Da Il Foglio [qui]: Il filosofo tedesco Robert Spaemann, sul mensile americano First Things [qui] ha scritto una potente requisitoria delle aperture alla concezione mondana del matrimonio che si stanno facendo largo anche all’interno della chiesa.
“Il matrimonio non è più visto come una realtà indipendente, nuova, che trascende l’individualità degli sposi, una realtà che, come minimo, non può essere sciolta dalla volontà di un solo partner. Ma può essere dissolta dal consenso di entrambe le parti, o dalla volontà di un sinodo o di un Papa? La risposta deve essere no”. Il filosofo tedesco Robert Spaemann, autorità nel mondo cattolico tenuta in altissima considerazione, fra gli altri, dal conterraneo Benedetto XVI, sul mensile americano First Things ha scritto una potente requisitoria delle aperture alla concezione mondana del matrimonio che si stanno facendo largo – e non da oggi – anche all’interno della chiesa, specialmente in vista del Sinodo straordinario sulla famiglia indetto da Francesco. Seconde nozze, nullità, accesso ai sacramenti per i risposati sono le appendici legali, le incarnazioni storiche del problema matrimoniale in un mondo dove i cattolici divorziano poco meno dei non cattolici, dicono le statistiche.
Il dilemma è se la chiesa debba curvarsi sul paradigma della contemporaneità in fatto di unioni affettive, fino al punto di vidimare religiosamente gli umori prevalenti, magari nel nome della misericordia. Spaemann legge in questo conflitto il riproporsi dell’eterna tensione fra la chiesa e il mondo, iniziata quando gli apostoli rimangono scioccati dalle parole del Maestro: “Non sarebbe meglio, allora, non sposarsi affatto? Il loro stupore sottolinea il contrasto fra il modo di vita cristiano e il modo di vita dominante nel mondo. Che lo voglia o no, la chiesa in occidente sta diventando una controcultura, e il suo futuro dipende eminentemente dalla sua capacità di mantenere il suo ‘sapore’ o di essere sottomessa dagli uomini”.
Si tratta della scelta fra rimanere il sale della terra o trasformarsi in uno zuccheroso stipulatore di compromessi con la logica mondana. Se la chiesa si trova di fronte a questo dilemma e tentata da più parti dall’opzione dell’annacquamento del suo insegnamento è anche colpa della chiesa stessa, dice Spaemann: “Invece di rinforzare la naturale, intuitiva attrattiva della stabilità matrimoniale, molti uomini di chiesa, inclusi vescovi e cardinali, preferiscono raccomandare, o almeno considerare, un’altra opzione, alternativa agli insegnamenti di Gesù, in pratica una capitolazione al mainstream secolarizzato. Il rimedio all’adulterio implicito nel ri-matrimonio, ci dicono, non è più la contrizione, la rinuncia, e il perdono, ma il passare del tempo e l’abitudine, come se l’accettazione sociale e il nostro personale senso di appagatezza con le nostre decisioni avesse un potere soprannaturale. Questa alchimia dovrebbe trasformare un concubinaggio adultero, il secondo matrimonio, in un’unione accettabile da benedire nel nome di Dio. Secondo questa logica, chiaramente, è come minimo giusto da parte della chiesa benedire le unioni omosessuali”.
Questa concezione discende da un errore nella concezione del tempo, scrive Spaemann, che “non è creativo”. Il tempo non aggiusta le cose, “il suo passaggio non restaura uno stato d’innocenza. La tendenza è sempre quella opposta, di accrescere l’entropia. Non dobbiamo confondere la graduale perdita del senso del peccato con la sua scomparsa e dunque sollevarci dalle nostre responsabilità”. Per Spaemann il secondo matrimonio è un tradimento dell’insegnamento cattolico, senza appello, accettato o considerato come ipoteticamente legittimo in nome del cambiamento delle abitudini che ha permeato il mondo e ora bussa con decisione alla porta della chiesa. Il matrimonio indissolubile è ormai percepito come “meta impossibile”, si legge nell’“Instrumentum Laboris” del Sinodo. Secondo Spaemann la chiesa ora è chiamata a decidere se vuole accarezzare o combattere questa percezione.
Mattia Ferraresi
© FOGLIO QUOTIDIANO
L'articolo è ben scritto, e senza inutili bizantinismi punta diritto al cuore del problema.
RispondiEliminaSuggestiva la nota sull'opera entropica del tempo, anche se fa riferimento a una concezione del tempo che andrebbe discussa più a fondo.
Interessante anche il coraggioso riferimento alla "nullità", capzioso strumento che dietro il paravento dell'eccezione rischia di instaurare la prassi del matrimonio pro tempore.
Mesmer,
RispondiEliminaA proposito di entropia, si riferisce forse ad una ipotesi, mutuata dalla fisica, dell'incidenza a ritroso del futuro?
Nello specifico mi riferivo, come penso Spaemann, al concetto di entropia (mutuato dalla termodinamica) come misura del disordine e di indeterminazione di un sistema isolato e alla sua applicazione all'universo considerato appunto come sistema isolato e soggetto quindi ad aumento progressivo di entropia. "Il tempo", scrive Spaemann, "non aggiusta le cose", non tende cioè alla rimarginazione e al riordino, ma alla dissipazione caotica. Ciò presuppone una concezione lineare (non ciclica), dove un eventuale punto terminale coinciderebbe con il massimo grado di disordine.
RispondiEliminaun eventuale punto terminale coinciderebbe con il massimo grado di disordine.
