Siamo ancora nell'Anno della fede, che si concluderà il prossimo 24 novembre. Dal motu proprio di indizione da parte di Benedetto XVI, “Porta fidei”, la nostra attenzione è stata richiamata sulla fides quae, cioè sui contenuti, i fondamenti veritativi che richiedono il nostro assenso. È ovvio che i fondamenti precedono ma non eliminano né sminuiscono il concreto e soggettivo atto del credere: la fides qua, che invera nella persona e nella storia il Soprannaturale. Ma oggi si avverte, ingravescente necessitate, l’urgenza di riappropriarci dei contenuti, diluiti e oltrepassati per effetto dell'ignoranza diffusa nei fedeli a causa delle innovazioni dottrinali mascherate da pastorale, prassi sempre più ateoretica e dissolutoria, spacciate per aggiornamento.
Tutto ciò non significa che il cristianesimo sia una dottrina, una serie di verità astratte e codificate: ben lo esprime proprio questo passaggio della Porta Fidei : « Come si può osservare, la conoscenza dei contenuti di fede è essenziale per dare il proprio assenso, cioè per aderire pienamente con l’intelligenza e la volontà a quanto viene proposto dalla Chiesa ».
Mi chiedo come possa conciliarsi questa ineludibile realtà con la volgata recente scaturita da un'intervista a La Civiltà cattolica che non può costituire magistero, ma di fatto - attraverso la nuova pastorale mediatica - non ha bisogno di documenti e atti di governo per imporsi a chi ormai ha portato cuore e intelletto all'ammasso. Ne cogliamo due punti che prendono di mira la Tradizione. Il Papa ne parla come di un -ismo e ne vede e ne descrive solo gli stereotipi che vengono fuori dai più retrivi pregiudizi, non accettabili in un pastore.
«Se il cristiano è restaurazionista, legalista, se vuole tutto chiaro e sicuro, allora non trova niente. La tradizione e la memoria del passato devono aiutarci ad avere il coraggio di aprire nuovi spazi a Dio. Chi oggi cerca sempre soluzioni disciplinari, chi tende in maniera esagerata alla “sicurezza” dottrinale, chi cerca ostinatamente di recuperare il passato perduto, ha una visione statica e involutiva. E in questo modo la fede diventa una ideologia tra le tante. Io ho una certezza dogmatica: Dio è nella vita di ogni persona, Dio è nella vita di ciascuno. Anche se la vita di una persona è stata un disastro, se è distrutta dai vizi, dalla droga o da qualunque altra cosa, Dio è nella sua vita. Lo si può e lo si deve cercare in ogni vita umana. Anche se la vita di una persona è un terreno pieno di spine ed erbacce, c’è sempre uno spazio in cui il seme buono può crescere. Bisogna fidarsi di Dio».
Si dà il caso che secoli fa c'è stata una esiziale Riforma, che ha dato inizio alla crisi dell'Occidente, dalla quale è rimasta la Chiesa cattolica da un lato e le confessioni protestanti riformate dall'altro. Il problema è che il linguaggio usato dalla neo-chiesa a partire dalle gerarchie più alte allude troppo spesso:
- alla conoscenza di Gesù prima delle "regolette",
- al vangelo prima della dottrina o addirittura senza, adattando la dottrina alle situazioni
- al fare lo spazio a Dio senza precondizioni
Questo è ciò che predicava Lutero e che continuano a predicare i suoi eredi spirituali. Invece noi siamo rimasti cattolici e continuiamo a usare come strumenti che ci ancorano a Cristo Signore e dunque al Padre:
- la fede (prima personale e poi anche comunitaria),
- il custodire la fedeltà per maturare nella fede, approfondendo:
- la fede attraverso la preghiera, l'adorazione, l'eucarestia, il vangelo e le scelte e l'agire che ne conseguono.
- la dottrina (la sapienza fedelmente trasmessa e ricevuta da una schiera di santi e dottori della chiesa). Non si può amare ciò che non si conosce: prima viene la conoscenza e poi l'amore.
- la Tradizione (la bellezza e la giovinezza perenne della Chiesa, custodia del Depositum fidei e fedeltà ad esso, che il Successore di Pietro deve garantire),
- nel connubio di fede e ragione, nella coscienza (non quando corrisponde a ciò che ci pare, ma a ciò che riceviamo dalla Rivelazione Apostolica trasmessa dal Magistero).
Se dalle parole del papa sono in molti a trarre conclusioni come le prime sopra, magari al di là delle sue intenzioni, c'è da chiedersi il perché. Il primo a chiederselo dovrebbe essere lui e coloro che collaborano con lui più da vicino.
Quanto alla fedeltà alla dottrina, non è né restaurazionismo né legalismo e neppure è un arbitrio: è la Tradizione viva del vangelo trasmessa dalla Chiesa, unica interprete degli insegnamenti di Cristo, che sono Spirito e Vita, non sono regole astratte.
Quando noi ci richiamiamo alla "dottrina" non lo facciamo per sterile giuridismo, ma per amore della Verità che è Una e non può essere manipolata a piacimento, come sta avvenendo oggi anche ai vertici della Chiesa. E le soluzioni disciplinari, se sono cercate, non lo sono fini a se stesse, e neppure esauriscono la realtà di cui sta parlando. Esse rappresentano una normale condotta di buon governo. La medicina della misericordia, senza la giustizia e senza il rigetto dell'errore, diventa una mancanza di carità, un tradimento della Verità, sovverte l'ordine e deforma il volto della Sposa di Cristo.
Nella Chiesa cattolica, non viene prima il Vangelo e poi la dottrina: Scrittura (e dunque anche il Vangelo inteso come NT) e Tradizione sono le due fonti della Rivelazione a pari titolo, perché il Vangelo, senza l'interpretazione viva della Tradizione, che lo trasmette con criteri che ne garantiscono l'integrità, resterebbe lettera morta. Solo la vera dottrina e la vera adorazione che ne discende ci agganciano al nostro Signore e salvatore e non ad idoli o surrogati di vario genere.
Aggiungo e ribadisco : quando si parla di Tradizione, s'intende la Tradizione 'vivente' perché incarnata in ogni generazione, ma oggettiva cioè legata alla Rivelazione apostolica; non quella 'vivente' in senso storicistico che evolve secondo la moda del tempo ed è determinata soggettivamente nel 'presente' di ogni tempo con una nuova epistemologia fondata sulla evoluzione di verità, che invece sono immutabili perché Eterne.
L'elemento soggettivo sta nelle persone, pietre vive della Chiesa grazie all'azione discente, di guida e santificatrice dei pastori animata dallo Spirito Santo; ma è l'oggettiva immutabilità del Soprannaturale che va portata nel tempo e nella storia non l'arbitraria deformazione del momento, come di fatto sta avvenendo. E Bergoglio lo sta facendo a tutto campo.
Chi difende la dottrina non lo fa per sclerosi o per giuridismo né tanto meno per moralismo, ma per amore della Verità che è una e che non cambia secondo il nostro arbitrio e che, unica, davvero libera e feconda i nostri cuori, le nostre scelte e quindi la storia.
Post perfetto. Grazie Mic
RispondiEliminaJohn
Grazie, Maria.
RispondiEliminaNon ho nulla da aggiungere al tuo post che sottoscrivo in ogni sua parola.
Mi pare che il Papa insieme a tanti altri progressisti abbia una visione stereotipata di noi fedeli legati alla tradizione. Ci vedono come: aristocratici, elitari, insensibili, schizzinosi, pieni di amore per noi stessi e non per il prossimo, gente che non vuole sporcarsi le mani, che non vuole puzzare l'odore del gregge.
RispondiEliminaSinceramente io non ho mai incontrato persone così, non dubito che esistano, ma non credo siano un esclusiva del mondo tradizionale, anzi.
