Mi sembra cosa buona e giusta farci portavoce della seguente Lettera aperta di MiL, a seguito delle numerose segnalazioni riprese anche da noi. Sulla situazione a Torino, inseriamo le parole di un testimone:
In diocesi torinese in nome dell'ecumenismo si sono concesse ben quattro chiese agli ortodossi, una al patriarcato di Mosca, una a quello di Costantinopoli, una agli ortodossi Romeni e una ai copti egiziani, mentre i copti etiopi (forse perché i più poverelli) si sono dovuti accontentare della cripta della parrocchia del Patrocinio di S. Giuseppe. Il Vescovo mons. Nosiglia manda regolarmente ai musulmani auguri di buon ramadan e aid el fitr. I valdesi sono coccolati e protagonisti delle settimane dell'ecumenismo. Gli unici a dover vagare da una chiesa all'altra venendo regolarmente cacciati (pare a volte per intervento di zelanti sacerdoti) sembra siano i fedeli legati al rito antico se mai osano uscire dalle mura della Misericordia, dove peraltro è scoraggiata qualunque iniziativa pastorale che non sia la (molto mal tollerata e opinabilmente celebrata) messa domenicale (della serie: zitti e mosca). Possibile che vi siano chiese che ospitano incontri di Taizé ma vengono sprangate dopo che vi si celebrano messe vetus ordo? Dov'è la sollecitudine paterna verso fedeli che hanno la sola colpa di voler pregare secondo il costume immemorabile della Chiesa?
La Curia di Torino contro le indicazioni di Papa Francesco? Lettera aperta di MiL alla vigilia della prima visita papale
Lettera aperta di MiL ai competenti organi diocesani torinesi
alla vigila della prima visita papale nel capoluogo piemontese.
alla vigila della prima visita papale nel capoluogo piemontese.
E' noto come il card. Sarah [vedi anche] abbia recentemente rese di pubblico domino le illuminate indicazioni ricevute dal S. Padre Francesco all'atto della sua nomina a Prefetto della Congregazione per il Culto divino, fra le quali "che continui la buona opera nella liturgia iniziata da Benedetto XVI”.
Il Cardinale ha chiarito che egli interpretata questa direttiva soprattutto nel senso di una sempre più ampia applicazione dell’esortazione apostolica post-sinodale Sacramentum Caritatis e del motu proprio Summorum Pontificum, il quale ultimo, come si sa, ha completamente liberalizzato l'antico rito romano (ritus antiquior).
In apparente contrasto con queste chiare e devotissime 'dichiarazioni programmatiche', stiamo da qualche tempo ricevendo da più parti segnalazioni circa l'esistenza di interventi e direttive, che parrebbero in vario modo riconducibili ad organi della Arcidiocesi di Torino, volte a limitare il diritto dei fedeli locali e dei pellegrini di passaggio a fruire liberamente della forma straordinaria del rito romano ai sensi del sopra citato Motu Proprio.
Più segnalazioni parlano di dinieghi di accoglienza ricevuti da gruppi di fedeli accompagnati da sacerdoti idonei che hanno chiesto di celebrare la forma straordinaria in chiese, santuari e cappelle torinesi.
Questi dinieghi sarebbero stati costantemente motivati dai responsabili dei luoghi di culto richiesti di ospitalità citando istruzioni riconducibili ad organismi diocesani.
Ci risulta che in alcuni casi sia il diniego sia le motivazioni siano state messe per iscritto.
Molteplici richieste di chiarimenti presentate agli uffici competenti della Arcidiocesi pare siano rimaste sinora prive di risposta.
Per questi motivi, ci permettiamo con tutto il dovuto rispetto, di formulare noi ai competenti Uffici della Arcidiocesi, nella forma della 'lettera aperta', il seguente quesito:
"corrisponde a verità la voce diffusa secondo la quale nella Arcidiocesi di Torino sarebbero impartite dalle Autorità competenti direttive volte ad escludere la celebrazione della forma straordinaria del rito romano da determinate chiese o cappelle, o a consentirla solo a porte chiuse e in assenza di fedeli, ovvero a consentire tali celebrazioni solo in un circoscritto numero di luoghi di culto"?
