Testo tratto dal libro di padre Enrico Zoffoli La vera Chiesa di Cristo, Roma 1990, pp.285-289. Egli era consapevole già allora di dover
«richiamare la verità essenziale a quanti l'hanno dimenticata; precisare e chiarire le idee di molti che le hanno confuse e discutibili; confutare i pregiudizi derivati da un insegnamento e da notizie storiche false e tendenziose; animare i fedeli ad una scoperta rigorosamente scientifica della sua origine, natura, proprietà e destino, superando tutte le rovine che, accumulate da millenni di persecuzioni ed eresie [polarizzate e confluite negli ultimi decenni], di scandali e tradimenti, particolarmente oggi minacciano di travisarne il volto, soffocarne il respiro, comprometterne la missione». [dalla quarta di copertina]
Padre Zoffoli vedeva con chiarezza i prodromi della crisi - scrive nel 1990 -, ma non si erano ancora manifestate in tutti i loro effetti le derive che stiamo vivendo oggi.
§ 3 - Poteri della Chiesa, limiti dei suoi ministri, atteggiamento dei fedeli
La crisi vissuta nella Chiesa dal Vaticano II in poi ha motivato le ben note deplorazioni dei Papi, delusi dai risultati che tutti si attendevano da un Concilio inaugurato all'insegna del più legittimo ottimismo. Non sono mancate le reazioni, e passerà certo alla storia l'impennata di mons. R. Lefebvre nei suoi rapporti con la S. Sede: essa ha nutrito una polemica che spesso ha superato certi limiti. L'innegabile zelo del vescovo francese purtroppo non ha favorito un ritorno all'ortodossia di teologi scapigliati, e sembra che abbia anche provocato un loro irrigidimento su posizioni incompatibili con la «sana traditio» e il Magistero. Ora, ciò che dopo la «scomunica» del Lefebvre si è tentato di spiegare in difesa del suo contegno è la discutibile distinzione tra la «persona» e la «funzione» del Papa, tra «l'unità della fede» e «l'unità della comunione». Essa, in situazioni definite «straordinarie» - come appunto l'attuale - autorizzerebbe a sottrarsi alla Gerarchia, a resistere alle disposizioni del Papa.
Tutto ciò suggerisce di riprendere e precisare alcune idee per integrare la precedente trattazione sulla «persona» e i «poteri» del Pontefice.
A) Il Papa è infallibile solo alle condizioni a tutti note.
Dunque, non risulta:
- che, come teologo privato, non possa cadere in errore ed essere persino «eretico», anche se l'ipotesi è piuttosto teorica e sembra che non si sia mai verificata.
- È possibile - e storicamente documentabile, essendosi verificato molte volte - che il Papa non sia accorto, preparato, sollecito e intrepido nel reprimere l'errore, permettendo che questo si propaghi. Il carisma dell'infallibilità non gli conferisce affatto, per se stesso, le doti intellettuali e morali necessarie perché la sua condotta sia pastoralmente irreprensibile... Cosa si poteva attendere dai papi del «secolo di ferro», succubi di Teodora e delle figlie Marozia e Teodora la Giovane!...
- Come persona privata, il papa può essere immorale, ambizioso, violento... Di fatto, è stato anche un intruso, eletto per simonia, una creatura del potere laico. Tristissima, al riguardo, la storia del papato dal Medioevo al Rinascimento... Si è arrivati a dubitare della legittimità dell'elezione del pontefice e ignorare quale fosse il vero tra più soggetti che se ne contendevano la cattedra... È accaduto che la sede del Vescovo di Roma è rimasta vacante per interi anni, come per esempio dalla morte di Niccolò IV all'elezione di Celestino V, ecc.
- Il vero Capo della Chiesa è Cristo, capace di supplire a tutte le carenze e riparare tutti gli errori del Clero, come è avvenuto innumerevoli volte, risultando anche solo per questo inconfutabilmente dimostrata la divina origine della Chiesa; la quale, nell'ipotesi contraria, sarebbe uno dei più spaventosi assurdi della storia.
