e il rapporto Kasper.
Bologna. Due settimane dopo il concistoro sulla famiglia, il cardinale arcivescovo di Bologna, Carlo Caffarra, affronta con il Foglio i temi all’ordine del giorno del Sinodo straordinario del prossimo ottobre e di quello ordinario del 2015: matrimonio, famiglia, dottrina dell’Humanae Vitae, penitenza.
La “Familiaris Consortio” di Giovanni Paolo II è al centro di un fuoco incrociato. Da una parte si dice che è il fondamento del Vangelo della famiglia, dall’altra che è un testo superato. È pensabile un suo aggiornamento?
Se si parla del gender e del cosiddetto matrimonio omosessuale, è vero che al tempo della Familiaris Consortio non se ne parlava. Ma di tutti gli altri problemi, soprattutto dei divorziati-risposati, se ne è parlato lungamente. Di questo sono un testimone diretto, perché ero uno dei consultori del Sinodo del 1980.
Dire che la Familiaris Consortio è nata in un contesto storico completamente diverso da quello di oggi, non è vero. Fatta questa precisazione, dico che prima di tutto la Familiaris Consortio ci ha insegnato un metodo con cui si deve affrontare le questioni del matrimonio e della famiglia. Usando questo metodo è giunta a una dottrina che resta un punto di riferimento ineliminabile. Quale metodo? Quando a Gesù fu chiesto a quali condizioni era lecito il divorzio della liceità come tale non si discuteva a quel tempo, Gesù non entra nella problematica casuistica da cui nasceva la domanda, ma indica in quale direzione si doveva guardare per capire che cosa è il matrimonio e di conseguenza quale è la verità dell’indissolubilità matrimoniale. Era come se Gesù dicesse: “Guardate che voi dovete uscire da questa logica casuistica e guardare in un’altra direzione, quella del Principio”. Cioè: dovete guardare là dove l’uomo e la donna vengono all’esistenza nella verità piena del loro essere uomo e donna chiamati a diventare una sola carne. In una catechesi, Giovanni Paolo II dice: “Sorge allora cioè quando l’uomo è posto per la prima volta di fronte alla donna la persona umana nella dimensione del dono reciproco la cui espressione (che è l’espressione anche della sua esistenza come persona) è il corpo umano in tutta la verità originaria della sua mascolinità e femminilità”. Questo è il metodo della Familiaris Consortio.
Qual è il significato più profondo e attuale della “Familiaris Consortio”?
“Per avere occhi capaci di guardare dentro la luce del Principio”, la Familiaris Consortio afferma che la Chiesa ha un soprannaturale senso della fede, il quale non consiste solamente o necessariamente nel consenso dei fedeli. La Chiesa, seguendo Cristo, cerca la verità, che non sempre coincide con l’opinione della maggioranza. Ascolta la coscienza e non il potere. E in questo difende i poveri e i disprezzati. La Chiesa può apprezzare anche la ricerca sociologica e statistica, quando si rivela utile per cogliere il contesto storico. Tale ricerca per sé sola, però, non è da ritenersi espressione del senso della fede (FC 5). Ho parlato di verità del matrimonio. Vorrei precisare che questa espressione non denota una norma ideale del matrimonio. Denota ciò che Dio con il suo atto creativo ha inscritto nella persona dell’uomo e della donna. Cristo dice che prima di considerare i casi, bisogna sapere di che cosa stiamo parlando. Non stiamo parlando di una norma che ammette o non eccezioni, di un ideale a cui tendere. Stiamo parlando di ciò che sono il matrimonio e la famiglia. Attraverso questo metodo la Familiaris Consortio, individua che cosa è il matrimonio e la famiglia e quale è il suo genoma: uso l’espressione del sociologo Donati, che non è un genoma naturale, ma sociale e comunionale. È dentro questa prospettiva che l’Esortazione individua il senso più profondo della indissolubilità matrimoniale (cf FC 20). La Familiaris Consortio quindi ha rappresentato uno sviluppo dottrinale grandioso, reso possibile anche dal ciclo di catechesi di Giovanni Paolo II sull’amore umano. Nella prima di queste catechesi, il 3 settembre 1979, Giovanni Paolo II dice che intende accompagnare come da lontano i lavori preparatori del Sinodo che si sarebbe tenuto l’anno successivo. Non l’ha fatto affrontando direttamente temi dell’assise sinodale, ma dirigendo l’attenzione alle radici profonde. È come se avesse detto, Io Giovanni Paolo II voglio aiutare i padri sinodali. Come li aiuto? Portandoli alla radice delle questioni. È da questo ritorno alle radici che nasce la grande dottrina sul matrimonio e la famiglia data alla Chiesa dalla Familiaris Consortio. E non ha ignorato i problemi concreti. Ha parlato anche del divorzio, delle libere convivenze, del problema dell’ammissione dei divorziati-risposati all’Eucaristia. L’immagine quindi di una Familiaris Consortio che appartiene al passato; che non ha più nulla da dire al presente, è caricaturale. Oppure è una considerazione fatta da persone che non l’hanno letta.
Molte conferenze episcopali hanno sottolineato che dalle risposte ai questionari in preparazione dei prossimi due Sinodi, emerge che la dottrina della “Humanae Vitae” crea ormai solo confusione. È così, o è stato un testo profetico?
Il 28 giugno 1978, poco più di un mese prima di morire, Paolo VI diceva: «Della Humanae Vitae, ringrazierete Dio e me». Dopo ormai quarantasei anni, vediamo sinteticamente cosa è accaduto all’istituto matrimoniale e ci renderemo conto di come è stato profetico quel documento. Negando la connessione inscindibile tra la sessualità coniugale e la procreazione, cioè negando l’insegnamento della Humanae Vitae, si è aperta la strada alla reciproca sconnessione fra la procreazione e la sessualità coniugale: from sex without babies to babies without sex. Si è andata oscurandosi progressivamente la fondazione della procreazione umana sul terreno dell’amore coniugale, e si è gradualmente costruita l’ideologia che chiunque può avere un figlio. Il single uomo o donna, l’omosessuale, magari surrogando la maternità. Quindi coerentemente si è passati dall’idea del figlio atteso come un dono al figlio programmato come un diritto: si dice che esiste il diritto ad avere un figlio. Si pensi alla recente sentenza del tribunale di Milano che ha affermato il diritto alla genitorialità, come dire il diritto ad avere una persona. Questo è incredibile. Io ho il diritto ad avere delle cose, non le persone. Si è andati progressivamente costruendo un codice simbolico, sia etico sia giuridico, che relega ormai la famiglia e il matrimonio nella pura affettività privata, indifferente agli effetti sulla vita sociale. Non c’è dubbio che quando l’Humanae Vitae è stata pubblicata, l’antropologia che la sosteneva era molto fragile e non era assente un certo biologismo nell’argomentazione. Il magistero di Giovanni Paolo II ha avuto il grande merito di costruire un’antropologia adeguata a base dell’Humanae Vitae. La domanda che bisogna porsi non è se l’Humanae Vitae sia applicabile oggi e in che misura, o se invece è fonte di confusione. A mio giudizio, la vera domanda da fare è un’altra.
Quale? L’Humanae Vitae dice la verità circa il bene insito nella relazione coniugale? Dice la verità circa il bene che è presente nell’unione delle persone dei due coniugi nell’atto sessuale?
Infatti, l’essenza delle proposizioni normative della morale e del diritto si trova nella verità del bene che in esse è oggettivata. Se non ci si mette in questa prospettiva, si cade nella casuistica dei farisei. E non se ne esce più, perché ci si infila in un vicolo alla fine del quale si è costretti a scegliere tra la norma morale e la persona. Se si salva l’una, non si salva l’altra. La domanda del pastore è dunque la seguente: come posso guidare i coniugi a vivere il loro amore coniugale nella verità? Il problema non è di verificare se i coniugi si trovano in una situazione che li esime da una norma, ma, qual è il bene del rapporto coniugale. Qual è la sua verità intima. Mi stupisce che qualcuno dica che l’Humanae Vitae crea confusione. Che vuol dire? Ma conoscono la fondazione che dell’Humanae Vitae ha fatto Giovanni Paolo II? Aggiungo una considerazione. Mi meraviglia profondamente il fatto che, in questo dibattito, anche eminentissimi cardinali non tengano in conto le centotrentaquattro catechesi sull’amore umano. Mai nessun Papa aveva parlato tanto di questo. Quel Magistero è disatteso, come se non esistesse. Crea confusione? Ma chi afferma questo è al corrente di quanto si è fatto sul piano scientifico a base di una naturale regolazione dei concepimenti? È al corrente di innumerevoli coppie che nel mondo vivono con gioia la verità di Humanae Vitae? Anche il cardinale Kasper sottolinea che ci sono grandi aspettative nella Chiesa in vista del Sinodo e che si corre il rischio di una pessima delusione se queste fossero disattese. Un rischio concreto, a suo giudizio? Non sono un profeta né sono figlio di profeti. Accade un evento mirabile. Quando il pastore non predica opinioni sue o del mondo, ma il Vangelo del matrimonio, le sue parole colpiscono le orecchie degli uditori, ma nel loro cuore entra in azione lo Spirito Santo che lo apre alle parole del pastore. Mi domando poi delle attese di chi stiamo parlando. Una grande rete televisiva statunitense ha compiuto un’inchiesta su comunità cattoliche sparse in tutto il mondo. Essa fotografa una realtà molto diversa dalle risposte al questionario registrate in Germania, Svizzera e Austria. Un solo esempio. Il 75 per cento della maggior parte dei paesi africani è contrario all’ammissione dei divorziati risposati all’Eucaristia. Ripeto ancora: di quali attese stiamo parlando? Di quelle dell’Occidente? È dunque l’Occidente il paradigma fondamentale in base al quale la Chiesa deve annunciare? Siamo ancora a questo punto? Andiamo ad ascoltare un po’ anche i poveri. Sono molto perplesso e pensoso quando si dice che o si va in una certa direzione altrimenti sarebbe stato meglio non fare il Sinodo. Quale direzione? La direzione che, si dice, hanno indicato le comunità mitteleuropee? E perché non la direzione indicata dalle comunità africane?
Il cardinale Müller ha detto che è deprecabile che i cattolici non conoscano la dottrina della Chiesa e che questa mancanza non può giustificare l’esigenza di adeguare l’insegnamento cattolico allo spirito del tempo. Manca una pastorale familiare?
È mancata. È una gravissima responsabilità di noi pastori ridurre tutto ai corsi prematrimoniali. E l’educazione all’affettività degli adolescenti, dei giovani? Quale pastore d’anime parla ancora di castità? Un silenzio pressoché totale, da anni, per quanto mi risulta. Guardiamo all’accompagnamento delle giovani coppie: chiediamoci se abbiamo annunciato veramente il Vangelo del matrimonio, se l’abbiamo annunciato come ha chiesto Gesù. E poi, perché non ci domandiamo perché i giovani non si sposano più? Non è sempre per ragioni economiche, come solitamente si dice. Parlo della situazione dell’Occidente. Se si fa un confronto tra i giovani che si sposavano fino a trent’anni fa e oggi, le difficoltà che avevano trenta o quarant’anni fa non erano minori rispetto a oggi. Ma quelli costruivano un progetto, avevano una speranza. Oggi hanno paura e il futuro fa paura; ma se c’è una scelta che esige speranza nel futuro, è la scelta di sposarsi. Sono questi gli interrogativi fondamentali, oggi. Ho l’impressione che se Gesù si presentasse all’improvviso a un convegno di preti, vescovi e cardinali che stanno discutendo di tutti i gravi problemi del matrimonio e della famiglia, e gli chiedessero come fecero i farisei: “Maestro, ma il matrimonio è dissolubile o indissolubile? O ci sono dei casi, dopo una debita penitenza…?”.Gesù cosa risponderebbe? Penso la stessa risposta data ai farisei: “Guardate al Principio”. Il fatto è che ora si vogliono guarire dei sintomi senza affrontare seriamente la malattia. Il Sinodo quindi non potrà evitare di prendere posizione di fronte a questo dilemma: il modo in cui s’è andata evolvendo la morfogenesi del matrimonio e della famiglia è positivo per le persone, per le loro relazioni e per la società, o invece costituisce un decadimento delle persone, delle loro relazioni, che può avere effetti devastanti sull’intera civiltà? Questa domanda il Sinodo non la può evitare. La Chiesa non può considerare che questi fatti (giovani che non si sposano, libere convivenze in aumento esponenziale, introduzione del c.d. matrimonio omosessuale negli ordinamenti giuridici, e altro ancora) siano derive storiche, processi storici di cui essa deve prendere atto e dunque sostanzialmente adeguarsi. No. Giovanni Paolo II scriveva nella Bottega dell’Orefice che “creare qualcosa che rispecchi l’essere e l’amore assoluto è forse la cosa più straordinaria che esista. Ma si campa senza rendersene conto”. Anche la Chiesa, dunque, deve smettere di farci sentire il respiro dell’eternità dentro all’amore umano? Deus avertat!
Si parla della possibilità di riammettere all’Eucaristia i divorziati risposati. Una delle soluzioni proposte dal cardinale Kasper ha a che fare con un periodo di penitenza che porti al pieno riaccostamento. È una necessità ormai ineludibile o è un adeguamento dell’insegnamento cristiano a seconda delle circostanze?
Chi fa questa ipotesi, almeno finora non ha risposto a una domanda molto semplice: che ne è del primo matrimonio rato e consumato? Se la Chiesa ammette all’Eucarestia, deve dare comunque un giudizio di legittimità alla seconda unione. È logico. Ma allora – come chiedevo – che ne è del primo matrimonio? Il secondo, si dice, non può essere un vero secondo matrimonio, visto che la bigamia è contro la parola del Signore. E il primo? È sciolto? Ma i papi hanno sempre insegnato che la potestà del Papa non arriva a questo: sul matrimonio rato e consumato il Papa non ha nessun potere. La soluzione prospettata porta a pensare che resta il primo matrimonio, ma c’è anche una seconda forma di convivenza che la Chiesa legittima. Quindi, c’è un esercizio della sessualità umana extraconiugale che la Chiesa considera legittima. Ma con questo si nega la colonna portante della dottrina della Chiesa sulla sessualità. A questo punto uno potrebbe domandarsi: e perché non si approvano le libere convivenze? E perché non i rapporti tra gli omosessuali? La domanda di fondo è dunque semplice: che ne è del primo matrimonio? Ma nessuno risponde. Giovanni Paolo II diceva nel 2000 in un’allocuzione alla Rota che “emerge con chiarezza che la non estensione della potestà del Romano Pontefice ai matrimoni rati e consumati, è insegnata dal Magistero della Chiesa come dottrina da tenersi definitivamente anche se essa non è stata dichiarata in forma solenne mediante atto definitorio”. La formula è tecnica, “dottrina da tenersi definitivamente” vuol dire che su questo non è più ammessa la discussione fra i teologi e il dubbio tra i fedeli.
Quindi non è questione solo di prassi, ma anche di dottrina?
Sì, qui si tocca la dottrina. Inevitabilmente. Si può anche dire che non lo si fa, ma lo si fa. Non solo. Si introduce una consuetudine che a lungo andare determina questa idea nel popolo non solo cristiano: non esiste nessun matrimonio assolutamente indissolubile. E questo è certamente contro la volontà del Signore. Non c’è dubbio alcuno su questo.
Non c’è però il rischio di guardare al sacramento solo come una sorta di barriera disciplinare e non come un mezzo di guarigione?