Micus
Post oltremodo necessario per, come si dice oggi, fare "disambiguazione" rispetto a ciò che sta accadendo.
RispondiEliminaprelevo alcuni punti salienti, questi dalle parole del papa:
Papa :"Se il cristiano è restaurazionista, legalista, se vuole tutto chiaro e sicuro, allora non trova niente...(...)
....chi tende in maniera esagerata alla “sicurezza” dottrinale..."
personalmente mi sentirei di andarci cauto con queste affermazioni, perchè la fede porta con sè delle certezze e delle sicurezze, che non derivano certo da vanti soggettivi o autoreferenziali, ma dal potere stesso delle promesse di Dio, sigillate col Sangue di Cristo:
Leggiamo in S.Paolo un passo molto intenso, in Ep. Ebrei 11,1
"La fede è fondamento delle cose che si sperano e prova di quelle che non si vedono."
Sappiamo che altri traducono "Ora la fede è realtà (certezza) di cose che si sperano, dimostrazione di cose che non si vedono."
Ancora in 2 Timoteo 1,12
"so infatti a chi ho creduto e son convinto che egli è capace di conservare il mio deposito (n.d.r possibile anche: ciò che gli ho affidato) fino a quel giorno."
E' un imperativo divino invece considerare certe e sicure le affermazioni di fede. Validate, per di più, con la Morte e Resurrezione del Testatore.
Ancora dalle parole del papa
RispondiElimina"chi cerca ostinatamente di recuperare il passato perduto, ha una visione statica e involutiva. E in questo modo la fede diventa una ideologia tra le tante...."
Tutto ciò che ci è stato rivelato non è "passato perduto"!
..."perduto" in che senso? secondo chi?
"Cielo e terra passeranno....ma le mie parole..."
Perchè questa affermazione del "passato perduto" che a me ricorda il "paradiso perduto" di Milton,
fa il paio con quella dell'altro giorno sulla "Chiesa vedova" di Cristo (prima invece era la Sposa di Cristo).
Ora, ovvio ne attendiamo il Ritorno e il ricongiungimento,
ma dire...chiesa vedova....la vedova ha uno sposo morto, non Risorto!
A me sembra che questi calembour non siano nè la forma di linguaggio nè di contenuto adatto alle affermazioni di fede.
ancora nel testo riportato il papa conclude:
RispondiElimina"Anche se la vita di una persona è un terreno pieno di spine ed erbacce, c’è sempre uno spazio in cui il seme buono può crescere."
e questo lo crediamo anche noi
"Bisogna fidarsi di Dio».
Certamente! ma poche righe sopra s'è detto che non dobbiamo essere troppo sicuri.
Come possiamo "fidarci di Dio" se poi "non dobbiamo esser sicuri" di ciò che ci dice nella Sua Parola?
(l'ha detto poche righe sopra)
È il passaggio più inquietante di tutta l'intervista, ma se un papa non difende la tradizione, i dogmi, la dottrina, che papa e'? Se la CC si sgancia dalla tradizione, dalla Verità diventa una ONG. Neri
RispondiEliminaDal testo di Mic:
RispondiElimina"Nella Chiesa cattolica, non viene prima il Vangelo e poi la dottrina: Scrittura (e dunque anche il Vangelo inteso come NT) e Tradizione sono le due fonti della Rivelazione a pari titolo..."
anche perchè, storicamente lo stesso Vangelo, lo stesso NT è stato letteralmente tràdito, in senso latino, tramandato. Possiamo affermare che di fatto la Bibbia è parte anch'essa della Tradizione che ce l'ha tramandata e fatta giungere.
"...quando si parla di Tradizione, s'intende la Tradizione 'vivente' perché incarnata in ogni generazione, ma oggettiva cioè legata alla Rivelazione apostolica; non quella 'vivente' in senso storicistico che evolve secondo la moda del tempo ed è determinata soggettivamente nel 'presente' di ogni tempo con una nuova epistemologia fondata sulla evoluzione di verità, che invece sono immutabili perché Eterne."
pienamente d'accordo.
Ho sempre trovato errata l'idea di una Tradizione vivente intesa in senso "evolutivo" dal momento che si tratta di Verità donateci al di fuori del tempo, perciò Eterne.
Chi applica il sistema storicistico-evolutivo sono gli stessi che credono a una sorta di "concezione trasformista del dogma" che è un ossimoro già in se stesso.
Mi pare che anche al Concilio ci fossero tensioni su questi temi.
cfr anche Dei Verbum 9,10
Grazie Mic.
RispondiEliminaDovremmo conservare fede e carità grazie al Papa (questa dovrebbe essere la sua funzione).
Ma dobbiamo conservarle anche al di là del Papa, o nonostante il Papa ...
Per essere così buono sembra capace di odiare e anche parecchio chi non si riconosce nel suo schema cioè quello paraprotestante e progressista. Senza contare la costante rappresentazione in chiave dispregiativa dei cattolici legati alla Chiesa di sempre descritti in ogni intervento come mostri di crudeltà e insensibilità.
RispondiEliminaCon questo Papa un Padre Pio come minimo sarebbe stato cacciato dalla sua Chiesa. Che tristezza.
Miles
RispondiEliminaLa Chiesa, esattamente parlando, non riceve il contenuto della sua fede dalla Scrittura: ve lo ritrova, il che è ben diverso. Il contenuto della sua fede è la sua tradizione, id quod traditum est... Vi è di più nella realtà stessa che in qualunque enunciazione su di essa. (Yves Congar)
Grazie. Davanti alle sirene affascinanti e adulanti, quanto menzognere ed omicide, del relativismo, dobbiamo stringerci alla Verità, sapendo che per Essa e con Essa si muore al mondo e nel mondo, guadagnando l'eternità.
RispondiEliminaPer Anonimo 13:01
RispondiEliminaLe fonti della Rivelazione sono due: la Scrittura e la Tradizione, che si integrano pur rimanendo distinte. La Tradizione, in genere orale (e se scritta, non scritta per ispirazione divina), trasmette quanto gli Apostoli hanno appreso da Cristo stesso e i loro discepoli dagli Apostoli. La Scrittura non contiene tutta la Tradizione ... Perciò tutta l’antichità cristiana esalta, a fianco della Sacra Scrittura, la Tradizione quale canale trasmettitore della divina Rivelazione. Inoltre nella Tradizione mancano quelle Verità contenute nella Scrittura in modo implicito e che la Chiesa ha esplicitato attraverso i dogmi e che si trasmettono poi col Magistero.
Non si possono confondere le due fonti né nel Sola Scriptura, né nel Sola traditio
Mons. Gherardini dimostra che la Dei Verbum accantona la dottrina definita dal Tridentino e dal Vaticano I sulle “due Fonti” della Rivelazione (Tradizione e Scrittura), per far confluire Tradizione e Magistero nella Scrittura. Infatti, soprattutto nel punto 10 « il precedente Magistero è spazzato via all’insegna d’una radicale tanto quanto insostenibile unificazione. Unificati sono i concetti di Scrittura, Tradizione e Magistero. […]. La “reductio ad unum” della Dei Verbum, pertanto, corregge se non proprio non cancella letteralmente il dettato del Tridentino e del Vaticano I».(1) E ciò perché la Tradizione si sarebbe travasata nella Scrittura, di cui il Magistero non sarebbe che una formulazione ed una comunicazione; e “quindi in ultima analisi una ritrasmissione, secondo la natura della Tradizione stessa”. Eppure fino al Vaticano II la teologia ha sostenuto la teoria nelle “due fonti” (Sacra Scrittura e Tradizione) e ne ha dedotto la distinzione della regula fidei in prossima e remota: il Magistero è la regola prossima della Fede, mentre Scrittura e Tradizione sono la regola remota. Infatti è il Magistero della Chiesa che interpreta la Rivelazione e ci obbliga a credere ciò che è contenuto in essa come oggetto di Fede, per la salvezza eterna.
