Un lettore ha scritto a Socci che pubblica [qui] e noi riprendiamo. Non per girare il dito nella piaga, ma perché risulta sempre più evidente - ed è bene sottolinearlo a chi ancora non se ne fosse accorto - la voragine in cui siamo caduti, ma dalla quale il Signore ci risolleva ogni giorno.
Le regalo questo impietoso confronto:
“Maria, quel giorno in cui ricevette l’annuncio dell’Angelo, era tutta raccolta e al tempo stesso aperta all’ascolto di Dio. In lei non c’è ostacolo, non c’è schermo, non c’è nulla che la separi da Dio. Questo è il significato del suo essere senza peccato originale: la sua relazione con Dio è libera da qualsiasi pur minima incrinatura; non c’è separazione, non c’è ombra di egoismo, ma una perfetta sintonia: il suo piccolo cuore umano è perfettamente «centrato» nel grande cuore di Dio”. BENEDETTO XVI, 8/12/12
“Il Vangelo non ci dice nulla: se ha detto una parola o no… Era silenziosa, ma dentro il suo cuore, quante cose diceva al Signore! ‘Tu, quel giorno - questo è quello che abbiamo letto - mi hai detto che sarà grande; tu mi ha detto che gli avresti dato il Trono di Davide, suo padre, che avrebbe regnato per sempre e adesso lo vedo lì!’. La Madonna era umana! E forse aveva la voglia di dire: ‘Bugie! Sono stata ingannata!’: Giovanni Paolo II diceva questo, parlando della Madonna in quel momento. Ma Lei, col silenzio, ha coperto il mistero che non capiva e con questo silenzio ha lasciato che questo mistero potesse crescere e fiorire nella speranza”. FRANCESCO, 20/12/13
Osservo due cose:
Anzitutto papa Bergoglio contraddice quanto afferma il Catechismo a proposito della Madonna sotto la Croce:
“La sua fede non ha mai vacillato, Maria non ha cessato di credere ‘nell’adempimento’ della parola di Dio. Ecco perché la Chiesa venera in Maria la più pura realizzazione della fede”.
In secondo luogo Bergoglio contraddice il Concilio Vaticano II e attribuisce a Giovanni Paolo II l’esatto contrario di quanto scrisse nella “Redemptoris Mater”. Valutate voi stessi:
“Tale benedizione raggiunge la pienezza del suo significato, quando Maria sta sotto la Croce di suo Figlio (Gv 19,25). Il Concilio afferma che ciò avvenne «non senza un disegno divino»: «Soffrendo profondamente col suo Unigenito e associandosi con animo materno al sacrificio di lui, amorosamente consenziente all'immolazione della vittima da lei generata», in questo modo Maria «serbò fedelmente la sua unione col Figlio sino alla Croce» (Lumen Gentium 58): l'unione mediante la fede, la stessa fede con la quale aveva accolto la rivelazione dell'angelo al momento dell'annunciazione. Allora si era anche sentita dire: «Sarà grande..., il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre..., regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine» (Lc 1,32). Ed ecco, stando ai piedi della Croce, Maria è testimone, umanamente parlando, della completa smentita di queste parole. Il suo Figlio agonizza su quel legno come un condannato. «Disprezzato e reietto dagli uomini, uomo dei dolori...; era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima»: quasi distrutto (Is 53,3). Quanto grande, quanto eroica è allora l'obbedienza della fede dimostrata da Maria di fronte agli «imperscrutabili giudizi» di Dio! Come «si abbandona a Dio» senza riserve, «prestando il pieno ossequio dell'intelletto e della volontà» (Dei Verbum, 5) a colui, le cui «vie sono inaccessibili» (Rm 11,33). Ed insieme quanto potente è l'azione della grazia nella sua anima, come penetrante è l'influsso dello Spirito Santo, della sua luce e della sua virtù! Mediante questa fede Maria è perfettamente unita a Cristo nella sua spoliazione. (…) Ai piedi della Croce Maria partecipa mediante la fede allo sconvolgente mistero di questa spoliazione. È questa forse la più profonda «kenosi» della fede nella storia dell'umanità. Mediante la fede la madre partecipa alla morte del Figlio, alla sua morte redentrice; ma, a differenza di quella dei discepoli che fuggivano, era una fede ben più illuminata. (GIOVANNI PAOLO II, Redemptoris Mater 18-19)
Parole di Papa Francesco l'8 dicembre 2014
RispondiEliminaPoco prima delle ore 16 di oggi, Solennità dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria, il Santo Padre Francesco si è recato alla Basilica di Santa Maria Maggiore, soffermandosi in preghiera davanti all’immagine della Salus Populi Romani.
