Molto si parla in tutto il mondo cattolico della lettera, indirizzata a Mons. Rino Fisichella in qualità di Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, con cui il papa ha stabilito, per l'imminente Anno Santo, nuove condizioni, oltre a quelle tradizionali. Essa però ha sollevato diversi dubbi di legittimità canonica. In particolare la rivista National Catholic Register, del gruppo editoriale EWNT, ha pubblicato ieri un articolo del canonista Benedict Nguyen* che ha sollevato molto rispettosamente questioni giuridiche che dovrebbero essere necessariamente chiarite. Quella che segue è una rapida traduzione.
Altrettanto rapida riflessione: agli interrogativi posti da Benedict Nguyen va aggiunto che né la Bolla di indizione dell’Anno Santo né la lettera indirizzata a Mons. Fisichella indicano le condizioni necessarie per lucrare l’indulgenza plenaria.
Sostanzialmente sembra configurasi la piena applicazione di una inedita pastorale liquida, ancorata all'attimo fuggente, senza motivazioni e approfondimenti: evoluzione rapida e rivoluzionaria del pragmatismo inaugurato dal concilio pastorale. Di fatto, la quintessenza di un arbitrio destabilizzante, si potrebbe anche dire.
Aggiungo che l'attività di governo deve essere espressa attraverso pronunciamenti adeguatamente ponderati. Cosa che sembra definitivamente tramontata, mentre invece l'alta dignità conferita per mistero di grazia lo esige. Nelle forme espressive dei pronunciamenti papali ogni parola è stata sempre misurata, ogni concetto esplicitato e sviluppato, proprio per non lasciare spazio a equivoci e interpretazioni errate, come invece sta accadendo da due anni con la complice ridondanza dei media.
Quanto all'articolo oggi esaminato sarà interessante approfondire le argomentazioni nei confronti della FSSPX, non così scontate. Ci sarà da studiarci sopra e comunque è bene guardare le cose in faccia. Di questo riparleremo...
Altrettanto rapida riflessione: agli interrogativi posti da Benedict Nguyen va aggiunto che né la Bolla di indizione dell’Anno Santo né la lettera indirizzata a Mons. Fisichella indicano le condizioni necessarie per lucrare l’indulgenza plenaria.
Sostanzialmente sembra configurasi la piena applicazione di una inedita pastorale liquida, ancorata all'attimo fuggente, senza motivazioni e approfondimenti: evoluzione rapida e rivoluzionaria del pragmatismo inaugurato dal concilio pastorale. Di fatto, la quintessenza di un arbitrio destabilizzante, si potrebbe anche dire.
Aggiungo che l'attività di governo deve essere espressa attraverso pronunciamenti adeguatamente ponderati. Cosa che sembra definitivamente tramontata, mentre invece l'alta dignità conferita per mistero di grazia lo esige. Nelle forme espressive dei pronunciamenti papali ogni parola è stata sempre misurata, ogni concetto esplicitato e sviluppato, proprio per non lasciare spazio a equivoci e interpretazioni errate, come invece sta accadendo da due anni con la complice ridondanza dei media.
Quanto all'articolo oggi esaminato sarà interessante approfondire le argomentazioni nei confronti della FSSPX, non così scontate. Ci sarà da studiarci sopra e comunque è bene guardare le cose in faccia. Di questo riparleremo...
Un imminente giubileo che lascia aperti molti dubbi
e richiederebbe precisi chiarimenti
e richiederebbe precisi chiarimenti
La lettera indirizzata dal Santo Padre il 1° settembre all'arcivescovo Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, invita i fedeli, ancora una volta, a contemplare Dio Divina Misericordia che si manifesta attraverso la sua Chiesa, in particolare nel prossimo Giubileo straordinario, Anno della Misericordia.
C'è tanta bellezza e magnanimità nella lettera, che dimostra come Papa Francesco, al pari dei suoi predecessori, voglia seriamente aiutare ad attualizzare la misericordia di Dio per tutti, specialmente quelli delle periferie.
Tutti farebbero bene a leggere attentamente e lavorare assiduamente per far conoscere e rendere disponibili le indulgenze che vengono concesse ai fedeli nelle diocesi, a chi visita i santuari, a coloro che sono malati o carcerati. Da non dimenticare sono anche i benefici concessi a coloro che praticano le opere di misericordia spirituali e corporali. In effetti, si tratta di un invito rivolto a tutti a partecipare a queste opere di misericordia e ad aiutare ad estendere la misericordia del Signore a quanti più è possibile.
Data l'importanza del desiderio del Santo Padre per far sì che la misericordia sia generosamente conosciuta in questo anno giubilare a venire, e nel pieno rispetto filiale ed affetto per il nostro Santo Padre, è necessario individuare alcune ambiguità canoniche contenute nella lettera che dovranno esser chiarite seriamente, in modo che i desideri del Papa possano essere realizzati adeguatamente.
In primo luogo, qual è la forma di autorità canonica di questa lettera? Non è una legge (Canone 8ss). Non è un decreto generale (Canone 29). Non si tratta di un decreto esecutivo generale (Canone 31). Non è neppure una istruzione canonica (Canone 34). Non si configura come un motu proprio (di propria iniziativa).
È chiaramente solo una lettera scritta al presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, ma ciò che appare è che vengono poste in essere alcune attribuzioni piuttosto audaci in merito a indulgenze, facoltà, ecc per l'Anno della Misericordia. Questo tipo di disposizioni per un anno santo, di solito sono emanate sotto forma di bolla papale, come ad esempio il documento del Papa che proclama l'anno della misericordia, o almeno un decreto o un motu proprio, in modo che non ci sia confusione circa la sua portata canonica ufficiale. La forma, o la mancanza di essa, e le ambiguità della lettera sembrano configurare alcuni dubbi giuridici, che temo possano eventualmente annullare o sospendere alcune delle sue applicazioni (Canone 14).
In secondo luogo, nella lettera, il Papa sembra concedere a tutti i sacerdoti la possibilità di perdonare il peccato dell'aborto. Mentre nelle Chiese Orientali il perdono del peccato dell'aborto è riservato al vescovo (Codice dei Canoni delle Chiese Orientali, 728), nel rito latino, tutti i sacerdoti che hanno la facoltà di assolvere i peccati in confessione sono già in grado di farlo.
È importante ricordare che c'è distinzione tra il peccato di aborto e la scomunica che potrebbe anche derivare da esso (Canone 1398). Non sono la stessa cosa. Il peccato è una condizione morale; la scomunica è un effetto giuridico che priva un cattolico di alcuni diritti e dei benefici derivanti dall'essere in piena comunione con la Chiesa cattolica (Canone 1331).
