Riprendo da La Bussola quotidiana [qui], su segnalazione di una lettrice, che ringrazio.
Il testo, pubblicato di seguito a questa introduzione, è di un recente intervento di Mons. Luigi Negri, Arcivescovo di Ferrara Comacchio. Una delle voci sane.
Le stessa lettrice è colpita dai riferimenti sempre e solo a Giovanni Paolo II e a Benedetto XVI, mentre il papa attuale è citato solo per una (inascoltata e comunque abbastanza inutile, visto che dovrebbe dare lui l'esempio, ma questo Negri, forse per pudore, non lo dice) esortazione ai vescovi italiani a denunciare il gender e ad opporvisi efficacemente. Per il resto Negri lamenta che la Chiesa è stata data in pasto ai media... Un po' la solita musica di molti conservatori1, perché non si tiene conto che mancano le necessarie rettifiche e soprattutto che persiste l'uso di un linguaggio approssimativo e tranchant insieme ad atti rivoluzionari di per sé e non soltanto in base all'interpretazione del media.
Ma il cuore dell'articolo è una chiara presa di posizione contro la Chiesa del dialogo come fine e non come mezzo di evangelizzazione. Negri in sostanza afferma il contrario delle strane idee che il papa propala. Significativo anche il richiamo alla celebre affermazione Paolo VI/Guitton, ahinoi assai profetica (come se non avesse contribuito anche lui) sul pensiero non cattolico che diventa predominante nella Chiesa ma non potrà mai essere il pensiero della Chiesa.
Che queste cose le dica apertamente un vescovo ciellino, postconciliare, seguito da molti, appare un'ottima cosa: un segnale lanciato a "qui habet aures...", cioè agli altri vescovi e ai laici perché aprano gli occhi.
Il testo, pubblicato di seguito a questa introduzione, è di un recente intervento di Mons. Luigi Negri, Arcivescovo di Ferrara Comacchio. Una delle voci sane.
Le stessa lettrice è colpita dai riferimenti sempre e solo a Giovanni Paolo II e a Benedetto XVI, mentre il papa attuale è citato solo per una (inascoltata e comunque abbastanza inutile, visto che dovrebbe dare lui l'esempio, ma questo Negri, forse per pudore, non lo dice) esortazione ai vescovi italiani a denunciare il gender e ad opporvisi efficacemente. Per il resto Negri lamenta che la Chiesa è stata data in pasto ai media... Un po' la solita musica di molti conservatori1, perché non si tiene conto che mancano le necessarie rettifiche e soprattutto che persiste l'uso di un linguaggio approssimativo e tranchant insieme ad atti rivoluzionari di per sé e non soltanto in base all'interpretazione del media.
Ma il cuore dell'articolo è una chiara presa di posizione contro la Chiesa del dialogo come fine e non come mezzo di evangelizzazione. Negri in sostanza afferma il contrario delle strane idee che il papa propala. Significativo anche il richiamo alla celebre affermazione Paolo VI/Guitton, ahinoi assai profetica (come se non avesse contribuito anche lui) sul pensiero non cattolico che diventa predominante nella Chiesa ma non potrà mai essere il pensiero della Chiesa.
Che queste cose le dica apertamente un vescovo ciellino, postconciliare, seguito da molti, appare un'ottima cosa: un segnale lanciato a "qui habet aures...", cioè agli altri vescovi e ai laici perché aprano gli occhi.
Insieme a tanti spunti condivisibilissimi, (che ce ne fossero!), devo, però, aggiungere che c'è un passo che può trarre in inganno, perché è vero che la chiesa non è una struttura, ma essa ha una struttura, senza la quale non sarebbe quella che ci è stata tramandata nei secoli. Dice mons. Negri: «La Chiesa non è una struttura di mediazione fra un messaggio cristiano e il popolo. La Chiesa è il popolo di Dio, è il popolo generato dal suo Spirito, dallo Spirito del Signore crocifisso e risorto che, comunicandosi a coloro che il Signore sceglie, fa di loro un popolo». Ma avrà pure un senso se il Signore «ne costituì dodici», con la supremazia di Pietro e ciò che ne consegue, per formare santificare e guidare il gregge... [Potete trovare -qui- una riflessione sulle Due ecclesiologie].
E, prim'ancora che popolo di Dio (espressione generica e di sapore vetero-testamentario) la Chiesa è corpo mistico di Cristo, identità precisa, forte, pregnante e che già nel ricorso all'immagine specifica lascia intuire una ordinata differenziazione, anche gerarchica, di funzioni ministeri e carìsmi, ben lontana da un generico egualitarismo.
Questo è uno dei 'bachi' conciliari difficili da estirpare; quei 'bachi' che neppure molti conservatori intendono prendere in considerazione e riconoscere. È cambiata la percezione che la Chiesa ha della sua identità in molti suoi membri; il che non può non de-formarla nelle applicazioni anche se non può mutarla nell'essenza. E ciò non è comunque senza effetti, anche se c'è chi resta in una via di mezzo, senza arrivare alle estreme conseguenze attualmente raggiunte dai vertici della Gerarchia. E abbiamo già constatato che si tratta di uno dei nodi del problema. (M. G.)
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1. Spiace mettere etichette, ma lo ritengo inevitabile perché nessuno può negare che nella Chiesa attuale coesistono diverse correnti e relative 'anime': 1. quella progressista spinta e rivoluzionaria che attualmente appare egemone; 2. quella della via di mezzo conservatrice che comincia ad aprire gli occhi sui problemi più eclatanti ma non ne riconosce la radici nelle ambiguità di alcuni documenti conciliari che hanno introdotto veri e propri elementi di rottura in forza della prassi innovatrice; 3. quella di chi - come noi - ama e custodisce la Tradizione e si pone al di fuori di qualunque -ismo di conio ideologico (l'unica nei confronti della quale è preclusa ogni sorta di dialogo e di confronto, con tendenza ad incrementare le bastonate, che piovono da ogni versante a partire dal Vertice).
E, prim'ancora che popolo di Dio (espressione generica e di sapore vetero-testamentario) la Chiesa è corpo mistico di Cristo, identità precisa, forte, pregnante e che già nel ricorso all'immagine specifica lascia intuire una ordinata differenziazione, anche gerarchica, di funzioni ministeri e carìsmi, ben lontana da un generico egualitarismo.
Questo è uno dei 'bachi' conciliari difficili da estirpare; quei 'bachi' che neppure molti conservatori intendono prendere in considerazione e riconoscere. È cambiata la percezione che la Chiesa ha della sua identità in molti suoi membri; il che non può non de-formarla nelle applicazioni anche se non può mutarla nell'essenza. E ciò non è comunque senza effetti, anche se c'è chi resta in una via di mezzo, senza arrivare alle estreme conseguenze attualmente raggiunte dai vertici della Gerarchia. E abbiamo già constatato che si tratta di uno dei nodi del problema. (M. G.)
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1. Spiace mettere etichette, ma lo ritengo inevitabile perché nessuno può negare che nella Chiesa attuale coesistono diverse correnti e relative 'anime': 1. quella progressista spinta e rivoluzionaria che attualmente appare egemone; 2. quella della via di mezzo conservatrice che comincia ad aprire gli occhi sui problemi più eclatanti ma non ne riconosce la radici nelle ambiguità di alcuni documenti conciliari che hanno introdotto veri e propri elementi di rottura in forza della prassi innovatrice; 3. quella di chi - come noi - ama e custodisce la Tradizione e si pone al di fuori di qualunque -ismo di conio ideologico (l'unica nei confronti della quale è preclusa ogni sorta di dialogo e di confronto, con tendenza ad incrementare le bastonate, che piovono da ogni versante a partire dal Vertice).
La crisi della Chiesa, il bisogno della santità
La Chiesa si vive. Dobbiamo partire da questa certezza per comprendere il momento che la Chiesa e la società stanno vivendo. Della Chiesa non si parla come di un oggetto a partire dalle proprie presupposizioni di carattere ideologico, culturale, filosofico o altro. La Chiesa si vive. Per la Chiesa si soffre, per la Chiesa si gioisce, soprattutto si tenta di dare il nostro apporto significativo e creativo.
Ebbene, lo scandalo della situazione della Chiesa oggi – e uso volutamente la parola “scandalo” - è che la Chiesa è stata buttata in pasto alla stampa. La Chiesa è uno strumento manipolabile e manipolato dalla stampa, da una stampa che in Italia è per il 90% di impostazione laicista e anticattolica. Quindi siamo al paradosso che la mentalità laicista la fa da padrona in casa nostra pretendendo di decidere chi sono i veri ortodossi e chi sono gli eterodossi, qual è la posizione corretta e qual è la posizione del Santo Padre, perché poi ciascuno di questi pretende o millanta un credito presso il Santo Padre. Per cui noi assistiamo impotenti a una manipolazione che è avvilente, cioè avvilisce la fede del nostro popolo. Perché il nostro popolo ha un’esperienza di fede reale e personale che non ha nulla da spartire con le pensate di Eugenio Scalfari e altri.
Questi possono essere strumenti che verificano una posizione, ma il dialogo – come più volte ha detto Benedetto XVI nel Sinodo sull’evangelizzazione - è l’espressione di una identità forte. Forte non di mezzi, ma forte di ragioni. Se c’è un’identità forte è inevitabile che questa identità ponendosi incontri uomini, situazioni, condizioni, problemi, fatiche; quindi entri in dialogo con chi ha un’altra impostazione. Ma se non c’è un’identità il dialogo è un illusione. Il dialogo è la conseguenza di un’identità, non può essere l’obiettivo. L’obiettivo è l’evangelizzazione.
È un momento ben definito da quell’affermazione di Paolo VI a Jean Guitton, pochi mesi prima di morire: «All'interno del cattolicesimo sembra talvolta predominare un pensiero di tipo non cattolico, e può avvenire che questo pensiero non cattolico all'interno del cattolicesimo diventi domani il più forte. Ma esso non rappresenterà mai il pensiero della Chiesa. Bisogna che sussista un piccolo gregge, per quanto piccolo esso sia». È un’affermazione che sollecita all’assunzione di un criterio di giudizio a cui consegue un comportamento.
Voglio ricordare questa splendida frase della lettera di san Giacomo: «Considerate perfetta letizia fratelli miei quando subite ogni sorta di prove, sapendo che la prova della vostra fede produce la pazienza. E la pazienza completi l’opera sua in voi perché siate perfetti ed integri senza mancare di nulla» (Gc 1, 2-4).
Questo è il tempo in cui viviamo. Dire che è un tempo di prova, non significa analizzare e programmare una soluzione di questa crisi. È per l’incremento della santità. Dio permette certe cose perché uno assumendo una posizione vera di fronte a Cristo e alla Chiesa, possa diventare "perfetto". Per meno di questo non vale la pena discutere della Chiesa, come non varrebbe la pena discutere di niente.
Ecco dunque una prima osservazione, che è anche uno dei nodi centrali del cammino conciliare che la Chiesa ha fatto su se stessa, sulla sua identità, e che si è espressa nella Lumen Gentium, Costituzione dogmatica del Concilio Vaticano II che poi ha trovato il suo approfondimento straordinario nel magistero di Giovanni Paolo II. La Chiesa è un evento di popolo. La Chiesa non è una struttura di mediazione fra un messaggio cristiano e il popolo. La Chiesa è il popolo di Dio, è il popolo generato dal suo Spirito, dallo Spirito del Signore crocifisso e risorto che, comunicandosi a coloro che il Signore sceglie, fa di loro un popolo. Un popolo che non nasce dalla carne e dal sangue, cioè dalle determinazioni naturali, ma nasce dallo Spirito, quindi è una realtà irriducibile a qualsiasi altra formulazione di popolo. È stata la grande esperienza dei primi secoli, perché il tentativo di appiattire la Chiesa sulla realtà ebraica, sulla realtà greca, sulla realtà dei popoli barbari è stata smentita: «Non c’è più né greco né giudeo, né schiavo né libero né uomo né donna perché voi siete un essere solo in Cristo Gesù».
Il cristianesimo è la Chiesa, e Cristo arriva fino a te incontrandoti nell’unità dei suoi. Che cosa rende presente il cristianesimo nel mondo? L’unità dei suoi, presente nell’ambiente, in connessione vitale con il vescovo e con il Papa. Sono pagine che ha scritto don Luigi Giussani precedendo la Lumen Gentium. Questo è qualcosa che si deve sempre di nuovo conquistare. Non può essere dato per scontato e non dipende dalle condizioni.
Che cosa avviene in questo incontro con Cristo nei suoi? Che cosa avviene nella persona? Avviene l’esperienza della novità. Ma cos’è la novità? La novità della vita è l’esperienza di una corrispondenza imprevedibile ma reale fra questo incontro e la mia umanità. Se la fede non genera questo è un’aggiunta posticcia alla vita. Perché la vita vuole l’eternità, tutta la vita chiede l’eternità. La vita vuole l’eternità, l’incontro con Cristo è la certezza qui ed ora – come spesso diceva papa Giovanni Paolo II –; qui ed ora avviene questo, cioè ti capita di sentirti rivelato nel tuo io più profondo.
Cristo incontra il mondo perché lo incontra in me anzitutto, perché la partecipazione alla stessa realtà umana e storica ci accomuna. Portare Cristo nell’ambiente, nel mondo, vuol dire investire la realtà umana del pezzo di società in cui siamo chiamati a vivere della novità della nostra comunità. L’esperienza che Cristo è la risposta alla vita deve diventare ogni giorno che passa più vera per noi, e attraverso di noi deve investire la vita dei nostri fratelli uomini.
Questo si chiama missione, la presenza della Chiesa come novità di vita che tende a comunicarsi agli uomini. E la missione assume necessariamente il volto del giudizio. Perché il giudizio è l’incontro fra la concezione della vita, la realtà di vita nuova che viviamo e la realtà umana, storica, in cui vivono gli uomini. La cultura è nata così. Investire il mondo con la serena baldanza di portare la verità di Cristo. Investirla di un giudizio che non è la nostra capacità, è un dovere di coscienza. Paragonare tutto ciò che si incontra con la novità di Cristo che abbiamo incontrato.
Questo è un punto fondamentale. Non c’è età della vita che esima da questo, non c’è responsabilità culturale, sociale, politica, economica, ecclesiastica, non c’è nessuna situazione che esima da questo incessante riproporre l’avvenimento di Cristo agli uomini perché io stesso lo comprenda sempre di più.
In questo deve essere ripresa quella intuizione di Giovanni Paolo II che definì la missione come l’autorealizzazione della Chiesa. Non una serie di iniziative che si pongono accanto a una Chiesa che ha già trovato la sua consistenza nella sua struttura organizzativa, nel suo pensiero. No, la missione è essenziale perché la Chiesa sia se stessa. La Chiesa non ha il problema di giudicare il mondo e di cambiare il mondo, ha il compito di giudicare il mondo perché i suoi figli e coloro che si convertono possano vivere loro la responsabilità di trasformare il mondo. Non è l’istituzione ecclesiale che trasforma il mondo, è il popolo cristiano che entrando nella società con una certa impostazione ultima dà il suo contributo al cambiamento in meglio della società.
Eccoci dunque alla seconda osservazione. Qual è la crisi attuale della cristianità (e per cristianità si deve intendere un’esperienza di popolo cristiano che gioca la sua identità in questo momento della storia)? Nel periodo che si estende ai due pontificati di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, la Chiesa era una realtà che giudicava, e agiva conseguentemente. E quindi dava un suo contributo, maggioritario o minoritario non interessa, dava il suo contributo a favorire una lettura della situazione e una linea di sviluppo adeguata, almeno quella che si poteva pensare come adeguata. Non era un giudizio astratto, ideologico, era il tentativo di investire la situazione di una certezza di giudizio che nasceva dalla certezza della fede.
Come ha detto George Weigel, a Giovanni Paolo II è stata data la ventura di cambiare il senso della storia. Giovanni Paolo II in forza solo della sua fede, e della sua straordinaria capacità di rivivere tutta la grande esperienza ecclesiale polacca e in essa la grande esperienza del cattolicesimo, ha dimostrato che il comunismo non era invincibile. Anche la cristianità si era mossa fino ai tempi di Giovanni Paolo II schiacciata da una ipotesi terribile: che comunque avrebbero vinto loro. Ed essendo già scritto che avrebbero vinto loro - per la potenza politica, economica, militare - si trattava di salvare il salvabile. Questa espressione tornò continuamente in certi ambiti della cristianità italiana e determinò alcune scelte di tipo ecclesiastico, come ad esempio cosiddetta Ostpolitik, condotta sul filo del “salvare il salvabile”. Il magistero di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI hanno ridato alla cristianità il senso di una unità reale e di un giudizio, e di una doverosità del giudizio.
Su questo oggi c’è la crisi. Non è negabile, oggi la cristianità sembra non essere più in grado di dare dei giudizi pertinenti, ma direi di più. Certi settori della cristianità dicono che non è assolutamente necessario dare dei giudizi, anzi che la formulazione dei giudizi rappresenterebbe qualcosa di patologico perché metterebbe in crisi la radicalità e la purezza della fede sporcandola con quelle circostanze di carattere storico e quindi contingenti.
Ciò significa che l’ideale è una Chiesa senza capacità di giudizio, una Chiesa ridotta individualisticamente a certe pratiche spirituali, a certe emozioni individuali o a una certa pratica caritativo-sociale. Sono le cose da cui Benedetto XVI mette in guardia la Chiesa all’inizio della sua enciclica Deus caritas est, quando dice che il cristianesimo non è né una serie di pratiche spirituali né dei sentimenti né un progetto di carattere caritativo-sociale, ma è un incontro con una Persona, la sequela di Lui, il cambiamento della vita in Lui, la comunicazione di questa vita nuova agli uomini.
Ci sono degli aspetti gravissimi in questa resistenza al giudizio. La prima implicazione è l’avere alzato bandiera bianca sul problema della vita. Dopo aver combattuto per decenni perché la vita fosse al centro dell’esperienza della famiglia e della società, perché fosse considerata come è, indisponibile a tutti se non a Dio e quindi come un valore irriducibile a qualsiasi altra condizione, da riconoscere e da difendere in tutte le fasi dal concepimento fino alla fine della vita, noi abbiamo incominciato con il nostro silenzio a lasciare spazi larghi, spazi sempre più larghi a una manipolazione insieme intellettuale, morale e politica. Oggi è diventata maggioritaria l’idea che la vita sia una serie di procedure di carattere bio-fisiologico che possono essere conosciute scientificamente e manipolate tecnologicamente.