Quindi, verso le ore 16.15, il Papa ha raggiunto Piazza di Spagna per il tradizionale Atto di venerazione all’Immacolata.
Pubblichiamo di seguito la preghiera che il Santo Padre ha appositamente composto e recitato quest’anno nel corso dell’Atto di venerazione all’Immacolata a Piazza di Spagna:
Preghiera del Santo Padre
O Maria, Madre nostra,
oggi il popolo di Dio in festa
ti venera Immacolata,
preservata da sempre dal contagio del peccato.
Accogli l'omaggio che ti offro
a nome della Chiesa che è in Roma
e nel mondo intero.
Sapere che Tu, che sei nostra Madre, sei totalmente libera dal peccato ci dà grande conforto.
Sapere che su di te il male non ha potere, ci riempie di speranza e di fortezza
nella lotta quotidiana che noi dobbiamo compiere contro le minacce del maligno.
Ma in questa lotta non siamo soli, non siamo orfani, perché Gesù, prima di morire sulla croce,
ci ha dato Te come Madre.
Noi dunque, pur essendo peccatori, siamo tuoi figli, figli dell'Immacolata,
chiamati a quella santità che in Te risplende per grazia di Dio fin dall'inizio.
Animati da questa speranza,
noi oggi invochiamo la tua materna protezione per noi, per le nostre famiglie, per questa Città, per il mondo intero.
La potenza dell'amore di Dio,
che ti ha preservata dal peccato originale,per tua intercessione liberi l’umanità da ogni schiavitù spirituale e materiale,
e faccia vincere, nei cuori e negli avvenimenti, i1 disegno di salvezza di Dio.
Fa' che anche in noi, tuoi figli, la grazia prevalga sull'orgoglio
e possiamo diventare misericordiosi
come è misericordioso il nostro Padre celeste.
In questo tempo che ci conduce
alla festa del Natale di Gesù,
insegnaci ad andare controcorrente:
a spogliarci, ad abbassarci, a donarci, ad ascoltare, a fare silenzio, a decentrarci da noi stessi,
per lasciare spazio alla bellezza di Dio, fonte della vera gioia.
O Madre nostra Immacolata, prega per noi!
Il fatto è che quanfo parla a braccio è un disastro.
RispondiEliminaE poi c'è anche il divario tra il dir bene (non mancano discorsi cattolici) e certe azioni.
>Anonimo delle 12:19. Bel discorso; ma come si concilia contemporaneamente col fatto che a dire della Nuova Chiesa di Bergoglio i protestanti hanno ragione e sono più nel giusto che non i cattivissimi ed ipocriti cattolici?
RispondiEliminaPS: astenersi dal dire che sono contemporaneamente vere tutte le posizioni oppure dal dire che Bergoglio non ha mai sostenuto che i protestanti (e tutti gli altri...) sono nella verità.
d'accordo con l'articolo;
RispondiEliminail pezzo del 20/12/13 sembra una brutta allucinazione....
Glielo hanno scritto, visto quello dell'anno prima, una rondine non fa prima vera e a S.Marta continua a sciorinare sciocchezze quando non vere e proprie eresie.
RispondiEliminaO il VdR soffre di personalità multiple, o di dissociazione della personalità , o si fa pesantemente, o non ha scritto lui quella preghiera.
RispondiEliminaScegliete voi la situazione che più vi aggrada.
