Così titola Sandro Magister il suo articolo odierno, nel quale illustra un Documento pubblicato da L'Osservatore Romano in sette lingue, che sostanzialmente appare la replica di Roma - nella persona dell'arcivescovo Gerhard Ludwig Müller, prefetto della dottrina della fede - all'"apertura" di Friburgo. Un documento che riconferma il no alla comunione e fa chiarezza su "coscienza" e "misericordia", gela le aspettative di cambiamento e rimette in campo una "ipotesi Ratzinger".
"Attraverso quello che oggettivamente suona come un falso richiamo alla misericordia si incorre nel rischio della banalizzazione dell’immagine stessa di Dio, secondo la quale Dio non potrebbe far altro che perdonare. Al mistero di Dio appartengono, oltre alla misericordia, anche la santità e la giustizia; se si nascondono questi attributi di Dio e non si prende sul serio la realtà del peccato, non si può nemmeno mediare alle persone la sua misericordia."Gesù ha incontrato la donna adultera con grande compassione, ma le ha anche detto: 'Va’, e non peccare più' (Giovanni 8, 11). La misericordia di Dio non è una dispensa dai comandamenti di Dio e dalle istruzioni della Chiesa; anzi, essa concede la forza della grazia per la loro piena realizzazione, per il rialzarsi dopo la caduta e per una vita di perfezione a immagine del Padre celeste". [...]
Il documento è complesso e articolato. Da una prima analisi si può trarre una nota positiva dopo tanta confusione. Lo esamineremo con più accuratezza e, soprattutto, vedremo l'impatto nella prassi.
Copio qui un mio commento messo in un altro thread perché più attinente all'argomento di questa discussione che di quell'altra.
RispondiEliminaHo letto l'articolo su OR segnalato da Luisa ed il commento di Magister e pure quello di Tornielli.
Quindi il ragionamento più o meno è: il matrimonio resta indissolubile, secondo la volontà divina rivelataci nel Vangelo. Però....
Però per parlare di matrimonio occorre che esso ci sia (il sacramento), ma causa la secolarizzazione imperante etc, la maggior parte dei matrimoni sono (sarebbero) nulli poiché viziati da mancanza di comprensione degli sposi (a questo punto non più tali)circa la realtà sacramentale che essi dichiarano di voler per sé, con tutto ciò che con sé stessa reca (i beni del matrimonio: prole, fede, sacramento).
Ma se così fosse, significa che la Chiesa in questi decenni non è stata in grado di formare le coscienze delle persone, non è stata in grado di trasmettere loro la Verità. Questo è sicuramente vero, però io non credo che chi si sposa davanti a Dio, non sappia le cose fondamentali e cioè che:
- il matrimonio è per sempre.
- il matrimonio è orientato alla prole (secondo la volontà del Signore).
Ovvio che la Chiesa sia attenta alla sofferenza di chi patisce situazioni di divorzio e separazione, in particolare che le subisce, ma anche a chi le causa; questa attenzione deve essere focalizzata al reinserimento come membra vive nella Chiesa, quindi non più sotto il giogo del peccato.
Invocare la nullità a pioggia come via d'uscita mi sembra un strada un tantino larga, mentre si sa che è quella stretta che conduce alla salvezza.
il matrimonio resta indissolubile, secondo la volontà divina rivelataci nel Vangelo. Però....
RispondiEliminaIl "però" è la costante dei documenti conciliari laddove sono stati affermati principi, per poi aprire, col "però, le fessure che hanno consentito le applicazioni di cui stiamo vedendo le conseguenze.
Vecchie tattiche neomoderniste tranquillizzanti, nihil novi sub sole. I soliti due passi avanti ed uno indietro. Sono cinquant'anni che vanno avanti così ed hanno ormai distrutto quasi tutto, narcotizzando progressivamente preti e fedeli.
RispondiElimina"Müller non pone esplicitamente questa domanda, nel suo documento. Cita però un articolo di Joseph Ratzinger del 1998 ripubblicato su "L'Osservatore Romano" del 30 novembre 2011, nel quale il predecessore di papa Francesco affacciava i pro e i contro di una ipotesi di soluzione: il possibile ricorso a una decisione in coscienza di accedere alla comunione, da parte di un cattolico divorziato e risposato, qualora il mancato riconoscimento di nullità del suo precedente matrimonio (per effetto di una sentenza ritenuta erronea o per la difficoltà di provarne la nullità in via processuale) contrasti con la sua fondata convinzione che quel matrimonio sia oggettivamente nullo."
RispondiEliminaDomanda: chi ha celebrato il nuovo matrimonio del divorziato risposato? Un sacerdote? Allorché la nullità non era stata riconosciuta? Ha senso l'ipotesi?
[ Vecchie tattiche neomoderniste tranquillizzanti, nihil novi sub sole. I soliti due passi avanti ed uno indietro. Sono cinquant'anni che vanno avanti così ed hanno ormai distrutto quasi tutto, narcotizzando progressivamente preti e fedeli. ]
RispondiEliminaConcordo...ma attenti c'è chi credendosi migliori, bravi buoni cattolici, bazzicano sui blog ad etichettare altri in modo spregevole, DEFINENDOLI sedicenti tradizionalisti.
Essi danno mostra di questa presunta ortodossia, stracciandosi le vesti, per lamentele dei soliti "sedicentitradizionalisti" che non hanno il coraggio di firmarsi con nome cognome e pure indirizzo....no so come e con che coraggio si possa dettar legge o intromettersi sulla vita altrui.
Una persona intelligente e preparata non si verma su chi sia o da chi provenga... si guarda al contenuto.
Una persona seria e preparata sa distinguere.
E' evidente che stanno cadendo molte maschere.
Il documento sembra precisare l'ortodossia ma la prassi è e rimane improntata ad una strana misericordia senza giustizia, come di fatto è nella prassi.