- Anche nei casi più scandalosi e biasimevoli, i poteri conferiti ai membri della Gerarchia restano inalterati, perché distinti e del tutto indipendenti dai medesimi «come persone private», sempre capaci di tradire la propria missione.
- Nelle burrascose vicende del papato e nei periodi di «sede vacante», al bene della Chiesa provvedono i vescovi migliori, legati tra loro dai vincoli di quella «collegialità» che si risolve in solidarietà e zelo per le anime... Molto più che la Chiesa può vivere, in certo senso - provvisoriamente - di rendita, potendosi e dovendosi valere di una Tradizione ricca di tutta la verità precedentemente insegnata e inculcata dai pastori e vissuta dai fedeli, specialmente dai più esemplari, come molti grandi Santi fioriti in periodi tempestosi...
- Nei momenti anche prolungati di crisi provocata da certi membri del Clero, possono essere particolarmente attivi anche i laici più illuminati, e ciò sia col sacrificio, la preghiera, la santità della vita, sia con la predicazione, l'insegnamento, l'umile e franca «ammonizione» rivolta a vescovi e papi, salvando sempre il prestigio dell'Autorità costituita. In ciò S. Caterina ha saputo comportarsi da ammirabile figlia della Chiesa quando scrisse al Papa: «Santità, fate che io non debba lamentarmi di Voi con Gesù Crocifisso. Con nessun altro infatti potrei lamentarmi perché Voi non avete superiore sulla terra!...».
Così:
- non merita fede né ossequio un Papa che, per assurdo, volesse imporre le proprie idee personali contrarie al dogma, o pretendesse indurre al peccato violando un qualsiasi precetto della legge naturale... Può succedere, perché non risulta che Dio lo abbia reso impeccabile e, personalmente, incapace di errare.
- Egli abuserebbe dei suoi poteri, se offendesse la dignità della persona umana, negandole il diritto alla vita, all'integrità delle membra, alla libertà personale, all'onore, alla famiglia, ai beni, ecc., e pretendesse addirittura che l'offeso non reagisse. E sacrilego sarebbe l'uso del potere di cui dispone, se lanciasse scomuniche per i propri interessi personali o familiari, come si permise Alessandro VI contro il Savonarola.
- È anche certo che un Papa non dovrebbe essere obbedito se, nel governo della Chiesa, comandasse qualcosa che in modo evidentissimo (come può risultare ai «pochi» veramente informati di tutto) fosse contrario alla causa di Dio, ai legittimi interessi della S. Sede, al bene delle anime... Stando alla storia, alcuni gravi errori commessi dai Pontefici si sarebbero potuti evitare, se gl'immediati subalterni avessero saputo opporsi, salvando il rispetto sempre dovuto al Vicario di Cristo ed evitando di scandalizzare irrimediabilmente i fedeli.
- Dunque, gli oggettivi e invalicabili limiti del potere concesso alla Gerarchia non permettono di cadere nella «papolatria», eccetto che il servilismo e l'adulazione non inducano a comportarsi in modo indegno di «figli di Dio», chiamati a vivere nella libertà consentita dalla verità: quella verità che - prima o dopo - emerge e fa bene a tutti, superiori e sudditi, contro tutte le «prudenze» di questo mondo.
Al riguardo, è degno di particolare riflessione il caso in cui - sempre prescindendo da interventi del Magistero universale in materia di fede e costumi - uno dei membri della Gerarchia enunziasse principi ed emanasse norme apertamente discordi dall'insegnamento tradizionale, ossia tali da offendere l'ortodossia e costituire un grave pericolo per l'unità nella fede e la vita spirituale dei fedeli...Quale in tal caso la reazione del credente che, consapevole di tutto, sentisse di agire contro coscienza se si comportasse secondo le disposizioni ricevute? - La risposta è implicita in quanto abbiamo accennato a proposito dei limiti del potere ecclesiastico, oltre i quali l'obbedienza perde ogni senso. Infatti, anche se a nessuno è lecito agire contro coscienza,
- si suppone che la coscienza non sia erronea, ma vera, cioè fondata su di una dottrina universale e infallibilmente insegnata...