Congar ha uno strano concetto di tradizione, ad esempio, quando esalta il sacerdozio dei fedeli, del quale è cosa buona e giusta richiamare la consapevolezza, ma non a scapito di quello ordinato...
Idem riguardo al valore della laicità, che non può essere riconosciuta partendo dal confondere l'alta missione del clero con il clericalismo.
Ma il discorso su Congar è complesso e resta chiuso qui.
Cara MIC,
RispondiEliminaforse un po' OT, ma volevo segnalarti la bella notizia della celebrazione d'ora in poi nelal Cattedrale di Nyon, Francia, della Messa VO. Ne parlano Le Salon beige ad anche Rorate Coeli.
Rosa
Chiedo il permesso per una riflessione,io non sono tradizionalista,ho assistito ad alcune messe di S.Pio V,tridentine mai(siccome sono ignorante non so se siano uguali o differiscano)tornando dopo anni di vagabondaggi,frequento messe 'normali'che a volte tanto normali non sembrano,almeno per gli scempi liturgici che paiono tali anche ad un profano come me,devo dire che alcuni sacerdoti celebrano in maniera dignitosa,su altri glisserei elegantemente,quanto alla messa tradi,non posso esprimermi più di tanto,perchè ogni volta che vi ho assistito,cambiava il celebrante e non seguiva il libretto che mi era stato fornito,sia nella lettura dei Vangeli sia in altri particolari,il latino non è un problema per chi come me ha frequentato il liceo classico con ottimi insegnanti,ma lo è per molti preti,che non sanno neanche leggerlo,assistendo di sfuggita all'ultimo conclave,ho notato che neanche i cardinali sanno pronunciarlo bene,stralfalcioni e sciatteria,ora,come si può reintrodurre un rito così bello fra tanta ignoranza,superficialità e disinteresse per la forma liturgica?Ricordo che parlando con un'amica e dicendo che mi piacevano le celebrazioni di BXVI con alcune parti in latino,mi ha risposto"Ti piaceva quel fighetto snob, elegante e con la puzza sotto il naso?"A questo punto getto la spugna,visto anche come ci trattano, noi i non allineati,in questo ed altri blog,quasi fossimo appestati o al minimo ipodotati cerebralmente,cmq bello l'intervento di Mic,chiedo venia per il mio,ma quelli come me non sanno dove andare....ultima cosa,le messe in latino nella mia diocesi sono sospese al momento per mancanza di celebranti in grado di dirle,un po' perchè preti troppo vecchi,gli altri sono tutti postconciliari e vedono il latino come il fumo agli occhi.Grazie per lo spazio.GR2
RispondiEliminaLa frase di Congar è interessante ma apre la via a molto di incontrollato....
RispondiEliminaSe è la "realtà" ad ispirarci (come che le promesse divine o i dogmi non fossero verità) si piomba facilmente nel materialismo ateo.
Del resto è rischioso pretendere di inserire nella dogmatica principi di epistemologie contemporanee e mondane.
E allora utilizzare codici odierni per spiegare fatti del passato con forzate "retroattività", o fatti sacri già dati,
storicizzare troppo diventa relativizzare e demitizzare, spogliare e desacralizzare.
Congar come altri pur degni d'interesse e di studio, è un precursore a sua volta della cosiddetta corrente della "Nuova Teologia"...Che ad alcuni pare una riedizione del Modernismo...
Dall'avvicinarsi al marxismo e al "vangelo sociale" (a conoscerne veramente la storia e i fomentatori di questo marxismo forse passerebbe la voglia, ma questo solo a patto di non esser resi ciechi dall'ideologia) al creare de facto una situazione di questo tipo:
nel superiore regno della grazia, della fede e del soprannaturale un tempo il ministero della chiesa esercitava l'autorità dogmatica tradizionale per salvare la Verità Rivelata,
mentre nell'inferiore regno della "natura", dello studio della società, dei settori in cui prevalgono scienze naturali e sociali, o gli studi filosofici è stato lasciato anche troppo spazio alla ricerca puramente razionale.
Questa specie di dicotomia per me evdiente dal Vat II in poi ha proprio inizio con personalità come Congar.
Bellissimo.
RispondiEliminahttp://unafides33.blogspot.it/2013/09/molte-cose-imprendono-senza-curarsi-di.html
E il Papa, come un padre, dovrebbe amare i figli della Chiesa, invece che amare la città terrena, quel "mondo" per cui Nostro Signore non prega (GV. 17, 9) e che, pertanto, nessuno potrà convertire.
Quale accordo è possibile tra Dio e il peccato?
Del resto è rischioso pretendere di inserire nella dogmatica principi di epistemologie contemporanee e mondane.
RispondiEliminaE allora utilizzare codici odierni per spiegare fatti del passato con forzate "retroattività", o fatti sacri già dati,
storicizzare troppo diventa relativizzare e demitizzare, spogliare e desacralizzare.
E' troppo importante cogliere questo aspetto, caro Josh, perché è esattamente questo che sta facendo o stanno tentando di porre in essere definitivamente. Ed è a questo che chi ha responsabilità dovrebbe porre un "Alt"!
Applicare i codici odierni per fatti del passato, lo si può - ed è giusto e utile farlo - per i fatti contingenti. Non lo si può né lo si deve fare per i principi.
E' per questo che occorre distinguere bene i principi (le essenze) dalle contingenze.
Ho l'impressione, a volte, che tante affermazioni del papa celino un'astuzia dialettica: una preoccupazione, senza dubbio subcosciente, di cambiar le carte in tavola, attribuendo al proprio bersaglio polemico quegli stessi errori che forse il Santo Padre, ripeto subcoscientemente (non voglio certo dire che sia in malafede), avverte in sé, o in una parte di sé, e si rimprovera.
RispondiEliminaSarebbe interessante verificare quest'intuizione, non tanto per il gusto di ritorcer polemicamente le accuse, o per facile psicologismo, quanto per capire chi è l'uomo che siede sulla cattedra di san Pietro.
Grazie per questo bel contributo, che mette i puntini sugl'i.
Off topic, ma non troppo:
RispondiEliminaOggi i terroristi legati ad Al Qaeda - come quelli che l'Occidente sostiene in Siria - hanno ucciso 60 "infedeli" in Kenia e oltre 70 cristiani in una chiesa in Pakistan.
Leggo in un lancio dell'Agenzia Fides di ieri, con riferimento alla Siria:
“Nella cosiddetta Valle dei cristiani, alcuni villaggi, lasciati in balia di attacchi di banditi armati, in aree fuori dai combattimenti, hanno accettato un sorta di militarizzazione, formando gruppi di autodifesa. Ma questo è contro l’orientamento generale della Chiesa in Siria: Vescovi e Patriarchi hanno sempre ribadito e oggi chiedono ai fedeli di non prendere le armi, di non cedere alla logica del conflitto e dello scontro, ma di essere sempre operatori di pace e apostoli di non violenza, anche a costo della vita."
Siamo d'accordo che i Cristiani non debbano cadere nel tranello dei fondamentalisti islamisti made in Occidente di scatenare una guerra settaria tra Cristiani e Musulmani in genere (ma su questo i Cristiani d'Oriente non corrono pericoli, hanno molto più discernimento di noi!), potremmo discutere se siano autorizzati a formare delle milizie offensive, ma che possano fare dei gruppi di autodifesa (come alla fine hanno fatto i Cristiani in Iraq che vigilano sui propri luoghi di culto)è sacrosanto e se davvero la Chiesa chiede loro di immolarsi in nome della "non violenza" vuol dire che la Chiesa sta tradendo se stessa!
Il Catechismo della Chiesa Cattolica contempla assolutamente il diritto alla legittima difesa, riconoscendolo anche come un grave dovere per chi è responsabile di una comunità !!!