È vero che la grazia del sacramento è anche sanante, ma bisogna vedere in che senso. La grazia del matrimonio sana perché libera l’uomo e la donna dalla loro incapacità di amarsi per sempre con tutta la pienezza del loro essere. Questa è la medicina del matrimonio: la capacità di amarsi per sempre. Sanare significa questo, non che si fa stare un po’ meglio la persona che in realtà rimane ammalata, cioè costitutivamente ancora incapace di definitività. L’indissolubilità matrimoniale è un dono che viene fatto da Cristo all’uomo e alla donna che si sposano in lui. È un dono, non è prima di tutto una norma che viene imposta. Non è un ideale cui devono tendere. È un dono e Dio non si pente mai dei suoi doni. Non a caso Gesù, rispondendo ai farisei, fonda la sua risposta rivoluzionaria su un atto divino. ‘Ciò che Dio ha unito’, dice Gesù. E’ Dio che unisce, altrimenti la definitività resterebbe un desiderio che è sì naturale, ma impossibile a realizzarsi. Dio stesso dona compimento. L’ uomo può anche decidere di non usare di questa capacità di amare definitivamente e totalmente. La teologia cattolica ha poi concettualizzato questa visione di fede attraverso il concetto di vincolo coniugale. Il matrimonio, il segno sacramentale del matrimonio produce immediatamente tra i coniugi un vincolo che non dipende più dalla loro volontà, perché è un dono che Dio ha fatto loro. Queste cose ai giovani che oggi si sposano non vengono dette. E poi ci meravigliamo se succedono certe cose”.
Un dibattito molto appassionato si è articolato attorno al senso della misericordia. Che valore ha questa parola?
Prendiamo la pagina di Gesù e dell’adultera. Per la donna trovata in flagrante adulterio, la legge mosaica era chiara: doveva essere lapidata. I farisei infatti chiedono a Gesù cosa ne pensasse, con l’obiettivo di attirarlo dentro la loro prospettiva. Se avesse detto “lapidatela”, subito avrebbero detto “Ecco, lui che predica misericordia, che va a mangiare con i peccatori, quando è il momento dice anche lui di lapidarla”. Se avesse detto “non dovete lapidarla”, avrebbero detto “ecco a cosa porta la misericordia, a distruggere la legge e ogni vincolo giuridico e morale”. Questa è la tipica prospettiva della morale casuistica, che ti porta inevitabilmente in un vicolo alla fine del quale c’è il dilemma tra la persona e la legge. I farisei tentavano di portare in questo vicolo Gesù. Ma lui esce totalmente da questa prospettiva, e dice che l’adulterio è un grande male che distrugge la verità della persona umana che tradisce. E proprio perché è un grande male, Gesù, per toglierlo, non distrugge la persona che lo ha commesso, ma la guarisce da questo male e raccomanda di non incorrere in questo grande male che è l’adulterio. «Neanche io ti condanno, va e non peccare più». Questa è la misericordia di cui solo il Signore è capace. Questa è la misericordia che la Chiesa, di generazione in generazione, annuncia. La Chiesa deve dire che cosa è male. Ha ricevuto da Gesù il potere di guarire, ma alla stessa condizione. È verissimo che il perdono è sempre possibile: lo è per l’assassino, lo è anche per l’adultero. Era già una difficoltà che facevano i fedeli ad Agostino: si perdona l’omicidio, ma nonostante ciò la vittima non risorge. Perché non perdonare il divorzio, questo stato di vita, il nuovo matrimonio, anche se una “reviviscenza” del primo non è più possibile? La cosa è completamente diversa. Nell’omicidio si perdona una persona che ha odiato un’altra persona, e si chiede il pentimento su questo. La Chiesa in fondo si addolora non perché una vita fisica è terminata, bensì perché nel cuore dell’uomo c’è stato un tale odio da indurre perfino a sopprimere la vita fisica di una persona. Questo è il male, dice la Chiesa. Ti devi pentire di questo e ti perdonerò. Nel caso del divorziato risposato, la Chiesa dice: “Questo è il male: il rifiuto del dono di Dio, la volontà di spezzare il vincolo messo in atto dal Signore stesso”. La Chiesa perdona, ma a condizione che ci sia il pentimento. Ma il pentimento in questo caso significa tornare al primo matrimonio. Non è serio dire: sono pentito ma resto nello stesso stato che costituisce la rottura del vincolo, della quale mi pento. Spesso – si dice – non è possibile. Ci sono tante circostanze, certo, ma allora in queste condizioni quella persona è in uno stato di vita oggettivamente contrario al dono di Dio. La Familiaris Consortio lo dice esplicitamente. La ragione per cui la Chiesa non ammette i divorziati-risposati all’Eucaristia non è perché la Chiesa presuma che tutti coloro che vivono in queste condizioni siano in peccato mortale. La condizione soggettiva di queste persone la conosce il Signore, che guarda nella profondità del cuore. Lo dice anche San Paolo: “Non vogliate giudicare prima del tempo”. Ma perché – ed è scritto sempre nella Familiaris Consortio – “il loro stato e la loro condizione di vita contraddicono oggettivamente a quella unione di amore fra Cristo e la Chiesa significata e attuata dall’Eucaristia” (FC 84). La misericordia della Chiesa è quella di Gesù, quella che dice che è stata deturpata la dignità di sposo, il rifiuto del dono di Dio. La misericordia non dice: “Pazienza, vediamo di rimediare come possiamo”. Questa è la tolleranza essenzialmente diversa dalla misericordia. La tolleranza lascia le cose come sono per ragioni superiori. La misericordia è la potenza di Dio che toglie dallo stato di ingiustizia.
Non si tratta di accomodamento, dunque.
Non è un accomodamento, sarebbe indegno del Signore una cosa del genere. Per fare gli accomodamenti bastano gli uomini. Qui si tratta di rigenerare una persona umana, e di questo è capace solo Dio e in suo nome la Chiesa. San Tommaso dice che la giustificazione di un peccatore è un’opera più grande che la creazione dell’universo. Quando viene giustificato un peccatore, accade qualcosa che è più grande di tutto l’universo. Un atto che magari avviene in un confessionale, attraverso un sacerdote umile, povero. Ma lì si compie un atto più grande della creazione del mondo. Non dobbiamo ridurre la misericordia ad accomodamenti, o confonderla con la tolleranza. Questo è ingiusto verso l’opera del Signore.
Uno degli assunti più citati da chi auspica un’apertura della Chiesa alle persone che vivono in situazioni considerate irregolari è che la fede è una ma i modi per applicarla alle circostanze particolari devono essere adeguati ai tempi, come la Chiesa ha sempre fatto. Lei che ne pensa?
La Chiesa può limitarsi ad andare là dove la portano i processi storici come fossero derive naturali? Consiste in questo annunciare il Vangelo? Io non lo credo, perché altrimenti mi chiedo come si faccia a salvare l’uomo. Le racconto un episodio. Una sposa ancora giovane, abbandonata dal marito, mi ha detto che vive nella castità ma fa una fatica terribile. Perché, dice, “non sono una suora, ma una donna normale”. Ma mi ha detto che non potrebbe vivere senza Eucaristia. E quindi anche il peso della castità diventa leggero, perché pensa all’Eucaristia. Un altro caso. Una signora con quattro figli è stata abbandonata dal marito dopo più di vent’anni di matrimonio. La signora mi dice che in quel momento ha capito che doveva amare il marito nella croce, “come Gesù ha fatto con me”. Perché non si parla di queste meraviglie della grazia di Dio? Queste due donne non si sono adeguate ai tempi? Certo che non si sono adeguate ai tempi. Resto, le assicuro, molto male nel prendere atto del silenzio, in queste settimane di discussione, sulla grandezza di spose e sposi che, abbandonati, restano fedeli. Ha ragione il professor Grygiel quando scrive che a Gesù non interessa molto cosa pensa la gente di lui. Interessa cosa pensano i suoi apostoli. Quanti parroci e vescovi potrebbero testimoniare episodi di fedeltà eroica. Dopo un paio d’anni che ero qui a Bologna, ho voluto incontrare i divorziati-risposati. Erano più di trecento coppie. Siamo stati assieme un’intera domenica pomeriggio. Alla fine, più d’uno m’ha detto di aver capito che la Chiesa è veramente madre quando impedisce di ricevere l’Eucaristia. Non potendo ricevere l’Eucaristia, comprendono quanto sia grande il matrimonio cristiano, e bello il Vangelo del matrimonio.
Sempre più spesso viene sollevato il tema del rapporto tra il confessore e il penitente, anche come possibile soluzione per venire incontro alla sofferenza di chi ha visto fallire il proprio progetto di vita. Qual è il suo pensiero?
La tradizione della Chiesa ha sempre distinto – distinto, non separato – il suo compito magisteriale dal ministero del confessore. Usando un’immagine, potremmo dire che ha sempre distinto il pulpito dal confessionale. Una distinzione che non vuol significare una doppiezza, bensì che la Chiesa dal pulpito, quando parla del matrimonio, testimonia una verità che non è prima di tutto una norma, un ideale verso cui tendere. A questo momento entra con amorevolezza il confessore, che dice al penitente: “Quanto hai sentito dal pulpito, è la tua verità, la quale ha a che fare con la tua libertà, ferita e fragile”. Il confessore conduce il penitente in cammino verso la pienezza del suo bene. Non è che il rapporto tra il pulpito e il confessionale sia il rapporto tra l’universale e il particolare. Questo lo pensano i casuisti, soprattutto nel Seicento. Davanti al dramma dell’uomo, il compito del confessore non è di far ricorso alla logica che sa passare dall’universale al singolare. Il dramma dell’ uomo non dimora nel passaggio dall’universale al singolare. Dimora nel rapporto tra la verità della sua persona e la sua libertà. Questo è il cuore del dramma umano, perché io con la mia libertà posso negare ciò che ho appena affermato con la mia ragione. Vedo il bene e lo approvo, e poi faccio il male. Il dramma è questo. Il confessore si pone dentro questo dramma, non al meccanismo universale-particolare. Se lo facesse inevitabilmente cadrebbe nell’ipocrisia e sarebbe portato a dire “va bene, questa è la legge universale, però siccome tu ti trovi in queste circostanze, non sei obbligato”. Inevitabilmente, si elaborerebbe una fattispecie ricorrendo la quale, la legge diventa eccepibile. Ipocritamente, dunque, il confessore avrebbe già promulgato un’altra legge accanto a quella predicata dal pulpito. Questa è ipocrisia! Guai se il confessore non ricordasse mai alla persona che si trova davanti che siamo in cammino. Si rischierebbe, in nome del Vangelo della misericordia, di vanificare il Vangelo dalla misericordia. Su questo punto Pascal ha visto giusto nelle sue Provinciali, per altri versi profondamente ingiuste. Alla fine l’uomo potrebbe convincersi che non è ammalato, e quindi non è bisognoso di Gesù Cristo. Uno dei miei maestri, il servo di Dio padre Cappello, grande professore di diritto canonico, diceva che quando si entra in confessionale non bisogna seguire la dottrina dei teologi, ma l’esempio dei santi.
Uno che legge questa dichiarazione può pensare: "beh, a qualcuno quel dono toccherà, ad altri no", oppure: "qualcuno può anche rifiutare il dono, per scegliersi liberamente un percorso migliore di suo gusto, secondo coscienza personale, come indicato dall'attuale magistero...."
RispondiEliminaIl cavaliere solitario?
RispondiEliminaAspettando gli altri, un "cardinale si é levato contro altri cardinali".
...L’opera del diavolo si insinuerà anche nella Chiesa in una maniera tale che si vedranno cardinali opporsi ad altri cardinali, vescovi contro vescovi. I sacerdoti che mi venerano saranno disprezzati e ostacolati dai loro confratelli
...
la Chiesa sarà piena di coloro che accettano compromessi ... Il demonio sarà implacabile specialmente contro le anime consacrate a Dio."
Messaggio della Madonna a Suor Agnese Sasagawa, Akita (13 Ottobre 1973, anniversario dell'apparizione di Fatima)
non bisogna seguire la dottrina dei teologi, ma l’esempio dei santi.
RispondiEliminagià ma qual è l'esempio dei Santi ? bisogna essere più precisi.
E' risaputo che S. Pio da Pietrelcina non dava l'assoluzione se non vedeva pentimento e decisione concreta e dichiarata di conversione, coi fatti, dai peccati gravi, (figurarsi se non si era pentiti di un adulterio o convivenza di fatto).
Il confessore conduce verso la pienezza del bene. E tanto meglio può farlo quanto la Chiesa continua a riaffermare i principi senza sconti e senza cavilli di conio rabbinico.
RispondiEliminaIl resto lo fa la grazia insieme alla buona volontá del penitente.
L’indissolubilità matrimoniale è un dono che viene fatto da Cristo all’uomo e alla donna che si sposano in lui.
RispondiEliminaciò è giusto, ma ricordo che il "dono" corrisponde a ciò che una volta si chiamava "grazia di stato", un potente aiuto del Sacramento che le coppie "naturali" non hanno. Qui si tocca la condizione di peccato (vivere secondo istinti svincolati da leggi superiori-trascendenti) come "disordine" di comportamenti che contrasta con l'ordine voluto dalla Divina Provvidenza, che nel darci i suoi comandamenti ha come fine supremo il nostro vero bene e (nel)la Sua Gloria.
Il problema è lo storicismo del dire di Kasper che cambiato il contesto in cui è nata la familiaris consortio cambiano anche i presupposti di ciò che afferma, dimenticando che i principi non sono legati al contesto.
RispondiEliminaIl cardinale ricorda come la misericordia aiuti a riptistinare la giustizia e non a lasciare le cose come sono. E spiega molto bene come si esca dalla prospettiva casuistica con le singole persone.
E quando dice che la Chiesa non può seguire le derive storiche mi sembra altrettanto chiaro che intende riferirsi all'immutabilità dei principi.
Ed è altrettanto chiaro quando dice di non confondere la misericordia con la tolleranza.
RispondiEliminaE quando dice che non si tratta di una norma, riconduce all'essenza, ch'è qualcosa di più.
RispondiEliminaCaffarra - Kasper
RispondiEliminaUno riflette la luce non sua, l'altro si è montato i pannelli solari e "produce energia".
Nel rapporto con Dio è basilare il dono dello Spirito santo del “timore”. Non a caso S. Agostino associa alla beatitudine dei “poveri in spirito” e alla prima invocazione del Padre nostro che dice “sia santificato il tuo nome”.
Dio nessuno lo ha visto, ma ci è stato pienamente rivelato da Gesù, Dio incarnato, una cosa sola con il Padre, tanto da poter dire, unico nella storia, “chi vede me vede il Padre”.
Essere cristiani è appunto credere a Dio come ce lo ha mostrato Gesù, con questo timore (dono di Dio), con questa essenziale beatitudine, ben più profonda del semplice ridurla a una questione materiale, anche se ogni spavaldo attaccamento al mondo (che anche chi è materialmente povero può provare) effettivamente finisce con l’affievolirlo.
Non è per nulla una “paura di Dio”, di un Dio malvagio e vendicativo, ma l’avere la giusta misura di chi siamo noi e chi è Lui, appunto per “santificare il Suo nome” (non nel senso che noi Lo rendiamo più santo, ma che -facendoci santi- ci si disponga, come Gesù, a essere una sola cosa con il Padre) e non il nostro nome, attraverso la spavalda tracotanza di chi si pone di fronte a Dio alla pari e non affidandosi a Lui. Senza questo timore non è infrequente che l’uomo, dopo essersi messo alla pari con Dio, possa fare a meno di Lui.
Il sole splende per tutti. Ognuno può più o meno beneficiarne e rifletterne la luce. Ma qualunque tinta si mostri alla vista, la luce è sempre quella del sole. Ecco perché è giusto riconoscere in ogni creatura umana, anche nei non battezzati, un riflesso della luce di Dio, che ha redento l’intera umanità con il sangue del Figlio fatto uomo, crocifisso e risorto. Ma la “verità” che emette ogni uomo, nella propria religione, è sempre quella del “sole”, non di quella religione, che non ha mai visto Dio.
