Pubblichiamo, di seguito alla locandina col programma del Pellegrinaggio già annunciato in precedenza, il testo dell'ultima Lettera di Paix liturgique (n-66 - 10 maggio 2015), che ne sottolinea le intenzioni di preghiera per il Sinodo per la Famiglia.
22 - 25 ottobre 2015
IV pellegrinaggio internazionale
ad Petri Sedem
"Populus Summorum Pontificum"
IV pellegrinaggio internazionale
ad Petri Sedem
"Populus Summorum Pontificum"
1) Giuseppe Capoccia, come si presenta questa quarta edizione del pellegrinaggio?
GC: Quest’anno il contesto è un po’ particolare, perché il pellegrinaggio si svolgerà nel momento conclusivo del Sinodo per la famiglia. Così stando le cose, è già da ora difficile trovare un alloggio nei pensionati religiosi del centro di Roma. Invito dunque tutti i pellegrini, ma soprattutto i sacerdoti, a non tardare a prenotare il loro alloggio. Inoltre, il Sinodo comporta che nessun capo dicastero sia disponibile per le varie celebrazioni del pellegrinaggio. Sarà dunque un arcivescovo italiano a celebrare nella basilica di San Pietro sabato 24 ottobre, al termine della solenne processione attraverso le vie di Roma, che sarà guidata da Dom Pateau.
2) I pellegrini avranno quindi l’occasione di pregare per il Sinodo?
GC: Si; più precisamente, per i padri sinodali. L’anno scorso, nel rosario in Sant’Agostino, avevamo già elevato le nostre preghiere alla Madonna del Parto, affinché donasse alla Chiesa «la sua saggezza e la sua materna attenzione perché la divina istituzione della famiglia sempre possa, in questi tempi di confusione in cui è molto spesso rifiutata e derisa, trovare in lei la sua inesorabile difenditrice ed avvocata». Quest’anno pregheremo ancora perché la Chiesa collochi quelle che S. Giovanni Paolo II chiamava le nostre «piccole chiese domestiche» (Familiaris Consortio, 51) sotto la protezione e la guida della Sacra Famiglia di Nazareth, modello di vita famigliare, di educazione e di santificazione.
3) C’è qualche novità nel programma, rispetto agli anni precedenti?
GC: La struttura del pellegrinaggio resta invariata. Cominceremo con i vespri, seguiti dal saluto al Santissimo Sacramento, giovedì sera nella chiesa della Santissima Trinità dei Pellegrini. Il canto sarà assicurato dalla Schola Sainte-Cécile. Venerdì 23 ottobre avremo il rosario nella mattinata, la Via Crucis nel pomeriggio, e verso sera festeggeremo S. Antonio Maria Claret con la messa pontificale celebrata da Mons. Pozzo, Segretario della Commissione Ecclesia Dei. La collocazione dei vari appuntamenti deve ancora essere confermata, ma posso sin d’ora svelarvi che l’incontro sacerdotale porterà i sacerdoti e i seminaristi del pellegrinaggio all’Angelicum (la Pontificia Università S. Tommaso d’Aquino), dove saranno accolti da p. Serge-Thomas Bonino, decano della Facoltà di Filosofia. Sabato godremo ancora dell’accoglienza di don Ivan, il parroco di S. Lorenzo in Damaso, per l’adorazione eucaristica che precederà la processione solenne verso San Pietro attraverso le vie del centro storico di Roma. Sarà Dom Pateau a farci l’onore di presiedere questa bella processione verso la tomba dell’Apostolo. La messa in San Pietro sarà a mezzogiorno, come l’anno scorso. Domenica, celebreremo la festa di Cristo Re alle 11, di nuovo alla Trinità dei Pellegrini, con Dom Pateau e un coro inglese diretto da Matthew Schellhorn, un giovane musicista di talento che ha appena fondato un concorso di musica sacra sostenuto dalla Latin Mass Society.
4) Si può sapere chi celebrerà in San Pietro?
GC: Non ancora. Un arcivescovo diocesano italiano ci ha dato la sua adesione, ma potrebbe essere designato dai Vescovi italiani o dal Santo Padre per partecipare al Sinodo. Quando la CEI avrà designato i suoi rappresentanti, normalmente a breve, dovremmo potervi dire qualcosa di più.
5) L’anno scorso avete organizzato il pellegrinaggio in collaborazione con Juventutem, che festeggiava il suo decennale. Ci saranno altre sinergie quest’anno?