Benedetto Magno voleva che questo fosse l'anno della Fede e del Catechismo... invece è diventato l'anno del buonismo e della demagogia.
Non c'è Carità senza Verità, tutti gli "umanitarismi" disancorati dalla Verità cristiana compendiata nel Catechismo Cattolico (sana DOTTRINA) si riducono in imposture menzognere ed omicide!
Dal Catechismo della Chiesa Cattolica:
"La legittima difesa
2263 La legittima difesa delle persone e delle società non costituisce un'eccezione alla proibizione di uccidere l'innocente, uccisione in cui consiste l'omicidio volontario. “Dalla difesa personale possono seguire due effetti, il primo dei quali è la conservazione della propria vita; mentre l'altro è l'uccisione dell'attentatore. . . Il primo soltanto è intenzionale, l'altro è involontario” [San Tommaso d'Aquino, Summa theologiae, II-II, 64, 7].
2264 L'amore verso se stessi resta un principio fondamentale della moralità. E' quindi legittimo far rispettare il proprio diritto alla vita. Chi difende la propria vita non si rende colpevole di omicidio anche se è costretto a infliggere al suo aggressore un colpo mortale:
Se uno nel difendere la propria vita usa maggior violenza del necessario, il suo atto è illecito. Se invece reagisce con moderazione, allora la difesa è lecita. . . E non è necessario per la salvezza dell'anima che uno rinunzi alla legittima difesa per evitare l'uccisione di altri: poiché un uomo è tenuto di più a provvedere alla propria vita che alla vita altrui [San Tommaso d'Aquino, Summa theologiae, II-II, 64, 7].
2265 La legittima difesa, oltre che un diritto, può essere anche un grave dovere, per chi è responsabile della vita di altri. La difesa del bene comune esige che si ponga l'ingiusto aggressore in stato di non nuocere. A questo titolo, i legittimi detentori dell'autorità hanno il diritto di usare anche le armi per respingere gli aggressori della comunità civile affidata alla loro responsabilità."
Per GR2.
RispondiEliminaGrazie del Suo messaggio. La capisco.
È verissimo che ormai il latino non lo sa più nessuno, né nella Chiesa né fuori, e questo è gravissimo. Anch'io soffro a veder tanta ignoranza e sciatteria!
Penso che, difendendo la tradizione liturgica – e quindi, anche, il latino –, non lottiamo solo per il bene della Chiesa, ma anche per quello della società; e, anche su questo piano, la nostra lotta ha un'importanza forse molto più grande di quel che noi possiamo capire. Può darsi che tra cento o duecent'anni, se il mondo sarà cambiato (e io lo spero ardentemente), ci ringrazieranno.
http://www.tracce.it/default.asp?id=411&id_n=36803
RispondiEliminaQuando la toppa è peggio del buco.
La citazione di Congar l'ho presa da "Il primato di Pietro" del card. Journet.
RispondiEliminaRiporto l'intero pensiero:
Testimonianze del P. Congar sul rapporto tra Scrittura e Tradizione.
Il P. Congar ha criticato ex professo con molta penetrazione la posizione protestante. Parlando del deposito vivente, della paràdosis affidata alla Chiesa primitiva da Cristo e dagli apostoli, e della sua formulazione scritta nei libri sacri, egli ricorda che lo studio filologico ed esegetico di questa formulazione scritta può dimostrarsi prezioso con l'attirare la nostra attenzione su certi aspetti importanti del deposito rivelato, ma resta radicalmente inadeguato a farci raggiungere il deposito rivelato in se stesso.
“La Chiesa, esattamente parlando, non riceve il contenuto della sua fede dalla Scrittura: ve lo ritrova, il che è ben diverso. Il contenuto della sua fede è la sua tradizione, id quod traditum est... Vi è di più nella realtà stessa che in qualunque enunciazione su di essa.
“Quando ci si dice, per esempio, che il kecharitoméne di Luca 1, 28 significa graziata, e non piena di grazia, e non può quindi servire a fondare la teologia cattolica della Vergine Maria, io rispondo: la filologia è un'ottima cosa, la scienza esegetica fondata sulla filologia, sull'archeologia e sulla storia, è necessaria e buona; ma esse non danno la misura della rivelazione di Dio, di ciò che è stato affidato alla Chiesa e di cui la Bibbia rende testimonianza. La sola potenza di fedeltà e di intelligenza adeguata al dono di Dio, non è la scienza degli esegeti, ma il sentire della Chiesa, fomentato in essa dallo Spirito Santo. Io rispetto e interrogo di continuo la scienza degli esegeti, ma rifiuto il loro magistero”
"È su questo terreno che papa Francesco ha accettato di giocare la partita, senza mettere in campo altra “autorità” che non sia la sua personale esperienza di uomo desideroso della luce: "
RispondiEliminaChe sia "un uomo come tutti", oltre ad avercelo detto e mostrato in ogni modo, ce ne siamo accorti da un pezzo.
Il problema è che non può prescindere dal fatto di avere un'alta funzione come la sua, se sia lui che chi scrive queste righe ancora ci crede.
«Se il cristiano è restaurazionista, legalista, se vuole tutto chiaro e sicuro, allora non trova niente. La tradizione e la memoria del passato devono aiutarci ad avere il coraggio di aprire nuovi spazi a Dio. Chi oggi cerca sempre soluzioni disciplinari, chi tende in maniera esagerata alla “sicurezza” dottrinale, chi cerca ostinatamente di recuperare il passato perduto, ha una visione statica e involutiva. E in questo modo la fede diventa una ideologia tra le tante.
RispondiEliminaCosì Bergoglio condanna la Santa Sede che sempre ha fatto così primo il Concilio...
ma, se essere restaurazionista è peccato, quindi anche i massoni che vogliono restaurare l'idolatria di egitto o di babilonia, sono peccatori...
anche i clerici, vescovi e cardinali, e forse anche Bergoglio, che sono massoni sono peccatori...
se essere legalista è peccato, per forza esse anti-legalista è peccato...perche se legge non viene dal Dio che ci santifica, il rigore dei anti-legalisti, che è un legge da se, è fondamento per peccare...
quindi santificazione ha niente di fare con legge o assenza di legge, e quindi niente con il Decalogo o l'immoralità...quindi che è santità?
sembra per Bergoglio che santità è fare come vuole... perchè promuove nella curia questo tipo di uomo...
Gentile Mic,
RispondiEliminala prego un collegamento permanente al suo blog per
http://www.petizioni24.com/petizione_contro_il_danno_e_lo_scandalo_dato_dal_cardinale_aviz
La ringrazio in anticipo...
Sig. F. R.
da diffondere in italiano...
RispondiEliminahttp://www.thewandererpress.com/ee/wandererpress/index.php?pSetup=wandererpress&curDate=20130905
il Cardinale Burk parla contro i progresivisti...
Per Anonimo 15:28
RispondiEliminaAlla riflessione citata, presa così com'è dato che non ne conosco l'intero contesto, aggiungerei e aggiusterei qualcosa, così a caldo. Ma poi occorrerebbe una risposta più meditata.
L'esegesi è uno strumento, non è un fine. Il Magistero non è fondato solo sull'esegesi, che può aprire degli usci, ma poi il resto è meditazione preghiera contemplazione e espressione del 'succo' estratto. In questo agisce, sia nell'ascolto che nell'espressione e condivisione, ciò che lo Spirito dice alla Chiesa di ogni tempo, che è già contenuto nel Depositum Fidei che la Chiesa ha ricevuto, custodisce fedelmente e non cessa di scavarne la vena aurea inesauribile per estrarne in ogni situazione e in ogni epoca ciò che il Signore ha già detto (quaecumque dixero vobis) e lo Spirito "ricorda" con azione incessante, tanto più efficace quanto più puro e più aperto e fedele è il cuore.