Questo silenzio sulla vita, viene poi ribadito da un silenzio pressoché assoluto su quella che è la follia del “gender”, cioè la soppressione della differenza sessuale da qualsiasi indicazione naturale, per una restituzione della sessualità alla pura istintualità, con anche la costruzione di progetti educativi in questo senso. Nelle scuole italiane circola un “progetto amore”, con i riconoscimenti da parte delle autorità scolastiche che devono garantire la buona scuola, progetti che sono demenziali: dove si definisce l’equivalenza maschio-femmina, la compresenza nella stessa realtà personale di due tendenze sessuali che devono essere favorite una dopo l’altra.
Aspetti di follia che però sono diventati diffusissimi. E nei confronti dei quali esiste una certa reattività delle famiglie. Le famiglie sono in posizione sanamente reattiva, ma quasi senza mezzi e senza strumenti. Senza strumenti di approfondimento, e senza una guida se non parziale, se non in alcuni posti. Ma siccome qui tutti dicono che sono amici del Papa e che portano avanti la posizione del Santo Padre, io vorrei ricordare che papa Francesco nell’incontro con i vescovi italiani il maggio scorso ha detto: “Siete stati investiti dallo tsunami del gender. E che cosa avete fatto? Nulla”. Francesco ha detto a 250 vescovi italiani “dovevate giudicare il gender e non l’avete fatto”, che significa anche che non si potrà continuare a rappresentare una Chiesa italiana che non affronti il tema del gender: perché è devastante, sta devastando la coscienza e il cuore del nostro popolo. Il silenzio su questo è espressione di una assoluta mancanza di fede.
Collegato a vita e gender è anche il tema dei cosiddetti “nuovi diritti”. Si tratta della riduzione dei diritti alla istintualità, ideologica o bio-fisiologica, per cui il diritto è quello che uno ritiene, che vuol provare a essere, con la perdita totale del senso della natura. La natura non è una serie di oggetti, la natura è una realtà vivente, subordinata all’uomo ma vivente. E nel dialogo fra l’uomo e la natura, l’uomo acquisisce valori, insegnamenti, che da solo non riuscirebbe a produrre con la sua sola intelligenza. Ecco perché la coscienza entra in rapporto con la natura, e soprattutto la coscienza umana è l’unico punto in cui questo dialogo con la natura acquisisce la fisionomia della legge legata alla natura. Per questo Benedetto XVI nell’ultimo periodo del suo pontificato ha richiamato continuamente la necessità di recuperare la verità della natura, del diritto naturale, perché i diritti non diventassero semplicemente una serie di opzioni di carattere individualistico nel senso deteriore.
Queste tre battaglie, che ho appena descritto, sono essenziali per la fede. Se si va avanti ancora un po’ di tempo senza una capacità di essere presenti a questo dibattito, senza dare un contributo significativo a questo dibattito, sarà il trionfo del pensiero unico dominante, che ha come caratteristica proprio la volontà di negare la presenza cristiana come una presenza autentica.
È necessario passare dalla fede alle opere, di non sottrarre nulla all’impatto con la fede. I vecchi padri della Chiesa dicevano che «quello che non è stato assunto dal Verbo non è stato salvato». Se c’è una cosa nell’esperienza umana, sociale, su cui la fede cristiana non dà un giudizio vuol dire che c’è una realtà del mondo che stando senza l’incontro con Cristo si salva ugualmente e così il Signore non è più il Redentore. Diceva invece l’Instrumentum laboris del primo Sinodo sull’evangelizzazione, allora redatto da Paolo VI, che «la fede è la salvezza dell’uomo, di tutto l’uomo e di tutti gli uomini».
Allora c’è una osservazione conclusiva. Una certa cristianità che ha maturato un suo cammino di fede non deve accettare una rilettura parziale o falsificata della storia della cristianità italiana. Che non è la storia di gente che non voleva accettare di non avere più nessuna egemonia e che per avere questa egemonia ha fatto battaglie sul divorzio, sull’aborto e altre. Battaglie inutili – si dice - perché si sarebbero perse senz’altro. In realtà per più di una generazione furono battaglie fatte per la fede, per la maturità della fede. Sconfitta o vittoria sono state uguali, nel senso che hanno consentito a tutti la maturazione della fede.
La crisi della Chiesa non è una crisi puntuale, è una crisi ampia. Ma non serve un’analisi che tenda a stabilire le responsabilità. La Chiesa è di Dio, la Chiesa non viene meno, la modalità con cui Dio guida la sua Chiesa eccede le nostre capacità. Però noi abbiamo il compito di fare un’esperienza reale di Chiesa, nel cammino che la Provvidenza ci ha fatto incontrare. Facciamo quello che Dio ci ha chiesto di fare poi Dio prenderà quello che stiamo facendo e gli darà il peso. I modi e i tempi li sceglie Lui, a noi spetta la nettezza della nostra posizione, che viene dalla lealtà con la nostra coscienza, e la nostra storia, e da quella capacità di compagnia che se ce la facciamo nella concretezza delle nostre condizioni, rende meno arduo il cammino. Ricordandoci di quello che diceva il Metastasio: «L’aver compagno al duol, scema l’affanno».
Devo ancora leggere l'articolo, ho letto solo l'introduzione di Mic (e colgo tra l'altro questa occasione per ringraziarla per l'impegno veramente notevole che profonde in quest'opera per cui il Signore sicuramente la ripagherà con il centuplo, e sono certo che lo sta già facendo con i modi che Lui nella sua infinita Sapienza sceglie per la nostra salvezza), sulla quale vorrei, se posso, fare questo commento, laddove scrive:
RispondiElimina"....E ciò non è comunque senza effetti, anche se c'è chi resta in una via di mezzo, senza arrivare alle estreme conseguenze attualmente raggiunte dai vertici della Gerarchia"
Io dico che la via di mezzo è solo una via più lunga per arrivare comunque alle stesse estreme conseguenze. E' la via "narcotizzante", è la pentola di acqua che viene scaldata con gradualità (e calcolo direi) affinché la rana venga bollita e non se ne salti fuori.
Chissà se Mons. Negri sarà tra i prossimi ad essere chiamati alla porpora.
RispondiEliminaIo dico che la via di mezzo è solo una via più lunga per arrivare comunque alle stesse estreme conseguenze. E' la via "narcotizzante", è la pentola di acqua che viene scaldata con gradualità (e calcolo direi) affinché la rana venga bollita e non se ne salti fuori.
RispondiEliminaSono d'accordo. C'è forse chi l'ha usata consapevolmente e forse chi non se ne rende conto...
La "via di mezzo" è anche quella di chi ci tiene a dire di non essere né tradizionalista né progressista.
RispondiEliminaE, pur esprimendo chiari e sapienti insegnamenti vere pietre miliari di una sana teologia, insiste in una parziale reticenza proprio su quei punti del concilio qui richiamati in continuazione.
Riconosco che la posizione di noi laici è in qualche modo più libera da pastoie di vario genere, ma sarebbe bene che chi ritiene di mantenere la sua "via di mezzo", qualunque siano i motivi che non mi permetto di sindacare, non insistesse anche nel bastonare la posizione di chi sente di non poter tacere non per "tradizionalismo ideologico" ma per amore della Verità e conseguentemente della Chiesa e del Papato, e ne dimostra i motivi, finora mai confutati nel merito...
@Mic
RispondiEliminaRiconosco che la posizione di noi laici è in qualche modo più libera da pastoie di vario genere, ma sarebbe bene che chi ritiene di mantenere la sua "via di mezzo", qualunque siano i motivi che non mi permetto di sindacare, non insistesse anche nel bastonare la posizione di chi sente di non poter tacere non per "tradizionalismo ideologico" ma per amore della Verità e conseguentemente della Chiesa e del Papato, e ne dimostra i motivi, finora mai confutati nel merito...
Sì, è condivisibile affermarlo.
Ma bisognerebbe anche cercare di uscire dal collo di bottiglia nel quale tutti ci siamo ficcati, che spesso non ci fa vedere i limiti delle nostre maniere.
Tendiamo anche noi a dividere i "buoni dai cattivi".. e il nostro "dividere" è "giusto", perché è ancorato nella Tradizione? Certamente; ma lo "stare" nella Tradizione, non credo possa permettere di poter dire e fare tutto.
Mi spiego meglio. A volte la Tradizione diventa anche una giustificazione "assoluta", per noi. I "dovuti modi", che noi stessi invochiamo, non è che siano sempre e ovunque rispettati.
E non è che lo siano stati in passato. Soprattutto non vi sono i "dovuti elementi" che considerino una necessaria "Pastorale" per la diffusione della Tradizione.
Da un lato c'è il "dogma della prassi". Dall'altro c'è "il dogma senza prassi".
In mezzo, nella "via di mezzo", ci sono i fedeli. Che in un caso sono modernisti di fatto; nell'altro non "sono" affatto... Perché o NASCONO Tradizionalisti, oppure non ci diventeranno mai!
Perché la considerazione di "metodi diffusivi" coerenti è già guardata con molta ma molta diffidenza.
Dunque ci sarebbe da ri-centrare ciò che tutti fanno. Anzitutto non ricevere calci da chi dovrebbe guidarci e lo fa con "metodo differente"...Poi cercare di allargare l'orizzonte...Solo per quanto possibile, ovviamente.
Io e Sua Eccellenza, poi, la pensiamo allo stesso modo: "La Chiesa è di Dio, la Chiesa non viene meno, la modalità con cui Dio guida la sua Chiesa eccede le nostre capacità. Però noi abbiamo il compito di fare un’esperienza reale di Chiesa, nel cammino che la Provvidenza ci ha fatto incontrare. Facciamo quello che Dio ci ha chiesto di fare poi Dio prenderà quello che stiamo facendo e gli darà il peso"
"Un po' la solita musica di molti conservatori1, perché non si tiene conto che mancano le necessarie rettifiche e soprattutto che persiste l'uso di un linguaggio approssimativo e tranchant insieme ad atti rivoluzionari di per sé e non soltanto in base all'interpretazione del media."
RispondiEliminaMic,
In ciè che dice rispetto al linguagio, Mons. Livi ha scritto recentemente il testo "Perché non possiamo dirci tradizionalisti ma nemmeno progressisti", dove dice:
"I cattolici che militano nelle diverse fazioni ideologiche ragionano e scrivono di argomenti ecclesiali con un linguaggio che ha senso solo nelle analisi sociologiche al servizio della dialettica politica, a cominciare dai termini più usati, come tradizione in opposizione e progresso, conservazione in opposizione a riforma, continuità in opposizione a rottura."
Quindi, secondo Mons. Livi il problema di linguaggio è dei cattolici membri di fazioni che fanno annalisi sociologiche e politica. Ma Benedetto XVI ha parlato dell'ermeneutica della riforma nella continuità. In una riforma se pressupone la continuità, ma che cosa si oppone alla riforma per avere bisogno di parlare di riforma nella continuità?
Doppo il testo di Mons. Livi è stato pubblicato il testo di P. Cavalcoli intitolato "Alla radice della crisi: storia delle occasioni perdute" dove dice:
"In realtà le nuove dottrine conciliari, rettamente interpretate, al di là di qualche espressione non del tutto chiara, non costituivano affatto una rottura o smentita dei dogmi tradizionali, ma al contrario una loro esplicitazione ed esposizione in un linguaggio moderno, adatto ad essere compreso dall’uomo di oggi, né l’approccio del Concilio alla modernità era da intendersi alla maniera modernistica come acritica soggezione agli errori moderni, ma bensì la proposta di un sano ammodernamento o, come si diceva..."
Nella sequenza hanno pubblicato un testo del P. Ariel Levi S. Gualdo dal titolo "Babele e la neolingua: una Chiesa senza vocabolario da mezzo secolo". Quindi, Mons. Livi critica i termini usatti, P. Cavalcoli parla di un linguaggio moderno e P. Ariel diffende che fa mezzo secoli non possiede vocabolario fa mezzo secolo. Sarà che attraverso l'Isola di Patmos, la Chiesa troverà il suo vocabolario perso nei questi 50 anni?
L'Isola di Patmos risponde e commenta i lavori dei fedeli tradizionalisti, ma sul lavori dei teologi tradizionalisti, non dice una parola. La "Risposta a Padre Cavalcoli, da parte di “Sì si no no”" rimane senza risposta ancora oggi. Credo che questa non sia una analise sociologica o politica...
RispondiEliminaPeu à peu les signes s’accumulent, se multiplient même, un peu partout, vrais “signes des temps” ceux-là, annonciateurs de la Parousie prochaine, c’est-à-dire de la “fin des temps”, qui n’est pas la fin du monde, mais de ce temps qui est le nôtre et que viendra clore, comme il l’a promis, le Christ dans sa gloire.
“ Adveniat regnum tuum ! ” N’est-ce pas ce que nous supplions tous les jours, plusieurs fois par jour ? Son Royaume. Voilà la vraie naissance que nous attendons !
Le christianisme n’a de sens que dans cette perspective, qui est tout bonnement celle de l’Apocalypse, le dernier livre de la Révélation, qui récapitule tous les autres.
Une erreur fréquente est de croire que l’éternité promise à la Sainte Église est celle de la durée temporelle, ici-bas. Grande erreur !
Les Juifs et les Athées croient à cette éternité-là, pas les Chrétiens. C’est un autre point qui les sépare radicalement.
RispondiEliminaTout donne à penser, tout démontre, au contraire, que, par tout ce qu’elle a d’humain, de créé, l’Eglise — j’insiste là-dessus —, en sa partie humaine, sociale, historique et même géographique, est soumise, comme le reste des choses ici-bas, au cycle inéluctable de la naissance, de la croissance, de la maturité, du déclin et de la mort.
Jésus lui-même, Dieu fait homme, s’y est soumis. Et cependant il est ressuscité !
L’Église aussi, à l’image de son Maître, passé l’agonie qui est la sienne au terme de 2000 ans d’histoire, passé sa mort historique, ressuscitera. Sous quelle forme ? Nous ne le savons pas. Ou du moins pas encore. Mais ce sera par la main — et seulement par elle — de son Sauveur.
Alors, préparons-nous.
Comme les vierges fidèles, mettons de l’huile — l’huile de la Charité dont se nourrissent les bonnes actions — dans nos lampes, pour éclairer la nuit qui s’épaissit.
Et attendons, sinon dans la paix, du moins dans la prière, avec confiance, avec Foi, le retour de notre Soleil.
Io e Sua Eccellenza, poi, la pensiamo allo stesso modo: "La Chiesa è di Dio, la Chiesa non viene meno, la modalità con cui Dio guida la sua Chiesa eccede le nostre capacità. Però noi abbiamo il compito di fare un’esperienza reale di Chiesa, nel cammino che la Provvidenza ci ha fatto incontrare. Facciamo quello che Dio ci ha chiesto di fare poi Dio prenderà quello che stiamo facendo e gli darà il peso"
RispondiEliminaStefano,
la penso anch'io nello stesso modo, se consideri che questa frase l'ho enfatizzata in grassetto.
Ma Mons. Negri e gli altri vescovi non so se ignorano o se poco gliene cale o semplicemente si allineano al Capo, che a noi della tradizione riesce difficoltoso fare "la nostra esperienza reale di Chiesa" (e mi limito alla messa), se consideri gli Altari preclusi in tutte le Chiese già affidate ai Francescani dell'Immacolata, a Santa Maria Maggiore, dopo lo schiaffo ancora bruciante del primo Sabato, ora definitivamente preclusa - dal 1° ottobre - all'ultima messa mattutina delle 7.30 rimasta! E a tutto il resto che ben conosci anche tu sulla tua pelle.
Allora il principio è giusto, ma per noi è disapplicato in maniera brutale. E tu parli ancora di metodi?
D'altronde il metodo di inchinarsi ad oltranza, oltre ad essere disdicevole e a non risolvere un bel niente, fa correre brutti rischi anche a chi non è di "quella" tendenza ;)
Sono una "signora" e so che questo linguaggio non mi si addice, ma francamente tra i prepotenti e i renitenti queste cose te le tirano fuori dalla parte umana più reattiva, da tenere a bada, d'accordo, ma non senza averla ascoltata almeno come prima reazione ineludibile per non esplodere!
Ti dirò di più. Ho scritto a malavoglia l'introduzione a questo testo, perché mi davo da sola l'impressione di "quella che ha sempre qualcosa da ridire", trattandosi peraltro di uno dei pochi vescovi direi sani e col coraggio che altri non tirano fuori.
E per questo sono grata al riscontro di Marco P., che mi ha riconfortata :)
E a quello di Gederson che ha capito a chi mi riferivo in un commento qua su...
Il problema posto non solo dal progressismo rivoluzionario che impazza, ma anche dal conservatorismo che si rifiuta di vedere le radici del male è reale. Perché, se non si riconoscono le cause, non si possono nemmeno attuare i rimedi più adatti...
Ed è per questo motivo che non la smetto di martellare anche con cose già dette, pensando di raggiungere così anche i lettori nuovi o occasionali che non le abbiano ancora prese in considerazione.
Al resto ci pensa il Signore, perché è vero che io sono solo una serva inutile (ma è già tanto se sono davvero una Sua serva!), e la Chiesa è Sua....
@Mic
RispondiEliminaAllora il principio è giusto, ma per noi è disapplicato in maniera brutale. E tu parli ancora di metodi?
Certo che parlo ancora di metodi. Soprattutto a fronte di questa frase che cito! Noi ci indigniamo, giustamente, per la BRUTALITA' (che cos'è se non un METODO?) che è ipocritamente definita "misericordia" solo quando fa comodo e solo quando deve colpire indiscriminatamente PERSONE, senza ascoltare la loro ANIMA! E poi, però, di contro-brutalità ne diffondiamo a IOSA, mettendo in condizione gli "Indecisi" o i "moderati" (conservatori o come cavolo li vogliamo chiamare), di togliersi tutti i dubbi a nostro riguardo. Se prima ne avevano!
E' ora di finirla pure con un certo vittimismo, che mi ha visto protagonista e che ho superato PURE IO, quando ho percorso determinati "cammini" che non sto qui a ricordare! Ma proprio perché PURE IO ci sono passato, e proprio perché PURE IO ero un fedele "modernista di fatto", e proprio perché PURE IO attendevo una "pastorale" che mi si è calata da Cielo come Grazia di Dio (perché NON ESISTE!), ecco che mi metto nelle stesse condizioni dei miei fratelli!
Non è vero che i Tradizionalisti sono SOLTANTO dei poveri perseguitati che hanno l'unica "colpa" di essere Tradizionalisti! Se ci sono dei pregiudizi duri a morire, contro la Tradizione, ce l'avranno o no una qualche responsabilità? Oppure sono Iddio in terra, che non sbaglia? E se "sbaglia" è sempre "meno grave", perché ci sarebbe questa santissima "necessità"?