GC: La collaborazione con Juventutem è stata un bene per tutti. Gli amici di Juventutem hanno potuto aggregare nuovi gruppi, come quelli sloveni o ungheresi, e assegnarsi nuovi obiettivi, e noi, con loro, abbiamo avuto il privilegio di essere ricevuti dal Papa emerito Benedetto XVI, che ha poi gratificato i pellegrini con un messaggio caloroso e paterno. Quest’anno, è la Federazione Internazionale Una Voce che ha scelto di tenere la sua Assemblea generale in occasione del pellegrinaggio. È poi grazie alla FIUV che potremo contare sulla presenza, accanto alla Schola Sainte Cécile, di Matthew Schellhorn e del suo coro. Inoltre, dovrebbe vedere la luce anche un’altra iniziativa internazionale, legata al Sinodo sulla famiglia. Avremo modo di riparlarne.
6) Immaginiamo che abbiate già iniziato a preparare il pellegrinaggio 2016.
GC: Si. Da quando abbiamo saputo che Papa Francesco aveva indetto per il 2016 l’Anno Santo della Misericordia, ci siamo messi al lavoro perché avremo ancora a che fare con circostanze eccezionali che faranno affluire pellegrini – e turisti! – a Roma. Pertanto, siamo già in contatto con un arcivescovo della costa occidentale degli Stati Uniti perché faccia coincidere la sua venuta a Roma per l’Anno Santo con il pellegrinaggio. Da un altro punto di vista, invito i lettori di Paix Liturgique e i pellegrini italiani ad appuntare sin d’ora le date dell’edizione 2016 sulla loro agenda, poiché il pellegrinaggio si terrà l’anno prossimo da giovedì 27 a domenica 30 ottobre.
7) Una parola per chiudere?
GC: Tre, se permette! La prima per ricordare la triplice finalità del pellegrinaggio: rendere grazie per il dono del Motu Proprio Summorum Pontificum, esprimere la nostra fedeltà a Pietro e la nostra disponibilità a metterci in cammino per partecipare all’opera della ri-evangelizzazione, e, infine, testimoniare l’eterna giovinezza e l’inesauribile ricchezza della liturgia tradizionale, che permette di comprendere al meglio il dono che Cristo ci ha fatto della Sua persona mediante il mistero del Suo sacrificio perpetuamente rinnovato sui nostri altari. La seconda per ringraziare i pochi ma bravi fedeli italiani che contribuiscono all'organizzazione del pellegrinaggio e in particolare gli uomini del CNSP (Coordinamento nazionale del Summorum Pontificum), che si occupano, fra l'altro, dei sussidi in lingua italiana e della preparazione dell'adorazione eucaristica che precede la processione verso S. Pietro, il sabato. La terza per auspicare che anche i fedeli italiani, che spesso partecipano al pellegrinaggio un po' in ordine sparso, riescano finalmente a farlo in modo visibilmente più compatto, come fanno i gruppi stranieri, e a manifestare in questo modo la speciale importanza di questo evento anche per coloro che, vivendo in Italia, o addirittura a Roma, hanno il privilegio di una vicinanza particolare alla sede apostolica. [Fonte: Paix Liturgique]
Ottima iniziativa, questo pellegrinaggio. Ma il famoso Sinodo dei Vescovi dedicato alla famiglia si inizia il 5 ottobre. Al 22 ottobre sara' ancora in corso? E quanto dovrebbe durare, 17 giorni? Certo, il pellegrinaggio non e' connesso al Sinodo. Se pero', come e' possibile, il Sinodo sara' gia' finito quando iniziera' il pellegrinaggio e magari con la vittoria delle tesi dei vescovi fedifraghi, quelli esperti in "teologia dell'orgasmo" (vedi riunione clericale segreta del maggio scorso, con la partecipazione di un giornalista di Repubblica -sic - come riportata dai giornali), in che atmosfera si svolgerebbe il pellegrinaggio? Non sembrerebbe, senza volerlo, una presa in giro? Di fronte alla possibilita' del prevalere delle tesi del clero deviato, cosa che non si puo' affatto escludere e che anzi appare al momento assai realistica, che possiamo fare, oltre alla preghiere? Pregare non basta, bisognerebbe anche menare. Naturalmente, "menare" in senso figurato. Darsi da fare, per esempio, chiedendo in tono deciso che le discussioni del Sinodo siano pubbliche, che possano partecipare (al Sinodo) anche rappresentanti qualificati di movimenti cattolici laici