E' una Verità già data che ci è già consegnata e continuamente ci si consegna, non la fa la Chiesa mentre cammina in ogni epoca e nuova secondo ogni epoca, in una ricerca convergente in un inesistente punto omega con gli altri pellegrini della storia, perché l'ha già ricevuta e ne è costituita indissolubilmente per portarla nel tempo.
La Chiesa il contenuto della sua fede, che è il suo tutto e la sua ragion d'essere, lo ha già ricevuto e lo riceve continuamente in Cristo Signore e nella sua Persona divino-umana che è con noi tutti i giorni fino alla fine dei tempi e ci si consegna ogni giorno, come Agnello immolato ora glorioso, su ogni Altare in cui si riattualizza e si ri-presenta al padre in maniera incruenta il Santo Sacrificio da Lui compiuto una volta per tutte. Nella Scrittura c'è la narrazione della Buona Notizia e c'è una presenza mediata dal testo, che s'invera in chi l'accoglie.
Lo stesso Magistero non può essere dunque il "magistero degli esegeti" (e quando mai?). Magistero non è neppure quello dei teologi, ma quello dei dottori e maestri 'sapienti' e anche santificatori, dei pastori "belli" come quello che li ha fondati e costituiti e che custodiscono nutrono santificano e guidano il corpo mistico di Cristo anche nei fedeli. E prima ancora del 'sentire della Chiesa' c'è il suo 'conoscere' e il suo vivere: il 'sentire' è conseguenza.
Cari amici,
RispondiEliminaSul Congar il testo "La Tradizione in Yves Congar" di Antonio Russo ha molti informazione e può essere letto nell'indirizzo: http://www.cdmisrvv.it/CDM/cdm_news/Numero2/Scriptorium/tradizione_yves_congar_1_ARusso.htm
Il testo è diviso in 3 parte e non me ricordo dell'orientazione dell'autore (sembra esser progressista).
Un saluto dal Brasile
Anche se ci fosse qualcuno che soffierebbe all`orecchio di papa Bergoglio di pesare le parole prima di pronunciarle e scriverle, se ci fosse qualcuno che lo metterebbe davanti all`evidenza di come le sue parole sono recepite, non sono sicura che il papa lo ascolterebbe, quel che dice e fa è esattamente quel che vuole dire e fare, e visto il successo, che dico, il trionfo che raccoglie presso i media e chi accoglie la sua pastorale mediatica e semplificatrice, non penso che cambierà una virgola al suo comportamento e modificherà quel che ha progettato per la Chiesa.
RispondiEliminaNon è tanto e solo quel che farà che mi preoccupa ma il COME lo farà, sua sorella Elena ha da subito detto che suo fratello cambierà la Chiesa ma non in modo brusco, lo farà progressivamente, nessun bisogno di prendere delle decisioni eclatanti, basta cambiare la prassi, basta ripetere mille volte le stesse parole, martellare gli stessi concetti e le stesse condanne, basta l`esempio accompagnato da giudizi"tranchants" su chi non fa come lui.
" Voglio proseguire la riflessione su come esercitare il primato petrino", come esercitare, e quel "come" potrebbe bastare per smantellare il primato petrino.
Oggi il giornale della domenica più letto nella Svizzera francese, ha dedicato una pagina intera a papa Bergoglio e alla sua intervista a Civiltà cattolica, con tanto di foto con i giovani che si fanno fotografare con lui e didascalia che recita:
RispondiElimina"il papa argentino rompe definitivamente con il suo predecessore" .
Succo dell`articolo: in quell`intervista "il papa dice tutto il disprezzo che ha per una Chiesa dove il dogma e la morale hanno preso il sopravvento sulla fede e la misericordia che bisogna riscoprire verso i più poveri, gli esclusi come i divorziati, gli omosessuali o le donne che hanno abortito"
Un Papa che disprezza la Chiesa , evidentemente quella prima di lui, non ho mai letto frasi simili, anche se quella è l`interpretazione della giornalista e non il pensiero del papa, quella è la volgata che circola e circolerà, quella che dagli amboni progressisti sarà ripresa con delizia, chi in effetti verrà a smentire le cattive interpretazioni ammesso che lo siano?
Chi verrà a rimettere la verità al centro? Chi arginerà le conclusioni devastanti per la fede che stanno prendendo il sopravvento?
Interessante il pensiero del cardinale Franzelin che colpisce mortalmente protestantesimo con la riflessione:
RispondiElimina"C'è, al di fuori delle Scritture, un altro organo di cui conserva la dottrina in modo sicuro, pura e integra nell'origine trasmessa da Cristo e gli apostoli? Protestanti sono obbligati a negare, se vogliono salvaguardare la loro eresia." Trattato sulla tradizione divina, Tese 3, n. 26.
Questo me sembra potere se applicare al Concilio:
""C'è, al di fuori dei testi conciliare, un altro organo di cui conserva la loro dottrina in modo sicuro, pura e integra una origine trasmessa delle aule e sessione conciliari? I difensore del Concilio sono obbligati a negare, se vogliono salvaguardare il loro errore."
La dottrina conciliare è ancora in "sola scriptura concilium"...
il giornale della domenica più letto nella Svizzera francese, ha dedicato una pagina intera a papa Bergoglio
RispondiEliminaE' piuttosto impressionante notare come invece tutti si siano affrettati a murare Benedetto XVI nell'oblio. Durante il suo pontificato i detrattori continuavano a tener viva la memoria di Giovanni Paolo II, quasi volessero schiacciare papa Ratzinger con il "grande comunicatore" e il suo preteso carisma. Oggi, che al soglio c'è un altro "grande comunicatore", anche lui con il suo preteso carisma, del papa precedente non si fa più menzione, quasi avesse regnato mille anni fa. E persino Giovanni Paolo II è scivolato ai margini: evocarlo ormai non serve più. Tristissimi giri di valzer.
« chi cerca ostinatamente di recuperare il passato perduto, ha una visione statica e involutiva. E in questo modo la fede diventa una ideologia tra le tante....»
RispondiEliminaJe suppose, pour ne citer qu'eux, que les directeurs de centres archéologiques — à commencer par la prestigieuse École Biblique de Jérusalem — ne vont pas tarder à inscrire dans la pierre, en lettres d'or, sur le fronton de leurs établissements, ces paroles vraiment illuminatrices, vraiment dignes de passer à l'éternité…
Grand Bergoglio!
Luisa, in fondo in Svizzera qualcosa di buono c'è ancora ...
RispondiEliminahttp://www.corriere.it/esteri/13_settembre_22/svizzera-abolizione-burqa-canton-ticino_b07b8422-2393-11e3-8194-da2bd4f2ffa4.shtml
Signor Martin, veramente a me non sembra una buona notizia. Collo stesso spirito e la stessa mentalità potrebbero proibire anche croci e crocifissi.
RispondiEliminaRaoul de Gerrx: ben detto!
Giuggiole! Ottimo post Mic!
RispondiEliminaCaro Louis, se tu avessi ascoltato i commenti indignati della giornalista del Tg principale della Tv svizzera francese, con tanto di invitata politica in studio, sapresti che i Ticinesi compaiono come degli uomini delle caverne, islamofobi, un avvocato ticinese ha già annunciato che lotterà fino all`ultima possibilità di ricorso contro quella legge!
RispondiEliminaCara Luisa, immagino. Conosco bene i ticinesi e come vengono trattati dal resto della Svizzera. Ma questa è un'altra storia.
RispondiEliminaSottolineavo solo una buona notizia. So che non fa affatto primavera.
Andrebbe precisato riguardo le votazioni nel Canton Ticino, che se anche tutta la campagna elettorale ruotava attorno al bourqa, in realtà il testo approvato parla semplicemente del fatto che in pubblico il volto non deve essere coperto. Quindi il velo non centra niente e d'altronde non si può entrare in un bar nemmeno col casco da motociclista. Mi sembrano normali regole del convivere civile che sono addirittura state condivise dal vescovo della diocesi (che pure presenzia in commissioni che hanno a che vedere con il mondo islamico).