- d'altra parte, non c'è pericolo di «scandalo» per i fedeli, e ciò sia perché la verità non può scandalizzare nessuno, sia perché l'obbedienza non è fine a se stessa, essendo destinata a salvare le anime attraverso la conoscenza e l'amore della verità...;
- inoltre, in momenti particolarmente critici della vita della Chiesa, tutti i membri del Corpo Mistico, essendo animati dallo Spirito e illuminati dal Verbo dipendentemente dalla formazione ricevuta dalla stessa Gerarchia, possono ed anzi devono partecipare attivamente alla sua vita, reagendo contro ogni minaccia di prevaricazione, anche sfidando l'impopolarità e subendo provvedimenti disciplinari. Il bene della Chiesa merita di avere le sue vittime sacrificate da certi uomini della Chiesa, indegni di rappresentarla, incapaci di salvarne l'onore.
- In ogni caso, tutto lo zelo dei pochi generosi che intendono ottenere qualcosa di serio e duraturo al riguardo, deve essere fondato sull'umiltà, illuminato dalla preghiera e dalla prudenza, ispirato ad un'eroica disposizione al sacrificio d'ogni interesse personale. Allora soltanto la reazione è valida quale frutto dello Spirito, scaturito dal seno della Chiesa, sempre capace di ritrovare se stessa nelle risorse soprannaturali degli uomini che la compongono.
E' la prima volta che intervengo in una questione concernente il Sommo Pontefice. In generale, ancora m'impongo di non ragionarne. Però: se sono vere le parole che oggi ho letto su Repubblica - siano esse decontestualizzate o no - lo scenario m'impressiona. "Quella di verità è un'idea agnostica per la sua origine e la sua natura. È infatti un concetto che può emergere solo dall'incontro col suo contrario, con un antagonista...", avrebbe detto Francesco. Questa è dialettica degli opposti, questo è il caduceo mercuriale del conflitto tra i due serpenti contendenti che si risolve con la sintesi "alata". Questo è gnosticismo platonico.
RispondiEliminaDi padre Zoffoli vale la pena leggere e meditare anche l'agile scritto Apologetica a rovescio sulla differenza tra Chiesa e "uomini di Chiesa" - scritto vent'anni fa e oggi addirittura più attuale che nel 1994.
RispondiEliminaRiporto da La Repubblica il punto cui si riferisce Lino, che ringrazio, condividendo :
RispondiElimina...quanto scrive Zygmunt Bauman su Papa Francesco. Pochi giorni fa abbiamo pubblicato un suo articolo su Repubblica che tratta a fondo di questa questione ed ha un titolo estremamente significativo: "Se il Papa ama il dialogo vero più della verità". È tratto da una dissertazione tenuta alla Cattolica di Milano ed è chiarissima l’intenzione dell’autore che il titolo fedelmente rispetta: il dialogo vero ha più senso della verità assoluta.
Questo tema solleva com’è evidente una quantità di problemi che pongono in discussione "l’assoluto" e appunto la Verità che lo rappresenta. Si era mai sentito un pontefice che rappresenta il Vicario di Cristo in terra mettere in discussione la Verità assoluta? Il testo di Bauman descrive con molta chiarezza il gruppo di questioni che il suo articolo, ma soprattutto quello che ha detto papa Francesco, solleva. Cito la parte essenziale di quel testo: "La verità è un’idea agnostica per la sua origine e la sua natura. È infatti un concetto che può emergere solo dall’incontro con il suo contrario, con un antagonista. Verità è a suo agio in un lessico monoteistico e in ultima analisi in un monologo ed effettivamente usare 'verità' al singolare in un mondo polifonico è come voler applaudire con una mano sola. Con una mano sola si può soltanto dare un ceffone o una carezza, ma non applaudire. Papa Francesco non solo predica la necessità del dialogo ma la pratica. Di un dialogo vero tra persone con punti di vista esplicitamente diversi che comunicano per comprendersi. È stata una decisione molto significativa da parte di Francesco concedere la prima intervista del suo pontificato all’apertamente anticlericale La Repubblica rappresentata con Eugenio Scalfari da un decano del giornalismo che non fa mistero di non essere credente. Per il futuro dell’umanità in un mondo irreversibilmente multiculturale e multicentrico, l’accettazione del dialogo è dunque una questione di vita o di morte"....
http://www.repubblica.it/cultura/2014/10/28/news/il_vicario_di_cristo_e_la_verit_relativa_che_conduce_a_dio-99162795/?ref=search
Siamo alle solite: Magistero mediatico, liquido, non infallibile, ma la cosa è ugualmente grave perché è quello che si diffonde nella massa.
