Da diverso tempo ormai nel mondo cattolico “aggiornato” si sente parlare di creato e di sua tutela. In questo stesso mondo, pare che con il passare degli anni, da una prospettiva inizialmente antropocentrica che vede il creato al servizio dell’uomo, si stia progressivamente passando ad una prospettiva ecocentrica, in cui il creato assurge alla dignità di fine. Ne è riprova anche il fiorire di feste e ricorrenze in cui fanno il loro debutto cattolico categorie ambientalistiche, estranee tanto a Dio quanto all’uomo, dettate dal pensiero tecno-scientifico (e la mente non può correre anche all’enciclica Laudato sii …). Capita ad esempio di leggere cose del genere: «Al termine dell’Angelus, Francesco ricorda sia il Convegno nazionale della Chiesa italiana, al quale prenderà parte martedì prossimo recandosi a Firenze, sia la “Giornata del Ringraziamento”, che quest’anno ha per tema “Il suolo, bene comune”, che a Roma si svolge in concomitanza con la “Giornata diocesana per la custodia del creato”, arricchita quest’anno dalla “Marcia per la terra”» (vedi qui). Ringraziamento, Suolo, Custodia del creato, Marcia per la terra: ci sono già gli elementi per un nuovo calendario liturgico!
Nell’attesa dell’istituzione della festa cattolica di Gaia, proponiamo ai nostri lettori una pagina de La santa liturgia di Dom Gérard Calvet, sperando che possa scaldare un po’ i cuori di tutti. Non antropocentrismo né ecocentrismo, ma splendido e poetico cristocentrismo, culminante nella redenzione per opera del preziosissimo Sangue. Perché la figura di questo caduco mondo passa, e l’unica ricchezza che possediamo è la realtà in trasparenza dell’altro. Sancte Francisce ora pro nobis!
Il regno animale e vegetale, l’abbondanza delle sue forme, l’alternanza delle stagioni, il ritmo delle ore segnate dal sole, l’esatta rivoluzione degli astri, tutto compone una liturgia silenziosa in stato di attesa, un’immagine nella quale Dio si compiace perché vi è impresso il suo segno che è la luce del Verbo. Il mondo è riempito di vestigia e di similitudini di Dio; la creazione è un’immagine del creatore, immagine innocente, non offuscata, ma ancora integra nel suo stato di gloria. Come non vedervi che la luce del sole è anche ora nuova, oggi, come quando il mattino della creazione i suoi primi raggi illuminavano la superficie del globo, e l’atmosfera che respiriamo come il sorso d’aria pura ancora vergine inspirato dal primo uomo al suo primo risveglio.(Dom Gérard Calvet, La santa liturgia – Fonte: Romualdica )
Questa novità delle creature viste nella loro purezza originale è il grande miracolo dell’esistenza; pochi esseri umani sono sensibili a essa, e pertanto, dopo l’elevazione all’ordine soprannaturale, è la più alta espressione del divino nell’ordine del creato. Essa permette di considerare seriamente l’idea agostiniana del mondo come poema di Dio.
Nel prologo di san Giovanni abbiamo una frase che esprime molto bene il mistero di questa comunicazione di luce che Dio trasmette alla sua creatura, significato sottolineato anche dalla punteggiatura che sant’Agostino dà alla frase. Ecco il testo sacro come lo si trova sui messali: «Omnia per ipsum facta sunt: et sine ipso factum est nihil quod factum est: in ipso vita erat, et vita erat lux hominum» [«Tutto è stato fatto da Lui, e senza di Lui niente è stato fatto di quello che è fatto. In Lui era vita e la vita era la luce degli uomini»]. E ora la punteggiatura scelta dal vescovo d’Ippona (sappiamo che nel testo originale non ne era indicata alcuna): «Omnia per ipsum facta sunt, et sine ipso factum est nihil» (Punto). Poi inizia un’altra frase: : «Quod factum est in ipso vita erat!» : . Traduciamo: : «Tutto è stato fatto per mezzo di Lui, e senza di Lui niente non è stato fatto: (Punto). : Quello che è stato fatto in Lui era vita».
