Introduzione
Un’idea vecchia e mai sopita, secondo la quale l’Antico Testamento è cattivo, il Nuovo si salverebbe solo a certe condizioni e la salvezza verrebbe dal ritorno al vecchio paganesimo si riaffaccia oggi in Europa e tenta di confondere le acque.
L’Abate Giuseppe Ricciotti commenta: “No, proprio no: se buttate via la prima e la più antica parte della Bibbia, voi non avete nessun diritto di conservare solo la sua seconda e più recente parte. Si contèntino di rimanere con Lutero, indubbiamente ariano, ma rinuncino a Gesù Cristo, indubbiamente ebraico”.
Il cardinal Michael von Faulhaber, arcivescovo di Monaco, tenne cinque prediche, nelle quattro domeniche d’Avvento e nella sera di S. Silvestro del 1933, nella più grande chiesa di Monaco, dedicata a S. Michele.
Esse furono raccolte nel libro: Giudaismo, Cristianesimo, Germanesimo, che - come sostiene l’eminente esegeta Ricciotti - “è un’opera di scienza”, è lo “scritto di un dotto... specializzato in una scienza poco divulgata..., cioè la scienza biblica... il Faulhaber è uno specialista di tali questioni, giacché ha passato undici anni facendo lezioni bibliche all’Università di Wurzburg ed ha occupato all’Università di Strasburgo la cattedra di S. Scrittura dell’Antico Testamento”.
L’Antico Testamento è perfezionato
dal Cristianesimo
dal Cristianesimo
Innanzitutto il cardinale tedesco spiega che occorre fare una distinzione fra “il popolo d’Israele anteriore alla morte di Cristo e quello posteriore alla sua morte.
“Prima della morte di Cristo, negli anni tra la vocazione di Abramo e la pienezza dei tempi, il popolo d’Israele fu il depositario della Rivelazione. Lo Spirito di Dio suscitò e illuminò degli uomini, i quali per mezzo della Legge mosaica, dettero ordinamento alla vita religiosa e civile.
“Dopo la morte di Cristo, Israele fu licenziato dal servizio della Rivelazione. I figli di quel popolo non avevano riconosciuto l’ora della visita divina; avevano rinnegato e rigettato l’Unto del Signore, l’avevano condotto fuori della città e l’avevano confitto in croce. Allora... cadde il patto tra il Signore e il suo popolo.
“In secondo luogo dobbiamo distinguere tra le Scritture dall’Antico Testamento e gli scritti talmudici del giudaismo posteriore [l’A. Testamento è buono ma imperfetto ed è perfezionato dal Nuovo Testamento ; mentre il Talmùd è cattivo ed essenzialmente anticristiano e antimosaico, nda]. In terzo luogo dobbiamo fare una distinzione, anche internamente alla Bibbia dell’A. Testamento, tra ciò che ebbe un valore transitorio e ciò che doveva avere un valore eterno”.
I valori eterni dell’Antico Testamento
“È un dato di fatto... che in nessun altro popolo dell’antichità precristiana, quanto nell’antico popolo biblico, si ritrova una schiera così numerosa di uomini spiritualmente sublimi. In nessun altro popolo si ritrova una serie di scritture, in cui così chiaramente, così distintamente, così coerentemente siano esposte le verità fondamentali della vita religiosa, come nel Pentateuco mosaico, nei libri di Samuele e dei Re, nei libri delle Cronache, nel libro di Giobbe, nei Salmi, nei libri Sapienziali, nei libri dei Profeti e dei Maccabei. Oggi, poiché la storia e gli scritti degli altri popoli dell’epoca precristiana sono già esplorati, la storia delle religioni a confronti fatti può rivolgere al popolo del Giordano una testimonianza di questo genere: Tu li hai superati tutti, grazie al tuo livello religioso”[5].
Ma il giudaismo pre-cristiano, non ha prodotto da sé questi valori, bensì per grazia speciale di Dio. E, se qualcuno domandasse perché Dio ha scelto proprio il popolo ebraico, “di dura cervice”, gli risponderemo con S. Agostino: “Si hunc trahàt et illum non trahàt, noli velle scrutàre si non vis erràre/perché scelga uno e non un altro, se non vuoi sbagliare non voler scrutare ”, è il mistero della predestinazione, dei singoli e dei popoli, che sorpassa ogni intendimento umano; esso resta un segreto della grazia elettiva di Dio.
Un’obiezione: il sacrificio di Abramo
Dio non ha chiesto ad Abramo un sacrificio umano; Egli volle soltanto sottoporre il capostipite ad una prova per vedere se avrebbe perseverato nella fede e nell’obbedienza, anche in circostanze difficili.
Due gravi ammonizioni
Innanzi tutto - il porporato tedesco ricorda - che i cristiani non mettono l’A. Testamento e il Nuovo sullo stesso piano. Il N.T. deve essere messo al posto d’onore; tuttavia bisogna tener ben fermo che anche l’A.T. è ispirato da Dio. “Ma il Cristianesimo, per aver ricevuto le Antiche scritture, non è affatto diventato una religione giudaica, poiché questi libri non sono stati composti da giudei , bensì sono stati ispirati dallo Spirito di Dio e perciò sono parola di Dio... L’alienazione dei giudei di oggi non deve essere estesa ai libri del giudaismo precristiano”[6].
Inoltre con Cristo non conta più la parentela di sangue ma quella della fede; quindi non importa se Cristo è etnicamente ariano o giudeo. È importante sapere se Cristo è spiritualmente ‘cristiano’ e se noi siam diventati membra di Cristo mediante il battesimo e la fede vivificata dalla carità. S. Paolo scrive: “ In Cristo Gesù non ha alcun valore né il giudaismo in sé, né il non giudaismo, bensì soltanto la nuova creatura” (Gal., VI, 15).
I valori morali dell’Antico Testamento
sono accresciuti nel Vangelo
sono accresciuti nel Vangelo
Gli ariani di ieri e di oggi obiettano contro i valori morali dell’A.T., per esempio, Giacobbe è un soppiantatore di legittima eredità, rubata a Esaù; ma la S. Scrittura racconta tutto ciò senza affermare che quella di Giacobbe sia stata un’azione onesta. Inoltre - continua Faulhaber - “se noi difendiamo l’A.T. dall’accusa di essere del tutto privo di valore morale, non pretendiamo tuttavia di dipingere a colori troppo chiari il quadro morale del giudaismo precristiano. In esso, come in tutte le religioni e le razze, la vita pratica restò molto più in basso dell’ideale rappresentato dai precetti morali. A fianco di molte luci ci furono molte ombre; a fianco alla verità, molta menzogna; a fianco alla sapienza molta stoltezza; a fianco alla fede molta miscredenza; a fianco ad alti valori morali, molte cose di minor pregio”[7].
Una delle principali obiezioni è che la morale mosaica è una morale da mercenari; è vero, risponde il cardinale, le persone pie dell’A.T. si aspettavano come mercede della loro pietà anche la benedizione di beni terreni, per esempio che i loro granai fossero colmi di frumento. Certo, è più perfetto battere la strada delle virtù spinti da puro amore verso Dio e verso il bene, senza speranza di ricompense temporali; ma a tale altezza si sono elevati solamente i santi. Se uno mi dicesse che fa il bene solo per amore del bene, senza alcun desiderio di ricompensa, gli direi: o tu sei un santo, oppure un ipocrita.