RispondiEliminaQueste le precisazioni per i lettori del blog.
Poi i media chiaramente titolano i loro articoli come vogliono...
segnalo u articolo di Rorace coeli che traduce l' originale spagnolo pubblicato irri su ABC dal giornalista cattolico de pPrada.
RispondiEliminaRosa
Cara Mic,
RispondiEliminaDall’omelia di qualche ora fa dove il curato della mia parrocchia interpretava il Vangelo del giorno, risulta chiaro il nuovo corso lanciato dal nostro Papa Francesco. Stamattina il ministro ha invitato la Chiesa, tutti noi popolo di Dio a «dilapidare» le ricchezze spirituali che le appartengono e non a tesaurizzare, esortandoci all’apertura incondizionata. L’impiego audace di quel verbo «delapidare» , proclamato con fervore mi ha fatto tremare dentro. Il mio giovane pastore ha forse dimenticato che in quel verbo non c’è traccia di dono di sè, di generosità ma c’è l’etimo «pietra» e il suo prefisso «di» che conferiscono alla parola il senso di de-costruzione, demolizione e rovina. Il magnifico edifico dottrinale va rovinato per spanderlo in giro a pezzi, con liberalità, prodigalità in nome della teologia dell’incontro? Riflettendoci bene : siccome per due millenni le perle ce le siamo capitalizzate egoisticamente, è giunta oggi l’era nella quale non dobbiamo più negarle ai porci, ma delapidare il patrimonio di fede, sbriciolarlo perché sia digeribile ad ogni palato ?
Sappiamo nel Vangelo di uno che ha delapidato l’eredità del Padre suo buttandosi a capofitto nella mondanità, scialacquando le ricchezze del padre con prostitute e finendo in un porcile.
Allora mi dico se non sia la « discesa agli inferi » del figliol prodigo il modello di « scala del Paradiso » che la Gerarchia sta proponendo all’orbe cattolico, in nome della nuova evangelizzazione. L’abbraccio definitivo con il Padre deve passare dalla dilapidazione della tradizione, della dottrina e dei dogmi millenari ? Ma questa non è la via gnostica d’illuminazione, la via che porta alla luce ma che passa dal «solve», dalla putrefazione o « nigredo»?
Se il figliol prodigo è il modello della futura sposa di Cristo, quelli che spianano questa via di salvezza non dicono però che il figliol prodigo ritornò al Padre solo come un cane: non portò con sè nè i porci e neppure le prostitute o i falsi amici che avevano goduto della sua magnificenza. E’ dunque Caritas questa?
Ma chi di noi, che non voglia fare una rapina, entra al bar con il casco?
RispondiEliminaDe facto si colpisce il bourqa.
Sapete che la nostra sinistra, anche quando si tratta di normale civile convivenza e di ordine pubblico, non capisce più nulla davanti al multiculturalismo, frammisto ad esotismo e ad odio per se stessi.
Ho sentito con le mie orecchie professori e professoresse (sottolineo: professoresse) universitarie sostenere la "culture defence" innanzi al delitto di infibulazione.
Poi, cara Luisa, conosco bene come la Svizzera tratta il Ticino in generale ... altra storia. E so bene che una rondine non fa primavera. Ma meglio di niente. Grazie a Viandante per la precisazione.
Potrebbe interessarvi questo testo, in francese, che, partendo dalla lettera del cardinale Benno Gut a tutti i vescovi, fa un legame fra l`introduzione della Comunione sulla mano, fra certi argomenti che erano in favore alla sua introduzione, e chi argomenta per la aine del celibato dei preti:
RispondiEliminahttp://www.leforumcatholique.org/message.php?num=732482
E qui i risultati della consultazione....
http://www.leforumcatholique.org/message.php?num=732503
Per anonimo delle 20.20
RispondiEliminaFino ad oggi da noi si è tentato solo di togliere i crocifissi dalle aule, ma sui maomettani nessun tentativo serio di ridurli almeno al rispetto delle patrie leggi.
Meglio l'ordine pubblico per tutti che la cristianofobia.
Meglio Hobbes che il democratismo anticristiano.
Poi, ribadisco, non c'è da cantare alcuna vittoria. E' vero, domani potrebbe toccare a noi.
Intanto ecco un assaggio dei meravigliosi frutti della predicazione del "Vescovo di Roma" Bergoglio sulla 'misericordia':
RispondiElimina"Con Francesco finisce il «ricatto» ", spiega padre Ugo Sartorio [fino a poco fa direttore del Messaggero di Sant'Antonio]. "Il confessionale non è un tribunale e il compito di noi sacerdoti non è quello di schiacciare le persone, umiliarle e farle sentire con le spalle al muro". [...]
"Basta con il ricatto (“io ti perdono se tu ti converti”), la misericordia viene prima della conversione."
http://vaticaninsider.lastampa.it/inchieste-ed-interviste/dettaglio-articolo/articolo/chiesa-confessione-fedeli-28011/
Nessun pentimento, nessuna volontà di conversione? No problem!
E' la 'iglesia bergogliana' che avanza...
ma dilapidare il patrimonio di fede, sbriciolarlo perché sia digeribile ad ogni palato ?
RispondiEliminaCostoro parlano come se la Chiesa in duemila anni non avesse mai evangelizzato. Il problema è cosa ne stanno facendo della Verità: la stanno de-formando per renderla accettabile a chi la rifiuta e tentano di adattarla al 'mondo', invece che portarla nel mondo perché lo liberi e lo trasformi.
Il livellamento al 'basso' e la desacralizzazione, hanno ormai superato il livello di guardia, purtroppo.
Possiamo solo offrire al Signore la nostra impotenza e la nostra piccola disponibilità a prender parte per Lui.
Credo che i frutti saranno altri a raccoglierli.
Mi colpisce l'etimologia che ha sottolineato, Fabrizio: di-lapidare letteralmente è "togliere la pietra" e sappiamo che è il Papa, come Successore di Pietro, la "pietra" di fondazione della Chiesa.
Mi vengono i brividi...
"Il confessionale non è un tribunale e il compito di noi sacerdoti non è quello di schiacciare le persone, umiliarle e farle sentire con le spalle al muro".
RispondiEliminaMa quando mai un vero sacerdote ha schiacciato le persone o le ha messe con le spalle al muro?
Stanno dando i numeri. Non è possibile!
ma questi, se non il Vangelo ed il Magistero,
RispondiEliminahanno almeno letto I promessi sposi ? Federico che quasi corre incontro all' Innominato, Padre Cristoforo che assiste fino alla fine Don Rodrigo, ...ma quanti Don Abbondio ci sono in Italia!
Rosa
Ho letto l`ultimo peana di Galeazzi con quelle parole di sacerdoti, secondo i quali
RispondiElimina"Papa Bergoglio ristabilisce la verità del Vangelo"(!) che
"con Francesco finisce il «ricatto»(!?!) perchè...Il confessionale non è un tribunale....."!
Si son bevuti il cervello?
Possiamo chiudere occhi e orecchie quando vorrebbero imporci l`idea che con papa Bergoglio tutto è diventato pulito, bello e buono, mentre prima tutto sporco brutto e cattivo, che la Chiesa da madre arcigna che era prima è diventata una buona mamma che accoglie tutti, non giudica nessuno, ama tutti?
C`è senza dubbio chi riesce a farlo, forse la sola soluzione è quella di staccare la presa, di evitare di leggere i giornali, cattolici e laici, tanto ora sono uniti e cantano all`unisono le lodi alla "nuova chiesa di papa Francesco".