Come ti ripeto, mi sono molto ma molto "calato" nel mondo tradizionalista. E comincio a conoscerlo! E' disunito e testardo nel trovare una sia pur minima quadra. Con la dovuta attenzione alle giuste diversità, si capisce.
I metodi, lo dovresti capire una volta per tutte, è bene che te lo ripeta anche io col rischio di fare la parte di quello che dice sempre le stesse cose, come te, non è vero che sono poco importanti. O secondari. SONO IMPORTANTISSIMI... e a volte determinanti la definizione o meno di "Cristiano Cattolico", relativamente a ciò che facciamo!
Ora: non è tutto demonizzabile. Non è tutto "duro" e radicale. Non è tutto poco "consono". Non deve essere questo un motivo per buttare il bambino (della critica illuminata e sana) con l'acqua sporca. Ovvero: la presenza di errori umani nel mondo Tradizionale non è una buona scusa per chiudere gli occhi. E siamo d'accordo. Ma, dico: sono proprio inevitabili? Sono necessari?
E chi sarei io per giudicare :) ? Giudico ciò che ho provato su di me! La durezza è INNEGABILE, anche i toni non sono digeribili, soprattutto quando uno cerca di intavolare un discorso con un "tradizionalista puro". Non c'è la possibilità di discutere! O è così, o pomì! L'ho provato su di me!
Questo mette in una condizione peggiore il nostro pellegrinaggio!
E ti dico che sono anche francamente STANCO di esprimermi col cuore in mano, certamente non visibile dalla righe di una pagina digitale, e spesso essere ficcato dentro quelle fastidiosissime categorie che pure esistono...Ma che sono quasi MANICHEE e indiscutibili. Senza previsione di nessuna "sfumatura".
E' chiaro che questo tempo è allucinante. Ma, come ripeto, sembra che questa gravità sia solo materia di retorica. Perché se è reale, non vedo perché stupirsi di usare dei metodi ASSURDI per momenti "normali".
Terminato di leggere l'articolo, non i commenti di sopra, quindi magari scrivo cose già dette da altri, nel caso chiedo venia.
RispondiEliminaUno scritto con linguaggio ciellino, quindi non proprio immediato, che dà la sensazione di essere su un pendolo oscillante tra affermazioni condivisibili e da condividere ed altre all’opposto, passando per quelle espresse in modo non conprensibile (a me che sono limitato).
Tra quelle che non condivido ci metto la parte in cui Sua Eccellenza Mons. Negri parla di esperienza di fede, che è antitetico al tradidi quod et accepi, perché non si può trasmettere una esperienza che è per definizione strettamente personale (nella stessa situazione, nello stesso momento, rispetto alla stessa cosa la mia esperienza sarà diversa da quella di un’altra persona) e, perciò questa a sua volta non potrà essere ritrasmessa. A questa stregua la fede di ciascuno inizierebbe e terminerebbe sempre con sé stesso: fine dell’evangelizzazione, anzi neppure sarebbe iniziata.
La Fede è libera volontà di credere alla Rivelazione, a Dio che si rivela e tale decisione è fondata sul fatto che Egli non può mentire essendo la Verità. Ciò non ha attinenza con l esperienza. L’esperienza è il tradurre in atti ciò che si crede e non credere a ciò che si vive.
Metto pure la parte relativa al dialogo: io continuo a credere che il dialogo possa essere tale solo tra pari, ma la Chiesa in quanto Magistra, non può dialogare ma deve insegnare e l’insegnamento non è dialogo, può essere in taluni casi ascolto, per capire come e sottolineo come insegnare, ma non cosa insegnare. Non può esserci parità tra Chiesa/Magistra e chi è fuori di essa, colpevolemtne o non colpevolmente. Dialogo rimanda sempre ad un confronto per arrivare poi a conclusioni condivise, il solito tesi-antitesi-sintesi: il mandato ricevuto dal Signore non è quello di dialogare ma di predicare/insegnare il suo Santo Vangelo.
D’altra parte se la missione, come si dice successivamente, è portare l’avvenimento Cristo e non più chiedere la conversione e portare il Suo insegnamento, è evidente che dialogo ed esperienza sono due colonne di questa nuova visione della missionarietà.
C’è poi questo passaggio che preoccupa:” La vita vuole l’eternità, l’incontro con Cristo è la certezza qui ed ora – come spesso diceva papa Giovanni Paolo II –; qui ed ora avviene questo, cioè ti capita di sentirti rivelato nel tuo io più profondo.”.
Allora, se capisco bene l’eternità è avere certezza della rivelazione su te stesso: mi pare un approccio antropocentrico, non è più il Signore che si rivela, con ciò dandoci la possibilità dell’Eternità, ma Lui rivela noi a noi stessi.
Da condividere il passaggio finale: “Facciamo quello che Dio ci ha chiesto di fare poi Dio prenderà quello che stiamo facendo e gli darà il peso. I modi e i tempi li sceglie Lui, a noi spetta la nettezza della nostra posizione”, posto che la posizione da tenere sia quella che ci indica la Chiesa Magistra e non la chiesa dialogante/esperienziale.
Et attendons, sinon dans la paix, du moins dans la prière, avec confiance, avec Foi, le retour de notre Soleil.
RispondiEliminaCertainement. Mais aussi dans la "bonne bataille" de la foi.
Ricordo dalla Lettera agli Ebrei, 10:
"Richiamate alla memoria quei primi giorni nei quali, dopo essere stati illuminati, avete dovuto sopportare una grande e penosa lotta, ora esposti pubblicamente a insulti e tribolazioni, ora facendovi solidali con coloro che venivano trattati in questo modo.....
Non abbandonate dunque la vostra franchezza, alla quale è riservata una grande ricompensa. Avete solo bisogno di costanza perché dopo aver fatto la volontà di Dio possiate raggiungere la promessa.
E credo di poter pensare che è volontà di Dio che chi ha qualcosa da dire in difesa della Verità così oscurata nel nostro tempo, la dica. E certo la faccia anche, o si sforzi di farla, altrimenti sarebbero parole vuote...
"Il problema posto non solo dal progressismo rivoluzionario che impazza, ma anche dal conservatorismo che si rifiuta di vedere le radici del male è reale. Perché, se non si riconoscono le cause, non si possono nemmeno attuare i rimedi più adatti..."
RispondiEliminaIl cammino per fare i conservatori capire il problema è la questione della liberta nella Chiesa dei progressisti. Oggi l'autorità della Chiesa parla di eresie in suo seno come se fosse una cosa normale, ma che libertà hanno gli eretici nella Chiesa Cattolica?
Il P. Cavalcoli nella introduzione del testo "Alla radice della crisi: storia delle occasioni perdute", dice:
"Papa Benedetto, l’acuto critico di Rahner, salito al soglio pontificio, dove avrebbe avuto tutta la competenza, l’intelligenza, l’autorità e il potere di agire per la soluzione del gravissimo problema, anche lui purtroppo non ha fatto nulla e probabilmente per quei pochi allusivi interventi che ha fatto, si è tirato addosso le ire dei rahneriani, che lo hanno portato ad abdicare e quindi a rinunciare al ministero petrino. L’enciclica Lumen Fidei di Papa Francesco, completamento di quella iniziata da Benedetto, ripete luoghi comuni e ignora completamente la questione. Oggi il problema è quindi ancora aperto."
Il problema di fondo dei rahneriani è loro avere libertà nella Chiesa. Sia Ratzinger, sia P. Cavalcoli e altri, non sonno d'accordo con quello che dice Rahner, ma sembrano in grado di diffenderi il diritto fino alla morte dei Rahneriani di dirlo. È una libertà Voltariana quella che vediamo, non è quella cattolica. Almeno due cardinali sono rahneriani (Lehmann e Kasper), Hans Küng ancora oggi è un sacerdote cattolico e per molto tempo ha occupato una catedra in una università cattolica e in ciò che dice rispetto all'eresia, Ratzinger ha detto sulla teologia della liberazione "è un'eresia singolare". Quindi, come possono avere la stessa libertà quelli che vogliono conservare la fede e quelli che vogliono cambiarla?
Se parliamo ai conservatori di tutti colori sul testi del Concilio, sui problemi della liturgia, sui problemi disciplinare, ecc loro non riescono a capire, ma in ciò che dice rispetto alla libertà, davanti alla storia della Chiesa, sono in grado di capire che l'unico periodo in che gli eretici e eterodossi hanno libertà nella Chiesa, è il periodo del Concilio (molti hanno lavorato in lui) e del post-concilio, ma questo perchè?
Se la questione con rahnerieri non è ancora finita, perchè manca alla Chiesa il desidero di finirla, abbiamo almeno un problema disciplinare. La libertà della disciplina della Chiesa che se vuole ai divorziati, prima è stata concessa, giustamente,ai teologi, come Rahner, Küng, Balthazar, De Lubac, ecc. La prima appertura disciplinare è stata concessa ai teologi e quello che se voglie è appena diventarla assoluta.
Grazie Marco,
RispondiEliminaho avuto le stesse reazioni e speravo venissero fuori. C'è anche molto don Giussani in quell'enfasi sull'esperienza...
Ovvio che c'è bisogno dell'esperienza soggettiva che invera l'accoglienza dell'annuncio della verità oggettiva rivelata; ma è questa che viene mostrata e s'impone da sola proprio annunciandola nella sua oggettiva pregnanza, non l'esperienza che, come sottolinei, è sempre personale.
Sì, c' è tutto don Giussani. E non mi soffermo più a provare a spiegare che l'esperienza non è la percezione soggettiva, tantomeno emotiva o sentimentale.
RispondiEliminaPiuttosto l' "expertus potest credere quid sit Jesum diligere".
C'è tutto don Giussani che, ahimè, non si rinviene più nel Movimento di CL così come si esprime oggi.
Io sono grata a mons. Negri, il cui coraggio, colmo di fede, mi sembra innegabile. E proverei ad essergli grata invece che a fargli le pulci. E non mi riferisco a Mic.
Noi abbiamo la nostra storia, voi la vostra. Io, educata da gente come mons. Negri, guardo alla vostra con simpatia, in senso etimologico. Qualche volta provate a farlo anche voi, nonostante tutte le differenze. Io vi sento fratelli in Cristo.
Mic,
RispondiEliminariguardo ai bastonatori, li chiamerei benemeriti.
Da sempre, in qualsiasi epoca, chiunque fosse Papa regnante, la gerarchia è sempre stata divisa in molte correnti: al centro i sostenitori neutrali e i semplici, e alle due estreme gli oppositori, gli uni contrari perché troppo tradizionalisti e poco innovatori, gli altri perché troppo innovatori e punto tradizionalisti.
Pro o contro Giovanni XXIII, pro o contro Paolo Vi, pro o contro Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e ora è il turno di Francesco, lodi e critiche a scelta, esagerate o inopportune.
Gli uomini della Chiesa e anche noi abbiamo dimenticato le virtù cardinali : prudenza, giustizia, fortezza e temperanza. Ad esse dovremmo conformare la nostra vita e anche i nostri pensieri.
Nessuno di noi possiede la Verità se non Dio.
Ognuno di noi difende la posizione “partigiana” dello schieramento cui appartiene, giudica vera la propria posizione, sbagliata quella contraria. Il Depositum Fidei appartiene alla Chiesa, in itinere, e la sua tradizione si è arricchita e consolidata, secondo il volere di Dio, per gradi successivi, con il contributo di tutti gli appartenenti alla Chiesa.
Immaginiamo idealmente due rette parallele inclinate rispetto al piano, orientate dal basso ( terra, uomo) verso l’alto (cielo, Dio) distanti una dall’altra, la Chiesa si è sviluppata a gradini all’interno dell’area delimitata dalle parallele, ora sfiorando la retta superiore ora quella inferiore. In geometria, astrattamente, a posteriori si può disegnare la linea mediana. Quella tracciata dalla Chiesa in cammino. Allorchè la dinamica di crescita è fuoriuscita dalle parallele per contrasti e posizioni inconciliabili, non dirimibili, si è avuta una crisi scismatica o eretica.
La missione che ha scelto l'isola di Patmos è quella di essere un riferimento preciso per i fedeli popoli di Dio, una posizione apparentemente mediana, moderatrice degli eccessi dei due fronti (in medio stat virtus) e fornisce anche gli argomenti perché ogni credente possa nella propria coscienza operare il giusto discernimento nel rispetto dell’insegnamento dei padri e dei dottori della Chiesa fin dall’origine.
Mi sembra un atteggiamento dottrinalmente equidistante di grande umiltà, di grande lealtà, di grande carità. Questi fratelli ricordano le basi ermeneutiche, teologiche e dottrinali “ il modus” per riconoscere il bene e il male, non dicono questa posizione è giusta, questa è sbagliata, o viceversa. Questa disciplina costa loro molto fatica, non esplicitano espressamente la loro opinione, che pur sovente traspare, lasciano alla coscienza del credente assumere in piena autonomia la propria posizione.
Benvenute quindi le loro bastonate, ci temprano, ci aiutano ad approfondire la nostra Fede, a perseguire la Verità di Dio.
Chissà come giudicano dall’Alto le nostre schermaglie! Accademiche, puerili, sterili senza il Suo Soccorso!
Il titolo dell'articolo parla giustamente del "bisogno di santità". In fondo è davvero la chiave di tutto.
RispondiEliminaInfatti è la testimonianza dei Santi, quella capace di far più breccia perché è quella che ha la maggior congruenza tra parole e opere, attraverso cui 'passa', quella Presenza Unica che le rende possibili.
E mi ha sempre molto colpito Eb 12,1-2:
«Anche noi dunque, circondati da tale moltitudine di testimoni, avendo deposto tutto ciò che è di peso e il peccato che ci assedia, corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, colui che dà origine alla fede e la porta a compimento».
Sembra quasi di esser materialmente presenti in un agone reale "nella corsa che ci sta davanti" col brusio e l'incoraggiamento degli spettatori (l'intera Comunione dei Santi)...
«Confortati dalla loro testimonianza, affrontiamo il buon combattimento della fede, per condividere al di là della morte la stessa corona di gloria»
Sì, c'è tutto don Giussani. E non mi soffermo più a provare a spiegare che l'esperienza non è la percezione soggettiva, tantomeno emotiva o sentimentale.
RispondiEliminaFabiola,
ho conosciuto diverse persone e ho avuto amici e colleghi di lavoro appartenenti a CL e in loro ho trovato una base comune molto legata all'emotività.
Devo dire però che alcuni, a differenza di altri, mi hanno colpita per la credibilità dimostrata dalla congruenza tra parole e opere. E penso che sia proprio qui che si gioca l'autenticità dell'esperienza, che consente di vedere il Signore all'opera nelle persone che lo accolgono davvero. E con loro mi sono trovata particolarmente in sintonia anche negli impegni condivisi.
Segnalo
RispondiEliminaIl Papa contro "i putrefatti nel cuore" che parlano di sacralità della disciplina
http://www.ilfoglio.it/articoli/v/123820/blog/il-papa-contro-i-putrefatti-nel-cuore-che-parlano-di-sacralit-della-disciplina.htm
Per Ettore,
RispondiEliminaSento molto e non da oggi il disagio di quel che può apparire "fare le pulci".
Capisco cosa vuol dire Ettore. Apprezzo l'impegno con cui non solo "i bastonatori" ma anche altri cercano di diffondere la verità senza riferimenti alle fonti controverse (mi riferisco soprattutto a detti e fatti del Pontefice). Intanto mi viene spontanea una piccola osservazione, riferita soprattutto all'abile e faconda dialettica di don Ariel che a volte, da una parte spara bordate di graffiante ironia mentre, dall'altra, assesta carezze e proclama obbedienza ed equilibrio. Ebbene, quando certe espressioni "forti" le usa lui, nulla da ridire, se si usano qui invece diventano "urla da stadio".
Sul "metodo" in qualche modo asettico ho fatto alcune osservazioni anche in passate discussioni. Osservazione peraltro ignorate, come se vivessimo in universi paralleli.
Ritrascrivo qui ciò che in una specifica circostanza, osservavo qualche tempo fa:
http://chiesaepostconcilio.blogspot.it/2014/11/pastori-teologi-atei-devoti-e-i-fedeli.html
... Premetto che è innegabile che, nella temperie attuale, siamo immersi in una grande confusione motivata dal fatto che chi detiene l'autorità nella Chiesa - e dovrebbe chiarire e guidare - spesso agisce in modo enigmatico, quando non evidentemente rivoluzionario. Ed è per questo che (non solo, ma in particolare) dalla sera del 13 marzo 2013 e attraverso i fatti che sono andati dipanandosi e le parole che ci raggiungono attraverso i media, filtrate o meno che ne siano, gli interrogativi si sono fatti sempre più numerosi ed insistenti. Ovviamente questo non suscita una vana curiosità, ma interpella chi non è né indifferente né distratto né lontano e non è mosso dall'ardimento di voler prendere di mira la persona del Papa, ma dalla convinta intenzione se non altro di porsi il problema su ciò che, oggi in maniera del tutto inedita, essa sta provocando. E il focus non è sulla persona del Papa. Che sia questo o un altro poco cambia: non si tratta del fenomeno opposto a quello della tifoseria papista che sembra aver preso il sopravvento in tanti ambiti. Il focus è su parole e atti del Papa e sulle loro conseguenze per quanto è dato comprendere alla luce del Magistero perenne.
Non possiamo ignorare che in altre epoche la figura del Papa non fosse così popolare e incidente direttamente sui fedeli; il che deriva dal fatto, lapalissiano, che non c'erano le tecnologie che rendono gli eventi e le relative informazioni accessibili in tempo reale. Le modalità comunicative, tempi e ritmi di vita diversi hanno i loro effetti.
E aggiungo stralci da una riflessione più recente, sempre mossa da analoghe circostanze e più articolata qui:
RispondiEliminahttp://chiesaepostconcilio.blogspot.it/2014/12/divampa-lincendio-accorrono-i-pompieri.html
Partivo con un interrogativo :
Ora, se lo stile della comunicazione indiretta - come già osservavo insieme ad una valutazione panoramica della situazione - denota una estrema forma di riguardo per la persona del papa[1], ciò tuttavia avviene a scapito di una informazione chiara e distinta su ciò che davvero fa problema e relative conseguenze (del resto basta osservare la differenza tra l'immagine scelta a corredo dell'informazione cui mi riferisco (inserita a lato) e le molte altre che hanno fatto il giro del mondo (come quella visibile sotto). Dunque, girare la pizza, invertendo i soggetti e sorvolando su gesti davvero sconcertanti, affermando i principi ma senza mettere in risalto che il comportamento del papa appare ignorarli e oltrepassarli, mi sembra inadeguato rispetto alla gravità della situazione. Siamo certi che tutti i lettori, ma anche gran parte della stessa attuale gerarchia, siano attenti nel cogliere la discrepanza tra evento e principi? [...]