Sembra che ci sia molta confusione per quanto riguarda la differenza tra il peccato di aborto e la pena della scomunica. È importante ricordare che la cosiddetta scomunica automatica (latae sententiae) non è necessariamente sempre "automatica", poiché ci può essere il caso di esenzioni o di circostanze attenuanti, come elencato nei Canoni 1323 e 1324.
Nel rito latino, per quanto riguarda l'aborto, presumendo che qualcuno sia effettivamente incorso non solo nel peccato di aborto, ma anche nel rigore giuridico della scomunica che ne deriva, la capacità di revocare la pena della scomunica è riservata al vescovo. In molte diocesi negli Stati Uniti (e non solo, ndT), il vescovo ha delegato questa capacità di revocare la scomunica ai sacerdoti che hanno la facoltà di amministrare validamente la confessione.
Quindi il problema è qui: la lettera del Papa non fa alcuna menzione sulla possibilità di concedere ai sacerdoti la facoltà di revocare la pena della scomunica che può derivare dal peccato di aborto, ma, piuttosto, sembra solo concedere ai sacerdoti la possibilità di perdonare il peccato dell'aborto.
Dunque non concede nulla di nuovo ai sacerdoti di rito latino che hanno la facoltà di ascoltare le confessioni validamente e non sono in grado di revocare la pena della scomunica se non per concessione del proprio Vescovo.
Un'ambiguità ulteriore deriva dal fatto che la lettera sembra estendere la concessione a tutti i sacerdoti. Essa non specifica che sia rivolta solo ai sacerdoti che hanno la facoltà di ricevere le confessioni validamente. In altre parole, fa sì che questa capacità di perdonare il peccato di aborto possa estendersi anche ai sacerdoti scomunicati, a sacerdoti sotto interdetto, a sacerdoti dimessi dallo stato clericale, a sacerdoti appartenenti a gruppi o situazioni scismatiche o irregolari, a sacerdoti i cui vescovi abbiano limitato o tolto la loro capacità di confessare?
E se sì, questi sacerdoti sono in grado di perdonare solo questo peccato e non gli altri peccati confessati?
In terzo luogo, per quanto riguarda l'autorizzazione ai sacerdoti della Fraternità San Pio X (FSSPX) di concedere l'assoluzione validamente e lecitamente, non c'è dubbio che si tratta di un gesto veramente generoso da parte di Papa Francesco, che mostra il suo cuore paterno di pastore. Egli indica chiaramente che è sua speranza che possa esser raggiunto un prossimo futuro restauro della piena comunione con i sacerdoti e superiori della Fraternità San Pio X.
Tuttavia, nel frattempo, questo sembra implicare un paio di cose. In primo luogo, che i sacerdoti della Fraternità San Pio X non sono in piena comunione con la Chiesa e, in secondo luogo, che i sacerdoti della Fraternità San Pio X non hanno avuto e attualmente non hanno la facoltà di assolvere i peccati validamente e lecitamente nella confessione e ciò non avverrà se non all'inizio dell'Anno della Misericordia l'8 dicembre.
In quarto luogo, si pone un interrogativo anche sul motivo per cui non ci sia stata una comunicazione diretta nei confronti della Fraternità. Il comunicato della Fraternità San Pio X indica che la notizia è stata appresa solo tramite la stampa. In generale, le concessioni di facoltà specifiche sono comunicate direttamente al religioso al quale la facoltà è accordata o, se del caso, al superiore del religioso.
In quinto luogo, è sconcertante che la lettera non usi esplicitamente la parola "facoltà" estesa a tutti quando si parla di questa concessione ai sacerdoti FSSPX della capacità di assolvere validamente e lecitamente. Mentre sembra che la mens (intenzione) sia quella di concedere una facoltà ai sacerdoti della Fraternità San Pio X, è insolito che il linguaggio non si limiti a rilasciare loro semplicemente una concessione di tale facoltà. Piuttosto, la lettera sembra porre l'accento sul bene dei fedeli e la loro capacità di rivolgersi ai sacerdoti FSSPX.
Mentre ci possono essere alcune somiglianze con una situazione di una persona in pericolo di morte che può rivolgersi per l'assoluzione a qualsiasi sacerdote, a prescindere dal suo status (Canone 976), questa situazione non è analoga. La situazione di pericolo-di-morte non comporta una attribuzione generale della facoltà, ma un'attribuzione per quella specifica circostanza. Il linguaggio della presente lettera lascia immaginare una situazione più generale.
Tuttavia, mentre sembra intendere una facoltà generale di attribuzione ai sacerdoti della Fraternità San Pio X di accogliere le confessioni validamente e lecitamente, in realtà non lo dice mai chiaramente. Quindi resta la domanda se si tratti della concessione di una facoltà generale di ascoltare le confessioni - vale a dire, per tutte le situazioni in cui qualcuno avvicina un sacerdote della Fraternità San Pio X - o se ci sia qualche tipo di limitazione che il Santo Padre prevede ponendo l'accento non sui sacerdoti FSSPX, ma sui fedeli che li avvicinano. Se si tratta di una concessione generale della facoltà, perché non è mai stato usato il termine "facoltà"; ma se ci sono limiti, perché non sono elencati?
Infine, per quanto riguarda tutte queste concessioni durante l'Anno della Misericordia, deve essere chiarito il fatto che esse sostituiscono la giurisdizione del Vescovo diocesano o del superiore religioso nel limitare la capacità di un sacerdote di fare queste cose. In altre parole, può un sacerdote ancora validamente e lecitamente assolvere, indipendentemente dal fatto che il suo vescovo competente o superiore lo limiti tramite una revoca di facoltà o una sanzione?
La mia speranza è che ci saranno chiarimenti a queste domande canoniche, che sono poste rispettosamente. Spero anche che possano contribuire a rafforzare la nostra comprensione delle intenzioni del Santo Padre e attualizzare la loro applicazione valida e lecita.
In questo modo, possiamo stare a fianco del nostro Santo Padre, per aiutare ad applicare la misericordia di Dio sempre più generosamente per il maggior numero possibile di persone in questo imminente anno giubilare.
* Benedict Nguyen è un avvocato canonico e avvocato civilista. Egli funge da consulente legale canonico e consigliere teologico per la diocesi di Corpus Christi, Texas.
Egli è anche professore a contratto per l'Istituto Avila per la formazione spirituale.
