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lunedì 14 settembre 2015

Il Summorum Pontificum di papa Benedetto XVI. Son passati otto anni

La Lettera Apostolica Summorum Pontificum di papa Benedetto XVI, pubblicata in forma di motu proprio il 7 luglio 2007 seguita dalla Istruzione applicativa Universae Ecclesiae - contiene le indicazioni giuridiche e liturgiche attualmente in vigore per la celebrazione della cosiddetta messa tridentina, più precisamente la messa celebrata secondo "il Messale Romano promulgato da S. Pio V e nuovamente edito dal B. Giovanni XXIII" oppure secondo "il Messale Romano edito dal beato Papa Giovanni XXIII nel 1962" oppure secondo "l'ultima stesura del Missale Romanum, anteriore al Concilio, che è stata pubblicata con l'autorità di Papa Giovanni XXIII nel 1962 e utilizzata durante il Concilio". San Pio V non promulgò alcuna Nuova Messa. Egli prese il Messale della Curia in uso a Roma e in molti altri luoghi e lo perfezionò, riducendo, fra l’altro, il numero delle Feste dei Santi e mantenendo i Riti propri delle tradizioni locali risalenti a duecento anni addietro.

Le disposizioni del Summorum Pontificum sono entrate in vigore il 14 settembre 2007, festa dell'esaltazione della Santa Croce [vedi], e hanno sostituito le precedenti norme contenute nelle lettere Quattuor abhinc annos del 1984 ed Ecclesia Dei adflicta del 1988.Con questo motu proprio, il Papa ha esteso a tutta la chiesa cattolica la possibilità di celebrare la messa con i libri liturgici promulgati il 23 giugno 1962. La facoltà di avvalersi della liturgia antica è inoltre estesa all'uso del "Pontificale Romanum" per la celebrazione di tutti i sacramenti e alla recita del Breviario Romano.

Tutti i sacerdoti di rito latino possono usare liberamente e senza alcuna restrizione o autorizzazione il messale del 1962 quando celebrano in forma privata e publicamente a queste messe private e publiche possono partecipare i fedeli che lo chiedano spontaneamente. Anche le comunità di Istituti di vita consacrata o Società di vita apostolica (cioè le congregazioni sacerdotali e gli ordini religiosi) che celebrano la messa conventuale nella propria chiesa possono celebrare con il Messale del 1962.Per quanto riguarda le parrocchie, ad un gruppo stabile di fedeli che voglia celebrare la messa tridentina basterà rivolgersi al parroco, senza chiedere l'autorizzazione al Vescovo diocesano. Se il parroco non concederà la celebrazione della messa tridentina, i fedeli potranno rivolgersi al Vescovo. Se anche il Vescovo non vorrà rispondere alle esigenze dei fedeli, questi potranno riferirlo alla Pontificia Commissione "Ecclesia Dei". Nelle chiese non parrocchiali e non conventuali bisognerà rivolgersi al rettore della chiesa per avere l'autorizzazione alla celebrazione col rito latino. 
Il Vescovo potrà anche erigere una o più parrocchie personali (senza giurisdizione territoriale, ma con cura d'anime di un gruppo di fedeli) per i gruppi di fedeli che desiderano la liturgia tridentina. 

Questo Motu proprio, è lodevole è straordinario, se non fosse per quei vescovi ribelli e disobbedienti che, abusando della loro autorità, continuano a distanza di otto anni a contrastare queste Sante disposizioni, impedendo ai fedeli e al clero di potersi abbeverare alla sorgente della vita che è Cristo che si offre vittima nel Santo Sacrificio della Messa. Come avvengono questi soprusi: il vescovo minaccia i sacerdoti del suo presbiterio, di metterli a riposo senza stipendio, quando va bene, oppure di isolarli e di fare terra bruciata intorno a essi. 

Anche in Italia dopo il 2007 sono incominciate nuove celebrazioni regolari in latino, che si aggiungevano a quelle avviate in seguito agli indulti di papa Giovanni Paolo II. In totale, erano circa un centinaio i luoghi dove la messa tridentina era celebrata con continuità.Nel 2015 sono diminuiti i luoghi di culto ma sono aumentati i fedeli e i centri di messe clandestine, come nelle proprietà private dei fedeli che ospitano questi sacerdoti che celebrano di nascosto delle autorità ecclesiastiche per timore di ritorsione. Si distinguevano, in particolare per il sostegno e la diffusione della Santa Messa Tridentina, l'Istituto religioso dei Frati Francescani dell'Immacolata, oggi stoppati dall'ingiusto commissariamento dell'ordine deciso dal Vaticano nell'estate 2013. 

