Li pubblico di seguito: il primo è dell'Avv. Tommaso Monfeli, Il secondo di don Stefano Bellunato.
Desidero esprimere la mia vicinanza e solidarietà all’amico Danilo Quinto per l’improvvisa interruzione del rapporto di collaborazione con l’agenzia SIR.
È sempre motivo di rammarico venire a sapere che un padre di famiglia è rimasto da un giorno all’altro senza lavoro; a tale ovvia considerazione, che suppongo da tutti condivisa, aggiungo l’auspicio che il mondo dell’informazione cattolica sappia ricollocare una firma che, seppur a volte, trascinato dalla vis polemica, si lascia andare allo scontro verbale ed a giudizi taglienti e sferzanti che possono scuotere l’altrui sensibilità, dall’altro, con la sua attività di scrittore o conferenziere svolta negli ultimi anni, ha dato ampia prova di anteporre la proclamazione, forte e chiara, della Verità sui valori o principi non negoziabili (questi sono i temi che gli stanno più a cuore: vita, famiglia naturale, libertà di educazione, oggi si dovrebbe aggiungere anche la libertas ecclesiae) a qualsiasi compromesso, prudenza verbale o vantaggio economico.
Al riguardo, racconto un piccolo ma significativo aneddoto. Alcuni anni fa intervenimmo entrambi a Milano ad una riunione nella quale alcuni esponenti di realtà politiche di ispirazione lato sensu cristiana discutevano di possibili alleanze elettorali; quando il discorso cadde sui temi eticamente sensibili, si iniziò a parlare di aborto ed il confronto si accese con riguardo all’atteggiamento da tenersi nei confronti della famigerata legge del 22 maggio 1978, n. 194 (intitolata “Norme per la tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria di gravidanza”, e quanto bene sia stata da allora difesa la maternità lo vediamo dall’indice di natalità che, nel 2014, è precipitato al minimo storico di 1,29 figli per donna, aprendo prospettive catastrofiche per il futuro del Paese e fornendo un assist meraviglioso ai fautori dell’immigrazione islamica, asiatica ed africana, che dovrebbe, secondo loro, ripianare il deficit demografico – senza contare l’aspetto moralmente più grave, il crimine immane di un numero incommensurabile di anime innocenti sacrificate).
Emersero – per farla breve – tre diverse posizioni. Alcuni, tra cui il sottoscritto e lo stesso Danilo, muovendo dal presupposto che tale legge è contraria al diritto (divino e) naturale, e perciò ingiusta ed immorale, ne proponevano la secca, immediata e totale abrogazione, senza tatticismi e senza preoccuparsi di perdere eventualmente dei voti; altri pensavano che sarebbe stato più saggio e prudente condannare in generale l’aborto e parlare della necessità di rilanciare il tasso demografico italiano, senza però inserire nel programma la cancellazione della legge 194; altri ancora ritenevano l’aborto una questione troppo divisiva, che sarebbe stato opportuno lasciare fuori dal programma e dalla campagna elettorale.
Ricordo bene che, mentre eravamo in una fase di stallo e si stava ragionando per capire come venirne fuori, Danilo chiese la parola, prese il microfono e fece un intervento in cui, condannando senza mezzi termini le posizioni più blande (ma in apparenza più politicamente scaltre) ed apostrofando con parole forti i loro sostenitori (alcuni uscirono dalla riunione piuttosto scossi), spiegò a tutti che nessuna alleanza politica è possibile con chi non ha il coraggio di opporsi al male e pensa anzi di poterci dialogare per il proprio tornaconto. Risultato? La riunione si sciolse, non vi fu nessun accordo e Danilo anche in quel caso ci rimise un rapporto di collaborazione.
Altro elemento di cui tenere conto è il seguente. Non c’è dubbio che il suo modo di esprimersi risulti, a volte, un pugno nello stomaco. Pensiamo però al fatto che Danilo, per un ventennio, ha sperimentato sulla propria pelle cosa significa stara dall’altra parte della barricata e collaborare in prima persona allo scardinamento dei capisaldi dell’ordine morale e politico. Da questo angolo di osservazione, egli ha potuto studiare il nemico dal di dentro, seguirne le logiche e le strategie, capirne i meccanismi ed i trabocchetti che era solito tendere agli avversari politici (i quali non di rado abboccavano). Nell’attraversare queste tenebre, Danilo ha compreso che, nell’immane e folle lotta scatenata da personaggi più o meno noti contro l’ordine naturale e contro la Chiesa cattolica, ogni piccolo cedimento, per quanto giustificato dall’esigenza di evitare danni maggiori, rappresenta non una vittoria di cui andare fieri, e nemmeno un argine temporaneo al dilagare del male, ma piuttosto un arretramento, una sconfitta, che rinvigorisce il nemico ed alla quale farà seguito, al momento opportuno, un attacco ancora più arrogante e virulento.
Mi pare dunque che Danilo Quinto, al di là delle valutazioni personali e sicuramente opinabili che esprime su questo o quel personaggio, abbia ben compreso la dinamica rivoluzionaria in corso e, se ascoltato, in quest’epoca di confusione, possa aiutare a non compiere passi falsi.
Tommaso Monfeli
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Mi è stato chiesto di dire la mia sul sostegno dato a Danilo Quinto in questi giorni su Radio Spada e su altri luoghi della blogosfera in seguito al suo licenziamento dalla SIR.