Tanto più se l'Ufficio Stampa della Santa Sede non si prende neppure la briga di rettificare o rinnegare affermazioni così gravi.
E comunque il danno è fatto: anche una falsa assertività è sempre più efficace di qualunque smentita.
Ma le parole citate sono di Zygmunt Bauman, non di Bergoglio.
RispondiEliminaE' evidente che sono di Zygmunt Bauman che cita Bergogljio...
RispondiEliminaQuesto il testo che precede la citazione:
Pochi giorni fa abbiamo pubblicato un suo articolo su Repubblica che tratta a fondo di questa questione ed ha un titolo estremamente significativo: "Se il Papa ama il dialogo vero più della verità". È tratto da una dissertazione tenuta alla Cattolica di Milano ed è chiarissima l’intenzione dell’autore che il titolo fedelmente rispetta: il dialogo vero ha più senso della verità assoluta.
È dunque una interpretazione tra mille altre.
RispondiEliminaIndubbiamente una interpretazione resa possibile dalle parole di Bergoglio...
RispondiEliminaIo vorrei veramente capire se in Vaticano stanno contro la "dittatura del relativismo" o se portano acqua al suo mulino ("La verità è una idea agnostica per la sua origine e natura").
RispondiEliminaQui la destra non sa proprio cosa fa (o dice) la sinistra!
gentile mic mi chiarisca le idee per carità cristiana ,ma la fede cattolica,cioè la verità , non è un assoluto ?GESù,non dice forse :"io sono la via ,la verità e la vita chi crede in me non morirà",cos è dunque questo concetto relativo ,se non un errore ,la ringrazio
RispondiEliminafabio
@ Luís Luiz ha detto... "Ma le parole citate sono di Zygmunt Bauman, non di Bergoglio"
RispondiEliminaL'articolo, egregio Luís, informa: "Il testo di Bauman descrive con molta chiarezza il gruppo di questioni che il suo articolo, ma soprattutto quello che ha detto papa Francesco, solleva".
Per quanto mi riguarda, nel mio primo commento, avevo scritto: "avrebbe detto Francesco". Con il condizionale, sottolineo e sottilizzo. Rinvio al commento dell'ottima Mic: "Siamo alle solite: Magistero mediatico, liquido, non infallibile, ma la cosa è ugualmente grave perché è quello che si diffonde nella massa. Tanto più se l'Ufficio Stampa della Santa Sede non si prende neppure la briga di rettificare o rinnegare affermazioni così gravi".
La questione molto seria, sulla quale fissare l'attenzione, io la sintetizzo così "Ma siamo certi che la dialettica degli opposti - dominante nella comunicazione di Francesco - non dia adito a confusioni, mistificazioni, equivoci in materia di dottrina?"
Questo, null'altro, Luís.
Magari, tra qualche settimana, ci dovremo sorbire la solita rettifica dell'Ufficio Stampa della Santa Sede che pur dovrà esercitare il suo ruolo nella dialettica degli opposti.
Su Disputationes theologicae un illuminante articolo di mons Livi sulla ecclesiologia che ha portato a tale sfacelo,le sue scaturigini filosofico -teologiche , attraverso Kung , porporati quali gli attuali Tettamanzi e Ravasi , "profeti "alla moda come Bianchi ,e , aggiungo io , temo anche Bergoglio
RispondiElimina...unione degli opposti.. classico insegnamento massonico...
RispondiEliminaNon so siano parole di Bergoglio, ma la sostanza sembra proprio la sua.