RispondiElimina=> v. anche
motus in fine velocior
Cari amici, ci si è ridotti a discernere sul divorzio quando la dottrina cattolica è chiarissima. Ma la realtà è ancora più grave: quante coppie sposate hanno un sano atteggiamento nell'intimità e non praticano atti aberranti condannati da Dio? Essere sposati non è un lasciapassare per pratiche peccaminose. In Chiesa ho ascoltato un sacerdote asserire che alcune pratiche non solo non sono peccato nel matrimonio ma sono addirittura gradite a Nostro Signore! E nessuno, dico nessuno, si è alzato per contestare le sue menzogne. Tutto ciò ci ha portato a ciò che vediamo in televisione, ormai del tutto simile ad una casa del peccato. Il Signore intervenga per difendere i veri credenti.
RispondiEliminala cara nonna scrive giustamente:
RispondiElimina"ESSERE SPOSATI NON E' UN LASCIAPASSARE PER PRATICHE PECCAMINOSE. In Chiesa ho ascoltato un sacerdote asserire che alcune pratiche non solo non sono peccato nel matrimonio ma sono addirittura gradite a Nostro Signore! E nessuno, dico nessuno, si è alzato per contestare le sue menzogne... IL SIGNORE INTERVENGA PER DIFENDERE I VERI CREDENTI".
Intanto il Signore ci manda ancora grandi difensori della sana dottrina, parlando per mezzo di essi, come parla attraverso, ad esempio, il grande PIO XI - fedele e integerrimo custode e trasmettitore del Depositum Fide, che non ha mai fatto sconti quando c'era da proclamare la verità. Queste parole PIENE DI FUOCO E DI AUTORITA' rimettono le cose a posto:
Dalla Lettera Enciclica "CASTI CONNUBII" sul Matrimonio, 31.12.1930
"Pertanto, essendovi alcuni che, abbandonando manifestamente la cristiana dottrina, insegnata fin dalle origini, né mai modificata, hanno ai giorni nostri, in questa materia, preteso pubblicamente proclamarne un’altra, la Chiesa Cattolica, cui lo stesso Dio affidò il mandato di insegnare e difendere la purità e la onestà dei costumi, considerando l’esistenza di tanta corruttela di costumi, al fine di preservare la CASTITA’ CONIUGALE DA TANTA TURPITUDINE,
PROCLAMA ALTAMENTE, per mezzo della Nostra parola, in segno della sua divina missione,
e nuovamente SENTENZIA
Che QUALSIVOGLIA USO DEL MATRIMONIO IN CUI PER LA UMANA MALIZIA L’ATTO SIA DESTITUITO DELLA SUA NATURALE VIRTU’ PROCREATRICE, VA CONTRO LA LEGGE DI DIO E DELLA NATURA, E CHE COLORO CHE OSINO COMMETTERE TALI AZIONI, SI RENDONO REI DI COLPA GRAVE.
Perciò, come vuole la SUPREMA AUTORITA’ NOSTRA e la cura commessaCi della salute di tutte le anime, AMMONIAMO I SACERDOTI che sono impegnati ad ascoltare le confessioni e gli altri tutti che hanno cura d’anime, che non lascino errare i fedeli loro affidati, IN UN PUNTO TANTO GRAVE DELLA LEGGE DI DIO, e molto più che custodiscano se stessi immuni da queste perniciose dottrine, e ad esse, in qualsiasi maniera, non si rendano conniventi.
SE QUALCHE CONFESSORE O PASTORE DELLE ANIME, che Dio non lo permetta, INDUCESSE EGLI STESSO IN SIMILI ERRORI I FEDELI a lui commessi, o, se non altro, ve li confermasse, sia con approvarli, sia colpevolmente tacendo, SAPPIA DI DOVER RENDERE SEVERO CONTO A DIO, GIUDICE SUPREMO, del tradito suo ufficio, e stimi a sé rivolte le parole di Cristo: « Sono ciechi, e guide di ciechi: e se il cieco al cieco fa da guida, l’uno e l’altro cadranno nella fossa ».
Caro una sola fede, il pericolo più grande lo corrono le giovanissime che a 12 o 13 anni già parlano di cose che personalmente ho difficoltà solo a pronunziare. I programmi televisivi per giovani non sono improntati alla sana disciplina cattolica ma sembra facciano a gara nel dannare queste giovani anime. Ma questi genitori amano i loro figli? Perchè non li difendono dall'attacco del demonio? Ormai non li battezzano nemmeno e se lo si fa notare si viene zittiti se non derisi. Perchè il Signore permette tutto ciò? Non è bastato il divorzio a distruggere la famiglia? Che la Vergine Maria, Madre di tutti noi, difenda le nostre giovani dalle tentazioni di Satana.
RispondiEliminaIl tempo, come tutto il resto, lo ha creato Dio, che -essendo eterno- sta fuori del tempo.La Bibbia inizia significamente con "in principio", proprio perchè in quell'istante non inizia Dio, ma inizia la Sua creazione.
RispondiEliminaAl momento della creazione il Logos “nasce” (“avviene”) come Persona Divina caratterizzata da esistenza propria e autonoma, che ordina e crea ogni cosa, visibilia et invisibilia. Con il termine “generato” (e non creato) svanisce ogni “subordinazione” gnosticheggiante ed eretica sul Figlio (coeterno Dio) e su Gesù nella storia, come vero Dio pur essendo anche vero uomo, Verbo incarnato.
Allo stesso modo lo Spirito procede nella creazione, dapprima dando vita spirituale alle creature invisibili e poi occupandosi di portare a compimento anche la creazione “visibile” (fina dal principio infatti lo Spirito del Signore aleggiava sulle acque).