I cristiani esprimono l’unica espressione religiosa che “ha visto” Dio. La Chiesa è Sposa del Cristo. I sacramenti della Chiesa sono segni della grazia di Dio, amministrati per volere di Gesù. E’ dunque una forzatura il ritenere che “in ogni religione vi sia la verità”, in quanto le religioni degli uomini non contengono verità, ma solo riflettono, più o meno, la luce del sole divino. E’ giusto riconoscere ovunque la possibilità di questo riflesso (in una disciplina ascetica, nell’abitudine alla preghiera e al culto, nell’ospitalità, nella misericordia, nella capacità di ritirarsi dal mondo, nel desiderio di fare memoria degli interventi di Dio nella storia e delle Sue promesse).
Resta il fatto che Gesù però è colui che ci ha rivelato Dio come Padre. Egli è vero Dio, fattosi vero uomo, umiliatosi per redimerci dal peccato: per farlo è morto ed è risorto. Dalla fede in questa esperienza, avvenimento storico, trasmesso dai suoi apostoli, incaricati da Lui di farlo, nasce la Chiesa.
La Chiesa è un unicum, specialissimo e inimitabile strumento per riflettere la luce non sua, come la luna con il sole.
fine prima parte
peccatore
segue dalla prima parte
RispondiEliminaLa Chiesa ha il timor di Dio se non reinterpreta la luce facendo come il mondo, senza divin timore, senza povertà di spirito.
La luce è sempre la stessa ed è quella di Dio. Ma essa brilla in maggior quantità là dove si è vista la Verità. Le altre religioni non hanno alcuna verità propria, ma la riflettono più o meno, secondo il genuino anelito della propria esperienza del timor di Dio, cercando la santità. Nemmeno i cristiani brillano di luce propria, ma hanno avuto dalla luce stessa la spiegazione da annunciare al mondo. La Chiesa cattolica in particolare ha questa responsabilità, avendo la maggior continuità storica, sopravvissuta a scismi ed eresie. Non è la ragione di un predominio o di un essere migliori, ma semplicemente l’eredità di una responsabilità.
Nella storia sono avvenute molte prove, più volte la barca è stata sul punto di affondare. La tempesta si è fatta cupa, al punto che la luce è scomparsa dietro le nubi (il sole non smette mai di brillare, ma gli uomini smettono di vederlo). Siamo in piena tempesta, l’ennesima. Quelli che conserveranno il timor di Dio, mantenendosi poveri in spirito, santificheranno il nome del Padre: di essi è il Regno dei Cieli, la luce che illuminerà le tenebre del mondo, anche a beneficio di chi non è battezzato, ma è amato da Dio. Non si illuda chi ormai pensa di cavarsela con torce, fotoelettriche e illuminazioni varie da illuminato. Artificiale non vale.
peccatore
per "precisiamo" che dice
RispondiEliminaL’indissolubilità matrimoniale è un dono che viene fatto da Cristo all’uomo e alla donna che si sposano in lui.
ciò è giusto, ma ricordo che il "dono" corrisponde a ciò che una volta si chiamava "grazia di stato", un potente aiuto del Sacramento che le coppie "naturali" non hanno. Qui si tocca la condizione di peccato (vivere secondo istinti svincolati da leggi superiori-trascendenti) come "disordine" di comportamenti che contrasta con l'ordine voluto dalla Divina Provvidenza, che nel darci i suoi comandamenti ha come fine supremo il nostro vero bene e (nel)la Sua Gloria.
Il dono non è la "grazia di stato", che non è altro che la conseguenza del dono. Il dono è l'essenza stessa del matrimonio, ciò che rappresenta ontologicamente, che coincide anche con la struttura della società umana.
Non è una norma che si nega attentando all'indissolubilità del matrimonio, ma una realtà ontologica ancor più basilare, che è fondata sull'unione tra creatore-Creatura, Cristo-Chiesa e ogni singola anima credente in Lui.
E, con questo, si riafferma anche la profonda ineludibile e inalienabile ragione del matrimonio uomo-donna.
Intuisco che se il card. Caffarra, che non è certo un cardinale da mass-media, si espone in questo modo sul Foglio, la situazione deve davvero essere grave.
RispondiEliminaCara Fabiola,
RispondiEliminail cardinale è costretto a seguire una forma comunicativa non propria, che purtroppo è divenuta abituale. Ed è vero che la situazione è grave, se ha capito di non poter tacere.
Il Papa e i vescovi non parlano più dalla loro "cattedra", peraltro lasciata vuota (pensa a ciò che simbolicamente rappresenta questa immagine), ma dalle tribune mediatiche... e non lo fanno "insegnando", loro primario compito, ma "dialogando". E, quel ch'è peggio, è che dialogano col "mondo", inteso in senso giovanneo...
Non c’è però il rischio di guardare al sacramento solo come una sorta di barriera disciplinare e non come un mezzo di guarigione?
RispondiEliminaIn questa domanda c'è tutto l'atteggiamento moderno di fronte alla disciplina, vista come "barriera" e non come "strumento"...
Anche questo andrebbe sottolineato, ripristinando il giusto significato e peso e valore delle parole e della realtà che veicolano.
Porto all'attenzione dei cortesti lettori:
RispondiEliminahttp://traditioliturgica.blogspot.it/2014/03/la-gravita-nella-liturgia.html
Guatdate qui.
RispondiEliminaSarà interessante parlarne.
http://ordinefuturo.net/2014/02/19/luci-da-oriente-intervista-allambasciatore-russo-alexey-komov/
L'intervento di Caffarra ha una portata molto forte così come "forti" sono i contenuti. È un pane che va spezzato e di cui va colta tutta la fragranza e il nutrimento.
RispondiEliminaI have a dream ... Caffarra next Pope
RispondiEliminaPietro C.
RispondiEliminagrazie per la condivisione, credo che riprenderò l'articolo perché lo trovo importante e dice molte cose...
Approfitto per darti un'indicazione scoperta giorni fa, s evuoi servirtene per la tua nota:
E', direi, una "interpretazione autentica" di un alunno argentino di Bergoglio (e ha a che fare col "lunfardo" di cui abbiamo parlato in un articolo, il dialetto argentino italo-spagnolo del tango):
""
“Hagan lío”, non rimanete silenziosi ha ripetuto tornando a Roma dal Brasile, questa volta dentro le mura vaticane. La Buona Notizia non è silenziosa. Ci sta dicendo di non stare zitti. Non lo è stato Gesù quando ha cacciato i mercanti dal tempio o quando volevano lapidare l’adultera. Fatevi sentire è un altro modo di designare la rumorosità a cui allude. Un protagonismo si, è un farsi vedere, ma con qualcosa di positivo dentro. E non ha a che vedere soltanto con la Chiesa. ""
Alcune banalissime osservazioni:
RispondiElimina1. Non c'e' dubbio che la pubblicazione da parte del Foglio dell'intervento di Kasper ha rotto le uova nel paniere a coloro che speravano di far passare sotto silenzio una rivoluzione che colpirebbe al cuore alcuni principi basilari della nostra Fede. Non sorprende quindi la reazione rabbiosa di Kasper che ha accusato il Foglio di aver commesso un atto illegale. Sorprende semmai il fatto che da qualche giorno non intevenga piu' il garrulo Madariaga.
2. Qualcuno (probabilmente uno o piu' porporati) ha filtrato al Foglio l'intervento di Kasper, proprio per evitare che l'operazione ipotizzata dal cardinale tedesco andasse in porto senza fare rumore.
3. Il cardinale Caffarra e' il primo porporato italiano che si esprime chiaramente contro la deriva kasperista (altre voci erano state quelle di Mueller, di qualche vescovo americano e, se non ricordo male, del Cardinale Cipriani). Il fatto che si esponga in prima persona puo' essere interpretato in due modi completamente opposti: o che si sia fatto portavoce di un malessere generale che per ora resta sotto traccia; o invece che si sia mosso in modo pubblico per fare appello ai veri cattolici contro una stragrande maggioranza di cardinali che si ritrova nelle posizioni di Kasper.
4. Infine, la solita domanda che ci poniamo da oltre un anno: da che parte sta il vdr???
Hagan lio...pare che l'umilissimo, il sinodalissimo, il collegialissimo, il democraticissimo, il vaticansecondissimO Vescovo di roma terrà personalemente lui la prolsuione alla prossima riunione della CEI, relegando in secondo o terzo piano quella dell'ancora per poco Presidente Cardinal Bagnasco.
RispondiEliminaEh, Bagnasco s'illudeva che assumendo su di sè l'odore di Don Gallo ed esprimendosi profusamente per la nuova primavera, qualcuno dimenticasse il suo non-voto ed il comunicato CEI del 13 marzo 2013 che salutava il mio Arcivescovo come nuovo Papa !
La vendetta è un piatto freddo...
Rosa
Mais comment a-t-on jamais pu accorder le moindre crédit à un individu aussi faisandé — je pèse mes mots — que ce cardinal Kasper ?
RispondiEliminaMystère et boule de gomme !
@ Ric
RispondiEliminaChe la stragrande maggioranza dei cardinali stia con Kasper ... dubito. Probabilmente solo una parte stava con Kasper perché essendo molti di loro degli ignoranti non sapevano cosa c'era scritto nella Familiaris consortio perché non l'avevano mai studiata. E' verosimile che le cose che Caffarra ha detto al Foglio le abbia dette, seppur sinteticamente, anche in concistoro. Caffarra e' sempre stato una persona corrente. Non credo che sia il portavoce di un gruppo organizzato di porporati. Poi lui ha già più di 75 anni ed è cardinale. Cosa ha da perdere? Nulla. Piuttosto quando fra un anno o poco più lascerà Bologna, chi dopo di lui?
Scusate l`OT, avete letto:
RispondiEliminahttp://www.korazym.org/13559/francesco-benedetto-rileggi-la-mia-intervista-e-arrivano-quattro-pagine-di-note/
Non ci sarà diarchia...ma qualche domanda siamo autorizzati, come minimo, a porcela.
A dish best served cold....Caffarra ha 80 anni e può permettersi questo ed altro, altri hanno il culto della santa cadrega tutti nimby e muti.....un tempo Dio quando c'erano papi non proprio all'altezza abbondava nel dono di santi e sante che rimettevano in carreggiata la chiesa.....ora non vedo né gli uni né gli altri , sarà che non so cogliere i segni del tempo.....e se Ratzinger se ne fosse andato per non dover vivere sulla propria pelle di papa uno scisma che non è più latente, ma pressante e presente? Non mihi,Domine, non mihi. Anonymous.
RispondiEliminaLuisa, grazie davvero, la domanda che ti poni non solo è legittima, ma è INQUIETANTEMENTE plausibile la risposta (affermativa!).
RispondiEliminaEcco allora uno stralcio dall’articolo che ci hai linkato e che la dice lunga (altro che stare sul monte in contemplazione….)
“Il PAPA EMERITO BENEDETTO XVI HA RIVISTO E COMMENTATO LA INTERVISTA DI PAPA FRANCESCO a “La Civiltà Cattolica” e ha scritto quattro pagine di commento. La rivelazione è stata fatta dall’arcivescovo Georg Gänswein in una intervista inserita nel programma che la ZDF ha trasmesso in occasione del primo anno di pontificato di Bergoglio.
“ Quando padre Spadaro ha consegnato la prima copia di questa intervista, cioè di questo fascicolo ( ndr. non le bozze) - dice il Prefetto della Casa pontificia e segretario di Benedetto XVI- Papa Francesco me lo ha dato e mi ha detto di portarlo a Papa Benedetto.” Vede, la prima pagina dopo l’indice è vuota. Qui Papa Benedetto dovrebbe scrivere tutte le sue critiche che gli vengono in mente durante la lettura, e poi Lei me lo riporterà.” Quindi l’ho portato a Papa Benedetto e gli ho detto, “Papa Francesco dice che qui c’è una pagina vuota; Le chiede di scrivere qui tutte le Sue riflessioni, tutti i punti critici, tutti i suggerimenti, e poi io lo devo riportare a Papa Francesco.”
Tre giorni dopo mi dice: “Qui abbiamo quattro pagine” – naturalmente non scritte a mano, le aveva dettato a suor Birgit -”in una lettera, LA PREGO DI CONSEGNARLA A PAPA FRANCESCO.” Ha fatto i compiti a casa!”
Fonte e resto dell’articolo:
http://www.korazym.org/13559/francesco-benedetto-rileggi-la-mia-intervista-e-arrivano-quattro-pagine-di-note/
Cosa che “AVVENIRE” riprende (ecco l’incipit dell’articolo):
“LA PIU’ AUTOREVOLE DELLE SMENTITE A QUANTI ATTACCANO PAPA FRANCESCO CON IL PRETESTO DI UNA SUA PRESUNTA INVERSIONE DI ROTTA, E NON SOLO DI STILE, RISPETTO ALLA LINEA RATZINGER, arriva dall'arcivescovo Georg Gaenswein che ha rivelato come il Papa emerito Benedetto abbia rivisto l'intervista di Bergoglio alla Civiltà Cattolica, scrivendo al successore un corposo appunto di commento”.
Fonte e resto dell’articolo:
http://www.avvenire.it/Chiesa/Pagine/rileggaintervista.aspx
Alla luce quindi delle nuove, ulteriormente rivelatrici dichiarazioni, rileggiamo allora ciò che disse l’arcivescovo Georg Gänswein durante la sua intervista rilasciata ad “Avvenire” a fine febbraio (dopo che Ratzinger aveva già partecipato al CONCISTORO):
-Il Papa e il Papa emerito si sentono frequentemente?
C’E’ UN OTTIMO RAPPORTO. Le modalità con cui si sentono sono diverse. SI TELEFONANO, SI SCRIVONO, SI VEDONO, MANGIANO INSIEME. Più volte papa Francesco è stato ospite a pranzo nel monastero. Una volta, dopo Natale, il Papa emerito è stato anche a Santa Marta.
-C’è chi li contrappone.
È un gioco preferito anzitutto da alcuni giornalisti. Che non mi piace. Io ho la grazia di vivere con uno e di lavorare con l’altro. E così posso permettermi di dire di conoscere abbastanza bene entrambi. NON LI VEDO COME OPPOSTI, MA COME COMPLEMENTARI. È ovvio che lo stile, la gestualità e anche la modalità di governo di papa Francesco sono diverse da quelle di papa Benedetto. Ma non si può creare una opposizione soltanto su questo. Fare le cose in modo diverso non vuol dire farle in modo opposto. Occorre sempre avere in mente ciò che il Papa emerito ha scritto al professor Hans Küng e ripetuto ad Andrea Tornielli, quando ha espresso «IDENTITA’ DI VEDUTE E AMICIZIA DI CUORE» nei confronti di papa Francesco.
Fonte e resto dell’intervista:
http://www.avvenire.it/Chiesa/Pagine/intervista-a-ganswein-su-papa-benedetto.aspx
Concistoro con foto:
http://multimedia.lastampa.it/multimedia/vatican-insider/lstp/186567/
E se il giocattolino fosse sfuggito di mano al vdr e, non sapendo più cosa fare, chiedesse aiuto all'emerito?
RispondiEliminaGli avrà corretto l'italiano e l'ortografia e gli avrà raccomandato di non dire più parolacce in pubblico...
RispondiEliminaE se il giocattolino fosse sfuggito di mano al vdr e, non sapendo più cosa fare, chiedesse aiuto all'emerito?
RispondiEliminaIl vero problema sarebbe se il "giocattolino" fosse il Papato...
In fondo, la rinuncia di un anno fa rischia di diventare un vulnus non da poco nella storia della Chiesa. E mi pare che stiamo cominciando a vedere qualche conseguenza.
Se Benedetto XVI avesse aspettato i tempi naturali cosa sarebbe successo?
Non sarebbe potuto andare in Brasile per la GMG? E cosa ne avrebbe perso la cristianità?
Bergoglio lo ha già detto: vedremo, altri Papi emeriti, consulenti o meno...
La vera rivoluzione non è dal 13 marzo, ma è iniziata l’11 febbraio 2013!