Rr
devo ammettere che continua a stridere nella mia coscienza la somma dei significati dell'Immacolata,
RispondiEliminache crediamo,
con le "aperture" sinodali, che paiono (...) favorire il macchiarsi in vari modi....
E che indirettamente, ma neanche tanto velatamente, fa notare nella sua preghiera all'Immacolata. Aperture e favorire il macchiarsi in vadi modi......ma che c'entranoncon il sublime dogma della Santissima Vergine Immacolata???? Oltre a tutte le altre poco cattoliche e più ecumeniche suppliche implicite nella orazione!?
Elimina
RispondiEliminaRiflessione interrogative sulla preghiera alla Madonna.
Non mi sembra di cogliere un afflato passionale, né ispirato, né lirico, quanto piuttosto lo stile asciutto, burbero, poco sentito, senza calore, tipico di Papa Francesco. La conclusione, l’implorazione finale – la parte solitamente più enfatica - è espressa tutta in “negativo” nelle parole usate, nel tono poco espressivo, nella sequenza ermetica. Viene da pensare che il compositore dell’orazione non abbia proprietà della lingua italiana, non conosca il significato delle parole, non conosca l’arte di costruire un discorso, di articolarlo. Siamo sicuri che l’autore sia il Papa, o ha letto semplicemente un testo preparato da altri? Nessuno che lo abbia valutato nello stile e meditato nei contenuti? Non c’è proprio nessuno che consigli il Papa anche su questi aspetti?
< Santa Madre…. insegnaci “ad andare controcorrente, a spogliarci, ad abbassarci, a donarci, ad ascoltare, a fare silenzio, a decentrarci da noi stessi” >
1) Il Capo della Chiesa chiede aiuto “per andare controcorrente”. Rispetto a che cosa? Quale percezione ha dello stato della Chiesa di cui è Vicario? Ne sta facendo una valutazione positiva o negativa, o viceversa? In entrambi i casi, c’è grande differenza circa la direzione da prendere? O sta devotamente affidandosi a Maria Santissima, chiedendoLe di indicare Lei la destinazione da seguire? Mi auguro che sia così!
2) Il cristiano, ed anche il Papa - non può che professare la propria umiltà, la propria insignificanza davanti a Maria, ma forse una diversa graduata specifica articolazione avrebbe reso più chiaro il proposito, più manifesta l’intenzione papale a tutti i fedeli.
3) Che cosa significa “decentrarci da noi stessi”? Io traduco: Uscire dal proprio “Io”, cioè vincere l’egotismo, l’egoismo! Ma riferito a chi? Alla Chiesa intera? A Sé stesso, cioè al Papa? A ogni singolo cristiano?
E come dovrebbe esplicitarsi questo nuovo o diverso decentramento? Non ce lo ricordano già il dettato del secondo comandamento e le parole di Gesù?
In tutta umiltà mi rivolgo a chi è più preparato, è più addentro di me in questa materia. Qualcuno che mi segnali i miei errori, che mi aiuti a comprendere questa “Neolingua” non voglio restare nell’incertezza, vivere nel dubbio.
Santa Madre di Dio, che ami e proteggi tutti noi, intercedi per me.
"...tu mi ha detto che gli avresti dato il Trono di Davide, suo padre, che avrebbe regnato per sempre e adesso lo vedo lì!"
RispondiEliminaTu sai, Mic, che non intervengo mai in questioni che riguardano il Papa, un Papa. Me lo sono imposto, fino a che riuscirò a tacere. Questa del Trono di Davide, però, mi stappa la bocca. Quindi, secondo Francesco, anche la Madre la pensava alla stregua dei fautori del Cristo messia regale? Anche la Vergine, forse, immaginò una discesa dal "pinnacolo" con Gesù salvato dagli angeli? E, di quella risposta «Che ho da fare con te, o donna? Non è ancora giunta la mia ora» non aveva capito niente la Madonna, non meditò in cuor suo cosa fosse l'ultima ora?
Boccaccia mia statti zitta.
