Col seguente scritto di Antonio Livi, riprendiamo il discorso sulla conoscenza previa, di orientamento, e successiva, di verifica, che non può eludere il dogma e la sua essenzialità a garanzia della retta fede:
L’essenza del cristianesimo è il dogma, ossia la formalizzazione della verità rivelata attraverso l’intervento normativo (lex credendi) e pastorale (lex orandi, lex operandi) del magistero ecclesiastico, intervento che nella storia della Chiesa non è mai mancato. Anche ai nostri giorni, ogni cattolico giustamente desideroso di sapere che cosa veramente si deve credere per essere autentici Christifideles può conoscere facilmente i termini essenziali del dogma, che si trovano esposti in forma divulgativa ma rigorosa nel Catechismo della Chiesa Cattolica, voluto dal beato papa Giovanni Paolo II. Senza dogma non ci sarebbe più alcun riferimento preciso e pubblico a quella che è giustamente chiamata “la fede della Chiesa”. Senza dogma non si saprebbe a quale oggettiva “fides quae creditur” si riferisca la soggettiva “fides qua creditur”: ognuno, infatti, penserebbe di credere alla verità salvifica donataci con la Parola di Dio, ma in realtà si tratterebbe soltanto di credenze basate, non già su solidi motivi teologici, ma su scelte sentimentali e quindi incomunicabili e irresponsabili, tanto se sono individuali quanto se sono di gruppo. Oggi il maggior nemico del dogma – e quindi del cristianesimo – è l’ideologia del relativismo, nata e sviluppatasi in ambito protestantico (dopo Lutero) ma penetrata sempre più profondamente nella vita e nella prassi della Chiesa cattolica. La prima vittima del relativismo, all’interno della Chiesa, è la teologia, che cessa di compiere la sua funzione propria, che è appunto l’interpretazione scientifica del dogma (vedi Antonio Livi, Vera e falsa teologia, Casa Editrice Leonardo da Vinci, Roma 2012). Già nel 1950 il papa Pio XII avvertiva i fedeli, con l’enciclica Humani generis, che la teologia cattolica rischiava di subire l’influsso del relativismo, ingenerando quello che egli denominava «relativismo dogmatico», dal quale deriva il relativismo nel campo morale» (cfr Acta Apostolicae Sedis, 42 [1950], pp. 566-567). Da allora a oggi la degenerazione della teologia ha assunto aspetti ancora più deleteri, malgrado le direttive dottrinali emanate dal concilio ecumenico Vaticano II con la costituzione dogmatica Dei Verbum e con il decreto Optatam totius (1965), e poi da Giovanni Paolo II con l’enciclica Fides et ratio (1998).
« Senza dogma non ci sarebbe più alcun riferimento preciso e pubblico a quella che è giustamente chiamata “la fede della Chiesa” e ognuno penserebbe di credere alla verità salvifica donataci con la Parola di Dio, ma in realtà si tratterebbe soltanto di credenze basate, non già su solidi motivi teologici, ma su scelte sentimentali e quindi incomunicabili e irresponsabili, tanto se sono individuali quanto se sono di gruppo ».
L’essenza del cristianesimo è il dogma, ossia la formalizzazione della verità rivelata attraverso l’intervento normativo (lex credendi) e pastorale (lex orandi, lex operandi) del magistero ecclesiastico, intervento che nella storia della Chiesa non è mai mancato. Anche ai nostri giorni, ogni cattolico giustamente desideroso di sapere che cosa veramente si deve credere per essere autentici Christifideles può conoscere facilmente i termini essenziali del dogma, che si trovano esposti in forma divulgativa ma rigorosa nel Catechismo della Chiesa Cattolica, voluto dal beato papa Giovanni Paolo II. Senza dogma non ci sarebbe più alcun riferimento preciso e pubblico a quella che è giustamente chiamata “la fede della Chiesa”. Senza dogma non si saprebbe a quale oggettiva “fides quae creditur” si riferisca la soggettiva “fides qua creditur”: ognuno, infatti, penserebbe di credere alla verità salvifica donataci con la Parola di Dio, ma in realtà si tratterebbe soltanto di credenze basate, non già su solidi motivi teologici, ma su scelte sentimentali e quindi incomunicabili e irresponsabili, tanto se sono individuali quanto se sono di gruppo. Oggi il maggior nemico del dogma – e quindi del cristianesimo – è l’ideologia del relativismo, nata e sviluppatasi in ambito protestantico (dopo Lutero) ma penetrata sempre più profondamente nella vita e nella prassi della Chiesa cattolica. La prima vittima del relativismo, all’interno della Chiesa, è la teologia, che cessa di compiere la sua funzione propria, che è appunto l’interpretazione scientifica del dogma (vedi Antonio Livi, Vera e falsa teologia, Casa Editrice Leonardo da Vinci, Roma 2012). Già nel 1950 il papa Pio XII avvertiva i fedeli, con l’enciclica Humani generis, che la teologia cattolica rischiava di subire l’influsso del relativismo, ingenerando quello che egli denominava «relativismo dogmatico», dal quale deriva il relativismo nel campo morale» (cfr Acta Apostolicae Sedis, 42 [1950], pp. 566-567). Da allora a oggi la degenerazione della teologia ha assunto aspetti ancora più deleteri, malgrado le direttive dottrinali emanate dal concilio ecumenico Vaticano II con la costituzione dogmatica Dei Verbum e con il decreto Optatam totius (1965), e poi da Giovanni Paolo II con l’enciclica Fides et ratio (1998).