[Traduzione a cura di Chiesa e post-concilio]
[Traduzione a cura di Chiesa e post-concilio]
Promozione della Nuova Evangelizzazione…
RispondiEliminaCes slogans à l’américaine : New Deal…, New Fontier…, New n’importe quoi…, tout cet américanisme de pacotille…, l’Église bi-millénaire a-t-elle vraiment besoin de cela ? Et d’ailleurs, y croit-elle encore ? (Je parle des promoteurs de l’opération, qui est aussi un “big business”.)
En tout cas, si l’archevêque Rino Fisichella est aussi bien monté en selle et ferme sur ses étriers que son collègue Gianfranco Ravasi, il risque de ne pas d’aller bien loin dans les succès apostoliques et de se faire ramasser, un de ces soirs, du côté du Colisée, par une bande de sectateurs du Grand Sachem qui auront un malin plaisir à lui faire avaler son calumet avant de le faire tourner, comme l’autre, en bourrique, autour d’un chiffon aux couleurs du… New Age !
"È importante ricordare che c'è distinzione tra il peccato di aborto e la scomunica che potrebbe anche derivare da esso (Canone 1398). Non sono la stessa cosa. Il peccato è una condizione morale; la scomunica è un effetto giuridico che priva un cattolico di alcuni diritti e dei benefici derivanti dall'essere in piena comunione con la Chiesa cattolica (Canone 1331)."
RispondiElimina"Quindi il problema è qui: la lettera del Papa non fa alcuna menzione sulla possibilità di concedere ai sacerdoti la facoltà di revocare la pena della scomunica che può derivare dal peccato di aborto, ma, piuttosto, sembra solo concedere ai sacerdoti la possibilità di perdonare il peccato dell'aborto. Dunque non concede nulla di nuovo ai sacerdoti di rito latino che hanno la facoltà di ascoltare le confessioni validamente e non sono in grado di revocare la pena della scomunica se non per concessione del proprio Vescovo."
Quindi dal vescovo ci dovrebbero andare comunque per farsi togliere la scomunica!
A meno che il vdr forse intendeva implicitamente dare ai preti anche la facoltà di rimettere la scomunica.
Altra possibilità: si era completamente dimenticato della questione della scomunica.
Oppure: lui confonde la scomunica con l'impossibilità di accedere alla Comunione. Questa non è un'ipotesi tanto peregrina, perché l'aveva già esternata riguardo ai divorziati risposati affermando con enfasi che non sono scomunicati, in allusione al fatto che non possono appunto accedere alla Comunione.
Mi sorge una domanda:
RispondiEliminase la scomunica toglie l'accesso ai sacramenti, toglie l'accesso anche al sacramento della Confessione?
In altri termini: prima di potersi confessare il penitente scomunicato dovrebbe dapprima presentarsi dal vescovo per farsi rimettere la scomunica?
Seguendo la dinamica degli avvenimenti come potrebbero accadere nella realtà:
il penitente va dal prete, confessa il peccato di aborto, il prete lo manda dal vescovo a togliere la scomunica e infine gli dà l'assoluzione?
Marius
RispondiEliminaI preti che hanno ricevuto dal vescovo l'autorizzazione ad assolvere dal peccato di aborto fanno le due cose contemporaneamente., levano la scomunica e assolvono. Lo stesso succede quando in occasione di pellegrinaggi, o particolari eventi religiosi il vescovo conceda tale facoltà ai preti presenti.
Maria t.
C'è una duplice considerazione: la prima è l'eclatante disprezzo del Papa per il rispetto della forma canonica dei suoi atti, che sono atti della Chiesa. Forse privo di adeguata formazione classica e giuridico-canonica, sembra ignorare - e la mia è un'interpretazione benevola - che gli atti della Chiesa seguono una forma giuridica precisa, ben strutturata in atti distinti ben richiamati nell'articolo. In quanto erede diretto del diritto romano, il diritto canonico e le leggi della Chiesa sono formali, formalizzati e necessariamente formalistici. Questa forma non è una inutile perdita di tempo, una complicazione di polverosi canonisti, ma garanzia del contenuto e della loro diversificata autoritatività e natura. Neppure il Papa può fare "quello che vuole". Quando Francesco "scomunicò i mafiosi", lo fece a voce, genericamente, con una dichiarazione a cui, a quanto mi risulta, non seguì un atto preciso. Ora, la scomunica è un atto e una sanzione giuridica che segue regole formali e ben precise e non può essere irrogata "a voce". Il paragone è improprio e impreciso, anche per la natura e i compiti di queste istituzioni che non mi sono naturalmente ignoti, ma, tanto per capirci, semplificando a fini esemplificativi, sarebbe come il se Presidente della Repubblica, in quanto Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura, condannasse, in un discorso, qualcuno, o un'intera categoria, all'ergastolo.
RispondiEliminaE' un pericoloso pressapochismo, una sorta di "circiterismo" (avrebbe detto Amerio) giuridico.
La seconda considerazione è la seguente: questo disprezzo per la forma, questa presunzione per cui "l'ho detto io e ciò vi basti" è spaventevole, ignorata o sottovalutata arroganza. E' una forma di "positivismo giuridico" kelseniano applicato al diritto canonico (semplificando ancora: è legge ciò che il potere definisce come tale), ma senza neppure le garanzie che Kelsen invocava. E' arroganza tipica di un "princeps legibus solutus" di epoca assolutista. L'abbiamo esperimentato nel tristissimo caso dei Francescani dell'Immacolata. La Chiesa millenaria ha solidissime fondamenta giuridiche, che non possono essere ignorate da nessuno, nemmeno dal Papa. La Chiesa non può essere governata "ad nutum", cioè a un sé bastante semplice gesto, ignorando le sue leggi.
Il Papa non è una "caudillo" sudamericano. Se lo ignora, è bene che qualcuno del suo nutritissimo staff lo informi. Ma ho il sospetto che lui lo sappia benissimo e che voglia, semplicemente e consapevolmente, scardinare anche le leggi della Chiesa, oltre che la sua immutabile dottrina.
ricordiamo poi che non sempre chi abortisce è scomunicato. Questo non avviene per esempio nei seguenti casi: si deve ritenere che il penitente non è incorso nella
RispondiEliminascomunica latæ sententiæ: se questi ha commesso il delitto di aborto prima de1 18° anno di
età, se non sapeva che a quel peccato era annessa una pena, se non aveva la mente
pienamente lucida, oppure la volontà pienamente libera (cioè, diminuito uso di ragione o
timore grave).
maria
La contraerea della Pravda si e' gia' messa in azione..ormai vivono sulla difensiva..