Caro Lino,
RispondiEliminaattualmente, sul trono di Davide (che pure è citato dal Vangelo di Luca), vedo assiso il popolo del messianismo etnico (nemmeno ebraico ma sionista) di Eretz-Yisrael (Dio-Popolo-Terra) tramontato con Cristo, cui è affidata l'appartenenza non più etnica ma teologale della Nuova ed Eterna Alleanza nel Suo Sangue Prezioso.
Il resto (tutto il resto, perché ci sono gli annessi e connessi con molti - troppi - corifei) non ha futuro, nonostante possa in questa temperie apparire umanamente invincibile.
Grazie, il tuo contributo è assolutamente prezioso.
prendo "quel" testo
RispondiElimina_“Il Vangelo non ci dice nulla: se ha detto una parola o no… Era silenziosa, ma dentro il suo cuore, quante cose diceva al Signore!"
mah. Maria è vero nei Vangeli non è riportata parlare molto, ma almeno Fiat e Magnificat (parecchio densi, direi), e anche altre se pur poche cose, li ha pronunciati .....o stiamo mettendo in dubbio anche questo?
_‘Tu, quel giorno - questo è quello che abbiamo letto - mi hai detto che sarà grande; tu mi ha detto che gli avresti dato il Trono di Davide, suo padre, che avrebbe regnato per sempre e adesso lo vedo lì!’.
nell'espressione Trono di Davide nel NT dobbiamo leggere la regalità di Cristo, tema ormai caduto in disuso (...) del Cristo Re, Universorum Rex, non solo di un regno terreno....Vicit Leo de tribu Juda, radix David...Gesù è il compimento delle promesse, di più di una promessa. Ma il Suo Regno, come dirà Lui stesso....
_"La Madonna era umana! E forse aveva la voglia di dire: ‘Bugie! Sono stata ingannata!’"
in nessun punto dei Vangeli è dato arguire che abbia vacillato....o che credesse di esser stata presa in giro da Dio
_"Giovanni Paolo II diceva questo, parlando della Madonna in quel momento. Ma Lei, col silenzio, ha coperto il mistero che non capiva e con questo silenzio ha lasciato che questo mistero potesse crescere e fiorire nella speranza”.
questo è già spiegato nell'articolo, che riporta correttamente ciò che disse GPII, che non era ciò che è scritto qui.
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"Santa Madre, insegnaci a decentrarci da noi stessi"
suona un po' come "uscire da sè", che ci starebbe nel pensiero cristiano, se in vista di Dio;
diverso è se si intende "decentrarsi" come l'ormai consueto "uscire nelle periferie", magari senza esser passati per l'Espiazione e la Redenzione compiute nel Figlio...e senza esser rinati.
Se "usciamo da noi stessi", se ci decentriamo da noi stessi, solo per fare la volontà di un altro uomo al posto della nostra, non abbiamo fatto molta strada....
abbiamo solo perduto la nostra libertà e indipendenza, mi pare, per fare il volere di un altro, un'operazione umana, mi sembra, nemmeno troppo conveniente;
se invece usciamo da noi stessi per rinascere spiritualmente in Cristo, allora la questione è diversa.
A quel punto però, essendo in Cristo uomo nuovo, deposto il vecchio, non trovo nelle S. Scritture, nè nella Tradizione, nè nella Dogmatica che la destinazione obbligata sia proprio la periferia.
E se a me mi mandasse nell'eremo? no, proprio la periferia, nè l'eremo nè il centro storico nè la cattedrale....A volte sembra di sentir parlare di una toponomastica impazzita.
nel senso spirituale corretto, 'decentrarsi da sè' normalmente si usava con questo esempio banale della sedia:
immaginiamo prima della conversione, c'è una sedia con il mio Io ben seduto, piazzato comodo, a far quello che gli pare, e Dio o inesistente o posto SOTTO la sedia;
dopo la conversione, Dio è assiso sopra la "sedia" della mia vita,
e il mio io vi sta sottomesso.
In realtà l'uscire da sè e il decentrarsi, in origine è un'immagine che riguarda la vita morale e la santificazione tra singolo e Dio, o così dovrebbe essere....
le opere, l'amore per il prossimo che ne consegue, è appunto conseguente.