Interrogativo ulteriormente ripreso qui:
Alla fine cui prodest questo dire e non dire, tenendo ben distinto l'autore di ciò che accade dalle conseguenze che ne derivano, cercando di minimizzare la portata degli eventi o tamponare le falle con le parole mentre i fatti smentiscono? Ed è sufficiente riaffermare i principi non intaccabili de jure ma disinvoltamente oltrepassati de facto senza nessuno che finalmente lo dica apertis verbis da una tribuna autorevole?
Non giova certo alla verità né ai fedeli disorientati, che vengono piuttosto rassicurati invece che messi in guardia, mentre una certa gerarchia (non La Chiesa) corre verso il precipizio. O no?
___________
1. Non è mancanza di rispetto e fedeltà esprimere argomentate perplessità sul magistero non infallibile - e tale è quello ordinario, pastorale, quando non ripropone verità dogmatiche - al quale la Lumen Gentium attribuisce «non proprio un assenso di fede, ma un religioso ossequio dell’intelletto e della volontà». Il che evidentemente significa che si può e si deve accoglierlo e vagliarlo attraverso la ragione illuminata dalla fede, perché l'assenso non può essere puramente esteriore e disciplinare, ma deve collocarsi nella logica e sotto la spinta dell’obbedienza della fede attinta dal Depositum fidei di cui la Chiesa è custode. (Già detto. Ma repetita iuvant)
Altrove osservavo che in altri ambiti tradizionali si è presa addirittura la decisione di aggirare il problema affermando le verità di sempre sotto forma di domande-risposte, sempre eludendo il riferimento al contesto concreto da cui le perplessità (o più gravi preoccupazioni) scaturiscono.
RispondiEliminaSe questa posizione mette effettivamente in una situazione di minore imbarazzo, rispetto a ciò che vien fuori da queste pagine, che riconosco che non è affatto usuale né tanto meno comodo, tuttavia lo ritengo rapportato alla gravità di una situazione inedita (a meno che non mi dimostrino che ho le traveggole).
Dunque l'interrogativo che seguito a pormi è sempre lo stesso: cui prodest la reticenza?
A quegli interrogativi hai risposto tu stessa. I Santi, che ci precedono, ci indicano il cammino da percorrere. In ogni momento. Anche quelli di crisi nera, dove la Verità è oscurata. C'è un modo per non indietreggiare di un millimetro, avendo riguardo a tutto ciò che ci circonda: è quello dei Santi
EliminaStefano,
RispondiEliminaio sono una donna non sono una santa. Che faccio?
Devo chiudere il blog e darmi più da fare in Parrocchia?
A chi devo dar retta, ai sacerdoti (e altri e tu sai chi) mi incoraggiano, conoscendo ciò ch'è scritto qui, o agli umili e caritatevoli reticenti?
No. dobbiamo farci guidare dai santi ovunque.qui e altrove
EliminaHo la convinzione che ci siano in giro molte "anime vittime" sconosciute che vivono questa "passio Ecclesiae" nell'adorazione silenziosa e nel nascondimento. E credo che siano loro i veri "parafulmini"...
RispondiEliminaA me è capitato di trovarmi in questo percorso - non voluto né programmato ma via via sviluppatosi in base ad un'esperienza di fede condivisa - in cui credo di star facendo la mia parte (la nostra, se penso a chi collabora con più assiduità).
Vedremo il resto strada facendo...
Grata a Mons. Negri, grata a Fabiola. "Si, c´è tutto D. Giussani". Ler Mons. Luigi Negri e Fabiola hoje,me fez muito bem, e me corresponde, porque são palavras católicas, é a Tradição viva e perene da Igreja, é o povo de Deus=Corpo Místico de Cristo=Comunhão dos Santos, porque "Verbum caro factum est".
RispondiEliminaVania Maria
Mic,
RispondiEliminal'atteggiamento più cristiano è quello suggerito da Fabiola guardare alla storia degli amici che qui intervengono "con simpatia, in senso etimologico. Qualche volta provate a farlo anche voi, nonostante tutte le differenze. Io vi sento fratelli in Cristo."
Riguardo a P. Ariel, a volte diventa veemente, si lascia trasportare dalla passione, dalla "vis polemica" è la sua indole, come gli ho anche scritto. Sono piccole cose queste, sono sbuffi che per un attimo feriscono il nostro amor proprio e l'attimo dopo non ce n'è più traccia. Da chi ci è vicino, da chi ci è amico, possiamo accettare anche qualche rimprovero che magari non ci suona appropriato, semmai ribadiamo con disincanto le nostre convinzioni, lasciando all'amico l'onore e l'onere dell'ultima parola. Stiamo parlando di un confronto di idee, non di un duello fino all'ultima goccia.E nessuno dei due le cambierebbe!
Piuttosto dobbiamo auspicare che tanti altri pastori, sollecitati dal Cielo, parlino esprimendo perplessità e dissenso, più meno articolato, come Mons. Negri.
E non sottoponiamo ogni singola parola, ogni singola frase, ogni singolo concetto, ad una minuziosa, severissima indagine, ora eccependo ora condividendo, come se fossimo incaricati di mettere noi l'imprimatur.
L'altra parte usa un altro linguaggio, quello che la Madonna indica come dispersit superbos mente cordis sui,
Ettore,
RispondiEliminaGrazie per l'ulteriore condivisione.
Io non ho difficoltà ad accogliere "con simpatia" e anche con empatia le esperienze di altri. Figuriamoci quelle di persone come Fabiola che sprizza autenticità da ogni virgola.
Ma la simpatia e l'empatia credo valgano nei rapporti personali, mentre qui stiamo discutendo questioni, credo, di vitale importanza per la vita della Chiesa.
Credevo fosse chiaro che non ho idee personali da affermare di fronte ad altre, o rispetto a chiunque sia.
Semplicemente, in un momento di crisi epocale nella Chiesa (non della Chiesa) mi pare fondamentale - arrivati a questo punto e alla luce di quanto accade - prendere posizione anche nel sottolineare la problematicità del fatto che non si riconoscano le cause più prossime della crisi stessa in alcune ambiguità conciliari. E queste singolarmente comprovate, non in base a mie opinioni, ma col Magistero, sulla scia di studiosi quali Gheradini, Amerio ed altri.
Ed è a questo riguardo che ho sottolineato la gravità del fatto che ci sia una parte importante di Chiesa che, non riconoscendo le cause, non spenda appieno la sua autorevolezza e responsabilità ministeriale per attuare i rimedi efficaci.
È solo da questo che evidentemente nasce quella che lei chiama minuziosa severissima indagine che - più che un'indagine - è l'impatto diretto con una delle varie facce del problema che vengono incontro caso per caso nella quotidiana cronaca delle vicende ecclesiali dei nostri giorni, invasiva e impellente sia per le spinte rivoluzionarie, che non si possono negare né sottovalutare, che per il bombardamento mediatico al quale sarebbe possibile sottrarsi solo con l'indifferenza o con una scelta radicale di silenzio orante e basta, dando per scontato che ogni "resistenza" sia inutile.
Ebbene, io non condivido le posizioni, che ho definito renitenti e ne ho esposte le ragioni, ma non sono in duello con nessuno.
E tuttavia lei stesso, mentre formula la valutazione che qui ci si ritenga incaricati di dare il proprio imprimatur, se non approva la mia affermazione su quello che ho definito un nodo importante da sciogliere, neppure si prende la briga di confutarla.
Insomma, se il concilio non è proprio il vaso di Pandora e ogni caso ha fatto storia, lo vogliamo riconoscere o no che è da alcuni suoi contenuti (ché non è un blocco unico o un evento intoccabile, ma la somma dei suoi documenti) che partono la nuova teologia e la nuova ecclesiologia antropocentriche? E, se così non fosse, lo vogliamo dimostrare che non è vero con ragioni pertinenti alle affermazioni che sono state fatte al riguardo, invece che con proclamazioni generiche e altisonanti?
CRISI DELLA CHIESA, un altro effetto descritto in questo articolo:
RispondiEliminahttp://traditioliturgica.blogspot.it/2014/12/querelles-anabattiste-nostrane.html
Grazie per la lettura.
CRISI NELLA CHIESA, Pietro C,
RispondiEliminanon DELLA Chiesa, perché l'Una Santa Cattolica Apostolica è viva e perenne nel Suo Signore. Il peccato appartiene a noi militanti viatores, non alla Sposa che ci è anche Mater et Magistra, anche se ho ricordato più volte, usando un'immagine di Sant'Ambrogio, ha acquisito la visibilità di un falcetto di luna. Ma questo non esaurisce il suo mistero di realtà soprannaturale oltre che umana.
"Ebbene, lo scandalo della situazione della Chiesa oggi – e uso volutamente la parola “scandalo” - è che la Chiesa è stata buttata in pasto alla stampa. La Chiesa è uno strumento manipolabile e manipolato dalla stampa, da una stampa che in Italia è per il 90% di impostazione laicista e anticattolica."
RispondiEliminaIn altri post ho parlato del bisogno di un dibattito sulla relazione tra Chiesa e Mass Media. Esiste il bisogno de riflettere sul che cosa succede in questa relazione. È inaccettabile che la Chiesa sia diventata uno strumento manipolabile e manipolato dalla stampa.
Mons. Luigi Neri è veramente una voce sana, ma al punto della struttura evidenziata per Mic, sta la sua conseguenza, vedete:
"La crisi della Chiesa non è una crisi puntuale, è una crisi ampia. Ma non serve un’analisi che tenda a stabilire le responsabilità. La Chiesa è di Dio, la Chiesa non viene meno, la modalità con cui Dio guida la sua Chiesa eccede le nostre capacità."
Mic, ha parlato giustamente che se può trarre errore del passagio sulla Chiesa che lei ha evidenziato. Parlare di una Chiesa senza struttura lascia a capire che Dio da solo la governa, ma la modalità con cui Dio guida la sua Chiesa è tramite il governo dei vescovi e del Papa e si oggi la Chiesa è un strumento manipolato e i manipolabile, la responsabilità è dei vescovi. Loro hanno l'obbligo di diffendere la gregge contra i luppi, anche la responsabilità della alimentazione della gregge è di loro, e come lasciano la stampa dare cibo alle loro pecore?
La Chiesa sempre ha risoluto i suoi problema facendo analise delle loro cause. La modalità con la quale Dio ha guidato la Chiesa nella crise ariana non ha ecceduto la nostra capacità e lo stesso se può dire quando ha successo la crise modernita. Se la modalità con la quale Dio guida la sua Chiesa eccede la nostra capacità, non possiamo cappirla e se non possiamo capirla, come possia stare al lato di Dio nella Chiesa? Come possiamo essere guidatti per Dio?
In passato il Papa Pio IX davanti al pericolo della stampa rivoluzionaria ha fondato la rivista "La civiltà cattolica" per combatere tra le altre cose le manipolazione da questa stampa e dare un cibo veramente cattolico per i cattolici. Inoltre alla rivista, la Chiesa aveva l'Index, pensava nei fedeli. Ma e oggi, che cosa abbiamo?
Mons. Luigi Neri è una voce sana, ma come diceva S. Tommaso: un piccolo errore diventa grande nel fine.
Alcuni passi dei santi sul tema:
«Non possiamo governare i nostri fedeli, se non combattiamo - con zelo divino - coloro che sono malvagi e corruttori» S. Leone Magno
«Quando gli erranti tentassero di spargere errori e di nuocere agli altri, l’intolleranza dell’errore dovrà ridondare anche a danno degli erranti. Allora anche gli erranti non possono essere tollerati, ma si debbono rimuovere dalla società o almeno occorre renderli impotenti a recar danno» S. Leone Magno
«Bisogna condannare e confutare le dottrine eretiche e pregare per la conversione degli eretici. Siamo fieri di conoscere ed aderire alla verità, ma senza superbia, combattiamo per la verità ma senza crudeltà» S. Agostino
S. Girolamo ha scritto ha Teofilo di Alessandria che era troppo toleranti era troppo tolerante con l'eresia origeniana:
«Il tuo contegno dispiace a Dio, infatti mentre con la tua tolleranza miri a correggere alcuni pochi, fomenti l’audacia di molti malvagi e fai in modo che la loro setta si irrobustisca»
Senza combatere i malvagi e corrutori della Stampa, non se può governare i fedeli. E non è il caso di eresie, ma di diffendere la verità contro le menzogne e nel silenzio contro le manipolazione se vede un riconoscimento della libertà della stampa di dire bugia e lasciare in libertà e senza correzione, una stampa immorale.
Ok, accetto la correzione. Non mi sono ben espresso: crisi nella Chiesa.
RispondiEliminail massone scalfari quando disse che era tolto il peccato aveva colto nel segno... in certe chiese avverto questa nota di fondo nelle omelie...(le direttive sembra arrivino alla base..)
RispondiEliminaqui bisogna fare fronte comune contro questa deriva che di cattolico ha ben poco.. GPII e BXVI (mi ricordo la faccia del ciotti in tv il giorno dell'elezione di Ratzinger...)rappresentano più di 30 anni di pontificato, non possiamo permetterci di buttarli a mare, anzi, tutto, se si legge bene, era strato opportunamente denunciato. (ma le encicliche tra il clero chi le ha davvero
lette???). Che poi ci si un problema di specificazione dei testi cvii è evidente...ma adesso quale è la priorità?
Questo disegno parte dall'alto, i media sono solo esecutori di secondo o terzo livello. Su Guenon la penso come don Curzio più o meno ma è indubbio che dia delle possibilità interpretative >>("creatori di stati d'animo", siamo in mezzo al grande inganno..)m
http://www.santaruina.it/etat-desprit
Mic,
RispondiEliminagli equilibrismi a prescindere, il maanchismo, non sono una virtù. E’ molto più facile essere tiepidi, che freddi o caldi. Tu continui a proporre questioni, ad indicare le radici del male, argomenti, chiedi un confronto su quello che dici. Ottieni il silenzio. Oppure consigli di tiepidezza, di compromesso, scambiata per virtù, e rimproveri per la “rigidità”.
Tu indichi la luna e molti guardano il dito. Perché nessuno parla della luna che indichi?
Quando tu “fai le pulci” compi un atto d’amore. Perché è più facile dire si che dire no. Ma se cerchi il bene di una persona, invece che il tuo bene, se ami invece che cercare l’amore verso di te, allora trovi anche il coraggio di prendere il bisturi ed incidere dove occorre, anche a costo di essere odiato per il dolore che provochi.
Anche io ho continue tentazioni di “prudenza”, di ritrarmi, di adottare il “chi sono io per giudicare” e “vivi e lascia vivere”. Smettere di testimoniare, dare amore, pregare e stop. Sarei certamente più amata.
Ricordo il mio stupore immenso quando lessi il vangelo. Ricordo tante nottate. Scoprii che Gesù è la persona più distante dal Pensiero Unico (di cui sono stata vittima a lungo) “politicamente corretto” che sia mai esistita.
La persecuzione è prevista. Continua così, Mic. Non vedo superbia in quello che fai, ma un amore grandissimo per la Chiesa.
Grazie di cuore.
Anna
IL CLIMA DEL PONTIFICATO E UNA NUOVA VOGLIA DI BASTONE
RispondiEliminadi Pietro De Marco
perché? devono forse preparare la chiesa? a cosa?
http://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/2014/12/12/effetto-francesco-la-tirannia-democratica-contro-i-dissenzienti/
Mi accorgo adesso di avere dedicato tutta la mia attenzione ai contenuti dell'articoli di Negri, senza soffermarmi sul titolo...
RispondiEliminaIl concetto di crisi "della Chiesa" è peraltro ribadito nell'ultimo paragrafo, quindi non è una svista o una semplificazione.
Spezzo una lancia a favore di Negri, anche se quella preposizione articolata è una scelta assai scivolosa. Secondo me è solo uno scivolone, giustappunto, puramente semantico, e dipende dal linguaggio ciellino. Ci mancava solo, insomma, che si mettesse a cantare "Povera voce" (dalla quale ha anche tratto una citazione letterale, non so se consciamente o no).
Voleva dire "nella Chiesa", dai. Gli è uscito "della Chiesa" per via di tutti quegli accenti sul "popolo di Dio", che decenni spopolano in sostituzione del "corpo mistico di Cristo": è il vecchio slogan "la Chiesa siamo noi", che tanti danni inflisse ai Cristiani.
Io di ciellini ne conosco e ne apprezzo molti aspetti (magari non tutti), lo so che quando parlano bisogna fare un po' di "tara"...
Nel complesso una posizione così, lo ripeto ancora, è un fulgido esempio in mezzo a un silenzio davvero desolante.
humilitas
È quel fulgido esempio in un quadro desolante che mi tratteneva, humilitas, ma alla fine la realtà va guardata bene in faccia fino in fondo alla luce della Realtà.
RispondiEliminaGrazie ad Anna, perché mi ha capita e condivide.
Prego sempre per non cadere nella superbia...
"Chissà se Mons. Negri sarà tra i prossimi ad essere chiamati alla porpora".
RispondiEliminaNon ce l'ha fatta con Benedetto XVI figuriamoci sotto Papa Ciccio.
Mons. Negri si batte a viso aperto contro il protestantesimo dilagante, e lo chiama per nome.
E' a livello di un pontefice della Controriforma e in più sa comunicare con i mezzi moderni.
Due elementi molto negativi per la carriera :-)
Mic
RispondiEliminasegnalo due articoli su l'isola di Patmos, contro le influenze, le derive martiniane. Metaforicamente parlando, (a mons. Livi spetta di diritto il fioretto) Padre Cavalcoli, usa la spada e Padre Ariel la sciabola, e alcuni fendenti toccano anche a mons. Negri.
Papa Francesco, anche ieri, ha accarezzato con lo scudiscio i farisei ortodossi. Fino a che punto arriveremo! Pietà, Signore, abbi pietà.
