«PRENDA LA SUA CROCE»
Prenda la sua croce! La sua! Sia egli uomo, sia donna -la donna rara, il cui «valore è ben superiore alle perle» e che la terra intera non riuscirebbe a pagare- prenda con gioia, stringa con ardore e porti con coraggio sulle spalle la propria croce: la propria, non quella di un altro.
La sua croce!: quella cioè che la mia sapienza gli ha disposto «con misura, calcolo e peso». La sua croce: quella di cui ho misurato io stesso, con molta precisione, le quattro dimensioni: spessore, lunghezza, larghezza e profondità. La sua croce, quella che io stesso ho tagliato con atto di amore infinito dalla croce che portai sul Calvario. La sua croce, che è il massimo dono che io possa fare ai miei eletti sulla terra. La sua croce: formata nello spessore da perdita di beni, umiliazioni, disprezzi, dolori, malattie e pene spirituali che, ogni giorno, fino alla morte, la mia Provvidenza gli va preparando. La sua croce, formata nella lunghezza da un determinato periodo di mesi o di giorni che lo vedrà oppresso dalla calunnia, o immobile su di un letto, o ridotto all'elemosina, o in preda a tentazioni, aridità, abbandoni, e altre pene dello spirito. La sua croce, formata, infine, nella profondità “dalle sofferenze più nascoste alle quali io lo sottoporrò, senza che egli possa trovare conforto nelle creature che, anzi su mio comando, gli volteranno le spalle e, con me, lo faranno soffrire.
Prenda la sua croce! Non deve, cioè, né trascinarla, né scrollarsela, né ridurla, né nasconderla. Deve, invece, tenerla ben alta in mano, senza impazienza e tristezza, senza lamenti e borbottamenti volontari, senza diminuzioni e sotterfugi naturali, senza vergogna e rispetto umano.
Prenda la sua croce! La ponga sulla fronte, ripetendo con san Paolo: «Quanto a me non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo».
La ponga sulle spalle, a imitazione di Gesù Cristo, perché la croce diventi l'arma per le sue conquiste e lo scettro del suo impero.
La ponga infine nel cuore, con l'amore, per trasformarla in un roveto ardente che bruci giorno e notte nel puro amore di Dio, senza mai consumarsi.
Prenda la sua croce! Non vi è nulla infatti di tanto necessario, nulla di tanto utile e dolce, nulla di tanto glorioso quanto il soffrire per Gesù Cristo.”
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- La Lettera circolare agli Amici della Croce è una lunga lettera che Luigi Maria Montfort scrisse nel 1711 prima di trasferirsi in Vandea e indirizzata agli "Amici della Croce", un'associazione di Nantes con la quale collaborò negli ultimi mesi trascorsi in città. Nella lettera prendendo spunto dal nome dell'associazione fa una riflessione sulla Croce incentrata sul versetto del Vangelo di Matteo: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi sé stesso, prenda la sua croce e mi segua»,che analizza così: « Tutta la perfezione cristiana in effetti consiste: nel voler diventare santo: "se qualcuno vuol venire dietro a me; nella rinuncia: "rinneghi sé stesso"; nel soffrire: "prenda la sua croce"; nell'agire: "mi segua" » In questa lettera, riprende in parte quanto ha scritto nella sua prima opera L'amore dell'Eterna Sapienza, sostiene infatti che «i nostri peccati devono essere puniti, o in questo mondo, o nell'altro. Se lo sono in questo, non lo saranno nell'altro.», e come prova usa le vicende di alcuni santi che in vita «hanno sofferto i più grandi tormenti» e tramite queste sofferenze si sono guadagnati la santità. Dopo aver indicato la strada che l'associazione deve continuare a seguire: «Certo, Dio vuole fare di voi - Amici della Croce - altrettanti santi e sante, se rimanete fedeli alla vostra vocazione, se portate la vostra croce come si deve, cioè come l'ha portata Gesù Cristo». Elenca, nella seconda metà della lettera, alcune regole da seguire "per portare la croce come l'ha portata Cristo".
" Tutta la perfezione cristiana in effetti consiste: nel voler diventare santo "
RispondiEliminaBisognerebbe inculcarlo all'infinito , fin dall'inizio del Catechismo , perche' in me c'e' il rimpianto di averlo compreso tardi....
Tardi t’amai,
bellezza così antica,
così nuova,
tardi t’amai!
Ed ecco,
tu eri dentro di me
ed io fuori di me
ti cercavo
e mi gettavo
deforme
sulle belle forme
della tua creazione…
Tu hai chiamato
e gridato,
hai spezzato la mia sordità,
hai brillato
e balenato,
hai dissipato la mia cecità,
hai sparso la tua fragranza
ed io respirai,
ed ora anelo verso di te;
ti ho gustata
ed ora
ho fame e sete,
mi hai toccato,
ed io arsi
nel desiderio
della tua pace
(SANT’AGOSTINO, Le Confessioni, X, 27)
Leggendo questa lettera, non posso fare a meno di pensare allo strano caso di don Luciano Ciciarelli, sacerdote monfortano, scomparso il 2 agosto a Medjugorje. Fatto ampiamente ignorato dai più,soprattutto dai siti cattolici,in particolare quelli legati al fenomeno bosniaco sia direttamente che indirettamente. Cosa questa abbastanza triste, soprattutto per le motivazioni che sono state ipotizzate riguardo la sua scomparsa, che sono piuttosto inquietanti e facilmente reperibili per chi vuole documentarsi. Tuttavia ne vorrei evidenziare una:la pista satanica. Pare che in quei luoghi siano presenti sette sataniche. Don Luciano era un missionario e con l'associazione monfortana "Movimento Consecratio Mundi" divulgava la vera devozione a Maria, secondo San Luigi Montfort. Io mi chiedo:era questa la sua croce? Sparire nel nulla in un luogo di "grazia"? Probabilmente mentre cercava di proporre un modo più autentico di vivere l'amore per Maria, Madre di Gesù nostro Benedetto Salvatore? E'stato veramente Dio a volere questo? Domande senza risposte. O forse no.
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