Oggi è venerdì, il giorno della Preghiera di Riparazione. Vi ricordiamo le preghiere, cui vanno aggiunte le Litanie del Sacro Cuore.
Questa settimana indichiamo due importanti impegni di preghiera. Il primo è quello già proposto da Don Pietro Leone, “Contro l’introduzione della teoria del gender nelle scuole”, descritto nel dettaglio nell’articolo pubblicato martedì su Riscossa Cristiana. Il secondo impegno è la preghiera di riparazione dell’ennesimo oltraggio all’ordine naturale voluto dal Creatore. Questo oltraggio si sta consumando a Milano con il “Milano Pride 2015”, che culminerà sabato 27 nell’oscena sfilata del “Gay Pride” per le vie del capoluogo ambrosiano. Dobbiamo anche pregare in riparazione per il colpevole silenzio della Diocesi, che tradisce il suo compito di cura spirituale dei fedeli ambrosiani e per la gravissima colpa che si assumono anche gli amministratori locali, che sponsorizzando la manifestazione tradiscono il loro compito di tutela del bene dei cittadini.
Aggiungiamo di seguito la proposta di lettura formativa per questa settimana.
Questa settimana indichiamo due importanti impegni di preghiera. Il primo è quello già proposto da Don Pietro Leone, “Contro l’introduzione della teoria del gender nelle scuole”, descritto nel dettaglio nell’articolo pubblicato martedì su Riscossa Cristiana. Il secondo impegno è la preghiera di riparazione dell’ennesimo oltraggio all’ordine naturale voluto dal Creatore. Questo oltraggio si sta consumando a Milano con il “Milano Pride 2015”, che culminerà sabato 27 nell’oscena sfilata del “Gay Pride” per le vie del capoluogo ambrosiano. Dobbiamo anche pregare in riparazione per il colpevole silenzio della Diocesi, che tradisce il suo compito di cura spirituale dei fedeli ambrosiani e per la gravissima colpa che si assumono anche gli amministratori locali, che sponsorizzando la manifestazione tradiscono il loro compito di tutela del bene dei cittadini.
Aggiungiamo di seguito la proposta di lettura formativa per questa settimana.
“O Dio, che nella tua misericordia ti sei degnato di elargire i tesori infiniti del tuo amore nel Cuore del Figlio tuo, trafitto per i nostri peccati, concedi che, rendendoGli il devoto omaggio della nostra pietà, possiamo compiere anche l’ufficio di una degna riparazione”Pertanto: ripariamo! Affrettiamo il trionfo della Chiesa di Cristo: torni quanto prima a risplendere della luce del suo Signore nelle parole e nella vita dei suoi figli, perché il mondo creda.
Cor Iesu Sacratissimum, adveniat Regnum tuum!
Come praticare la preghiera di riparazione: ogni venerdì (possibilmente), dopo aver detto l’Atto di Offerta “Cuore Divino di Gesù”* ponendo come intenzione “in riparazione dei peccati contro il vostro Cuore sacratissimo”, recitare il S. Rosario a cui far seguire le Litanie del S. Cuore di Gesù con relativa orazione. Nei limiti delle possibilità, questa pratica si faccia davanti al SS. Sacramento o comunque si sosti almeno un quarto d’ora davanti al tabernacolo in adorazione ed espiazione. In caso di particolare necessità, verranno suggerite ulteriori forme di riparazione e di penitenza, secondo il principio dell’agere contra.
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* Cuore Divino di Gesù, io ti offro per mezzo del Cuore Immacolato di Maria, in unione al Sacrificio Eucaristico, le preghiere, le azioni, le gioie e le sofferenze di questo giorno in riparazione dei peccati e per la salvezza di tutti gli uomini, a gloria del Divin Padre. Amen.
Santa Teresa D'Avila “Il libro della mia vita”
Capitolo 12 - Qui il Capitolo 10 - Qui il Capitolo 11
Prosegue a parlare di questo primo stato. Dice fin dove possiamo arrivare da noi stessi, con l’aiuto di Dio, e il danno di voler elevare lo spirito a cose soprannaturali, prima che lo faccia il Signore.
Santa Teresa D'Avila “Il libro della mia vita”
Capitolo 12 - Qui il Capitolo 10 - Qui il Capitolo 11
Prosegue a parlare di questo primo stato. Dice fin dove possiamo arrivare da noi stessi, con l’aiuto di Dio, e il danno di voler elevare lo spirito a cose soprannaturali, prima che lo faccia il Signore.