RispondiEliminahttp://vaticaninsider.lastampa.it/vaticano/dettaglio-articolo/articolo/giubileo-2015-43146/
Sottoscrivo in toto il commento di Silente.
RispondiEliminaÈ mia opinione che Bergoglio sappia esattamente quel che fa, la sola legge che conosce è la sua volontà che, al posto in cui si trova, è diventata una specie di spada di Damocle che può cadere sulla testa dei cattolici ad ogni momento:
lo voglio -> lo faccio-> non ammetto opposizioni,
e ciò nonostante non solo che ci siano avvisi contrari ( di cui pur avendoli abilmente eventualmente sollicitati alla fine non terrò conto) ma che la legge della Chiesa me lo proibisca.
Ed è pena persa contare sulla sua corte di adulatori per ricordargli che non può fare quel che vuole, quando vuole e come vuole, sono troppo occupati a trovare sempre nuove parole e immagini per incensarlo.
Gli altri tacciono.
In occasione della presentazione in Germania del libro del Cardinale Sarah duro attacco del Cardinale Mueller alla chiesa tedesca e accenni non troppo velati al rischio di uno scisma. Di seguito una sintesi in inglese dell'intervento:
RispondiEliminaThe Prefect of the CDF, Cardinal Gerhard Müller, has criticized in Regensburg on Tuesday a "climate of the German claim to leadership for the whole universal Church". At a book presentation, he pointed out the high number of people leaving the church, the deserted confessionals and empty seminars and religious houses in Germany. Often he has been asked from where the establishment of the so-called "German Church" derives the claim to be pacemaker for the universal Church with all the symptoms of a dramatic decline precisely on questions of sexual morality and the Catholic teaching on marriage. Müller warned against drawing from the situation in Europe conclusions about the future of other continents. "We should not promise others so that is also occurs with them as it is with us – so that the de-Christianization would be an unstoppable natural process. No. With faith you can move mountains."
Only a "sustainable new evangelization with all sincerity and apostolic zeal" could counteract the insipid state of Christianity in Germany, said the prefect. Despite talk of dialogue, "an ideological tension" is not to be overlooked. At the expense of the truth and the unity of the Church, a change of practice should be imposed leastways.
Reviewing the Family Synod, he criticized the fixing of the debate on controversial issues. It was "Problem-blind" when the admission of the civilly married, who still lived in a valid marriage Church marriage, to Holy Communion and the recognition of homosexual relations "were declared central themes of a pastoral ministry of the future". The cardinal said: "By all means, it is attempted- exegetical, historical, history of dogma studies and with reference to psychology and sociology- to deconstruct the Catholic teaching on marriage, which arises from the teaching of Jesus, and put it into perspective, only so that the Church appears compliant with society. Whoever is faithful to the teachings of the Church, will be combated in the press and even more vilified as an opponent of the Pope, as if it were not the case that the Pope and all the bishops in communion with him would be witnessed of revealed truth, which was transferred to them for faithful administration, so they are not lowered by human beings to human proportions."
RispondiEliminaCardinal Müller warned emphatically of a split: With regard to the separation of religious doctrine and religious practice, one should "be very vigilant and not forget the lesson of Church history." In Germany in the fateful year of 1517, the sale of indulgences became the occasion of the Protestant Reformation and the unwanted cleavage of Western Christendom. Overlooking the indulgence controversy, he explained, it was not the doctrine of Johann Tetzel on the inheritance of temporal punishment due to sin that was wrong, but "failure to comply with it in practice, and the awakening of a false note". The prefect demanded forcibly honesty in proclamation: The teachers of the faith should not be lulled into a false assuredness of salvation just in order to provoke no offense. "We must not be fooled when it comes to the sacramental nature of marriage, its indissolubility, its openness to the generation of children, and the fundamental complementarity of the two sexes. Pastoral care must have in view eternal salvation. " The Prefect also rejected notions of a new understanding of revelation in the sense of a "reality of life". In the sense of faith, the people of God experience not a new revelation but in one in which the once and for all enacted salvation-revelation of God is fully preserved in Jesus Christ and orientated to the people of today and tomorrow. The cardinal stated: "It's not about adapting the revelation of the world, but to win the world for God."
Non è pressapochismo, fa parte dell'essenza stessa del bergoglismo, che, como è noto, crede che la Chiesa cattolica, col suo canone e i suoi dogmi rigidi, formali e senza misericordia, sia l'erede dei farisei che hanno ucciso il Cristo revoluzionario.
RispondiEliminaNella concezione errata che i farisei incarnino la Legge, quando invece essi aggiravano e appesantivano la Legge con le LORO prescrizioni.
RispondiEliminaLa fedeltà alla Legge, che il Signore ha portato a compimento rendendo i Suoi capaci di praticarla, non è Farisaismo.
Nella parte del comunicato di Bergoglio ai carcerati, si dice che è concessa l’indulgenza nelle cappelle dei penitenziari “rivolgendo il pensiero e la preghiera al Padre”, e basta passare la porta della cella come fosse la porta Santa.
RispondiEliminaQuale preghiera? L'atto di dolore, vera contrizione o che? Si parla di vero pentimento?
E poi: il Padre? mancando riferimenti dichiarati, quale Padre?
Anche dove si dice della misericordia del Padre, nel testo non si specifica Padre, Figlio e Spirito Santo, non si spiega che la misericordia che Dio concede, la offre in virtù del Figlio, Gesù Cristo, per la Sua Passione e Resurrezione;
la Trinità non è nominata, Cristo non è nominato, la Sua opera alla Croce non è nominata, ma c'è solo un generico quanto anonimo Padre.
Magari la denominazione "il Padre" va bene anche per i carcerati di altre religioni, l'islam, per esempio (che non ha il Figlio nè lo SS), e di cui le carceri sono piene. Così si è tanto ecumenici. Sempre a spese del Figlio.
Si afferma infatti che il “Giubileo ha sempre costituito l’opportunità di una grande amnistia, destinata a coinvolgere tante persone che, pur meritevoli di pena, hanno tuttavia preso coscienza dell’ingiustizia compiuta e desiderano sinceramente inserirsi di nuovo nella società portando il loro contributo onesto”.
Lì si poteva approfondire il discorso propriamente cristiano, agganciandosi ai temi colpa, pena, espiazione, riparazione, opera di Gesù, pentimento, santificazione, salvezza, ma NON lo si fa.
