Un intervento del nostro lettore Silente, da estrarre e da incorniciare. Se vogliamo essere seri e non pressappochisti.
Orecchie sagge sanno estrarre dalla lamentela più complessa l'effettiva necessità che l'ha fatta sgorgare. La virtù del santo è non solo nel saper ascoltare il lamentoso ma anche nel saper dare un nome preciso al problema e descrivere la soluzione in modo comprensibile.
La raccomandazione spirituale del lamentarsi il meno possibile è in realtà un incoraggiamento ad allenarsi ad osservare, comprendere, capire tutti i fattori della realtà, non ad astenersi dal farlo. Dunque se il lamentarsi il meno possibile ha un senso, diverso è l'invito (o la pressione) ad astenersi da critiche sacrosante, che servirebbe solo a favorire il perpetuarsi degli errori e delle crisi che, se ben affrontate, sono invece opportunità di crescita per tutti. Ovvio che non ci si può limitare alle critiche, ma si deve anche proporre, contribuendo alla pars construens. E quante ricchezze delle nostra fede abbiamo da proporre e proponiamo! Ma perché si guarda solo alle critiche?
La crisi della Chiesa è un dato di fatto, innegabile e concreto. Non la lamentosa invenzione di "tradizionalisti tristi". Molte sono le cause, spesso ben evidenziate qui, ma riconducibili a tre "eclissi" principali:
- la perdita della metafisica, intesa quale contemplazione e comprensione, per quanto ci è umanamente possibile, del Sacro, dell'ontologia divina, dell'Essere immutabile ed eterno. È il ripudio della metafisica greca, di Parmenide, di Platone, di Aristotile, di Plotino. http://vigiliaealexandrinae.blogspot.it/2013/10/la-linea-rossa-del-professor-borghesi.html il ripudio della Patristica che, da Giustino a Boezio ad Agostino, su quella metafisica costruì l'edificio della filosofia cristiana. E, ovviamente, il ripudio di San Tommaso e della Scolastica;
- la perdita della Dottrina, intesa anche come deontologia, "dover essere", ortodossia e ortoprassi. La poco informata e greve ironia di Socci, che contrappone il Denzinger al Vangelo, ne è un significativo esempio. Si rifiuta la Dottrina, ordinata, organica e gerarchica, in nome di una prassi ateoretica, confusa e non ordinata perché non fondata sulla Tradizione e sulla Rivelazione. È il rifiuto dello "jus", romano e cattolico, giusto e ordinatore, in nome di soggettivistico "sentire" meramente esperienziale che però "ci fa stare bene";
- la perdita della Bellezza, cioè la negazione dell'intima, metafisica, consustanziale identità di Bello, di Vero e di Buono. È il trionfo della sciatteria, della volgarità, della scompostezza. L'affiorare, quasi per inconsapevole operazione sciamanica, di pulsioni e substrati inferi. È la "perdita del centro" denunciata da Hans Sedlmayr.
Ciò che rimane è quello che vediamo: carità senza Verità, amore senza Dottrina, compassione senza Giustizia. Una Chiesa che, rifiutata l'eredità greco-romana, la Tradizione e la Missione, si perde nel deserto di un confuso, sterile e nichilistico profetismo. Una Chiesa orizzontale, Croce privata del braccio verticale della Trascendenza, intrisa della retorica vacua dell' "esperienza", dell' "incontro", obbediente a un buonismo che la riduce a ente assistenziale, che confonde la Carità con la Caritas, afflitta da convulsioni democratiche, egualitaristiche ed ecologiste, che rischia di operare, sul piano politico e sociale, un incomprensibile tradimento delle nostre radici storiche, culturali, comunitarie; che nega il valore delle nostre identità e della nostra memoria.
Non è una Chiesa "buona" questa. Non confondiamo certi sghignazzi, giocondi e beoti, con il dolce e al contempo severo sorriso di Cristo. (Silente)
e queste tre perdite fioriscono come le perdite di virtù, di integrità, di lealtà, di onestà...
RispondiEliminala richiesta di tacere davanti gli errori e l'eresia sono i frutti indegni di queste perdite...
Romano
« Non è una Chiesa "buona" questa », écrit Silente. Et cependant, l'Église n'est-elle pas bonne par essence, puisque fondée par Dieu ?
RispondiEliminaAlors, comment cette Église, de bonne qu'elle était, a-t-elle pu devenir " mauvaise " ?