L'intervento del card. Caffarra dovrebbe diventare, al Sinodo, il "controtesto" di quello di Kasper. In fondo la dicotomia di schieramenti contrapposti esiste. E' certo rischioso arrivare alle estreme conseguenze. Ma c'è forse altra scelta? La realtà non è già così?
RispondiEliminaPiuttosto, quanti sono i cardinali e vescovi e sacerdoti che "sposano" la posizione del card. Caffarra, che è quella della vera Chiesa e non dei suoi surrogati?
Anche sua Eminenza il cardinal Caffarra è un cristiano "ideologico" e "da museo"?
RispondiEliminaComunque non ha 80 anni, ne compie 75 quest'anno.
Onore al merito, dunque!
@mic che scrivi:
RispondiElimina"Il vero problema sarebbe se il "giocattolino" fosse il Papato...
In fondo, la RINUNCIA di un anno fa rischia di diventare un VULNUS NON DA POCO NELLA STORIA DELLA CHIESA. E mi pare che stiamo cominciando a vedere qualche conseguenza.
Se BENEDETTO XVI AVESSE ASPETTATO I TEMPI NATURALI COSA SAREBBE SUCCESSO?
Non sarebbe potuto andare in Brasile per la GMG? E COSA NE AVREBBE PERSO LA CRISTIANITA'?
Bergoglio lo ha già detto: "vedremo, altri Papi emeriti, consulenti o meno..."
La vera rivoluzione non è dal 13 marzo, ma è iniziata l’11 febbraio 2013!"
stavolta mi sento di ri-quotarti TUTTO l'intervento, e mi scuserai per questo, ma devo dirtelo: INTERVENTO DA APPLAUSI A SCENA APERTA, concordo in toto...parole nette e sofferte...brava!
se non si capisce questo allora si pensa che tutto possa essere scritto o riportato solo per far polemica, per infangare o perchè qua e perchè là e invece siamo completamente fuori strada e vogliamo stare coi paraocchi mentre il papato, dopo la Messa, viene fatto a pezzi da chi invece avrebbe dovuto salvaguardarlo e non renderlo così (mi verrebbe da dire, quasi una barzelletta...). E poi finalmente basta, spero, con queste storie di un emerito che sarebbe contro l'altro ma non può dirlo...che non approva ma non può farlo... che non vorrebbe andare ma deve andarci....e povero qua, e povero là...ma POVERO NOSTRO SIGNORE, PIUTTOSTO! e con lui povera Chiesa! altroché...
Da quello che si può capire dalle poche parole riportate dall’articolo dell’Ambrogetti, l’intervista che è stata pubblicata non è il frutto della revisione di Papa Benedetto, contrariamente a quanto vorrebbe darci ad intendere “Avvenire”, in quanto Papa Benedetto non è intervenuto sulle bozze, ma si è limitato a fare quanto gli era stato richiesto, ossia annotare le sue riflessioni ed eventuali critiche su un’ intervista che era già stata redatta (e forse già data alle stampe?) da come si evince anche dal fatto che era già provvista di indice.
RispondiEliminal’intervista che è stata pubblicata non è il frutto della revisione di Papa Benedetto, contrariamente a quanto vorrebbe darci ad intendere “Avvenire”, in quanto Papa Benedetto non è intervenuto sulle bozze, ma si è limitato a fare quanto gli era stato richiesto, ossia annotare le sue riflessioni ed eventuali critiche su un’ intervista che era già stata redatta (e forse già data alle stampe?)
RispondiEliminaEsattamente l'osservazione da me fatta sin dalla prima lettura, che non avevo ancora avuto il tempo di esternare.
non opposti ma complementari,
RispondiEliminama è sempre un bel guaio, perchè significa diarchia di fatto: il regnante non può far a meno dell'emerito.
quando mai ciò fu ritenuto normale nella Chiesa ? rileggere la Emmerich: "conseguenze nefaste".
E c'è chi l'anno scorso aveva previsto tutto questa situazione aberrante e inammissibile, ma fu bersagliato di frecciate all'arsenico, ad es. il prof. Radaelli.
Attenzione anon bersi supinamente quanto Avvenire ed altri giornali, sicuramente a llineati all' attuale stato di cose, ci propinano. Lui fa l' intervista al gesuita amico suo, la mano destra mi sa benissimo quel che fa la sinistra. Poi, magari l' intervistatore, italiano che conosce forse meglio l' ambiente, ha qualche scrupolo, e mette in guardia l' ispanico. Il quale, non sentendosi tanto forte in dottrina,- sbaglio, o erano i gionr anche della risposta di BXVI a Odifreddi- sente il parere del" nonno", fornendogli solo una pagina, e ritrovandosene 4!
RispondiEliminaDopodiche' lui e l'autore decidono di smussa re qualche punto piu' controverso, ma pubbliacno un testo al90% identico alla stesura gia' pronta. Pero' si sono parati le spalle, e se l' intervista suscita troppo clamori avversi, voila', tireranno fuori il"nonno" che, come gia' con GPII, dira': " obbedisco". E NON critichera' MAI apertamente bergoglio. Quindi, in questo senso, e' d' accordo con lui.
Del resto, cosa fatta- la rinuncia- capo ha.
Rosa
dalla sede di Bologna
RispondiEliminami sento solo di aggiungere che finora, per me il card. Caffarra è sia persona molto seria, che non parla mai a sproposito, e un sant'uomo, come il predecessore Biffi. C'è fermezza e c'è anhe molta carità.
vero come avete notato ....non è uno che ama mettersi in mostra e andare a cercarsi i media, tutt'altro. E' più un tipo da poche parole sagge e concentrate solo quando necessarie.
La sua necessità di comparire con un art.-richiamo ha senz'altro una valenza di allarme.
Qui poi c'è sempre allarme perchè si vive in un humus molto malato, la città è praticamente mefistofelica in troppi settori, proprio come tendenza culturale,
dalla "cultura" massonica diffusa, all'anticristianesimo d'obbligo, all'elaborazione del peggio in politica locale, italiana, europeista (>è stata inventata qui eh), al mondialismo, alla gaiezza, al gender transeunte,
una vera centralina "sperimentale" del peccato e del male....
non fosse per la presenza di una Chiesa anche di rottura, per me questo posto, che ha disonorato anche il suo passato illustre, sarebbe stato distrutto direttamente dal cielo da anni.
Ma c'è forse altra scelta?
RispondiEliminano, c'è bisogno di chiarezza.
Caffarra ha fatto bene ad esternare il suo pensiero. Spero non sia il solo. m
non fosse per la presenza di una Chiesa anche di rottura, per me questo posto, che ha disonorato anche il suo passato illustre, sarebbe stato distrutto direttamente dal cielo da anni.
RispondiEliminaJosh,
mi dai da pensare. Per ragioni professionali anni fa avevo avuto contatti col "Portico delle donne" (conosci?) e c'era da portare avanti soluzioni tecnologico-culturali a livello europeo (progetti congiunti col coinvolgimento dei beni culturali, ecc.). Ho partecipato ad una riunione in uno ufficio situato in un appartamento in cui aveva abitato Pasolini (l'ho saputo dopo, ma ricordo di essermi portata dentro un sentore di lugubre). Beh, prima di tornare a Roma sono caduta e mi sono fratturata un polso. Poi son successe diverse cose e il progetto non è più andato avanti...
Se Pietro C. mi legge. Il mio è un 'sentore' analogo al suo in presenza di quel ragazzo turco...
Una volta ci bastavano le parole di Gesù:
RispondiElimina"Ciò che Dio ha congiunto, l'uomo non lo separi".
* * *
Un’illuminante voce contro corrente, Il professor Stanislaw Grygiel:
> Contro la Chiesa opinionista
http://www.ilfoglio.it/soloqui/21773
cara Mic, non conosco il "Portico delle donne".
RispondiEliminaComunque sia sulla temperie generica della città posso dire che l'avverto come un luogo dove si spaccia il male per bene a troppi livelli, è una specie di luogo d'inversione di valori.
E questa inversione bene-male avviene come a cuor leggero, come non fosse nulla.
Solo restando aggrappati alla Grazia e ai Sacramenti, non dando mai occasione, si scampa a certi meccanismi. Se questo è vero sempre, qui a me sembra più vero.
Di cose insolite in momenti topici di scelta, di svolta sono capitate anche a me, ai miei cari, ad amici, alcune abbastanza eclatanti le abbiamo intese come che Dio ci dicesse una specie di "lì non continuare", al di fuori di ogni fatalismo, ma perchè talvolta rischi ci sono.
DA BOLOGNA CON AMORE: FERMATEVI
RispondiEliminaL'Arcivescovo Mons. Luigi Negri invita a lavorare seriemente su questa intervista del Card. Carlo Caffarra
http://www.luiginegri.it/default.asp?id=401&id_n=731
m
... e due.
RispondiEliminaE gli altri?
Un pensiero serale mi è balenato nella mente. I più attempati di noi ricorderanno che fra le diverse conferenze episcopali dei Paesi dell'Europa orientale -durante il comunismo - più silenziose c'era quella ungherese che, tranne Mindszenty, era irrilevante, lontana anni luce da quella polacca o dalla chiesa clandestina greco cattolica dell'Ucraina. Il vdr ci sta portando verso l'irrilevanza. Il suo tacere, il suo non dire, i suoi imbarazzanti silenzi sui temi invece per i quali dovrebbe essere posta una linea di attacco. La sua insulsaggine, il suo strano insistere (la solita tiritera) sulla misericordia quando Giovanni Paolo II addirittura ne aveva istituito la festa. Ci condanna e ci porta alla irrilevanza. Ora il sale cristiano non solo non da più sapore ma è esso stesso diventato scipito. Ci sta portando verso quella notte hegeliana nella quale tutti i gatti sono grigi.
RispondiEliminaStralcio di un’intervista a MARIO PALMARO, inedita (inclusa in un volume “"Intervista ai maestri - Volume Secondo" (Eidon Edizioni), di Irene Bertoglio”), che è pubblicata da la bussola quotidiana e che inserirei qua in quanto, come si può leggere, egli tra l’altro manifesta la propria stima nei confronti del cardinal CAFFARRA
RispondiEliminaDa "LE COSE IMPORTANTI DELLA MIA VITA"
“Quando abbiamo fondato Verità e Vita sapevamo fin dall’inizio di essere una piccolissima realtà, di non godere alcun finanziamento, e anche di andare incontro a ostracismi e censure pesantissime all’interno dello stesso mondo cattolico. Ma sapevamo anche che la verità doveva essere riaffermata; la fiammella, anche esigua, doveva rimanere accesa. Noi cerchiamo, indegnamente e da poveri peccatori, di alimentare quel fuoco. Ed è successo un piccolo miracolo: Verità e Vita ha fatto molto rumore, direi un bel rumore, e ha attirato la simpatia e il sostegno di moltissime persone, e l’adesione di personaggi che considero straordinari, come ad esempio il magistrato Giacomo Rocchi, o il ginecologo Pino Noia. Sappiamo anche di essere molto stimati dal CARDINALE CARLO CAFFARRA.
Poi, alla luce di ciò che accaduto due anni dopo questa intervista (2012), mi permetto a questo punto di riportare dall’articolo anche una sua toccante confidenza personale, tra le altre interessantissime che si possono leggere nella versione integrale:
“Alla fine della nostra vita Dio ci giudicherà, e dunque è bene abituarsi a orientare ogni nostra decisione in questa prospettiva, anche se non è facile.
I novissimi dovrebbero essere il pane quotidiano del cattolico, anche se tendiamo a dimenticarcelo. E pensare che LA VITA SCORRE VELOCISSIMA E IN UN ATTIMO SAREMO DAVANTI A LUI. Mi sforzo di ricordarmi che siamo in questo mondo per compiere ogni giorno la volontà di Dio e sperare così di salvare la nostra anima,”
CHE GRANDE UOMO DI DIO! si potrebbe anche definire un'anima mistica e fortemente profetica (perchè mistica) che è passata su questa terra dando frutti abbondantissimi e lasciando un'eredità pesantissima da raccogliere e portare avanti senza tentennamenti e con la sua intercessione dal cielo...
Fonte e resto dell’intervista:
http://www.lanuovabq.it/it/articoli-palmaro-le-coseimportantidella-mia-vita-8687.htm
Lo scontro tra Titani quindi è iniziato in maniera ufficiale e violento!
RispondiEliminaNon più lettere pastorali o timide raccomandazioni di Conferenze episcopali ad uso interno, ma veri e propri attacchi ufficiali e espliciti alla dottrina Cattolica, difesa dal Prefetto dell'Ex Sant'Uffizio, Müller (si veda qui il suo intervento esplicito sul divieto di seconde nozze benedette dalla Chiesa e sulla comunione ai divorziati risposati).
Se si tocca qui, crolla tutto! E la Chiesa perderebbe ancora più di credibilità perchè contraddirebbe in maniera eclatante.
http://blog.messainlatino.it/2014/02/sulle-secondo-nozze-e-iniziato-lo.html
Laudetur Iesus Christus ! Semper laudetur.
RispondiEliminaCarissimi Ascoltatori, carissimi Amici,
"Card. Caffarra. L’indissolubilità del matrimonio è un dono non una norma"
... PLACET !
A mani giunte ! Preghiamo l'Immacolata.
Radio Vobiscum - [GERMANIA]
« Tradidi et quod accepi »
(((†)))
2 vescovi su 5100 vescovi....è gli altri?
RispondiEliminaClare
Lo scontro tra Titani quindi è iniziato in maniera ufficiale e violento!
RispondiEliminaMa per favore!
Titolo sensazionalistico, di cui non c'è affatto bisogno.
che cosa conta di più, l'etichetta della scatola o il contenuto ? il titolo sarà pure troppo "squillante", ma la sostanza dei fatti non cambia per nulla:
Eliminaè iniziata nella Chiesa la grande divisione (scisma) tra chi vuol seguire con integra fedeltà (a qualunque costo come i martiri) la Verità e il Vangelo, che giammai cambiano per compiacere al mondo, e chi vuol assecondare il mondo e i suoi piaceri e poteri luciferi, passando per opportuni COMPROMESSI, passagi graduali o grimaldelli, (fessure e crepe che allargandosi sotto i picconi rivoluzionari favoriti da Bergoglio, provocheranno l'implosione dell'edificio fede-dottrina)
Non ci sarà una terza via, dal momento che NSGC dice: "Chi non è con me è contro di me".
Fuori argomento, chiedo scusa.
RispondiEliminaStamani ero alla messa a Avellino. C'erano le cresime, e il celebrante, un domenicano (!), ha fatto il solito spettacolino avvilente ch'è facile immaginare. A me pareva d'esser tornato alla mia infanzia e adolescenza negli anni settanta; anzi in realtà era anche peggio, molto peggio... Ma non la voglio far lunga.
Insomma, a un certo punto quell'istrionico figlio di san Domenico se n'è uscito con una frase che m'è parsa rivelatrice.
Rivolto ai fanciulli cresimandi, gli ha detto più o meno: "Ragazzi, voi siete pieni di vita. Noi invece ci siamo sclerotizzati, inariditi: siamo mezzo morti, non ci moviamo più. Per questo voi ci dovete ridare quella vita che abbiamo perso" (e la vita, per lui, saranno state le chitarre e i battimani, insomma l' "hacer lío" bergogliano).
Ho pensato, non con disprezzo ma con compassione (e metto anche me stesso in questa riflessione): "VOI SIETE VECCHI COME IL CUCCO! Vi sentite, siete, vecchi, superati, falliti, confusi, non sapete cavare un ragno dal buco. E v'illudete di ringiovanire così! Che pena!"
Ripeto, non vorrei che le mie parole sonassero poco caritatevoli. In realtà, siamo tutti, e io come loro, sulla stessa barca, partecipi delle stesse contraddizioni e nevrosi. Ma certi trucchetti clericali tornano sempre, e sono sempre gli stessi.
Maso
... e due.