Significativo che, su uno stesso giornale genovese, si scriva:
RispondiElimina"Una lobby, insomma. Una costruzione quasi perfetta, segnata dal filo rosso di un'avversione cronica alla modernità e tanta nostalgia delle chiesa pre-conciliare."
http://genova.repubblica.it/cronaca/2013/09/22/news/vaticano_crolla_l_impero_dei_genovesi-67041612/
Papa: "Usare i poveri è sfruttare la carne di Gesù, e fare questo è un peccato grave"
RispondiEliminaUna lobby, insomma. Una costruzione quasi perfetta, segnata dal filo rosso di un'avversione cronica alla modernità e tanta nostalgia delle chiesa pre-conciliare
RispondiEliminaChe ignoranza o falsità ignobile...
Essere fedeli alla Tradizione non significa essere chiusi alle novità o essere ancorati alla chiesa pre-conciliare.
Non esiste la chiesa pre e quella post conciliare: esiste la Chiesa punto.
E noi non rifiutiamo il concilio. Ci limitiamo a metterne in discussione alcuni punti controversi. E in questo vorremmo si potesse instaurare un fruttuoso dialogo con i nostri pastori, che sembrano aborrire l'odore delle pecore che amano la tradizione senza chiusure né deformazioni ideologiche. Non apparteniamo ad un altro gregge!
Su Il Foglio si sabato c'era una bella lettera di Francesco Agnoli al Papa intitolata "L'ospedale da campo secondo me - Lettera di un cattolico che su famiglia, aborto e liturgia vorrebbe sentire altro (in coscienza)". Al momento non ne ho trovata una versione in rete.
RispondiEliminaRiassume tutti i dubbi e le perplessità che si manifestano anche qui. Non so se ci sarà una risposta, dubito; Agnoli come noi appartiene ai paria, agli appestatati che a differenza della nobiltà salottiera alla Scalfari non meritano considerazione. D'altra parte col Nuova Chiesa con i "lontani" si dialoga e si apre mentre i "vicini" si silenziano e si reprimono.
Dobbiamo cominciare a pensare alla fuga in massa in un'altra Patria spirituale?
Miles
" E in questo vorremmo si potesse instaurare un fruttuoso dialogo con i nostri pastori, che sembrano aborrire l'odore delle pecore che amano la tradizione senza chiusure né deformazioni ideologiche. Non apparteniamo ad un altro gregge!"
RispondiEliminaMa cara mic, con la rivoluzione bergogliana ci fanno capire che exit anche la discussione su continuità e discontinuità, appartiene al passato, oggi si dà per scontato che può esserci discontinuità, lo fa il Papa, e se c`è importa come il due di briscola.
Oggi quel che conta è essere "evangelici", è aprire le braccia e le porte a tutti senza nulla chiedere in ritorno, senza senso del peccato, pentimento e conversione, mica come prima quando si ricattava la gente, o ti penti o ti butto fuori.
Le discussioni sulla Dottrina e come viene calpestata, sulla Liturgia e come è devastata appartengono ormai ad un tempo passato, oggi si deve agire ( come se prima non lo facessimo), andare alla periferia, uscire da sé stessi, dalla sacristia, dalla parrocchia, se d`avventura usi le parole Dottrina, Dogma, Tradizione, Sacra prima di Liturgia, sei marchiato subito, sei un ideologo, una zitella o un zitellone infecondo.
È un`evoluzione allucinante ma la vediamo svolgersi molto rapidamente.
La misericordia, in questa nuova "chiesa di Francesco", è riservata a chi corrisponde al ritratto che papa Bergoglio sta disegnando del cattolico, del cristiano, ad hoc, la misericordia non esiste per chi corrisponde al ritratto scuro, cupo e molto brutto che lo stesso disegna di chi non corrisponde ai suoi schemi.
Per loro disprezzo, scherno, e rigetto, non che prima non esistessero ma oggi si esprimono con l`avallo del papa, si concretizzano appoggiandosi sulle sue parole.
Una delle cose che più mi "irrita" nel leggere i peana mediatici è che secondo questa volgata oggi la Chiesa bergogliana "apre" a tutti i feriti della e dalla vita che prima erano lapidati!
RispondiEliminaMa dove, ma quando?
Ma dove e quando la Chiesa in questi ultimi decenni ha maneggiato il bastone, fatto paura, inferto bastonate e punito senza pietà?
Forse che nel Magistero dei predecessori di Bergoglio era assente la Misericordia?
Ma non se può più!
So direbbe che la Misericordia è un`invenzione bergogliana!
Abbiamo già dimenticato la medicina della Misericodia?
Vogliamo tacere i suoi risultati?
Grazie per il post odierno. Sgomenta l'intervista-colloquio rilasciata dal Papa a Civiltà Cattolica. La "visione statica e involutiva" che il Papa identifica in quanti (tradizionalisti e conservatori) cercano un passato "perduto"(perduto perchè?e per colpa di chi?), che non apre nuovi spazi a Dio (quali sarebbero questi nuovi spazi?); è la stessa, identica visione statica e involutiva perseguita e difesa dai sostenitori (o autori) della nuova teologia cattolica, della nuova pastorale, della nuova liturgia. Gli arroccamenti nelle sicurezze dottrinali che tanto allarmano il Papa, sono allo stesso modo riscontrabili nell'odierno orientamento della Chiesa che nulla ha di dottrinale ma è divenuta nuova dottrina svuotata di memoria, di passato, di senso, con quell'ossessivo riferimento alla nuova Chiesa scaturita dal Vaticano II: la "nuova Pentecoste". Questo dedogmatizzare sistematico, questa "fobia" della dottrina che non si vuole più proporre e presentare al Popolo di Dio in quanto si presume erroneamente che il Popolo di Dio già sappia e abbia recepito perfettamente la dottrina ma che in verità non conosce per nulla: è utile, è un percorso sicuro riscontrabile nella Tradizione della Chiesa e nell'insegnamento della Sacra Scrittura? Per i seguaci della Messa pre-conciliare, il Papa non vuole e teme una "ideologizzazione", ma lo stesso discorso si può fare per i sostenitori della riforma liturgica post Vaticano II che hanno da tempo reso una ideologia la riforma liturgica conciliare imponendola come unico rito ordinario della Chiesa. Bello sarebbe avere due riti ordinari: quello pre-conciliare e quello avallato da Paolo VI: ma evidentemente ci si rende conto della diversa teologia e della diversa visione di Chiesa che i due Riti romani sopracitati contengono ma una cosa è certa: il rito pre-conciliare non ha nulla di involutivo e statico. Eppure la strada per una vera e feconda ermeneutica della continuità è possibile e se la si persegue, Papa per primo, senza paure e resistenze e antipatie personali: porterà molta serenità nel Popolo di Dio e la vera unità tra i cattolici.
RispondiEliminaAntonio G.
Dobbiamo cominciare a pensare alla fuga in massa in un'altra Patria spirituale?
RispondiElimina-----------
Assolutamente mai, perché non esiste. E'in questa patria spirituale òa nostra salvezza, al di là del comportamento degli
uomini che detengono le leve del comando. Anche Cristo volevano farlo tacere, ma non ci son riusciti se non con la morte. Ma nella morte ha parlato più forte che mai. E che voce, che messaggio!
Romano dice,
RispondiEliminaBergoglio fa bene second me, perchè mostra in modo manifestissimo il vero spirito del aggiornamento, del concilio, e del ecumenismo: destruggere la Chiesa dal interno...
Quelli che riescono di sopravivvere il suo pontificato saranno in grado di ritornare in massa alla Vera Fede tradizionale...
Ma dobbiamo chiederci: quanto egli deve fare per mostrarsi non più capo della Chiesa... predica odio di tutto ciò che è la sostanza e il bauluardo della Fede.... è traditore, non tradizionale..
La ringrazio caro Pastorelli, però qui sembra essere proprio il vicario di Cristo in terra a non volerci più nella sua Nuova Chiesa.