(Rm 3,23 "tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio, ma sono giustificati gratuitamente per la sua grazia, in virtù della redenzione realizzata da Cristo Gesù. Dio lo ha prestabilito a servire come strumento di espiazione per mezzo della fede, nel suo sangue, al fine di manifestare la sua giustizia, dopo la tolleranza usata verso i peccati passati, nel tempo della divina pazienza. Egli manifesta la sua giustizia nel tempo presente, per essere giusto e giustificare chi ha fede in Gesù.")
Invece non mi pare si parli di perdono sacro in Cristo che ci riammette alla vita spirituale in vista della santificazione, dopo un vivo pentimento,
ma di amnistia (terrena e sociopolitica) che ci riammette nella vita terrena della società.
Ma questo è davvero lo scopo del Giubileo, un fine terreno?
Allora non è solo Pannella che strumentalizza, qui c'è proprio l'influsso del rapporto di B. con Pannella, che di amnistia ai cercerati ha sempre tanto parlato e che per questo ringrazia Bergoglio.
Così poi sembra che basti uscire dalla “cella santa”, en passant nella cappella del penitenziario e tutto torna a posto. In virtù di Chi? E' sminuito il senso della colpa, del peccato e della pena, e banalizzata la Redenzione, costata il Sangue del Figlio di Dio, scambiata con un laissez-faire generale.
uhm....chi ha riportato qui sopra il mio commento al post di Danilo Quinto?
RispondiEliminaLa "chiesa rahneriana" è affetta da alcuni peccati originali:
RispondiElimina-è orientata alla terra (l'orizzonte è prevalentemente sociale) e si accredita delle "collaborazioni" che può offrire "a tutti gli uomini di buona volontà" (non necessariamente la Volontà di cui si parla nel Padre Nostro).
-ha rifiutato la visione genuinamente cristiana del mondo e della storia, preferendo contaminarsi di materialismo, immanentismo e panteismo, confondendo lo spirito hegeliano con lo Spirito santo: il vangelo finisce riletto alla luce della storia e non viceversa!
-rifiuta il comando di Dio, affermando una libertà che paradossalmente dissolve la coscienza: prima la rivendica come diritto, poi la consegna all'obbedienza ad autorità senza una verità oggettiva;
-ha contribuito alla rimozione di Dio dal ruolo di Sommo Bene origine e termine della storia, preferendo che sia la storia, nel suo divenire -retto dagli uomini- a raggiungere il bene. E il bene è identificato con il destino di categorie umane, applicando criteri che spesso confliggono con la ragionevolezza e conoscono i fallimenti atroci dell'ideologia.
-ha abbandonato la virtù, acquisite con l'esercizio, preferendo i valori e gli ideali, che si possono dire anche senza progredire nel detestare i peccati (anzi: obliando il peccato).
Abbiamo ai vertici ecclesiali, voluto da una maggioranza di cardinali, amato dai mass(onic) media e benvoluto da una larga fette di parrocchiani scarsi in dottrina, ma avidi di zuccherini, un uomo di chiesa che è intellettualmente organicissimo a questa caricatura.
Come si fa a sorprenderci ancora?
E' tutto nelle mani del Signore, ora più che mai. Preghiamo tanto per questo vescovo.
@Mic
RispondiElimina"Nella concezione errata che i farisei incarnino la Legge, quando invece essi aggiravano e appesantivano la Legge con le LORO prescrizioni.
La fedeltà alla Legge, che il Signore ha portato a compimento rendendo i Suoi capaci di praticarla, non è Farisaismo."
bene sottolinearlo, perchè in più occasioni negli ultimi 2 anni si fa una gran confusione su questa questione dei farisei = Legge, quindi vien fatto sembrare che fregarsene della Legge sarebbe vera libertà, e che la Legge sian solo vecchi formalismi. Quindi, pare sottintedersi, meglio disobbedire, come segno di "autenticità".....
Nè la Tradizione, nè il Magistero, nè S.Scrittura e specie Gesù Cristo in persona non han mai insegnato nulla del genere.
Il farisaismo è già presentato nei libri profetici con la falsità di chi "mi onora con le labbra ma tiene il suo cuore lontano da me", e dimenticando Dio, al Suo posto "insegna dottrine che sono solo precetti di uomini". (Isaia 29,13; Matteo 15,8; Marco 7,6)
Quindi fan parte del farisaismo l'ipocrisia, del dire una cosa e farne un'altra, del presentarsi giusti ma essere infedeli su molto (Matteo 23,27);
e il presentare ragionamenti umani al posto del cuore dell'insegnamento divino ("l'imparaticcio di usi umani" di cui si parla in Isaia).
Segnatamente e storicamente, l'enorme corpus di glosse rabbiniche ai sacri testi accumulate nei secoli finivano per anestetizzare il testo sacro e non per vivificarlo,
finendo poi per adorare la propria interpretazione personale e per costituire un altro insieme di comandi ("precetti di uomini") al posto del vivere davvero il messaggio divino e di cercare realmente il volto di Dio.
In nessuno dei casi dell'uso della parola farisaismo scorsi rapidamente finora, s'intende fedeltà alla legge,
anzi tutt'altro, è ipocrisia, o falsificazione dei testi sacri e sostituzione ai comandi divini di proprie prescrizioni personali.
la fedeltà alla Legge, con l'aggiunta dell'amore versato nei cuori che proviene dal sacrificio di Cristo, quindi dalla Sua Liberazione e Redenzione, è solo nella nuova nascita in Gesù..che rende capaci nella santificazione, opera soprannaturale nell'animo dell'uomo, l'obbedienza, e l'esser creature rinnovate in cammino verso il cielo. E' il potere di Cristo sui suoi.
E' anche questo il "far nuove tutte le cose", in direzione della santificazione, non "nuove" in senso demolitorio o magari "umanoide-progressista". E' liberarsi dell'uomo vecchio del peccato, non liberarsi dei comandi divini validi da sempre, ora intesi come "vecchi".
Tutto questo, finchè Lo ascoltano fedelmente, certo, e se restano in Comunione con Lui. La fedeltà cristiana non è dunque nè formalismo, nè legalismo, nè farisaismo.
essi aggiravano e appesantivano la Legge con le LORO prescrizioni.
RispondiEliminaOssia, Cristo nega(va) la Torah orale, fondamento del fariseismo e anche dell'ebraismo moderno. Questa è stata la ragione legale della Sua condanna.