RispondiEliminae tre con Burke.
Bisognerebbe sapere qualcosa di più sui vescovi nord-americani, quelli africani e asiatici
Ringrazio Dio per avere dato alla mia città un grande pastore..
RispondiEliminaancor più in questi tempi angosciosi un dono inestimabile
Sul funerale di Mario Palmaro:
RispondiEliminaMario Palmaro lascia la moglie e quattro figli in giovane età e per avere il funerale cattolico ha dovuto ricorrere ad una astuzia: ancor vivo ha chiesto all’arciprete di Monza che nel duomo, alla sua morte, fosse celebrata la S. Messa cattolica; l’arciprete rispose picche. Ma Mario aveva già scritto al sindaco che nel caso gli fossero state vietate le esequie in Chiesa, fossero fatte da un sacerdote cattolico (fedele al vetus ordo) in piazza. E il Sindaco acconsentì. Così, di fronte a quello che poteva divenire uno scandalo vergognoso, l’arciprete ha fatto celebrare la S. Messa di sempre nel duomo alla presenza di una immensa e commossa folla di fedeli.
http://www.riscossacristiana.it/la-chiacchierata-domenicale-15-di-rigoletto-corsini/
I novissimi dovrebbero essere il pane quotidiano del cattolico, anche se tendiamo a dimenticarcelo. E pensare che LA VITA SCORRE VELOCISSIMA E IN UN ATTIMO SAREMO DAVANTI A LUI.
RispondiElimina------------------------------
Questa sacrosanta verità la ripeto da tempo (subendo linciaggi nei blog, dove mi si risponde che non è bene formare i fedeli con la paura del Giudizio), ho scritto la stessa cosa ieri sera, nel 3d sul tema "pastorale rivoluzionaria", in un commento in cui raccontavo alcune cose della mia personale esperienza di fede (e risposte di confessori) ma è stato cestinato, non so perchè.
vt
i vescovi africani si sono pronunciati in maggioranza contro la demolizione lassista del matrimonio, (notizia letta pochi giorni fa)
RispondiEliminaAttenzione tutti!
RispondiEliminaQuesto discorso del Cardinale Caffarra contiene un veleno mortifero.
Il dire che non c'è causa di dire che Humanae Vitae contenga confusione...
Infatti, Humanae Vitae contiene una novella enorme: il dire che è lecito la pratica in cui la coppia agisce in tale modo che fa più frequente l'occasione di sesso e meno frequente la possibilità naturale di concezione, tramite la pratica esplicata in n. 16 del Documento:
« Liceità del ricorso ai periodi infecondi »...
Perchè in dire che è lecito di cercare di avere più esperienzi di piacere venerale e meno occasioni di concenzioni si promuove la lussuria
la lussuria è l'effetto primario e la conseguenza essentiale di peccato originale...
Quindi, Humani Vitae è fondata sulla negazione del peccato originale...
Quindi, il discorso di Caffara per defendere il matrimonio è in realtà fondata sulla negazione del peccato originale...
Per me, non voglio usare nessum ragionamento che nega la necessità della mia salvezza tramite Gesù Cristo e Egli crocifisso!
Romano
A me pare semplicissimo, la barca affonda il vdr che stupido non è cerca disperatamente un appiglio che accontenti le 'folle' estatiche i poteri forti intra et extra ecclesiam (più intra) e non sa che fare o prima i poi dovrà pronunciarsi, continuare questa pantomima non reggerà a lungo....x ciò che ha detto Josh, vale per tutte le regioni limitrofe, uno sfascio morale inimmaginabile, si fa specie per le baby squillo a Roma? Ce ne sono a migliaia dappertutto talora spinte o insieme alle madri, di che si parla, ci sono anche tantissimi baby maschi prostituti, anche se non se ne parla, meglio che si stia zitti, siamo ben al di là del bene e del male; non penso che la gmg di Rio fosse il problema principale, il bubbone scoppierà e sarà devastante, la cc è fuori dalla grazia di Dio il tempo è arrivato di schierarsi contro o con finora scarse adesioni da parte della intellighenzia, io già l'ho detto la situazione è non grave, gravissima e sta sfuggendo di mano anche al furbo vdr. Lupus et Agnus.
RispondiEliminaIl papa emerito prega, ma anche consiglia. Ecco come
RispondiEliminaRegnante Francesco, Benedetto esalta Giovanni Paolo e soprattutto la sua enciclica "Veritatis splendor" sui fondamenti della morale. Era un papa, dice, che non aveva paura di "come le sue decisioni sarebbero state accolte"
http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1350744
http://www.vatican.va/holy_father/john_paul_ii/encyclicals/documents/hf_jp-ii_enc_06081993_veritatis-splendor_it.html
m
Vt, non comprende che viene cestinato perché continua a sbatterci in faccia la Legge, e continua a non comprendere che non intendiamo disattenderla o sminuirla la legge, ma non facciamo altro che puntare lo guardo su Colui che ci rende capaci di viverla.
RispondiEliminaInoltre parliamo di principi e non di casuistica, se non in termini esemplari, come ha fatto il card. Caffarra.
Inoltre a cosa servono lenzuolate di sermoni laici moralistici che non ci danno la luce della grazia? Ci sono tante giuste considerazioni, ma la Chiesa, insieme all'ibsegnamento ci dà la grazia per accoglierlo. Uno strumento del genere manca della irrinuciabile compresenza concreta che consente a chi ascolta di percepire il fuoco, il calore dello Spirito- ch'è Lui che opera - nelle parole dei pastori o dei testimoni (come ben ricorda anche il cardinale).
A che ci serve richiamare l'attenzione sulle opere "per acquisire meriti" (commenti di oggi pure "cestinati") quando stiamo cercando di imparare che al di là del merito (mai sufficiente a colmare la nostra miseria e che ha senso solo nei meriti di Cristo) ogni nostro pensiero e azione discende dal dato fondamentale di essere ordinati al Signore e di essere, prima e per vivere, per la Sua gloria e sotto il Suo sguardo?
Per Romano: HV non contiene nessuna novella. Lecito non significa automaticamente buono.
RispondiEliminaDalla Regola patorale di S. Gregorio Magno:
Bisogna ammonire gli sposi a ricordarsi che essi sono uniti allo scopo di avere figli, e quando, servendo ad una unione sfrenata, mutano il momento della propagazione in pratica del piacere, considerino che, anche se ciò non avviene al di fuori dell’unione matrimoniale, tuttavia nel matrimonio stesso essi oltrepassano i diritti del matrimonio. Per cui è necessario che, con frequenti orazioni, cancellino ciò che, per la mescolanza col piacere, macchia la bellezza dell’atto coniugale. È perciò infatti che l’Apostolo, esperto di medicina celeste, non ammaestrò tanto i sani, quanto mostrò i rimedi ai malati dicendo: Quanto a ciò che mi avete scritto: È bene per l’uomo non toccare donna; ma per rimedio alla fornicazione ciascuno abbia la propria moglie e ciascuna abbia il proprio marito (1 Cor. 7, 1-2). Ma se mise avanti il timore della fornicazione, certo non stabili il precetto per quelli che stanno saldi in piedi, bensì mostrò un letto a coloro che cadono perché non rovinassero in terra. Perciò ancora, ai vacillanti, aggiunse: Il marito dia alla moglie ciò che le deve e così la moglie al marito (1 Cor. 7, 3); ma, nel fare ad essi qualche concessione riguardo al piacere, nell’ambito di una onestissima unione, aggiunse: Ma questo lo dico per indulgenza, non per comando (1 Cor. 7, 6); e accenna evidentemente che si tratta di colpa; poiché parla di un oggetto di indulgenza, ma di colpa tale che tanto più presto è condonata in quanto con essa non si compie qualcosa di illecito in sé, ma piuttosto non si contiene, in un ambito di moderazione, ciò che di per sé è lecito. Ed è ciò che Lot esprime bene in se stesso quando fugge Sodoma in fiamme e tuttavia, trovando Segor, non sali subito la montagna (cf. Gen. 19, 30). Fuggire Sodoma in fiamme significa rinunciare agli incendi illeciti della carne, e l’altezza dei monti è la purezza delle persone continenti. Ora, sono certamente come chi sta sul monte perfino coloro che, pur aderendo all’unione carnale, tuttavia non si abbandonano ad alcun piacere della carne al di fuori di quell’atto compiuto per avere figli. Stare sul monte, cioè, significa non cercare nella carne se non il frutto della generazione. Stare sul monte significa non aderire carnalmente alla carne. Ma poiché ci sono molti che rinunciano ai peccati della carne e tuttavia, posti nello stato matrimoniale; non ne osservano solamente i diritti del suo debito uso, usci appunto Lot da Sodoma e tuttavia non giunse subito sui monti, a indicare che quando già è abbandonata la vita degna di condanna, l’altezza della continenza coniugale non è però ancora raggiunta in tutta la sua perfezione. Ma c’è nel mezzo la città di Segor, per salvare il debole che fugge, poiché naturalmente, quando i coniugi si uniscono a causa dell’incontinenza, fuggono la caduta del peccato e tuttavia si salvano per condiscendenza. È come se trovassero una piccola città che li difende dal fuoco, poiché una tale vita coniugale non è certo mirabile per la virtù e tuttavia è sicura dal castigo.
"Questo discorso del Cardinale Caffarra contiene un veleno mortifero"
RispondiEliminatutti questi distinguo a mio avviso (ed in tale momento storico) sono solo deleteri.
Per me il magistero è ininterrotto fino a BXVI (su bergoglio, vedremo). m
Romano,
RispondiEliminaNon so se il peccato originale escluda dallo scopo primario della procreazione quello altrettanto importante dell'unione profonda dei coniugi che vivono il comune "giogo", che diventa "leggero" solo in Cristo, per tracciare il solco diritto, tenuti e guidati spalla a spalla... E che, prima ancora del fine (l'essere fecondi e dare la vita, non solo nella sfera genitale) deriva dall'essenza che lo fonda e lo perfeziona del rappresentare l'unione sponsale creatura-Creatore.
Il rapporto sponsale non è solo ricerca del piacere ma è anche la "fusione" di due persone complementari che, proprio nella misura in cui raggiunge le più alte vette del comunicare e del comunicarsi, costruisce un "noi".
È proprio in questo senso che l'indissolubilità del matrimonio è dono e non norma, nel senso cioè della sua realtà ontologica.
Che poi nella realtà questo ideale stupendo sia difficile (ma non imposdibile lasciando operare la grazia e se ce lo insegnano) non ne sminuisce l'importanza e la bellezza e l'impegno a realizzarlo per quanto possibile.
Francamente a me sembra un errore (dettato dalla mentalità comodista odierna) chiamarlo "ideale", perchè di solito l'ideale fa pensare agli idealisti, che non vivono nella realtà concreta, ma sognano mete irraggiungibili: questo nell'accezione comune, cioè il 95% della gente che usa quella parola.
RispondiEliminaLo stesso errore fu riscontrato da alcuni intellettuali cattolici all'uscita del libro di BXVI "Luce del mondo" in cui appunto si parlava dell'"ideale" della fedeltà coniugale (e argomenti attinenti).
Il comune credente che legge tale espressione può essere indotto a pensare che la fedeltà e costanza dell'unione coniugale per l'intera vita siano imprese impossibili per l'uomo moderno, come se uno dicesse che Dio ci impone un peso superiore alle nostre forze. Ma per 19 secoli è stato insegnato che il Signore dà sempre una croce commisurata alle spalle, perchè Egli non è un ingiusto o scriteriato padre, ma sa bene come misurare a ciascuno di noi il peso della vita.
E ricordiamo che a S. Paolo che si lamentava della "spina nella carne", rispose:
"Ti basti la mia Grazia".
Egr. mic, subisco da lei accuse incredibili e infondate, rilegga bene il commento cestinato. Mi dica per cortesia dove ho "sbattuto in faccia la legge ecc." in un commento nel quale ho solo raccontato un mio percorso di vita di fede, esattamente come hanno fatto Lupus e unasolafede, e vari altri bloggers.
RispondiEliminaDunque qui si usano doppi pesi e misure per valutare un commento autobiografico, del tipo testimonianza? davvero increscioso.
Ho raccontato che a me nessuno ha mai sbattuto in faccia nulla, e ho detto come ci viene riferito di M. Palmaro, che i Novissimi sono fondamentali per la formazione cristiana.
Ora non capisco come mai l'affermazione è bella e giusta se detta da Palmaro e sbagliata se riferita da un comune fedele sconosciuto ?
Assurdo, e incomprensibile questo bavaglio senza alcun motivo ragionevole e comprensibile (forse per i somari come me).
vt
PS se esiste qui un senso base della giustizia e il rispetto della libertà d'opinione, lasci giudicare ai bloggers il mio commento, se meritava le accuse rivoltemi.
PS secondo un minimo buonsenso (quello delle pietre della strada) nessuno può dire "sbatter-CI" = a noi, se NON ha permesso ai lettori la lettura diretta di un commento altrui, bensì l'ha letto una persona sola e subito eliminato. Doveva dire "sbatter-MI" e magari dimostrarlo con argomenti questo verbo, che non trova fondamento nelle mie parole.
RispondiEliminaMi sbaglio ?
vt
Completamento della mia risposta a Romano. Sto riflettendo in diretta:
RispondiEliminaIl peccato originale e la ferita che ci ha lasciato rende effettivamente impossibile il perfetto ripristino dell'unione perfetta creatore-Creatura (riguarda la coppia ma ogni singola anima in primis) ripristino che però è stato operato dal Signore e dunque possibile, per quanto ci sia dato per grazia, coniugata con l'impegno, solo in in Lui.
San GREGORIO MAGNO riportato da Anonimo delle 09.46:
RispondiElimina"Ora, sono certamente come chi sta sul monte perfino coloro che, pur aderendo all’unione carnale, tuttavia non si abbandonano ad alcun piacere della carne AL DI FUORI di quell’atto compiuto per avere figli. STARE SUL MONTE, cioè, SIGNIFICA NON CERCARE NELLA CARNE SE NON IL FRUTTO DELLA GENERAZIONE."
Caro Anonimo delle 09.46, GRAZIE! Non sai infatti quanto siano state importanti queste parole di San Gregorio Magno che hai postato: forse non ci crederai, e forse nessuno ci crederà (non importa, lo sa solo Dio che è tutto vero), ma io e mia moglie PROPRIO questa mattina parlavamo di questo, di come sia cosa ottimale, agli occhi di Dio, non disgiungere l'unione carnale dalla intenzione di procreare (questa, oltre a quella mirabile e importante del santo, è infatti anche la nostra modestissima opinione, suffragata però da "indizi" che Egli ci ha sempre dato).
Ecco, almeno noi oggi abbiamo così avuto un'ulteriore conferma dal Cielo che la continenza allorquando non si possano avere figli (per un periodo limitato o per sempre), è cosa buona e gradita a Dio (San Gregorio Magno dice infatti che "stare sul monte" significa non cercare nella carne se non il frutto della generazione"). E che, SE SI CAPISCE BENE l'importanza di tutto questo (ricordiamoci il fine degli organi che non a caso vengono definiti "genitali", cioè "GENERATIVI") e da parte nostra ci si mette un VERO impegno, Egli darà allora, senza escludere specie all'inizio lotte interiori, la grazia sufficiente per portarlo a buon fine anche per tutta la vita matrimoniale.
Vt,
RispondiEliminapubblico questo una volta per tutte per dirle che lei qui non scrive a ME ma CI scrive. Certo il mio criteri di selezione è personale, ma non arbitrario perché l'ottica che uso è l'attenzione agli altri in relazione al tema alle dinamiche e al momento specifico della discussione che si dipana di volta in volta.
Se non le stanno bene i miei criteri , padronissima/o, ma perché insiste e pretende?