Ora coloro che criticano le promesse dell’A.T., sono veramente puri da ogni ricerca di ricompensa? Un grande sistema morale che sia stato ideato per tutti gli uomini, deve valorizzare a fianco ai motivi più perfetti, anche quelli meno perfetti per le anime meno elevate.
E il cardinale continua: “C’è poi un’ombra che grava su alcuni racconti e testi dei libri dell’A.T., i quali sono moralmente sconvenienti. Onan diede il nome al peccato di onanismo... Thamar era una donna pubblica. Cam fu uno spudorato... Le sacre Scritture hanno narrato queste cose purtroppo umane nella lingua del loro tempo, nella lingua di un popolo di pastori che era in continuo contatto con la natura; ma con ciò esse non hanno approvato quelle spudoratezze, né hanno chiamato morale l’immoralità. È piuttosto il contrario: esse infatti narrano che il castigo segue passo passo il delitto... Ma sinché il Signore sceglierà degli uomini... sempre si ritroverà ciò che purtroppo è umano. Nessuno sarà tanto fariseo da affermare che ogni vizio è scomparso di in mezzo ai popoli della N. Alleanza... sarebbe fariseismo giudaico se noi tedeschi ci mettessimo a ringraziar Dio quasi ché noi fossimo assai migliori di altre razze, e le nostre grandi città fossero dei giardini di virtù”[8].
Quindi il cardinale conclude: “Finiamola con le ombre dell’A.T., finiamola con tutti coloro che furono o un Cam, o un Onan, o una Thamar!... Finiamola col fariseismo... che nel proprio popolo non trova altro che luci e nelle altre razze altro che ombre! ”[9].
Tuttavia occorre ammettere che non bisogna mettere la Bibbia intera in mano alla gioventù o a persone di scarsa istruzione cristiana.
Inoltre la Bibbia va sempre letta con note che spieghino il significato dei versi, secondo la interpretazione data loro dai Padri della Chiesa, che sono l’eco della Tradizione divino/apostolica, e che soli, quando interpretano unanimemente, in senso morale e non matematico o assoluto, un verso o un libro della Scrittura, possono darcene infallibilmente il significato autentico, essendo il canale attraverso il quale l’insegnamento orale di Gesù e degli Apostoli arriva sino a noi, di generazione in generazione.
I valori sociali dell’Antico Testamento
I poveri nella Bibbia
“Quando tu mieterai il campo, non mieterai fino all’orlo del campo, né spigolerai le spighe rimaste. Anche nella tua vigna tu non racimolerai i grappoli e gli acini rimasti. Lascerai che ciò sia raccolto dai poveri e dai forestieri” (Deut., XXIV, 19-22).[10]
Il possidente, nell’Antica Alleanza, non doveva essere avaro né cupido, non doveva raccogliere le ultime spighe del campo e gli ultimi acini della vigna, ma doveva lasciarle come spigolatura per i poveri.
Il diritto privato nella Bibbia
Il comandamento “non rubare” riconosce implicitamente il diritto alla proprietà privata.
La personalità spirituale e morale conserva la sua libertà anche di fronte alle masse, l’individuo - per la Bibbia - doveva respingere la dittatura delle masse, l’Esodo dice: “Non correre dietro le turbe, e non indirizzarti secondo il sentimento della maggioranza” (Ex., II, 3). La personalità morale conservava la sua proprietà pure di fronte allo Stato. Per l’A.T. lo Stato non è un assoluto: l’uomo fa parte dello Stato, il diritto statale primeggia, politicamente, su quello individuale; ma l’individuo, spiritualmente considerato, non doveva essere privato del suo valore di persona umana ordinata al fine ultimo soprannaturale, del suo diritto e delle sue proprietà affinché lo Stato potesse realizzare i suoi diritti. L’individuo, socialmente, si doveva coordinare e subordinare allo Stato, ma, spiritualmente, non doveva essere schiacciato sino a diventare una goccia che si perde nell’oceano.
Il diritto dell’operaio nella Bibbia
“La mercede dell’operaio non rimanga nella tua mano sino al mattino seguente” (Pentateuco). “Guai a colui che fa lavorare senza mercede, e che non paga la mercede” (Ger., XXII, 13).
In un tempo in cui dappertutto il lavoro era marchiato dalla schiavitù più disumana, la Bibbia riconosceva già la dignità morale del lavoro.
L’amministrazione della giustizia nella Bibbia
“Non commettere iniquità, e non prendere partito contro il povero e non preferire la persona del potente” (Ez., XXII, 12). “La bilancia falsa è un’abominazione davanti al Signore” (Prov., XI, 1). “Maledetto colui che sposta le pietre di confine col suo vicino” (Deut., XXVII, 17).
L’ordinamento economico nella Bibbia
Tre leggi sono basilari:
- la legge contro il latifondo ottenuto per usura. Isaia malediceva gli accaparratori di proprietà che sfruttavano le altrui condizioni di disagio economico e compravano all’ingrosso le piccole proprietà circostanti di coloro che versavano in difficoltà ed erano costretti moralmente a svendere il proprio per arricchire lo speculatore. (Cfr. Is., V, 8 ss.);
- la legge contro l’eccessivo indebitamento delle famiglie del Paese: ogni settimo anno i debiti erano prescritti, i prestiti si spegnevano, gli schiavi riacquistavano la libertà...
- la legge indirizzata contro l’usura; occorre, però, ammettere che l’usura era proibita solo tra ebrei, mentre un ebreo poteva prestare “a strozzo” a un non ebreo; questa è una delle imperfezioni dell’A.T. che sarà perfezionata dal Vangelo.
La religione come sostegno dell’ordine sociale
I valori dell’ordinamento sociale sono nella Bibbia anche di ordine religioso: sono “prescrizioni del Signore”. La comune fede in Dio serve da livellamento sociale tra ricco e povero: “il ricco e il povero s’incontrano, il Signore li ha creati entrambi” (Prov., XXII, 2).
“Voi dovete aver rispetto per i diritti dell’operaio, perché lo stesso Signore ha creato il datore di lavoro e chi lavora” (Giob., XXXI, 13-15).
La pietra angolare tra giudaismo e Cristianesimo
Gesù Cristo è la pietra che unisce, come “pietra d’angolo”, il mosaismo e il Cristianesimo. Ma, nonostante tutte le grazie che Dio ha concesso a Israele, questo non ha voluto riconoscere l’ora della sua visita. Egli fu “segno di contraddizione”, e solo un piccolo gruppo di Apostoli e di altri discépoli lo seguì, mentre la maggior parte del popolo si allontanò dal Messia. Gesù prese commiato, seppur con dolore, dall’Antico Patto, infranto da Israele, e ne instituì uno, Nuovo ed Eterno, con i pagani e la “reliquia” d’Israele rimastagli fedele.