Y aurait-il désormais deux Églises, une bonne et une mauvaise ?
Pour prolonger la réflexion de Silente, je suggère la lecture et la méditation de l'excellent texte de Jorge Doré paru hier, en espagnol, sur "Radio Cristiandad" : « La Iglesia católica : ¿ un monstruo bicéfalo ? » :
http://radiocristiandad.wordpress.com/2013/10/25/jorge-dore-la-iglesia-catolica-un-monstruo-bicefalo/#more-28736
aggiungo:
RispondiEliminahttp://www.sisinono.org/component/content/article/51-anno-2013/211-anno-xxxix-nd17
Non sono due chiese ma e' la stessa Chiesa che vive nel mondo e si contamina con certe idee mondane che vanno per la maggiore.Cambiano le idee ,chiamiamole cosi',ma i preti mondani ci sono adesso come ci sono sempre stati in passato. Tranquilli il buon DIO interverra' al momento opportuno come sempre ha fatto. Saluti clermont
RispondiEliminaBorghesi è stato, per il tempo di un corso, mio professore di fil. morale. Che dire? All'epoca pensavo potesse fornire almeno le coordinate fondamentali onde orientarsi nell'attuale delirio modernista. L'alternativa alla sua proposta didattica era esistenzialismo ateo da una parte, neopositivo "critico" ed ontologismo dall'altra. In sostanza non faceva che riproporre la distinzione argomentata già dal Del Noce di una modernità buona e di un cattiva, ecc. All'epoca continuavo ad opporgli Fabro, fatto che già lo metteva in imbarazzo ("sarebbe meglio che finiste di pensare che tutto sia riducibile alla teroresi, l'uomo è prima di tutto un essere storico"); oggi, se per altro verso non rimarrebbe che lasciarlo al suo Maritain, ci sarebbe da vedere quanti, Fabro compreso, riuscirebbero ad obiettargli nulla sul piano ecclesiologico senza mettere a rischio la propria nomina (vedi quanto, molto parzialmente, mons. Gherardini ha avuto il "coraggio" di dire solo in età più che avanzata). In realtà l'università cattolica è capitolata in blocco (tranne rare e, quando tali, limitatissime eccezioni). L'unica possibilità rimasta sembra risalire da autodidatti alla teologia classica - divenuta dissidente ed ostracizzata - cui ancora un G. des Lauriers poteva per ultimo francamente richiamarsi, e magari frequentare da seminaristi i corsi 'gallicani' di Econe (ch'è tutto dire). Rimane comunque esemplare che un professore come Borghesi, che per anni ha studiato il fenomeno della secolarizzazione e gli influssi del pensiero gnostico nella cultura moderna, confonda con tanta nonchalance il Regno sociale di G.C. per una sorta di cesaropapismo...
RispondiEliminaGrazie, cara Mic, per l'immeritata evidenza che hai dato alle mie riflessioni. Tuttavia, poiché, come tu ben sai, noi siamo lagnosi e petulanti, consentimi di togliermi un'altra spina dal gozzo, compiendo un salto di registro verso il basso e il personale.
RispondiEliminaSono stufo di sentire luoghi comuni, stereotipi e frasi fatte sui "tradizionalisti" (categoria vasta, peraltro), come tristi, musoni, zitelleschi, misogini, lamentosi come vecchiette artritiche, cupi, asociali, dediti a pratiche di contemplazione ombelicale, alieni dai piaceri della vita, ostili all'umorismo e alla risata. E soprattutto ciechi di fronte alla bellezza del Creato e dalla vita. Insomma, la caricatura di Jorge da Burgos, il tragico personaggio de "Il nome della rosa" del diabolico Umberto Eco e da costui dipinto come incarnazione dell' "oscurantismo cattolico".
Beh, ciò non corrisponde per nulla né alla mia auto-percezione, né all'esperienza della mia cerchia di amicizie "tradizionaliste".
Faccio "outing" (va di moda): amo la buona cucina, con una passione smodata per i salumi "nostrani", il fritto misto alla piemontese, il baccalà alla vicentina, il tiramisù "comme il fault". Alla faccia del pauperismo, vado pazzo per il tartufo d'Alba. Amo il buon vino (con una preferenza per i piemontesi) e i cognac (quelli seri) francesi. Adoro le cene con gli amici, tradizionalisti e no, che spesso finiscono in cazzeggio e, talvolta, persino in canti (ma non chiedetemi quali).