Nessun sacerdote, che io conosca si è mai rifiutaTO di dare la comunione a divorziati e risposati, perchè vien tacciato e sbeffeggiato, a tanto siamo arrivati...
Certo è che il documento così nopn dice nulla se non è accompagnato da una nota, ossia il sacerdote al momento della distribuzione della Santissima Eucarestia DEVE ricordare chi può riceverla e chi no.
So di sacerdoti e di laici (che si spacciano per tradizionalisti) che ora fanno il diavolo a quattro contro quei "tristi tradizionalisti" che in passato auspicavano una chiesa più attenta a questi divorziati e risposati....
Questi poi, sarebbero coloro che ora accusano di ingerenza e poco rispetto verso il papa se giustamente si critica operato e parole che portano alla confusione il fedele.
Tecnica modernista che si abbina ai due passi indietro e uno avanti.
P.S. Gentilissima Mic, vedo che è sempre e costantemente presa di mira da persone malevole, arroganti e presuntuose alcune delle quali si lamentano di essere state censurate...
Voglia il caso che proprio ad alcune di queste, non mi si è data l'opportunità di rispondere per le rime alle provocazioni rivolte ad personam...ma non me ne sono lamentata anzi.... Mic ha più volte spiegato che non intendeva lasciar spazio a diatribe.... però vedo che queste persone, le quali hanno sempre avuto l'ultima parola, sono quelle che la criticano.
ME NE TOLGO MOLTISSIMO, LEI NON SE LO MERITA!!!!
Annotazioni teologico-morali
RispondiEliminaSempre più spesso viene suggerito che la decisione di accostarsi o meno alla comunione eucaristica dovrebbe essere lasciata alla coscienza personale dei divorziati risposati. Questo argomento, che si basa su un concetto problematico di “coscienza”, è già stato respinto nella lettera della Congregazione del 1994. Certo, in ogni celebrazione della messa i fedeli sono tenuti a verificare nella loro coscienza se è possibile ricevere la comunione, possibilità a cui l’esistenza di un peccato grave non confessato sempre si oppone. Essi hanno pertanto l’obbligo di formare la propria coscienza e di tendere alla verità; a tal fine possono ascoltare nell’obbedienza il magistero della Chiesa, che li aiuta «a non sviarsi dalla verità circa il bene dell’uomo, ma, specialmente nelle questioni più difficili, a raggiungere con sicurezza la verità e a rimanere in essa» (Giovanni Paolo II, Lettera enciclica Veritatis splendor, n. 64)."
"Un’ulteriore tendenza a favore dell’ammissione dei divorziati risposati ai sacramenti è quella che invoca l’argomento della misericordia. Poiché Gesù stesso ha solidarizzato con i sofferenti donando loro il suo amore misericordioso, la misericordia sarebbe quindi un segno speciale dell’autentica sequela. Questo è vero, ma è un argomento debole in materia teologico-sacramentaria, anche perché tutto l’ordine sacramentale è esattamente opera della misericordia divina e non può essere revocato richiamandosi allo stesso principio che lo sostiene.
Attraverso quello che oggettivamente suona come un falso richiamo alla misericordia si incorre nel rischio della banalizzazione dell’immagine stessa di Dio, secondo la quale Dio non potrebbe far altro che perdonare. Al mistero di Dio appartengono, oltre alla misericordia, anche la santità e la giustizia; se si nascondono questi attributi di Dio e non si prende sul serio la realtà del peccato, non si può nemmeno mediare alle persone la sua misericordia.
Gesù ha incontrato la donna adultera con grande compassione, ma le ha anche detto: «Va’, e non peccare più» (Giovanni, 8, 11). La misericordia di Dio non è una dispensa dai comandamenti di Dio e dalle istruzioni della Chiesa; anzi, essa concede la forza della grazia per la loro piena realizzazione, per il rialzarsi dopo la caduta e per una vita di perfezione a immagine del Padre celeste."
Suona come una "rettifica" o precisazione, se preferite, delle parole in libertà di papa Bergoglio con Scalfari e di come sono percepite, e amplificate, le parole sulla Misercordia ricorrenti nei suoi interventi.
Mi sarebbe piaciuto leggerle e ascoltarle scritte e dette dal Papa stesso.
E' un documento che, anche a volerlo leggere fra le righe, ribadisce piuttosto esplicitamente che i divorziati risposati non possono ricevere l'eucarestia. Ho sentito oggi che il Papa ha rimosso un vescovo tedesco che a quanto pare ne aveva fatte di cotte e di crude, anche se non dal punto di vista dottrinale. Un gesto da Papa. E' una tattica per tranquillizzare gli incerti mentre si preparano ulteriori balzi in avanti? Può darsi, e aspettiamo di vedere il seguito. Ma non potrebbe anche essere che il Papa a poco a poco dopo un avvio difficile si cali nel ruolo di Papa?
RispondiEliminaNon so se Francesco abia dettato... ad ogni modo, se così non fosse, lo vedremo presto. Non credo che un tipo come Bergoglio, nella sua misericordia, possa sopportare a lungo un collaboratore che lo corregge...
RispondiElimina"potrebbe anche essere che il Papa a poco a poco dopo un avvio difficile si cali nel ruolo di Papa?" Speriamo!
RispondiEliminaEsorcista don Gianni Sini catechesi presso M.S.M.A. Parte 1 e 2
http://www.miliziadisanmichelearcangelo.org/content/view/3125/1/lang,it/
m
Concordo con turiferario....tutte mosse tattiche: Roma provoca attese nella "base" perché da essa venga la spinta e, a fatto compiuto, Roma non può che benedire...o trovare una soluzione talmente ambigua che calzerà stretta a destra e larga a sinistra.
RispondiEliminaScusate un po', ma dopo il concilio come hanno fatto....con tutti gli abusi giunti poi finanche nelle liturgie papali? (vedi comunione sulla mano ad esempio....)
