È il secondo dei commenti dedicati da Don Curzio Nitoglia - che ringrazio per averceli messi a disposizione - ai capitoli centrali dell'Apocalisse.
Riepilogo dei testi: Parte 1a - parte 2a - parte 3a - parte 4a - parte 5a
La donna e il dragone rosso – S. Michele combatte
contro il dragone e lo precipita in terra –
il dragone combatte la donna e i suoi figli
contro il dragone e lo precipita in terra –
il dragone combatte la donna e i suoi figli
In cielo appare “un grande segno: una donna vestita di sole con la luna sotto i suoi piedi e sulla testa una corona di dodici stelle” (v. 1).
La “donna” simboleggia la Chiesa nel suo senso più largo, comprendente l’Antico e il Nuovo Testamento. Essa compare nel cielo poiché la sua origine è celeste: l’ha fondata Dio e celeste è il suo fine: condurre le anime in Paradiso. Landucci (Commento all’Apocalisse di Giovanni, cit., p. 123, nota 1) commenta che la donna immediatamente è simbolo di Maria e mediatamente è simbolo della Chiesa. lo stesso commento è dato da Dom de Monléon (cit., Le sens mystique de l’Apocalypse, p. 191). Mons. Antonino Romeo commenta che la “donna” rappresenta, per la maggior parte dei Padri, un’allegoria della Chiesa, mentre essa è in senso stretto una persona fisica, madre di Cristo e dei cristiani, madre della Chiesa (La Sacra Bibbia, cit., p. 806, nota 1).
È “vestita di sole” poiché Gesù, che è il Sole di giustizia, la riveste e la protegge.
La “luna sta sotto i suoi piedi” come uno sgabello simboleggiando il disprezzo che essa nutre per le cose mondane e mutevoli, rappresentate dalla luna che è cangiante.
Sulla testa ha una “corona di dodici stelle” ossia i dodici Apostoli della Nuova Alleanza e le dodici tribù della Vecchia Alleanza.
Ma siccome Maria SS. è la Madre della Chiesa (S. Ambrogio) ne segue che la donna simboleggia anche Maria (S. Agostino, S. Ambrogio e S. Bernardo).
Al versetto 2 si vede la donna che, “essendo gravida, grida per i dolori del parto”; ciò significa che la Chiesa deve soffrire in tutti i tempi, ora più ora meno, ma anche in mezzo alle persecuzioni più cruente continuerà a partorire figli spirituali a Dio. Ora Maria SS. ha partorito Cristo senza dolori, ma i cristiani, di cui è madre spirituale e corredentrice, li partorisce alla vita della grazia attraverso la corredenzione e la compassione, ossia soffrendo e riscattando i fedeli subordinatamente a Cristo crocifisso.
Nel cielo appare “un altro segno: un dragone rosso” (v. 3). Il dragone, ossia una specie di serpente enorme provvisto di ali e di piedi, figura il demonio e si ricollega al primo libro della S. Scrittura (Gen., III, 1), essendo il nemico della Chiesa di Cristo e di Maria sua Madre. Quindi nell’ultimo Libro della Bibbia si ha una scena analoga a quella della Genesi: tra una donna, Eva, e il serpente ossia il diavolo, che segna l’alfa e l’omega della Rivelazione.
Pio IX nella Bolla Ineffabilis Deus (8 dicembre 1854), definendo il dogma della Immacolata Concezione di Maria, si è rifatto alla profezia della Genesi (III, 14-15) ed ha messo in luce la unione indissolubile tra Maria, la Chiesa e Cristo nella lotta contro il serpente infernale. Maria schiaccerà il capo del serpente: “Ipsa conteret caput tuum”, “con Cristo, per Cristo ed in Cristo”, come leggono unanimemente i Padri della Chiesa e San Girolamo stesso (De perpetua Virginitate Mariae adversum Helvidium, PL 23, 1883, 193-216).
Infine nell’Enciclica sulla Chiesa Mystici Corporis Christi (1943) papa Pacelli insegna che Maria “quanto al corpo era Madre del nostro Capo, quanto al suo spirito, poté divenire madre spirituale di tutte le membra” (AAS 35 [1943], p. 247). Maria è vera Madre fisica di Cristo e vera Madre spirituale dei membri vivi (Maria Mater Christianorum; Maria Mater Ecclesiae). Chi non ha Maria per Madre spirituale non ha Dio per Padre spirituale.