Io Danilo Quinto l’ho incontrato di persona solo da qualche mese. Non posso dire dunque di conoscerlo direttamente più di altri, che invece lo hanno seguito forse quando era ancora tesoriere del Partito Radicale, prima della sua conversione.
Ma i suoi articoli e le sue prese di posizione verso fatti specifici o insegnamenti dati da uomini di Chiesa, in questi anni tormentati per la fede e la Chiesa Cattolica, li sto seguendo da qualche anno. E l’ho fatto sempre di più sapendo, anche se sommariamente, da dove Danilo Quinto partiva.
Danilo infatti è un convertito, come me.
E questa è una prima ragione per cui posso provare una forte empatia con lui.
Ma molto più di me, Danilo è stato coinvolto nella vita politica italiana, con tutto quel che ne può conseguire. Egli è stato cioè coinvolto in quella vita politica attiva, nella quale è già difficile entrare per milioni di italiani. E quanti farebbero carte false per poterlo fare? Ma se è difficile entrarci per qualsiasi italiano, quanto sarà più difficile uscirvi, solleticati quotidianamente come si è da tutta una miriade di opportunità economiche, di lavoro, di comfort o di semplice successo mondano?
E questo abbandono della politica attiva, che Danilo ha avuto il coraggio di fare dieci anni fa, non può essere per me che un altro motivo di solidarietà, se non addirittura di ammirazione.
Eppure Danilo non si è fermato qui.
Avrebbe potuto pure lui accontentarsi di un’uscita di scena senza clamore dalla Roma che conta, per potersi trovare un lavoro come tutti e concentrarsi sulla sua famiglia. E se così avesse fatto avrebbe giá fatto perfettamente il suo dovere di Padre e di Sposo cristiano.
E invece no. Lui ha cominciato appunto a scrivere, prima per illustrare il suo cammino verso l’unica vera religione rivelata, e poi per esprimere il suo stupore verso una chiara crisi di fede, che sta attraversando la Chiesa a partire da un certo Concilio e che non risparmia nessun membro della Gerarchia, Papa compreso.
E come lo ha fatto?
Danilo non è un teologo, lui lo ricorda spesso nei suoi articoli. Danilo non ha fatto studi specifici sulla fede cattolica o sulla Chiesa. Non lo ha mai nascosto. Anzi. Altro motivo di ammirazione in un mondo cattolico dove invece ci si fregia spesso di titoli che non si hanno e magari si fondano addirittura giornali, tv o addirittura “comunità” in nome dei cattolici e della Chiesa senza neppure conoscere il Catechismo.
Danilo no, non é un teologo e non fa finta di esserlo.
Né Danilo è un “estremista” della fede, come può essere etichettato chiunque graviti come me in questo “mito clandestino” della cosiddetta“Tradizione”, che altro invece non è che la confessione della Fede Cattolica di sempre.
Eppure in tutti gli articoli di Danilo sono sempre rimasto piacevolissimamente stupito da un’immediata vicinanza alle sue riflessioni. Il Sensus Fidei, ricevuto nel Battesimo e reso perfetto dai sette doni dello Spirito Santo ricevuti nella Cresima, nonché forgiato da diverse croci sopportate duramente in questi anni, lo guidano quasi senza accorgersene, verso riflessioni spesso tanto semplici quanto profonde e taglienti, per nulla inclini al compromesso e che perciò possono pure risultare anche molto sgradevoli a chi ne è oggetto. Ma è pure innegabile che tali dolorose riflessioni sono sempre accompagnate da un garbo ed un’educazione, testimoni di un vero amore per il prossimo, che raramente si trovano anche tra i polemisti cattolici più noti di lui.
Anche quando Danilo è costretto a nominare determinate persone per rimproverare loro scelte o prese di posizione, lo fa innanzitutto, è mia convinzione, per amore della Verità, unica e infinita, che è Nostro Signore Gesù Cristo. Ma insieme al rimprovero, o addirittura al lamento, è sempre percepibile quella delusione tipica solo di chi in fondo ama veramente il proprio interlocutore, e che non sarebbe possibile esprimere senza vera carità cristiana, cioè senza desiderio del bene spirituale e della salvezza di chi giustamente e fraternamente è oggetto delle sue correzioni. Papa compreso.
Ecco le mie ragioni, e credo, anche le ragioni di chi come me a Radio Vobiscum è felice di aver incontrato Danilo.
Il garbo infatti, che traspariva per me da tempo dai suoi articoli, é stato infatti confermato dall’incontro organizzato da Radio Spada a Reggio Emilia il 25 aprile u.s. Ci andai proprio per sentire lui innanzitutto, nonché per incontrare la cara dott. Maria Guarini, autrice di Chiesa e Post-Concilio, che ancora non conoscevo “de visu”. Non sapevo che i due fossero amici da tempo e mi ha sorpreso, anche se non avrebbe dovuto, la sua affabilità non solo con me, ma con tutti coloro che erano lì quel giorno. Era come ci fossimo sempre conosciuti. E credo che questa non sia stata solo la mia impressione, ma pure quella di molte tra le due-trecento persone presenti quel giorno.
Ecco perché …io sto con Danilo. Perché come lui voglio combattere nel mio piccolo per la Verità, il Verbo Incarnato, e voglio farlo pure per amore di quegli stessi che si trovano più o meno lontani da questa Verità, ma che vi sono chiamati come me, perché creati pure a sua immagine e somiglianza.
Don Stefano Bellunato
Ottima iniziativa.
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