Che senso ha parlare di “dittatura del relativismo”.
Essendo il relativismo essenzialmente una insieme di falsità, esso non può insinuarsi nelle menti dei cattolici per via di autentica persuasione razionale: è penetrato e continua a penetrare per via di seduzione sofistica e soprattutto di imposizione violenta, operata attraverso il potere mediatico e finanziario, ossia attraverso la politica come è praticata dai regimi sostanzialmente dittatoriali. Per questo parlo di “dittatura del relativismo”. L’espressione «dittatura del relativismo» è del card. Joseph Ratzinger, che la utilizzò nell’omelia durante la Messa pro eligendo Romano Pontifice; si trattò di in un importante discorso dal carattere programmatico, in quanto pronunciato nell’imminenza della sua elezione al soglio pontifico (2005). Poi l’espressione è restata una costante nel magistero di Benedetto XVI, e oggi (2013), quando il timone della Barca di Pietro è passato nelle mani di papa Francesco, tutti nella Chiesa debbono farsi carico dell’eredità che il grande papa tedesco ci ha lasciato. Tutti debbono rendersi conto che il relativismo, con la sua pervasività mediatica e la sua effettiva dittatura istituzionale, legislativa e burocratica, è il maggior attentato alla verità cattolica, che per questo e per tanti altri motivi necessita di una efficace difesa scientifica.
Anche un intellettuale come Marcello Veneziani, che rifiuta l’etichetta di “filosofo cattolico”, ha osservato giustamente come sia inevitabile che l’abolizione teoretica delle norme fondamentali del diritto naturale (operata dal relativismo a favore del positivismo giuridico) porti alla tirannia di chi detiene il potere nelle società moderne, come avviene in Italia soprattutto con il potere giudiziario: «Quando cadono i principi fondamentali di una civiltà, quando si respinge ogni verità oggettiva, e non c'è più una morale condivisa, una religione rispettata, un comune amor patrio a cui rispondere, allora l'unico criterio supremo che stabilisce i confini del bene e del male e le relative sanzioni è la Legge. In teoria, la legge è un argine al male. Ma in una società relativista che non crede più in niente, chi amministra la Legge, chi decide e sentenzia in suo nome, dispone di un potere assoluto, irrevocabile e autonomo che spaventa. Risponde solo a se stesso, in quanto è la stessa magistratura a interpretare la legge. L'unica differenza che c'è tra il potere dei magistrati e il potere degli ayatollah è che questi decidono e agiscono nel nome di una religione millenaria, radicata e largamente condivisa dal popolo su cui esercitano la loro autorità. I magistrati, invece, sono la voce e il bastone di una setta che dispone del monopolio della forza, cioè il potere di revocare libertà, diritti e proprietà secondo la loro indiscutibile interpretazione della Legge. I confini tra le prove e gli indizi vengono superati a loro illimitata discrezione, e così quelli tra testimoni e imputati, se i primi non confermano i dettami del magistrato; le garanzie e i diritti elementari non contano rispetto ai loro responsi sovrani e non contano nemmeno gli effetti pubblici, politici, economici, che essi producono con le loro sciagurate sentenze. Possono sfasciare imprese e perfino economie nazionali, governi, alleanze, partiti, famiglie e persone. È possibile, ad esempio, che l'uso delle intercettazioni sia lecito in alcuni casi e illecito in altri, sono loro a stabilire i confini, così le intercettazioni a volte sono la base su cui fondare i processi e le gogne mediatiche, a volte sono esse stesse il capo d'accusa in altri processi. L'arbitrio nel nome della Legge è il peggiore degli arbitri perché è ammantato di oggettività e di obbligatorietà, non è sottoposto a nessun vincolo se non la legge da loro stessi interpretata e amministrata. Talvolta il dispotismo giudiziario viene esteso ad altri enti, come le agenzie delle entrate quando possono usare poteri enormi in materia di controllo, sanzione, pignoramenti e interessi di mora. Gli effetti anche in quel caso sono devastanti. […] Se in una società incarognita e nichilista come la nostra che ha perso i confini del bene e del male, dove tutto è soggettivo e ognuno si stabilisce le regole di vita, dai a qualcuno un potere smisurato, l'abuso di potere è pressoché inevitabile» (in Il giornale, 24 giugno 2013, p. 12).