Tranquilli...tranquilli fratelli!
Velocizzeranno le procedure di nullità matrimoniale e così avremo un divorzio cattolico.
..... e così avremo un divorzio cattolico.
RispondiEliminaGià, come dice Gesù: "per la durezza del loro (nostro) cuore".
Ma non potrebbe anche essere che il Papa a poco a poco dopo un avvio difficile si cali nel ruolo di Papa?
RispondiEliminaE' quello che spero, e questo documento certamente la facoltà di "tranquillizzare" ce l'ha tutta.
Certo, fosse stato detto dal Papa stesso, e dagli stessi microfoni che ha usato in altri ambiti, sarebbe stato il non plus ultra!
Ma non si può avere tutto dalla vita, e comunque questo atto avrà una certa risonanza. Ciò è POSITIVO, e ringraziamo Papa Francesco per questo atto da PAPA. Speriamo che non sia un atto NELLA CONFUSIONE, dove un giorno si gioisce e il giorno dopo si batte in ritirata!
Ma questo è nelle mani di Dio, e delle nostre preghiere per il Papa! Esorto tutti noi a moltiplicare le nostre preghiere per il Papa! Perché si ricordi chi è!
Più della metà degli annullamenti di tutto il mondo vengono fatti negli Stati Uniti, per motivi "psicologici".Negli USA l'annullamento del matrimonio è ormai chiamato il divorzio cattolico.
RispondiEliminaProssimamente su questi schermi....
«La mentalità contemporanea si pone piuttosto in contrasto con la comprensione cristiana del matrimonio, specialmente rispetto alla sua indissolubilità e all’apertura alla vita. Poiché molti cristiani sono influenzati da tale contesto culturale, i matrimoni sono probabilmente più spesso invalidi ai nostri giorni di quanto non lo fossero in passato, perché è mancante la volontà di sposarsi secondo il senso della dottrina matrimoniale cattolica e anche l’appartenenza a un contesto vitale di fede è molto ridotta. Pertanto, una verifica della validità del matrimonio è importante e può portare a una soluzione dei problemi».
RispondiEliminaQuesta dichiarazione, fatta non da un Tizio qualsiasi, ma dal Prefetto dell'ex Sant'Uffizio è la prova provata che l’alta gerarchia e lo stesso Papa conoscono molto bene la realtà del mondo odierno, al di là delle pie illusioni in cui molti si ostinano a credere.
«La mentalità contemporanea si pone piuttosto in contrasto con la comprensione cristiana del matrimonio, specialmente rispetto alla sua indissolubilità e all’apertura alla vita …».
Verrebbe da dire: Perbacco Eccellenza, ma dice davvero?
Certamente ci saranno le eccezioni, che si sa confermano le regole, ma quanti sono oggi quelli che credono all’indissolubilità del matrimonio? Di più, quanti sono quelli disposti ad accettare un coniuge, quando il progetto iniziale, basato sull’amore reciproco, sulla fiducia e sulla stima naufraga?
E ancora, quanti sono coloro davvero disposti a mettere al mondo una nidiata di figli, affidandosi soltanto alla divina provvidenza per il loro mantenimento e futuro?
Non è necessario rispondere: è sufficiente guardarsi attorno e osservare.
L’interessamento a questo spinoso problema prima di Benedetto XVI e oggi di Francesco è motivato dalla grandissima percentuale di coloro che oggi sono influenzati dall’attuale contesto culturale e che soltanto per questo ora è necessaria una verifica della validità del matrimonio, che può portare a una soluzione dei problemi.
Se così non fosse, del tema dei divorziati risposati e sulla possibilità per chi vive quelle situazioni di ricevere l'eucaristia, non si interesserebbe nessuno.
Il vescovo tedesco aveva fatto spese folli per la ristrutturazione del suo appartamento, poi per viaggi, ma nulla che andasse contro certi dettami, ricca and co. sempre lì stanno, 2 pesi e 2 misure.....O' Brien imperversa e tanti come lui, vedasi chiesa in Austria e allora????Buona sera, un applauso e una preghiera silenziosa....a me non basta, non so a voialtri.Anonymous.
RispondiEliminagia' titolano: piu' facili gli annullamenti
RispondiEliminarosa
«La mentalità contemporanea si pone piuttosto in contrasto con la comprensione cristiana del matrimonio, specialmente rispetto alla sua indissolubilità e all’apertura alla vita. Poiché molti cristiani sono influenzati da tale contesto culturale, i matrimoni sono probabilmente più spesso invalidi ai nostri giorni di quanto non lo fossero in passato, perché è mancante la volontà di sposarsi secondo il senso della dottrina matrimoniale cattolica e anche l’appartenenza a un contesto vitale di fede è molto ridotta. Pertanto, una verifica della validità del matrimonio è importante e può portare a una soluzione dei problemi».
RispondiEliminaInvece di preoccuparsi delle verifiche, perché non cominciamo a fare dei corsi seri alle coppie per la preparazione al matrimonio? Ad esempio 2-3 anni di formazione da parte di sacerdoti preparati in ambito morale e non delegarli a laici che spesso e volentieri non hanno la preparazione teologica per farlo. Forse se si selezionassero i matrimoni celebrati, si ridurrebbero anche queste verifiche per "la soluzione dei problemi". Lascio ai lettori lo sforzo (nemmeno troppo difficile) di intuire i motivi che non permetteranno che questa ipotesi divenga realtà.
sembra che per la chiesa di oggi, cosi come per la politica e la magistratura, i peccati/reati piu' gravi siano quelli contro il VII comAndamento. Per il V ed il VI, dipende da chi li commette: se sono stranieri, se sono omosessuali, c'e' la misericordia, le circostanze attenuanti, altrimenti, si puo' arrivare a sputare sulla bara e rifiutare l' Estrema unzione
RispondiEliminaRosa
I neomodernisti non agiscono a caso, hanno un piano preciso, che naturalmente viene perseguito con intelligenza. A volte devono pure frenare un po', mica possono correre sempre a 180km\h. Ma la meta è sempre la stessa: la totale conversione della Chiesa al mondo neopagano.