Il Verbo/Logos e lo Spirito santo sono della stessa natura del Padre, cioè perfetta, santa, sovrana, benefica e prediletta dell’unico Onnipotente.
E’ sempre Dio: non è possibile che fosse “padre” prima di avere un “figlio”. Lo Spirito poi non è un “altro figlio”, altrimenti sarebbe fratello del Logos/Verbo, eppure se ne distingue, essendo Lui stesso Persona Divina.
Non ci fu mai un tempo in cui il Padre non avesse con sé il Figlio e lo Spirito di santificazione: è da sempre un Dio “estroverso” e traboccante. Da sempre, quando non esisteva nemmeno il tempo, Dio non era senza Logos e senza Spirito santo.
Quando Dio creò, si definì come Padre, si generò il Logos e procedette lo Spirito. La generazione del Logos/Figlio ebbe luogo “prima” (concetto sciocco, poichè non c’era il tempo!) della creazione del mondo.
Dio inizia a essere Trinità, definendosi al contempo Padre, Figlio e Spirito proprio nel momento di tale generazione e processione.
La relazione del Logos col Padre e dello Spirito con il Logos e con il Padre si concepisce simultanea alla relazione delle creature spirituali con il Logos e lo Spirito. L’unità di natura (divina e trascendente) del Padre, del Figlio e dello Spirito, garantisce e fa riconoscere il carattere eterno della generazione del Figlio e della processione dello Spirito e le creature spirituali ne hanno completa visione.
La sfida dell’eresia è di vanificare la rivelazione di Cristo, ritenendola non esaustiva della conoscenza di Dio. La conoscenza della Verità, il Logos/Figlio, è “messa al riparo” dai trucchi di Satana che lo invidia e lo vuole usurpare.
Il tempo è ordinato a Dio. Di sicuro il tempo non concorre all'annullamento del peccato tramite l'oblio, in una "catarsi" autoprodotta, bensì al compimento delle promesse di Dio,le quali, nel Nuovo Testamento, implicano il compimento di ogni cosa in Cristo, ricapitolando l'intera creazione, secondo l'annuncio del vangelo, un mandato missionario nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito santo, o anche nel nome del Padre, per il Figlio, con lo Spirito santo!
Anche il matrimonio, che è un sacramento.
"Caro una sola fede, il pericolo più grande lo corrono le giovanissime che a 12 o 13 anni già parlano di cose che personalmente ho difficoltà solo a pronunziare...MA QUESTI GENITORI AMANO I LORO FIGLI?
RispondiEliminaPERCHE' NON LI DIFENDONO DALL'ATTACCO DEL DEMONIO?"...
Prima di tutto penso che molti genitori non credono nel Signore Gesù Cristo, e questo ovviamente si tira dietro tutto un modello di comportamento che - nel magmatico mare magno dell'apostasia sempre più diffusa dalla Fede e in più favorita pure da moltitudini di "pastori" dal CVII in poi - viene naturalmente trasmesso come fosse cosa buona e giusta ai propri figli. Senza Dio si può far tutto e si può permettere tutto anche ai figli. So che non è certo una tesi nuova, ma sinceramente non saprei essere molto originale. Perciò va da sé che anche la sua domanda, cara nonna: "Perchè i genitori non difendono la prole dall'attacco del demonio?", ha una necessaria quanto evidente e inquietante risposta: "Perchè se non credono in Dio (l'Unico Vero Dio, non le ombre sincretiche o "permissive" di esso...) mi pare chiarissimo che non possono neanche credere nell'avversario di sempre, nemico altrettanto acerrimo dell'umanità". Dopodiché, tutto viene di conseguenza. E poi, lei, nonna chiede: "Perchè Dio permette tutto questo?". Beh, la libertà umana è una dote di cui il nostro amato Signore ci ha fornito e non possiamo certo attribuire quindi all'Essere Perfettissimo, Creatore e Signore del cielo e della terra e Padre provvidente che "conserva e dirige tutte le cose al proprio fine, con sapienza, bontà e giustizia infinita" (come da compendio del Catechismo di San Pio X) qualcosa che sia meno di questo, che lo comprendiamo del tutto oppure meno. Naturalmente Egli ci esorta a pregare incessantemente, e questo bisogna fare, anche oltrepassando i nostri personali problemi che ognuno ha e che possono anche essere molti.
Il tempo è ordinato a Dio. Di sicuro il tempo non concorre all'annullamento del peccato tramite l'oblio, in una "catarsi" autoprodotta, bensì al compimento delle promesse di Dio,le quali, nel Nuovo Testamento, implicano il compimento di ogni cosa in Cristo, ricapitolando l'intera creazione, secondo l'annuncio del vangelo, un mandato missionario nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito santo, o anche nel nome del Padre, per il Figlio, con lo Spirito santo!
RispondiEliminaInfatti il tempo "non aggiusta le cose", nel senso che se una frattura si è prodotta col peccato, a partire da quello originale, non è "aggiustabile" se non con la Redenzione, operata di Cristo una volta per tutte ma, ormai presente e operante nel tempo e nella storia dell'uomo.
Ma è necessario accogliere il Signore e, con Lui, tutto ciò che ha fatto e continua a fare per noi...
E, così, non è cambiando la dottrina che si può venire incontro alla restaurazione di cui chi ha infranto il patto matrimoniale ha bisogno, ma continuando ad insegnare la Verità e a renderla presente e operante: conversione e sacramenti (non loro surrogati).