Mi permetto di intervenire con i pochi mezzi di cui dispongo, il problema, Mic, non siete tu o la dottoressa Guarini o chi scrive questi bellissimi post esplicatori, fondanti e soprattutto cattolici, in quanto aderenti alla dottrina fin qui insegnata per secoli ed ora bypassata per i motivi che ben sappiamo, il problema grosso è la stupidità, mi sia concesso il termine, della gente comune che non ama ascoltare discorsi seri, argomentati, profondi, vuoi per mancanza di capacità di ascoltare, che è di per sé cosa rara, ma soprattutto per la spaventosa ignoranza delle più elementari nozioni del catechismo della CC, quindi qualsiasi frase idiota ad effetto, show piazzaioli, gesti tesi solo all'applauso, sostituiscono gli insegnamenti, mettiamoci questo insopportabile circo Barnum che imperversa da 2 anni a questa parte e il giochino è fatto. Se tutta la vostra fatica e l'impegno che profondete dovesse raggiungere solo pochissime persone, è già un successone, piccolo gregge si era 2000 anni fa, piccolo gregge si tornerà ad essere, ma almeno con certezze e non vuote parole, liquide talmente tanto, da essere come l'acqua della doccia che scorre via e si asciuga in fretta, con buona pace del tanto celebrato Baumann,lo so anch'io scivolo su bucce di banana e sono putrido dentro, ma piuttosto che andare in 'questo ospedale da campo', mi curo da solo e guardo avanti,non resta, a mio avviso, molto tempo ormai, speriamo di essere tra quelli svegli, gli altri sono tutti narcotizzati. Grazie perché qui ho imparato tanto, spero di riuscire a farlo ancora. Lupus et Agnus.
RispondiEliminaUn amico francofono, sconvolto, mi ha segnalato un articolo sul blog di Béatrice, non voleva credere che il papa, un papa, possa aver detto quelle parole, mi ha chiesto di verificare il testo originale, non leggo più le meditazioni mattutine di Bergoglio ma l`ho fatto e, senza sorpresa, non ho potuto che confermare la veridicità di quelle parole.
RispondiEliminaIl mio amico ha capito perchè evito certe letture ma chi si interessa alle bucce di banana che Bergoglio vorrebbe che il Signore buttasse ai "putrefatti di cuore", dal cuore debole, rigidi, ingessati che parlano di sacralità della disciplina , può leggere l`articolo di Matzuzzi qui:
http://www.ilfoglio.it/articoli/v/123820/blog/il-papa-contro-i-putrefatti-nel-cuore-che-parlano-di-sacralit-della-disciplina.htm
http://benoit-et-moi.fr/2014-II/actualites/peau-de-banane.php
Mic,
RispondiEliminaho letto solo ora le sue osservazioni, un tantino risentite delle 22.37. Perdoni la mia intemperanza: non erano certo quelle le mie intenzioni. Il rimprovero circa l'imprimatur è evidente che riguarda in primis me stesso. Penso che, quando si cerca la verità, i "giudizi" vadano sempre riferiti a se stessi(tener a freno l'amor proprio), più che agli amici con cui si condivide un tratto del cammino.
Mic
RispondiEliminapuò tornare utile leggere questo discorso: http://ilsismografo.blogspot.it/2014/12/vaticano-udienza-ai-dirigenti.html
E infatti lei fa molto bene ad evidenziare anche i limiti, Mic, sono d'accordo. humilitas
RispondiEliminaFuori tema, ma non troppo: esilarante commento su Costanza Miriano, da fonte laicista (ma dice la verità).
RispondiEliminahttp://pontilex.org/2012/04/il-suo-grosso-grasso-matrimonio-italiano/
Gentile Mic,
RispondiEliminasolo ora ho letto l'articolo che riporta le parole di Bergoglio sui "putrefatti di cuore". Questo uomo è pericoloso: fa di tutta l'erba un fascio!
Devo pur dire che è un ingenuo perché in questo modo si capisce che la sua formazione ascetica è NULLA. Non so se avrò modo di commentare queste estemporaneità nel mio blog ma è ovvio che se costui si esprime così non può che gettare confusione in chi ha ancora una formazione un po' tradizionale.
Pietro C.
Poiché mi sento chiamato in causa come scovatore di pulci altrui, intervengo nuovamente.
RispondiEliminaCome dice mic qui sopra, io non ho idee mie da proporre, o per le quali cercare di persuadere chi incontro (dal vivo o virtualmente sul/sui blog), e mi riferisco evidentemente al cattolicesimo che è tale a prescindere da cosa io ne pensi (ho idee mie su politica, econonia etc, che ovviamente sgorgano dalla fonte cattolica ma che sono opinabili fin tanto che non contraddicono la Verità).
Quando leggo qualche cosa, come lo scritto di Sua Eccellenza e scorgo qualche cosa che stona rispetto a quanto mi è stato trasmesso e che cerco con i miei limiti a mia volta di portare a chi incontro, mi metto in discussione rispetto allo scritto e vaglio il tutto alla luce di quanto mi è stato trasmesso, poi se devo dire o scrivere qualche cosa, argomentando lo faccio, e se scrivo qualche cosa di sbagliato sono grato a chi ha la carità di correggermi indicandomi dove ho sbagliato e tutto questo faccio e dico in quanto è mio dovere. Non dico ne sento il dovere ma è mio dovere, di battezzato.
Allo stesso modo io so che ogni altro battezzato è mio fratello in Cristo, non sento che è mio fratello in Cristo ma è mio fratello in Cristo a prescindere da quello che io sento, desidero, provo. Quindi è mio fratello in Cristo chi è di CL, chi è dei focolarini, chi non va mai alla S. Messa, chi canta l’alleluja delle lampadine, chi digiuna a pane e acqua, chi va a Medjugorie e chi non ci va e via così, purchè sia battezzato come il Signore ci ha comandato. E non si tratta di fare lu pulci o spaccare il capello in quattro, si tratta della differenza tra la realtà dell’essere quella cosa lì (e se è così lo è dovunque e sempre) da una parte, ed il sentire quella cosa lì (e se sento così, non è detto che lo senta dovunque e sempre perché io sono mutevole e limitato, non così l’essere).
Non mi ritrovo nel “in medio stat virtus” proposto da Ettore con l’esempio geometrico della linea mediana tra due estremi perché non può esserci eccesso dove c’è la Verità. Per questo sottoscrivo quanto ribadisce mic sulla necessità di denunciare senza sosta la renitenza di chi non vuol vedere le cause prossime e remote della crisi nella Chiesa e che così facendo semplicemente fa il gioco di chi apertamente gioca nel campo avversario. Tale denuncia è aiuto anche per chi, causa l’annebbiamento generale, è impedito e non riesce a vedere chiaro, e per cui anche un flebile lumicino può essere di grande conforto (questo è ciò che è capitato e capita al sottoscritto).
ho letto solo ora le sue osservazioni, un tantino risentite delle 22.37. Perdoni la mia intemperanza: non erano certo quelle le mie intenzioni. Il rimprovero circa l'imprimatur è evidente che riguarda in primis me stesso. Penso che, quando si cerca la verità, i "giudizi" vadano sempre riferiti a se stessi(tener a freno l'amor proprio), più che agli amici con cui si condivide un tratto del cammino.
RispondiEliminaEttore,
io non ho scritto risentita, ma piuttosto con fermezza, convinta di quel che dico e per ribadire alcune cose che lei mostrava di non aver recepito. Così come continua a glissare ancora adesso.
Ovvio che il discorso dell'imprimatur vale per tutti. Ma lei mi stava magnificando un contesto "di grande umiltà e carità" da prendere come modello. Se non erro.
Non che esso non abbia cose condivisibili; ma non mi pare si ponga la "resistenza" come vocazione, oppure la esprime in termini meno espliciti.
Può darsi che, se la situazione continua a degenerare, comincino anche a interrogarsi sulle radici del male, che non è solo Rahner, Hegel e compagnia bella. E' noto che i problemi vengono dà più lontano e certe idee hanno trovato terreno fertile non solo nel post-concilio, ma anche in alcuni suoi elementi veicolanti "nova" e non "nove".
Luisa, è terrificante e teologicamente fuorviante quell'uscita sui 'putrefatti di cuore che parlano di sacralità della disciplina'.
RispondiEliminaPerchè prima di tutto, Gesù stesso ha proposto ANCHE una disciplina sacra, e dato indicazioni specifiche sante, che fa parte della condotta nel mondo rinnovato da Lui e dal S. Spirito. Indicazioni che non ci è dato calpestare.
Gesù era aperto alla gente, sì, ma per riportarla poi sulla retta via, non certo per sviarla,
retta via in cui sono anche discipline sacre. Che non sono automaticamente ipocrisie, come viene detto ora, ma nuovi ordinamenti nel Suo Nome.
Il problema dei farisei non era essere attaccati alle discipline, ma di averne inventate altre diverse da quelle loro comandate.
("Invano mi rendono un culto che è un precetto di uomini", Gesù nei Vangeli cita Isaia, non per condannare la disciplina sacra, ma la falsificazione della dottrina; solo dopo viene la condanna anche dell'ipocrisia, dedicata però a chi guarda alla decinma dell'aneto e del cumino, come dire minime formalità, ma tralascia il cuore dell'insegnamento e le essenze. Questo il vdr non lo dice mai, perchè osteggerebbe le sue consuete strumentalizzazioni, e lo travisa apertamente sempre)
Per es. Gesù è inamovibile su matrimonio e vari casi morali.
Non si tratta ormai di essere o non essere tradizionali, ma di un annuncio mica tanto lieto che è diventato un "altro".
E perdonatemi, ma quando leggo o sento cose come quelle, penso che il nome Francis provenga in realtà, e pienamente meritato, da una nota serie USA in b/n degli anni 50.
Dobbiamo accontentarci, certo se nel bel articolo non mancassero sempre la causa della crisi della Chiesa e i responsabili, sarebbe meglio, ma bisogna sempre accontentarsi, io sinceramente spero che prima o poi i vescovi che hanno compreso che c'è una crisi della fede, abbiano anche il coraggio di dire da dove viene tale crisi e dirci se anche gli ultimi papi hanno contribuito a creare confusione e a minare la Fede. Non so se si vuole usare la diplomazia, oppure se si sia convinti che il CVII sia stato innocuo riguardo al disastro attuale. Non so se non si accorgono che Papa Francesco e i suoi predecessori hanno contribuito al disastro o se è sempre colpa dei giornalisti atei che fraintendono. Un po' più di coraggio, tanto non c'è nulla da perdere, non ci sono poltrone da salvare, mica siamo politici.
RispondiEliminaConvengo, Josh, anche questo passaggio sul digiunonella stessa "mwditazione" non è male...tanto da essere ripreso dai media:
RispondiElimina“Pio XII ci liberò da quella croce tanto pesante che era il digiuno eucaristico”:
“Ma alcuni di voi forse ricordano. Non si poteva neppure bere un goccio d’acqua. Neppure! E per lavarsi i denti, si doveva fare in modo che l’acqua non venisse ingoiata. Ma io stesso da ragazzo sono andato a confessarmi di aver fatto la comunione, perché credevo che un goccio d’acqua fosse andato dentro. E’ vero o no? E’ vero. Quando Pio XII ha cambiato la disciplina – ‘Ah, eresia! No! Ha toccato la disciplina della Chiesa!’ - tanti farisei si sono scandalizzati. Tanti. Perché Pio XII aveva fatto come Gesù: ha visto il bisogno della gente. ‘Ma povera gente, con tanto caldo!’. Questi preti che dicevano tre Messe, l’ultima all’una, dopo mezzogiorno, in digiuno.
La disciplina della Chiesa. E questi farisei erano così – ‘la nostra disciplina’ - rigidi nella pelle, ma, come Gesù gli dice, ‘putrefatti nel cuore’, deboli, deboli fino alla putredine. Tenebrosi nel cuore”.
Ma può un papa sviare a tel punto le coscienze dei cattolici?
Sì può, anche se poi ci sarà chi verra a dirci che è stato frainteso, che non voleva dire quello, etc, etc, etc.
http://it.radiovaticana.va/news/2014/12/15/francesco_il_cristiano_è_misericordioso/1114813
Caro Josh, ma lei, dicendo
RispondiElimina"penso che il nome Francis provenga in realtà, e pienamente meritato, da una nota serie USA in b/n degli anni 50."
si riferiva alla sere di telefilm dove c'era un asino parlante di nome Francis, vero ? erano davvero spassosi, quei telefilm, anche se me li ricordo appena (mi sembra ci fossero anche Gianni e Pinotto, assieme). Buone Festività Natalizie, caro Josh
Oh " putrefatti "ci mancava ! E pensare che io continuo a fare la Comunione osservando il digiuno Eucaristico ! ( Pero' un po' d'acqua la ingoio ). Ebbe'
RispondiEliminavorra' dire che staro' nelle fila dei putrefatti....
“Ma alcuni di voi forse ricordano. Non si poteva neppure bere un goccio d’acqua. Neppure! E per lavarsi i denti, si doveva fare in modo che l’acqua non venisse ingoiata. Ma io stesso da ragazzo sono andato a confessarmi di aver fatto la comunione, perché credevo che un goccio d’acqua fosse andato dentro. E’ vero o no? E’ vero" (Bergoglio).
RispondiEliminaIl y a toujours eu des imbéciles partout.
Si le jeune Bergoglio est tombé sur un de ces imbéciles, qui lui a mis cette idée stupide dans la tête, on ne peut que le déplorer.
Mais ces imbéciles étaient-ils nombreux ? On peut en douter.
Étendre à toute l'Église l'ineptie de quelques-uns, bref, caricaturer, c'est mentir, c'est calomnier.
Voltaire, éduqué par des jansénistes fanatiques, était très fort dans ce genre de manipulation.
Personnellement, je n'ai jamais entendu rien de tel, et je n'ai pourtant que quelques années de moins que Bergoglio.
J'ajouterais que tenir de tels propos à la fin d'un bon repas, entre collègues rigolards, est une chose.
Mais le faire en tant que pape, dans une "homélie" (?), en sachant que les médias vont aussitõt les répéter à tous vents, est absolument indigne.
Mais on sait que Bergoglio n'a d'autre objectif que de déconsidérer tout le passé de l'Église et de diffamer les catholiques fidèles.
Pauvre homme, comme on le plaint !
Francis non era un asino, ma un mulo parlante. Ed era sggio. SFortunatamente , essendo mulo, non ha lasciato discendenti. Speriamo che anche qualcun altro non lasci discendenti...
RispondiEliminaRr
Leggere su Rosso porpora come sono stati trattati i veilleurs a Roma e che insulti ed accuse di omosex a ben 2 pontefici e vai con gli slogan, il '68 non muore mai, si ricordassero che cosa fece l'eroe 'rosso' dell'epoca in Francia, così per la storia.....Francis era un dottore rispetto a questi qua, con tutto il rispetto per i muli....
RispondiEliminaBere acqua non ha mai ...."rotto" il digiuno!!!!!Possibile che il giovane Bergoglio non lo sapesse?
RispondiEliminaLuisa...Osservo il digiuno eucaristico perchè qualche anima pia mi ha insegnato così, mi sento di sbagliare facendo diversamente, sentirei di mancare al S. Sacramento. Attendo parecchio a mangiare o bere anche dopo, mica solo prima. Non serve un liturgista per capirlo: la fede non vuole semplicemente che il Sacramento si confonda con il cibo qualunque.
RispondiElimina_vdr: "E questi farisei erano così – ‘la nostra disciplina’ - rigidi nella pelle, ma, come Gesù gli dice, ‘putrefatti nel cuore’, deboli, deboli fino alla putredine. Tenebrosi nel cuore”.
-se uno è osservante non è detto in automatico che sia esteriormente a posto ma all'interno faccia sempre pena, può essere anche osservante di cuore, con coinvolgimento di tutta l'anima e tutto se stesso. Di sicuro la soluzione non è: diventare non osservante....
-Ma i farisei non erano rigidi nella pelle, o nella dottrina, anzi credevano più alle proprie personali glosse che alla Parola di Dio, (>e qui invece qualcuno dovrebbe fare molta attenzione), scambiavano cioè le personali interpretazioni, aggiunte, interpolazioni con la fonte viva e vera, diventando se stessi l'Iddio delle proprie convinzioni, sempre è stata questa l'accusa al farisaismo rispetto a dottrine e S. Scritture.
Poi certo c'è anche la questione ipocrisia-sepolcri imbiancati, che vale nel senso di apparentemente fedeli di fuori, ma col cuore pieno di orrori. Che non è detto che sia la condizione di tutti i fedeli.
Ma entrambe le chiavi di lettura sono fuorvianti quando il vdr vuole applicarle ai vescovi che gli si oppongono dottrinalmente al sinodo, o ai cattolici fedeli.
Il no all'Eucarestia per i divorziati risposati e agli omosessuali impenitenti non è farisaismo, ma deriva dalle parole di Gesù stesso, (la Verità, dunque, non quella "agnostica", nè quella "relativa e non assoluta") e da S. Paolo.
e invece cfr. Repubblica
RispondiEliminaRep./vdr: "Ma con espressioni altrettanto ferme e decise nell'omelia pronunciata nella Messa alla Domus Santa Marta ha stigmatizzato quei "pastori" che si trincerano dietro "rigidità dottrinali" eccessive ed ipocrite "come i farisei al tempo di Gesù". Un richiamo che non può richiamare alla mente quanti, al recente Sinodo straordinario sulla famiglia, si sono trincerati dietro l'intoccabilità della Tradizione per dire no ad aperture pastorali in materia di sacramenti a divorziati risposati o di accoglienza a nuove forme di convivenza."
in pratica il papa dà dei farisei ai cattolici fedeli. La fedeltà, la santificazione è diventata farisaismo. Meglio una bella buccia di banana.
http://www.repubblica.it/esteri/2014/12/15/news/papa_media_e_verit_su_informazione-102944581/
Rep./vdr: "E' da cristiani "ipocriti" proclamare una falsa idea di disciplina ferma e intoccabile da imporre e far osservare anche a prezzo di enormi sacrifici, ma senza un autentico coinvolgimento del cuore e dell'anima. Francesco lo ribadisce nella Messa mattutina, ma non è azzardato immaginare che il suo richiamo sia rivolto a tutti i credenti e, magari, anche a quei padri sinodali che, sia nel recente Sinodo straordinario sulla famiglia che in quello in programma il prossimo anno sullo stesso tema, si trincerano dietro l'intoccabilità della Dottrina tradizionale per dire no ai sacramenti a divorziati risposati e coppie di fatto, o ad una impostazione pastorale sulle coppie omosessuali più aperta e accogliente. Il Papa ha analizzato i problemi dottrinali di oggi, partendo - con espressioni critiche - dagli atteggiamenti dei capi dei sacerdoti al tempo di Gesù. "Questo è il dramma dell'ipocrisia di questa gente - è il suo ragionamento - che diceva che 'questo non si può fare; la nostra disciplina, la nostra dottrina, dicono che non si può fare!'. Erano tanto rigidi nelle loro discipline, affermavano che la disciplina non si tocca, è sacra". Atteggiamenti e rigidità imposti da quanti, non a caso, furono stigmatizzati da Gesù come "sepolcri imbiancati". "
Gesù stigmatizza infatti la "loro" disciplina, quella dei farisei. Non quella cristiana cattolica.