RispondiEliminaEppure dopo cinquant'anni dovremmo conoscerli bene. Pensare che vogliano fare un cambiamento di rotta è davvero illusorio.
Una Fides ci propone un brano dell`omelia di padre Lanzetta nella Domenica XXIX del T. O., anno C.:
RispondiEliminahttp://unafides33.blogspot.ch/2013/10/il-figlio-delluomo-trovera-la-fede.html
la presunzione nel documento che molti matrimoni sono invalidi a cagione della mancanza della coscienza retta del matrimonio, è infatti una critica dura dei parrocchi i quali hanno il dovere per preparare i candidati...
RispondiEliminaed è anche un insulto grave contro loro, perchè implica che la colpa appartiene più a loro che alla infideltà seguente dei sposi...
Romano
Ma è uan scusa quella della presunta invalidità di tanti Matrimoni ora.
RispondiEliminaSe davvero credono a questo, non dovrebbero moltiplicare le sentenze di nullità, ma imporre un serio esame prematrimoniale ai fidanzati.
Questo avrebbe come conseguenza un crollo del numero di Matrimoni celebrati in Chiesa, maggiori garanzie di validità e anche un minor numero di sentenze di nullità.
Voglio proprio vedere se andranno in questa direzione!
Quello che Roma vorrebbe è annacquare la dottrina sull'indissolubilità del Matrimonio.
Forse ci sono novità sul fronte dei FI (peraltro da verificare): il sito argentino Pagina Catolica riporta una notizia ripresa a sua volta dal sito Fr.Z's Blog secondo la quale 200 appartenenti alla FI avrebbero richiesto questa settimana all'Ecclesia Dei la costituzione di un nuovo Istituto per ritornare alla Messa di Sempre
RispondiEliminahttp://pagina-catolica.blogspot.it/2013/10/nuevo-instituto-para-f-de-la-inmaculada.html
Beh che molti, moltissimi, cattolici si sposino senza la reale coscienza-consapevolezza dell`impegno che stanno prendendo davanti al Signore, e della relativa responsablità, che ne consegue è difficilmente contestabile, si pensa alla festa, al vestito il cui color bianco,spesso, non significa più nulla, al viaggio di nozze se ci sono i mezzi per farlo, certo c`è il desiderio che l`unione duri, ma oggi c`è già qualche parte il pensiero che il matrimonio non è per tutta la vita, quanti rispetteranno "l’obbligo di formare la propria coscienza e di tendere alla verità; a tal fine possono ascoltare nell’obbedienza il magistero della Chiesa"?
RispondiEliminaAllora è sensato porsi la domanda della responsabilità di chi conosce (o forse no)e prepara quei futuri sposi e poi li sposa pur sapendo che manca loro la coscienza sulla realtà sacramentale del matrimonio.
Forse i sacerdoti dovrebbero essere più severi e anche rifiutare di celebrare un matrimonio se mancano in modo palese i presupposti fondamentali, forse, anzi, sicuramente, in questi ultimi decenni la formazione delle coscienze cattoliche ha subito l`impatto della rivoluzione del vento di libertà che ha soffiato nella Chiesa, deformazione piuttosto che formazione.
Introdurre la nozione della mancanza di retta coscienza al momento del matrimonio per ammettere la nullità del matrimonio è ancor più che una via larga, ma sembra essere quella che si vorrebbe prendere.
Si constata il disastro, si cerca la soluzione, la meno peggio, ma si avrà il coraggio di andare anche alle origini, alle cause del disastro che non sono solo societali, si avrà il coraggio, invece di aprire una porta di uscita, che sarà affolatissima, di mantenerla chiusa perchè la Chiesa non può modificare quel che il Signore ha detto e che ricordare ai cattolici il valore del matrimonio e agire in conseguenza è forse la maggiore prova di Misericordia?
Il disastro c`è, le pressioni sono immense e pesantissime, tante situazioni sono effettivamente dolorose e complesse, il testo del cardinal Müller viene a rimettere "la Chiesa in mezzo al villaggio"(come si dice da noi), vedremo il Sinodo della famiglia convocato da papa Bergoglio in che direzione andrà.
Scusami Maria, se vado fuori del tema "divorziati e risposati etc."
RispondiEliminaStavo leggendo su Aggiornamenti pubblicato da Intermultiplices Una Vox al punto D-8 quanto segue:
intervista del 22 ott.13 di Marco Bongi a Don Pierpaolo Petrucci Superiore Generale della FSSPX in Italia - ancora sulla questio Priebke, "anche il vescovo di Albano ha rilasciato dichiarazioni molto dure contro la FSSPX giungendo a sostenere che la stessa non fa' parte della Chiesa Cattolica.
Il Sig.Semeraro o fa' finta o c'e' - dovrebbe dircelo -
Se proprio lui non lo sa', sarebbe bene che i suoi collaboratori lo informassero perche' i documenti parlano chiaro e sarebbe bene che prima di aprire bocca contasse almeno fino a dieci; Qui ripetiamo al sig. Semeraro che Benedetto XVI gia' da alcuni anni ha rimesso la scomunica che era stata comminata da GPII con il motu proprio Ecclesia Dei, e senza contropartita. La scomunica e' stata tolta da B.XVI di propria volonta' e senza alcuna contropartita.
Inoltre erano scomunicati solo i 4 vescovi della Fraternita' unitamente al vescovo De Castro Mayer che aveva preso parte alla ordinazione vescovile, del Vescovo Mons. Lefebvre (e sappiamo pure bene tutta quella questione, in questa scomunica non c'entravano ne i sacerdoti ne i fedeli della Fraternita.)