Ancora a completamento del mio pensiero vorrei concludere, per il momento, che ogni vocazione tende al ripristino dell'unità originaria Creatore-creatura nel suo modo specifico. Quindi il discorso vale per il rapporto di coppia che si vive nel matrimonio a partire dall'indissolubilità del vincolo sacramental, abbiamo visto fondata sulla sua essenza non sulla legge. Ma è la stessa fedeltà, tenendo conto che fedele è innanzitutto il Signore, che è richiesta per ogni altro tipo di vocazione, consacrata o meno...
RispondiEliminaNel caso del matrimonio la consacrazione è data dal sacramento.
A chi diffida dell'uso del termine ideale, è evidente che parlare di ideale significa aver presente un modello sublime ma non irrealizzabile ( anche se la compiutezza non ci appartiene ancora) ed è la stessa vita di fede, nella grazia, che ci rende possibile non solo tendervi ma avvicinarci sempre di più. Ed è un ideale la cui misura e cifra e modello e realizzatore è sempre e solo Cristo Signore; dalla cui pienezza ci è dato ricevere molto di più di quanto possiamo osar sperare...
Certo se usciamo dall'ambito della fede queste cose non sono comprensibili e dunque non comprese e per questo non accolte: "il mondo non mi conosce, ma voi mi conoscete e lo Spirito vi ricorderà TUTTO quanto vi ho detto". Condenso in queste parole ciò ce ci riguarda più da vicino.
Mic,
RispondiEliminaLa prego la sua ragionamento per appogiare il detto
"ciò che è licito non è buono"...
perchè nel senso che la legge morale, divino o naturale vience da Dio come espressione della Sua Volontà che desidera sempre il buono, COME MAI il lecito non è buono?
anche il meramente lecito è sempre buono, no?
mi stupisce...
Romano
Romano, non afferro bene il senso di quel che mi dice. Può scrivermelo in inglese, per favore?
RispondiEliminaVoglio capire bene per non cadere in errore.
Dopo il Concilio VII è stato disatteso ( se non negato espressamente ) il dettame del "Sillabo" X, LXXVII che condanna come erronea l'affermazione: "In questa nostra età non conviene più che la religione cattolica si ritenga come l'unica religione dello Stato, esclusi tutti gli altri culti, quali che si vogliano."
RispondiEliminaUna volta proclamato il diritto inviolabile di libertà religiosa anche in foro esterno a tutte le altre forme religiose e ideologiche, secondo cui il matrimonio non è di per sè monogamico e indissolubile, non essendo un sacramento, non vedo come si potesse alla lunga rifiutare la regolamentazione giuridica delle conseguenze di questi altri assetti matrimoniali ( divorzio, con norme per dirimere questioni economiche e di affidamento dei figli ). A seguire, favorita dal periodo di benessere, la diffusione di un costume aperturista e lassista che ha invaso anche il "popolo cattolico", ad esempio riducendo il potere di controllo dei genitori sui figli adolescenti.
D'altra parte con la perdita dell'egemonia culturale del Cattolicesimo di fatto non si sarebbe potuto mantenere il modello dello "stato cattolico": la pura forza non sarebbe bastata, come è dimostrato dal fallimento della Restaurazione con la rivoluzione del 1830.
Per dirla alla grossa: la stalla è stata aperta, i buoi sono in gran parte scappati... e adesso?
Sono l'anonimo delle 9:46...
RispondiEliminaCredo che Romano si riferisca alle mie infelici parole: "Lecito non significa automaticamente buono."
Forse avrei dovuto scrivere che "lecito non è automaticamente l'ottimo."
Comunque S. Gregorio lo spiega sicuramente meglio di me: "poiché una tale vita coniugale non è certo mirabile per la virtù e tuttavia è sicura dal castigo."
Mic,
RispondiEliminaIl buono ha molteplici sensi:
il buono in se
il buono secondo se
il bono come fine o il buono ad quem
il lecito nel senso proprio è cio che non è contra la legge...
ma in questioni di moralità, la legge propria è la legge morale..
è per noi Cristiani la legge morale non riguarda soltanto il bonum in se o secondo se, ma anche il buono ad quem, la fine buona
quindi se l'uso della pratica specificata in Humanae Vita n. 16 è lecità, è lecità sia in se o secondo se o come fine...
ma per Cristiani niente in se neutro è lecito quando il suo uso è per peccato o per vizio o motivato dal peccato o vizio...
un esempio: pulirsi le mani...
in se, non è un atto moralmente buono ma neutro
ma è un atto naturale buono
secondo se è buono se non daneggia l'essere umano o i diritti naturali o morali degli altri..
ma come segno può essere cattivo...come Pilato ha fatto per significare che non voleva essere riconosciuto come responsabile per la condanna del Signore...
l'uso specificato in HV n. 16 riguarda il Sacramento di Matrimonio, quindi tale pratica è cattiva
primo, perchè fa uso di sesso separato da generazione e quindi viola la dignità e i doveri di matrimonio e dell'atto coniugale...
secondo, viene da una mentalità che non referisce ai doveri di stato o di natura...
terzo da soddisfazione ai vizi di impurità, lussuria e mancanza di fiducia nella divina providenza...
quarto, non ha giustificazione adeguata per essere consigliato perchè l'astenenza, la mortificazione e l'uso di matrimonio ha altri sempre buoni consigli per il loro uso che evitano le necessità per usare la pratica di n. 16...
quindi, al mio parere e di molti scrittori cattolici, Humana Vita apre le porte alla cultura mondana in quale la lussuria regge la mente e la lassuria è l'unica consigliere per la coppia...
Romano
http://holyqueen.altervista.org/bruti04.htm
RispondiEliminaBisogna ammonire gli sposi a ricordarsi che essi sono uniti allo scopo di avere figli, e quando, servendo ad una unione sfrenata, mutano il momento della propagazione in pratica del piacere, considerino che, anche se ciò non avviene al di fuori dell’unione matrimoniale, tuttavia nel matrimonio stesso essi oltrepassano i diritti del matrimonio. Per cui è necessario che, con frequenti orazioni, cancellino ciò che, per la mescolanza col piacere, macchia la bellezza dell’atto coniugale. È perciò infatti che l’Apostolo, esperto di medicina celeste, non ammaestrò tanto i sani, quanto mostrò i rimedi ai malati dicendo: Quanto a ciò che mi avete scritto: È bene per l’uomo non toccare donna; ma per rimedio alla fornicazione ciascuno abbia la propria moglie e ciascuna abbia il proprio marito (1 Cor. 7, 1-2). Ma se mise avanti il timore della fornicazione, certo non stabili il precetto per quelli che stanno saldi in piedi, bensì mostrò un letto a coloro che cadono perché non rovinassero in terra. Perciò ancora, ai vacillanti, aggiunse: Il marito dia alla moglie ciò che le deve e così la moglie al marito (1 Cor. 7, 3); ma, nel fare ad essi qualche concessione riguardo al piacere, nell’ambito di una onestissima unione, aggiunse: Ma questo lo dico per indulgenza, non per comando (1 Cor. 7, 6); e accenna evidentemente che si tratta di colpa; poiché parla di un oggetto di indulgenza, ma di colpa tale che tanto più presto è condonata in quanto con essa non si compie qualcosa di illecito in sé, ma piuttosto non si contiene, in un ambito di moderazione, ciò che di per sé è lecito.
RispondiEliminaCredo che sia necessario spezzare bene il pane di questo brano. E mi riallaccio anche a quel che dice Romano.
Faccio due osservazioni:
1. La distinzione di Romano non l'avevo vista e ora che la esplicita la riconosco.
Mi suscita però una domanda. Come la mettiamo con le unioni felici di coppie sterili o in età non più feconda? Il loro atto coniugale non è buono e non ha senso solo perché non finalizzato (non per loro chiusura) alla procreazione? Certo il discrimine tra un piacere cercato per se stesso oppure come la conseguenza dell'unione sana e profonda forse non è facile e risiede nella maturità spirituale delle persone. E mi chiedo se la maturità spirituale porti necessariamente a sublimare quello che viene visto come semplice "appetito" o "concupiscenza" e non anche come qualcosa che comunque è inscritto nella natura e che non ho strumenti per conoscere se appartiene alla natura ferita. Anche se il Signore ha detto che in cielo sarà diverso. E che spazio ha in tutto questo il mio ragionamento sul fine unitivo compresente a quello procreativo. E' proprio del tutto sballato?
2. parlare dell'atto coniugale come semplice "rimedio per la fornicazione" mi pare riduttivo e il perché è contenuto nel discorso di cui sopra. E' giusto pensare che la finalità è duplice: procreativa ma anche unitiva? E' sballato pensare che la prima possa discendere dalla seconda e non viceversa, perché è vero che il Signore ha dato il comando "crescete e moltiplicatevi", e tuttavia la fecondità generativa si dispiega tanto più quanto più vengono diluite le conseguenze della ferita originaria e si attua il ripristino dell'immagine e somiglianza col Creatore, al quale siamo ordinati che è il dato ontologico ripristinato dal Signore con la sua morte espiativa e redentiva e la sua risurrezione rigenerativa. Quando parlo di fecondità generativa penso sia a quella materiale (nel concepire, dare alla luce e prendersi cura di un nuovo essere frutto del proprio amore e della propria unione) ma anche a quella morale e spirituale per tutta la vita (che prosegue attraverso le relazioni, diverse, che maturano con i figli finché e anche quando non diventano adulti).
E che per le persone non spostate si dispiega nelle loro relazioni rese vive e feconde dalla vita di Fede nel Signore.
Resto con questi punti di domanda.
Grazie mic.
EliminaSarebbe meglio se i pastori invece di preoccuparsi di gestire i fallimenti accompagnassero la formazione per prevenirli e l'approfondimento di queste cose.
Correggo *non sposate* invece che "non spostate"... Che sia un lapsus freudiano? :)
RispondiEliminaMic, penso che se Dio puo` resuscitare i morti, guarire malati incurabili, far piangere sangue a statue, perche' non puo` far si` che una donna di 70 anni o che ha avuto un'isterctomia rimanga incinta? Sarebbe un grande miracolo, certo, ma abbiamo la fede per chiederlo umilmente? L'antico ed il nuovo Testamento sono pieni di esempi del genere...
RispondiEliminaCaro bedwere non vedo ragionevoli motivi per tenrare il Signore chiedendo un miracolo del genere.
RispondiEliminaComunque con l'aria che tira il miracolo sarebbe trovare una settantenne ancora più o meno felicemente sposata col primo marito. A prescindere dal fatto se assolva o meno al suo compito di essere "rimedio per la fornicazione" ;)
beh, Mic, di settantenni felicemente ancora sposate col primo marito ne conosco tante, vista anche l' eta' media dei miei pazienti. Cosi come di vedove inconsolabili. Sono le 40- 50 enni, ed ormai anche le30- 40 enni che rischiano di piu'.
RispondiEliminaNon vorrei scioccare Romano, ma penso che la Chiesa, e non da Paolo VI, abbia un po' modificato l' atteggiamento sul matrimonio, o sbaglio? Che dicevano i Papi preconciliari ?
Rosa
Tolti alcuni punti, credo di aver parlato in maniera troppo rude.
RispondiEliminaIn un matrimonio davvero cristiano, certamente nel tempo l'amore si trasforma, se già non lo è fin dal principio, in amore teologale...
Mic,
RispondiEliminain riguardo al caso dei sposi anzianzi o secondo i medici infertili, mi pare il punto dell'argomento resta nella specificazione di "infertilità"...
Con il Signore non c'è mai un tempo in cui la coppia sposata in matrimonio fidele sono incapace assolutamente di generare, perchè il Signore è la loro causa prima di fertilità, non il corpo...
Quindi, l'uso di matrimonio in tale caso con fede nella onnipotenza del Signore sempre compie il fino essenziale e i doveri di stato di matrimonio...
ci sono tanti esempi in storia, non soltanto dei sposi cannonizati...
Quindi, la risposta piena è che l'uso dei methodi raccomandati in n. 16 di H.V. è impossibile senza transgredere la fede e la fiducia che sono essenziali al Sacramento di Matrimonio, perchè i sposi non devono essere fideli solamente a se stessi, ma al Signore Onnipotente e al Signore della Providenza e al Signore Vivificatore... così la Santissima Trinità entra il Sacramento fino in fondo...
Romano
Grazie Romano. È vero.
RispondiEliminaNe avevo bisogno.
grande dimostrazione della fiducia da riporrre solo in Dio, e non nelle risorse umane, di cui parla Romano, è l'evento di S. Elisabetta, vecchia e sterile, che concepisce il Battista, per volontà di Dio Provvidente, che governa la natura da Lui creata, per dirigerla ai Suoi fini insondabili, non limitato dalle "leggi di natura", che può all'occorrenza sospendere o modificare con miracoli.
RispondiEliminaCredo anch'io in questo. Solo che dell'affermazione di bedwere avevo colto l'aspetto "assurdo" della richiesta. Ciò che non è assurda è l'iniziativa di Dio
RispondiEliminaSarebbe meglio se i pastori invece di preoccuparsi di gestire i fallimenti accompagnassero la formazione per prevenirli e l'approfondimento di queste cose.
RispondiEliminaSe seguissero l'esempio del cardinale Caffarra:
Manca una pastorale familiare?
È mancata. È una gravissima responsabilità di noi pastori ridurre tutto ai corsi prematrimoniali. E l’educazione all’affettività degli adolescenti, dei giovani? Quale pastore d’anime parla ancora di castità? Un silenzio pressoché totale, da anni, per quanto mi risulta. Guardiamo all’accompagnamento delle giovani coppie: chiediamoci se abbiamo annunciato veramente il Vangelo del matrimonio, se l’abbiamo annunciato come ha chiesto Gesù. E poi, perché non ci domandiamo perché i giovani non si sposano più? Non è sempre per ragioni economiche, come solitamente si dice. Parlo della situazione dell’Occidente.
Mic
RispondiElimina"Correggo *non sposate* invece che "non spostate"... Che sia un lapsus freudiano? :)"
ahah divertente....:-))
OT, ma cosa reale, giusto per stemperare innocentemente un po' i nostri temi usuali.
Devi sapere che attiro matte (e matti). Sul serio! da sempre. Forse pensano che lo sia anche io:)
In autobus, per strada, al supermercato, al mercatino.
Qualche anno fa una signora voleva mollarmi un ceffone, mai vista in vita mia, ero seduto a un tavolino con un caffè e un'amica e siamo dovuti andare via.
L'altra settimana un tipo si è seduto di fianco a me che stavo prendendo un caffè e mi ha dato 20 cent. rimproverandomi di averglieli chiesti, anche se lui non poteva darmeli, non era un buon momento. Non so di che parlasse, mai visto prima.
Altri sono più imbarazzanti ancora, tipo una signora sul bus che messe le mani dove non batte il sole, mi ha detto "pentiti!". mah
Ormai devo girare con gli occhi aperti.
Come vedi, Mic....:))
Come ho fatto capire apertamente nel mio post di stamattina delle ore 11.49, io sto fattivamente e completamente con sant’Agostino…
RispondiEliminaSANT’AGOSTINO (da “La dignità del matrimonio”)
“[...] QUANTO MIGLIORI SONO I CONIUGI, TANTO PIU’ PRESTO COMINCERANNO AD ASTENERSI DI RECIPROCO ACCORDO DALL’UNIONE DELLA CARNE: in tal modo non diventa in seguito inevitabile non potere più ciò che ancora si vorrebbe, ma SI ACQUISTA IL MERITO DI AVERE RINUNCIATO FIN DA PRIMA A CIO’ CHE ANCORA SI POTEVA.
[…]Hanno anche questo vantaggio i matrimoni, che L’INTEMPERANZA DELLA CARNE o dell'età giovanile, anche se in sé è da riprovare, VIENE RIVOLTA ALL’ONESTO SCOPO DI PROPAGARE LA PROLE, cosicché l'unione coniugale dal male della libidine produce un bene. Inoltre così la concupiscenza carnale viene frenata e in un certo qual modo arde più pudicamente, perché LA MITIGA IL SENTIMENTO DELLA PATERNITA’.