Effettivamente la fede nel Signore Gesù è decisiva.
RispondiEliminaOgni "ragionamento su Dio" potrebbe equivalersi SE non ci fosse stata l'incarnazione del Verbo e da lì la rivelazione del Padre tramite il Figlio, attestata dallo Spirito santo. La Trinità, il dogma, non deriva da un ragionamento umano, geniale fin che si vuole, ma si ricava da Cristo stesso e come tale lo si accoglie.
Il disastro attuale, come emerge dalle parole di "una nonna", scaturisce da un progressivo oblio della rivelazione cristiana, la quale ricapitola la creazione (l'ambito delle "visibilia"), la caduta, l'azione di Dio nella storia, riaprendo l'accesso a un'altra creazione (le "invisibilia") e tutto ciò che è ancora oltre, in Dio.
Nella Chiesa imbevuta di qualche ambiguità e di molto idealismo, di secolo e di filosofia, di dubbio e di psicologia, a venir meno è la fede nella divinità di Cristo, la Sua autorità, la missione da Lui assegnata, ridotto ad attestare una "memoria collettiva", rielaborata da comunità posteriori ai fatti, affascinate dal messaggio "socio-politico" di un "uomo buono", da rileggere in chiave moralistica.
Riassumendo Gesù nelle aspirazioni di un popolo e in definitiva assorbitoLo nelle istanze e nelle misure (e nei limiti della finitudine fallace) di quello stesso "popolo" che cessa d'essere "corpo mistico" e diventa partito, democrazia, rappresentanza, assemblea e "massa".
Se poi la massa viene guidata da sapienti manipolatori, il risultato è che diventa possibile rileggere la rivelazione dell'uomo buono, perchè adesso "buono" non è più ciò che era prima e in fondo quell'uomo che lo diceva "cosà" oggi sarebbe il primo ad adeguarsi dicendola "così"...
Lo "spirito" che anima questa moltitudine autocelebrantesi non è interessato all'eterno o a fare i conti con i vincoli di fatti e definizioni, preferendo rielaborare progressivamente ogni cosa, convinti che il tempo serve a "superare" gli scogli e a far dimenticare impegni e promesse.
Questo "spirito" e questa "spiritualità" si autobenedice e loda un "dio" che ha le fattezza dei propri ideali. Anche quando celebra nomina un riferimento "pensato" e non "toccabile"; un "valore" e non una Presenza.
Questa liturgia celebra l'uomo immerso nel mondo, tacendo la perdurante signoria di un principe menzognero e riferendosi a un "dio di tutti", "un dio aperto", un "dio inclusivo" che somiglia sempre meno al Dio cristiano, cioè a quello che ha smascherato le menzogne, perchè E' LA VERITA' e lo sa essere nell'amore, con misericordia.
Il Dio cristiano abbina la Verità alla misericordia, e non usa la misericordia per aggirare la Verità, ne' la Verità per azzerare la misericordia.
Il tempo è testimone del pellegrinaggio dell'umanità verso la liberazione definitiva dal potere di Satana.
Questo potere nefasto Lo eliminerà Cristo, facendo leva sulla fede dei credenti in Lui (peccatori consapevoli, che non si limitano a farsi esaltare in qualche sentimentalismo religioso che si riferisce in qualche modo al cristianesimo). Non lo eliminerà mai l'uomo, che (anche parlando di Cristo) altera la fede dei credenti facendone degli "aventi diritto" a questo o quel delirio di onnipotenza che non fa i conti con la Rivelazione tutta intera, ma preferisce sceglierne ciò che più piace...
cara nonna,
RispondiElimina"Essere sposati non è un lasciapassare per pratiche peccaminose." dici bene.
pensa che all'università pontificia lateranense c'era un prof , laico , col bell'anellone dei cavalieri di malta in bella vista, che affermava che una volta sposati si poteva fare cio che si voleva col coniuge.
la distruzione sta avvenendo a tutti i livelli e in tutti i modi.
e da certi professoroni vengono formati i sacerdoti...
sul fatto del Battesimo "che poi lo scelgono loro" è una delle argomentazioni più viscide che ho sentito. quando mi è capitato l'ultima volta di discutere sull'argomento, capito il livello della discussione, ho detto al mio interlocutore: ma tu a tuo figlio gli lasci scegliere di non essere della roma, oppure non lo educhi al tuo partito? insomma non lo educhi? e se per te contano fesserie come il calcio o i partiti, per me non puo essere importante la salvezza dell'anima?
RispondiEliminase non ci credi il problema è tuo!
cara mic,
RispondiEliminanon so se è gia stato segnalato
http://radiospada.org/2014/07/et-audiatur-altera-pars-laltra-campana-sui-francescani-dellimmacolata/
A chi fosse interessato all'opera di Robert Spaemann, segnalo l'interessante articolo di Leonardo Allodi e Giacomo Miranda, che è poi l'introduzione dei curatori alla sua ultima opera: Dio e Mondo, Un'autografia in forma di dialogo, Cantagalli, Siena 2014, comparso su "Studi Cattolici" di maggio.
RispondiEliminaTralcio,
RispondiEliminaLei ha scritto: Al momento della creazione il Logos “nasce” (“avviene”) come Persona Divina caratterizzata da esistenza propria e autonoma, che ordina e crea ogni cosa, visibilia et invisibilia. Con il termine “generato” (e non creato) svanisce ogni “subordinazione” gnosticheggiante ed eretica sul Figlio (coeterno Dio) e su Gesù nella storia, come vero Dio pur essendo anche vero uomo, Verbo incarnato.
ma, la nascita del Verbo non commincia, è da sempre, e non coincide con la creazione che non è di sempre, ma in tempo e dal Eterno...
