Da Radio Vaticana, 9 novembre - Presentata in Vaticano la nuova serie della rivista semestrale "Latinitas". Leggo a questo link, dal quale è consultabile anche un video
Roma, (TMNews) - [...] Il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura: "Non deve essere un recupero nella modernità un recupero artificioso. Difatti la rivista stessa non è tutta in latino, comprende saggi in italiano, in francese". Era stato il Papa emerito Benedetto XVI, grande difensore del patrimonio culturale di duemila anni di storia della Chiesa, il 10 novembre dello scorso anno, a istituire l'"Accademia pontificia per la promozione della lingua e della cultura latina". Il ruolo lo spiega il cardinale Ravasi: "Ha la funzione soprattutto di esaltare e celebrare la grandiosa e gloriosa tradizione che è alle nostre spalle, che deve essere tutelata, rilanciare, ed è significativo che già nella rivista stessa la filologia ha il suo ingresso in maniera sontuosa".
Da altra fonte mi risulta che : "La nuova serie di questa rivista semestrale prosegue la storica testata fondata nel 1953, presentandosi però con una veste tipografica rinnovata, decisamente più moderna. "Latinitas" ospiterà articoli in latino, in italiano e nelle principali lingue moderne. Questa di reinserire il classico è una sfida lanciata dalla Pontificia Accademia di Latinità. La rivista avrà poi tre sezioni: quella puramente scientifica, quella di letteratura contemporanea e l'ultima dedicata alla didattica delle culture classiche".
La rivista semestrale "Latinitas" curata della Pontificia Academia Latinitatis, istituita con un Motu Proprio da Papa Benedetto XVI nel novembre 2012, ha presentato ieri il primo numero di una nuova serie. Un numero unico per quest’anno, arricchito da una dedica a Papa Francesco e da un ricordo del Pontefice emerito. Rinnovati i contenuti e gli obiettivi che tendono a sottolineare la modernità e l’importanza del latino per la cultura odierna, come hanno spiegato il cardinale Gianfranco Ravasi, coordinatore delle sette Accademie Pontificie e il direttore della rivista, il prof Ivano Dionigi.
A un anno dalla sua nascita, la più giovane tra le Pontificie Accademie, quella della latinità, ritrova nel primo numero della sua nuova rivista lo scopo della nascita: promuovere e valorizzare la conoscenza e l’uso del latino. Lingua e cultura, niente affatto morte, come si suole dire, ma vive e resistenti, basti pensare che su Twitter sono 182.416 i followers di Papa Francesco in latino. Si tratta, attraverso la rivista, ha spiegato il cardinale Gianfranco Ravasi, di mostrare un glorioso patrimonio, di tutelarlo e di rilanciarlo, ma non attraverso un recupero artificioso, bensì evidenziandone la modernità, e così ha citato Gramsci:
“‘Non si impara il latino e il greco per parlarli, per fare i camerieri, gli interpreti, i corrispondenti commerciali: si impara per conoscere direttamente la civiltà dei due popoli, quindi il passato, ma presupposto necessario della civiltà moderna, cioè per essere se stessi e conoscere se stessi, consapevolmente’. Era il 1932, 'Quaderni dal Carcere', Antonio Gramsci”.
Sfogliando il numero, unico solo per quest’anno - cui lavora un comitato scientifico internazionale di otto studiosi, una redazione di quattro giornalisti e due revisori - si trovano una dedica a Papa Francesco, Pastore della Chiesa, vescovo di Roma, evangelizzatore, custode e fautore dell’umanità, e un ringraziamento e un ricordo di Benedetto XVI rigorosamente in latino. Si distinguono nel volume tre sezioni – una più scientifica, una strettamente linguistica per specialisti e una didattica, che permettono di valutare anche lo stato di salute del latino nella Chiesa e all’esterno – e tre nuove dimensioni, che ha illustrato il presidente dell’Accademia e direttore della rivista, il prof. Ivano Dionigi [vedi anche: Discorso d'insediamento]:
“Tre dimensioni. Una è quella linguistica espressiva: non solo più tutto latino, ma in questo caso francese, italiano e poi avremo inglese e tutte le altre lingue, le lingue nazionali e le lingue parlate. L’altro attraversamento, l’altra dimensione, è quella disciplinare, direi professionale: non solo latinisti, ma filosofi, biblisti, cristianisti, opinionisti, saggisti, letterati, scrittori. La terza caratteristica è proprio improntata alla diacronia: qui si va da Ennio a Pascoli, passando per le problematiche attenenti la Bibbia, la letteratura cristiana, il Medioevo e Dante, l’umanesimo con Erasmo, varie fasi storiche. Qui uno capisce proprio, anche in maniera visiva, scorrendo i titoli e gli ambiti storici, che davvero l’Europa ha ininterrottamente parlato latino, tramite le tre sfere, le tre istituzioni fondamentali: lo studium, la scuola, l’imperium, la politica, e l’ecclesia, la religione.”
Questo la dice lunga sul ruolo fondamentale che il latino ha nell’alfabetizzazione odierna, nella ricchezza e cura del nostro modo di parlare e di pensare, ha ricordato lo scrittore Valerio Massimo Manfredi. Ma il latino è anche, hanno ribadito tutti, per le sue caratteristiche, l’antagonista salutare alla modernità. Ancora il prof Dionigi:
“Con questo suo senso del tempo, facendo perno sul verbo, credo sia un grande antidoto oggi a certo videoanalfabetismo, che si ferma a tutta la pagina della sincronia del presente”.
Dunque, siamo tutti eredi di una lingua che ci rende più ricchi, più attrezzati e più vitali, dobbiamo solo far fruttare bene questa eredità.