RispondiEliminaSe non ricordo, disse proprio a Scalfari qualcosa del tipo "la verità è una relazione".
Le conclusioni a cui giunge Bauman sono conseguenti.
Bauman e' un sociologo, nato in Polonia, residente in Inghilterra, ovviamente, dato nome e cognome, ebreo.
RispondiEliminaAltrettanto ovviamente trova spazio su Repubblica, ed altretttanto ovviamente, e' meglio non stare a sentirlo. Francesco e' gia' confuso di suo, ci manca pure l' interpretazione- oh, quanto sincera e disinteressata ! - di Repubblica e di Bauman.
Come già scritto una volta, NON leggete Repubblica, per il bene della vostra anima, cuore, intelletto, fegato e portafoglio.
Rr
Leggetevi il capitolo di Wiki su Bauman, ( sempre ricordando cos'e' e chi e' Wiki) e capirete quanto sia meglio stargli lontano, e quale "agenda" abbia Repubblica nell' intervistarlo.
RispondiEliminaRr
Il ne faut plus dire : "La vérité vous rendra libres" (S. Jean 8, 32)
RispondiEliminaIl faut dire : "le dialogue vous rendra libres"
Il ne faut plus dire : "je suis le chemin, la vérité et la vie" (S. Jean 14, 16)
Il faut dire : " Je suis le chemin, le dialogue et la vie."
Etc. Etc. Etc.
Maçonnisme pur, c'est-à-dire indifférentisme, incrédulité, orgueil luciférien, refus de la Révélation.
Per Raoul,
RispondiEliminaChe le forze in campo siano anticristiche non possiamo negarlo. Ma credo che l'anticristo sia altro...
Che ci sia un antipapa lasciamolo dire a chi di dovere...
Laudetur Iesus Christus ! Semper laudetur,
RispondiEliminaCarissimi Ascoltatori, carissimi Amici,
VI SEGNALIAMO:
RASSEGNA STAMPA OTTOBRE 2014 - Speciale Sinodo - A cura di Alessandro Della Rosa - 310° Conferenza di Formazione Militante tenuta presso la CAP dell’Università Cattolica del Sacro Cuore in Milano - il 20 ottobre 2014.
FONTE VIDEO YT Comunità Antagonista Padana
Buon ascolto a tutti !
A mani giunte ! Preghiamo l’Immacolata.
(((†))) - Radio Vobiscum - [GERMANIA]
Una voce cattolica nella tua vita
radiovobiscum(chiocciola)gmx.de
« Tradidi quod et accepi »
(((†)))
2 cose,un link 'Phase 2 of the PF era the honeymooon is over'www.cruxnow.com. l'altra è il francobollo delle poste vaticane dedicato a Shakespeare....vero che i maligni commediografi elisabettiani dell'epoca scrissero : 'He died as a popish', ma ce ne corre......Baumann è come gli archistar, lodatissimi anche quando fanno boiate pazzesche, lui campa da star con la frase sulla società liquida, sì come i cervelli della gente, pieni d'acqua e vuoti come le zucche di Halloween....Anonymous.
RispondiEliminaParto dal noto discorso del card. Martini sul credente che convive con il non credente nello stesso cervello. E' possibilissimo che ci si trovi in questa situazione, specialmente se con l'acculturamento dato dagli studi liceali si è venuti a conoscenza di quanto varie e contrastanti siano le opzioni filosofiche e religiose. Ma allora non e' il caso di farsi ordinare sacerdoti, tantomeno di accettare il ruolo di pastori di diocesi. Il pastore per definizione deve offrire certezze ragionate e difese apologeticamente, ma pur sempre certezze.
RispondiEliminaDi fronte a certi interventi mi vien voglia di chiedere: ma allora perché ti sei fatto prete?
"Repubblica" ... la repubblica di platone, altro mito massonico...
RispondiEliminaEcco la Mecca in mano ai wahabiti. Per fortuna il Vaticano è diverso...