Speriamo di ricevere presto una smentita, che, come siamo sicuri, ci permetterà di ringraziare il Signore per la perfetta consonanza fra la prassi applicata nella Arcidiocesi di Torino e la mens liturgica del Sommo Pontefice alla viglia della sua prima visita nel capoluogo piemontese (21-22 giugno).
La Redazione di MiL
O tempora o mores ....Di questi tempi disgraziati tutti i vigliacchi ed i conformisti si adeguano credendo di far cosa gradita a Francesco.Il quale Francesco mostra di gradire questi omaggi ma vuole che siano gli altri a fare il lavoro sporco.Una cosa simile forse non si era mai vista ma la Chiesa in 2000 anni ne ha passate tante .Passerà anche questa.bobo
RispondiEliminaPerche' stupirsi?
RispondiEliminaMi sembra ingenuo stupirsi dell'ostilita' che molti vescovi mostrano nei confronti della Messa OV (improprimaente detta "rito straordinario"), mentre concedono chiese semivuote di fedeli cattolici ad eretici di ogni risma e persino a membri di altre religioni per le loro preghiere. Perche' ingenuo? Perche' la Messa di Paolo VI e' nata proprio per sostituirsi in pieno alla vera Messa cattolica, della quale non si voleva piu' sentir parlare, sperando che l'oblio l'inghiottisse. La resistenza tenace di mons. Lefebvre e di mons. de Castro Mayer, della FSSPX ha impedito che questo avvenisse ed anzi ha portato ai ben noti provvedimenti di Papa Ratzinger. Da qui, l'odio forsennato per i "lefebvriani" e per Benedetto XVI da parte di molti, nella Gerarchia. Il nemico, per costoro, e' proprio la Messa OV, non e' rappresentato da eretici o infedeli, atei, che essi, del resto, si guardano bene dal tentare di convertire. Essi la detestano non meno di Lutero o Calvino.
La Messa di Paolo VI esprime un nuovo concetto di Chiesa, la Chiesa non piu' come Corpo Mistico di Cristo ma come comunita' dei fedeli e quindi come popolo di Dio che di fatto concelebra con il Sacerdote, ridotto a presidente-animatore dell'assemblea dei fedeli celebranti con lui: una nozione che appare protestantica. Questo "popolo" che tende ad identificarsi con l'umanita'non redenta (la Chiesa come "il sacramento ossia il segno e lo strumento dell'intima unione con Dio e dell'unita' di tutto il genere umano", LG 1), a causa dei mutamenti intervenuti nel Canone, ove il "mistero della fede" e' stato spostato dalla Croce (dal Sacrificio espiatorio e propiziatorio) alla attesa della Venuta del Cristo (Risorto, evidentemente), componente secondaria della Messa OV, tende a celebrare soprattutto la Gioia e la Gloria del Cristo risorto e quindi in sostanza una salvezza che adesso si vuole garantita a tutti gli uomini, senza previa loro conversione a Cristo. Anche se non si puo' dire che il Canone sia stato alterato in modo tale da render invalida la Consacrazione, lo spirito di questa Messa non e' cattolico. E' "ecumenico", comunitario, umanitario, tende sempre piu' a trasformarsi in un memoriale gioioso della Resurrezione (da qui, canti, chitarre, balli, allegria, baci e abbracci, insomma il ben noto abominio liturgico, favorito dall'introduzione del principio ugualmente non cattolico e del tutto inaudito della "sperimentazione" liturgica). Ci si e' mai chiesti perche' tali abomini sarebbero a priori impossibili con la Messa VO? I fedeli e sacerdoti che chiedono il permesso (diocesano) per celebrare questa Messa rappresentano a coloro che glielo negano la loro cattiva coscienza, facendo cosi' emergere tutta l'avversione e l'odio per la vera dottrina e liturgia della Chiesa che da sempre caratterizza la fazione modernista, diffusasi di nuovo nella Chiesa gia' durante i lavori del Vaticano II e oggi a quanto sembra ancora ben radicata in essa.