Romano
incredibili !
RispondiEliminahttp://www.riscossacristiana.it/francescani-dellimmacolata-chi-e-mario-castellano/
sarà impossibile adesso dire che Pd. Volpi e Pd. Bruno agiscono con buona volontà e per fini cattolici...
impossibile proprio!
Romano
Rocco, per l`articolo che hai segnalato, suggerisco di leggere i commenti.
RispondiEliminaScrive Tralcio nella prima parte del suo intervento:
RispondiElimina“AL MOMENTO DELLA CREAZIONE IL LOGOS “NASCE” (“AVVIENE”) COME PERSONA DIVINA caratterizzata da esistenza propria e autonoma”
Ma bisogna stare molto attenti a fare certe considerazioni, particolarmente pericolose, perchè, come dice Romano:
“LA NASCITA DEL VERBO NON COMINCIA, E’ DA SEMPRE, e NON COINCIDE CON LA CREAZIONE…”
Infatti:
IN PRINCIPIO ERA IL LOGOS [o Verbo],
il Logos era presso Dio
e il LOGOS ERA DIO.
Egli era in principio presso Dio:
TUTTO E’ STATO FATTO PER MEZZO DI LUI,
e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che
esiste.
(Gv 1,1-3)
E dal Catechismo Maggiore promulgato da San Pio X:
69. CHE COSA CI INSEGNA IL SECONDO ARTICOLO: E [CREDO] IN GESU’ CRISTO SUO FIGLIUOLO UNICO, SIGNOR NOSTRO?
Il secondo articolo del Credo c'insegna che il Figliuolo di Dio è la seconda persona della santissima Trinità: che EGLI E’ DIO ETERNO, onnipotente, CREATORE E SIGNORE, COME IL PADRE: che egli si è fatto uomo per salvarci: e che il Figliuolo di Dio fatto uomo si chiama Gesù Cristo.
70. PERCHE’ LA SECONDA PERSONA CHIAMASI FIGLIUOLO?
La seconda persona chiamasi Figliuolo perché è generata dal Padre per via d'intelletto DA TUTTA L’ETERNITA’; e per questo si chiama anche VERBO ETERNO DEL PADRE.
E poi, incarnandosi,
“Il Figliuolo di Dio, fatto uomo, si chiama Gesù che vuol dire Salvatore, perché ci ha salvati dalla morte eterna meritata per i nostri peccati”. (73)
Tralcio pone "nasce" e "avviene" tra virgolette, probabilmente per evidenziare l'uso traslato di queste espressioni nella loro applicazione al Logos. Viene da chiedersi quante persone intendono ciò che affermano, quando professano: "genitum, non factum" (anche nella versione in volgare, "generato, non creato"). E' un terreno delicato e io credo che in un blog sia saggio limitarsi a qualche suggestione, persino a molta preterizione, invece di proporre agili sintesi teologiche.
RispondiElimina...invece di proporre agili sintesi teologiche.
RispondiElimina*
Che poi tanto agili non sono.
Come sempre un ringraziamento alle acute osservazioni di Romano e di Una Sola Fede.
Non userei mai "nasce" o "avviene" neppure tra virgolette e neppure traslato, riferito al Logos. Genitum non factum: la generazione eterna del Figlio...
RispondiEliminaLeggo su Radio Spada l'intervista a un frate ribelle normalista e non posso non permettermi qualche chiosa.
RispondiEliminaTolti i "non so, non mi risulta" (che costituiscono più della metà dell'intervista), c'è un dato che torna molto spesso: il rifiuto di pregare il breviario in latino, "che non si capisce". L'intervistato dà l'impressione che il commissariamento sia stato per buona parte edificato su quel rifiuto.
Il breviario tradizionale in latino è oggettivamente "più lungo" (le ore canoniche sono nove salmi ciascuna, contro i "due salmi e un cantico" del breviario postconciliare). La questione del "latino che non si capisce" è del tutto strumentale perché chi prende i voti è tenuto a recitare il breviario ogni giorno: dopo qualche mese a recitare preghiere in latino tutti i giorni a tutte le ore canoniche il latino finisce per diventare la tua seconda lingua. Lo assorbi anche se non capisci, così come i giovani di oggi padroneggiano i termini "week-end", "meeting", "smartphone". Il latino diventa parte del tuo esprimerti anche se sei analfabeta. Chi si lamenta di "non capire il latino" sta infatti dicendo che lo detesta, che non ha alcuna intenzione di usarlo, tanto meno di comprenderlo. Sta cioè opponendo un rifiuto capriccioso. Si pensi poi al fatto che le canzonette chiesastiche moderne si accordano bene col breviario Novus Ordo ma suonano del tutto fuori luogo se allegate al breviario tradizionale.
Insomma, viene il legittimo sospetto che quei frati "ribelli al breviario tradizionale" da un lato temono di dover pregare di più (cfr. l'excusatio non petita delle "5 ore di preghiera al giorno") e dall'altro si rifiutano di lasciar fuori le canzonette parrocchiali fastidiosamente in voga nelle comunità religiose Novus Ordo. Sono convinto che questo sia uno degli inconfessati obiettivi dei frati "ribelli al breviario tradizionale": l'ostentato omologarsi all'andazzo ecclesiale per sentirsi "à la page".
