Leggo su Avvenire di ieri, col sottotitolo "Le riforme di Francesco", una voce autorevole che esprime il delinearsi della collegialità decisiva, piuttosto che consultiva. Quella del cardinale hondureño Óscar Andrés Rodríguez Maradiaga, nel suo ruolo di coordinatore degli otto cardinali scelti dal Papa per consigliarlo nel governo della Chiesa e per studiare un progetto di riforma della Curia Romana. Così si esprime in un’intervista rilasciata al sacerdote torinese Ermis Segatti e pubblicata sull’ultimo numero del quindicinale Il Regno:
« Sarebbe auspicabile, e penso che lo si farà, che ci potesse essere uno sviluppo della struttura sinodale, che ne cambiasse la metodologia di lavoro per renderla un momento che, senza essere imponente – non è necessario –, abbia una funzione non solo consultiva bensì anche decisionale ».
L'articolista di Avvenire aggiunge che l’arcivescovo di Tegucigalpa parla di una «sollecitazione alla collegialità» proveniente direttamente dal Concilio e di una più contingente: «Durante le riunioni prima del Conclave si avvertiva da parecchie parti questo bisogno che il Papa fosse più in diretto contatto con le Chiese locali. Il collegio cardinalizio avvertiva la necessità che anche i cardinali residenti fuori del Vaticano fossero messi in condizione di fare sentire la loro voce. Questa rimane senz’altro una grande speranza di collegialità». Rodríguez Maradiaga specifica che «parecchi di noi sostenevano che papa Benedetto non era ben informato della realtà. Nella vicenda dei Vatileaks si è visto che c’era bisogno di maggiore informazione. Pareva che alcuni documenti non arrivassero nelle mani del Papa. Si suggeriva che i documenti non pervenissero solo attraverso le nunziature e la Segreteria di stato, ma che esistesse per così dire la possibilità che un gruppo di cardinali provenienti da diversi continenti avesse accesso diretto al Papa».
Egli dichiara:
« sto invitando i diversi membri della commissione a fare dei sondaggi nei loro continenti, a raccogliere proposte intorno a quelle ipotesi che già si erano presentate nelle congregazioni generali prima del Conclave, e sto trovando una grande convergenza su molti argomenti. Quando arriveremo alla prima riunione, all’inizio di ottobre, ci troveremo veramente a un punto di partenza molto buono. Ho molta speranza». [...]
Per gli ingenui ottimisti:
RispondiEliminaNessuna inquietudine per il primato petrino?
Nella stessa dichiarazione il cardinale propone di indire un anno della pace dopo quello della fede...
RispondiEliminaPare che la collegialità, ormai spinta fino alle estreme conseguenze, sia entrata nella maggioranza se non nella totalità delle menti dei vescovi.
RispondiEliminaE' nelle riunioni in ambito protestante che decide la maggioranza; in mancanza della centralità di un'Autorità "garante". Dimenticando che la verità non è prerogativa della maggioranza, che può esser fatta valere per questioni amministrative. Ma mi pare che si stia parlando di altro...
" « sto invitando i diversi membri della commissione a fare dei sondaggi nei loro continenti, a raccogliere proposte intorno a quelle ipotesi che già si erano presentate nelle congregazioni generali prima del Conclave, e sto trovando una grande convergenza su molti argomenti."
RispondiEliminaE quando si sa quale è la" sensibilità" di certi, se non tutti, i membri di quella commissione a che genere di convergenza pensiamo possano arrivare?
Tutto è talmente prevedibile che potrebbero risparmiarsi la fatica, potremmo scrivergliele noi quelle conclusioni!
Vedremo se quei porporati si stanno raccontando delle favolette, cullandosi di illusioni o se sapranno raggiungere i loro fini. Chi conosce Papa Bergoglio dice che non ama la collegialità, che ascolta tutti ma poi decide da solo, che non ama delegare.
Quella commissione ha il compito di "masticagli il lavoro", un lavoro per il quale ha detto di non essere dotato.
Vedremo se le conclusioni di quella commissione coincideranno con la volontà e lei idee di Papa Bergoglio.
Romano dice,
RispondiEliminaL'uomo complotta, ma Dio vendica!
Gli modernisti e progressivisti vogliono chiudere le porte al qualsiasi ritorno alla tradizioe e stato della Chiesa preconciliare...
