunciare"? O meglio: è possibile rinunciare? A quali condizioni?

    RispondiElimina
  36. Caro Stefano,
    domande che sono anche le nostre e che penso siano ineludibili. E sarà necessario rispondervi da chi di dovere... prima o poi succederà!

    RispondiElimina
  37. Premesso che io ho più dubbi che certezze, per cui mi sembra che abbiano tutti ragione e tutti torto, posto questo, insisto sulla distinzione tra ufficio e persona investita di quell’ufficio. Allora, tanto per capire, è secondo voi ammissibile o no? Su quella base, Benedetto XVI conserverà per sempre la sua identità, che egli non vuole e non può cancellare né eludere. Ma questo attiene alla sua persona, e dunque alla valenza ontologica richiamata da Radaelli. L’esercizio dell’ufficio petrino invece può decadere con la morte o con la rinuncia, senza per questo smentire l’identità personale che resta per sempre. Se avesse conservato solo il titolo di vescovo emerito, allora avrebbe implicitamente dichiarato decaduta anche la sua identità personale di Vicario di Cristo, cosa impossibile.

    Questo, preciso, non toglie la drammaticità del tempo che viviamo che è evidente ai ciechi e che oscura il presente e il futuro della chiesa. Tuttavia bisognerà pure ricominciare.

    RispondiElimina
  38. @ Giovanna:
    certo che è ammissibile la distinzione tra ufficio e persona. Gesù ha costituito il Papato, al quale hanno progressivamente avuto accesso Papi pro tempore.
    In effetti quanto ho scritto più sopra, l'ho scritto soprattutto per coloro che si trovassero confusi: infatti, una prassi della Chiesa costante nei secoli costituisce un insegnamento dottrinale, ed aiuta appunto a districarsi e a veder chiaro nei momenti difficili come quello che stiamo vivendo.
    Ora, la possibilità di abdicazione da parte di un Papa (per i motivi, se la vedrà lui)è SEMPRE stata ammessa dalla Chiesa,: dunque costituisce insegnamento ufficiale di quest'ultima, che non può essere sottoposto ad opinioni umane, per quanto dotte esse siano.
    Per questo motivo ho fatto altri esempi di prassi tradizionali della Chiesa, che costituiscono un insegnamento dottrinale assolutamente certo: la prassi del Battesimo dei bambini prima dell'uso di ragione (poi oggetto di definizione dogmatica, ma sempre sulla base del principio appena esposto) e quella della dichiarazione di invalidità del sacerdozio conferito alle donne.
    Grazie a Dio, Egli ha istituito una Chiesa con un insegnamento costante e non un circolo filosofico, altrimenti poveri noi...
    Di conseguenza, nel nostro caso particolare,di fatto Joseph Ratzinger non è più Papa.
    Il problema, come ho detto, sorgerà a livello soltanto mediatico, con effetti gravi, visto il potere dei media, e per l'uso che ne faranno i neomodernisti a pro di una parlamentarizzazione sempre crescente della Chiesa: danni gravissimi, ma che non devono né possono intaccare la nostra Fede, per i motivi che ho detto.

    RispondiElimina

I commenti vengono pubblicati solo dopo l'approvazione di uno dei moderatori del blog.