Difendersi dall’irrazionalità antiteistica con la razionalità teocentrica
Il relativismo attenta alla fede cattolica, sia dall’esterno, con la propaganda dell’ateismo (e del secolarismo e con la polemica antidogmatica (in Italia ne sono alfieri Gianni Vattimo, Paolo Flores d’Arcais, Giulio Giorello, Piergiorgio Odifreddi; in America, Richard Rorty) ; sia all’interno, con l’imposizione (anche dall’alto: vedi cardinal Ravasi sull’Osservatore romano) di una teoria eretica circa la fede, la quale non richiederebbe alcuna certezza, ma anzi l’umiltà di non avere certezze da offrire agli altri (con il pretesto che ciò significherebbe mancare di rispetto verso chi non crede, presentandosi come superiori o migliori). Araldo di questa sciocca retorica sui media (sia laicisti che cattolici) è Enzo Bianchi, che relativizza il dogma cattolico e dogmatizza la “fede nell’uomo”: distoglie i cristiani dall’Assoluto vero e impone loro il falso Assoluto dell’umanesimo ateo.
Ora, la difesa scientifica della verità cattolica (obiettivo dell’Unione da me fondata) richiede di smentire sistematicamente le pretese di ragione, di razionalità e di ragionevolezza del relativismo. La razionalità sta tutta dalla parte della verità cattolica: sia perché è dimostrabile e dimostrato che essa è razionalmente credibile (cfr Razionalità della fede nella rivelazione, Casa Editrice Leonardo da Vinci, Roma 2010), sia anche perché l’accettazione dei misteri rivelati, ossia la fede dei credenti in Cristo, poggia su ragioni personali che hanno tutte il crisma della piena razionalità, anche se appartengono alla coscienza del singolo. I credenti hanno dunque il diritto e il dovere di proclamare la dottrina rivelata da Dio come assolutamente vera, anzi come l’unica verità che salva. Ma tutto ciò comporta che ci siano anche delle verità naturali, con carattere assoluto, che rendono possibile comprendere e accettare la rivelazione divina: sono quelle verità che Tommaso d’Aquino ha chiamato «praeambula fidei». Esse coincidono con quelle evidenze naturali, innegabili, che io chiamo, con un termine moderno, il “senso comune”. Esse consentono di individuare nella conoscenza umana una gerarchia, una struttura consequenziale, per cui una verità presuppone un’altra come sua condizione di possibilità, fino ad arrivare, appunto, alle verità originarie del senso comune. Contro di esse, nessuna tesi può essere presa per vera ma è da considerarsi falsa; senza di esse, una tesi può essere solo ipotetica, ossia è da considerarsi come mera opinione soggettiva o di gruppo. L’opinione, questa sì, è il campo del relativo. Ma il relativo non annulla l’assoluto, anzi, lo presuppone. Ecco allora fissare le leggi fondamentali della logica aletica. Ora, dunque, la logica aletica fa comprendere che le certezze del senso comune e i primi principi sono di fatto alla base del pensiero umano, e quindi sono la premessa, almeno implicita, di ogni tesi, di ogni affermazione, di ogni ragionamento. Ma la volontà di negare l’evidenza può portare a negare che ci sia una verità assoluta in qualche ambito della conoscenza umana. Di qui la contraddittorietà intrinseca a ogni forma di relativismo. Nega ciò che afferma e afferma ciò che nega in ogni momento del ragionamento. Nega che si possa sostenere e annunciare una verità assoluta riguardo a Dio (che è l’Assoluto), e allo stesso tempo sostiene con l’assolutezza tipica del fanatismo politico e religioso tesi ideologiche di per sé opinabili. Ma la contraddizione sta proprio nell’affermazione assoluta della relatività (storica, economica, culturale) di ogni pretesa di verità, il che costituisce logicamente un self-denying principle. Così la logica aletica viene confermata dalla logica pragmatica. Ad esempio, il beato papa Giovanni Paolo II, nel suo Messaggio per la Giornata mondiale della pace dell’anno 2002, diceva: «Chi uccide con atti terroristici coltiva sentimenti di disprezzo verso l'umanità, manifestando disperazione nei confronti della vita e del futuro : tutto, in questa prospettiva, può essere odiato e distrutto. Il terrorista ritiene che la verità in cui crede o la sofferenza patita siano talmente assolute da legittimarlo a reagire distruggendo anche vite umane innocenti» (§ 6-8).