Ma fra poco la vendetta di Dio annunciato a Lucia Santos cadrà su essi, al loro rovia eterna...
Scusate il fuori tema: che ne pensate?
RispondiEliminahttp://vaticaninsider.lastampa.it/recensioni/dettaglio-articolo/articolo/recensione-26309/
La recensione riguarda l'espandersi delle "sette" nell'ambito del fenomeno dei "movimenti" e della consapevolezza del papa al riguardo grazie alla sua esperienza in sud America.
RispondiEliminaPurtroppo nella Chiesa non si è abbastanza consapevoli dei rischi, ormai documentatamente comprovati, degli influssi di realtà settarie penetrate nel corpo ecclesiale e 'protette' da appoggi potenti anche appartenenti alle gerarchie più alte...
speriamo che gli 8 della corona + i 2 papi non facciano i 10 dell'Apocalisse.
RispondiEliminaVi segnalo questo articolo in occasione dei 70 anni del pernicioso "priore di Bose"
RispondiEliminahttp://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/2013/07/12/l’amico-di-tutti-enzo-bianchi-grande-ipnotista-e-profeta-immaginario/
Condivido, ma nihil novi sub sole: il mondo parla bene dei falsi profeti. Felice
EliminaChe il Papa debba avere una maggiore conoscenza della realtà ecclesiale nella sua globalità e' fuori discussione, non viviamo più nel Medioevo, la Chiesa di oggi è una realtà molto ampia, estesa, complessa che richiede un grande sforzo di coordinamento. Tuttavia questa esigenza non deve cambiarne la strutture, dopotutto ci sono già le varie conferenze episcopali che sono già dei sinodi permanenti. Già le conferenze episcopali pongono dei problemi sull'autorita' di ogni singolo vescovo, se poi si creano ulteriori organismi intermedi si rischia di confondere i livelli decisionali. Quindi diciamo che si potrebbe aumentare l'importanza delle CE, magari creando un CE "universale" che rappresenti le Chiese nazionali. Il tutto senza però appiattire l'autorità del Papa e dei singoli vescovi.
RispondiEliminaMicus
Quando in passato denunciavo, documentandola, la collusione tra neomodernisti e massoneria come origine del cancro nella Chiesa, quasi tutti, superficiali o increduli, alzavano le spalle.
RispondiEliminaOra, maturati i tempi, han deciso di dare la spallata decisiva, e tra pifferai magici e saxofonisti alla Maradiaga (http://www.traditioninaction.org/RevolutionPhotos/A146rcMaradiagaSax.htm) la Chiesa è condotta al macello.
Prepariamoci alla resistenza usque ad sanguinem.
Effettivamente, se dobbiamo giudicare l'orientamento di Francesco dai cardinali che ha scelto, a partire dal coordinatore, non dobbiamo farci troppe illusioni.
RispondiEliminaMa non sono nomine del suo predecessore?
Ma Maradiaga e gli altri chi li ha nominati?
RispondiEliminaSe non ricordo male Maradiaga è stato fatto cardinale da Giovanni Paolo.
RispondiEliminaMic, si, e' cardianle dal 2001, GPII regnante. Interessante cio' che dice di lui Wikipedia, che e' sempre da prendere con le molle, comunque
RispondiEliminaRosa
"Ma Maradiaga e gli altri chi li ha nominati?"
RispondiEliminaIl Vaticano II. E' il Vaticano II che li ha nominati. Nessuno può essere nominato cardinale se prima non si prostra davanti al Vaticano II. Poi, può anche essere conservatore, oppure no: dopo l'atto di adorazione del Koncilio, poco importa...
Ma sapete come avviene l'elezione di un cardinale?
RispondiEliminaSulla rivista SI SI NO NO lessi in pratica che era la Segreteria di Stato che raccoglieva e filtrava le segnalazioni per le candidature, e poi passava al Papa solo una triade (tre nomi), più o meno tutti e tre equivalenti in termini di "simpatia" presso la Segreteria di Stato.
In pratica qualunque dei 3 candidati il Papa avesse scelto, era comunque ben accetto alla Segreteria di Stato.
Quindi che un cardinale sia stato eletto dall'uno o dall'altro Papa, poco conta.