Vista la recente, infelice battuta mediatica di Papa Bergoglio sulle famiglie numerose (“Fate figli, sì, ma non come conigli; tre vanno bene”) che tanto scalpore ha suscitato, mi permetto di rammentargli rispettosamente il sentire di sempre della Chiesa nei confronti di quelle famiglie, attraverso le parole del Romano Pontefice Pio XII, suo predecessore di venerata memoria. La redazione degli estratti, la citazione dell’art. 31 della Costituzione, i corsivi sono miei: Paolo Pasqualucci.
E s t r a t t i dal Discorso del Santo Padre Pio XII tenuto il 28 gennaio 1958 in Roma ai componenti la Giunta Esecutiva della Federazione Nazionale delle Associazioni tra le Famiglie Numerose, il Consiglio Direttivo della Associazione Romana Famiglie Numerose, il Comitato delle Dame della Associazione stessa e agli impiegati.
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“Tra le visite più gradite al Nostro cuore annoveriamo questa vostra, diletti figli e figlie, Dirigenti e Rappresentanti Associazioni tra le Famiglie Numerose di Roma e d’Italia. Vi è infatti nota la viva sollecitudine che Noi nutriamo verso la famiglia, di cui non trascuriamo occasione per illustrare la dignità nei suoi molteplici aspetti, per affermare e difendere i diritti, inculcare i doveri, in una parola, farne un caposaldo del Nostro pastorale insegnamento […]
Ma voi non rappresentate solamente la famiglia, bensì siete e rappresentate le famiglie numerose, vale a dire, le più benedette da Dio, dalla Chiesa predilette e stimate quali preziosissimi tesori. Da queste infatti ella riceve più manifestamente una triplice testimonianza, che, mentre conferma dinnanzi agli occhi del mondo la verità della sua dottrina e la rettitudine della sua pratica, ridonda, in virtù dell’esempio, a grande vantaggio di tutte le altre famiglie e della stessa civile società. Ove, infatti, si incontrino con frequenza, le famiglie numerose attestano: la sanità fisica e morale del popolo cristiano – la fede viva in Dio e la fiducia nella sua Provvidenza – la sanità feconda e lieta del matrimonio cattolico.
Tra le aberrazioni più dannose della moderna società paganeggiante deve contarsi l’opinione di taluni che ardiscono definire la fecondità dei matrimoni una “malattia sociale”, da cui le nazioni che ne sono colpite dovrebbero sforzarsi di guarire con ogni mezzo. Di qui la propaganda del cosiddetto “controllo razionale delle nascite”, promossa da persone e da enti, talvolta autorevoli per altri titoli, ma, in questo, purtroppo riprovevoli. Se però è doloroso rilevare la diffusione di tali dottrine e pratiche, anche nelle classi tradizionalmente sane, è tuttavia confortante notare nella vostra patria i sintomi ed i fatti di una sana reazione, in campo sia giuridico che medico. Come è noto, la vigente Costituzione della Repubblica Italiana, per non citare che questa sola fonte, accorda, nell’articolo 31, un “particolare riguardo alle famiglie numerose”, mentre la dottrina più corrente dei medici italiani si schiera sempre più in disfavore delle pratiche limitative delle nascite.
Non pertanto deve stimarsi cessato il pericolo e distrutti i pregiudizi, che tendono ad asservire il matrimonio e le sue sapienti norme ai colpevoli egoismi individuali e sociali. È da deplorarsi in particolare quella stampa, che di tanto in tanto ritorna sull’argomento col manifesto intento di confondere le idee del buon popolo e trarlo in errore con fallaci documentazioni, con discutibili inchieste e perfino con dichiarazioni falsate di questo o quell’ecclesiastico. Da parte cattolica occorre insistere per diffondere la persuasione, fondata sulla verità, che la sanità fisica e morale della famiglia e della società si tutela soltanto con obbedire generosamente alle leggi della natura, ossia del Creatore, ed innanzitutto nutrendo verso di esse un sacro ed interiore rispetto […] Ora, il valore della testimonianza dei genitori di famiglie numerose non solo consiste nel rigettare senza ambagi e con la forza dei fatti ogni compromesso intenzionale tra la legge di Dio e l’egoismo dell’uomo, ma nella prontezza ad accettare con gioia e riconoscenza gli inestimabili doni di Dio, che sono i figli, e nel numero che a Lui piace. Tale disposizione d’animo, mentre libera gli sposi da intollerabili incubi e rimorsi, pone a giudizio di autorevoli medici le premesse psichiche più favorevoli per un sano sviluppo dei frutti del proprio matrimonio, evitando nell’origine stessa delle nuove vite quei turbamenti ed angosce che si tramutano in tare fisiche e psichiche sia nella madre che nella prole […] Del resto, sempre e dappertutto il buon senso popolare ha ravvisato nelle famiglie numerose il segno, la prova e la fonte di sanità fisica, mentre la storia non erra quando addita nella manomissione delle leggi del matrimonio e della procreazione la causa prima della decadenza dei popoli.
Le famiglie numerose, lungi dall’essere la “malattia sociale”, sono la garanzia della sanità di un popolo, fisica e morale. Nei focolari, dove è sempre una culla che vagisce, fioriscono spontaneamente le virtù, mentre esula il vizio, quasi scacciato dalla fanciullezza, che ivi si rinnova come soffio fresco e risanatore di primavera. Prendano dunque esempio da voi i pusillamini e gli ingenerosi; a voi conservi la patria gratitudine e predilezione per tanti sacrifici, che abbracciate nell’allevare ed educare i suoi cittadini; come vi è grata la Chiesa, che può per mezzo vostro ed insieme con voi presentare all’azione santificatrice del divino Spirito schiere sempre più sane e folte di anime […].