Chiedo scus adell'OT, ma saprete certamente della vicenda dei Francescani dell'Immacolata riportata da MIL.
RispondiEliminaOra si aggiunge un approfondimento:
http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1350567
Scusa mic per l`OT, ma mi sembra importante:
RispondiEliminahttp://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1350567
Chi aveva ancora dei dubbi sui sentimenti del nuovo Papa per la Santa Messa Antica è servito.
Così vanno le cose in questa Chiesa dei poveri per i poveri, si proibisce ad un ordine religioso di celebrare la Santa Messa Antica, ma sono tollerati, e anche incoraggiati, abusi, "liturgie" sincretiste e ballerine, una addirittura inventata da un laico per le sue comunità.
RispondiEliminaContinua lo scempio, solo che lo scempio acquisterà ora delle lettere di nobiltà, è il rinnovamento che viene dal basso.
Comunque la notizia dei FI sta facendo il giro del wb e suscita indignazione e inquietudine.
Parlando a braccio, il Papa ha aggiunto che esempi di questo gnosticismo «riveduto e corretto» sono le lettere di chi, congratulandosi per la sua elezione a Pontefice, gli ha subito chiesto «che si sposino i preti, che si ordinino le suore e che si dia la comunione ai divorziati» perché solo così la Chiesa diventerebbe «moderna». Parallelo e contrario al riduzionismo gnostico è quello «pelagiano», che in America Latina Francesco vede in «piccoli gruppi e in alcune nuove congregazioni religiose», dove s'insegue il sogno impossibile di tornare a un «passato perduto» attraverso la «restaurazione di condotte e forme superate». Costoro, ha ammonito il Papa, vedono la salvezza nella «"sicurezza" dottrinale e disciplinare», ma così facendo rischiano di rimanere chiusi anche loro in un cerchio autoreferenziale, senza «uscire» a evangelizzare. Il Papa ha spiegato che, volutamente, ha dato una versione «caricaturale», forse esagerata, di queste due tentazioni, una «utopica» e una «restaurazionista»: ma qualche volta anche le caricature aiutano a capire i rischi di vivere in un ipotetico futuro o nel passato, mentre le persone concrete da evangelizzare s'incontrano nel presente.
RispondiEliminada: http://www.lanuovabq.it/it/articoli-no-alle-riduzioni-ideologiche-della-fede-6970.htm
Tranne i gruppi vicini alla Tradizione nessuno purtroppo se ne interessa, per la maggioranza dei cattolici questi sono problemi che riguardano i fondamentalisti. Non illudiamoci di trovare appoggi nella Chiesa, i tempi sono quelli che sono, i cattolici adulti ci stanno schiacciando e non vedono l'ora di buttarci fuori dalla Chiesa. Non ci resta che la preghiera.
RispondiEliminaHo letto cara Luisa.
RispondiEliminaEd evidentemente la questione si fa seria e grave.
Altro che dogmi, come ricorda Livi, altro che ultima panca. Io mi sento sempre più estranea e 'stranita' in QUESTA chiesa...
Ora sono fuori e scrivo dal cellulare.
Appena recupero la mia postazione ne riparliamo.
Unico aspetto relativamente positivo: che la faccenda sia divenuta di dominio pubblico attraverso il sito di Magister, letto, seguito e apprezzato non solo in Italia.
RispondiEliminaAggiungo che Magister sempre più si sta profilando come critico attento di questo pontificato, da una posizione difficilmente attaccabile dai soliti noti. E soprattutto come critico poco incline a farsi condizionare dalla melassa che i media continuano a riversare sull'opinione pubblica.
Anche io mi sento completamente estranea a questa chiesa. Con l'elezione di Bergoglio sono stati cancellati i due precedenti pontificati, il lavoro fatto da GPII e da BENEDETTO XVI in difesa della fede, si dissolverà presto. Temo anche che con il nuovo vescovo di Roma il Depositum FIdei sia a rischio, abbiamo già perso la Sacra Liturgia e tra un po' vedremo cadere anche qualche dogma.
RispondiEliminaLa dittatura del relativismo ha sostituito la Verità
SIlvia
Un Papa che critica certe nuove comunità relgiose perchè hanno tendenza a cercare la sicurezza disciplinare e dottrinale mi crea un malessere e un grande sconcerto, continuo a domandarmi che posto occupa nel pensiero di Jorge Bergoglio la sicurezza dottrinale.
RispondiEliminaQuesto ha detto al CELAM:
"si verifica in piccoli gruppi, in alcune nuove Congregazioni Religiose, in tendenze esagerate alla “sicurezza” dottrinale o disciplinare. Fondamentalmente è statica, sebbene possa ripromettersi una dinamica ad intra, che involuziona. Cerca di “recuperare” il passato perduto. (...) "
I puntini stanno per quel che papa Bergoglio ha aggiunto a braccio, il testo definitivo non è ancora disponibile sul sito della Santa Sede.