SI FRAPPONE INFATTI UNA SPECIE DI DIGNITA’ NELL’ARDORE DEL PIACERE, SE NEL MOMENTO IN CUI L’UOMO E LA DONNA SONO CONGIUNTI L’UNO CON L’ALTRO, PENSANO DI ESSERE PADRE E MADRE.
[...]
6. 6l'Apostolo non dà una norma vincolante, ma PER INDULGENZA concede agli sposi che si possano unire anche senza lo scopo della procreazione. Perciò BENCHE’ SIANO I CATTIVI COSTUMI A SPINGERE I CONIUGI A QUESTI RAPPORTI, le nozze li difendono dall'adulterio e dalla fornicazione. Infatti non è che quegli eccessi siano consentiti grazie alle nozze, ma grazie alle nozze sono perdonati. Pertanto GLI SPOSI SONO TENUTI ALLA FEDELTA’ NEI RAPPORTI SESSUALI INTESI ALLA PROCREAZIONE DEI FIGLI, e questa è la prima forma di società conosciuta dal genere umano in questa vita mortale. Ma hanno anche l'obbligo di darsi sostegno reciprocamente nella debolezza della carne, per evitare rapporti illeciti; così, anche se ad uno di essi piacesse una perpetua continenza, non vi si può attenere senza il consenso dell'altro.
-QUANDO IL RAPPORTO CONIUGALE AVVIENE CON LO SCOPO DI PROCREARE E' SENZA COLPA;
-QUANDO IL RAPPORTO CONIUGALE AVVIENE PER SODDISFARE LA CONCUPISCENZA, MA CON IL CONIUGE A MOTIVO DELLA FEDELTA’ CONIUGALE, RAPPRESENTA UNA COLPA VENIALE;
C)l'adulterio invece o la fornicazione rappresentano un peccato mortale.
E per questo L’ASTENSIONE DA OGNI RAPPORTO E’ SENZ’ALTRO PREFERIBILE ADDIRITTURA ALLO STESSO RAPPORTO CONIUGALE CHE AVVIENE PER PROCREARE.
6. 7. QUELL’ASTENSIONE COMPORTA CERTO UN MAGGIOR MERITO, MA:
-RENDERE IL DEBITO CONIUGALE (cioè per procreare) NON E’ AFFATTO UNA COLPA,
-ESIGERLO OLTRE LA NECESSITA’ DI PROCREARE E’ UN PECCATO VENIALE,
-fornicare addirittura o commettere adulterio è un peccato da punire.
[...]
Essi [i patriarchi] si sposavano per il compito della generazione, “non per l'infermità del desiderio, come le genti che ignorano Dio”. E QUESTA E’ UNA VIRTU’ COSI’ GRANDE, CHE OGGI E’ PIU’ FACILE A MOLTI ASTENERSI PER TUTTA LA VITA DA OGNI RELAZIONE CARNALE, PIUTTOSTO CHE OSSERVARE DOPO LE NOZZE LA REGOLA DI NON UNIRSI SE NON PER LA PROCREAZIONE.
FRA QUELLI CHE SONO SPOSATI O CHE LO SONO STATI, ABBIAMO FORSE UDITO QUALCUNO SOSTENERE NEI DISCORSI INTIMI DI NON ESSERSI MAI UNITO ALLA CONSORTE SE NON SPERANDO IL CONCEPIMENTO? Dunque ciò che gli Apostoli ordinano ai coniugati, questo è proprio delle nozze; ciò che invece essi concedono per indulgenza, o ciò che ostacola la preghiera, QUESTO IL MATRIMONIO NON LO COMPORTA, MA LO TOLLERA".
l'angelismo di modernisti (di origine catara) ha contaminato movimenti cattolici e prelati. di qui il parlare del matrimonio in termini di tensione unitiva e quant'altro.
RispondiEliminail fondamentale rifiuto del peccato originale (rifiuto che noi sperimentiamo ogni giorno nei rapporti con il clero ex-cattolico), rende le persone incapaci dei comprendere uno dei fine del Matrimonio (il rimedio alla concupiscenza). è proprio come ha detto don Curzio: ci si divide tra chi crede al peccato originale (e quindi alla necessità della Redenzione) e chi non ci crede e pensa che siamo tutti salvi e che quindi Nostro Signor Gesù Cristo è stato l'apice dell'umanità, in quanto esempio di svuotamento di sé verso l'altro (dottrina kenosis condannata da Pio XII, nell’enciclica Sempiternus Rex Christus, 1951).
Una sola fide,
RispondiEliminaè vero cio che dice S. Agostino, ma dobbiamo ricordare che è proprio il dovere sacramentale del Matrimonio di generare figli....
generare figli in matrimonio non è solanto un buono naturale ma un buono morale e merita grandissime grazie per i sposi e per tutta l'umanità...
una chiesa o una società che non incoraggia questa bontà non è fidele al Signore...
Romano
"Bisognerebbe sapere qualcosa di più sui vescovi nord-americani, quelli africani e asiatici"
RispondiEliminaForse bisognerebbe sapere anche cosa ne pensano i vescovi di quella piccola ma importante nazione che si chiama Portogallo. Ricordiamo cosa disse Maria: "In Portogallo si conserverà sempre il dogma delle fede". Ecco, invito a monitorare anche cosa accade in questo piccolo lembo di Europa, posto all'estremo occidente. Credo sia ancora più importante perché lo scenario prennunciato dalla Vergine si sta a poco a poco delineando. Lo vediamo con la contrapposizine in corso tra un Occidente anti-cristiano, oramai quasi del tutto asservito a poteri occulti e a-democratici, e una Russia ipermilitarizzata, eppure apportatrice di valori che si possono ancora definire cristiani, anche nelle problematiche legate alla sessualità e alla procreazione.
"La Russia sarà lo strumento voluto da Dio per castigare il mondo", e da qui se ne chiedeva - invano - la Consacrazione al Cuore Immacolato di Maria.
Diamo una scorsa alla Bibbia e c'imbatteremo in tanti "castigatori imperfetti", suscitati da Dio per evitare mali peggiori. E' il caso di citare il re di Persia Ciro che, penetrato tra le mura di Babilonia, permise al Popolo ebraico di metter fine all'esilio e fare ritorno in Patria.
Mi pare un parallelo quanto mai attuale di questi tempi, in cui "Babilonia" si è presentata al mondo offrendo una lettura "adulterata" del significato del vincolo indissolubile del matrimonio. Quale occasione migliore poteva avere la "Donna infedele", per non dire "meretrice", per tentare di sedurre i popoli con i suoi subdoli inganni?
Ma ricordo a tutti: teniamo da conto il PORTOGALLO!
Secondo me in quela dichiarazione del Cardinale ce una frase molto significativa :
RispondiElimina"Ma i papi hanno sempre insegnato che la potestà del Papa non arriva a questo: sul matrimonio rato e consumato il Papa non ha nessun potere."
Angel
Mons. Pietro Fiordelli, testimone e padre della pastorale familiare italiana
RispondiEliminahttp://www.rassegnastampa-totustuus.it/modules.php?name=News&file=article&sid=5926
ERIK VON KURHNELT – LEDDIHN
L’ERRORE DEMOCRATICO
Il problema del destino dell’Occidente
http://www.rassegnastampa-totustuus.it/modules.php?name=News&file=article&sid=5933
Romano,
RispondiEliminala procreazione rientra tra le tre possibili finalità del Matrimonio, e nessuno le discute.
MA NON NE COSTITUISCE L'ESSENZA, come anche il sotto riportato Catechismo Tridentino afferma (vedasi sotto: "290. Definizione del matrimonio").
In più, nel caso di sant'Agostino e san Gregorio Magno, essi parlavano essenzialmente dell'unione carnale all'interno del matrimonio stesso, con tutti i distinguo che non sto a ripetere perchè essi li hanno espressi in modo netto.
Estratti da:
“CATECHISMUS EX DECRETO CONCILII TRIDENTINI AD PAROCHOS PII V JUSSU EDITUS, ROMÆ, 1566”
(CATECHISMO DEL CONCILIO DI TRENTO, detto anche Catechismo tridentino o Catechismo romano)
Da: 291. ISTITUZIONE E FINALITA’ DEL MATRIMONIO
LA PRIMA FINALITA’ è rappresentata da quella associazione, voluta dall'istinto naturale dei due sessi, che, cementata dalla speranza del reciproco sostegno ed appoggio, rende più agevole affrontare le asprezze della vita e gli incomodi della vecchiaia.
LA SECONDA sta nel desiderio della procreazione, non tanto per lasciare eredi dei beni materiali, ma perché possano allevarsi buoni cultori della vera fede religiosa. La Bibbia mostra come questo fosse il principale proposito dei Patriarchi nello sposarsi.
LA TERZA causa del Matrimonio sopravvenne dopo il peccato originale che fece perdere la giustizia in cui l'uomo era stato creato e suscito il conflitto fra l'appetito sessuale e la ragione. Essa consiste in ciò che colui il quale, consapevole della propria fragilità, non vuole affrontare la dura lotta carnale, possa ricorrere al rimedio del Matrimonio per evitare le colpe della libidine. Scrive in proposito l'Apostolo: In vista del pericolo della fornicazione, ciascuno abbia moglie, e ciascuna marito.
Da: 290. DEFINIZIONE DEL MATRIMONIO
Questa è la definizione, secondo il parere concorde dei teologi:Il Matrimonio è l'unione maritale dell'uomo colla donna, contratta fra persone legittime, la quale implica una inseparabile comunanza di vita.
[…]
In complesso i Parroci insegneranno ai fedeli che L’ESSENZA E LA FORZA DEL MATRIMONIO RISIEDONO NEL VINCOLO E NELL'OBBLIGAZIONE; e che, posto il consenso, espresso nel modo indicato, NON E’ NECESSARIO L’ACCOPPIAMENTO PERCHE’ IL VERO MATRIMONIO SUSSISTA.
Infatti i nostri progenitori, prima del peccato, quando ancora nessun contatto carnale era intervenuto tra loro, come i Padri riconoscono, erano già congiunti in vero Matrimonio.
PERCIO I PADRI AFFERMANO CHE IL MATRIMONIO CONSISTE NEL RECIPROCO CONSENSO, NON GIA’ NELLA COPULA; come anche sant'Ambrogio ripete nel suo scritto intorno alle Vergini (6,1).[…]"
Kasper-dottrinen
RispondiEliminahttp://www.libertaepersona.org/wordpress/2014/03/kasper-dottrinen/
Comunione ai risposati (3). Il cardinale Caffarra contro Kasper
RispondiEliminaQuello che segue è un passaggio saliente dell’intervista che il cardinale Carlo Caffarra, arcivescovo di Bologna e fondatore e primo presidente del pontificio istituto Giovanni Paolo II per studi sul matrimonio e la famiglia, ha pubblicato su “Il Foglio” di sabato 15 marzo.
Con questa intervista cominciano a venire alla luce – al pari della relazione introduttiva del cardinale Walter Kasper, anch’essa resa pubblica da “Il Foglio” – le critiche rivolte allo stesso Kasper da numerosi cardinali di primo piano, nel concistoro del 20-21 febbraio.
L’intervista è molto ampia e prende tra l’altro le difese della “Familiaris consortio” di Giovanni Paolo II e della “Humanae vitae” di Paolo VI, giudicate da molti “superate”.
D. – Si parla della possibilità di riammettere all’eucaristia i divorziati risposati. Una delle soluzioni proposte dal cardinale Kasper ha a che fare con un periodo di penitenza che porti al pieno riaccostamento. È una necessità ormai ineludile o è un adeguamento dell’insegnamento cristiano a seconda delle circostanze?
R. – Chi fa questa ipotesi, almeno finora non ha risposto a una domanda molto semplice: che ne è del primo matrimonio rato e consumato? Se la Chiesa ammette all’eucarestia, deve dare comunque un giudizio di legittimità alla seconda unione. E’ logico. Ma allora – come chiedevo – che ne è del primo matrimonio? Il secondo, si dice, non può essere un vero secondo matrimonio, visto che la bigamia è contro la parola del Signore. E il primo? È sciolto? Ma i papi hanno sempre insegnato che la potestà del papa non arriva a questo: sul matrimonio rato e consumato il papa non ha nessun potere. La soluzione prospettata porta a pensare che resta il primo matrimonio, ma c’è anche una seconda forma di convivenza che la Chiesa legittima. Quindi, c’è un esercizio della sessualità umana extraconiugale che la Chiesa considera legittima. Ma con questo si nega la colonna portante della dottrina della Chiesa sulla sessualità. A questo punto uno potrebbe domandarsi: e perché non si approvano le libere convivenze? E perché non i rapporti tra gli omosessuali? La domanda di fondo è dunque semplice: che ne è del primo matrimonio? Ma nessuno risponde. Giovanni Paolo II diceva nel 2000 in un’allocuzione alla Rota che “emerge con chiarezza che la non estensione della potestà del romano pontefice ai matrimoni rati e consumati, è insegnata dal magistero della Chiesa come dottrina da tenersi definitivamente anche se essa non è stata dichiarata in forma solenne mediante atto definitorio”. La formula è tecnica, “dottrina da tenersi definitivamente” vuol dire che su questo non è più ammessa la discussione fra i teologi e il dubbio tra i fedeli.
D. – Quindi non è questione solo di prassi, ma anche di dottrina?
R. – Sì, qui si tocca la dottrina. Inevitabilmente. Si può anche dire che non lo si fa, ma lo si fa. Non solo. Si introduce una consuetudine che a lungo andare determina questa idea nel popolo non solo cristiano: non esiste nessun matrimonio assolutamente indissolubile. E questo è certamente contro la volontà del Signore. Non c’è dubbio alcuno su questo.
http://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/2014/03/18/comunione-ai-risposati-3-il-cardinale-caffarra-contro-kasper/
Il papa emerito prega, ma anche consiglia. Ecco come
Regnante Francesco, Benedetto esalta Giovanni Paolo e soprattutto la sua enciclica "Veritatis splendor" sui fondamenti della morale
http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1350744
Il Card. Caffarra non sbaglia affatto, così come non sbaglia l'Humanae Vitae.
RispondiEliminaLa dottrina morale cattolica afferma che è lecito il ricorso ai periodi infecondi per gravi motivi: economici, sociali, eugenetici.
Quando si dice che è lecito, vuol dire che coloro che compiono l'atto fanno un'azione buona e meritoria, sottolineo il termine meritoria.
E' vero comunque che l'astinenza totale può essere più buona e più meritoria, ma non vuol dire che il ricorso ai periodi infecondi sia cattivo, sia una tolleranza.
Carissimo Marco,
RispondiEliminai 19/20 di ciò che hai scritto è "BONUM &T JUSTUM".
iL Ventesimo discutibile è:non sbaglia l'Humanae Vitae.
L'humanae vitae SBAGLIA per omissione, poichè, a differenza della Familiaris Consortio NON SOTTOLINEA adeguatamente la necessità della presenza dei gravi motivi. Gravità che i coniugi non debbono stabilire da soli, ma sotto la guida del direttore spirituale. Inoltre, anche l'astinenza assoluta, se fatta per scopo meramente di pianificazione familiare non è lecita. Anche per una tale scelta, ci vuole il permesso del confessore. Inoltre, il rifiutarsi senza giusto motivo è una colpa uguale= identica all'adulterio, cui spesso apre la strada. PADRE PIO era feroce contro coloro che si negavano al coniuge. "Signore mie -solitamente si trattava di donne- diceva loro il Santo del Gargano: LE CORNA VE LE CERCATE".
ANZI, Padre Pio, in questo non obbligava, ma incoraggiava, a non negarsi neppure quando ci sarebbero giusti motivi, tipo malattie ripugnanti e/o contagiose.