orientati in difesa della famiglia secondo natura e del matrimonio cattolico; diffondendo l'idea di una manifestazione pro-matrimonio cattolico indissolubile a ridosso del Sinodo. Ma fatta da chi? Non la "solita" manifestazione, non una manifestazione pubblica con famiglie, palloncini colorati, canti, musiche, sorta di kermesse che alla fine lascia il tempo che trova. Ci dovrebbe essere una "manifestazione" al chiuso, un "convegno"di sacerdoti, di preti che uscissero allo scoperto per difendere con gagliardi interventi il vero matrimonio cattolico. Preti e frati, esattamente. Un "convegno" di uomini di Dio, aperto anche ai laici si intende, ma soprattutto di sacerdoti, dei sacerdoti che "non hanno piegato il ginocchio di fronte a Baal". Sicuramente ci sono, anche se si tengono ancora nascosti. "E se non ora, quando?" Se non vengono allo scoperto adesso, quando allora? Non lo sentono il grido angosciato delle anime? E non vedono come siamo da tempo tutti sotto l'ira tremenda di Dio? Si potrebbe cominciare a discutere e proporre quest'idea, anche sui blog della "parrocchia virtuale". Di che si occupa questa "agora'" ecclesiale? La "scure di Elia" affronta la situazione di degrado della Chiesa da un punto di vista altamente spirituale, ed e' giusto. Bisogna continuare. Bisogna pero' anche impugnare "la scure" della controversia su argomenti specifici, in difesa del dogma della fede attaccato gravemente proprio dall'interno della Chiesa, senza guardare in faccia a nessuno e senza pensare alle conseguenze pratiche. Dove sono i predicatori di un tempo? Preghiamo il Signore perche' ce li mandi di nuovo ma nello stesso tempo incitiamoli ad uscire allo scoperto, a lanciarsi nella lotta, ad essere i nostri condottieri.
RispondiEliminaIl calendario del Sinodo è già noto. La congregazione generale finale sarà il 24 ottobre, il 25 ottobre si terrà la Cappella Papale conclusiva.
RispondiEliminams
Totalmente d'accordo con il professor Pasqualucci. O meglio, quasi totalmente d'accordo.
RispondiEliminaScrive: "Pregare non basta, bisognerebbe anche menare. Naturalmente, "menare" in senso figurato." Ecco, su quel "in senso figurato" mi sento di esprimere qualche prudente e ragionato dubbio. E se invece tornassimo alle buone, sane e muscolari abitudini dei monaci orientali (ma anche occidentali) che, di fronte alle eresie e agli eretici (anche solo presunti), "menavano" in senso non figurato?
Che dite, sarebbe poi così disdicevole?
@ Silente
RispondiEliminaAccontentiamoci che sacerdoti e frati fedeli al dogma abbiano il coraggio di venire allo
scoperto "menando" con prediche infuocate, discorsi, precisi interventi dottrinali, rivolti non solo alle loro eccellenze ed eminenze ma anche al popolo, ai fedeli. Sarebbe
gia' gran cosa, avanzerebbe e basterebbe.
@ Paolo Pasqualucci e @ Silente
RispondiEliminaAccontentiamoci che sacerdoti e frati fedeli al dogma abbiano il coraggio di venire allo
scoperto "menando" con rivolti non solo alle loro eccellenze ed eminenze ma anche al popolo, ai fedeli. Sarebbe
gia' gran cosa, avanzerebbe e basterebbe.
E già esistono leggi, senza aspettare Scalfarotto, che sanzionano ANCHE solo chi si dovesse esprimere all'uso antico. Esistono leggi che possono essere usate per sanzionare anche solo chi si limita a:"prediche infuocate, discorsi, precisi interventi dottrinali".
@ Esistono leggi...
RispondiElimina"Prediche infuocate", si intende, dal timor di Dio e dallo zelo per la sua Gloria e la salvezza delle anime, non per offendere qualcuno. Il mondo con le sue leggi anticristiane si riterrebbe comunque offeso. Ma dobbiamo vincere la paura del mondo e delle sue leggi. Come l'hanno vinta gli Apostoli, ai quali era stato proibito di predicare nel nome del Signore. Lo Spirito Santo diede loro il coraggio necessario, perche' non dovrebbe darlo anche a noi? Nostro Signore si attende evidentemente da noi questa prova, toccava alla nostra generazione. Ricordiamoci sempre: "Chi cerchera' di salvare la sua vita, la perdera'; e chi la perdera', la conservera'" (Lc 17, 33). Percio', animo: nel cuore della mischia!