Ma questa gente non ha proprio paura di dannarsi l'anima? Impedire la celebrazione della Messa! Secondo me non capiscono neppure la gravità del loro atto abominevole.
RispondiEliminahttp://retecattolica.jimdo.com/
RispondiEliminaIl povero Nosiglia fa di tutto per compiacere il principe, nella speranza di ottenere la porpora. Che mentecatti.....
RispondiEliminaCorreva l'anno 2006 (o giù di li, comunque poco prima del MP).
RispondiEliminaUn vescovo si vide recapitare, ai sensi dell'Indulto, una ossequiosa supplica, a concedere una celebrazione V.O. Una volta tanto, era firmata, non da 4 gatti e due sorci, ma da un numero considerevole di persone (la mia difettosissima memoria, mi suggerisce una cifra davvero alta, che non scrivo). Ebbene, di fronte ad un numero tale di firme, non si poteva, come costume, semplicemente far finta di nulla. Allora il vescovo risponde, con un articolo sul giornalino diocesano. Il tenore della risposta doveva essere più o meno del tipo seguente:" NON HO ALCUNA INTENZIONE DI CONCEDERE MAI NULLA. Se mai un giorno lo dovessi fare, sappiate fin da adesso che lo farò CONTRO COSCIENZA, convinto che NON sia un bene, e solo perché qualcuno più IN ALTO di me, si assumerà la responsabilità, in modo pubblico, ufficiale e solenne, di OBBLIGARMI a farlo". Quel vescovo ha fatto carriera.
"Di questi tempi disgraziati tutti i vigliacchi ed i conformisti si adeguano credendo di far cosa gradita a Francesco.Il quale Francesco mostra di gradire questi omaggi ma vuole che siano gli altri a fare il lavoro sporco."
RispondiEliminaDa incorniciare il ritratto che bobo fa del papa reggente.
Lui ha indicato la via: gli utili idioti fanno a gara per vincere il primato del lacchè emerito.
Sì, bobo, passerà anche questa...
"e opinabilmente celebrata)", può per cortesia spiegare meglio questo passaggio?
RispondiEliminaGrazie
Non sono l'autore del commento riportato nel post ma è notorio - e non contestato nemmeno dagli stessi responsabili delle celebrazioni - che la Messa normalmente celebrata alla chiesa della Misericordia è un patchwork di 1962, 1965 e 1970, giustificato in parte appellandosi a un fantomatico fax di un ex segretario della POntifica Comissione Ecclesia Dei degli anni '90, in parte rievocando disposizioni ancor più risalenti impartite oralmente dal card. Saldarini di veneranda memoria. Tale forma celebrativa, del tutto peculiare rispetto alle Messe VO celebrate ovunque nel mondo, se ingenerava legittimamente dubbi prima del 2007, è ormai del tutto illegittima alla luce del MP Summorum Pontificum, che prescrive rigorosamente l'osservanza del Messale del 1962 e abroga ogni disposizione successiva. Chi fa notare questo potrà essere anche defintivo con disprezzo un fanatico del rito o del manipolo da parte di chi osserva e apprezza la forma celebrativa ivi in uso (come è avvenuto più volte), ma ha il solo torto di far rilevare un contrasto con il diritto vigente oltre che un indebito esercizio di creatività liturgica che lede il diritto dei fedeli alla purezza del VO.
RispondiEliminaNon a caso sacerdoti esterni che vogliono celebrare alla Misericordia vengono (indebitamente) richiesti di firmare una inquietante dichiarazione nella quale devono chiedere la "licentiam celebrandi" al Rettore della chiesa e affermare di osservare fedelmente le lettere apostoliche Ecclesia Dei afflicta di Giovanni Paolo II, che subordiavano la celebrazione del VO alla autorizzazione dell'Ordinario diocesano secondo un regime di indulto ormai espressamente aborgato dal MP Summorum Pontificum. Durante la ostensione della sindone diversi sacerdoti pellegrini hanno comprensibilmente rifutato di sottoscrivere tale dichiarazione di adesione a norme ormai abrogate e importanti un regime restrittivo (direi di dimmitudine, o di "tollernaza di male inevitabile") della Messa antica che Benedetto XVI ha chiaramente qualificato come inaccettabile. Risultato: hanno dovuto cercarsi un'altra chiesa, non senza molte difficoltà.