Dunque il Sig. Semeraro, prima di dire certe frasi, che la FSSPX e' fuori della Chiesa Cattolica, dovrebbe pensarci molto attentamente, perche' se c'e' qualcuno che ha problemi da chiarire con Dio Onnipotente non e' la FSSPX.
Se dal Sig. Semeraro oppure al suo posto da un responsabile della S.Sede, potessi avere una risposta adeguata su questo blog e ben circostanziata, ne sarei ben lieto; anche perche' mi sento davvero Cattolico, IO.
Ieri un ineffabile direttore, dopo le consuete laudes matutinae, ha lanciato una frecciatina ai dissenzienti, dicendo che tutti quelli che non vedono la grandezza del vdr, finiranno come le cicale, andranno in letargo in inverno e non nuoceranno più....chi vuol intendere.....GR2
RispondiEliminaCaro GR2,
RispondiEliminasul fatto che siamo in inverno, su questo mi pare che siamo - almeno qui - tutti d'accordo !
Chi siano le cicale poi lo vediamo ogni giorno, comunque il tutto mi sembra viziato dal solito malcapito concetto di obbedienza.
che cos'è il "vdr" ?
I segni di una censura del libero pensiero ci sono tutti, alcuni chiari altri molto subdoli, non ho visto quelle reazioni adirate quando Papa Benedetto era veramente, duramente, continuamente insultato, aggredito.
RispondiEliminaDov`erano gli odierni censori quando era Papa Benedetto ad essere attaccato?
Dov`erano coloro che oggi stanno tentando di silenziare chi ascoltando la sua coscienza formata dalla Chiesa esprime sconcerto e anche dissenso su certe affermazioni del suo successore?
Silenzio prima e oggi si vorrebbe far cadere la ghigliottina, evidentemente solo su un certo pensiero, quello non allineato, quello che non imbavaglia ragione e coscienza.
Certi cambiamenti di rotta, certi silenzi, certi ripensamenti e svolte radicali, potrebbero anche spiegarsi con un`eventuale conoscenza di fatti che noi ignoriamo, meglio prevenire che guarire, allora precedono la censura scegliendo di autocensurarsi, chi sta zitto e chi cambia discorso non solo evitando con cura di commettere passi diventati pericolosi ma unendosi al coro cantando la stessa melodia, arrivando perfino ad adottare le stesse e identiche parole di papa Bergoglio.
Senza dubbio ci sono anche persone che sono toccate e reagiscono alla pastorale molto sentimental-emozionale-convolgente di papa Bergoglio, quel che va a toccare appartiene ad ognuno e come tale è da rispettare.
Cosa ne pensate della lettera di Antonio Socci al direttore del Foglio Giuliano Ferrara?
RispondiEliminaCita anche Gnocchi e Palmaro dicendo che hanno accusato il Papa di eresia.
L'articolo si può trovare su www.antoniosocci.com
Ho letto su altri blog 2 osservazioni, la prima è che il testo di Mueller è tutta farina di sacco ratzingeriano, la seconda più inquietante, la giro a Mic, le risulta che esista un documento della Cei che inviti a permettere nozze religiose anche a chi non ha ricevuto il sacramento della riconciliazione o Cresima che dir si voglia?Lupus et agnus.
RispondiEliminaC'e' qualcuno che sa' dirmi se la domenica nella Basilica di S.Nicola in Carcere alle 17 si celebra la S.Messa di rito romano antico?
RispondiEliminaGrazie.
Sì, le Sante Messe della Domenica a San Nicola in Carcere sono riprese regolarmente.
RispondiEliminaCosì come sono riprese anche quelle di ogni sabato alle 18,30.
Il matrimonio per la sua validità richiede tre condizioni:
RispondiEliminaMateria: un uomo ed una donna nell’età di ragione che intendono contrarre matrimonio.
Forma: consenso reciprocamente manifestato dagli sposi ad assumere i diritti e doveri del matrimonio. Il Matrimonio è infatti un contratto, come tale si perfeziona, cioè viene ad esistenza ed è pienamente valido, per effetto del consenso che le parti si scambiano.
Intenzione: i nubendi debbono avere l’intenzione di contrarre un valido matrimonio.
Attenzione: nei sacramenti è sufficiente vi sia l’intenzione, almeno remota, di fare quello che vuole la Chiesa, nel matrimonio basta che vi sia l’accettazione da parte degli sposi dei diritti e doveri del matrimonio (che sia per sempre, che non si escluda la prole).
Prendendo in mano un semplice vecchio compendio di teologia morale (Eriberto Jone, ed. Marietti, 1964) si scoprono due cose interessanti:
a) Il matrimonio è valido in forza della mera accettazione dei doveri, anche se non vi era intenzione di adempierli… (ossia, ad es., accetto il dovere di generare ed educare la prole, ma non ho intenzione di evitare l’uso di contraccettivi; accetto di esser sempre fedele, ma non ho intenzione di restare tale se mi innamoro di un’altra donna o mia moglie mi tradisce….). Questo accade in quanto il contratto è valido proprio per via del consenso che ad esso si manifesta, la malizia di non esser fedele al contratto attiene all'area del suo adempimento, della sua esecuzione, non all'area del suo venire ad esistenza.
b) Il semplice errore sulle proprietà del matrimonio non ne esclude la validità. Ad esempio, l’errore dovuto ad ignoranza circa l’indissolubilità del matrimonio non esclude la validità del matrimonio perché l’indissolubilità è una proprietà intrinseca del matrimonio ad esso strettamente connessa; la mera volontà di contrarre matrimonio fa quindi implicitamente accettare, anche se non la si conosceva, l’indissolubilità.