Nel Nuovo Testamento si ha la realizzazione di quanto era stato annunziato all’inizio del Vecchio Testamento (Gen., III, 15), almeno in tre passi decisivi, che sono quasi una spiegazione o un commento alla Genesi.
Il primo (Lc., I, 26-38) narra che l’Angelo Gabriele fu mandato da Dio a Maria per ottenere il suo libero consenso al piano divino di farla divenire Madre del Redentore. Maria ha dato il suo consenso (“Ecce Ancilla Domini, fiat mihi secundum verbum tuum”). Si nota un parallelo impressionante tra i tre protagonisti della rovina spirituale del genere umano (un uomo di nome Adamo, una donna di nome Eva ed un angelo decaduto sotto apparenza di serpente) ed i tre protagonisti della Redenzione dell’umanità (il nuovo Adamo che è Gesù, la nuova Eva che è Maria e l’angelo buono che è Gabriele).
Il Vangelo secondo San Giovanni (XIX, 25-27) ci mostra Maria sul monte Calvario ai piedi dell’albero della Croce nell’istante del Sacrificio del Redentore, ossia nel momento in cui la inimicizia e la contraddizione verso di lui raggiungevano il culmine. Anche qui fa impressione il parallelo tra la scena del peccato originale nella Genesi: un albero della scienza del bene e del male, un uomo di nome Adamo e una donna di nome Eva che nel giardino o monte dell’Eden spinti dal diavolo rovinano l’umanità, perdendo la grazia santificante; nel Nuovo Testamento abbiamo un nuovo Monte (il Calvario) un nuovo albero (la Croce) un nuovo Adamo (Cristo) ed una nuova Eva (Maria), che con l’aiuto di Dio e l’avversione del diavolo e della sua discendenza (il sinedrio) riscattano o ricomprano ciò che era stato perso nell’Eden.
Ed eccoci di nuovo a noi! San Giovanni ritorna su questo parallelo nell’ultimo Libro sacro (Apocalisse, XII, 1-6) rivelando la lotta tra il dragone e la donna e il figlio della donna. Come si vede, la S. Scrittura inizia (Genesi) e finisce (Apocalisse) con la Rivelazione della Passione e Compassione, Redenzione e Corredenzione di Maria, Madre della Chiesa, dramma, in cui gli attori principali sono Dio, Maria e il diavolo.
Quindi l’Apocalisse si volge indietro e si rifà alla prima rivolta di Lucifero, che trascinò un terzo degli angeli (simboleggiati dalle stelle, cfr. Is., XXIV, 20; Giob., XXXVIII, 7) nella sua ribellione contro Dio. Ora, nell’Apocalisse che guarda agli ultimi tempi, il dragone “con la sua coda trae la terza parte delle stelle del cielo, e le precipita in terra” (v. 4). Il colore “rosso” del dragone indica il suo carattere sanguinario e “omicida sin dal principio” (Gv., VIII, 44). Comunemente si interpreta questo versetto in riferimento alle persecuzioni degli ultimi tempi, in cui il diavolo riuscirà a far apostatare un gran numero di cristiani. (Cfr. Padre Sales, La Sacra Bibbia commentata, cit., p. 649, nota 4).
“Il dragone si pone davanti alla donna, che sta per partorire, per divorare suo figlio” (v. 4). Il diavolo odia Maria, la Chiesa e Gesù. Quindi vorrebbe distruggerli o divorarli, se mai fosse possibile, ma “Ella (Maria/Chiesa) partorisce un figlio maschio, il quale deve governare la Nazioni in virga ferrea” (v. 5). Il figlio “maschio” rappresenta Gesù forte e potente. Egli come la sua Chiesa dovrà governare tutte le Nazioni sino alla fine del mondo con uno scettro di ferro, ossia con autorità e potenza. Questo verso è poi applicato anche riguardo ai cristiani partoriti alla vita della grazia dalla Chiesa e da Maria; essi specialmente negli ultimi tempi saranno perseguitati dal demonio e dall’anticristo finale e saranno governati da Gesù non solo con la misericordia ma anche con la giustizia (“in virga ferrea”). Landucci commenta: “lo scettro ferreo simboleggia non la durezza, ma l’onnipotenza e la inappellabilità del Giudizio universale, cfr. Sal., II, 8)” (cit., p. 128, nota 5).