Resta da vedere in che consiste la sua di "dinamica"... Da quel che abbiamo visto a Lampedusa e a Rio e, ora, con i francescani dell'Immacolata c'è poco da stare allegri.
RispondiEliminaMa io spero che ci sia un vescobo p un cardinale che abbia il coraggio di riprendere questo grido, che tradurró appena posso in un articolo: ha parlato del fiuto del popolo, ma se noi non apparteniamo ad un ALTRO popolo, mentre ci riconosciamo corpo mistico di Cristo, non solo dovrà sentire il nostro "odore" ma anche la nostra "voce" perché questa volta non taceremo!
Ma perché bisogna sempre qualificare con aggettivi che in modo subdolo falsano l'oggettività di ciò che è, dei termini di per sé chiarissimi ?
RispondiEliminaCosa sono le "tendenze esagerate" ?
O si tende o non si tende, cioè o si va verso una direzione o non ci si va: che cos'è una esagerazione nell'andare verso una direzione ?
Applicata poi alla sicurezza dottrinale questa deriva è devastante. Infatti cosa c'è di più certo della sana, vera, unica, buona dottrina ? e quindi come può esservi esagerazione nel dirigersi verso questo approdo bello e sicuro ? La volontà di raggiungerlo non può mai essere tiepida, deve sempre essere zelante e totale.
Anche alla sicurezza disciplinare applicare questa visione riduzionista mi sembra deleterio, infatti se per disciplina si intende il comportamento da tenere, allora vale quanto detto per la dottrina (dall'etica discende la morale); se invece ci si riferisce all'aspetto disciplinare in quanto a provvedimenti conseguenti ad eventuali errori, questa attesa da parte dei poveri piccoli gruppuscoli neo-pelagiani mi pare ben si combini con la certezza che se il Signore è misericordioso e perdona un cuore contrito, però Egli non può abbuonare la pena per l'errore commesso, pur in presenza di pentimento, quindi sminuire o peggio irridere questa attesa di comportamento coerente da parte di chi detiene l'autorità su questa terra con Chi l'autorità la dà, mi pare azzardato.
In fondo ci viene insegnato evangelicamente che quando uno ha trovato il vero tesoro, che è Cristo Signore e quindi anche ciò che Egli insegna (dottrina), ebbene questo uomo è talmente cambiato che egli vende tutto ciò che ha, (diviene veramente povero) e lascia tutto per questo tesoro. E' forse esagerato anche il Santo Vangelo ?
Che caspita c'entrano i conservatori cattolici sud Americani, con un Rito che riguarda l'Orbe Cattolico e la Romanità universale e perenne della Chiesa!!!
RispondiEliminaNoi non parliamo di politica ma di teologia e di ecclesiologia. Questo papa che lancia anatemi contro le ideologie, sembra il peggiore ideologo che potesse venir fuori! E non sta facendo altro che portare avanti una ideologia di segno opposto rispetto a quella dei vituperati conservatori, non meno deleteria per la cristianità e per la verità, mentre è la nostra Chiesa che da Cattolica, cioè universale, sta diventando "periferica" o non si sa cos'altro!
No Mic, non dovremo tacere ma dovremo essere “prudenti come serpenti”. Perchè già immagino che la nostra voce verrà equiparata dai soliti noti a quella di chi difende le lobby vaticane, opponendosi alla necessaria pulizia della Curia. In altri termini è probabile che coloro che difendono la Tradizione vengano accomunati agli oppositori delle future trasformazioni “strutturali “ di Bergoglio. Ritrovandoci così assurdamente parificati a coloro che hanno brigato contro il povero Benedetto.
RispondiEliminacara mic, non ci illudiamo ... negli anni '60 c'erano molti più cattolici (clero e laici) di oggi... Chi fece sentire la sua voce? soltanto due vescovi. Il resto si "allineò". Oggi la stragrande maggioranza è tutta già "allineata". Dobbiamo confidare solo nella Provvidenza!
RispondiEliminahttp://www.formiche.net/2013/07/28/papa-francesco-svela-il-programma-del-pontificato/
RispondiEliminaCaro RIC,
RispondiEliminasiamo alla sagra dell'assurdo. Dopo l'inganno anche la beffa!
Ma noi custodiamo e preghiamo. Il Signore provvederà e illuminerà anche i nostri passi e le nostre possibili azioni, ovvio sempre nel rispetto e nella prudenza e non da soli, ma con i nostri sacerdoti....
Il mio post delle 12:39 è la risposta ad un messaggio firmato Aldo nella discussione che precede...