Cristianesimo e germanesimo
Cristo ha assegnato alla Chiesa il ruolo di ammaestrare tutti i popoli, non esiste alcun figlio preferito né alcun figlio trascurato nella Nuova Alleanza! Certo, unità di fede e di morale non significa appiattimento e livellamento di cultura o di particolarità nazionali; tedeschi, francesi, italiani sono uno quanto alla fede e alla morale; ma hanno una cultura, una storia, una tradizione e una particolarità nazionale, psicologica ed ètnica ben distinta gli uni dagli altri; il cristianesimo non è mondialismo o globalizzazione: vuole porgere al mondo una sola fede, ma non una sola cultura. Il mondialismo invece ci toglie la fede e livella e appiattisce le diverse culture in un’unica barbarie o in-civiltà o sotto-cultura.
Così la Chiesa ha un carattere soprannazionale o universale e non deve infeudarsi a nessun popolo e a nessun regime politico.
Il cardinale si pone, infine, una serie di domande:
Come stavano gli antichi Germani prima di Cristo?
Risponde citando Tacito che scrisse nel 98 d.C. un’opera storica intitolata La Germania. “È un dato di fatto che gli antichi Germani... adoravano un gran numero di Dei... Gli Dei germanici erano stati creati dall’uomo a sua immagine e somiglianza; invece secondo la dottrina cristiana l’uomo è creato da Dio a Sua immagine e somiglianza... È un dato di fatto che gli antichi germani offrivano sporadicamente ai loro Dei sacrifici umani... erano dediti a grossolane superstizioni... È un dato di fatto che presso i germani la schiavitù era cosa abituale... È un dato di fatto la proverbiale infingardaggine degli antichi germani. Gli uomini lasciavano il lavoro dei campi agli schiavi e alle donne (cap. 14); in tempo di pace essi se la spassavano a caccia o dormendo, mangiando e trincando (cap. 15). Tacito, benché romano - osserva il prelato tedesco - torna ripetutamente a parlare con disprezzo del ‘dormire fino al giorno inoltrato’ (cap. 22) e della ‘abituale pigrizia’ dei germani (cap. 45). ... ma essi erano modello di fedeltà umana... di ospitalità... avevano un elevato concetto del matrimonio e della fedeltà matrimoniale (...).
Di una vera cultura presso i germani dei tempi precristiani, secondo Tacito, non si può parlare. I popoli dell’Eufrate e del Nilo avevano raggiunto, due-tremila anni prima, un più alto grado di cultura... senza essere ariani.
Come fu introdotto il Cristianesimo presso gli antichi Germani?
“Bisognò sradicare la zizzania del politeismo, dei sacrifici umani e della superstizione... la schiavitù, l’infingardaggine e gli eccessi nel bere... Bisognò piantare tutto ciò che presso i germani era di buon germoglio, come la fedeltà umana, l’alto concetto del matrimonio e della fedeltà coniugale... I germani sono diventati un popolo grazie al Cristianesimo. Tacito enumera circa cinquanta popolazioni germaniche, che scendevano in campo le une contro le altre in continue guerre fratricide. Ora, è una realtà storica che queste molteplici popolazioni si raccolsero in sedi fisse, fondendosi in un unico popolo, soltanto con la loro conversione al Cristianesimo... Grazie al Cristianesimo e al monachesimo benedettino i germani divennero un popolo di cultura e la Cristianità ottenne sangue forte e sano dall’ingresso dei barbari germanici nell’Impero romano, che orami era invecchiato e veniva soppiantato da un nuovo impero romano spirituale: la Chiesa, la quale ha saputo educare i germani alla civiltà romana e alla fede cristiana. I monaci di S. Benedetto insegnarono ai nostri antenati la lavorazione dei campi, l’industria, e le belle arti al servizio della liturgia. (...)
In che relazioni sta il Cristianesimo rispetto alla
razza germanica?
“Non c’è nulla da obiettare contro le oneste ricerche di razza e gli onesti doveri di razza... contro la premura di conservare le proprietà caratteristiche di un popolo. Dobbiamo tuttavia, dal punto di vista ecclesiastico, porre tre condizioni. In primo luogo, l’amore per la propria razza non deve giammai diventare ... odio per gli altri popoli. In secondo luogo, l’individuo non deve ritenersi esonerato dal dovere di curare la propria anima...; infatti il giovanotto, che sente sempre e soltanto canonizzare la propria razza, troppo facilmente finisce per convincersi che davanti a Dio e alla Chiesa egli non ha più il dovere morale dell’umiltà e delle castità. Terzo luogo, i doveri di razza non devono prender posizione contro il Cristianesimo. Al cristiano non è proibito di scendere in campo per la propria razza e per i diritti di essa: quindi uno potrà essere un sincero tedesco e un cristiano che altrettanto sinceramente professa la sua religione. Ma non ci dovremo giammai dimenticare che noi non siamo stati redenti dal sangue tedesco: siamo, invece, stati redenti dal Sangue prezioso del Crocifisso...”[11].
Conclusione
La Chiesa studia il problema ebraico non alla luce della biologia ma della fede, contenuta nella Bibbia (Antico e Nuovo Testamento) e nella Tradizione divino/apostolica. Dio ha creato Israele per sé, affinché preparasse la via al Messia e lo facesse conoscere al mondo intero; la grandezza del popolo ebraico si fonda sulla promessa che Dio ha fatto ad Abramo di farlo diventare capostipite di una “razza” (Gen., XII) dalla quale sarebbe nato il Messia. Abramo ha creduto, e i suoi discendenti, per essere benedetti da Dio, debbono credere nella promessa messianica (realizzatasi nell’Avvento di Gesù Cristo).
Non basta dunque essere discendenti di Abramo solo secondo la carne (“olim judaeus, semper judaeus/una volta ebreo sempre ebreo”, nel bene o nel male), ma occorre avere la sua fede in Gesù Cristo. I “veri Israeliti” - per la Chiesa - son coloro che imitano la fede del Patriarca, credendo in Cristo, mentre coloro che discendono solo carnalmente da Abramo senza averne la fede non sono “veri Israeliti”.
«Ma come allora - scrive S. Tommaso - colui [Ismaele] che era nato secondo la carne perseguitava quello che era nato secondo lo spirito [Isacco], così pure adesso [il falso Israele o Sinagoga talmudica, perseguita il vero Israele o Chiesa di Cristo]. Sin dall’inizio della Chiesa primitiva i giudei hanno perseguitato i cristiani, come appare dagli Atti degli Apostoli e lo farebbero ancora ora, se lo potessero»[12].
La vocazione del vero Israele spirituale è irrevocabile (Rom., XI, 9) in quanto è unito spiritualmente a Gesù salvatore del mondo, ma il falso Israele carnale, che si ostina ancor oggi a rifiutare Gesù, “è stato reciso dall’ulivo fruttifero, per la sua incredulità” (Rom., XI, 20). Perciò la vocazione, da parte di Dio, permane; ma da parte dell’uomo può essere rifiutata e quindi persa.
La radice dell’accecamento ebraico consiste nello scambiare la razza per il Salvatore: la razza ha il primato su Cristo. Il giudaismo, avendo questa concezione razzista della storia, è nemico di tutti i popoli: «[I Giudei] hanno ucciso il Signore Gesù ed i Profeti, ci hanno perseguitato, non piacciono a Dio, sono nemici di tutti gli uomini, impedendoci di predicare ai pagani per la loro salvezza» (S. Paolo, 1ª Tess., II, 15- 16); nemici dei pagani che intendono dominare come “bestie parlanti”, ma ancor più nemici dei cristiani che vorrebbero sterminare come continuazione di Gesù nella storia.