RispondiEliminaMaurizio Blondet 13 Ottobre 2014 m
http://www.effedieffe.com/index.php?option=com_content&view=article&id=308993:ecco-la-mecca-in-mano-ai-wahabiti-per-fortuna-il-vaticano-e-diverso&catid=83:free&Itemid=100021
Anonymous,
RispondiEliminaEssendo un amante di Shakespeare, o comunque di chi ha scritto quelle opere, so che si diceva che fosse un papista nascosto. Ie leggendo molte sue opere, il dubbio che lo fosse c'e'. In qualsiasi caso, meglio un francobollo dedicato a lui, che un articolo in lode di Pasolini, anche se persino Pier Paolo e' meglio di certi prelati attuali.
Baumann e' stato spia comunista durante la guerra ( superfluo ricordare come i comunisti polacchi considerassero la resistenza cattolica), quindi avrebbe
lasciato la Polonia perche' cacciato dal suo posto perche' il padre era sionista, e quindi si sarebbe rifugiato in UK, dove gia' era stato, all' iniIo dell Guerr fredda, per studiare: ???!!!!!!!
Mi e' bastato leggere 'ste cose per decidere che qualsiasi teoria avanzi, e' solo frutto di menzogna, doppiogiochismo, agenda politica al cubo.
Societa' liquida= caos.
Rr
Anonymous,
RispondiEliminae' chiaro dalla sua biografia che Bauman e' un "agente del caos e del male"
Tra KGB polacco, doppia cittadinanza anglo-israeliana, antisionismo, influenza gramsciana, antisemitismo, premi a destra e a manca, e' un perfetto rappresentante del NWO.
Rr
Dallo scontro tra tesi ed antitesi deriva la sintesi (Hegel), perciò il sincretismo è la religione di Bergoglio, che è stato chiamato dall'ebreo Peres a presenziare l'URI (l'Onu delle religioni).
RispondiEliminaRettifico: Marx teorizza lo scontro tra tesi e antitesi (la lotta di classe) per giungere alla sintesi (verità). Quindi Bergoglio è il massimo rappresentante della Teologia della liberazione, se per lui la verità deriva dall'incontro di due concetti uno opposto all'altro, anzi antagonista. Quindi se BXVI è Papa, lui deve essere l'antipapa! Questa la sua verità sull'attuale vescovo di Roma.
RispondiEliminaERMENEUTICA DELLA CONTINUITA' :
RispondiEliminaa Ratzinger davano del nazista.... mentre Bergoglio passa per comunista.....
continuità, nevvero?
anche i laicisti la riconoscono!
Invece, un differenza c'è:
RispondiEliminaRatzinger veniva pretestuosamente fatto passare per nazista solo perché era nato e cresciuto sotto quel regime, ma nulla ne traspare dalla sua formazione;
Bergoglio è marxista...
A proposito dell'incontro del papa con movimenti popolari e centri sociali (fra cui gli occupanti di immobili altrui del Leoncavallo di Milano), e del suo invito a continuare la lotta, mi sono ricordato della grande eco che ebbe negli anni '70 una tesi della Gregoriana del 1961, sulla legittimità morale del furto in caso di necessità. Il papa riprende quei temi: no a "piani assistenziali o soluzioni che non arrivano mai, o che, se arrivano, lo fanno in modo tale da andare nella direzione o di anestetizzare o di addomesticare", (udienza del 28 ottobre), ma lotta dura senza paura (con esproprio proletario?): "Odorate di quartiere, di popolo, di lotta!" (udienza) [Comunque sul sito del Leoncavallo non c'è traccia dell'incontro] Qui la scheda del libro: http://oseegenius.unigre.it/pug/search?h=def&q=*:*&f=author_browse:%22COUVREUR+GILLES%22
RispondiEliminaQui il discorso del papa, che pur ha molto di condivisibile nell'analisi: http://www.news.va/it/news/terra-casa-e-lavoro-diritti-per-tutti-papa-frances
Antonio V.