RispondiEliminaPer Luigi,
RispondiEliminaè vero negli anni ’60 c’erano molti più cattolici. Ma non c’erano né internet né gli altri mezzi di comunicazione. Oggi, da questo punto di vista, siamo più forti perché possiamo unire le nostre forze provenienti da qualsiasi parte del mondo e perché la nostra voce non resterà più isolata o circoscritta.
Preghiera e comunicazione: questi sono i mezzi sui quali contare (credo). Bergoglio vuole che si “esca”?? Ebbene anche noi usciremo e faremo sentire la nostra voce. Se Internet fosse esistito ai tempi del Concilio forse le cose no sarebbero andate come sono andate, consentendo ad una minoranza meglio organizzata di dare scacco alla maggioranza dei credenti.
Chi vuol capire la vera essenza di papa Francesco legga l'intervista sulla home page del "Corriere". Mario
RispondiEliminaLeggo dalla pagine segnalata da Mario.
RispondiEliminaparlando di Giovanni XXIII:
"... E poi il Concilio, un uomo docile alla voce di Dio. Perché quello gli è venuto dallo Spirito Santo, e lui è stato docile. Pio XII pensava a farlo, ma le circostanze non erano mature per farlo. Giovanni XXIII non ha pensato alle circostanze, ha sentito quello e lo ha fatto, un uomo che si è lasciato guidare dal Signore.... " .
Prego, commentare.
Qui "intervista" a Francesco ancora più completa:
RispondiEliminahttp://vaticaninsider.lastampa.it/vaticano/dettaglio-articolo/articolo/gmg-26831/
Prosegue, l'intervista:
RispondiElimina"... Fare insieme la canonizzazione di tutti e due (Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II) insieme è un messaggio alla Chiesa: questi due sono bravi, sono bravi. Ma c'è in corso anche la causa di Paolo VI e di Papa Luciani, tutte e due sono in corso. ".
Concordo RIC.
RispondiEliminaSerrare le fila e creare sinergie.
Se riesco a internazionalizzare questo blog - già molto visitato all'estero - con testi multilingue forse possiamo essere più visibili e dunque più efficaci e più incisivi.
Un'idea ce l'ho. Se il Signore vorrà, cercherò di portarla avanti.
Intanto continuiamo a fare quel che possiamo come possiamo.
RIC spero tu abbia ragione ma sono scettica. Oggi la maggioranza dei siti cattolici è tradizionalista ma pochi sono quelli realmente seguiti, spesso dalle stesse persone, e molti invece interessano solo gli autori. Nonostante ciò nelle parrocchie molti non sanno nemmeno dell'esistenza di tali blog né tanto meno dei temi della Tradizione. Mi auguro di essere smentita ma i modernisti sono molto abili nella gestione dell'informazione enfatizzando le parole del Papa contro i fedeli alla Tradizione, in pratica rischiamo di passare per i cattivi della situazione. Che la Vergine Maria ci protegga. Lidia
RispondiEliminatutto sommato l'intervista in volo è buona, ne esce l'animo conservatore del papa. Ora o mente o....
RispondiEliminaL'ho trovata accettabile. si pone domande sul futuro, su come adeguare certestrutture e discipline, ma con uno sguardo alla tradizione (es. comunione ai divorziati, sacerdozio femminile...)
A chi si riferiva il Papa parlando dei piccoli gruppi e congregazioni religiose dell'America latina che di rufugiano nel passato?
RispondiEliminaL'amministrazione di Campos?
Micus
Ho appena seguito l`intervista di papa Bergoglio, 90 minuti(!), bisogna lasciare depositare , gli input sono tanti, ha risposto a tutte le domande, ha evitato quella su aborto e eutanasia, bisogna inventare una teologia della donna, le donne contano di più dei vescovi e dei diaconi, si incontrerà l`1-2-3 ottobre con il "consiglio della corona" e discuterà anche della pastorale della famiglia e dei divorziati, ha evocato ma non esplicitamente la strada, già evocata da Benedetto XVI, di facilitare gli annullamenti, sui gay, no problem, essere gay o questo o ancora quest`altro...non è importante (chi sono io per giudicarlo, ha detto), se uno cerca Dio, non devono essere "emarginati" ( volendo citare il catechismo ma a
RispondiEliminanon trovando la parola esatta ha chiesto aiuto a P. Lombardi che gli ha suggerito "emarginati" e non "discriminati"), quel che è grave sono le lobby, per i movimenti è stato chiaro, li giudica importanti, non sarà certo lui a disciplinarne gli eccessi e le derive, lo Ior lui stesso non sa dove si va, ma si fida.
Caricato su TV 2000 ha detto che Tornielli è un amico personale di papa Bergoglio, capisco ora molto meglio l`entusiasmo ditirambico e certe esternazioni del vaticanista della Stampa.