«Quando la romanità divenne la cristianità - scrive monsignor Umberto Benigni - l’odio della Sinagoga raddoppiò contro di essa per il motivo religioso, giacché lo spirito talmudico odia più il Cristianesimo che non il paganesimo. Questo rappresenta per la Sinagoga un gregge da domare, da spogliare; quello è l’insieme dei seguaci di Gesù Cristo ai quali va l’eredità dell’odio specialissimo del Sinedrio contro il Crocifisso»[13].
Ma qual è, dunque, la ragione della scelta erronea, che fa ripudiare l’Antico Testamento come cattivo in sé e reputare la razza come “divina”? La vera ragione va ricercata nelle opere cattive, nella vita, nell’atto della volontà che può anche essere soltanto interno (come l’orgoglio della mente).
S. Tommaso d’Aquino insegna che «È chiamata buona non la persona intelligente, ma quella che ha la buona volontà» (S. Th., I, q. 5, a. 4, ad 3).
Le opere cattive non sono soltanto l’immoralità grossolana come l’attaccamento ai piaceri dei sensi, ma anche l’immoralità sottile: l’esaltazione dell’Io, la ricerca della gloria umana e dell’onor del mondo. Ebbene colui che fa il male fugge la luce interna della verità che lo rimprovera, come il ladro fugge la luce del sole e cerca le tenebre per non essere visto. Egli non verrà alla luce, non s’accosterà ad una dottrina che condanna la sua vita (anche quando l’abbia conosciuta come vera). “È impossibile non pensare a coloro che predicano l’osservanza della Legge, ma la cui vita non corrisponde a questo ideale” (S. Th., II-II, q. 10, a. 3 e 6). Gli increduli amano quindi le tenebre non per se stesse, ma perché nascondono la loro condotta esteriore, ed odiano la luce, perché smaschererebbe la loro perversità interna!
In breve le cattive disposizioni della volontà sono la causa ultima che impedisce agli uomini di riconoscere Dio. L’ultima ragione dell’incredulità non va ricercata nell’intelligenza, ma nel non voler credere a causa di una cattiva volontà moralmente indisposta.
Si può perciò concludere che la volontà e la vita cattiva sono la causa di ogni incredulità. Come il diavolo è un Angelo decaduto per cattiva volontà (ha preferito affermare se stesso, pur dannandosi, piuttosto che sottomettersi alla Volontà di Dio), così gli increduli preferiscono rifiutare il Salvatore e la salvezza, per poter soddisfare la propria perversa volontà di dominio terreno.
d. Curzio Nitoglia
__________________________1. G. Ricciotti, introduzione a Michael von Faulhaber, Giudaismo, Cristianesimo, Germanismo, Brescia, Morcelliana, 1934, p. 15 e 18.
2. G. Ricciotti, intr. a Michael von Faualhber, cit., pp. 7-9.
3. Le prediche del cardinale, raccolte nel libro citato sopra, si occupano soltanto di Israele mosaico vetero/testamentario degli antichi tempi e non d’Israele post-cristiano, contemporaneo e talmudico.
4. M. von Faulhaber, cit., pp. 25-31.
5. Ibidem, pp. 33-34.
6 Ibidem, pp. 41-42.
7. Ibidem, p. 70.
8. Ibidem, pp. 72-73.
9. Ibidem, pp. 81-82.
10. Cfr. F. SPADAFORA, Collettivismo e Individualismo nel Vecchio Testamento, Rovigo, Istituto Padano di Arti Grafiche, 1953.
11. M. Von Faulhaber, cit., pp. 152-172.
12. S. TOMMASO, Super epistulam ad Galatas lectura, lectio VII, n.° 249, 271-272, Marietti, Torino, 1953, pag. 620 ss.
13. U. BENIGNI, Storia sociale della Chiesa, Milano, Vallardi, 1922, vol. III, pag. 24.
Il problema piu' grave relativamente all'Antico Testamento non si riferisce al fatto che personaggi del "Genesi"e di altri libri compiono singole azioni poco lodevoli o eticamente scorrette. La Bibbia ha il vantaggio di rappresentare l'umano per quello che e'; non e' un galateo delle belle maniere, degnissimo ma asettico, come il Buddismo del Dalai Lama.
RispondiEliminaIl vero problema e' che nel testo vengono attribuite a Dio azioni potenti di punizione, come l'uccisione dei primogenito degli Egiziani, gli ordini di sterminio totale dei Cananei, l'esecuzione dei sacerdoti di Baal. In un certo senso queste azioni conferiscono a Dio una maesta' terribile, il che corrisponde alla caratteristica peculiare del Sacro, che per il grande studioso Rudolf Otto e'la compresenza ambivalente del TREMENDUM e del FASCINANS ( lo stesso motivo per cui almeno ai maschi piacciono tanto i film di guerra ).
Il problema, che per gli antichi si poneva di meno, abituati com'erano a fatti terribili e a esecuzioni capitali, va affrontato in sede di Teodicea ( il tema dell'"IRA DI DIO" ). In piu', oggi siamo aiutati dalla contestualizzazione storico-esegetica, negata ai fondamentalisti. Gli scrittori biblici possono aver attribuito a Dio quello che invece era una azione umana da Lui permessa all'interno della sua misteriosa "economia", come per i disastri naturali. Comunque , "magna quaestio".
La cosa grave e' che nella vulgata laicista e ateizzante il discorso biblico viene limitato a questi episodi; si ignorano completamente le leggi di giustizia sociale e soprattutto il grandioso annuncio universalistico dei profeti, come Isaia, che in certi passi si avvicina al sublime. Nello stesso tempo si lasciano in non cale gli orrori degli altri popoli "civilizzatori", come
per i Greci i quindicimila prigionieri lasciati morire di fame nelle latomie di Siracusa e per i Romani i seimila schiavi ribelli, seguaci di Spartaco, crocifissi lungo la via Appia. E' lo stesso trattamento a senso unico che si fa a proposito della storia del Cristianesimo e del Cattolicesimo: si ricorda la Notte di San Bartolomeo, com'e' giusto, ma si dimenticano le terribili stragi degli Irlandesi ad opera di Cromwell.
Un punto importante non trattato dall'autore è la doppia Torah dei farisei, che subordina la legge scritta del Pentateuco alla legge orale, secondo loro trasmessa segretamente da Moise ai sacerdoti. Questa seconda legge è negata dal Verbo come "tradizioni degli uomini" e forma il fondamento del Talmud e dell'ebraismo rabbinico.
RispondiEliminaLuís Luiz ha detto...
RispondiEliminaUn punto importante non trattato dall'autore è la doppia Torah dei farisei, che subordina la legge scritta del Pentateuco alla legge orale, secondo loro trasmessa segretamente da Moise ai sacerdoti. Questa seconda legge è negata dal Verbo come "tradizioni degli uomini" e forma il fondamento del Talmud e dell'ebraismo rabbinico.
e SOPRATTUTTO della Cabala post-cristiana.