Ma la donna fugge “nel deserto, in un luogo preparatole da Dio, per essere nutrita durante 1260 giorni” (v. 6). Queste parole alludono alla protezione specialissima accordata da Dio alla Chiesa negli ultimi tempi contraddistinti dalle persecuzioni più cruente. Si noti che ritorna la cifra di “1260 giorni”, ossia 42 mesi o 3 anni e ½, cioè il tempo del regno dell’anticristo.
La patristica è unanime in questa interpretazione. Tanto per fare un esempio, Berengardo un monaco del IX secolo, nella sua Expositio in Apocalypsin (PL 17, 763-907), commenta l’Apocalisse (XII, 6-14) analogamente alla Genesi (III, 14-15) che descrive la ‘donna’ (Maria/Chiesa), suo Figlio (Gesù Cristo e i Cristiani) e il ‘dragone rosso’ che è il ‘serpente’ infernale, ossia satana e i suoi seguaci, (cfr. Ap., XX, 2). Il dragone sferra un primo attacco contro il Figlio appena nato dalla donna, ma Costui sfugge ai suoi attacchi ed è rapito in Cielo; in una seconda offensiva il dragone attacca la donna, che ha appena dato alla luce il Figlio, ma anche costei sfugge alle sue insidie e si rifugia nel ‘deserto’ simbolo della protezione divina (Ap., XII, 6 e 14), che inghiotte ‘l’ondata d’acqua’ lanciata dal serpente infernale per affogare la donna; nella terza offensiva il dragone attacca con ‘inimicizia’ i figli o il ‘seme’ e il ‘tallone’ (Gen., III, 15) della donna e di Gesù, ossia i cristiani e la Chiesa, ma, grazie al Sangue dell’Agnello e ai dolori spirituali di Maria, essi vincono il dragone (“Ipsa conteret caput tuum”) come Re e Regina. La Chiesa, infatti è il Corpo Mistico di Cristo, il Verbo Incarnato nel seno di Maria Vergine per opera dello Spirito Santo, conseguentemente i cristiani, membri della Chiesa e la Chiesa figlia di Gesù e di Maria, vincono il dragone, sotto la bandiera di Cristo Re e Maria Regina, in virtù del Sangue fisico e mistico di Gesù e di Maria corredentrice (Ap., XII, 11). L’idea fondamentale dal primo Libro Sacro dell’Antico Testamento (Genesi) all’ultimo Libro del Nuovo Testamento (Apocalisse) è la piena vittoria di Cristo Re e Maria Regina su satana e i suoi suppositi. Ora San Giovanni presenta Maria come Madre del vero Re dell’Universo (Ap., XII) in lotta con satana, il falso Re, che è il “Principe di questo mondo” (Gv., XII, 32; XIV, 30; XVI, 11).
Poi il Libro sacro riprende il tema della prima battaglia tra Lucifero e S. Michele in Cielo (vv. 7-8), che questa volta è applicata principalmente agli ultimi tempi, mentre al v. 4 riguardava i tempi iniziali e preannunciava i tempi finali: “Seguì in Cielo una grande battaglia: Michele con i suoi angeli combatterono contro il dragone e i suoi seguaci, che non vinsero e persero il loro posto in Paradiso”. Padre Sales commenta che il combattimento scatenato negli ultimi tempi dal demonio contro la Chiesa sarà simile a quello dei primi tempi (cit., p. 649, nota 8). Il fatto che Lucifero e i suoi seguaci “persero il loro posto in Cielo” si rapporta al primo combattimento tra S. Michele e Lucifero. L’Apocalisse ci fa capire che la sconfitta di satana negli ultimi tempi sarà per lui e gli altri demòni come una nuova caduta dal Cielo e un nuovo imprigionamento nell’inferno (Sales, cit., p. 650, nota 8).