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RispondiEliminaPlacet autem mihi loqui non modo Latine sed etiam Graece.
RispondiEliminaἈρέσκει δέ μοι λαλεῖν Ῥωμαϊστί τε καὶ Ἑλληνιστί.
Placet iuxta modum Ravasii sermonem
RispondiEliminaColto sul fatto, in flagranza di reato:
RispondiEliminahttp://i1.wp.com/radiospada.org/wp-content/uploads/2013/11/manigiunte1.png
Micus
Colto sul fatto, in flagranza di reato, con l'aggravante di essere papa...
RispondiEliminaIl Papa ad Auschwitz a mani giunte "Signore, perché hai taciuto?"
http://www.repubblica.it/2006/05/sezioni/esteri/benedettoxvi-due/visita-cracovia/visita-cracovia.html
«A poco a poco si farà strada la luce. Quel latino rituale non era un addobbo, un contenitore sonoro, un abito logorabile: era quel che, nello spazio spirituale occidentale tratteneva la Messa all’interno del reale, la sua casa dell’essere, era quel che la faceva, in occasioni prescritte, trovare; era il rito stesso, la stessa Messa. E tra parole-substantia e parole di vento c’è un bel tratto di abisso…
RispondiEliminaSul latino nella liturgia vi ricordo anche
http://chiesaepostconcilio.blogspot.it/2013/05/maria-guarini-il-latino-una-lingua.html
Proprio bello che un principe della Chiesa, per dire una cosa in fondo piuttosto banale (e non del tutto esatta), non trovi di meglio che farsi prestare le parole da un ideologo comunista.
RispondiEliminaNel merito: perché ciò che dice Gramsci non è del tutto esatto? Perché il latino (e il greco) sono la chiave non solo dell'Antichità, ma anche del vasto patrimonio medievale e moderno scritto in quella lingua. Per fortuna la rivista e la sua presentazione sembrano porre l'accento su questo punto: non è affatto scontato.
Spero che la presenza di altre lingue non finisca col rendere presto marginale il latino anche su questa rivista.
L'intero volume è dedicato a Francesco (che francamente non so quanto possa apprezzare), ma se le mie informazioni sono corrette ci sono poi dediche particolari a Benedetto XVI.
caro Latinista,
RispondiEliminain alcuni licei classici milanesi durante gli "open days' dedicati alla presentazione del piano dell' offerta formativa (POF per gli addetti ai lavori) quel brano di Gramsci e' citatissimo. Se e' stucchevole infilare i marxisti ovunque, cio' non sorpende purtroppo a scuola. Ma sicuramente in Vaticano.
Peraltro il monsignore in questione appartiene alla schiera di quelli che, se fossi papessa, spedirei a predicare nel cuore dell' Amazzonia o nel centro dell' Australia.
Meno male che, almeno per ora, non e' diventato Papa!
Rosa
Conosco Dionigi, è stato un mio docente. Il latino naturalmente lo sa....però siamo sempre in area gramsciana anche lì, come dire, dentro e fuori la chiesa.
RispondiElimina@Latinista
RispondiEliminaprendo una tua frase
"Nel merito: perché ciò che dice Gramsci non è del tutto esatto? Perché il latino (e il greco) sono la chiave non solo dell'Antichità, ma anche del vasto patrimonio medievale e moderno scritto in quella lingua. Per fortuna la rivista e la sua presentazione sembrano porre l'accento su questo punto: non è affatto scontato."
Infatti. Ma Gramsci non poteva avere una visione completa, per sua stessa formazione ideologica....
Come dici, oltre a latino e greco come lingue chiave della classicità,
lo sono anche di tutta la scienza medievale e moderna dei Padri...+
E quelle opere non sono affatto fumose teorie nemmeno per un non credente, ma hanno oltre al cuore teologico, anche l'importanza storica d'essere la mediazione del Messaggio spesso operata da sante persone, rapportato alle varie epoche.
senza ora citare tutti i Padri della Chiesa, tutti i documenti, anche per chi non conosce latino e greco e ci legge, si faccia solo un principio di vaga idea dal monumentale lavoro del Migne:
Patrologia latina
http://it.wikipedia.org/wiki/Patrologia_Latina
Patrologia graeca
http://it.wikipedia.org/wiki/Patrologia_Graeca
Grazie davvero, Josh,
RispondiEliminauna fonte preziosa.
Grazie a te Mic:)
RispondiEliminaAnche oggi è basilare, come avete colto anche voi, la riscoperta della Tradizione che ci fonda, e della miniera di testi che sono testimoni della storia della Chiesa.
Quando i "modernisti" vengono a dire che "..la chiesa deve tornare alle origini" bisogna talvolta saper leggere al di là di questa frasetta magica,
e ricordare che questo giochetto lo fecero Lutero, Calvino e molti altri, come i modernisti del 1903 etc.
Tornare all'origine, per es. a un ipotetico Sola Scriptura viene sempre inteso come tagliare colpevolmente via tutto il patrimonio latino e greco su descritto, sottrarre ciò che già ci è stato donato,
che è la nostra storia, la nostra stessa civiltà,
ma è anche uno dei modi in cui Dio ha voluto parlare e farsi presente più volte, offrendoci chiavi di lettura e testimoni, sia nella storia sacra sia da intendersi come Sue manifestazioni nel contingente.
Si pensi solo all'esempio dei Santi, ai fondatori degli Ordini, delle loro vite e pensieri o opere sistematiche: senza, saremmo solo tutti più poveri e senza radici.
Il problema, caro Josh, è che per effetto di queste nuove invasioni barbariche si corre il rischio di rimanerci, senza radici...
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