Non entro nel merito dei rilievi canonistici, perché non sono ferrato in materia. Ma un punto vorrei sottolinearlo. Sarò ingenuo, ma nella lettera come lucrare l'indulgenza a me pare che sia scritto. E molto chiaramente. Sono le condizioni consuete: confessione, eucaristia, Credo e preghiera secondo le intenzioni del Papa. Perché si continua a dire che non c'è? (Non lo domando in maniera polemica, ma per capire le ragioni dei tanti, anche molto preparati, che da giorni continuano a sostenerlo)
RispondiEliminaCito dalla lettera a Fisichella:
Per vivere e ottenere l’indulgenza i fedeli sono chiamati a compiere un breve pellegrinaggio verso la Porta Santa, aperta in ogni Cattedrale o nelle chiese stabilite dal Vescovo diocesano, e nelle quattro Basiliche Papali a Roma, come segno del desiderio profondo di vera conversione. Ugualmente dispongo che nei Santuari dove si è aperta la Porta della Misericordia e nelle chiese che tradizionalmente sono identificate come Giubilari si possa ottenere l’indulgenza. È importante che questo momento sia unito, anzitutto, al Sacramento della Riconciliazione e alla celebrazione della santa Eucaristia con una riflessione sulla misericordia. Sarà necessario accompagnare queste celebrazioni con la professione di fede e con la preghiera per me e per le intenzioni che porto nel cuore per il bene della Chiesa e del mondo intero.
Sarà necessario accompagnare queste celebrazioni con la professione di fede e con la preghiera per me e per le intenzioni che porto nel cuore per il bene della Chiesa e del mondo intero.
RispondiEliminaE' proprio il dubbio, dopo le tante esternazioni, sulla loro aderenza al cattolicesimo che me la rende difficile.
Mi dispiace, ma è così. Non ci riesco.
Cesare
Sarà necessario accompagnare queste celebrazioni con la professione di fede e con la preghiera per me e per le intenzioni che porto nel cuore per il bene della Chiesa e del mondo intero.
RispondiEliminaQuesta è una formula e una condizione universalmente adottata da tutti i papi.
Anche i sacerdoti della FSSPX celebrano "una cum" il papa.
Quanto a me, parlo per me e me lo permetto proprio perché siamo in questo garbuglio inedito... Nutrendo perplessità su molte delle sue intenzioni, non posso che affidare l'aderenza ad esse della mia preghiera al Signore, riferendomi a tutte quelle che rientrano nella Sua volontà.
Così, en passant, tanti giornaloni USA e UK sogghignano sulla 'nuova vendita di indulgenze' da parte della chiesa cattolica, insomma, Lutero non ha insegnato nulla.......e ci marciano su, come con il film sullo scandalo degli abusi sessuali dei sacerdoti USA scoperti, si fa per dire, dal WP, e mandato in onda in visione universale sotto il pontificato precedente, e che, guarda caso ha inaugurato la mostra cinematografica di Venezia, non ha avuto grancassa mediatica perché il vdr non è uguale al papa di prima, sennò il papa scalfari avrebbe pontificato eccome.....
RispondiElimina@Tralcio: bentornato e benritrovato! D'accordo col tuo commento.
RispondiEliminaPrendo in prestito un tuo piccolo passaggio per approfondire.
"(la chiesa rahneriana) è orientata alla terra (l'orizzonte è prevalentemente sociale) e si accredita delle "collaborazioni" che può offrire "a tutti gli uomini di buona volontà" (non necessariamente la Volontà di cui si parla nel Padre Nostro)."
la concezione degli "uomini di buona volontà" va indagata.
L'espressione tradizionalmente è in Luca 2,1-14:
"C’erano in quella regione alcuni pastori.....Un angelo del Signore si presentò davanti a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande spavento, ma l’angelo disse loro: «Non temete, ecco, vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un Salvatore, che è il Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia». E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste che lodava Dio e diceva:
"Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà/che egli ama."
La versione "Pace in terra agli uomini di buona volontà" è ripetuta nel "Gloria" e si è diffusa. Dopo il Vat II si dice addirittura poi che indica tutti i brav'uomini credenti o non credenti che cercano il fantomatico "bene comune".
Nel testo sacro in realtà si tratta degli uomini benvoluti da Dio, è Dio che mostra la benevolenza divina verso di loro, non si parla univocamente di uomini di buona volontà. Perchè a un ascolto attento dovremmo domandarci: buona volontà secondo il mondo, secondo l'uomo, o secondo Dio?
Dio dona la pace che sopravanza le intelligenze a chi crede nel Cristo, per Sua Grazia, non per la buona volontà opinabile intrinseca nell'uomo. Infatti sta per nascere Gesù, in quel passo del Vangelo: non è un atto della buona volontà d'uomo, ma della "buona volontà" di Dio, che offre nel Figlio la Grazia.
Ritroviamo un passaggio simile dei sentimenti di Dio Padre che ci rende figli nel Figlio "secondo il beneplacito della sua volontà". Ci mostra il dono della salvezza in Cristo "nella sua benevolenza" (Ef 1,6.9). in Cristo "Si sono manifestati la bontà di Dio e il suo amore per gli uomini"(Tito 3,4).
Dopo aver accolto la "buona volontà" di Dio verso di noi, mostrata in Cristo, la "buona volontà" degli uomini non è altro che la nostra risposta affermativa alla Sua Venuta, con tutto ciò che implica.
Comunque, andando ai testi:
Luca 2, 14:
"Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che Egli ama"
E' vero che troviamo in latino
"Gloria in altissimis Deo et in terra pax hominibus bonae voluntatis"
ma nell'originale greco abbiamo:
Δόξα ἐν ὑψίστοις θεῷ καὶ ἐπὶ γῆς εἰρήνη ἐν ἀνθρώποις εὐδοκίας.
(εὐδοκίας è un genitivo, e in alcuni codici lo troviamo al nominativo, ma sono maggiori i codici col genitivo; il punto è -per farla breve- che studi più approfonditi fanno riferire l'εὐδοκία a Dio, quindi letteralmente "pace agli uomini di Sua (di Dio) benevolenza"/quindi "che Egli ama"). Perchè lì si sta annunciando e celebrando la benevolenza di Dio manifestata nel Cristo, non la benevolenza d'uomo.
Sembrano sottigliezze, ma hanno implicazioni. Fino intendere oggi la "buona volontà" d'uomo in maniera fuorviante, come dici.
@Tralcio bis
RispondiEliminaE' come nel Padre Nostro l'usuale "non ci indurre in tentazione" quando lo stesso S. Giacomo 1,12-14 afferma
"Beato l'uomo che sopporta la tentazione, perché una volta superata la prova riceverà la corona della vita che il Signore ha promesso a quelli che lo amano.