E intanto si diffonde in modo capillare la versione di Marx, Kasper e associati, ancora ascoltata ieri sera in un documentario su Arte, per Marx è evidente che l`insegnamento della Chiesa non è più adeguato alle domande e ai bisogni dei fedeli, dunque bisogna cambiarlo.
RispondiEliminaSorge la domanda, a quali fedeli si riferisce Marx?
A quelli che si dicono cattolici pur rigettando l`insegnamento che è quello che la Chiesa ha ricevuto da Cristo?
È stato poi intervistato Müller che ha ribadito che nessuno, nemmeno il Papa può modificare la Dottrina della Chiesa.
Quel che è grave è che si diffonde la certezza che il Papa introdurrà quelle modifiche, come potrebbe essere altrimenti visto che Bergoglio non solo li lascia parlare senza correggerli ma li loda e affida loro compiti e responsabilità?
Parla il card. Burke:
RispondiEliminahttp://blog.messainlatino.it/2014/03/parla-il-cardinale-raymond-leo-burke.html
In rapporto alle condizioni fisiche, economiche, psicologiche e sociali, la paternità responsabile si esercita, sia con la deliberazione ponderata e generosa di far crescere una famiglia numerosa, sia con la decisione, presa per gravi motivi e nel rispetto della legge morale, di evitare temporaneamente od anche a tempo indeterminato, una nuova nascita. Paternità responsabile comporta ancora e soprattutto un più profondo rapporto all’ordine morale chiamato oggettivo, stabilito da Dio e di cui la retta coscienza è vera interprete..
RispondiEliminaSe dunque per distanziare le nascite esistono seri motivi, derivanti dalle condizioni fisiche o psicologiche dei coniugi, o da circostanze esteriori, la chiesa insegna essere allora lecito tener conto dei ritmi naturali immanenti alle funzioni generative per l’uso del matrimonio nei soli periodi infecondi e così regolare la natalità senza offendere minimamente i principi morali che abbiamo ora ricordato.
È vero che, nell’uno e nell’altro caso, i coniugi concordano con mutuo e certo consenso di evitare la prole per ragioni plausibili, cercando la sicurezza che essa non verrà; ma è altresì vero che soltanto nel primo caso essi sanno rinunciare all’uso del matrimonio nei periodi fecondi quando, per giusti motivi, la procreazione non è desiderabile, usandone, poi, nei periodi agenesiaci a manifestazione di affetto e a salvaguardia della mutua fedeltà. Così facendo essi danno prova di amore veramente e integralmente onesto.
Paternità responsabile comporta ancora e soprattutto un più profondo rapporto all’ordine morale chiamato oggettivo, stabilito da Dio e di cui la retta coscienza è vera interprete.
RispondiEliminaSOTTO LA GUIDA DEL DIRETTORE SPIRITUALE, L'unico che può dire l'ultima parola riguardo l'esistenza e la gravità dei motivi di cui sopra.
Senza questa nota, sembra un testo PROTESTANTE
La novità ASSOLUTA dell'H.V. è che sembra dire che spetta ai coniugi ed a nessun altro, stabilire il numero dei figli e la distanza tra loro.
RispondiEliminaE' un'altra irruzione del soggettivismo.
Poi, l'attitudine pratica che si è diffusa, ciò che hanno capito fedeli, ma anche preti, ("Contro i FATTI non ci sono argomenti") è che la conntraccezione è un problema di metodi e mezzi, non di scopi.
Rispose loro Gesù: «Per la durezza del vostro cuore Mosè vi ha permesso di ripudiare le vostre mogli, ma da principio non fu così.
RispondiEliminacosi' anche l'avere o meno figli.
ho come l'impressione che quando discutiamo di "cavilli" sia per la durezza del cuore.
leggevo e con attenzione e interesse i commenti di tutti, ma alla fine mi veniva sempre in mente quel brano del vangelo.
alcuni commenti li ho trovati piu' semplicemente limpidi.
quello che penso, correggetemi se sbaglio, è che e' sempre meglio lasciare che Dio faccia le cose. se una coppia non può avere figli non e' tenuta all'astinenza , ma alla preghiera per averne. Dio può tutto e non penso che per Lui esistano coppie sterili. nessuna coppia è sterile in Dio. per lo stesso motivo se una coppia pensa che non debba avere figli per vari moivi , credo che sia tenuta all'astinenza che si rivelerà grazia se fatta per Amore di Dio. ma il punto rimane questo: amore per Dio e per la Verità, che sono fonte di grazia e felicita'.
un ultima riflessione; quando una coppia pensa: siamo troppo poveri per avere altri figli, non pone dei limiti alla Divina Provvidenza? se una coppia non ha figli e decide di non averne con metodi naturali, non disattende all'amore di DIo che ci disse andate e moltiplicatevi?
in ultimo penso a quando i nonni dicevano : "quando ne arrivava un altro si faceva festa e s'allungava la minestra!"
Una serie di domande, cui la risposta è :NIENTE SOGGETTIVISMI.
RispondiEliminaProprio per dare lumi esiste (esisteva, esiste ancora solo presso i tradizionalisti) la figura del direttore spirituale (anzi, del PADRE SPIRITUALE) che è qualche cosa di più di un semplice confessore abituale.
Lello
E si consigliava di trovarsi, per padre spirituale, un sacerdote di SANTA Vita e Specchiata dottrina. E' sempre stata una grande grazia, trovare il direttore giusto.
RispondiEliminaAl di fuori della tradizione temo che sia difficilissimo.
La Santa Vita, non discuto, ma la dottrina OGGETTIVAMENTE specchiata, è proprio raro.
Un possibile indizio: se porta la talare.
afminimi ha detto...
RispondiEliminaLa novità ASSOLUTA dell'H.V. è che sembra dire che spetta ai coniugi ed a nessun altro, stabilire il numero dei figli e la distanza tra loro.
Che può essere un argomento ad hominem, da usare contro la prepotenza di governi (come i comunisti cinesi, ma fra poco forse anche gli europoidi) e banche che pretendono di comandare anche sotto le lenzuola, citandolo in documenti di carattere meramente diplomatico, ma non è certo ciò che la Chiesa ha sempre insegnato.
"La novità ASSOLUTA dell'H.V. è che sembra dire che spetta ai coniugi ed a nessun altro, stabilire il numero dei figli e la distanza tra loro".
RispondiEliminaLe sembra soltanto?
Ciò che invece è certo, a crescerli dovranno pensarci i genitori e se non hanno i mezzi sono guai.
onimo ha detto...
RispondiElimina"La novità ASSOLUTA dell'H.V. è che sembra dire che spetta ai coniugi ed a nessun altro, stabilire il numero dei figli e la distanza tra loro".
Le sembra soltanto?
Ciò che invece è certo, a crescerli dovranno pensarci i genitori e se non hanno i mezzi sono guai.
20 marzo 2014 10:44
La sa che esiste e che ci assiste un DIO buono e Provvidente, che veste i gigli del campo e nutre gli uccelli del Cielo? Padre Barriel, il primo direttore spirituale di Ecòne, era stato parroco in un quartiere popolare di Marsiglia. Fra i suoi parrocchiani annoverava anche un povero fornaio, pieno di debiti, che, con 5 (CINQUE) figli aveva difficoltà a mettere nello stesso giorno pranzo e cena, e non voleva altri. Padre Barriel gli proibì assolutamente OGNI, QUALSIASI & QUALSIVOGLIA pratica contraccettiva, FOSSE ANCHE L'ASTINENZA *ASSOLUTA*. Risultato? con 5 figli aveva difficoltà a mettere nella stessa giornata pranzo e cena. CON 18 (DICIOTTO) era l'uomo più ricco della parrocchia. Man mano che i figli nascevano, così, man mano gli andavano bene gli affari.
Rafminimi,
RispondiEliminaNon per farci i fatti tuoi, ma tu quanti figli hai?
Sono molto restìo a parlare dei fatti miei.
RispondiEliminaComunque ne ho 4 (24, 22, 19 e 12 anni), e se avessi dovuto dare retta alle prudenze del mondo, ne avrei dovuto avere FORSE uno, di età intermedia tra la seconda e la terza, l'unico periodo della mia vita, in cui ho avuto qualche grattacapo in meno.
Rafminimi, io ne ho solo una, ma, potessi tornare indietro, non farei nulla per evitarli, perchè più passa il tempo, più osservo il mondo, e più mi convinco che è vero che i figli sono un dono di Dio. E' vero anche però che bisogna pregarlo molto perchè ci dia la Grazia per poterli crescere ed educare bene.
RispondiEliminaRosa
"Lo sa che esiste e che ci assiste un DIO buono e Provvidente, che veste i gigli del campo e nutre gli uccelli del Cielo?".
RispondiEliminaCerto che lo so, e anche bene: i gigli di campo, splendidi e profumatissimi e così gli uccelli, padroni assoluti del cielo, sono un vero miracolo della natura.
Peccato però che per la crescita delle nostre due figliole, per ben 26 anni, gli unici soggetti volontari che si sono presi cura della loro crescita e del loro futuro, garantendo un’istruzione adeguata fino al raggiungimento della laurea, siamo stati noi genitori, io e mia moglie e ci è andata anche bene.
Oggi, per loro e nostra fortuna sono autonome e realizzate sotto tutti i punti di vista. Mia figlia ha da poco scoperto che per mandare la bambina al nido, dalle 7.30 alle 15,30 ci vogliono a Milano 600,00 € al mese. E temo che anche per mia figlia accadrà lo stesso: se non ci penserà lei e il papà alla bambina, non ci sarà nessun altro a farlo.
Chiedo scusa per la domanda che certo è stata indiscreta.
RispondiEliminaÈ che normalmente rifuggo da certi esempi "forti", forse perché non ho avuto la stessa incrollabile fiducia nella Provvidenza. Ma anche perché penso sia sottile il confine tra l'abbandono alla Provvidenza e una certa forma di incoscienza.
Il fatto è che, se parliamo di principi, da cui la Chiesa non può prescindere, non possiamo partire dagli "sconti" alla maniera modernista.
RispondiEliminaQuando invece parliamo di casi concreti con le persone, dobbiamo aver presente la condizione soggettiva in una prospettiva di divenire sanante, nel connubio tra grazia e buona volontà. Pur senza smettere di guardare alla "luce" del principio.
Certo che se la Chiesa, sia nell'insegnamento che attraverso la santificazione (sacramenti), permette di "sentire il respiro dell’eternità dentro all’amore umano", anche la cosiddetta "paternità responsabile" appare un "accomodamento" razionale...
la piu grande grazia ricevyta è mia figlia. e io sarei stato abortito se non fosse stato per mia madre.
RispondiEliminanon volevo parlare di casi particolare ma semplicemente dire quello che ha detto rafminimi in maniera piu' chiara.
penso sia sottile il confine tra l'abbandono alla Provvidenza e una certa forma di incoscienza.
RispondiEliminaCarissima Mic,
il Padre Spirituale di cui sopra serve (dovrebbe servire) anche a questo, ad aiutare a discernere dove è situato tale confine.
E, comunque, non è vero che il motto della RAF è "Mai offrirsi volontari".
Se così fosse, forse oggi Hitler dominerebbe ancora. Penso che capisci il senso del paragone. sE TUTTI SEGUONO LE (presunte/sedicenti) PRUDENZE DEL MONDO, COME potrebbe DIO mostrare la sua azione? Tanto più che, in senso proprio, nessuno dei figli è stato esplicitamente cercato. Sono venuti e basta.
Questa discussione per me è stata molto fruttuosa. Mi ha fatto prendere consapevolezza della mia dose di "accomodamenti" razionali, da risolvere.
RispondiEliminamic ha detto...
RispondiEliminaQuesta discussione per me è stata molto fruttuosa. Mi ha fatto prendere consapevolezza della mia dose di "accomodamenti" razionali, da risolvere.
nON SARà PIù aggiornata?
Non ho dichiarato chiusa la discussione. Ho solo espresso il mio pensiero del momento.
RispondiEliminaIn genere le discussioni restano aperte finché c'è qualcuno che ha qualcosa da dire :)
Questa notte ho inviato la vicenda di un prete francese e della sua famiglia. Molto lunga, divisa in più riquadri. Non è ancora comparsa. Pensavo che fosse segno che la discussione era ormai conclusa.
RispondiEliminaSe si tratta di diversi copia-incolla di un articolo di "Si si no no" mal formattato (tre parole per riga), lungo una quaresima, l'ho pubblicato e poi cancellato perché aveva l'effetto di rendere praticamente illeggibile il resto.
RispondiEliminaNon sono preferibili due righe di riflessione o testimonianza personale a certe lenzuolate, delle quali, se interessanti, sarebbe meglio mettere il link?
https://it.groups.yahoo.com/neo/groups/micheleghisleri/conversations/topics/2794
RispondiEliminaEcco un link interessante.
Parole chiarissime del Cardinale Burke contro il Cardinale Kasper:
RispondiEliminaCi sono molte difficoltà con il testo del Card. Kasper, è un "errore"
"Confido che l'errore del suo approccio diverrà sempre più chiaro."
http://rorate-caeli.blogspot.com/2014/03/card-burke-there-are-many-difficulties.html
Grazie del link, Rafminimi.
RispondiEliminaMi sono salvata - e riformattata ;) - la tua comunicazione, che userò citandola, alla prima occasione.
«No – mi dice Jones – la controriforma non verrà dall’America. I cattolici americani sono, come i loro fratelli tedeschi, le vittime mi una campagna massiva di ingegneria sociale. Sono una razza frammentata e vinta, che denuncia volontariamente i propri compagni cattolici per ottenere avanzamenti di carriera, favori dai loro oppressori, etc. La controriforma verrà da paesi cattolici dell’Est Europa come la Polonia, l’Ungheria e la Croazia. Perché essi hanno la solidarietà etnica cattolica che a noi manca. Se non capita lì, non capiterà».
RispondiEliminahttp://www.effedieffe.com/index.php?option=com_content&view=article&id=273725:la-nuova-croce-americana&catid=23&Itemid=142
Abbiamo sempre imparare da maestri come Caffarra.
RispondiEliminaSono grandi i dei danni provocati anche dai discorsi approssimativi e perfino dottrinalmente errati di Bergoglio, che forse dovrebbe soffermarcisi anche lui per imparare qualcosa.
Risulta che Burke ne ha parlato in una intervista su Radici Cristiane.
Per ora sono solo tre (Burke, Caffarra, Negri) che hanno il coraggio di esporsi e di non cercare l'applauso del mondo, attraverso il refrain di una misericordia slegata dalla giustizia.
RispondiEliminahttp://eponymousflower.blogspot.it/2014/03/the-west-runs-for-gay-rights-and.html?m=1
dal link
RispondiElimina... Mons. Kaigama ha sottolineato che la posizione della Chiesa in Nigeria corrisponde esattamente alla dottrina della Chiesa cattolica. Dice: "Noi difendiamo i valori morali della Bibbia, la tradizione del popolo nigeriano". "La difesa del valore morale della Bibbia non può mai essere una discriminazione", ha detto il presidente della Conferenza episcopale del Paese africano più popoloso.
L'arcivescovo ha anche criticato l'unilateralità dell'Occidente ", sempre con voi quando si tratta di cosiddetti diritti gay in Nigeria", ma per gli attacchi terroristici in corso da parte della milizia islamica Boko Haram sa solo balbettare. Sempre nuova violenza, corpi bruciati e mutilati, donne e bambini che vengono uccisi in un ritmo terribile: questa è l'emergenza che affligge il nostro paese, ma nulla dall'Europa su questo. Ma per i "diritti dei gay", l'Unione europea, il Parlamento europeo e le altre istituzioni internazionali si mobiliteranno.
Lo scopo complessivo del matrimonio è combattere e sopravvivere fino al momento in cui l'incompatibilità è fuori discussione. Perché uomo e donna, in quanto tali, sono incompatibili.
RispondiEliminaGilbert Keith Chesterton, Cosa c'è di sbagliato nel mondo