Un'opera fatta in Comunione col Signore e la filantropia generica, solo umana e orizzontale non solo la stessa cosa: spesso hanno fini diversi, non cercano entrambe la Benedizione, non cercano entrambe la gloria di Dio....
Guardate che il "decentrarsi da sè stesso" è un concetto per nulla cristiano: non ricorda nulla la parabola del figliol prodigo che a un certo punto rileva come egli "rientrò in sè stesso" quando decise di ritornare al Padre?
RispondiEliminaRientrare in sè stessi dunque è il compito del cristiano e di ogni uomo cioè riconoscere che senza il Padre non si è nulla e che si è destinati così a mangiare le carrube del porcile!
Basemarom.
Anonimo 12 dicembre 21,19, dipende cosa si intende per 'decentrarsi da se stesso'.
RispondiEliminaNon giochiamo con le parole, che c'è già il seminatore di confusione.
Il figliol prodigo che "rientra in se stesso" (Luca 15,17) è come dire che rientra dalla propria follia. Non che mette al centro il suo Io con le sue voglie mundane post conversione.
Fino a quel punto del Vangelo di S. Luca il Signore narra il peccato e la miseria del figliuol prodigo, ora comincia a descrivere il suo pentimento.
Fu lo stato disperato che lo condusse a pensare alla casa che aveva abbandonata. "La tua malvagità ti castigherà, e i tuoi sviamenti ti condanneranno, e tu saprai e vedrai che è una cattiva ed amara cosa che tu abbia lasciato il Signore Iddio degli eserciti" Geremia 2,19.
Tutto il tempo che visse dissolutamente, era stato trasportato da una specie di cecità che impediva ogni seria riflessione; ora è tornato in sé, come chi è stato inebriato, o svenuto, o insano, o posseduto dal diavolo. Il primo suo atto, una volta guarito, fu di riflettere, in una coscienza risvegliata, sulla sua vita passata, sull'abbandono della casa paterna, sulla susseguente vita d'infamia, e sulla disperata condizione cui quella l'aveva ridotto.
Questa vista del passato lo riempì di disgusto e di vero pentimento; per grazia di Dio non era troppo tardi per lui. Il più terribile tormento dei dannati, quello che costituirà il loro stato di tormento sarà di ritornare a sè solo quando l'ora del pentimento sarà passata per sempre.
il 'decentrarsi da se stesso' che ho spiegato nel mio post sopra è invece ancora un concetto cristiano, nell'accezione che gli ho dato:
se da non credente uno mette al centro se stesso, cioè il proprio Io, con le proprie voglie, in opposizione a Dio,
quando ci si converte, si mette Dio, Gesù Cristo al centro della propria vita, ci si decentra da sè, nel senso che non si mette più il proprio Io al centro, ma Cristo.
"Non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me" afferma S. Paolo.
Galati 2,20
"Sono stato crocifisso con Cristo e non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me. Questa vita nella carne, io la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha dato se stesso per me."
Non il proprio Io al centro, ma Cristo.
In questo senso, decentrarsi da sè è cristiano.
In altre accezioni, tipo 'decentrarsi da sè' per fare la volontà degli altri, del primo pirla che passa, o delle periferie, non è invece cristiano, o per lo meno, non è sorretto da S. Scritture, Tradizione e Dogma.
@Basemarom 12 dicembre 2014 21:19
RispondiEliminaancora se sia cristiano o meno "decentrarsi da se stessi":
-Gesù stesso dice "rinnega te stesso, prendi la tua croce e seguimi" (Mc, 8, 34-35)
rinunciare a se stessi, rinnegare se stessi, non è decentrarsi da se stessi?
in questa accezione è giusto.
In fondo Gesù non sta dicendo lì "smetti di pensare a te stesso"? Chi è cristiano non mette più se stesso al centro della propria vita, come criterio per le scelte, ma il Signore: non sono più "io per me", ma per il Signore.