Nessuno, quando è tentato, dica: «Sono tentato da Dio»; perché Dio non può essere tentato dal male e non tenta nessuno al male. Ciascuno piuttosto è tentato dalla propria concupiscenza che lo attrae e lo seduce; poi la concupiscenza concepisce e genera il peccato, e il peccato, quand'è consumato, produce la morte."
Non è Dio che induce in tentazione, e al di là di come si sia diffuso
nel testo del Padre Nostro, se la Vulgata afferma "et ne nos inducas in tentationem"
la metafora più coerente col greco Καὶ μὴ εἰσενέγκῃς ἡμᾶς εἰς πειρασμόν
sarebbe un "Non lasciarci entrare nella tentazione", "non permettere che scivoliamo nella tentazione", ma non letteralmente "non ci indurre" (coerentemente con gli altri testi sul tema nel NT)
@anonimo 5 settembre 2015 14:32
RispondiElimina"Così, en passant, tanti giornaloni USA e UK sogghignano sulla 'nuova vendita di indulgenze' da parte della chiesa cattolica, insomma, Lutero non ha insegnato nulla.......e ci marciano su, come con il film sullo scandalo degli abusi sessuali dei sacerdoti USA scoperti, si fa per dire, dal WP, e mandato in onda in visione universale sotto il pontificato precedente, e che, guarda caso ha inaugurato la mostra cinematografica di Venezia, non ha avuto grancassa mediatica perché il vdr non è uguale al papa di prima, sennò il papa scalfari avrebbe pontificato eccome....."
Però non c'è nessuna vendita di indulgenze. Nulla è in vendita.
I papi, ora al di là di tutto, eredi del mandato apostolico con cui possono "legare o scogliere" possono indire un anno santo, una celebrazione straordinaria di perdono, un giubileo. Un momento di approfondimento a scopo redentivo e penitenziale.
Qui ci si chiedeva di certe formule e canoni e modalità. Ma la questione vendite indulgenze e paradisi a buon mercato propriamente non c'è:
Lutero continua a non avere ragione oggi come non ce l'aveva ieri.
Visto che è stato "evocato" e prima che le truppe cammellate a servizio del politicamente corretto organizzino festival per il 2017, giova ricordare, specie ai più propensi alla protestantizzazione del cattolicesimo, che Lutero escogitò questa bella pensata:
RispondiElimina-la grazia di Dio non "trasforma" la natura corrotta, sanandola e purificandola attraverso un percorso che richiede collaborazione da parte di chi riconosce il (proprio) male commesso, se ne duole, si converte e lotta, con tutta la fatica del caso, pur in un percorso di fede costellato di slanci, ricadute e continuo ricorso alla grazia divina
bensì
-la grazia copre il peccato, che resta ma è sepolto sotto la misericordia di Dio. Divento "giustificato" (sono fatto giusto) anche se continuo a sbagliare. Se ho fede, la grazia riveste tutto il male che commetto... Mi affido e tanto basta, in automatico.
Il geniale Martino vedeva in questo atto di fede l'abbandono necessario per non confidare in se stesso e nelle proprie opere e vedere tutti con quest'occhio benevolo. Lodevole... anche se un tantinello comoda.
Di conti Lutero ne ha azzerati parecchi:
-niente purgatorio nell'al di là
-niente sacrificio nella santa messa per salvare anime o a sconto dei peccati
-niente peccati da confessare personalmente, pentendosene e proponendo di astenersene
E ha inventato la finanza creativa ben prima dei banchieri:
-scambio i miei peccati con la giustizia di Cristo
-cancellazione dei debiti attraverso un atto di fede, senza importunare troppo le abitudini
-creazione di un credito illimitato con Dio attraverso lo sfoggio di "fiducia nel sistema"
-farla pagare cara a chi non la pensa come lui.
Chiunque conservi un minimo di gusto per il retto uso della ragione può valutare la logica... Nella Sacra Scrittura, di cui si peritano di discettare questi benpensanti c'è poco o nulla che accrediti queste tesi: ma anche lì si è creativi: libera interpretazione!
http://lascuredielia.blogspot.it/
RispondiElimina"Nel peccato mi ha concepito mia madre" more solito, Don Elia non le manda certo a dire.
"Non una sola parola è spesa per ricordarne la gravità e sollecitare le disposizioni interiori e gli atti esteriori che assicurano un pentimento sincero, senza il quale non c’è remissione dei peccati e l’assoluzione è invalida. Se, giusto per fare un esempio, due ragazzi non sposati confessano un aborto, ma persistono abitualmente in rapporti sessuali e non hanno alcuna intenzione di smettere, mancano le condizioni di un vero pentimento. Quanti sacerdoti lo sanno e ne terranno conto?"
il concetto luterano del "mantello" di justitia aliena che coprirebbe il peccatore,
RispondiEliminalo farebbe insieme simul iustus et peccator,
gli lascia il cuore malvagio immutato e non rinato, senza mai realizzare la "vita nuova",
e domani al Giudizio gli permetterebbe -a suo dire- di affermare:
"ehilà, sto a posto! Gesù ha già pagato per me, le mie "opere" non cambiano di una virgola la salvezza che Lui ha già acquistato per me"
sono pura follia, presunzione di salvarsi senza merito,
e cadono tuttora sotto la giusta condanna di Trento.
Stimato Josh, torno alla questione dei farisei...
RispondiEliminaNon sempre costoro insegnavano cose non vere, ma Gesù è stato particolarmente severo con loro anche quando invita a fare e osservare ciò che essi dicono (Mt 23) pur aggiungendo che non lo fanno. Non solo: c'è un'ulteriore stoccata: essi filtrano il moscerino e ingoiano il cammello (mt 23,24)...
La partita della vita di fede gradita a Dio non si gioca solo su vero/falso e coerenza/incoerenza, ma anche sul principale/secondario con il quale chi detiene il potere religioso può calcare la mano/glissare o attirare/distogliere l'attenzione.
Gesù non dice che il "secondario" non sia importante (iota unum): ma non si deve smettere di fare ciò che è importante per limitarsi a fare ciò che lo è senz'altro meno.
Oggi che il magistero punta il dito contro l'uso dei condizionatori è consuetudine tacere su 50 milioni di aborti l'anno, morti innocenti uccisi in barba al quinto comandamento.
O tacere su un proliferare di comportamenti totalmente contrari al sesto. Etc
Mentre si tuona contro l'indifferenza a certe tragedie, si è praticamente indifferenti verso altre tragedia di una realtà sociale scristianizzata, chiusa alla redenzione, mendicante solo comprensione per i peccati che non ha nessuna voglia di detestare ed anzi dichiara diritti, legiferando in tal senso.