Ma Dio visita altresì le famiglie numerose con la sua Provvidenza, alla quale i genitori, specialmente poveri, danno aperta testimonianza, riponendo in lei ogni loro fiducia, quando non bastasse l’umana industria. Fiducia ben fondata e non vana! La Provvidenza – per esprimerCi con concetti e parole umane – non è propriamente l’insieme di atti eccezionali della divina clemenza; ma il risultato ordinario dell’azione armoniosa della infinita sapienza, bontà e onnipotenza del Creatore. Dio non nega i mezzi di vivere a chi chiama alla vita. Il divino Maestro ha esplicitamente insegnato che “la vita vale più del nutrimento e il corpo più del vestito” (Mt 6, 25). Se singoli episodi, piccoli e grandi, talora sembrano provare il contrario, è segno che qualche impedimento è stato opposto dall’uomo alla esecuzione dell’ordine divino, oppure, in casi eccezionali, prevalgono superiori disegni di bontà; ma la Provvidenza è una realtà, una necessità di Dio Creatore. Senza dubbio, non dalla disarmonia od inerzia della Provvidenza, bensì dal disordine dell’uomo – in particolare dall’egoismo e dall’avarizia – è sorto e si mantiene ancora insoluto il cosiddetto problema della sovrappopolazione della terra, in parte realmente esistente, in parte irragionevolmente temuto come imminente catastrofe della moderna società […] La sovrappopolazione non è dunque una valida ragione per diffondere le illecite pratiche del controllo delle nascite, bensì il pretesto per legittimare l’avarizia e l’egoismo […] Si giunge in tal modo ad infrangere le leggi certe del Creatore col pretesto di correggere gli immaginari errori della Sua Provvidenza. Sarebbe invece più ragionevole ed utile che la società moderna si applicasse più risolutamente e universalmente a correggere la propria condotta, rimuovendo le cause della fame nelle “zone depresse” o sovrappopolate, mediante un più attivo uso a scopi di pace delle moderne scoperte, una più aperta politica di collaborazione e di scambio, una più lungimirante e meno nazionalistica economia; soprattutto reagendo alle suggestioni dell’egoismo con la carità, dell’avarizia con applicazione più concreta della giustizia. Dio non chiederà conto agli uomini del generale destino dell’umanità, che è di sua spettanza; ma dei singoli atti da loro voluti in conformità o in dispregio dei dettami della coscienza […]
Più volte, e non a torto, si è voluta mettere in risalto la prerogativa delle famiglie numerose nell’essere culle di santi: si citano, fra tante, quella di san Luigi Re di Francia composta di dieci figli, di santa Caterina da Siena da venticinque, di san Roberto Bellarmino da dodici, di san Pio X da dieci. Ogni vocazione è un segreto della Provvidenza: ma, per quanto concerne i genitori, da questi fatti si può concludere che il numero dei figli non impedisce la loro egregia e perfetta educazione; che il numero, in questa materia, non torna a discapito della qualità, sia in rapporto ai valori fisici che a quelli spirituali […]”.
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[Dal volume: IL MATRIMONIO nel pensiero dei Papi Pio XI e Pio XII, 2006, Ed. “Ichthys”, Via Trilussa 45, 00041 Albano Laziale, Roma, pp. 89-96 – e-mail: albano@sanpio.it. Il volumetto, n. 8 della Collana ‘Contemplata aliis tràdere’, contiene inoltre: l’enciclica di Pio XI Casti Connubi (1930), il Discorso alle ostetriche di Pio XII (1951), un articolo sulla Contraccezione apparso nel settembre del 1997 sul periodico sì sì no no].
E intanto in vista del Sinodo cardinali conto cardinali
RispondiEliminaMentre il cardinale Dolan tenta di tranquillizzare i fedeli dicendo che nel prossimo sinodo sara' centrale il magistero di GPII
http://infocatolica.com/?t=noticia&cod=23239
il cardinale Marx (nomen omen) afferma che vivere in adulterio non costituisce sempre peccato e che vi sono valori positivi nelle convivenze omosessuali
http://infocatolica.com/?t=noticia&cod=23247
Dal testo si evince che Papa Pio XII non evitava di considerare il problema delle difficolta' economiche gravanti sulle famiglie e quello delle conseguenze sociali della "pressione demografica", pero' le vedeva in modo ottimistico-provvidenzialistico.
RispondiEliminaQuanto a papa Francesco trovo che l'uso del termine "conigli" sia stata una grossa gaffe, ma non ritengo che che la regolazione responsabile delle nascite debba essere un argomento sic et simpliciter fuori discussione. Mi limito a suggerire che non e' particolarmente lodevole il mettere al mondo figli su figli se e' solo per sregolatezza sessuale che non si vuole contenere. Occorre forza d'animo sia quando si vogliono tanti figli, sia quando si limita il numero ( non al ribasso ) con i "metodi naturali".
Pio XII assistette, non so precisamente in che anno, alla rappresentazione di "Filomena Marturano", il dramma scritto da Eduardo De Filippo per Titina,
Filomena era stata spinta sedicenne in una "casa" per le difficolta' economiche della famiglia, troppo numerosa per il "basso"malsano in cui viveva. Rimasta incinta, aveva rifiutato la soluzione dell'aborto, allora clandestino, per ispirazione della "Madonna delle rose" che si trovava nei pressi. "'E figlie so' figlie". Non voleva vivere con il rimorso di avere ucciso.