@ Rr il mio nick è dedicato a Shakespeare ed a tutto il teatro elisabettiano di cui sono appassionatissimo, anche se ho qualche, anzi più di qualche dubbio, sulla paternità di molte sue opere in cui vedo più che altro il grande Kit Marlowe, di cui adoro la preghiera del dottor Faustus che trovo una meraviglia di testimonianza di un dannato che cerca redenzione, fa il paio con Caravaggio, altro bel tipino, ma pittore per me sublime......bisogna precipitare nell'oscurità più assoluta prima di vedere un barlume di luce.....su PPP non mi pronuncio, anche se ha scritto cose profetiche sulla CC; BTW, qualcuno sa della richiesta di beatificazione del fondatore della comunità di Barbiana? Ma non era stato scomunicato? Non si capisce più niente, altro che caos di Nietzsche. Anonymous.
RispondiEliminaPapa Francesco benedice le occupazioni di Geraldina Colotti in il manifesto del 29 ottobre 2014
RispondiEliminahttp://www.finesettimana.org/pmwiki/uploads/RSt201410/141029colotti.pdf
(ndr.: La carta stampata ha dato un modesto rilievo al discorso del papa, differentemente da quanto solitamente avviene. Tralasciando Avvenire che pubblica l'intero discorso, solo Il Messaggero ha un richiamo in prima pagina. Gli altri quotidiani consultati solo articoli all'interno. La Stampa e Il Foglio invece neppure un rigo.)
@Franco
RispondiElimina"....noto discorso del card. Martini sul credente che convive con il non credente nello stesso cervello."
concordo al 101& col tuo intervento.
Tra l'altro avevo rimosso questo passaggio evidenziato, tanto mi diede noia.... ed è follia di sana pianta. Come dici, se si è in questo stato, tant'è non prendere i voti.
Anonymous, beg you pardon, non avevo colto il nesso tra lo zio Bill ed il tuo nickname. Concordo su Marlowe ed assolutamente su Caravaggio, uno dei miei pittori preferiti. In generale amo molto i belli e dannati o i caratteracci.
RispondiEliminaSu Don Milani: non ricordo fosse stato dcomunicato, comunque e' tutto un rivalutarlo. Ma se si rivaluta Giuda, chi siamo noi per giudicare uno, il cui insegnamento ha contribuito a sfasciare la scuola, così come Basaglia ha sfasciato la psichiatria ?
Rr
Josh,
RispondiEliminaIl problema è che quando prese i voti, non pensava cosi. Si e' guastato crescendo. Poi, una volta cominciato a pensare cosi, non ha avuto il coraggio di spretarsi, rinunciando agli onori del suo stato. Vanita' umana, comprensibile, non giustificabile, ma soprattutto non perdonabile per i danni arrecati alle anime semplici, prive di capacita' d' analisi e di conoscenze dottrinali profonde.
Purtroppo ora dobbiamo anche ascoltare la sua brutta copia.
Rr
Credo che la frase riportata dal giornalista sia una valida interpretazione del pensiero di papa Bergoglio, dandole però un senso compiuto che non risulta dalla frase in se. Certo che il dialogo è superiore al Verità, poiché ogni persona ha una sua Verità conosciuta che deve seguire in coscienza. Nessuno può scardinare od offendere questa verità personale. Solo il dialogo senza pretesa di imporre una verità può far giungere alla Verità che è di per sé assoluta. Infatti il papa a Scalfari presenta Cristo, la Verità. Noi siamo nella Verità per fede nel Cristo, la Verità. Dove sta tutto questo scandalo?
RispondiEliminaVincenzo ( uno dei tanti normalisti che, grazie a Dio, non frequentano più il blog) o lei ha letto un' altra intervista, o dove Bergoglio avrebbe presentato a Scalfari Cristo? Mi par di ricordare che non sia stato nemmeno nominato.
RispondiEliminaRr.
@vincenzo:
RispondiElimina"Certo che il dialogo è superiore al Verità, poiché ogni persona ha una sua Verità conosciuta che deve seguire in coscienza"
In questa frase e' un nonsense cattolico.
Il "Sacro Dialogo" SUPERIORE alla Verita'? E da quando? Quando l'ha detto Nostro Signore?
Ogni persona ha una sua verita'? Ne consegue che NON ESISTE allora la Verita', visto che ognuno ne possiede una diversa.
mah... io rimango basito...
Piero