Guai a voi, dunque, farisei ipocriti. Guai anche se parlate tanto di misericordia, ma tacete della giustizia e della fedeltà (ancora Matteo 23). Alla faccia del Sinodo sulla Parola che tanto appassionò pochi anni or sono soprattutto chi ha simpatie luterane... come per altro ora, incamminati verso "la rivoluzione di ottobre", non più a Mosca, ma a Roma.
La conoscenza di Dio tramite la Rivelazione non è discettar di "moscerini", ma vedere i cammelli che Dio fa passare nella storia. La fedeltà alla Parola non è un teologare al microscopio arzigogolando interpretazioni, ma stare a quanto c'è scritto, crudo e puro. La giustizia non è un moscerino perduto nei cieli della misericordia, ma giunge alzando la polvere di una mandria di cammelli.
Oggi qualcuno sta cercando di filtrare il vangelo, distillando il nettare più appetitoso per chi non ha alcuna intenzione di convertirsi, ma ama legittimarsi e legittimare la propria opinione relativa e soggettiva.
I cammelli infine sono utili ed essenziali per attraversare luoghi aridi e desolati, fino all'oasi. I moscerini sono fastidiosi e sostanzialmente non aiutano a vivere e a raggiungere ciò che necessita.
Oggi il legalismo è sottile, mira a creare sacche di liceità, ma non fa più i conti con i comandamenti o se li fa, li filtra in modo da renderli "relativi". Il dogma (ciò che è certo) è bevuto, con il cammello.
https://vimeo.com/124901084
RispondiEliminaAncora un commento di tralcio da incorniciare.
RispondiEliminaRingraziandolo, ne estraggo solo la conclusione:
"La conoscenza di Dio tramite la Rivelazione non è discettar di "moscerini", ma vedere i cammelli che Dio fa passare nella storia.
La fedeltà alla Parola non è un teologare al microscopio arzigogolando interpretazioni, ma stare a quanto c'è scritto, crudo e puro. La giustizia non è un moscerino perduto nei cieli della misericordia, ma giunge alzando la polvere di una mandria di cammelli.
Oggi qualcuno sta cercando di filtrare il vangelo, distillando il nettare più appetitoso per chi non ha alcuna intenzione di convertirsi, ma ama legittimarsi e legittimare la propria opinione relativa e soggettiva.
I cammelli infine sono utili ed essenziali per attraversare luoghi aridi e desolati, fino all'oasi. I moscerini sono fastidiosi e sostanzialmente non aiutano a vivere e a raggiungere ciò che necessita.
Oggi il legalismo è sottile, mira a creare sacche di liceità, ma non fa più i conti con i comandamenti o se li fa, li filtra in modo da renderli "relativi". Il dogma (ciò che è certo) è bevuto, con il cammello.
RispondiElimina"Esiste una debolezza d'udito nei confronti di Dio di cui soffriamo specialmente in questo nostro tempo. Noi, semplicemente, non riusciamo più a sentirlo – sono troppe le frequenze diverse che occupano i nostri orecchi. Quello che si dice di Lui ci sembra pre-scientifico, non più adatto al nostro tempo. Con la debolezza d'udito o addirittura la sordità nei confronti di Dio si perde naturalmente anche la nostra capacità di parlare con Lui o a Lui . In questo modo, però, viene a mancarci una percezione decisiva. I nostri sensi interiori corrono il pericolo di spegnersi. L'orizzonte della nostra vita si riduce in modo preoccupante..."Effatà" – "Apriti!" anche oggi per renderci capaci di sentire Dio e ridonarci così anche la possibilità di parlare a Lui. "
Munchen , omelìa 10.09.2006
Anonimo 10.48,
RispondiEliminail brano che citi l' ho sentito oggi all' Angelus. Non si citava l' autore, sembrava farina del proprio sacco.
Puoi elaborare meglio e di più sul tema?
Rr
Cara Rosa,
RispondiEliminaa occhio, trattandosi di Monaco 2006, sono parole di Benedetto XVI.
L'Angelus non le cita certo a sproposito. E' la conclusione del dopo-Angelus che spiazza totalmente...
Comunque l'Omelia di papa Benedetto è qui:
https://w2.vatican.va/content/benedict-xvi/it/homilies/2006/documents/hf_ben-xvi_hom_20060910_neue-messe-munich.html
Mic,
RispondiEliminaappunto: quando sento o leggo parole del VdR espresse in un Italiano come si deve - anche se ha spesso difficoltà a pronunciarle - sono pressoché sicura che non sono sue. Tnato piu sexsono dottrinalmente fondate e belle.
Niente di male a citare altri, ma Allora dovebbe nominarne l' autore:- Come diceva/ scriveva il mio augusto predecessore...-. invece niente.
A me, all' Università, è stato insegnato che se citi pari pari, devi citare l' autore, altrimenti e' plagio. Nelle Università nordamericane rischi al carriera accademica: se sei studente, ti possono espellere, se sei un professore, perdi il posto. Che poi un plagiatore noto, sia diventato un Santo laico e protestante, MLK, è un altra storia.
Quindi, anche stavolta, vale quanto già scritto da altri: se il VdR dice cose cattoliche, non sono sue, mentre sono sicuramente sue le sparate di ordine teologico, morale, politico con cui costella le sue apparizioni pubbliche e private.
Rr
Sostanzialmente ha fatto la stessa citazione del Vangelo fatta da Papa Benedetto. Solo che poi, alla fine del discorso ufficiale sensato, nel discorso a braccio successivo sembra trarne una conclusione diversa...
RispondiEliminaanche perchè, Rosa, il passo da Mc 7,31-37, delle orecchie prima e della lingua poi liberate e guarite da Gesù sono per udire la voce di Dio, e per glorificarlo.
RispondiEliminaInfatti ribadiva quasi letteralmente S. Paolo: Romani 10,17 "Ergo fides ex auditu, auditus autem per verbum Christi."
"La fede dipende dunque dall'udire e l'udire a sua volta si attua per la parola di Cristo."
Ma poco prima in Rm 10, 14, diceva
"E come potranno sentirne parlare, senza uno che lo annunzi?"
c'è di nuovo l'ostacolo oderno del no al proselitismo.
Più facile allora leggere la liberazione dell'udito non come udire Dio, ma come udire, orizzontalmente, solo l'uomo.
E specificamente udire l'altro. Meglio se migrante.