“Il dragone o l’antico serpente, che si chiama diavolo e satana, e seduce il mondo fu precipitato per terra” (v. 9). San Giovanni vuole ripetere ed esplicitare in maniera chiarissima che il dragone è il diavolo per non lasciare lo spazio a nessun dubbio.
Diavolo in greco (diàbolos) significa accusatore e calunniatore. Invece satana significa in ebraico avversario. Il ruolo del diavolo è quello di accusare gli uomini di fronte a Dio, agli altri uomini e di fronte alle loro coscienze, con calunnie, di essere dei malvagi come lui, imprigionati senza speranza di uscire dal peccato. Purtroppo molti uomini con calunnie ed accuse temerarie fanno il giuoco del diavolo e, se non si correggono, avranno la sua stessa sorte.
In Cielo si fa festa e si sente una gran voce: “adesso è compiuta la salvezza, perché è stato abbattuto l’accusatore dei nostri fratelli, il quale li accusava giorno e notte dinanzi a Dio” (v. 10).
E i fedeli vinsero il diavolo “in virtù del sangue dell’Agnello (Cristo redentore e crocifisso) e non amarono le loro vite (anime) sino alla morte” (v. 11) ossia sino a morire fisicamente per non rinnegare Dio e salvare l’anima spirituale.
“Per questo rallegratevi, o Cieli e voi che abitate in essi, ma guai alla terra e al mare perché il diavolo discende verso di voi con grande rabbia, sapendo che oramai gli resta poco tempo” (v. 12). Si avvicina la fine del mondo e il diavolo sarà cacciato nell’inferno definitivamente. Quindi la persecuzione di quei giorni sarà la più crudele. Padre Sales commenta che questo tempo allude molto probabilmente ai 3 anni e ½ del regno dell’anticristo (cit., p. 650, nota 12).
Infatti “dopo che il dragone vide che era stato precipitato in terra, perseguitò la donna che aveva partorito il maschio, ma le furono date ali come quelle di un’aquila affinché volasse lontano dal serpente nel deserto dove è nutrita per un tempo, due tempi e la metà di un tempo” (v. 13).
Le ‘ali dell’aquila’ sono il simbolo della protezione di Dio verso il quale l’aquila ascende con la contemplazione amorosa (p. Sales, cit., p. 650, nota 14). Il ‘deserto’ raffigura i posti poco conosciuti in cui dovranno rifugiarsi i cristiani negli ultimi tempi come avveniva nei primi secoli ai cristiani nelle catacombe (p. Sales, cit. p. 650, nota 14). Si noti come ritorna la medesima cifra di ‘tre anni e ½’ per indicare la durata dalla persecuzione dell’anticristo.
Il diavolo non si dà per vinto e “getta contro la donna un fiume di acqua per annegarla” (v. 15). Il fiume rappresenta una enorme massa di tribolazioni e persecuzioni. Ma “la terra dette soccorso alla donna”, cioè Dio salva la donna (Chiesa e Maria) facendo in modo che la terra inghiotta le acque del fiume o delle persecuzioni (Sales, p. 651, nota 16).
Allora il dragone, non avendo potuto abbattere la Chiesa e Maria, si scaglia contro i cristiani figli di Maria e della Chiesa. Infatti “andò a far guerra contro quelli della di lei progenie che restano fedeli ed osservano i precetti di Dio e confessano Gesù Cristo” (v. 17). Il diavolo se la prenderà con i cristiani degli ultimi tempi, che hanno la fede e le buone opere.
Landucci commenta: “satana resta deluso, essendo sfuggito al suo agguato Gesù. In realtà satana aveva già tentato l’uccisione di Gesù neonato, spingendo Erode alla strage degli Innocenti (Mt., II, 16) e, infine, riuscì ad alimentare l’odio dei Giudei sino a farlo crocifiggere; ma Gesù invece di essere distrutto da quella morte, ne trasse il titolo di merito sublime per la sua resurrezione” (cit., p. 128, nota 5).