Solo per ricordare: due anni fa BXVI dava il fatale annuncio.....
RispondiEliminaUn punto importante non trattato dall'autore è la doppia Torah dei farisei, che subordina la legge scritta del Pentateuco alla legge orale, secondo loro trasmessa segretamente da Moise ai sacerdoti. Questa seconda legge è negata dal Verbo come "tradizioni degli uomini" e forma il fondamento del Talmud e dell'ebraismo rabbinico.
RispondiEliminaLo ha già trattato altre volte. Anche qui:
http://chiesaepostconcilio.blogspot.it/2012/11/il-vaticano-ii-e-la-menzogna-del-giudeo.html
e qui
http://chiesaepostconcilio.blogspot.it/2011/12/cristianesimo-e-giudaismo-interessanti.html
Grazie, mic, dei link. Interessante sopratutto quello sul rabbino Neusner. Questo è un punto fondamentale perchè situa la rottura ancora prima della Croce e getta una luce molto chiara sui rapporti tra Verbo e legge, che nel farisaismo erano due.
RispondiEliminaE chi se lo dimentica? Il tempo dirà e riconoscerà la grandezza di questo grandissimo papa che molti definiscono l'ultimo romano pontefice.....ai posteri la sentenza, al papa monaco ad multos annos et ad majorem Dei gloriam!
RispondiEliminaSolo per ricordare: due anni fa BXVI dava il fatale annuncio.....
RispondiEliminadue anni-luce, nel cambiamento dello scenario ecclesiale. C'è chi continua a parlare che si tratta di forma e non di sostanza. Ma fino a che punto può arrivare la de-formazione senza provocare danni irreversibili?
Ma chi aveva messo in circolazione la voce che entro fine febbraio 2013 il papa sarebbe morto? chi aveva interesse a lanciare questo allarme? non sembra nemmeno che s sia dimesso per stanchezza o malattia, basta pensare a come era ridotto Papa GP II negli ultimi tempi, c'è una bella differenza, anche se ovviamente Ratzinger è stanco e rallentato. Ma in questi casi, non ha sempre provveduto il segretario di stato a fare ciò che il papa non era più in grado di fare? (riunioni, viaggi, ecc.). anche Papa Giovanni XXIII mandava spesso Montini in sua vece; a ci gli chiese, una volta, perché lo facesse, Roncalli rispose tranquillamente: "Perché deve abituarsi a fare il Papa!". E' bello pensare che lo Spirito Santo avesse già comunicato a Roncalli chi gli sarebbe succeduto (sempre che Montini, come Bergoglio, sia stato un papa non "donato", ma imposto dallo spirito santo, a causa dei nostri peccati)
RispondiEliminaMic, chi ha studiato Aristotele e S. Tommaso, anche solo a livello liceale, sa che cos'è' la "forma" e la " sostanza". Se muta la prima, muta anche la seconda, o no ?
RispondiEliminaE loro lo sanno benissimo, quindi non si tratta solo di carattere, umore, personalita' , pubblicità', " spin doctors", mass media, ma proprio di cambiamenti profondi, voluti, pensati, progettati, messi in opera. Ed i loro simili li hanno infatti riconosciuti ed osannati DA SUBITO.
Forse alcuni, o molti, cardinali non conoscevano
Bergoglio (ma come si fa a votare per uno che non si conosce appieno ?), ma gli Altri lo conoscevano bene.
Rr
@ FRANCO. Se lei me lo consente vorrei fare le seguenti considerazioni:
RispondiElimina1. "Gli scrittori biblici possono aver attribuito a Dio quello che invece era un'azione da Lui permessa all'interno della sua misteriosa economia, come per i disastri naturali". Se gli "scrittori biblici" hanno attribuito a Dio un'azione non direttamente ordinata da Lui, allora hanno mentito. Il che significa che nella Bibbia c'e' l'impostura. Cosa inammissibile per un credente. Dobbiamo invece accettare il fatto che i massacri ordinati nella fattispecie da Dio attuavano la sua giustizia nei confronti di popoli corrotti. Invece della pioggia di fuoco dal cielo, come a Sodoma e Gomorra, in quel caso arrivarono gli Ebrei a sterminarli. Ma per mandato divino specifico, il che significa che i Giudei non si dovevano poi ritenere autorizzati a sterminare sempre e ovunque i loro nemici del momento (vedi Zeloti e il famoso passo di Isaia, 10, 5 : "Guai all'Assiria, verga della mia ira!").
2. I seimila schiavi ribelli crocifissi dai Romani non erano dei poveretti innocenti. Le loro bande armate avevano compiuto ogni sorta di efferatezze,la condanna era giusta, secondo le leggi del tempo. La ribellione era considerata in tutti gli ordinamenti un reato gravissimo, da punirsi nel modo piu' crudele. Quegli schiavi ribelli si erano inoltre macchiati di ogni sorta di delitti. Altri banditi efferati erano i pirati, che periodicamente distruggevano citta' e villaggi costieri deportando gli abitanti come schiavi. I pirati erano gente feroce e viziosa. Cesare li faceva crocifiggere, quando li acchiappava. Mi sembra che Pompeo ne abbia invece risparmiato un certo numero, mandandoli a lavorare come manodopera servile o qualcosa del genere. Bisogna reagire al falso sentimentalismo,tipico della nostra epoca decadente, che trasforma in eroi banditi, pirati, ribelli avidi di sangue che pensavano solo alle donne e al bottino, criminali di ogni tipo. Nell'antica Roma la condizione servile non era poi cosi' brutta come si crede. C'erano quelli che erano trattati male e quelli che si trovavano bene. Tutti i popoli antichi praticavano la schiavitu', non dimentichiamolo. Nel sistema romano, gli schiavi potevano affrancarsi, diventare semiliberi etc. Nell'affinarsi del sentimento giuridico, ci fu un graduale progresso nella loro condizione.
3. Non sono un competente in materia di studi tacitiani, pero' non so se Tacito debba prendersi sempre alla lettera. Mi riferisco alla sua esaltazione della supposta fedelta' matrimoniale degli antichi Germani. I Germani, come i Celti, erano divisi in tante tribu', non tutte con gli stessi costumi. Ce n'erano di civili e di barbari all'estremo. Non vorrei sbagliarmi, ma credo che forme di poligamia fossero di fatto abbastanza diffuse tra quei popoli ancora primitivi.
C' erano tribu' germaniche che da decenni orami vivevano a contatto dei Celti romanizzati e dei Romani stessi, quindi erano meno primitivi di quanto si creda. In generale le tribù germaniche, come le celtiche e le slave, più arretrate, non sapevano scrivere, non avevano costituito regni o altri Stati, ma avevano villaggi e piccoli paesi, commerciavano ed avevano un " mos maiorum" simile a quello di Romani e Latini di molti secoli prima.
RispondiEliminaDel resto erano tutti indoeuropei, legati da un patrimonio cultuale e culturale comune, sia pure poi
evolutosi in modi e gradi diversi.
Tra gli schiavi dei Rromani divenuti liberti e poi liberi c' erano anche molti medici greci. Solitamente a Roma i medici erano tutti greci, sia della Grecia propriamente detta, sia di regioni ampiamente ellenizzate come tutta la costa meridionale del Mediterraneo.