Come era prevedibile i giornaloni fanno i loro titoli sui gay e la frase: chi sono io per giudicarlo?
RispondiEliminaSu Ricca sembrerebbe che "chi di dovere" ha fatto sparire tutte le prove e Ricca si trova con un dossier immacolato, a meno che i fatti siano accertati ma il papa li consideri peccati che appartengono al passato.
Questo Papa è molto furbo e sa manovrare i media, altri diranno che è un grande comunicatore, all`andata non ha dato interviste dicendo:
"Davvero io non do interviste, ma perché non so, non posso, è cosi. Per me è un po’ faticoso farlo,"
ma ne dà due in Brasile e una lunghissima al ritorno!
Tornando in IT: al solito è questione di angolazioni.
RispondiEliminaOvvio che tutto l'apparato dogmatico è il fondamento storico/testimoniale (se vogliamo chiamarlo così) del cristianesimo. Dalla testimonianza ecco nascere la fede IN QUELLA testimonianza. Dall'approfondimento di quella testimonianza ecco nascere divergenze e quindi ecco nascere l'esigenza di porre fine alle divergenze con il tempo mediante formulazioni dogmatiche che stabilissero la giusta testimonianza.
Solo non capisco dove sia il problema? Da quando non si pensa in questo modo nella CHiesa? Ma se girate vari blog apologetici cattolici (polymetis su infotdgeova, apologeticon di luis, i blog di ettore barra ecc), vi accorgerete che è proprio il principio principe del dogma a formare le classiche difese apologetiche contro l'assurdità protestante! Si leggeranno le solite domande: "dove sta scritto nella bibbia quali sono i libri della bibbia?" ecc.
Robe reperibili anche nel A doctrinal catechism, 1876 di Stephen Keenan insomma.
Ovvio che se salta il dogma, salta tutto!
O
V
V
I
O
ops, partito il commento :)
RispondiEliminaQUindi, dico io, fa bene livi a ricordare l'ovvio poichè repetita juvant.
Solo non diventi momento di scontro ulteriore o di ricerca di una possibile critica al pensiero ecclesiale contemporaneo il solo ricordare che i cerchi non sono quadrati.
Ripeto anche qui ciò che ho scritto altrove: tutto questo panico non serve. Semplicemente, nell'ormai cinquantennale battaglia contro il neomodernismo ed i suoi esponenti installati in Vaticano, siamo giunti alle fasi finali. La lotta contro la Fede cattolica della Tradizione apostolica è ormai sempre più scoperta, ma in fondo è un bene. Molti volenterosi tradizionalisti del 'post-Summorum Pontificum' stanno apprendendo ora a loro spese ciò che i 'vecchi' resistenti, come il povero sovrascritto, hanno già sperimentato da tempo.
RispondiEliminaE comprenderanno sempre meglio che il grande Mons. Marcel Lefebvre aveva pienamente ragione (ma li avranno mai letti i suoi scritti, dal contenuto attualissimo?).
Infine, chi ha fede sa che non vinceranno i falsi giudei, i massoni, i neomodernisti. Vinceremo noi, sotto la guida di Maria SS.ma Immacolata.
Che botta che vi ha dato Papa Francesco! Chi continuerà ad inveire contro i gay lo farà a titolo personale e con la nuova legge magari andrà anche in galera! WOW
RispondiEliminaMic maybe It would be better if you traditional catholic bloggers from all over the world could be in touch and join to work together and raise a more powerful traditional voice at once.
RispondiEliminaWe are living in dark times and things are getting worse everyday, we need to take a step forward, not be afraid and publically support our traditional catholic priests and defend TLM. We can't repeat the mistakes of the 60's.
Here are some examples from the U.S:
A traditional priest punished by his Bishop for opposing gay marriage was forced to relocate leaving parishioners without a TLM. Parishioners gathered together to protest and pray in front of the diocesan chancery:
https://www.youtube.com/watch?v=-PB8wwmwaHU
Catholics protesting and praying for gay Mass:
https://www.youtube.com/watch?v=r2rmCRSxvVc
Ed infine - e chiudo - chiedo a quelli che parlano dei francescani dell'immacoalta, con molta faciloneria e superficialità, ma senza secondi fini: da quando l'aspetto pratico della liturgia è dogma?
RispondiEliminaIl secondo video ricorda le proteste contro la presenza di neri in chiesa alla fine del XIX sec. in Alabama. Oggi è solo ricordata come una pagina vergognosa nella storia dei fondamentalismi.