Nel commento di sant’Agostino a questo testo si trova un’idea davvero bella e nobile: ogni cosa è viva perché abita eternamente nel pensiero di Dio, indipendentemente dal suo abito terreno più o meno misero: «Per quanto posso, ecco come ve lo spiegherò. Un artigiano fabbrica un armadio (faber facit arcam). Inizia concependo l’idea di armadio (in arte). Solo che l’armadio non si trova, in quanto idea, nella stessa condizione nella quale appare allo sguardo. Come idea esiste invisibile; una volta realizzata, esisterà nel visibile. Ecco ora che l’armadio è stato eseguito: ha smesso pertanto di esistere come idea?... Dunque bisogna distinguere: l’armadio senza la realtà non è vita, ma come idea è vita, dato che l’anima dell’operaio è viva, la quale racchiude tutto questo nella sua idea prima di produrla al di fuori. Allo stesso modo, cari fratelli, la Sapienza di Dio, attraverso la quale tutto è stato fatto, contiene in sé l’idea di tutti gli esseri prima di crearli. Guarda la terra, c’è anche un’idea di terra; osserva il cielo, c’è anche un’idea di cielo; sole e luna, esistono anche come idea; se nella loro realtà esterna sono dei corpi, nel pensiero divino invece sono vita (in arte vita sunt) » (Commento al Vangelo di Giovanni 1,17).
Ricordiamo questa espressione: in arte. L’ars è il piano dell’esecuzione, l’idea ispiratrice. San Bonaventura è vicino al pensiero di sant’Agostino quando afferma che il Verbo è l’arte del Padre. Questo comporta che l’universo creato è pensiero in atto, firma, immagine concreta emanata dal Pensiero divino. È per questo che san Giovanni aggiunge nel suo prologo: «et vita erat lux hominum»; il legame scaturisce da Lui stesso che unisce vita e luce. Tutto ciò che è stato fatto in Lui era vita, e la vita era la luce degli uomini.
È come dire che noi siamo illuminati dalla stessa luce divina che proietta al di fuori il magnum carmen, «il poema della creazione, opera di un artista ineffabile». Questa luce ci parla di Dio: «In lumine tuo videbimus lumen». È in questa tua luce che vedremo la luce, canta il Salmo 35. «Alla tua Luce», cioè nella luce creatrice che Dionigi chiama Autokallopoios — produttrice essa stessa di ogni bellezza — e che sant’Agostino denomina Saggezza o Arte; nella Luce divina, e solo in essa, possiamo percepire la verità delle creature, il loro carattere sacro e che incanta, il mistero della loro vocazione!
Come non vedere in questa grande opera della creazione così nuova e armoniosa, una lode naturale, un canto, un’ovazione, per non dire un’immensa liturgia cosmica? Questa interpretazione, che si diffonderà più tardi grazie alla fortuna che ebbe la teologia francescana, sembra accordarsi a ciò che c’è di più essenziale nel cattolicesimo; trova il suo fondamento dottrinale nei Padri greci secondo i quali non c’è valore creato, anche naturale, che non debba essere concepito come rassomiglianza e partecipazione alla luce del Verbo. Mimesis et metexis sono i termini che ritornano spesso nei loro scritti.
È in questo spirito che bisogna leggere la mirabile Gerarchia celeste di Dionigi l’Areopagita, la cui dottrina può riassumersi in tre parole chiave: immagine, effusione, partecipazione. Secondo questo autore, ogni cosa giunge a noi grazie all’illuminazione proveniente dalla «luce principale» (Archiphôtos) che «discende con bontà e in diversi modi fino agli oggetti della sua provvidenza… per convertirci all’Uno e alla semplicità deificante dell’unico Padre». In questo movimento di discesa della luce e nel riflusso ascendente di esseri illuminati e gerarchizzati dal Verbo, splendore del Padre, l’universo ritorna al suo principio in una celebrazione grandiosa dove la creatura umana si trova anch’essa inserita: «Noi stessi — scrive Massimo il Confessore —, attraverso il cambiamento della nostra natura presente, dapprima generati come tutti gli animali della terra, divenuti figli, trasportati dalla giovinezza alle rughe dell’età matura, come un fiore che dura un istante, morente per passare a un’altra vita, veramente, noi meritiamo di essere chiamati al gioco di Dio» (Mistagogia). Ritroviamo la medesima idea anche in Clemente Alessandrino, per il quale il Verbo è essenzialmente colui che «ha ordinato tutto con misura, avendo sottomesso la dissonanza degli elementi alla disciplina dell’accordo per fare del mondo una sinfonia» (Protrettico) .
