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lunedì 1 luglio 2013

Un ricordo dei nostri martiri di oggi

Leggo su Avvenire: non dimentichiamoli.

Difendere la speranza e i valori per i cristiani, in molte parti del mondo, vuol dire appunto martirio. Ce lo ricordano due episodi, i più recenti di una catena che non s’interrompe mai:

Ieri a Jilib, in Somalia, un giovane di 28 anni, Hassan Hurshe, che si era convertito al cristianesimo nel periodo in cui viveva in Kenya, è stato fucilato come "apostata" da un drappello di Shabaab, gli estremisti islamici che si ispirano ad al-Qaeda. I familiari di Hurshe hanno abbandonato tutto e sono fuggiti per non subire la stessa sorte. Per la Somalia è il quarto caso di questo genere in poco tempo, stando almeno alle informazioni che riescono a uscire dal Paese.

L’altro martire è invece siriano: padre François Mourad, un eremita cattolico, [maggiori notizie qui] è stato ucciso nei giorni scorsi a Ghanassieh, un piccolo centro (4mila abitanti, in maggioranza cristiani) nella provincia di Idlib. Padre Mourad da qualche tempo si era rifugiato presso il convento di Sant’Antonio da Padova, di pertinenza della Custodia di Terra Santa, che è stato assaltato e saccheggiato da un gruppo islamista appartenente alla galassia degli insorti.

5 commenti:

  1. E chi sovvenziona con armi ed aiuti vari i ribelli siriani? Stati Uniti, Israele, Arabia Saudita, Qatar ed i patetici governanti dei paesi dell'Unione Europea.

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  2. Per questo non meraviglia, ma addolora che la memoria di questi martiri è sia vergognosamente ignorata dai media di regime.

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  3. ...
    “Era un uomo di fede, che aveva scelto di costruire dal nulla il monastero di San Simeone lo stilita, nonostante le difficoltà della guerra e sfidando anche gli estremisti islamici. Purtroppo il suo tentativo è fallito, ma la sua vita si è compiuta nel sacrificio più estremo: dare la vita per Gesù e per le persone che erano insieme a lui". Così lo ricorda, sempre parlando con AsiaNews, un frate francescano della Siria, di cui l’agenzia non fornisce il nome per motivi di sicurezza. "In questi anni in Siria, padre Franҫois ha più volte rischiato la vita per portare avanti la costruzione del monastero. In un primo tempo aveva acquistato con l'aiuto di alcune famiglie locali un terreno vicino ad Aleppo, ma gli estremisti islamici l'avevano cacciato. Così decise di ripiegare su Ghassanieh, dove con alcuni giovani siriani eresse un piccolo eremo a pochi chilometri dal villaggio.
    La sua esperienza era appena iniziata, quando le armate islamiste hanno assediato la zona. Lui era ormai rimasto solo, i suoi postulanti erano fuggiti a causa della guerra, e ha assistito impotente alla distruzione e al saccheggio del monastero e dei villaggi vicini”. Più di una volta - prosegue il religioso - “padre Franҫois aveva avuto la possibilità di andare via, di ripararsi in un'area più sicura, ma ha deciso di restare per servire la sua gente, dando la sua disponibilità ad aiutare il parroco e le suore del convento francescano di Sant’Antonio, che con la sua infermeria era di fatto l'unico ambulatorio dell'area e punto di riferimento per molte famiglie cristiane e musulmane. Qui faceva le veci del parroco, quando questi era in viaggio in altri conventi, dando conforto alle famiglie ospitate nel convento e anche alle religiose".
    Il giorno della sua morte, padre Francois era solo nel convento insieme alle suore e ad alcuni laici cristiani, perché i frati erano assenti. Padre Franҫois - sempre secondo la testimonianza del religioso anonimo - non avrebbe avuto nemmeno il tempo di imbastire una trattativa con i guerriglieri, decisi a saccheggiare il convento. “Non appena egli si è presentato davanti a loro essi hanno sparato uccidendolo sul colpo. Noi lo abbiamo saputo da una suora del Rosario che è giunta in lacrime al nostro convento, comunicandoci la tragedia. Adesso siamo a conoscenza che vi sono ancora sei persone a Ghassanieh, di cui non sappiamo se siano cristiani o musulmani. Il nostro compito è stare al fianco della gente e pregare. Stiamo facendo di tutto per poter aiutare e soccorrere chi è rimasto, anche per dare loro solo un po' di coraggio e speranza".
    La morte di padre Mourad aggiunge un altro duro colpo alle già martoriate popolazioni siriane, a cui non manca l’incoraggiamento e il sostegno di Papa Francesco. "Preghiamo – ha detto il Custode di terra Santa padre Pizzaballa - perché questa guerra assurda e vergognosa finisca presto e che la gente di Siria possa tornare presto alla normalità".

    http://www.korazym.org/index.php/esteri/6-internazionale/4196-siria-e-ufficiale-padre-francois-mourad-e-stato-ucciso-in-un-agguato.html

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  4. C'è un video tremendo sull'esecuzione in Siria.
    Purtroppo nessuno ne parla.

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  5. Mi permetto solo di corrggervi: non è che non se ne parla, ma se ne parla a sproposito. Assad è il cattivo e i ribelli sono buoni, il popolo siriano è contro il tiranno e le violenze sono opera di piccoli gruppi di estremisti. Patetici bugiardi prezzolati! Gli stessi che tifavano per le primavere arabe, nonostatnte si capisse dove andavano a parare. Onore all'esercito e alle milizie assadiste che difendono la Siria, stato sociale, multietnico e multireligioso.

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