RispondiEliminaL'essence même de Summorum Pontificum se trouve dans le constat que le rite traditionnel n'ayant jamais été validement abrogé il est loisible à tout prêtre de s'en servir sans avoir besoin d'une quelconque autorisation. Il est désormais clair que Franciscus Pauperrimus, Montini Redivivus, ne maintient pas cette décision. Aux historiens liturgiques de l'avenir la période 2007-2012 paraîtront comme une brève et partielle restauration: entre Elbe et Sainte-Hélène.
RispondiElimina...magari andrà anche in galera...
RispondiEliminaUn pensiero altamente cristiano, quello di augurare il male al prossimo. Se poi questo ha la sola "colpa" di testimoniare la verità, ecco che l'augurio di sventure rilascia tutti i propri miasmi sulfurei.
Nessun cattolico ha mai inveito contro né discriminato i gay in quanto persone, piuttosto ha e continuerà a farlo,ammonito chi persevera e resta attaccato alla propria perversione, e questo per pura carità nei suoi confronti, cosa che esclude da sé l'inveire o il discriminare (se vedo uno che si sta gettando da un ponte cerco di fermarlo, non gli do una spintarella e magari mi metto pure a ridere mentre casca giù!).
Carissimi.
RispondiEliminaTrovo a dir poco scandaloso, oltre che offensivo, ciò che avete scritto e ve ne spiego il motivo: il Rev. Prof. Antonio Livi è annoverabile tra i nostri migliori filosofi metafisici viventi. In questa sua veste ha scritto un articolo teologico di taglio scientifico che voi non avete provato neppure a capire. Prova ne è il fatto che avete cominciato subito a postare, al di là di ogni logica e dei suoi argomenti trattati, commenti sul vetus ordo missae.
Ebbene vorrei vi fosse chiara una cosa: come sacerdote non sono ad alcun titolo tacciabile di progressismo e meno che mai di de-costruzione liturgica della dogmatica sacramentaria. Quando però mi ritrovo dinanzi a soggetti perniciosi e ciechi come voi, che riducete tutto, qualsiasi verità di fede e qualsiasi pensiero teologico, a una Messa del Vetus Ordo, della quale alla gran parte interessa un latinorum che molti non conoscono e un corollario estetico di pizzi e merletti superiori allo stesso Sacrificio Eucaristico, ebbene mi viene da invocare: che sia revocato davvero e il prima possibile, se questi sono i risultati.
E forse, un giorno, sarà revocato proprio a causa di ciechi ideologi come voi.
E ancora ribadisco che avete mancato gravemente di rispetto a un grande filosofo e a un grande teologo come Antonio Livi, postando a raffica sotto questo suo articolo commenti che non c'entrano assolutamente niente con ciò che lui ha scritto.
Insomma: se qualcuno parla di mango e di papaja, voi trovate sempre e inevitabilmente modo di buttarla comunque sulla messa in rito antico.
Vergognatevi e imparate una buona volta a essere cattolici e a comportarvi da tali, oppure, per favore, cambiate casa e cambiate bandiera, visto che al mondo non mancano nè case nè bandiere per chi vuole cercare a tutti i costi la polemica e la litigiosità ideologica.
Ariel S. Levi di Gualdo
presbitero
Caro Don Ariel,
RispondiEliminapurtroppo la pubblicazione dell'articolo ha coinciso con una notizia di una certa gravità, che ci ha allarmati e addolorati.
Anche a me che l'ho proposto e di solito cerco di orientare le discussioni non è riuscito di promuoverne l'analisi del contenuto, anche perché per combinazione non ero neanche alla mia postazione ed ho seguito un po' solo dal cellulare.
Non è certo per giustificarmi ma per spiegarle.
Oltretutto uno strumento come questo non si presta molto a discussioni profonde e impegnative ma facciamo quel che possiamo nel nostro piccolo.
Conosco e apprezzo i suoi scritti e sarei lieta poterla contattare via mail per farle alcune domande, se vorrà e potrà rispondermi.
Non mi meraviglia il suo stile e la sua franchezza, ma vorrei che prima di emettere giudizi così lapidari ci conoscesse un po' meglio.
Soprattutto non mi aspettavo da lei l'uso di quei termini che ci sommergono nei pregiudizi e forse non colgono il nostro sconcerto e la sofferenza del momento, che di certo non è legata ad un rito formale alla sua estetica, ma al santo e divino sacrificio del Signore e a quel che opera in noi e per noi nella Sua Chiesa.
Mi rincresce non avere il tempo di soffermarmi oltre. Ma se sarà così gentile da contattarmi sulla mail maria.guarini@gmail.com
sarò lieta di approfondire il contatto, che tra l'altro desideravo da tempo, avendola peraltro difesa all'epoca del suo articolo sui funerali di don Gallo...
Le auguro buon proseguimento per ogni sua attività e a me un diverso approccio più approfondito.
In unione di preghiera.
Maria Guarini