Chi segue Cristo è chiamato a metter da parte se stesso in vista di Lui.
_Di nuovo sul figliol prodigo da te citato, su cui ho già detto, ma bene esser sempre più circostanziati.
Man mano che constata la fame, la nudità, la vergogna della sua posizione, gli torna, per contrasto, in mente la sorte felice di quelli che hanno anche i posti più umili in casa di suo padre; là c'era pane a sufficienza per tutti. Quale follia era stata la sua di abbandonare la casa paterna, che altro non è che la metafora della casa di Dio, della nostra fedeltà a Lui!
Il suo tornare in sé, in questa accezione, indica quel salutare convincimento di peccato (Gesù stesso spiega che una delle opere dello Spirito Santo è di "convincerci di peccato", del farci sentire non gratuitamente in colpa, ma il peso della colpa per emendarcene, cfr. S. Giovanni 16,8) che è la prima operazione dello Spirito Santo nella conversione del peccatore, e lo conduce all'odiare le sue vie passate, fino al vero pentimento. Finché questo processo interiore non sia compiuto, non si può sperare che ritorni davvero a Dio, mediante la fede nella propiziazione fatta da Gesù.
Dopo di che, si vivrà per Lui.
Non centrati in sè....
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ciò che si teme, è che 'decentrarsi da se stessi' citato di recente sia inteso in altra maniera....
Attenzione Josh, che quello che ho detto io non si discosta da quello che dici tu: il figliol prodigo rientra in sé stesso proprio perché riconosce che senza il Padre non può fare nulla.
RispondiEliminaSi dice da qualche altra parte, vado a memoria, che "chi perde sé stesso ritrova sé stesso": lo scopo è però quello è di rientrare in sé stessi non di decentrarsi!
E' tipico degli schizofrenici o dei matti "essere fuori di sé": certamente Cristo non vuole questo.
Ma purtroppo, da certi discorsi papali, si evince proprio questo.
In sostanza, l'uomo è veramente tale solo quando si riconosce dipendente da Dio.
Occorre precisare bene come fai tu, perché altrimenti si capisce tutto il contrario.
Ma scusate, ma il papa non deve parlare chiaro? Non c'era un tempo l'espressione proverbiale "parlare papale-papale" proprio perché ciò che diceva il papa era di una cristallina comprensione?
Questa confusione donde viene, se stiamo continuamente a ragionare su ciò che dice (o non dice) il Papa, cosa francamente assurda?
Basemarom.
Basemarom, come noti anche tu ed Ettore poco sopra, l'ambiguità c'è.
RispondiEliminaOra, non per citarsi addosso, linko un mio pezzo di molti anni fa:
quando si parla di centro, periferie e decentramento infatti normalmente si intende questo di seguito :-)
http://esperidi.blogspot.it/2008/10/la-citt-il-centro-la-piazza-significati.html
"Si dice da qualche altra parte, vado a memoria, che "chi perde sé stesso ritrova sé stesso"
RispondiEliminalo si dice con esattezza qui:
"Chi avrà trovato la sua vita, la perderà: e chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la troverà."
chi è convinto di trovare la propria vita, cioè secondo il proprio io, in arroganza davanti a Dio, la perderà;
chi perderà la sua vita, rinunciando a se stesso (alla carne, all'uomo vecchio, al peccato, alla vita mundana) per fare la volontà di Dio e seguire Cristo, troverà la vera vita (in soldoni)
cfr.
Matteo 10,39;
Matteo 16,25;
Marco 8,35 (che aggiunge "ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà");
Luca 9,24 (Cristo specifica: "ma chi perderà la propria vita per me, la salverà.");
Luca 17,33;
cfr. pure
Atti 20,24; Apocalisse 2,10 e 12,11.
Il vdr avrà letto il catechismo della Chiesa cattolica? Avrà letto la Marialis cultura e la Redemptoris mater? N'è dubito, dopo aver letto le amenità che ha pronunciato
RispondiEliminaTemo che non passera' molto tempo e sara' "sfornato" un altro catechismo!
RispondiElimina