La prova di quanto affermato sub b? La Chiesa ha sempre considerato validi e indissolubili i matrimoni di ebrei, pagani, eretici ed infedeli, sebbene costoro escludono l’indissolubilità e, quand’anche l’avessero conosciuta, non avrebbero contratto matrimonio.
Affinchè il matrimonio non sia valido è quindi necessario che proprio all’atto della manifestazione del consenso vi fosse un’intenzione positiva assolutamente contraria rispetto ai doveri del matrimonio; quindi che risolutamente non si accettasse di unirsi per sempre o di avere bambini.
Ora, poiché tale intenzione contraria non si evince dalle parole rese in foro esterno, di essa dovrà essere data una prova rigorosa e convincente, sino ad allora la presunzione opererà sempre a favore della validità.
Non è vero che oggi la maggior parte dei matrimoni è nulla per via del clima fortemente secolarizzato e la corrispondente ignoranza dei fedeli. Abbiamo visto che l’errore sulla proprietà del matrimonio non ne esclude la validità.
Diverso è il caso che gli sposi non volessero l’indissolubilità, ma come abbiamo visto ciò che rende invalido il matrimonio è che questi o uno dei due escludesse in maniera risoluta sin dall’origine dell’atto matrimoniale di esser coniuge per sempre; la mera circostanza che i due si siano scambiati la promessa nuziale magari con l’intenzione di non adempiervi qualora le cose si mettano poi male non esclude la validità del sacramento!
La stragrande maggioranza di chi si sposa in Chiesa non è che esclude il “per sempre” (anzi, spesso in quanto innamorati lo desiderano sinceramente, almeno quel giorno…), semplicemente non escludono di separarsi se le cose vanno male, ovvero non riprovano o sono scettici sul divieto del divorzio. Tutto questo non rende invalido il sacramento.
In pratica siamo innanzi, già alla luce delle premesse di questo documento, ad una sorta di divorzio cattolico in vie facti…
Müller scrive, Francesco detta, afferma Magister, a parte che a dettare potrebbe essere stato piuttosto il Papa emerito, come può un Papa dire una cosa su Repubblica, e poi dettare il contrario a Müller?
RispondiEliminaQuella di Müller è come una pezza sugli strappi del Papa su temi come la coscienza e la Misericordia.
Anonymous: "Il vescovo tedesco aveva fatto spese folli per la ristrutturazione del suo appartamento, poi per viaggi, ma nulla che andasse contro certi dettami"
RispondiEliminaAnzi, il vescovo in questione, mons. Tebartz-van Elst di Limburgo, passava per uno dei più conservatori della Germania. Aveva deposto il decano di Wetzlar perché, insieme a un pastore protestante, aveva benedetto nel suo duomo un'unione contro natura; si era espresso contro una dichiarazione filo-maomettana dell'allora presidente della repubblica.
Però era volato in India in prima classe. Questo sì che è grave, questo sì che è uno scandalo per le coscienze.
Vediamo chi metteranno ora al suo posto.
@Antonio
RispondiEliminaDalle tue parole si evince che il matrimonio non è quasi mai nullo, visto che ciò che conta è la volontà espressa al di là delle possibili intenzioni maliziose del foro interno. Però nemmeno si capisce come si può dimostrare il contrario e a rendere nullo un matrimonio. Esempi concreti? O vogliamo abolire anche la Sacra Rota?
Il problema dell'anomala discrepanza tra Magistero ufficiale e le interviste rimane. Non so se avete letto oggi la lettera di Socci al Foglio in cui se la prende con chi critica il Papa. La questione è sempre la stessa, eppure sempre ignorata: i contenuti "problematici" delle interviste vengono bypassati dicendo che non si tratta di Magistero. Ma se non si tratta di Magistero perché non possono essere criticati? Non si vuole criticare il papa, ma un modo di intendere il Papato che deve mirare prima a confermare nella fede i fratelli, e poi eventualmente a recuperare i lontani nei dovuti modi. Penso che questo fosse l'intento di Gnocchi e Palmaro.
ho paura che tutta l' attenzione dei media tedeschi sul vescovo di luneburgo e la sua sospensione dipendano piu' che dalle spese sostenute per rinnovare il palazzo episcopale e per eventuali viaggi, dal suo essere se non conservatore, quanto meno progressista dela media dei suoi confratelli germanici.
RispondiEliminaCome ho gia' scritto, ormai la violazione del VII comandamento costituisce l' unico peccato mortale ancora esistente. Per tutto il resto...chi sono io per giudicare ?
rosa
@Zag
RispondiEliminaInfatti dimostrare la nullità del matrimonio è cosa al limite della prova diabolica....
Un tempo, era difficilissimo ottenere una dichiarazione di nullità dalla Sacra Rota, più frequenti erano i casi di scioglimento dei matrimoni in quanto rati ma non consumati.
La prova dell'esistenza di un'intenzione risolutamente contraria sin dalla manifestazione del consenso può evincersi da testimonianze di terzi, documenti scritti con data certa anteriore, comportamenti immediatamente antecedenti al matrimonio e ad esso seguenti che lascino emergere un'inequivocabile volontà contraria...
Si tratta di una prova difficilissima, ed infatti in passato, ripeto, era davvero raro che venisse emessa una sentenza di nullità.
Quello che è in gioco è la dignità ed efficacia del sacramento; non si possono mandare in soffitta la logica ed il diritto per salvare capre e cavoli... Se io manifesto lecitamente la volontà di concludere un contratto di cui accetto formalmente il contenuto, a nulla giova che interiormente sono male intenzionato e non voglio adempiere, il contratto viene comunque ad esistenza ed è vincolante.
La discrepanza fra quel che ha detto papa Bergoglio a Scalfari e il documento di Müller non è sfuggita nemmeno alla redattrice del giornale "La Croix":
RispondiEliminahttp://religion-gaulmyn.blogs.la-croix.com/quand-rome-hesite-entre-pastorale-et-magistere/2013/10/24/
Il vescovo do Limburgo?Un altro ratzingeriano fatto fuori....commento tranchant di blog estero...