Del resto l'onestà delle intenzioni di un frate che si rifiuta di pregare col "breviario tradizionale in latino" più volte al giorno è ancor meno credibile di quella di un laico che rifiuta la "messa tradizionale in latino" nelle domeniche e feste comandate.
Vorrei poi far presente che l'emettere i voti, nella vita religiosa, significa rinunciare ad ogni pretesa nei confronti dell'Ordine che ti ha accolto. Emettendo i voti, sottometti anche la tua volontà a quella del superiore. Se il superiore vuole che tu preghi col "breviario tradizionale in latino", tu o ubbidisci o vai via (così come già avviene nella direzione opposta quando ti impongono il Novus Ordo). E se "vai via" non è per gusto del superiore ma è per ubbidienza ai voti che hai liberamente emesso: il superiore prende atto che sei talmente debole da non poter continuare ciò che desideravi. La tua santità passa attraverso le virtù cristiane e l'unico caso in cui non devi ubbidire è quello in cui il superiore ti comanda di compiere un peccato. Devi avere idee ben strane in testa, se pensi che il "breviario tradizionale in latino" ti renda impossibile la santità (mentre ha accompagnato alla santità tantissime anime, a cominciare quelle che trovi elencate nel santorale e nelle memorie e feste del breviario stesso).
Infine il frate intervistato ammette che il "breviario tradizionale in latino" non era mai stato "ufficialmente imposto". Ma allora contro cosa si ribellavano quei frati ribelli? Si ribellavano solo alla "possibilità" che in "alcune occasioni" avrebbero dovuto usare un diverso breviario? Ribellarsi ad una "possibilità"?
(continua sotto)
(continua sotto)
RispondiEliminaL'altro argomento "normalista" è che alcuni dei superiori dei Francescani dell'Immacolata avrebbero sviluppato delle opinioni deleterie per la vita della congregazione. Sono mere opinioni o incidono drammaticamente sulla vita dell'Istituto? In che modo impedirebbero la santità? In che misura rinnegano lo spirito francescano? Non è dato di sapere: l'intervistato non sembra riuscire a dare nemmeno un esempio. E' quantomeno umoristico notare come quel frate non abbia letto nulla di padre Lanzetta (forse preferiva i libri del priore della comunità di Bose?) e accusi padre Manelli nientemeno che di un "ratzingerismo" ad oltranza (ohibò)...
Il frate intervistato indica le questioni sotto titoli sempre troppo generici, senza mai fare un esempio concreto. Per esempio al principio parla di "problemi sul concetto di Tradizione". Quali? Quando? Chi? Parla di "dichiarazioni poco prudenti" di alcuni docenti del Seminario. Quali dichiarazioni? Quale doveva essere la prudenza? In che modo ledono la formazione e l'Istituto? Non è dato di sapere. Quanto alla spaccatura nei FFI l'intervistato dice che ci sono "quelli contro il Commissario" da una parte, mentre dall'altra quelli che "semplicemente hanno fede nella Chiesa". Cioè i cattivi e i buoni? Come può sostenere simile affermazione? Neppure un esempiuccio concreto? Aggiunge poi che "si poteva risolvere, sia pure con un po' di sofferenza, senza fare macelli": è proprio così difficile dire chi, quando e come? Chi è che avrebbe dovuto "soffrire": chi ha promosso ma "non ha imposto" il breviario tradizionale, oppure i frati ribelli che lo rifiutavano? E sul padre Manelli che "non muove foglia", un esempietto pratico, una testimonianza personale, niente, nulla?
L'intervistato, in breve, ha dichiarato di non conoscere le questioni. Sulle quali, però, esprime dei giudizi.
Tutto ciò vi fa venire in mente qualcosa?
Siamo proprio sicuri che per distrazione o fretta sia stato incapace di circostanziare almeno uno di quei giudizi?
Quanto alla vita religiosa, la parte più succosa (e più nascosta) dell'emettere voto di ubbidienza è il trasferire ai propri superiori - presenti e futuri - tutte le responsabilità delle decisioni della propria vita. Un frate che lamenta "difficoltà" col breviario è perciò un ipocrita, un traditore della sua comunità e soprattutto di se stesso. Un frate che di fronte ad una simile tempesta si premura di dire che in comunità "si prega ancora 5 ore al giorno" sta solo tentando di apparire "normale" a qualcosa o a qualcuno.
Il ragionamento sarebbe uguale anche a parti invertite: se un ipotetico giovane entrasse in una ipotetica congregazione Vetus Ordo e all'improvviso disgraziatamente si ritrovasse per ubbidienza a dover usare il Novus Ordo, o ubbidisce o serenamente abbandona l'ordine e cerca altre strade. L'emettere liberamente voti non prevede il diritto di lamentarsi.
In che modo il presunto "culto della personalità" costituiva un ostacolo alla santità personale dei frati che poi si sono ribellati? Perché mai hanno anteposto la loro idea all'ubbidienza? Perché mai non hanno serenamente scelto altre strade? La "famiglia" francescana è vastissima, si possono trovare ovunque comunità di frati in cui vige obbligatoriamente il Novus Ordo e nessuna considerazione del padre Manelli e della sua opera: perché non hanno fatto le valigie ma hanno preferito scatenare un pandemonio?
Sono certo che il frate intervistato risponderebbe a queste domande con altri giudizi preconfezionati, naturalmente senza dare esempi. A quanto pare, in quest'epoca moderna non ci si sente obbligati ad usare sempre la propria intelligenza e a saper rendere ragione della propria speranza.
Ogni tanto, non so perchè, spariscono dei commenti.