Vorrei infine ricordare, scandalizzando senz' altro qualcuno, che in USA spesso gli schiavi, che erano pur ßempre un capitale, erano trattati meglio degli
" enduntered servants". Sort of servi della gleba.
Rr
Rr
@ Paolo Pasqualucci. Non volevo affatto rappresentare gli schiavi seguaci di Spartaco come delle povere anime innocenti, ma esemplificare come nella polemica laicista ( vedasi in Italia Carducci idoleggiatore di Roma ) il primato, anzi l'esclusiva della violenza repressiva e' riservata alla Chiesa e alla Cristianita', mentre le terribili violenze di altre "civilizzazioni" sono fatte apparire irrilevanti o quasi, come incidenti storici o effetti collaterali. Cosi' si ricorda perennemente l'orrore dei roghi dell'Inquisizione, ma non si da'peso al fatto che durante la Seconda G.M. il governo inglese, che dirigeva la lotta per i valori della liberaldemocrazia, non esito' a ordinare terrificanti bombardamenti con "tempesta di fuoco" da bombe al fosforo, come ad Amburgo.
RispondiEliminaL"ira di Dio" rimane una delle grandi tematiche invase e tenute sotto silenzio o quasi durante il periodo postconciliare. Certo, il braccio minaccioso di Cristo nella Cappella Sistina dovrebbe indurre a qualche riflessione quelli che in Dio vogliono vedere solo l'aspetto misericordioso e perfino zuccheroso. Appunto TREMENDUM ET FASCINANS, e "fascinans" anche perche' "tremendum".
Altro problema invaso e'quello della "solidarieta'nella colpa": concetto rifiutato dal moderno diritto penale, ma che presenta aspetti antropologici profondi. Non tutti i genitori dei primogenito Egiziani saranno stati colpevoli...
Manca una rinnovata riflessione sul tema della "personalita' corporativa", anche e soprattutto in relazione al Peccato Originale.
C'e' poi il problema dell'inerranza della Scrittura, a cui faccio solo un accenno. Lei crede davvero alla storicita' dell'Arca di Noe'? Io non ci riesco, pur considerando che si tratta di un "tipo" dal significato profondo.
Ribadisco che secondo me i Tradizionalisti danno per sicuri "punti" dottrinali che la mentalita' moderna tende a rifiutare.
Lei crede davvero alla storicita' dell'Arca di Noe'?
RispondiEliminaDon Curzio suggerisce una possibile "chiave di lettura" della vicenda dell'Arca di Noe' che salverebbe "capra & Cavoli". Ovvero storicita' e reale portata.
Comunque, egregio Franco, visto che l'interessano questi temi, ci possiamo sentire anche per email Rafminimi@infinito.it.
Rr le tribù germaniche avevano l'alfabeto runico, quindi sapevano scrivere, perlomeno i loro druidi, e se ne servivano per stilare rapporti commerciali interni e per legiferare, i druidi celti non usavano alcun alfabeto proprio, ma per tutte le altre questioni si usava il greco, lingua franca e diffusa in tutto l'impero, il sermo rusticus, il latino impreziosito di tanti 'prestiti' a seconda delle zone in cui si trovavano era quello dei soldati, infatti Gibson fu molto criticato per avere fatto parlare Pilato in latino, lui parlava pubblicamente solo in greco. I Germani,a parte il ritrattino commovente e cartolinistico che ne fa volutamente Tacito, il quale, non potendo dire alcunché sui feroci imperatori romani dell'epoca, si consolava esaltando la fierezza dei guerrieri germani che erano poi l'asse portante dell'impero perché le legioni erano principalmente formate da loro, in specie la cavalleria, cmq la pederastia era praticata tranquillamente e faceva parte del corredo di iniziazione di ogni giovane guerriero e non veniva neppure presa in considerazione visti i vizi di cui erano schiavi i Romani, imperatori e non, poi venne il cristianesimo, Carlo Magno ci andò giù pesante con le conversioni 'forzate', specie con i Sassoni, che se lo ricordarono a lungo....Martin Lutero era un Sassone.....il resto si sta ancora evolvendo, la storia si ripete sempre, ma gli uomini non hanno memoria e non imparano mai. Lupus et Agnus.
RispondiElimina@ FRANCO. Lei pone importanti questioni. Cerchero' di rispondere in breve.
RispondiElimina1. E' vero che si tende a criminalizzare ingiustamente la Chiesa per (tutto) il suo passato. Il cattivo esempio in questo senso lo hanno dato certi Papi chiedendo scusa a dritta e a manca, senza motivo e senza discernimento. Le condanne di streghe, stregoni, eretici al rogo furono sempre piuttosto limitate. Sugli orrori della guerra aerea condotta dagli Alleati nella 2a g.m. si tace il piu' possibile, per ovvi motivi.
2. Circa il problema rappresentato per il credente dall'Ira di Dio, rispondo: probabilmente alcuni tra i primogeniti egiziani saranno stati dei giusti (non lo sappiamo) ma cio' significa solo che Dio li ha accolti nel suo regno, alla loro morte, da Lui stesso inflitta. E' il concetto dello "Estote Parati". Dio fa piovere sui giusti e sugli ingiusti e la sua Giustizia colpisce tutti all'improvviso, in certi momenti: se siamo preparati alla morte nel modo giusto, entriamo comunque nella vita eterna. Dov'e' qui l'ingiustizia da parte di Dio? Non c'e'.
3. Non mi fiderei troppo delle interpretazioni psicologiche, psicoanalitiche della religione. Walter Otto e' stato un grande studioso, ma ha propugnato una sorta di neopaganesimo. Si dice che a casa sua sacrificasse materialmente agli Dei. Nell'immagine della terribile Maesta' divina sono annichilito dal "tremendum" della sua necessaria inflessibilita' e dall'eternita' del suo giudizio, ma non ci trovo nulla di "fascinans".
4. "Personalita' corporativa" e' forse un calco dall'inglese "corporate responsability"? Lei forse voleva dire "personalita' collettiva", nel senso di "personalita' giuridica" e quindi di "responsabilita' collettiva"? di "colpa collettiva"?
5. Infine, per l''Arca di Noe'. Certo sembra impossibile a noi che Noe' potesse avere 600 anni e che nell'Arca siano entrate tutte le specie animali viventi. Quanto avrebbe dovuto esser grande? Nel Diz. Biblico curato da mons. Spadafora, le misure sono: 150 m. in lunghezza, 25 in larghezza, 15 in altezza. Si salvarono 8 persone ed un certo numero di animali. L'acqua ricopri' i monti piu' alti dell'Armenia con uno spessore di circa 7,50 metri e duro' sette mesi. Dati molto precisi. L'unico problema e' rappresentato dal gran numero di animali, mi sembra. Secondo me, Mose' voleva dire, divinamente ispirato, che non si trascurarono ne' gli animali domestici ne' gli altri, per quanto possibile. Ed erano gli animali alla portata di Noe', non ha fatto mica il giro della terra a raccoglierne di tutte le specie possibili. Si trattava allora di una cernita assai limitata. Anche in pochi, come hanno potuto coesistere per sette mesi con gli uomini? Per grazia di Dio. Non ho pertanto difficolta' a credere all'autenticita' dell'Arca e al Diluvio universale. Tale Diluvio non lo troviamo anche nelle tradizioni di tanti popoli antichi, ovviamente rivestito di elementi mitici?