Quindi il dragone “si ferma sulla arena del mare” (v. 18). Infatti dal mare uscirà (nel capitolo XIII) la bestia del mare (ossia l’anticristo, come vedremo nel prossimo articolo). Landucci commenta il presente versetto: “nella vita della Chiesa militante vi saranno più o meno sempre persecuzioni, ma sempre resteranno la testimonianza e le attività apostoliche. Niente mancherà alla Chiesa di quanto è necessario alla sua indefettibilità, secondo l’esplicita promessa di Gesù (Mt., XVI, 18; XXVIII, 20). […]. La Provvidenza non permetterà mai, nell’èra messianica, che le ostilità diventino eccessivamente opprimenti rispetto alla capacità essenziale di resistenza della Chiesa, così che essa resti sempre, con l’aiuto divino, nell’unione della fede e della carità” (cit., p. 129, nota 6; p. 133, nota 16). Dom de Monléon interpreta misticamente la “sabbia del mare” come gli uomini leggeri e inconsistenti come lo è la sabbia del mare contro i quali la rabbia del dragone si scatenerà poiché non ha potuto vincere la ‘donna’, il ‘figlio’ e i ‘fedeli’ che hanno preferito la morte fisica a quella dell’anima.
d. Curzio Nitoglia
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1. Cfr. F. Spedalieri, Maria et Ecclesia in Apocalypsi XII, in “Maria et Ecclesia”, n. 30, 1959, pp. 61-70.
Chesterton profetico La sfera e la croce da http://www.riscossacristiana.it/langolo-di-gilbert-k-chesterton-grandezza-attualita-di-uno-scrittore-cattolico-rubrica-quindicinale-di-fabio-trevisan/
RispondiElimina“Voi vi volete battere in duello ma non dovete essere troppo al corrente, mi pare, delle idee moderne. Il duello è ormai lontanissimo da noi … non litighiamo per una parola… Noi non abbiamo dogmi! Mi auguro che voi sappiate che non vi sono principi morali connaturati a noi”. Ecco la fresca attualità della proposta chestertoniana, l’essenza dell’apologetica del buon cattolico, ribadita in queste incredibili e sconvolgenti parole di Evan McJan: “Abbandona il duello e diventerai come questo (il paciere).Rinnega il giuramento e i dogmi e tutti i principi eterni e tu sarai simile a questo”.
Evan McJan e James Turnbull vorrebbero scuotere il mondo attorno alle questioni importanti, come l’esistenza di Dio e la verità: “Cercate di capire la nostra condizione. Siamo soli, in tutto il mondo moderno, a pensare che Dio è di un’importanza essenziale”.
Il dramma della denuncia dei due sfidanti è il dramma della difesa della fede e il desiderio di combattere per essa, come Chesterton tratteggerà persino nell’ateo Turnbull: “Egli vedeva finalmente su quali basi poggiasse la massa del mondo moderno per combattere la sua fede”. La condanna del cosiddetto “libero pensiero” e del mondo è, in Chesterton, esplicita ed appassionante: “Il libero pensiero può essere suggestivo, eccitante, avere tutte le virtù che gli derivano dalla vivacità e dall’eclettismo. Ma c’è una cosa che il libero pensiero non potrà mai rivendicare a se stesso: essere un elemento del progresso. Non lo può essere, perché non accetta nulla del passato”.
Nell’affannoso tentativo di battersi e di sfuggire ai tentacoli del mondo che lo vorrebbe acciuffare come un esagitato criminale, così McJan manifesta la sua fede ed il suo attaccamento alla Chiesa Cattolica: “Il cristianesimo è sempre fuori moda perché è sano e tutte le mode sono insanità… La Chiesa pare sempre alla retroguardia del tempo, mentre è all’avanguardia: essa aspetta che l’ultima follia abbia visto il suo ultimo tramonto. Essa tiene le chiavi di una virtù permanente”.
…“Quando ho visto quello spettacolo, ho visto tutto: ho visto la Chiesa e il mondo… Il mondo lasciato a se stesso diventa più feroce di tutte le religioni.
continua
Chesterton, continua:
RispondiEliminaQuesta è l’unica vera questione: la Chiesa è veramente più pazza del mondo? Se il mondo ha qualche altro equilibrio normale all’infuori di Dio, che se lo trovi”. La sfera può reggersi senza la croce?