RispondiEliminaIeri sera, dopo aver letto il commento di Rocco sull`articolo di radio spada, avevo suggerito di leggere i commenti a quell`intervista, senza aggiungere altro.
Non lo vedo più.
Leggo qui stamattina il commento di E.P. che condivido in toto.
Il richiamo all`obbedienza ai superiori fatto da chi dirige ora i FFI è particolarmente "paradossale" perchè proviene da chi ha disobbedito ai suoi superiori, organizzato la ribellione e riuscito il "golpe" con tutti i provvedimenti che non sto qui a ricordare, il tutto basato su illazioni diffamatorie, su accuse senza prova e senza diritto alla difesa di chi è accusato.
Dall' intervista, ho ricavato l' impressione di un giovane, verosimilmante, confuso e poco abituato a ragionare con la propria testa, ad analizzare i fatti razionalmente, secondo uno schema logico.
RispondiEliminaQuello che afferma Esistenzialmente sui " voti" e' vero, e per inciso in molte strutture o istituzioni umane vige al regola di obbedire al superiore finche' questi non ti da' un ordine che confligge con al tua coscienza. Ma allora, se cio' si verifica, ti rifiuti tu singolo di obbedire, e ne paghi le consequenze, oppure lasci, non sfasci l' istituzione.
Probabilmente a trovarsi male con il " latinorum", non sono stati i frati piu' anziani, diciamo 60-70enni, perche' ai loro tempi il latino ed un certo modo di studiare esisteva ancora nelle nostre scuole, ma o gli stranieri, in particolare penso agli Americani- la pratica val piu' della didattica- o gli Italiani 50-60enni, e piu' giovani, che non hanno studiato granché seriamente nelle nostre scuole post1975.
Inoltre avrebbero probabilmente voluto " far carriera" e si sono visti sopravanzati da quelli piu' giovani, tipo Pdre Lanzetta, piu' " studiati" . Perché una delle conseguenze del' 68 e dell' "immaginazione al potere" e' il rifiuto ed il disprezzo dello studio serio e sistematico e delle persone che ad esso si dedicano.
In realtà, quindi, nonproblemi dottrinali, liturgici o " perche' Padre Stefano era divinizzato"!!! , MA, piu' semplicemente e banalmente, ' orgoglio, invidia, superbia, accidia, avarizia(l' Ordine, non il singolo frate, iniziava ad avere soldi, casa editrice , radio TV, e diventava appetibile) .
Se fosse rimasto Papa BXVI, forse la cosa si sarebbe risolta pacificamente, " pensionando" Padre Stefano, e lasciando scegliere ai frati chi sostituirlo. Con Bergoglio, invece, e' successo il casino che sappiamo. Egli, secondo me, ha proiettato su Mannelli i suoi trascorsi da padre provinciale, diciamo cosi " chiacchierati" ; inoltre e' purtroppo convinto che dietro ogni tentativo di " ritorno alla Tradizione" ci sia in agguato uno sporco latifondista argentino o industriale tedesco, che fa morire di fame i suoi contadini ed operai, e che appoggia ogni junta militare e quindi fascista).
Rr
Mi viene proprio da ridere.... allora come mai i Camilliani, tanto per fare un esempio, non sono stati commissariati??? Scandalo per milioni di euro, sostituzione di persona, sequestro di persona, superiore generale e compagni in galera e nessuno fa niente??? Vogliamo parlare delle suore eretiche americane proaborto ???? Vogliamo parlare delle scandalose messe yoga dei Camaldolesi ???? E nessuno fa o dice nulla???
RispondiEliminaPoi sei o sette frati si lamentano per il breviario in latino e scatta il commissariamento???
Siamo alla farsa... questa "gente anonima" non merita neppure un pernacchio... sono solo dei poveracci rinnegati e fanno pena, anzi anche un tantinello schifo !!!!
"Genitum non factum", per l'appunto. Chissà quanti cristiani ne conoscono, o anche solo cercano di capirne, il senso?
RispondiEliminaP.S. "agili" valeva "disinvolte".
Perchè spariscono i mei commenti?
RispondiEliminaIeri sera e poi di nuovo stamattina, in reazione a quello di E.P.
Mic, puoi vedere se sono finiti negli spam, dopo essere stati pubblicati?
Grazie.
Ringrazio chi ha commentato i miei scritti in chiave dogmatica e ringrazio soprattutto chi ha reputato opportuno darmi la tiratina d’orecchi. Accetto volentieri…
RispondiEliminaConcordo che certi termini, pur virgolettati, siano rischiosi, ma vorrei assicurare che dietro c'è più chiarezza di quella che sovente trapela da certe "frasi fatte", troppo asettiche per essere comprensibili... E non voglio "spiegare Dio", ma accoglierLo.
In effetti di fronte all’increato Dio non è mai sufficiente l’umiltà di chi cerca di parlarne, tanto più quanto maggiore è il rischio di “pensare Dio”, che invece va accolto nella Sua Rivelazione, quindi con un atteggiamento più mistico che razionalisticheggiante.
Perché allora mi sarei arrischiato ad “elucubrare” su Dio? O forse mi sto vantando di essere un “mistico”?
Il senso del mio scritto era interamente volto a sottolineare che tutto discende da Cristo, vero Dio e vero uomo. E che il mio scriverne è da “innamorato” e non da studioso e nemmeno da allievo disciplinato che ripete a memoria la poesia imparata. E’ tutto qui il mio “misticismo”, cioè un’esperienza di Dio che cerco di comprendere con appassionata ricerca, massima docilità e nessun sentimentalismo altalenante: non quella dell’infatuazione “flirtante”, ma la dolce forza dell’amore fedele di un matrimonio sacramentale.