E chi l'ha detto che non c'è il coinvolgimento di cuore e anima nella dottrina cattolica? E chi può chiamare la retta dottrina "farisaismo"? Con che coraggio sconfessare ciò per cui Cristo è morto?
Gesù invece non ha mai detto di accettare peccatori non pentiti al S. Sacramento. Siamo all'inversione scritturale.
E nella dottrina di sempre esistono proprio ancora "cose che non si possono fare", che al vdr piaccia o meno, che ne voglia essere custode o meno.
Abbiamo dunque scoperto a dicembre 2014 che nel cristianesimo ci sono cose che non si possono fare, che non tutto è permesso, uffa!
e la colpa è di quei cattivoni che tengono ferme le redini della dottrina....Roba da matt!
Cattolico, buone festività anche a te!
mi scuso delle lungaggini, ma ne arriviamo a capo
RispondiEliminaTutta la questione "farisaismo" e regole dure troppo dure oggi (ma quali, siamo in un lassismo in cui ognuno crede e fa quel che gli pare e lo approvano pure) ritorna più volte, si era già sentita al sinodo e ne aveva parlato anche Kasper, è la stessa chiave di lettura ossessiva ed errata che compare ovunque.
sull’ammissione dei divorziati risposati alla comunione, si invocava “una rinnovata spiritualità pastorale, che si congeda da una gretta considerazione legalista e da un rigorismo non cristiano il quale carica le persone di pesi insopportabili, che noi stessi chierici non vogliamo portare e che neppure sapremmo portare (cfr. Mt 23,4)».
L’espressione piuttosto indegna rivoltata a questo modo è stata ripresa più volte. In origine riferita ai farisei che imponevano pesi abusivi in base a leggi frutto di glosse rielaborate infedelmente, ora Bergoglio e Kasper la capovolgono con scarsa onestà concettuale, e la affibbiano a chi predica e segue la sana dottrina di sempre e le parole stesse di Cristo. (!)
Vorrei far notare che da S. Marta ci si concentra da settimane sugli ipotetici "pesi che caricano sui fedeli, ma che loro (i pastori) non muovono neanche con un dito".
Prima di tutto il passo è arbitrariamente estrapolato dal contesto: Gesù lo rivolge ai farisei, in relazione a imposizioni ingiuste.
S. Luca, 11,
"42 Ma guai a voi, farisei, che pagate la decima della menta, della ruta e di ogni erbaggio, e poi trasgredite la giustizia e l'amore di Dio. Queste cose bisognava curare senza trascurare le altre. 43 Guai a voi, farisei, che avete cari i primi posti nelle sinagoghe e i saluti sulle piazze. 44 Guai a voi perché siete come quei sepolcri che non si vedono e la gente vi passa sopra senza saperlo».
45 Uno dei dottori della legge intervenne: «Maestro, dicendo questo, offendi anche noi». 46 Egli rispose: «Guai anche a voi, dottori della legge, che caricate gli uomini di pesi insopportabili, e quei pesi voi non li toccate nemmeno con un dito! 47 Guai a voi, che costruite i sepolcri dei profeti, e i vostri padri li hanno uccisi. 48 Così voi date testimonianza e approvazione alle opere dei vostri padri: essi li uccisero e voi costruite loro i sepolcri. 49 Per questo la sapienza di Dio ha detto: Manderò a loro profeti e apostoli ed essi li uccideranno e perseguiteranno; 50 perché sia chiesto conto a questa generazione del sangue di tutti i profeti, versato fin dall'inizio del mondo, 51 dal sangue di Abele fino al sangue di Zaccaria, che fu ucciso tra l'altare e il santuario. Sì, vi dico, ne sarà chiesto conto a questa generazione. 52 Guai a voi, dottori della legge, che avete tolto la chiave della scienza. Voi non siete entrati, e a quelli che volevano entrare l'avete impedito».
(continua)
Mais ces imbéciles étaient-ils nombreux ? On peut en douter.
RispondiEliminaÉtendre à toute l'Église l'ineptie de quelques-uns, bref, caricaturer, c'est mentir, c'est calomnier.
Caro Raoul,
questo vale per tutte le casistiche negative di Bergoglio.
Egli assume come appartenente a tutta la Chiesa, e più spesso specificamente alla tradizione, generalizza dei casi-limite o comunque un qualcosa che, al massimo, potrebbe appartenere alla "imbecillità" occasionale di qualcuno.
E' biecamente e subdolamente distruttivo, direi...
Grazie, caro Josh,
RispondiEliminaappena avrai completato i tuoi contributi li raccoglierò in un articolo.
I pochi pastori ancora fedeli alla dottrina che ora vengono bersagliati in realtà non stanno imponendo nessun peso,
RispondiEliminama ricordano la dottrina di sempre su divorziati risposati e omosessuali (cui è chiesta la castità per esser santi, in vista del Regno), e questa dottrina che è Biblica, Cattolica, Apostolica, riconfermata da Magistero e Tradizione, ora è bersagliata decine di volte come un peso che i pastori impongono ma che loro non muovono nemmeno con un dito. Si tratta di un'inversione della realtà.
Con questo poi ci si sta per caso autoaccusando? cioè dicono ai divorziati risposati (come da dottrina) di astenersi, e dicono agli omosessuali di astenersi, ma se quel peso loro "non muovono nemmeno con un dito", sta forse dicendo che i pastori vivono more uxorio con donne e esercitano l'omosessualità? :-)
al di là di questo tragico lato comico, ciò che è grave moralmente e teologicamente è che ora è bollato come "peso insopportabile" di marca farisaica ciò che è una dottrina santa da sempre!
Occorre invece la saldezza del dogma (che non è farisaismo) per non affondare nelle sabbie mobili, ma il dogma è già stata definito "da musoni senza gioia", da "specialisti del Logos", e ora da farisei che impongono pesi troppo duri che non seguono nemmeno loro stessi....
e la stessa EG condanna chi illustra la dottrina in maniera troppo precisa.
Ora si dice sia meglio la ...vaghezza!
Ma torniamo a noi: Quali pesi insopportabili? L’obbedienza a Gesù Cristo è ora peso insopportabile di marca farisaica? Ma non era il giogo soave?
A quale “peso insopportabile” o 'regola troppo dura' o 'dottrina rigorista' si fa riferimento? Forse all’indissolubilità del matrimonio?
il “peso insopportabile” allora è l’esclusività sessuale matrimoniale, cioè la fedeltà. O anche la castità.
Tutto 'sto caos, per....
In ogni caso, se quando parla di “pesi insopportabili” intende o l’indissolubilità del matrimonio, o il requisito dell’esclusività sessuale, allora il passo biblico che viene in mente in questo contesto non sarà Mt 23,4 (“Legano infatti pesi opprimenti, difficili a portarsi” che riguarda il farisaismo nella fede), ma piuttosto Mt 19,10, dove leggiamo dello stupore dei discepoli di fronte all’insegnamento di Gesù sul matrimonio: “Se questa è la condizione dell’uomo rispetto alla donna, non conviene sposarsi”.
Cioè un passo dove ci si stupisce di non poter fare a modo proprio, un passo sull'incredulità, un passo in cui scopriamo che Dio, ebbene sì, ci proibisce delle cose.
Oggi i santi divieti di Dio invece che verità e giogo soave, ci dicono che sia farisaismo.
olè, finito. Grazie Maria.
RispondiEliminascusatemi ma non ci ho visto più.
Da qualsiasi punto egli parta,da qualsiasi brano del Vangelo, il punto di arrivo di Jorge Bergoglio è sempre lo stesso: dividere i cattolici in due categorie e bastonare quelli che egli disprezza.
RispondiEliminaChe un Papa disprezzi i cattolici che rispettano l`insegnamento che Gesù ha consegnato alla Chiesa, che un papa li ridicolizzi, ne faccia una caricatura spregevole, è una novità, abbiamo dovuto aspettare il papa venuto da "quasi la fine del mondo" .
Comunque, checchè ne pensi e dica il vescovo di Roma, continuerò ad osservare il digiuno eucaristico, non saranno certo le sue picche avvelenate a farmi modificare quella che non è una disciplina imposta e applicata rigidamente da un "cuore debole, putrefatto, debole debole fino alla putredine", ma un`evidenza, un bisogno, una necessità interiore verso il Santissimo Sacramento.
Eh già, molto meglio andare a comunicarsi con la pancia bella piena, che so avendo appena finito l'apertivo con i salatini e lo spritz, tanto quello che si a ricevere è un simbolo, o no ?
RispondiEliminaNon sia mai che si cade per terra a causa della debolezza mentre si va a prendere l'Ostia consacrata!
Non è forse un vincere sé stessi lo stare a digiuno per qualche ora in trepidante attesa di ricevere Nostro Signore, che si è fatto bucare le mani ed i piedi per noi? E noi non possiamo sentire un buco nello stomaco ?
Non è un esercizio per abituarsi alla virtù (averne l'habitus) sottomettere il corpo all'anima per cercare di rimettere tutto nel giusto ordine?
Se non si inizia nelle piccole cose non si potrà certo arrivare neppure nelle grandi ed il digiuno eucaristico è poca cosa, come esercizio intendo, ma grandissima in quanto ci si prepara anche nel corpo a ricevere Nostro Signore degnamente.
Che cosa penserebbe infatti l'ospite se entrando in una casa la trovasse completamente sporca tanto da sporcarsi lui stesso semplicemente per il fatto di stare lì ? Si sentirebbe bene accolto ?
Ricordiamo l'insegnamento di Nostro Signore:
chi è fedele nel poco lo è anche nel molto e chi è disonesto nel poco lo è anche nel molto.
Aggiungo:
RispondiEliminanon ci si mette forse amore, non ci si mette forse il cuore in quella piccola rinuncia al cibo fatta per il Signore e che verrà da Lui ripagata con ben più del centuplo, grazie al dono incommensurabile del Suo Purissimo Corpo e del suo Preziosissimo Sangue ?
Carissimo Josh,
RispondiEliminail mondo ha un suo “principe” che è in antitesi a Cristo.
Teniamolo sempre presente. Satana esiste. E’ un angelo ribelle, che cadde per superbia nel non accettare il proprio ruolo di creatura nell’ambito delle “cose invisibili”. Vi unì l’invidia per durante la creazione delle “cose visibili”.
Satana, data la sua grandissima intelligenza, è in grado di capire anche meglio di noi e perciò è invidioso di almeno cinque cose:
-della potenza di Dio; ambirebbe averne altrettanta e non gli è concesso…
-del Figlio di Dio che sa riconoscere quale Verbo “generato e non creato”, che crea ogni cosa per poi umilmente farsi uomo.
-della creazione materiale che avrà il “corpo” che l’angelo ribelle non ha e non avrà mai
-dell’uomo e del suo posto nel progetto di Dio: tutta la creazione, anche gli angeli, è fatta in vista e in funzione dell’uomo, mentre Satana non ha l’intenzione di mettersi al servizio di una creatura (ne’ di Dio…)
-della sessualità umana: Satana non ha ne’ avrà una mamma e un coniuge, una “carne della sua carne”, sarà sterile, impossibilitato e inadatto ad essere fecondo (è avido, è lussurioso, è possessivo, ma è sterile).
Satana ha subito minacciato la creazione e vi si è “intrufolato”, come un parassita, tramite il peccato originale che ha saputo suscitare agendo con astuzia sulla fantasia dell’uomo. Il peccato originale non è un’invenzione della Chiesa: esiste ed è decisivo per le sorti dell’umanità.
Dopo il peccato originale Satana ha visto aumentare la propria invidia per altre tre ragioni:
-Dio non incolpa l’uomo dell’accaduto, ma anzi lo vuole salvare dal peccato, malgrado Satana sappia come tentarci e faccia di tutto per renderci schiavi, distogliendoci dal pentimento, dalla conversione e insospettendoci verso Dio (Satana cela la sua identità, così che l’uomo possa sospettare di Dio)
-l’azione di Dio nella storia, attraverso lo Spirito Santo (il cuore di Dio), che Satana bestemmia.
-la prospettiva della beatitudine eterna, possibile anche agli uomini peccatori, ma inesorabilmente preclusa e persa per sempre da Satana, che non vuole che altri ne godano.
Oggi Satana si è fatto furbo con i credenti in Cristo.
Prima ha detto che bisogna leggere il vangelo alla luce della storia e non più propriamente la storia alla luce del vangelo.
Poi ha "assorbito" la diversità di Cristo e il suo ruolo sacerdotale in un'indefinita divinità e trascendenza omnicomprensiva.
Poi ha ridotto il sacerdozio e servizio sociale, per nulla "sacro", essendo ormai adorato l'uomo al posto di Dio.
Adesso "sdogana" una sessualità diversa, perchè anche tra i sacerdoti, non più sacri, un qualsiasi amore disordinato quanto si vuole- è "amore".
La prospettiva è quella di dire "non misericordioso" chi descrive il peccato e non lo dissolve nell'indifferenza.
O di ridurre la croce a un generico "soffrire", non all'unico modo con cui Dio poteva riparare il peccato degli uomini.
Via Cristo, via il sacro, via il sacerdote, via il peccato, via la dottrina.
Che cosa resta? L'uomo! La creatura. L'ideale massonico, diabolico, sconfitto da Cristo, viene rilanciato da dentro la Chiesa, invidiando Cristo, invidiando l'ordine sessuale, invidiando il culto a Dio, e insuperbendo a interpreti delle proprie voglie, con l'ipocrisia di chi -cianciando di misericordia- manganella chi non la pensa come lui...
Mi consta che la riduzione del tempo del digiuno venne fatta da Pio XII non per venire incontro alle esigenze moderne come si legge su internet ,o per bastonare larvatamente chi osservava il digiuno , ritenendolo sotto sotto "fariseo " (anzi , mi consta anche che lui stesso era di una sobrietà estrema , e soprattutto durante la guerra volle in qualche modo partecipare alle privazioni del popolo ) ma per venire incontro invece a una popolazione effettivamente indebolita e provata . Questo non fa altro che dimostrare la ragionevolezza e carità che informano sempre i veri Pastori .Veramente vergognoso strumentalizzare la persona di questo santo Papa .
RispondiElimina-Murmex. Per chi forse ancora non lo sa. Testimone delle privazioni volontarie di Pio XII durante la guerra ( stufa al minimo, abiti lisi, suole assottigliate all'estremo ) fu suor Pascalina Lehnert, la perpetua bavarese al suo servizio fin dalla nunziatura a Monaco. La religiosa( che qualcuno con un certo sarcasmo probabilmente immeritato, definiva "virgo potens" ) rese noto nel suo libro di memorie
RispondiElimina"Il privilegio di servirlo" il comportamento del papa allorché, avvertito della deportazione degli Ebrei olandesi convertiti al Cattolicesimo dopo una lettera di protesta dei vescovi, bruciò personalmente in cucina il testo manoscritto della
veemente condanna dei crimini nazisti che si accingeva a diffondere. La suora stessa si metteva al volante per portare rifornimenti ai rifugiati protetti dal papa.
- Cattolico. L'attore che reggeva il giuoco con il mulo nella serie "Francis" era Donald 'O Connor, che fornì una prestazione eccezionale anche nel classicissimo "Cantando sotto la pioggia". Mi sembra che il primo film di Francis sia visibile su Youtube.
L'intervento può sembrare fuori luogo, ma per chi ha una certa età l'educazione religiosa è stata fornita in larga misura dai film, come "La canzone di Bernadette","I Dieci Comendamenti", "Quo Vadis?", "Ben Hur". Oggi le prouzioni bibliche-peplum non funzionano per vari motivi. Il principale credo consista nel fatto che gli attori non sono intimamente impregnati della religiosità austera di quelli di una volta. Esempio massimo Charlton Heston; ma anche l'aristocratica Jennifer Jones seppe presentare una Bernadette a tutt'oggi insuperata.
L'ultima e bellissima interpretazione di Enrico Maria Salerno fu nel film "Qualcosa di don Orione".
Grazie a tutti delle riflessioni....
RispondiEliminaTralcio, bellissimi passaggi, sempre ben coordinati
Siete di conforto
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RispondiEliminaOT. De não perder, hoje:
RispondiEliminahttp://www.riscossacristiana.it/il-grande-dittatore-di-patrizia-fermani/
L'acqua non rompe il digiuno, neanche per le norme in vigore prima degli anni '60! Queste norme che prescrivevano il digiuno dalla mezzanotte. Era permessa l'acqua ed anche le medicine.
RispondiEliminaCosa sta dicendo il Papa? Che senso ha lavarsi i denti se non si è toccato cibo?
Semplicemente il fedele cattolico si sveglia, si lava il visto, si veste, va a Messa e dopo fa colazione.
Ho forti dubbi che il Papa sia cattolico.
Poi vorrei sapere chi è che ha gridato all'eresia nei confronti di Papa Pio XII a quel tempo, quando sono state mitigate le leggi del digiuno eucaristico ed anche del precetto del digiuno ed astinenza.
RispondiEliminaE' una menzogna gravissima!
@ Franco
RispondiEliminavero.
Distinguerei ancora un'altra cosa.
Alcuni film specie del passato su alcune figure di Santi, ben fatti;
alcuni di film di oggi come i 3 sanfranceschi ideologizzati (così al plurale, tanto non è più lui) per es. della Cavani;
i film direttamente sulle S. Scritture, o episodi del Vangelo diretti, di ogni tempo, fermo restando la tua distinzione tra passato e presente, con cui concordo:
lo stesso statuto del cinema è fatto da una storia, un plot, scarno, che per sua natura taglia e tritura i testi, e sceglie di rappresentare secondo l'occhio del regista e della produzione, alcuni momenti privilegiati, scartandone altri.
E lì i soprasensi delle Scritture, gli echi interni spesso non sono messi in evidenza.
Comunque sui film direttamente tratti dalle Scritture o Vangelo, si noterà, per quanto scegliessimo i più onesti, qualcosa del testo, ma mancherà sempre qualcos'altro di basilare che nel testo sacro c'è.
(come è vero per le grandi opere letterarie, molto più è vero per un testo polisemico e spirituale come le S. Scritture)
sulla questione del bere prima di comunicarsi: acqua se uno ne ha bisogno è ovvio sì; medicine sì;
RispondiEliminase la bevanda però è un "quasi cibo" liquido che poi si digerisce, dalla cioccolata in tazza all'aperitivo al vodka tonic o campari orange o un negroni, è ovvio che no.....per lo meno per me
Nella serie bastone per gli uni misericordia e anche gratitudine per gli altri, ascolto e dialogo per gli e le une, chiusura e assenza di dialogo per gli altri, è arrivato il rapporto finale della visitazione apostolica alle religiose d’Oltreatlantico avviata nel 2008.