Può il mondo rimanere senza Dio o fare come se Dio non esistesse? Evan McJan risponde perentoriamente ancora una volta: “Il mondo non può reggersi da solo: voi (Turnbull) sapete che esso non può. E’ stato il dolore di tutta la vostra vita. Turnbull, questo giardino non è un sogno, ma un’apocalisse che si realizza. Questo giardino è il mondo che è diventato pazzo … è necessaria una terra rotonda per piantarci la croce. Ma ecco la terribile differenza: il mondo sferico non vorrà nemmeno restare una sfera».
Fanno riflettere e rabbrividire questi concetti espressi da Chesterton! La pazzia non sta forse nella non accettazione della natura, della realtà, di un ordine stabilito da Dio? Quanto abbiamo eroso questo ordine? Quanto abbiamo distrutto follemente la ragione e la persona secondo il disegno divino? Di chi la colpa? McJan conclude: “Gli astronomi vanno ripetendo che la sfera ha la forma di un’arancia, di un uovo o di una salsiccia tedesca. Essi tormentano questo vecchio mondo come una vescica e gli danno migliaia di forme imprecise … infine l’immenso globo terrestre perderà la sua figura e solo la croce resterà dritta”.
L’ultimo capitolo della “La sfera e la croce” si intitola significativamente Dies irae: il mondo è diventato talmente pazzo che negherà l’esistenza di Turnbull e McJan ed imprigionerà tutti coloro che avranno avuto rapporti con loro. La sfera-mondo è diventata un inferno incandescente ed in essa sopraggiungerà il professor Lucifero per raccogliere i più feroci persecutori: è l’apocalisse, la fine del mondo.
Ma tutto non è finito: ritornerà il vecchio monaco Michele che in mezzo a quell’inferno incandescente cantava come un uccello. Chi salverà la propria anima? Chi riconoscerà la follia del mondo? Chesterton fa intravvedere uno spiraglio di salvezza:
«Mentre il vecchierello (il monaco Michele) si andava avvicinando, Evan cadde in ginocchio… anche Turnbull si inginocchiò… Fra le ceneri, due oggetti luccicanti erano sfuggiti al fuoco: la sua spada e quella di Turnbull, cadute per caso in forma di croce».
Anna
Grazie, Anna :)
RispondiEliminaL'esegesi di don Nitoglia è abbastanza condivisibile. Tuttavia ci sono alcuni punti poco chiari. Ad esempio, il versetto 2 è così commentato: "essendo gravida - la Donna -, grida per i dolori del parto; ciò significa che la Chiesa deve soffrire in tutti i tempi, ora più ora meno, ma anche in mezzo alle persecuzioni più cruente continuerà a partorire figli spirituali a Dio".
RispondiEliminaPerò, se quella Donna partorisce il Cristo, e non genericamente i "figli spiritulai", ma non potendosi questi "dolori" riferire alla nascita nella carne di Lui avvenuta a Betlemme, se ne deve dedurre che in questo versetto secondo si racconta in che modo avverrà questa nascita "spirituale" del Cristo che torna: «Con dolore partorirai figli» (Gn 3,16). Questo parto spirituale avverrà sì in un clima di persecuzione, ma soprattutto di colpa grave della Donna,la quale avrà abbracciato il suo Nemico, il serpente antico (Ap 12,9). Riferimento - questo - assai significativo, che rimanda proprio alla caduta della Prima donna. La persecuzione è pertanto generata dal "peccato che esiste nella Chiesa" (vd. Benedetto XVI a Fatima), portato alle massime e più devastanti conseguenze. Il dolore di Maria, nel mettere al mondo il figlio "spirituale", cioè il "discepolo che Gesù amava", è provato sotto la Croce, dove il Nazareno, col suo proprio sangue, aveva lavato quella Prima colpa. La colpa della Donna - la Chiesa - non potrà che essere lavata da un figlio "spirituale" della Donna, partorito appunto "nel dolore", in una porzione di Chiesa.