- Ciò che nel capitolo precedente ho cercato di far capire, sebbene abbia molto divagato in altre cose che mi sembravano particolarmente necessarie, è fino a che punto possiamo arrivare da noi, e come in questo primo grado d’orazione possiamo aiutarci un po’. Infatti, pensando e riflettendo a ciò che il Signore ha sofferto per noi, ci sentiamo muovere a compassione; ed è piacevole questa pena, come anche le lacrime che ne derivano, perché il pensiero della gloria che speriamo, dell’amore che il Signore ci ha portato e della sua risurrezione, ci suscita un godimento che non è del tutto spirituale né del tutto sensitivo, ma un godimento virtuoso, e la pena assai meritoria. Di tal genere sono tutte le cose che suscitano una devozione, al cui acquisto si giunge, in parte, con l’intelletto, benché, se Dio non la concede, non si possa meritarla né conseguirla. Conviene particolarmente a un’anima che egli non abbia portato più su di qui, non cercar di salire da sé – si badi molto a questa raccomandazione – perché non ne trarrebbe altro frutto che danno.
- In questo stato l’anima può fare molti atti per risolversi a servire bene il Signore e risvegliare il proprio amore per lui; altri ancora può farne per aiutare l’aumento delle virtù, in conformità di ciò che dice un libro intitolato Arte di servire Dio, molto buono e adatto per coloro che si trovano in questo stato, in cui opera l’intelletto. S’immagini di trovarsi dinanzi al Cristo, cerchi d’innamorarsi della sua sacra umanità, tenendola sempre presente, di parlare con lui, chiedergli aiuto nel bisogno, piangendo con lui nel dolore, rallegrarsi con lui nelle gioie, senza dimenticarlo mai a causa di esse e senza andare in cerca di orazioni studiate, ma servendosi di parole che rispondano ai propri desideri e alle proprie necessità. È un metodo eccellente per far profitto, in brevissimo tempo. Chi si adopera a vivere in così preziosa compagnia e ad avvantaggiarsene il più possibile, amando veramente questo nostro Signore, a cui tanto dobbiamo, costui, a mio parere, è già molto progredito.
- Per questo, come ho già detto, non dobbiamo preoccuparci affatto di non sentire devozione, ma ringraziare il Signore che ci permette di essere desiderosi di accontentarlo, anche se le nostre opere sono fiacche. Questo modo di portar Cristo in noi giova in ogni stato ed è un mezzo sicurissimo per trar profitto dal primo grado di orazione e giungere in breve tempo al secondo, nonché per essere negli ultimi al sicuro dai pericoli ai quali può esporci il demonio.
- Ebbene, ciò è quanto possiamo fare da noi. Se qualcuno volesse procedere oltre ed elevare lo spirito ad assaporare dolcezze che ivi non gli si offrono, ciò equivale, a mio parere, a perder l’una e l’altra cosa, perché si tratta di dolcezze soprannaturali; e se viene meno l’intelletto, l’anima resta vuota e del tutto arida. Poiché questo edificio dev’essere interamente fondato sull’umiltà, quanto più ci avviciniamo a Dio, tanto più dobbiamo progredire in queste virtù, altrimenti va tutto perduto. E sembra in certo modo superbia che noi si voglia salire più in alto, perché Dio fa già troppo, per quello che siamo, ad avvicinarci a sé. Non si deve intendere con ciò che io mi riferisca all’elevarsi con il pensiero a meditare su cose alte del cielo o di Dio, sulle meraviglie che ci sono là, e sulla grande sua sapienza; perché anche se io non l’ho mai fatto (non ne ero capace, come ho detto, e mi sentivo tanto miserabile che, con l’aiuto di Dio, riuscivo a capire come il solo pensare alle bellezze della terra fosse non poco ardire, tanto più a quelle del cielo), altre persone possono giovarsene, specialmente se sono istruite; il che, a mio parere, è un gran tesoro, per questo esercizio, quando l’istruzione è unita all’umiltà. Pochi giorni fa l’ho costatato in alcuni studiosi i quali, pur avendo cominciato di recente l’orazione, hanno fatto in essa grandi passi, e ciò mi ispira un ardente desiderio che siano molti a dedicarsi alla vita spirituale, come dirò più avanti.