RispondiElimina@Antonio
RispondiEliminaCiò che avveniva in passato era anche influenzato dalla mentalità comune che era pervasa dal Cristianesimo. Si cresceva in famiglie dove si riceveva un'educazione cristiana, ed anche il fidanzamento era un semi-matrimonio. Non di rado, anzi quasi sempre, nessuno si azzardava a lasciare una ragazza perché poi non l'avrebbe sposata più nessuno. Oggi ci ritroviamo in un contesto culturale in cui, al di là della malizia del foro interno della coppia, mancano gli elementi fondamentali di conoscenza della fede cristiana. Il problema dunque si sposta non tanto sul fatto giuridico del matrimonio celebrato e ormai vincolante (che non si può contestare, come dici tu) ma sul fatto se gli sposi sono davvero cristiani e se basta il certificato di battesimo e di cresima a dirlo. Tali sposi infatti spesso e volentieri non conoscono nemmeno in cosa consiste il segno della croce, scelgono le letture del matrimonio senza sapere chi era San Paolo e chi è davvero Cristo. A questo punto, in caso di fallimento viene da chiedersi perché insistono tanto per accostarsi ai sacramenti. Le ipotesi sono due: o prendono la fede in modo superficiale oppure uno dei due nel corso del tempo ha fatto un cammino in base a cui ha capito l'importanza della fede cristiana e vorrebbe essere nella piena comunione ecclesiale. Tutto va deciso caso per caso, ovvio, ma la soluzione non sta tanto nell'aumentare le cause di nullità, ma nel preparare meglio gli sposi e quindi diminuire sensibilmente il numero dei matrimoni celebrati in chiesa. Iniziare cioè una vera catechesi in ambito parrocchiale o diocesano. Tale vuoto che tuttora si riscontra è stato alla base della nascita del movimento (eretico o simil-protestante che dir si voglia) dei neocatecumenali. Kiko cioè ha visto giusto sul fatto dell'ignoranza dei cristiani, ma purtroppo ha dato loro in pasto un'altra dottrina.
Concordo pienamente, una pastorale davvero cattolica dovrebbe portare a insegnare e quindi verificare in profondità la fede dei nubendi, così da ridurre il numero dei matrimoni in Chiesa, per il bene di coloro stessi che intendono sposarsi....
RispondiEliminaComunque, secondo me ci sono molto meno divorziati risposati che vorrebbero fare la comunione di quanto vogliano farci credere.... Sembra più un'operazione di marketing, come se allargare la platea dei comunicandi potesse intercettare nuova clientela.
Al problema delle tante separazioni e di quello che diviene quindi una sorta di profanazione di massa del sacramento del matrimonio, la gerarchia pensa di rispondere allargando le maglie delle cause di nullità sovvertendo logica e diritto, piuttosto che preoccupandosi di insegnare e se del caso essere più rigorosi nel consentire il matrimonio in Chiesa.
Ciò accade perché è dominante la mentalità del sacramento come diritto, non come dono di cui esser degni.
Al centro della loro attenzione vi è la creatura non il Creatore.
Amando la creatura ponendo in secondo piano il suo Creatore, finiscono con l'odiarla... Che diremmo noi di un padre che per eccessivo amore e accondiscendenza desse da mangiare al figlio una minestra avvelenata?
«Il problema dunque si sposta non tanto sul fatto giuridico del matrimonio celebrato e ormai vincolante, ma sul fatto se gli sposi sono davvero cristiani e se basta il certificato di battesimo e di cresima a dirlo».
RispondiEliminaOttima e condivisibile osservazione che mette in luce un problema atavico e mai risolto.
Ogni anno si pubblica l’Annuario Pontificio e quest’anno sul portale “Adnkronos” si leggeva:
«Città del Vaticano, 13 maggio. - La Chiesa cattolica cresce nel mondo, soprattutto in Africa e in Asia, ma arretra in Europa. E' quanto si legge nell'Annuario Pontificio, presentato a papa Francesco dal cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato vaticano, e da monsignor Angelo Becciu, sostituto per gli affari generali. Nel pianeta sono 1 miliardo e 214 milioni i cattolici, secondo le registrazioni nel 2011: 18 milioni in più rispetto all'anno precedente, con un aumento dell'1,5%. (segue)».
È del tutto evidente allora che quei “18 milioni” di cattolici in più rispetto all’anno precedente, rappresentino l’incremento del numero dei battezzati.
E tuttavia, c’è chi legittimamente si chiede se per considerarsi e dichiararsi cattolici sia sufficiente il certificato di battesimo e di cresima.
Per esperienza personale ritengo non sia per niente sufficiente. Ma allora quel miliardo e 214 milioni di battezzati nel mondo che cosa rappresentano, una consolidata realtà cattolica o soltanto un ottimistico auspicio?
"La stragrande maggioranza di chi si sposa in Chiesa non è che esclude il “per sempre” (anzi, spesso in quanto innamorati lo desiderano sinceramente, almeno quel giorno…), semplicemente non escludono di separarsi se le cose vanno male, "
RispondiEliminaciao antonio , allora la stragrande maggioranza dei cattolici e' confusa perche' una cosa esclude l'altra. o e' per sempre o e' provvisoria.
@Rocco
RispondiEliminache siano confusi non ci piove...
Il fatto è che una volta che si accetta il contratto (matrimonio=siamo uniti per sempre), la mera intenzione di non adempiere (se si mette male però non stiamo uniti), non rende nullo il contratto, perchè questi nasce dallo scambio del consenso.