Quanto agli appunti, li condivido talmente tanto che mi sento di ribadirli: bisogna però capirsi sul “quando”.
Dio è eterno, fuori dal tempo. E’ Dio. E noi non ne sapremmo nulla, se non si facesse conoscere Lui. E la Verità ce l’ha rivelata Cristo, Logos incarnato. E’ da lì che un “dio” uguale per tutti e per ognuno capito in un modo differente (giustificando dalle lotte più feroci, ai sacrifici umani, all’idolatria, al sincretismo), si fa il Dio cristiano, la Santissima Trinità, Padre, Figlio e Spirito santo.
E come lo “sappiamo”? Attraverso Gesù. E tutto ciò che il cristianesimo ha saputo comprendere da Lui e dalla creazione nella quale ha voluto, Lui, il Verbo, prendere carne. Dunque Dio si mostra Uno e Trino protendendosi nella creazione da Lui voluta e compiuta, ancora in continuo compimento, destinata a essere ricapitolata in Cristo che è il Verbo generato e non creato per mezzo del quale tutte le cose sono state create!
Il Verbo non è creato, la sua “nascita” non coincide con la creazione (nel senso di essere Lui stesso creatura: questa sarebbe una delle tante eresie che hanno richiesto dogmi per definirle tali), ma è la volontà stessa di Dio a descriversi come Trinità a motivo della Rivelazione che il Verbo fatto carne ci ha saputo portare!
Oggi il rischio dell’apostasia che corre tanta Chiesa è proprio nell’identificare il cristianesimo con l’umanità di Gesù e l’umanità nostra, non arrischiando di affacciarsi sul Cielo dischiuso dal Dio che dal Cielo ha voluto farsi anche “terra”.
Tutto quello che avevo scritto è totalmente debitore e “affamato” del prologo di San Giovanni
(Gv 1,1-3), vi ringrazio che me lo citate, per ribadire fino in fondo che la Verità sta tutta lì! Coeterno Dio!
Però vi assicuro che è bello parlare da innamorati di Dio, desiderosi di comprenderLo e di accoglierLo, non per provare le emozioni di un adolescente con la fidanzata, ma per quella bellezza calma di stare con la propria moglie, dopo tanti anni, sentendosi felici. Amandola e non solo “sapendola a memoria” o attraverso schemi a domanda e risposta… C’è una bella differenza. Troppo bella.
così scrive tralcio:
RispondiElimina"Però vi assicuro che è bello parlare da innamorati di Dio, desiderosi di comprenderLo e di accoglierLo, non per provare le emozioni di un adolescente con la fidanzata, ma per quella bellezza calma di stare con la propria moglie, dopo tanti anni, sentendosi felici. Amandola e non solo “sapendola a memoria” o attraverso schemi a domanda e risposta… C’è una bella differenza. Troppo bella."
Vorrei ribadire solo questo - perché penso che la frase contestata a tralcio abbia parlato da sola, al di là di ogni possibile circumnavigazione dialettica - : se restare attaccati alla retta e sana dottrina non fosse stata tra le cose più importanti (se non la più importante) per un vero discepolo di Cristo, San Paolo - solo per fare un esempio, ma potremmo citare molti altri - non vi avrebbe speso così tante espressioni, tra le quali segnalo solo queste tre sotto; e nello stesso tempo non dimentichiamo che egli però, oltre all’incontro con il Cristo Risorto sulla via di Damasco, in seguito fu rapito pure al terzo cielo, dove udì parole che non potè riferire per l’inadeguatezza del linguaggio umano rispetto a quanto udito, ed ebbe grandi rivelazioni divine.
Si può mai dire perciò che San Paolo non sia stato un mistico o un vero innamorato di Dio solo perché affermava DI CONTINUO – e chi ha letto anche solo distrattamente qualche sua lettera lo sa – la necessità di rimanere ADESI ALLA DOTTRINA RETTA?...
Penso proprio di no, anzi, lui è stato uno dei più grandi INNAMORATI DI CRISTO!
Perciò, pensiamoci bene, tutti, prima di debordare un po’ qua e un po’ là, perché chi ama il Signore non si allontana da ciò che Egli stesso in primis ha insegnato e che poi ha lasciato in custodia e in trasmissione alla Sua Chiesa, e non c’è bisogno di essere originali, basta seguire il binario già tracciato e percorrerlo con amore, e PERCIO’ senza deragliare.
Tu però insegna ciò che è SECONDO LA SANA DOTTRINA
(Tt 2,1)
“annunzia la parola, insisti in ogni occasione opportuna e non opportuna, ammonisci, rimprovera, esorta con ogni magnanimità e DOTTRINA.
(2Tm 4,2)
Mi raccomando poi, fratelli, di BEN GUARDARVI da coloro che provocano divisioni e ostacoli CONTRO LA DOTTRINA che avete appreso: TENETEVI LONTANO DA LORO.
(Rm 16,17)
Perché…
Verrà giorno, infatti, in cui non si sopporterà più la SANA DOTTRINA, ma, per il prurito di udire qualcosa, gli uomini si circonderanno di maestri secondo le proprie voglie
(2Tm 4,3)
Luisa,
RispondiEliminaHo pescato proprio adesso tra lo spam 4 o 5 tuoi commenti. E uno di Silente.
L'ho inseriti. Dovrò andare a controllare piú spesso...
Grazie, Maria.
RispondiEliminaGrazie, Mic. Capita.
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