Vediamo, a sostegno di questa lettura, che il testo greco dell'Apocalisse differisce in un particolare non marginale dalla traduzione in lingua italiana: Essa partorì un figlio maschio ... e suo figlio fu rapito presso Dio e presso il suo trono. La versione in Greco ci dice invece che ad essere rapito presso Dio fu il suo "bambino". Comprendiamo che questo "bambino", rapito in estasi, non è ancora "figlio" a tutti gli effetti della Chiesa.
In definitiva, possiamo dire che nel Capitolo 12 dell'Apocalisse è raccontato in che modo verrà generato il Cristo che torna. Si tratta di una nascita "spirituale" che avviene nel grembo spirituale di Maria, cioè la Chiesa. In Lui, e solo in Lui, sarà generato "perfettamente" il Cristo. «Se voglio che egli rimanga finché io venga, a te che importa?» (Gv 21,23)
Questo commento è "oscuro" in molti suoi punti e, a differenza dell'interpretazione di don Curzio Nitoglia, manca di riferimenti patristici o teologici che abbiano trovato conferma nel Magistero o in esegesi autorevoli.
RispondiEliminaNon so davvero ipotizzare la colpa grave della Donna nei termini in cui è espressa, perché La Chiesa-Sposa di Cristo, l'Una Santa di Cui la Donna è simbolo - com'è simbolo della Vergine -, è di per sé senza macchia alcuna e non può essere confusa con coloro che infedelmente ne fanno parte. I quali, se e quando davvero drammaticamente "copulassero col Nemico" non ne fanno già più parte e ne vengono automaticamente esclusi... Ciò, di conseguenza, mi pare che impedisca che possa attribuirsi alla Chiesa qualcosa di così terribilmente grave...
Inoltre la sua interpretazione, farebbe quasi pensare a un non meglio identificato "figlio"... Ma ciò che significa e a che serve, se l'opera del Figlio è già compiuta e inverata insieme ai "suoi" fino alla fine dei tempi, per mezzo del Suo Spirito di Dio-Uomo Risorto che non cessa di spirare dalla Pentecoste?
C'è già il significato dei "dolori del parto"... Non basta?
La mia lettura non contraddice il Magistero né manca di riferimenti teologici, che non sto qui a elencare perché altrimenti dovrei dilungarmi oltremodo. E' solo che trattasi di una lettura "mai data prima" in questi termini, perché nessun altro lo poteva fare.
RispondiEliminaIn verità, avrei dovuto dire colpa grave nella Donna, che in effetti è una espressione più consona. Cosa sia questa "colpa" grave lo vediamo tutti i giorni.
Se questo peccato "così grave" avviene in una porzione di Chiesa, ben prima che si determini in modo invasivo e improvviso in gran parte del Corpo ecclesiale, vediamo che effettivamente la natura di questo "dolore" si può spiegare esclusivamente prendendo a modello la prima "colpa": Con dolore partorirai figli (Gn 3,16).
In ogni caso, chi aveva titolo a pronunciarsi sulla questione già lo ha fatto. E questo conta.
«non solo da fuori vengono attacchi al Papa e alla Chiesa, ma le sofferenze della Chiesa vengono proprio dall’interno della Chiesa, dal peccato che esiste nella Chiesa. … oggi lo vediamo in modo realmente terrificante: … la più grande persecuzione della Chiesa non viene dai nemici fuori, ma nasce dal peccato nella Chiesa» (Benedetto XVI in volo verso Fatima).
Prima di provare i dolori, ha partorito;
prima che le venissero i dolori,
ha dato alla luce un maschio.
Chi ha mai udito una cosa simile,
chi ha visto cose come queste?
(Is 66, 6-8)
Non si scervelli troppo: altri modi per spiegare questi "oscuri" versetti non esistono.
ma nasce dal peccato nella Chiesa
RispondiEliminaNasce dal peccato "nella" non "della" Chiesa....
Esatto: "nella" Donna, come potrebbe essere ad esempio una generica parrocchia. Ecco, faccio rilevare che don Curzio, nel suo pur dotto commento, non mi pare citi i Padri della Chiesa, quanto piuttosto alcuni studiosi più o meno riconosciuti dell'Apocalittica.
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