RispondiEliminaOrmai poco o nulla finirà per stupirmi, non mi stupisco quando leggo che quella visita si è
conclusa con la «gratitudine» della Santa Sede nei confronti delle suore statunitensi d’Oltreatlantico,
è ormai normale che in Vaticano sia accolta con gratitudine suor Sharon Holland, "nuova presidente della Leadership Conference of Women Religious (Lcwr), leader di un cartello di superiori religiose oggetto anche di una distinta indagine vaticana, svolta in questi anni dalla Congregazione per la Dottrina della Fede".
Un sorriso amaro affiora quando leggo che Braz d Aviz dichiara il suo desiderio "di avviare con loro un dialogo rispettoso e fruttuoso», e aggiunge che "in particolare, l’anno della vita consacrata è «una opportunità per tutti noi – religiosi, clero e laici – per compiere passi verso il perdono e la riconciliazione che offriranno a tutti una testimonianza radiosa e attraente di comunione fraterna a tutti».
Penso a chi non ha ricevuto quell`attenzione rispettosa, a chi è stato rifiutato il dialogo e anche la possibilità di difendersi.
Penso ai frati e alle suore dell`Immacolata.
http://vaticaninsider.lastampa.it/vaticano/dettaglio-articolo/articolo/38121/
Ho apprezzato tano l'intervento di Mons. Negri, che ha il coraggio della fede, e se anche non accontenterà chi cerca la perfezione teologica (esistente nella realtà?!) di chi, in ogni suo scritto, sa individuare le "origini" di ogni stortura e di ogni male che descrive, comunque, rimane un Pastore cooperatore della Verità, ed il mio primo commento è: AVERCENE, di Vescovi così! L'esperienza di fede, essendo noi esseri umani,non contraddice affatto il necessario atto di assenso proprio della ragione a ciò che ci viene tramandato da Tradizione e Magistero. A volte sembra che ci guidi l'ansia di trovare ad ogni costo l'oggetto ed il motivo di una critica che rischia di non esser così lontana dal divenire sterile e cavillosa. Credo che ciò sia deleterio per chi la muove, e per chi l'ascolta.In un momento in cui certe "dottrine" del demonio invadono la società, e la Chiesa pare "non giudicare più", l'intervento di Mons.Negri non solo è lucido e pertinente,ma assolutamente esemplare e prezioso.Non abbiamo "paura" di fargli un grande,incondizionato applauso!Io glielo faccio volentieri, e non m'interessa se non ha fatto delle note in calce sulle colpe dei documenti conciliari...
RispondiEliminaCi faccia caso, caro C., di questi tempi è tollerato tutto tranne il dissenso fondato sulla razionalità. La critica viene tollerata solo come “atto d’amore” e non come atto dell’intelligenza. Perciò, chiunque osa argomentare in nome della Verità utilizzando rigore intellettuale viene respinto come un corpo estraneo, un pericoloso virus da eliminare da parte di un organismo che lo riconosce come nemico mortale.
RispondiEliminaPer questo, caro C., la “Chiesa della misericordia” è così spietata nei confronti dei dissidenti. Può solo essere spietata perché il sentimento non tollera la vista dell’intelligenza. Ciò che sta in più in alto, come l’intelligenza, è in grado di assumere armoniosamente ciò che sta più in basso, come il sentimento. Ma ciò che sta più in basso, se prende il sopravvento, può solo eliminare ciò che sta più in alto perché non è in grado di contenerlo e comprenderlo: è il principio di ogni rivoluzione.
Per il resto, concordo con quanto detto da Stefano 78, Josh, Tralcio ed altri:riflessioni niente affatto incompatibili con la mia posizione su Mons. Negri. Trovo che questo stillicidio di "messaggi trasversali", di bordate a nuora per ché suocera intenda, che arrivano da S. Marta, e sempre con lo stesso disco rotto in sottofondo, sia veramente espressione di una specie di monomania. Verrebbe da dirgli: "si si, va bene,ho capito, mo' me lo segno", come Troisi al tizio che continuava a dirgli "ricordati che devi morire" in "Non ci resta che piangere". Che pizza!
RispondiEliminaPenso a chi non ha ricevuto quell`attenzione rispettosa, a chi è stato rifiutato il dialogo e anche la possibilità di difendersi.
RispondiEliminaPenso ai frati e alle suore dell`Immacolata.
Siamo nel regno dell'assurdo: c'est le monde à l'envers...
@Stefano 78: " Certo che parlo ancora di metodi. Soprattutto a fronte di questa frase che cito! Noi ci indigniamo, giustamente, per la BRUTALITA' (che cos'è se non un METODO?) che è ipocritamente definita "misericordia" solo quando fa comodo e solo quando deve colpire indiscriminatamente PERSONE, senza ascoltare la loro ANIMA! E poi, però, di contro-brutalità ne diffondiamo a IOSA, mettendo in condizione gli "Indecisi" o i "moderati" (conservatori o come cavolo li vogliamo chiamare), di togliersi tutti i dubbi a nostro riguardo. Se prima ne avevano!
RispondiEliminaE' ora di finirla pure con un certo vittimismo, che mi ha visto protagonista e che ho superato PURE IO, quando ho percorso determinati "cammini" che non sto qui a ricordare! Ma proprio perché PURE IO ci sono passato, e proprio perché PURE IO ero un fedele "modernista di fatto", e proprio perché PURE IO attendevo una "pastorale" che mi si è calata da Cielo come Grazia di Dio (perché NON ESISTE!), ecco che mi metto nelle stesse condizioni dei miei fratelli!"
una sensibilità a cui mis ento molto vicino, la tua, Stefano.
Apprezzo tanto Mic, ma emerge anche il suo essere combattuta tra chi vuole capire anche "gli altri",e stendergli sempre la mano, e la tentazione del "puritanesimo" (nel senso che porta a dire: "NOI DELLA TRADIZIONE"....). Tutti i cattolici devono tornare ad essere "NELLA TRADIZIONE",anche quelli a cui non è stato neppure insegnato che esiste!Altrimenti,lo sfogo diventa il divenire in qualche modo "settari", e sarebbe un peccato mortale perché qui la amateria umana è di grande livello e, se opera "fuori" dell'uscio di casa, FACENDO ESPERIENZA DI FEDE, come scrive al pc, la Chiesa non potrà che esserne edificata!
glielo faccio volentieri, e non m'interessa se non ha fatto delle note in calce sulle colpe dei documenti conciliari...
RispondiEliminaAnche a me questo non interessa e nell'articolo ho ben scritto "ce ne fossero!"...
Ho solo colto alcuni elementi che sono stati discussi (ma senza alcun effetto su di lei) e non per mettermi a cavillare (oltretutto, fosse per questo, ci sarebbe come impiegare meglio il proprio tempo), ma per riproporre e sottolineare un problema disatteso dai più.
Problema evidenziato proprio da quegli elementi e che rischia di diventare IL problema: se si omette la diagnosi precisa di un male, come si può trovare la cura giusta?
Non si può più ignorare il non riconoscimento - e dunque anche la possibilità di rimanerne invischiati - delle radici della crisi epocale in cui siamo nei punti controversi dei documenti conciliari che E' VIETATO mettere in discussione.
Anche lei glissa, vedo.
Ma ognuno è libero di avere le sue posizioni...
Cara Mic, mi creda che non volevo essere scortese o provocatorio con lei! Non mi riferivo in verità tanto al suo commento "preventivo", quanto a qualche post successivo, ed in particolare a chi metteva in contrasto "l'esperienza di fede" con la Tradizione. Detto questo, comunque, non mi nascondo dietro ad un dito: credo che ci siano dei momenti in cui si può anche omettere di fare le pulci, specie se al 99% un intervento è condivisibile e importante! Poi ho visto dopo, in un suo commento, che ha lealmente "confessato" che era venuto anche a lei il dubbio sull'opportunità di quelle "glosse"!!Ecco, faccia conto che io sto dalla parte di quella vocina che lei ha deciso di non seguire!Spero che non me ne voglia per questo!! :)
RispondiEliminaMic: "Anche lei glissa, vedo.
RispondiEliminaMa ognuno è libero di avere le sue posizioni...".
No no, cara Mic, io non glisso, io sono in "religioso" e attento ascolto delle vostre interessantissime trattazioni, che ho scoperto da troppo poco (se paragonate al corso della mia vita di 38 enne) per avere le idee nette e decise su argomenti specifici. Le posso però dire, a mero titolo die sempio, che ho letto il libro di Mons.l Gherardini "CVII. Alle radici di un equivoco", e non mi sono né scandalizzato, né mi sono venute le bolle da orticaria! Ho trovato quelle tesi molto molto oneste ed anche assai verosimili. Non ho nulla, in realtà, su cui "glissare". Mi si può dire tutto, ma questo no. Glissa, chi non PUO' affrontare un tema, per ragioni inconfessate!Niente di più lontano da lei, come da me!
ecco che mi metto nelle stesse condizioni dei miei fratelli!"
RispondiEliminaIl foco,
Ho già detto anche sopra che nei rapporti interpersonali l'empatia e la simpatia non possono mancare. Ovviamente nemmeno qui, nella misura in cui ci si mette nei panni dell'altro e si cerca di ascoltarlo, altrimenti non potrebbe esserci alcun confronto.
Ebbene, Stefano parla col cuore in mano e con grande passione della sua personale esperienza nelle parrocchie che frequenta. In più, pur avendo gli stessi obbiettivi, in alcuni punti diverge dalla mia visuale, com'è normale che sia.
Io, invece, qui e da questa "agorà" particolare, mi sento interpellata dagli enormi interrogativi che ci si pongono e cerco di darmi e condividere delle risposte alla luce del Magistero ed è ovvio che generalizzo. Non sto vivendo una pastorale, sto facendo un lavoro di riflessione, con qualche briciolo di teologia, che non è da buttar via anche per poter alimentare la pastorale sana e non quella nella migliore delle ipotesi avventata o avventurosa.
E non mi interessa fare proseliti per la Tradizione, che senso avrebbe? La tradizione, che amo e cerco di custodire e che è la vita e la giovinezza perenne della Chiesa, mostra solo che il problema E' nella Chiesa e nelle anime sviate e nelle persone lobotomizzate... Lo dico, lo ripeto, so che qualche sacerdote e anche più su ascolta. Spero che non sia presunzione pensare che possa 'servire' al ripareggiamento della verità, che prima o poi dovrà avvenire. Meglio prima che poi perché ci sarà un minor prezzo da pagare...
Per il resto, pensi quello che vuole :)
Poi ho visto dopo, in un suo commento, che ha lealmente "confessato" che era venuto anche a lei il dubbio sull'opportunità di quelle "glosse"!!Ecco, faccia conto che io sto dalla parte di quella vocina che lei ha deciso di non seguire!Spero che non me ne voglia per questo!! :)
RispondiEliminaCi mancherebbe ;)
Convengo con lei che a volte ci si debba astenere se si corre il rischio di "fare le pulci"... Ma se non mi sono astenuta è proprio perché mai come in questo momento ho avvertito l'importanza del problema che ho colto l'occasione per ribadire. Tra l'altro, se ha seguito gli articoli più recenti, mi si era riproposto maggiormente proprio nei giorni scorsi, anche alla luce dei comportamenti di certi contesti "conservatori" che hanno la loro influenza per l'autorevolezza di chi li porta avanti e non sembrano scalfibili da nulla...
Pazienza. E' vero che la Chiesa è del Signore. Al momento mi capita di trovarmici da questo fronte. Cercherò di rimanerci col maggior equilibrio possibile.
@Mic: "Lo dico, lo ripeto, so che qualche sacerdote e anche più su ascolta. Spero che non sia presunzione pensare che possa 'servire' al ripareggiamento della verità, che prima o poi dovrà avvenire. Meglio prima che poi perché ci sarà un minor prezzo da pagare...
RispondiEliminaPer il resto, pensi quello che vuole :)"
Spero bene che molti sacerdoti, ed anche Vescovi, ascoltino le voci di chi con competenza e lealtà pone interrogativi importanti. E spero anche, per esser più chiaro,che molti di loro si sveglino anche dal sonno in cui sono caduti, perché di dormienti ce ne sono a bizzeffe:questa è la nostra vita vissuta a dircelo,e l'articolo di Mons. Negri in fondo mi pare che lo denunzi chiaramente (e-fra le righe- mi ha molto colpito quel suo riferirsi alla "bacchettata" di papa Francesco ai "Vescovi silenziosi" sul gender...).
@Mic: "Pazienza. E' vero che la Chiesa è del Signore. Al momento mi capita di trovarmici da questo fronte. Cercherò di rimanerci col maggior equilibrio possibile".
E' un auspicio che condivido. Domenica scorsa nelle "preghiere dei fedeli" c'era un "ritornello" (si può chiamare così?Ho i miei dubbi....) che diceva "O Dio dona ai cristiani EQUILIBRIO": confesso che lì per lì mi ha fatto alquanto storcere la bocca..."equilibrio"...e cosa è mai questa novità, una nuova virtù teologale? Ma dopo il suo auspicio, allora forse devo ricredermi? :)
Papa Bergoglio si presenta spesso come un maestro che segna sulla lavagna i cattivi ( se non per singoli nomi, per categorie e fenomenologia ):su questo concordo.
RispondiEliminaTuttavia porre i problemi in modo sgradevole e "tranchant" non significa che questi problemi non esistano e non siano seri.
Proponiamo un esempio che va sul sodo: l'etica sessuale.
Quella della "Casti connubii" escludeva l'uso di mezzi "non naturali", il che favoriva di fatto le nascite e risultava conforme non solo al costume tradizionale del figliolanza numerosa come "braccia da lavoro"( peraltro già in crisi nell'800 ), ma anche alle istanze di politica demografica dei governi, in epoca ancora di imperi coloniali ( così copia dell'enciclica veniva donata ai novelli sposi dal governo fascista ).
Oggi invece quest'etica sembra andare non solo contro il senso comune, ma anche contro la realtà del lavoro femminile e in generale della società "liquida", con rapidi cambiamenti di luoghi, di legami, di ritmi, di scadenze. C'è ancora, anche se ridotto rispetto a un tempo, il problema delle gravidanze a rischio.
Di fronte a questi problemi Pio XI e Pio XII facevano appello all'eroismo cristiano affermando espressamente: "Non bisogna dire: "E' impossibile, dunque Dio non può comandarlo", ma: "Dio lo comanda, dunque è possibile". E come si può attuare questo "umanamente impossibile"( per il senso comune )?
C'entra, credo, la vita di grazia, la convinzione profondamente interiorizzata che si tratta veramente della volontà di Dio, l'esercizio dell'ascetismo e del digiuno che ne è un mezzo imprescindibile, il consenso dell'ambiente familiare e sociale, appoggiato a un fortissimo attaccamento all'identità cattolica tradizionale.
Io personalmente ai tempi ho conosciuto un sacerdote cecoslovacco in esilio, i cui genitori, a suo dire, avevano separato i letti
dopo il secondo figlio. Oggi invece si propone la legatura delle tube come procedimento comunemente accettato.
Credo che papa Bergoglio, vissuto fra i "cartoneros", parlando di "eticisti senza bontà", faccia riferimento alla casistica etica, in particolare
a quella etico-medica, che nei manuali di epoca preconciliare si presentava con un rigore e una minuzia circostanziale da cui oggi siamo ben lontani: un andamento da codice civile. Sta di fatto che una delle maggiori voci contestative nella Germania degli anni '70 fu, oltre al criptico Rahner, il notissimo teologo moralista Bernhard Haering, che collaborava in modo divulgativo anche a "Famiglia Cristiana", secondo cui l'ostinarsi sulla "Humanae Vitae" avrebbe reso impossibile l'evangelizzazione. Ciò in contrapposizione esplicita con mons.Caffarra, allora preside dell'Istituto di studi sulla famiglia voluto da Giovanni Paolo II.
Anticipo la possibile conclusione: una simile etica sessuale non può reggere se non appoggiandosi a un concetto molto solido della Legge Naturale, a sua volta impiantato su una visione "escatologica" della sessualità sublimata. Certamente chi parla deve dare il buon esempio: i sacerdoti non possono chiedere questo "eroismo" se non sono loro stessi eroici.
Non voglio dilungarmi ulteriormente, però vorrei chiedere il parere di altri, e specialmente di Rr, che se non ho capito male è dottoressa. In particolare: un medico cattolico di questi tempi si sente di negare assolutamente la prescrizione di anticoncezionali?
Ovviamente questo è un "ballon d'essai", non una sfida.
E' un auspicio che condivido. Domenica scorsa nelle "preghiere dei fedeli" c'era un "ritornello" (si può chiamare così?Ho i miei dubbi....) che diceva "O Dio dona ai cristiani EQUILIBRIO": confesso che lì per lì mi ha fatto alquanto storcere la bocca..."equilibrio"...e cosa è mai questa novità, una nuova virtù teologale? Ma dopo il suo auspicio, allora forse devo ricredermi? :)
RispondiEliminaAccipicchia che antenne dritte ;)
Se ci riferiamo alla testimonianza il termine adatto non può che essere parresìa: il coraggio della verità senza filtri o censure, non disgiunto dal discernimento, che è un dono dello Spirito se si è aperti e in ascolto attento e scevro di sovrastrutture.
Il termine equilibrio, che ho usato nella fretta discorsiva, non ben meditata, è adatto ad un contesto politico piuttosto che in questioni di fede.
Ma devo riconoscere che in un'agorà come questa, in situazioni in cui è necessario smussare molti spigoli, sono necessari sia l'equilibrio che la parresìa.
PS. Sono consapevole che il rifiuto di fatto della dottrina dell'"Humanae Vitae" ha portato, con effetto "cavallo di Troia" a un costume diametralmente opposto a quello del Cattolicesimo tradizionale. Comunque penso che su questi aspetti concreti occorra un confronto più preciso.
RispondiEliminaSul ritornello delle deformazioni giornalistiche.
RispondiEliminaIl problema, oltre che nelle interpretazioni libere, sta nelle parole stesse del papa, che suscitano di per sé perplessità, sia nei contenuti che spesso anche nella forma. I suoi collaboratori dovrebbero farcelo riflettere. Ma molti sono della sua stessa pasta. E, poi, ascolta quello che vuole lui...
Voltaire, éduqué par des jansénistes fanatiques...
RispondiEliminaJésuites peut-être?
Intendere la Chiesa come popolo in cammino o come Corpo Mistico di Cristo presenta delle sottoimplicazioni e delle conseguenze.