Amo la musica celtica, Chesterton, i trenini elettrici, i romanzi fantasy, il Futurismo (persino..).
E sono convinto che, magari con scelte diverse, moltissimi tradizionalisti siano simili. Allegri e, per quanto lecito (e talvolta anche oltre..), gaudenti.
Quindi cari cupi, seriosi, pensosi, penitenziali progressisti, cari Socci, cari Colafemmina, state alla larga: la Tradizione è anche ragionata "joie de vivre". Se no, come potremmo sopravvivere all'ora presente?
Gaudeamus igitur...
@johannes
RispondiEliminaPer Borghesi Agostino sarebbe un "liberale" !!!
"E proprio il Concilio Vaticano II riscopre il valore della libertà religiosa per tutti. “In questo senso il teologo Ratzinger esalta il sant’Agostino liberale, ponendo l’avvenimento di Cristo al centro della storia dell’uomo, come segno di liberazione, ma anche di una sua profonda libertà sempre rispettata”. "
http://www.meetingrimini.org/default.asp?id=673&item=-13999&id_n=13999
"Sono semplicemente un pellegrino che inizia l’ultima tappa del suo pellegrinaggio in questa terra. Ma vorrei ancora, con il mio cuore, con il mio amore, con la mia preghiera, con la mia riflessione, con tutte le mie forze interiori, lavorare per il bene comune e il bene della Chiesa e dell’umanità. E mi sento molto appoggiato dalla vostra simpatia. Andiamo avanti insieme con il Signore per il bene della Chiesa e del mondo...Grazie a voi tutti!" Benedetto XVI
RispondiEliminahttp://lavignadelsignore.blogspot.it/
recupero della metafisica: Fides et ratio
RispondiEliminaG.P.II 1998http://www.maranatha.it/Testi/GiovPaoloII/Testi16Page.htm
dialogatore ad oltranza...
RispondiEliminahttp://pubblicano.wordpress.com/2013/10/03/dialogatore-a-oltranza/
m
Complimenti Silente!
RispondiEliminaE bella anche l'aggiunta nei commenti.
Io osservo ad esempio che riscoprendo la Tradizionbe ed anche una maggior pratica sia della penitenza che del digiuno, ho iniziato a godere molto di più sia della domenica che delle altre feste. E ad essere più allegro e molto più gioioso nonostante le preoccupazioni sempre presenti nella vita.
per Silente e Viandante: siamo cattolici, mica quaccheri o puritani.
RispondiEliminaIl "nome della rosa" e mia figlia quondicenne., a cui e' stato dato da leggere per l' estate:- Ma', dopo 10 pagg. ho smesso.Una noia mortale. Molto meglio M iles gloriosus di Plauto- .
Dite che l' amore per la tradizione si succhia con il latte materno ?
Rosa
Miei complimenti a Silente, ha fatto un buono e bello commento. Se non prendiamo i principi di tutto questo che accade, il rischio di se perdere è grande. Qualcuno amici miei già hanno cambiato di posizione in ciò che riguarda Papa Francesco.
RispondiEliminaUn saluto dal Brasile
Una cosa da pensare è il discorso della "chiusura e appertura". Secondo loro prima del Concilio la Chiesa era chiusa, ma aveva influenza sulla società, lo Stato e nelle persone. Legge come quella che vediamo oggi erano impensabile. Se aveva più sicurezza nel matrimonio e nella propria Chiesa. Però, oggi la Chiesa ha ancora una influenza sulla società e lo Stato?
RispondiEliminaIl Concilio è stato fatto per diventare la dottrina cattolica più acessibile. Ma oggi si riconosce, ad esempio, che la maggioranza dei divorzi sono dovute alla mancanza di conoscenza del proprio matrimonio... Come spiegare questo?
Grazie a Raoul, Viandante, Rosa e Gederson per i loro commenti e apprezzamenti. E grazie a Mic per questo sito e la cura appassionata con cui lo gestisce. E' uno spazio di libertà, riflessione e cultura la cui importanza non va sottovalutata.
RispondiEliminaGrazie a lei carissimo Silente.
RispondiEliminaOttime puntualizzazioni.
Un grazie particolare inoltre a Mic e a questo prezioso angolo di vera cattolicità.