La vera soluzione resta solo quella di essere rigorosi nell'ammissione al sacramento del matrimonio.
se nelle omelie si parlasse di che cosa e' un sacramento, e poi dei vari sacramenti, traendo magari spunto dal Vangelo del giorno, i cattolici ricomincerebbero- ricominceremmo- a conoscere la vera Fede, e rifletteremmo se, per es., comprendiamo veramente che cosa significa il matrimonio come appunto sacramento. Ma omelie del genere prseuppongono una preparazione dottrinale e pastorale che purtroppo oggi molti preti non sembrano avere.
RispondiEliminaRosa
Il sito "Benoît et moi" ci apprende che l`ARTICOLO di Müller pubblicato dall`OR è di molto ANTERIORE all`intervista del Papa a Scalfari, in effetti è stato pubblicato sul Tagespost, in tedesco, il 15 GIUGNO, è stato tradotto in diverse lingue solo dopo quell`intervista, strana coincidenza...
RispondiEliminaOltre a conoscere il matrimonio come sacramento e attingere anche alla grazia di stato per superare le inevitabili difficoltà sarebbe utile, anzi necessario, essere aiutati a conoscere e quindi ad assimilare cos'è il matrimonio in sé e molto nutrirebbe lo spirito e la psiche conoscere (e nutrirsi) della profonda e meravigliosa simbologia "sponsale" che ben caratterizza la relazione tra Dio e l'uomo, e quindi tra Dio e ogni singola anima.
RispondiEliminaSarebbero ben più pregnanti e significativi i concetti di fedeltà e quanto altro è necessario per costruire insieme quel "noi" indissolubile che rappresenta l'esito del matrimonio (oltre alla procreazione). Esito che è sempre in itinere e non è dato in partenza. In partenza ci sono solo le premesse indispensabili: affinità elettive e soprattutto l'amore vicendevole, l'apertura alle esigenze dell'altro, lo spirito di sacrificio (che non è masochismo) e tanta volontà aiutata dalla grazia. Vivendo in sempre maggiore pienezza il proprio ruolo: (maschile o femminile, senza prevaricare né essere prevaricati).
Il resto è tutto da costruire nell'arco di un'intera esistenza, compresa l'età più avanzata. Perché non si finisce mai di crescere né come coppia né come persone. Il "noi" indissolubile non cancella l'"io" e il "tu" che lo compongono, altrimenti diventerebbe simbiosi. Il tutto ovviamente influisce sia nel rapporto con coniuge e figli (altro impegnativo fronte di crescita e di responsabilità, di croci - sempre salvifiche - e di delizie) che con il resto del mondo.
L'autentica fonte di crescita e "realizzazione" che ri-conosco è la fede e dunque il rapporto col Signore, unico capace di fecondare la vita e tutto l'intreccio di relazioni e di azioni che essa porta con sé.
Aggiungo che misericordia e tenerezza, senza verità e conoscenza e senza giustizia, che non ci diamo da soli, affogano nella melassa sentimentaloide e non 'costituiscono' niente e nessuno...
RispondiEliminaPer poter costruire si ha bisogno di fondamenta salde e radici profonde, non "aeree", perché cambiano secondo i gusti della persona (che orientano ma non fondano) e secondo la moda del tempo.
...E di ribelli ce ne sono anche troppi i quali professano e ripetono, sotto formulazioni sottili, errori mostruosi sull'evoluzione del dogma, sul ritorno alla purezza evangelica. Cioè a quel Vangelo emendato, come lo chiamano loro, dalle spiegazioni della teologia, dalle definizioni dei concili, dalle massime dell'ascetismo. E questo per l'emancipazione della Chiesa che loro vogliono nuova, ma senza rivoltarsi contro di essa per non essere cacciati, ma nemmeno senza sottomettersi, per non tradire le proprie convinzioni. Infine sull'andamento dei tempi presenti, in tutto nella maniera di parlare, di scrivere e di predicare una carità senza fede, molto indulgente verso i miscredenti, ma che apre per tutti la via della rovina eterna
RispondiEliminaSan Pio X, Concistoro del 17 aprile 1907
Segnalo articolo sulla bussola quotidiana di matzuzzi, su paglia e muller riguardo alla visione sul matrimonio, istruttivo.....Anonymous
RispondiEliminaPare che Mons. Paglia abbia idee un po' diverse da Muller:
RispondiEliminahttp://www.lanuovabq.it/it/articoli-la-famiglia-di-paglia-non-e-quella-di-mller-7602.htm
Il matrimonio e' un giuramento di fedelta' di fronte a nostro signore.poi a volte l'uomo perde il senno ,,sembra quasi che quel giorno le parole pronunciate non valgoano piu'..si smarrisce nostro signore..e' un tradimento..con il tempo ritorna la ragione la consapevolezza..una pesante pena invade l'essere, non si puo' chiedere di accostarsi al banchetto del signore..si spera solo che per un attimo incrociare il suo sguerdo che in un quaklche modo ti dica..un po' di misericordia posso concedrtela
RispondiEliminaAlessandro pensa..il fiorno del matrimonio si giura a nostro signore, poi accda che si perda la coscienza,spesso per testardaggine, ripicche..ed infine ci si dimentichi di nostro signore, non si puo' certo chiedere di sedersi alla sua tavola, lo si guarda sperando in un suo sguardo che ci dica ..un po' di misericordia potro' concedertela..forse
RispondiEliminacon il tempo ritorna la ragione la consapevolezza..una pesante pena invade l'essere, non si puo' chiedere di accostarsi al banchetto del signore..si spera solo che per un attimo incrociare il suo sguerdo che in un quaklche modo ti dica..un po' di misericordia posso concedrtela
RispondiEliminaCaro Alessandro,
se insieme alla ragione e alla consapevolezza viene il pentimento e il proposito di non cadere più, è certo che la misericordia arriva, non è un'ipotesi.
E il Signore, e dunque anche la Chiesa, riammette ogni peccatore pentito al banchetto eucaristico, nel quale il Signore ci dona se stesso che nutre e rigenera insieme alla salvezza che libera.