- Ora, quand’io dico: «non s’innalzino finché Dio non li innalzi», uso un linguaggio spirituale; chi ne abbia qualche esperienza mi capirà, poiché non so dirlo altrimenti se non si riesce a capirlo così. Nello stato di teologia mistica di cui ho fatto cenno, l’intelletto cessa di operare, perché Dio ne sospende l’esercizio, come spiegherò meglio in seguito, se lo saprò fare e s’egli mi darà il suo aiuto a tal fine. Presumere o pensare di sospenderlo noi, è ciò che dico che non si deve fare, come non si deve cessare di operare con esso, perché diversamente resteremo freddi e istupiditi e non faremo né una cosa né l’altra, mentre quando è il Signore a sospenderlo e a fermarlo, gli dà lui stesso di che occuparsi e contemplare, e fa sì che, senza il ricorso alla ragione, intenda nello spazio di un Credo più di quel che noi possiamo intendere con tutte le nostre umane diligenze nel corso di molti anni. Ma pretendere di occupare da noi stesse le potenze dell’anima e di arrestarne l’attività, è una pazzia. E ripeto che, pur facendolo inavvertitamente, è segno di poca umiltà; anche se non c’è colpa, la pena c’è, perché sarà una fatica inutile e l’anima rimarrà con una certa amarezza, come chi, disponendosi a spiccare un salto, si sente afferrare dietro e vede che, dopo aver impegnato tutte le sue forze, si ritrova senza aver fatto nulla di ciò che voleva. Nello scarso profitto ricavato vedrà, chi voglia riflettere, che la causa è quella piccola mancanza di umiltà di cui ho parlato, perché ha questo di eccellente tale virtù, che non c’è azione a cui essa si accompagni che lasci l’anima afflitta. Mi sembra di essermi spiegata, ma forse sarà solo per me. Il Signore apra gli occhi a quelli che leggeranno il mio scritto e, per poca esperienza che abbiano, lo capiranno subito.
- Ho trascorso vari anni leggendo molte cose senza intendere nulla di esse, e gran tempo in cui, anche se Dio mi concedeva di capire, non sapevo dir nulla per far capire a mia volta le stesse cose, e questo mi è costato non poco tormento. Ma quando Sua Maestà lo vuole, in un attimo insegna tutto, in modo che se ne rimane sbigottiti. In verità debbo dire una cosa; che, pur parlando con molte persone spirituali le quali si adoperavano a spiegarmi ciò che il Signore mi concedeva, perché lo sapessi esporre, era così grande la mia ottusità, che non me ne giovavo né molto né poco, o così voleva il Signore, perché non dovessi essere grata a nessuno se non a lui, essendo sempre stato Sua Maestà il mio maestro (sia egli di tutto benedetto! Mi è causa di grande confusione dire questo, ma è la pura verità). Senza che lo volessi né lo chiedessi (perché a questo riguardo, in cui sarebbe stata una virtù esser curiosa, non lo fui mai, bensì lo fui di altre cose del tutto vane), Dio in un attimo mi fece capire ogni suo favore con assoluta chiarezza, e mi diede la capacità di saperlo dire in modo tale che i miei confessori ne rimanevano stupiti ed io più di loro, perché meglio di loro conoscevo la mia ottusità. Questa grazia l’ho ricevuta da poco, ragion per cui non cerco più di apprendere ciò che il Signore non mi ha insegnato, tranne che non si tratti di cosa che riguardi la mia coscienza.
- Ritorno ancora una volta ad avvertire quanto importi non elevare lo spirito se Dio non lo eleva, cosa che, quando avviene, s’intende subito. Altrimenti il pericolo è grave, specialmente per le donne, nel cui animo il demonio potrà far sorgere qualche illusione, benché sia convinta che il Signore non gli permetterà mai di rovinare chi cerca di avvicinarsi a lui con umiltà; anzi questi trarrà maggior profitto e guadagno proprio da ciò con cui il demonio ne desiderava vivamente la perdita. Mi sono dilungata tanto per il fatto che questa via dei principianti è la più battuta, e i consigli che ho dato sono molto importanti. Altri ne avranno trattato molto meglio di me, lo ammetto, e confesso di aver scritto con grande confusione e vergogna, anche se non con tutta quella che avrei dovuto avere. Sia benedetto il Signore che vuole e permette che una persona come me parli di cose sue così alte e sublimi.
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