Quali sarebbero queste commistioni di messali? Spero non semplicemente il fatto che le letture vengano fatte in italiano, poichè ciò sarebbe perfettamente a norma del Summorum Pontificum.
RispondiElimina@ Quando finira' questo caos?
RispondiEliminaIl caos liturgico attuale finira' solo quanto si tornera' tutti all'unica vera messa
cattolica, quella di sempre, il rito romano antico o Ordo Vetus, il cui Canone risale ai
tempi apostolici, secondo una consolidata tradizione. Non ci possono essere due S. Messe, due Riti, simili ma non uguali, non si possono servire due padroni.
Anonimo:
RispondiEliminale letture in italiano sono a norma del SP solo nella Messa letta mentre in quella cantata si richiede sempre prima la proclamazione in canto in latino. Ma questo problema è superato dal fatto che la Messa della Misericordia non è nè una Messa letta nè una Messa cantata, ma una Messa mista, letto/cantata, che nel messale del 1962 non esiste. Nel messale del 1962 la Messa o è letta, o è cantata o è solenne. Ma queste cose tu se frequenti solo la Misericordia non pui sapere: sono cose per fanatici dell'amitto e talebani della rubrica.
Gli oremus vengono fatti alla sede e non all'altare, e comunque anon d Deum, come dovrebbero nel messale del '62.
Il celebrante ascolta l'epistola alla sede e non all'altare, come dovrebbe fare, secondo il '62, persino nella messa solenne. L'epistola e il vangelo sono proclamati verso i fedeli, e non rispettivamente verso oriente e verso nord, come prescrive il messale del '62.
L'incenso quando è usato, normalmente non lo è all'inzio, ma solo a partire dal vangelo. I questo modo si omette la prima incensazione prevista dal messale. Inoltre, se la messa non è cantata, l'incenso non è consentito. Quindi delle due l'una: o si canta (tutto) e si usa l'incenso, o non si canta (niente) e non si usa l'incenso.
Queste sono le cose più evidenti. Ce ne sarebbero pure altre, oltre che molte cose che se pur non rappresentano vere e proprie trasgressioni del messale, sono contrarie a una buona prassi liturgica, ma lasciamo stare. L'età media dei frequentatori e la sempre più evidente tracimazione della contesto verso quello di una sala concerti e conferenze per pensionati, in contrasto con tutte la altre comunità tradizionali del mondo dove la liturgia ha il primato e i giovani sono la componente prevalente, l'assenza di pastorale, l'emorragia dei fedeli originari verso altre realtà (san Pio X e Mater Boni Consilii compresi) mostrano con chiarezza quale è il futuro di un approccio di questo tipo alla liturgia VO: e non è certo un approccio che fa piangere i nemici - in curia toriense e altrove - della Messa tradizionale, anzi!
E'ben triste che un sacerdote -ma chiunque , del resto ,- abbia maggior timore di quello che gli puo' dire un vescovo , o arcivescovo , o cardinale in questo momento rispetto a quel che gli dira' Nostro Signore Gesu' Cristo nel momento del Giudizio !
RispondiEliminaGrazie per le risposte chiare
RispondiEliminaE' molto interessante che la Curia di Torino per ora non abbia smentito l'esistenza di norme interdittive/limitative dell'applicazione del Motu proprio.. Chi tace acconsente.. D'altra parte si sa che è in area piemontese che è stato elaborato in ambito CEP un protocollo segreto nel 2007 per vanificare il Motu proprio: quello che dice fra l'altro che i fedeli devono essere almeno 30 e che bisogna fargli l'esame di latino; artefici principali un vescovo-liturgista e un attuale parroco-professore di potente prosapia che finge amore per la tradizione...
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