Accanto alla soddisfazione e ai commenti favorevoli provenienti soprattutto dai fedeli e dal clero più giovani, nonché da molti sacerdoti dei paesi francofoni e anglosassoni, il Motu Proprio, alla sua pubblicazione, non ha mancato di suscitare molti commenti sfavorevoli, soprattutto tra il chierici che avevano personalmente vissuto la stagione del Concilio Vaticano II, per i quali esso è apparso come una revisione ed un passo indietro della Chiesa rispetto ai cambiamenti portati dalla grande assise ecumenica. In Italia entusiasmo venne espresso dai cardinali Angelo Scola e Carlo Caffarra nonché persino alcuni politici come il Presidente emerito della repubblica Francesco Cossiga e Il Senatore a Vita Giulio Andreotti "L'Italia cristiana ringrazia per il ritorno della messa tradizionale". La scelta del Papa venne invece qualificata come "anticonciliare" dalle Comunità cristiane di base, dai cosiddetti cattolici "adulti" e da gran parte dei vescovi. 

Per monsignor Bernard Fellay, superiore della Fraternità Sacerdotale San Pio X, la "normalizzazione" della messa "non di San Pio V", precisava, "bensì della Chiesa di sempre" era stato "un atto di giustizia, un aiuto soprannaturale straordinario in un momento di grave crisi ecclesiale". Siamo alla Vigilia del Giubileo straordinario del Perdono e della Misericordia indetto da Sua Santità Papa Francesco. In questo anno Santo che verrà cari amici della Santa Messa Tridentina uomini e donne che, attenti al mistero della fede cristiana e al Santo Sacrificio della Messa, riflettete sull'importanza di difendere e promuovere la Fede perenne e la Messa perenne, considerate che la credibilità della Chiesa passa attraverso la strada dell'esempio e dell'amore compassionevole, attraverso il santo sacrificio della messa cuore e centro della MISERICORDIA. 

7 commenti:

  1. Quel giorno un prete scrisse:" IL Post-concilio è finito". Si sbagliava di grosso.

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  2. Chissà se ogni Motu Proprio ha lo stesso tipo di ascolto e ricezione....

    Sul Summorum Pontificum s'è detto qui sopra, e sappiamo bene le peripezie per trovare una S. Messa di sempre nel raggio di centinaia di chilometri, nonostante il via libera del Motu alle Celebrazioni, di fatto osteggiate e sempre più rare.

    Sarà ugualmente ostico, a riguardo del recente Motu Proprio Mitis Iudex di Francesco, riuscire a "divorziare in breve", a farsi annullare il matrimonio in fretta in base ai pretesti sventolati, come la mancanza di fede degli sposi al momento del sì, quando secondo il diritto ecclesiastico non è mai stata condizione alla validità delle nozze?

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  3. Già qualche decennio fa, mi pare Goebbels o giù di lì, ben comprese il ruolo del controllo delle masse attraverso "l'informazione" a beneficio delle dittature...
    Oggi abbiamo dei professionisti al cui confronto il satanico gerarca pare un profano della materia.

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  4. Qui, in una diocesetta provincialotta, anno Domini 2015, siamo ancora in attesa che il vescovo e l'Ecclesia Dei quaglino qualcosa...

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  5. Guai a desistere dal denunciare il gravissimo vulnus arrecato alla dottrina sul matrimonio da parte dei Motu Proprio del Papa.

    Bisognerebbe organizzare un convegno con il card. Burke.

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  6. Bisognerebbe organizzare un convegno con il card. Burke.

    Intanto c'è n'è uno per il 30 settembre, all'Angelicum. Se n'è parlato qui.
    http://chiesaepostconcilio.blogspot.it/2015/09/roma-30-settembre-angelicum-convegno.html

    Ovvio che, poi, bisognerà pensare anche al post-Sinodo, a seconda di quel che succederà.

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  7. siamo ancora in attesa che il vescovo e l'Ecclesia Dei quaglino qualcosa...

    Piccolo suggerimento:
    trovatevi una chiesetta sperduta (in un convento o una rettoria dove trovare accoglienza) e un sacerdote di buona volontà. Secondo il Summorum non c'è bisogno del permesso del vescovo. E magari, cominciando in sordina, anche un gruppo sparuto fa la differenza, nel Signore, e i frutti arriveranno...
    Se il vescovo, prima o poi, dovesse "fare storie", si può sempre tirar fuori che si tratta di un evento in fase sperimentale e lo si sarebbe informato (come sarebbe corretto, ma a livello informativo non da mendicanti di un diritto che non è una concessione) a situazione consolidata... Ne fanno tanti loro di esperimenti, perché voi (noi) no?

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