RispondiEliminaMiles
Concordo con Romano. Bergoglio chiude finalmente un percorso cinquantennale. Presto chiuderà anche la questione Fatima facendo "il furbo anche lì" e spostandone tiro e attenzione al mondo anzichè sulla Chiesa. Egli sancisce formalmente e al massimo livello che la Chiesa sceglie definitivamente l'uomo, dunque il mondo e i suoi valori. La Chiesa Romana muore e quella secolare si autodistrugge,così come autorevolmente stabilito dal CVII. Quella autentica di Cristo, piccola ma a Lui fedele, rifiorirà altrove. Una sola richiesta. Sbrigatevi e per favore niente accanimento terapeutico. Abbiamo capito! Fate pure. Ma fatelo con dignità non fatevi compatire con le vostre "furberie"
RispondiEliminaQuesto commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaSe il Papa pensa questo sul concilio e sul VO allora davvero nel modo cattolico tradizionale sarebbe davvero una grande grazia se esistesse una guida carismatica, un trascinatore di masse, un punto di riferimento come a suo tempo fu mons. Lefebvre, una persona in grado di mettere unità per un'azione congiunta.
RispondiEliminaLa nostra Patria è la Chiesa cattolica. Il problema è l'atteggiamento ambiguo delle guide attuali. Se almeno con chiarezza affermassero di avere creato un'altra religione ed avere rotto i ponti con la Chiesa cattolica antica, allora sarebbe semplice. Noi con la Chiesa antica e voi con la vostra religione.
Il problema è che affermano di essere in continuità evolutiva con la Chiesa cattolica antica e a livello pratico si comportano come se avessero fondato un'altra religione.
"Dobbiamo cominciare a pensare alla fuga in massa in un'altra Patria spirituale?"
RispondiEliminaMiles, adesso con molta prudenza, dobbiamo vedere quello che dicono gli buoni autori dell'escatologia. Se qualche autore ha affrontato il problema della visibilità della Chiesa nel tempo della grande apostasia, avremo qualche idea di chi siamo o no in questi tempi. Per ora dobbiamo pregare e aspettare qualcuno intervento del Signore.
Un saluto dal Brasile
Grazie Gederson, per ora è così pregare ed aspettare.
RispondiEliminaMiles
Il potere del Papa e la Santissima Messa di Nostro Signore Gesù Cristo
RispondiEliminaLettera aperta al Prof. Roberto de Mattei
Stimato Professore Roberto De Mattei,
da anni seguo con interesse e ammirazione la Sua importante opera di evangelizzazione e di apologetica cattolica e controrivoluzionaria. Considero in particolare due Suoi libri delle pietre miliari del pensiero cattolico contemporaneo: “1900/2000. Due sogni si succedono: la costruzione e la distruzione” e “Il Concilio Vaticano II. Una storia mai scritta”.
Ho letto recentemente la Sua pubblicazione “Vicario di Cristo”, quanto mai utile e attuale. Nonostante la chiarezza e la precisione di questo Suo ottimo libro permangono tuttavia due dubbi che mi rovellano a causa della mia ignoranza in merito al diritto ecclesiatico, e quindi li sottopongo alla Sua conoscenza approfondita della Dottrina Cattolica al fine di poter ricevere chiarimenti e lumi. Penso siano dubbi che possano entro breve diffondersi fra i fedeli più amanti della Tradizione Cattolica vista la gravità crescente dell’attuale periodo di confusione e disorientemento.
Il primo dubbio riguarda l’efficacia della rinuncia di Benedetto XVI. In assenza di malattie e incapacità psico-fisiche il “potere d’ordine” di un Papa è rinunciabile? Intendo dire che se ricordiamo le parole di N.S.G.C. con le quali conferisce a Pietro, e solo a Pietro, la pienezza del potere divino concedibile ad un uomo, cioè il potere di “legare e sciogliere” in Cielo e in terra, mi riesce difficile pensare che tale potere sia così facilmente “rinunciabile” in assenza di cause gravi quali gli impedimenti citati. Il potere divinamente concesso a Pietro è la matrice da cui discendono i 7sacramenti. Mi sembra “strano” che i sacramenti siano indelebili (dottrina santissima e giustissima) e il potere delegato per tramite del quale discendono da N.S.G.C. non sia invece indelebile. Confesso la mia ignoranza in merito. Il secondo dubbio riguarda l’ingiusto decreto di commissionariamento dei Francescani dell’Immacolata per quanto riguarda la proibizione della Messa secondo il rito tridentino. Nella premessa (probabile)che tale proibizione sia effetto diretto di una decisione di Papa Francesco mi pongo il secondo grave dubbio: può un Papa proibire la Messa ad un intero Ordine? La sospensione della Messa non è solo una sanzione straordinaria e temporanea per gravi infrazioni disciplinari? Ma la responsabilità non è sempre personale? Può un Papa proibire la Messa tridentina a qualcuno senza incorrere negli anatemi del Concilio di Trento posti a difesa della Messa? La Messa non è parte del Depositum Fidei? Non è un comportamento scismatico o eretico proibirla? La Messa non è dono divino che non deve essere trattata come fosse un “giocattolo”, cioè un oggetto solo umano”?
Entrambe le domande hanno, in teoria, risposte che si possono anticipare.
RispondiElimina1. la prima: la rinuncia è possibile ai sensi del Diritto Canonico. Piuttosto il dubbio può riguardare come e perché la clausola sia stata inserita nel CIC e se non debba essere essa invalidata. Mancano studi e approfondimenti da parte di teologi e giuristi.
2. la seconda: ne abbiamo già parlato e risposto:
2.a - L'art.2 del Motu proprio Summorum Pontificum prevede il diritto di ogni sacerdote di rito latino (sia secolare che religioso) di celebrare il VO senza obbligo di alcuna autorizzazione previa (di fatto equiparando l'uso dei due messali). Celebrazioni alle quali, ai sensi dell'art.4 sono ammessi anche i fedeli, come di fatto ormai avviene per prassi consolidata dal 2007
2.b - l'art. 3, cui molti hanno fatto riferimento a giustificazione del decreto, riguarda la celebrazione conventuale o “comunitaria” nei propri oratori"
Ne consegue che la disposizione avallata dal Papa nel decreto 11 luglio (che è un atto amministrativo) non potrebbe di fatto cancellare una disposizione papale diramata dal suo predecessore con motu proprio (art.2/4). "...il Santo Padre Francesco ha disposto che ogni religioso della Congregazione dei Frati Francescani dell'Immacolata è tenuto a celebrare la liturgia secondo il rito ordinario e che, eventualmente, l'uso della forma staordinaria (Vetus Ordo) dovrà essere esplicitamente autorizzata dalle competenti autorità per ogni religioso e/o comunità che ne farà richiesta".
Ciò non appare canonicamente valido, per effetto della gerarchia delle norme. E, di fatto, è e resta grave e scorretto. Anche se il fatto che la disposizione del papa, riguardi esclusivamente la materia specifica cui si riferisce (il "caso" FI) e sia esplicitata con l'aggiunta finale «nonostante qualunque disposizione contraria ».
È forse uno degli aspetti della ormai imperante "prassi ateoretica senza spiegazioni", che non si può concepire da parte di un pontefice? Egli deve esprimere la sua attività di governo nonché il suo munus docendi attraverso encicliche, lettere apostoliche, atti di magistero, omelie, discorsi e pronunciamenti adeguatamente ponderati. L'alta dignità conferitagli per mistero di grazia lo esige. Infatti queste sue forme espressive sono sempre state di prassi ponderate. In esse, ogni parola è stata sempre misurata, ogni concetto esplicitato e sviluppato, proprio per non lasciare spazio a equivoci e interpretazioni errate, esattamente come stiamo invece assistendo da quattro mesi con la complice ridondanza dei media.