@ LUPUS ET AGNUS. Se il moderatore me lo consente, vorrei intervenire ancora.
RispondiElimina1. Non esageriamo adesso nell'altro senso, privando la testimonianza di Tacito di ogni attendibilita'. Io mi sono limitato al caso della fedelta' matrimoniale, ricordando la diversita' dei costumi che, per certi aspetti, si riscontrava tra i barbari. Le informazioni di Tacito saranno state esatte ma parziali. Egli del resto descrive anche certe cattive tendenze dei Germani. Tacito indubbiamente mitizza i Germani ma da questo a farne un testimone del tutto inattendibile ce ne corre.
2. Gli imperatori del suo tempo non erano affatto i peggiori. Tacito era un alto funzionario, forse nato a Roma, che scrisse sotto Traiano (siamo alla fine del I sec. d. Cristo). Fece la sua carriera politica sotto Vespasiano, Tito e Domiziano. Solo l'ultimo fu un cattivo imperatore. Lei rappresenta i Romani "imperatori e non" come un popolo in blocco di viziosi. Cio' non solo e' scorretto storicamente ma anche del tutto assurdo, me lo consenta. Di Marc'Aurelio che dice? Certo, non capi' il Cristianesimo e lo perseguito', purtroppo, ma resta o non una grande figura?
3. La germanizzazione dell'esercito romano e' ben piu' tarda. Al tempo di Tacito i Germani venivano utilizzati come alleati, soprattutto nelle unita' di cavalleria. Il primo ad utilizzarla fu Cesare, che comunque gliele suono' a dovere, ai Germani. Ma la germanizzazione vera e propria comincio' con Teodosio, se non erro, molto dopo. Fu un grave errore, che alla fine porto' alla scomparsa dell'esercito romano in Occidente.
4. E concludo con i druidi. Le rune non erano un alfabeto magico? Dobbiamo intenderlo come l'alfabeto di un popolo civile, che serviva anche per contratti etc.? Era o no espressione di quell'orribile religione celtica, germanica, insomma della barbarie piu' profonda che si possa immaginare, in campo religioso? Non praticavano i sacrifici umani a sfondo religioso, i druidi, come gli Aztechi, sui prigionieri nemici? O forse crede anche lei alla fasulla rivalutazione romantica del "druidismo" come religione essenzialmente "poetica", amante della natura, calunniata dagli storici antichi e ingiustamente perseguitata dai dominatori romani? Era una religione che andava bene per cacciatori di teste quali erano i celti e germani dei tempi arcaici. Le conversioni forzate di Carlo Magno furono comunque un grave errore, sono d'accordo con lei.
Ringrazio il sig.Pasqualucci per aver letto il mio commento attentamente ed avergli dato l'importanza che non meritava, era in definitiva un appunto generico in risposta ad altro post; l'alfabeto runico era usato per vari scopi, non solo esoterici,questa teoria era una delle manie esotiche del tristo Himmler, tra l' altro è un alfabeto di derivazione etrusco.greca modificato dalle popolazioni germaniche che ne facevano uso, quanto a Tacito non ne ho dato un giudizio negativo, ho solo prospettato l'idea che fosse un po' troppo indulgente nei riguardi dei Germani,essendo egli stesso di origine gallo-narbonense ; negli Annales racconta con la dovuta prudenza la vita di imperatori antecedenti, tra i quali il terribile Tiberio, ma essendo l'opera incompleta, si possono fare solo ipotesi; sui costumi sessuali degli antichi Romani, non si può generalizzare, ma sicuramente erano diversi assai dal nostro mondo, non parlo di quello attuale perché mi pare si stia tornando indietro.Purtroppo mi duole constatare che 2000 anni di cristianesimo stiano pian piano svanendo nel modus vivendi del nostro occidente e non sto qui a fare il processo al perché o al percome, sarebbe troppo lungo. Qui concludo la mia povera dissertazione, ringraziandola ancora per il riguardo usatomi. Con rispetto.Lupus et Agnus.
RispondiEliminaLupus,
RispondiEliminascusa, ma io pensavo che le rune fossero posteriori, e di molto, all' epoca di cui trattiamo, cioè Tacito. Inoltre se, come dici, erano derivate dall' alfabeto etrusco e greco, non erano "originali".
Rr
Sempre riguardo a Tacito, gli imperatori ed in generale gli storici, ricordiamoci che la propaganda esisteva già al tempo di Omero e che, purtroppo, di solito la Storia la scrivono i vincitori.
RispondiEliminaNon crederei quindi a tutto quello che ci e' stato tramandato dagli uni e dagli altri, soprattutto valuterei con molto " sale" le rivisitazioni moderne dell' antichità, specie oggi in tempo di politically correctness e pensiero unico.
Credo che in sostanza ed in media non fossero ne' peggio, ne' meglio di noi. .Se noi siamo migliori, lo
siamo solo ed in quanto conosciamo e seguiamo Nostro Signore. Eliminiamo Lui, e ritorniamo ad essere come loro.
Ecco il perché ed il percome del neo-paganesimo.
Rr
@ LUPUS ET AGNUS.
RispondiEliminaQui discutiamo tutti liberamente e su un piano di parita', soprattutto per dare il nostro modesto contributo alla soluzione della crisi della Chiesa. Siamo percio' tutti "humiles", direi, anche chi per ragioni d'eta' e di professione ha forse letto piu' libri di altri su certi argomenti. Per cio' che riguarda la romanita' c'e' oggi un diffuso pregiudizio antiromano, l'opposto esatto delle eccessive esaltazioni di un recente passato. Non dico, naturalmente, che questo sia il suo caso. Una rappresentazione esatta della "romanita'" antica e' per noi importante, visto che la Chiesa cattolica, "romana" appunto, ne e' stata l'erede, sul piano spirituale. Erede di certe sue qualita' (virtus, disciplina, senso del diritto, del dovere, spirito di equilibrio, capacita' di governare), quali vediamo per esempio nella figura di S. Gregorio Magno, il "consul Dei", della famiglia aristocratica degli Anici, che aveva per secoli dato funzionari e consoli allo Stato. Egli sembra operare la sintesi tra la (migliore) romanita' del passato e quella del presente, nuova e cristiana, votata ad un impero delle anime, non piu' militare: alla costruzione della Chiesa visibile, sparsa in tutto il mondo, componente terrena del Corpo Mistico di Cristo.
Un'ultima precisazione: i costumi sessuali dei Romani non mi sembrano "molto diversi" dai nostri. Anzi, secondo il grande storico ottocentesco tedesco del diritto romano e sommo giurista, Rudolf von Jhering, il matrimonio romano, sempre monogamico, per diversi secoli, prima che cominciasse la decadenza, era di fatto considerato indissolubile, nonostante esistessero il ripudio e il divorzio come istituti giuridici.