RispondiEliminaSe la Chiesa è popolo in cammino lo sguardo sociologico è sull'uomo, sui suoi tentativi, sulla sua ricerca, ma anche sulle sue cadute. A volte viene anche da domandarsi verso dove cammini. Popolo in cammino è una prospettiva ancora terrena, una "comunità" in un percorso da a a b, orizzontale. Magari cerca di elevarsi. E' un po' come il trascendentale esistenziale di Rahner. C'è un divenire, uno storicismo traseunte, una forma di "evoluzionismo" nel 'popolo in cammino'.
Se la Chiesa è Corpo Mistico di Cristo, ha ben presente anche l'escatologia, quanto la dimensione spirituale, metafisica, ascetica e soprannaturale e ha certezza del fatto che l'opera fatta da Cristo è compiuta (tutto è compiuto, Tetelestai! disse Gesù sulla croce), non la sta ancora cercando "in cammino",
è l'Assemblea dei redenti, le promesse in Cristo le sa realizzate, non "in cammino":
cfr. Colossesi 1, 13-28 (che mette tramite la fede tutto al presente)
"13 È lui infatti che ci ha liberati
dal potere delle tenebre
e ci ha trasferiti
nel regno del suo Figlio diletto,
14 per opera del quale abbiamo la redenzione,
la remissione dei peccati.
15 Egli è immagine del Dio invisibile,
generato prima di ogni creatura;
16 poiché per mezzo di lui
sono state create tutte le cose,
quelle nei cieli e quelle sulla terra,
quelle visibili e quelle invisibili:
Troni, Dominazioni,
Principati e Potestà.
Tutte le cose sono state create
per mezzo di lui e in vista di lui.
17 Egli è prima di tutte le cose
e tutte sussistono in lui.
18 Egli è anche il capo del corpo, cioè della Chiesa;
il principio, il primogenito di coloro
che risuscitano dai morti,
per ottenere il primato su tutte le cose.
19 Perché piacque a Dio
di fare abitare in lui ogni pienezza
20 e per mezzo di lui riconciliare a sé tutte le cose,
rappacificando con il sangue della sua croce,
cioè per mezzo di lui,
le cose che stanno sulla terra e quelle nei cieli.
21 E anche voi, che un tempo eravate stranieri e nemici con la mente intenta alle opere cattive che facevate, 22 ora egli vi ha riconciliati per mezzo della morte del suo corpo di carne, per presentarvi santi, immacolati e irreprensibili al suo cospetto: 23
purché restiate fondati e fermi nella fede e non vi lasciate allontanare dalla speranza promessa nel vangelo che avete ascoltato, il quale è stato annunziato ad ogni creatura sotto il cielo e di cui io, Paolo, sono diventato ministro.
24 Perciò sono lieto delle sofferenze che sopporto per voi e completo nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo che è la Chiesa. 25 Di essa sono diventato ministro, secondo la missione affidatami da Dio presso di voi di realizzare la sua parola, 26 cioè il mistero nascosto da secoli e da generazioni, ma ora manifestato ai suoi santi, 27 ai quali Dio volle far conoscere la gloriosa ricchezza di questo mistero in mezzo ai pagani, cioè Cristo in voi, speranza della gloria. 28 È lui infatti che noi annunziamo, ammonendo e istruendo ogni uomo con ogni sapienza, per rendere ciascuno perfetto in Cristo."
la differenza tra Chiesa-popolo in cammino Vs Chiesa-Corpo mistico di Cristo,
RispondiEliminasi ripercuote anche nella considerazione dei valori eucaristici-sacramentali.
Cfr per es. per Chiesa-popolo in cammino >l'Eucarestia come Sacramento del popolo in cammino, intesa come 'pane del cammino':
http://www.santuariodisantamariadellegrazie.org/il-tuo-popolo-cammino/
Cfr. per es. per Chiesa-Corpo Mistico di Cristo >l'Eucarestia come Santissimo Sacramento in cui è contenuto veramente, realmente, sostanzialmente il Corpo e il Sangue di nostro Signore Gesù Cristo, con l'anima e la divinità e, quindi, il Cristo tutto intero.
Se poi anche nei canti ci appoggiamo ai testi teologici al grandissimo S. Tommaso.....
http://it.wikipedia.org/wiki/Panis_Angelicus
http://it.wikipedia.org/wiki/O_salutaris_Hostia
http://it.wikipedia.org/wiki/Pange_lingua
In effetti, la riduzione del digiuno eucaristico a tre ore (mentre prima era dalla mezzanotte del giorno precedente) da parte di Pio XII non era dovuta a ragioni di umana comprensione per i poveracci costretti a queste "tremende prove". Il fatto è che Pio XII permise di celebrare la Messa anche in orario pomeridiano, mentre prima si poteva celebrare solo di mattina, e alla luce di questo fatto il digiuno dalla mezzanotte rischiava di diventare eccessivo. Si dovette insomma "ricalcolare" il tempo del digiuno alla luce di una nuova situazione liturgica. Non so se allora qualche "putrefatto" abbia protestato, ma non credo più di tanto. Forse qualche lamentela in più ci fu quando Paolo VI portò il digiuno a un'ora sola, innovazione non così necessaria visto che non mangiare per tre ore non è un sacrificio così estremo.
RispondiElimina"Luís Luiz ha detto...
RispondiEliminaVoltaire, éduqué par des jansénistes fanatiques...
Jésuites peut-être?"
Les parents de Voltaire, sa famille, tous marqués par le jansénisme. Les jésuites n'y pourront rien.
Caro “ilfocohadaardere” (ieri 21.32) visto che mi sento chiamato in causa come uno che mette in contrasto l’esperienza di fede con la Tradizione in quanto tale questione è stata da me sollevata in questa discussione, faccio parlare un Santo, visto che ai Santi dobbiamo riferirci, come giustamente evidenziato anche da altri bloggers qui sopra ma soprattutto come ci indica Santa Madre Chiesa.
RispondiEliminaPoi ciascuno potrà giudicare su cavillosità o peggio sterilità, che è tale se non porta a nulla. Una enciclica profetica, attuale e di profondità telogica assoluta (in quanto magistero infallibile) quale la Pascendi, di cui mi accingo a riportare uno stralcio, non è certamente sterile né monomaniaca.
Il passaggio è un po’ lungo ma val “la pena” (che di pena non si tratta, ma di balsamo) leggerlo tutto:
... (segue)
.... (continua)
RispondiEliminaScrive San Pio X:
“….E fin qua, o Venerabili Fratelli, del modernista considerato come filosofo. Or, se facendoci oltre a considerarlo nella sua qualità di credente, vogliam conoscere in che modo, nel modernismo, il credente si differenzi dal filosofo, convien osservare che quantunque il filosofo riconosca per oggetto della fede la realtà divina, pure questa realtà non altrove l'incontra che nell'animo del credente, come oggetto di sentimento e di affermazione: che esista poi essa o no in sé medesima fuori di quel sentimento e di quell'affermazione, a lui punto non cale. Per contrario il credente ha come certo ed indubitato che la realtà divina esiste di fatto in se stessa, né punto dipende da chi crede. Che se poi cerchiamo, qual fondamento abbia cotale asserzione del credente, i modernisti rispondono: l'esperienza individuale. Ma nel dir ciò, se costoro si dilungano dai razionalisti, cadono nell'opinione dei protestante dei pseudomistici. Così infatti essi discorrono. Nel sentimento religioso, si deve riconoscere quasi una certa intuizione del cuore; la quale mette l'uomo in contatto immediato colla realtà stessa di Dio, e tale gl'infonde una persuasione dell'esistenza di Lui e della Sua azione sì dentro, sì fuori dell'uomo, da sorpassar di gran lunga ogni convincimento scientifico. Asseriscono pertanto una vera esperienza, e tale da vincere qualsivoglia esperienza razionale; la quale se da taluno, come dai razionalisti, e negata, ciò dicono intervenire perché non vogliono porsi costoro nelle morali condizioni, che son richieste per ottenerla. Or questa esperienza, poi che l'abbia alcuno conseguita, è quella che lo costituisce propriamente e veramente credente. Quanto siamo qui lontani dagli insegnamenti cattolici! Simili vaneggiamenti li abbiamo già uditi condannare dal Concilio Vaticano. Vedremo più oltre come, con siffatte teorie, congiunte agli altri errori già mentovati, si spalanchi la via all'ateismo. Qui giova subito notare che, posta questa dottrina dell'esperienza unitamente all'altra del simbolismo, ogni religione, sia pure quella degl'idolatri, deve ritenersi siccome vera. Perché infatti non sarà possibile che tali esperienze s'incontrino in ogni religione? E che si siano di fatto incontrate non pochi lo pretendono. E con qual diritto modernisti negheranno la verità ad una esperienza affermata da un islamita? con qual diritto rivendicheranno esperienze vere pei soli cattolici? Ed infatti i modernisti non negano, concedono anzi, altri velatamente altri apertissimamente, che tutte le religioni son vere. E che non possano sentire altrimenti, è cosa manifesta. Imperocché per qual capo, secondo i loro placiti, potrebbe mai ad una religione, qual che si voglia, attribuirsi la falsità? Senza dubbio per uno di questi due: o per la falsità del sentimento religioso, o per la falsità della formola pronunziata dalla mente. Ora il sentimento religioso, benché possa essere più o meno perfetto, è sempre uno: la formola poi intellettuale, perché sia vera, basta che risponda al sentimento religioso ed al credente, checché ne sia della forza d'ingegno in costui. Tutt'al più, nel conflitto fra diverse religioni, i modernisti potranno sostenere che la cattolica ha più di verità perché più vivente, e merita con più ragione il titolo di cristiana, perché risponde più pienamente alle origini del cristianesimo. Che dalle premesse date scaturiscano siffatte conseguenze, non può per fermo sembrare assurdo. Assurdissimo è invece che cattolici e sacerdoti, i quali, come preferiamo credere, aborrono da tali enormità, si portino in fatto quasi le ammettessero. Giacché tali sono le lodi che tributano ai maestri di siffatti errori, tali gli onori che rendono loro pubblicamente, da dar agevolmente a supporre che essi non onorano già le persone, forse non prive di un qualche merito, ma piuttosto gli errori che quelle professano apertamente e cercano a tutt'uomo propagare.
.... (continua)...
... (prosegue)
RispondiEliminaMa, oltre al detto, questa dottrina dell'esperienza è per un altro verso contrarissima alla cattolica verità. Imperocché viene essa estesa ed applicata alla tradizione quale finora fu intesa dalla Chiesa, e la distrugge. Ed infatti dai modernisti è la tradizione così concepita che sia una comunicazione dell'esperienza originale fatta agli altri, mercè la predicazione, per mezzo della formola intellettuale. A questa formola perciò, oltre al valore rappresentativo, attribuiscono una tal quale efficacia di suggestione, che si esplica tanto in colui che crede, per risvegliare il sentimento religioso a caso intorpidito e rinnovar l'esperienza già avuta una volta, quanto in coloro che ancor non credono, per suscitare in essi la prima volta il sentimento religioso e produrvi l'esperienza. Di questa guisa l'esperienza religiosa si viene a propagare fra i popoli; né solo nei presenti per via della predicazione, ma anche fra i venturi sì per mezzo dei libri e sì per la trasmissione orale dagli uni agli altri. Avviene poi che una simile comunicazione dell'esperienza si abbarbichi talora e viva, talora isterilisca subito e muoia. Il vivere è pei modernisti prova di verità; giacché verità e vita sono per essi una medesima cosa. Dal che è dato inferir di nuovo, che tutte le religioni, quante mai ne esistono, sono egualmente vere, poiché se nol fossero non vivrebbero. E tutto questo si spaccia per dare un concetto più elevato e più ampio della religione!....”
(fine)
Intanto pacca sulle spalle e complimenti alle suore relativiste, abortiste omosessualiste, insomma poco cristiane e per nulla cattoliche americane da parte dell'ineffabile Braz e dalla cogrega (zione) dei religiosi, mentre si fanno fuori i FI con accuse di criptolefebvrismo. Se non ci fosse da piangere ci sarebbe da ridere in faccia a certi personaggi. Faccio notare che questa assoluzione avviene poco dopo un altro intervento giustamente molto critico contro queste pseudo suore eretiche da parte di Muller: si parla a nuora perché suocera intenda? E come farà introvigne a far finta di non vedere anche stavolta?
RispondiEliminaJohn
San Pío V, Venerable Pío VII, Beato Pío IX, San Pío X, Venerable Pío XII, rogad por todos nosotros. Muy especialmente por quienes prefieren simular en la Iglesia una normalidad que hace cincuenta años que dejó de existir.
RispondiEliminaOggi è il compleanno del papa, da "From Rome: Interestingly, St. Faustina wrote in her diary that her “worst day of suffering” where she felt as if she was in Gethsemane (where Jesus was betrayed by Judas) was the SAME EXACT DAY POPE FRANCIS WAS BORN. She writes:
RispondiEliminaDecember 17, [1936]. I have offered this day for priests. I have suffered more today than ever before, both interiorly and exteriorly. I did not know it was possible to suffer so much in one day. I tried to make a Holy Hour, in the course of which my spirit had a taste of the bitterness of the Garden of Gethsemane.
Casualità o profezia?
John, ho messo più sopra il link all`articolo che riporta la notizia del rapporto finale della visitazione apostolica alle religiose d’Oltreatlantico, lo riporto qui:
RispondiEliminahttp://vaticaninsider.lastampa.it/vaticano/dettaglio-articolo/articolo/38121/
Effettivamente come non reagire leggendolo, in primis pensando alla differenza di trattamento: gratitudine (!) per le suore americane, ingratitudine e bastone per i frati e le suore dell`Immacolata, e poi leggendo che la gratitudine va anche a
Sharon Holland, nuova presidente della Leadership Conference of Women Religious (Lcwr), che è a capo di un cartello di superiori religiose oggetto di una indagine vaticana, svolta in questi anni dalla Congregazione per la Dottrina della Fede.
Ma che importa a Braz de Aviz la retta dottrina? Sono altri i valori che hanno corso ora.
Il grande Pio XII, in quel periodo terribile della guerra che mortificava anima e corpo, santamente e molto paternamente intuì e con grande sapienza, tipicamente pacelliana, e modificò, non certo per andare contro i precetti di Dio o della Chiesa, alcune prescrizioni normative. Oltre a questa del digiuno, precetto dato a tutta la Chiesa, per alcuni anni, ovviamente sempre di guerra, si anticipò la messa della notte di Natale al pomeriggio della vigilia. In Sardegna, regione afflitta dall'anemia mediterranea, addirittura soppresse l'obbligo dell'astinenza, e per motivi esclusivamente terapeutici, quel po di carne che si poteva riuscire a trovare si mangiava anche di venerdì. E mi risulta che proprio per la radicalità della fede cattolica di quel popolo tanti non usufruirono di quella sapiente concessione. Ma di che stiamo a parlare!? Ma che razza di paragone è mai questo!? Ma che accostamento si permette qualcuno di fare con Pio XII???? Bergoglio pensi piuttosto ad imitare le eroiche virtù di Pio XII....se ci riuscirà sarà davvero di grande efficacia e bene per le anime, altro che barzellette.
RispondiEliminaLuisa, concordo con te, quando vedo queste cose mi sento male, mi pare impossibile che un vescovo che dovrebbe custodire la fede si comporti così, è follia pura, distruzione sistematica di ciò che è buono e santo
RispondiEliminaJohn
Per chi l'avesse mancato oggi in p.zza S.Pietro tango fra i fedeli per il compleanno, torta e hagan lìo........questa è la sua chiesa, la mia non lo sarà mai.Pace e bene. Passante per caso 2.
RispondiEliminaNel dubbio sono andato a controllare, ma ricordavo giusto (qualche volta la memoria fa cilecca): Pio XII introdusse la Messa vespertina e contestualmente ridusse a tre ore il digiuno eucaristico con la costituzione Christus Dominus del 6 gennaio 1953, ribadendo i provvedimenti con qualche aggiustamento nel motu proprio Sacram Communionem del 19 marzo 1957. Duole che Francesco non sappia queste cose e attribuisca al suo predecessore la volontà di mitigare antiche norme "vessatorie" imposte alla povera gente da una Chiesa troppo rigida. L'esempio di Pio XII dimostra anzi l'esatto contrario di quello che vorrebbe dimostrare Francesco: quando una norma sarebbe troppo dura, la Chiesa saggiamente evita di imporla. Introducendo la Messa vespertina Papa Pacelli avrebbe di fatto introdotto l'obbligo di digiuno dalla mezzanotte alle cinque o alle sei di sera del giorno successivo, rendendo più difficile fare la comunione, e quindi abbassò il numero di ore di digiuno eucaristico. Prima di parlare bisognerebbe sempre documentarsi, anche se si è il Papa.
RispondiElimina"Prima di parlare bisognerebbe sempre documentarsi, anche se si è il Papa."
RispondiEliminaSoprattutto se si è il papa!
Ma perché nessuno lo smentisce se non da qualche punto sperduto come questo?
Mic, non è riduttivo vedere il problema nel concilio quando è tutta la civiltà occidentale in crisi?
RispondiEliminaLe ragioni della crisi dell'Occidente e di quella della Chiesa in questo momento storico vengono da lontano. Ovviamente precedono il concilio.
RispondiEliminaSi dà, però, il caso che nel concilio siano confluite, e attraverso esso penetrate all'interno della Chiesa, tendenze che l'hanno seriamente de-formata in chiave antropocentrica. E si sta cercando di oltrepassare le verità perenni, i fondamenti.
Questo è dimostrato e comunque i fatti e le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti.
Ormai non è possibile non riconoscere che tra i protagonisti del concilio (una minoranza determinata come la "scuola renana" che ha messo sotto scacco quella "romana": vedi conferma nel discorso di congedo dai sacerdoti di Benedetto XVI, febbraio 2013 ) ben conosceva i "cavalli di troia" che avrebbero dovuto cambiare la fisionomia della Chiesa. Il resto dei Padri, non ha colto le ambiguità abilmente e subdolamente disseminate (con qualche rara eccezione) e penso si sia fidato della garanzia del papa...
E oggi, per mettere in atto i rimedi, non è più possibile ignorare quali sono le ambiguità - veri e propri elementi di "rottura" spacciati per aggiornamento e poi per 'continuità' (abbiamo però visto in senso storicista) - e quali sono le conseguenze.
Ma, a questo punto, credo che i guasti siano così capillarmente insinuati a partire dai livelli più alti della gerarchia ecclesiastica, che umanamente c'è rimasto solo da "resistere", navigando a vista, con fiducia nelle promesse del Signore...