@ Rr
Concordo con il suo giudizio. Solo due mie precisazioni, di carattere generale. a. Nonostante scritta dai vincitori, la storiografia antica ci permette di farci un'idea abbastanza precisa degli eventi. E Polibio, dobbiamo considerarlo storiografia dei vincitori? Anche Plutarco? Non mi sembra risparmino critiche ai Romani. Lo stesso Livio, nonostante il dichiarato intento patriottico, mi sembra piuttosto onesto come storico. Questo lo dico contro la re-visitation odierna della storia antica, non contro quello che ha detto lei. b. Circa il termine neo-paganesimo. E' termine tradizionale di noi cattolici per indicare fenomeni di decadenza, dato che il Cristianesimo rappresento' la rigenerazione morale di un mondo pagano in grave crisi di valori. A me sembra, tuttavia, che il termine sia superato, non piu' applicabile alla realta' presente, perche', purtroppo, la nostra attuale decadenza e' molto peggiore di quella antica. A parte gli orrori nel campo della maternita', resi possibili dal progresso scientifico, chi mai in passato ha istituito il "matrimonio omosessuale"? Certi vizi erano tollerati, appunto nei periodi di decadenza. Ma i legislatori, non mi risulta che cercassero di trasformarli in virtu', al punto da introdurli anche nell'educazione della gioventu', come "valori" da perseguire! Propongo di rimeditare la categoria "neo-paganesimo", a mio avviso riduttiva rispetto a quello che siamo costretti a vedere oggi.
Caro Pasqualucci, concordo con lei.
RispondiEliminaDi tutto Cicerone accusa Clodia nell' orazione " Pro Coelio", salvo di essere una lesbica ed aver voluto sposare una donna. E certo, se Cesare era il marito di tutte le mogli e la moglie di tutti i mariti, nessuno poteva dire che desiderasse convolare a nozze con M.Antonio.
Rr
PS: tra le virtù romane non dimenticherei la "pietas", che mi pare sia proprio esclusivamente romana
Però Rosa, Svetonio insinuava che Augusto, non certo militare per vocazione ed indole e affatto grande stratega, per arrivare ad essere quello che poi divenne, fosse andato a letto con il prozio, che Bruto fosse effettivamente figlio naturale di Cesare e che M.Antonio, soldato brutale, coraggioso fino all'incoscienza e fedelissimo di Cesare, avesse il vizio dei ragazzini, cosa che gli veniva spesso rinfacciata. Tornando a Tacito, la frase più icastica dei sui Annales, parlando di S.S. Galba lo definì 'capax imperii nisi imperavisset' che dice tutto. Al sig: Pasqualucci dico che io adoro la storia in specie quella romana, mi sono letto tutta la corposa opera di Mommsen, quindi...Lupus et Agnus.
RispondiEliminaLupus,
RispondiEliminanon sto negando quello che tu dici, ma sto affermando che un conto è dire che l'omossesualità, la pederastia, la prostituzione, l'incesto, e via andare, sono sempre esistiti, un conto è parificarli ai rapporti sessuali naturali coniugali e porli sullo stesso piano morale e legale del matrimonio tra uomo e donna e della filiazione naturale.
I Romani saranno anche stati corrotti e depravati, ma non stupidi o illogici. Se matrimonio vuol dire (farti fare) il compito di madre, non può essere matrimonio quello tar due uomini o due donne che naturalmente non possono generare alcun figlio.
RR
PS: suggerirei la lettura di un testo di Eva Cantarella sull'amore e l'eros nel mondo classico
@ LUPUS ET AGNUS. Data la sua conoscenza della storia romana, cosa della quale non dubitavo, non mi spiego allora come mai lei sembri in sostanza proporre quali costumi tipici dei Romani solo quelli dell'ultimo secolo a. C., quando la decadenza (per tante ragioni) era gia' cominciata (comincio' dopo la II guerra punica, che fu terribile e soprattutto con le guerre civili e l'influsso negativo della componente decadente della cultura greca). Quando Livio e Sallustio lamentano questa decadenza, scrivendo sempre nel primo secolo a.C., quanti secoli di storia aveva Roma alle spalle? Ora, in epoca storica, e cioe' dal V secolo a.C. (correggetemi se sbaglio) l'austerita' di costumi della famiglia e della societa' romane risaltano chiaramente o no, per alcuni secoli? Quando i conservatori della tradizione si opponeva alla mania grecizzante ed orientaleggiante di Nerone (prima che uscisse del tutto fuori di testa negli ultimi anni del suo regno) quali valori "romani" e italici gli opponevano? Non erano quelli appunto tradizionali plurisecolari, della fides, pietas, honesta, virtus, etc.? Circa Svetonio e altre fonti gli storici anche invitano a fare una certa scrematura. Nella libellistica politica dell'epoca delle guerre civili se ne dicevano di tutti i colori, senza andare tanto per il sottile. Non fu Cesare a giurare davanti ai soldati che le voci sulla sua omosessualita' erano false? La sodomia, tra l'altro, era punita nell'esercito romano con la morte, mi sembra. Anche a proposito di Nerone, che era un depravato e un pazzo sanguinario, non e' da credere che le nefandezze private di cui lo accusavano fossero tutte vere. La corruzione dei costumi era poi di massa come oggi? L'amministrazione dell'impero romano mantenne sempre un buon livello, nonostante la decadenza dei costumi. E se pensiamo a Cassiodoro e Boezio, non vediamo ancora dopo la fine dell'impero in Occidente l'emergere di grandi figure sul piano morale e intellettuale? Erano cristiani ma avevano alle spalle l'eredita' dell'aristrocrazia romana che fu, nel senso migliore del termine. Come S. Gregorio Magno.
RispondiElimina@ Sig. Pasqualucci, la mia era solo una frase generica, certamente il popolo 'romano' e qui includo tutti i cives con diritto di cittadinanza ed appartenenza allo sterminato impero, erano persone con saldi principi, tra l'altro il rito matrimoniale Ubi tu Gaius ego Gaia era semplice nel suo svolgimento, ma implicava una fedeltà ed obbedienza che andavano al di là di tutto, che poi vari imperatori ed uomini di governo avessero comportamenti tutt'altro che irreprensibili è tutto un altro paio di maniche, pedofilia e pederastia erano severamente proibiti sia a Roma che ad Atene, poi si sa ci sono sempre le eccezioni. Volevo farle presente, forse già lo saprà, la mostra che si sta svolgendo a Roma in questi giorni sul matrimonio in Roma antica, presentato anche in chiave modernista, devianze e deviazioni comprese ; quanto a Cesare, certo, ma non si può negare che avesse qualche capriccio, non al livello di Alessandro Magno. Purtroppo oggi viviamo in una società che è stata stravolta da potentati con metodi scientificamente e lucidamente progettati a tavolino e dispongono di mezzi che sicuramente gli antichi non avevano ed usano ed abusano di questi per sovvertire o pervertire la gente che ormai si beve tutto, perché se 11 mln. di persone tirano a far tardi per guardare il trans austriaco in tv, beh, c'è da lasciarsi cadere le braccia. La ringrazio per le risposte datemi, spero di poter dialogare ancora con lei almeno sui temi in cui sono meno impreparato, io vengo da studi classico umanistici, non teologici. Con stima. Lupus et Agnus.
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