Ma questa sinfonia, compromessa dal peccato e dalla caduta dell’uomo, sarà nuovamente ristabilita e purificata dalla grande corrente d’azione redentrice del Figlio di Dio. Il Verbo incarnato non è solo Re delle nazioni; egli esercita una sovranità su tutto l’universo, e la creazione acquisisce una nuova dignità non solo dopo che la terra si è fatta sgabello dei suoi piedi — scabellum pedum tuorum — ma anche dopo che i rivoli di sangue, sgorgati dalle sue sacre membra, l’hanno lavata in un universale fiume d’amore. Un inno della Passione esprime tutto ciò in una celebre strofa: «Mite corpus perforatur, sanguis, unda profluit: Terra, pontus, astra, mundus quo lavantur flumine!» [«È squarciato il mite corpo, sangue ed acqua ne sgorgò: terra, mare, cielo e mondo quale fiume vi lavò»: Inno delle Lodi della Domenica delle Palme].
http://www.antoniosocci.com/cosi-bergoglio-manipola-anche-don-camillo-ma-lui-e-un-prete-cattolico-non-e-come-don-francesco-chichi/
RispondiEliminaHo letto l`articolo di Socci, vedo che non siamo soli ad osservare la strumentalizzazione pro domo sua che del Vangelo fa quotidianamente Bergoglio, un Vangelo che diventa anche strumento di bastonate, sentenze, caricature, sempre a danno degli stessi, un Vangelo che serve a dividere i cattolici in gruppi e categorie, due al massimo tre...
RispondiEliminaNon stupisce che anche don Camillo sia stato usato per far passare l`immagine del buon prete che assomiglia, guarda caso, come due goccie d`acqua alla descrizione che di Bergoglio fanno i suoi adulatori.
Mentre Bergoglio ci presenta la sua versione di don Camillo, mi ricordo che Benedetto XVI aveva dato come modello ai sacerdoti il Santo Curato d`Ars, aveva deciso di proclamarlo protettore dei sacerdoti alla fine dell` Anno Sacerdotale con un Motu proprio, la notizia era stata resa nota dall’Ufficio delle cerimonie liturgiche e pubblicata dall`OR ma alla fine, all`ultimissimo momento, non ha potuto farlo.
Così ne parlava Tornielli....
http://www.andreatornielli.it/?p=539
Cara e gent.le Maria, sono Berni:
RispondiEliminanei giorni scorsi ho mandato un commento su un'articolo che riguardava i FFI e P.Manelli, forse ieri l'altro quando stava in TV a la Vita in diretta con l'avv: Tuccillo e con le suorine.
Forse per la lunghezza (e purtroppo sbaglio a commenti troppo lunghi) non l'hai pubblicato, comunque ritorno più brevemente su quel discorso; vorrei capire se Bergoglio, il VdR, ormai ha tutta l'intenzione di distruggere piano piano gli ordini religiosi, soprattutto quelli più traditio e più fiorenti. (dopo quello che si dice abbia fatto alla chiesa Argentina e come l'ha lasciata per venire a Roma).
Nella prima parte del conc.vat.II hanno distrutto la S.Messa latino/gregoriana, unitamente a tutto ciò che era Chiesa e Cattolico, come la Dottrina modificata a loro piacimento e mille altre cose.
Nella seconda parte, visto che B.XVI aveva reinserito qualcosa, hanno subito fatto capire che bisognava cambiare strada, ed hanno cominciato negli anni ottanta a mettere sotto accusa e scomunicare prima la FSSPX, ed Altri hanno detto no! no! no! e hanno tolto la scomunica (Summorum Pont. e liberalizzazione Messa VO).
Male o bene, (cacciato il lupo cattivo), arriva dalla fine del mondo l'uomo del buonasera e cominciano i guai per i FFI (P.Manelli, P.Pellettieri e compagni) abbiamo visto come è andata col Kommissario, vengono altri Kommissari e incomincia una tiritera contro l'ordine sia maschile che femminile fino a far raddrizzare i capelli, perchè le masse ignoranti in materia devono credere che c'è un demonio che vuole distruggere la Chiesa (al posto del vero distruttore amato e applaudito da tutte le masse).
Ora comincia forse una storia sull'Ordine Benedettiano -
Ma per caso la seconda parte è quella di distruggere anche tutti gli ordini religiosi? Visto che la prima parte ha distrutto quello che volevano protestanti, ebrei e massoneria; così la facciamo davvero finita e viene fuori la nuova chesa due bergogliana e vaticansecondista? visto anche quello che hanno prodotto i sinodi e quello che producono i colloqui frequenti con Scalfari, Bonino, odifreddi e viadicendo?.
Grazie Maria se mi sono prolungato - ma voglio talmente bene alla Mia Chiesa che pensare alla distruzione mi crepa il cuore.
MI sono sempre chiesta perchè la cosa del S. Curato d'ARs non andò in porto. A chi dava fastidio il Curato d'Ars ?
RispondiEliminaRR
"Terra, pontus, astra, mundus quo lavantur flumine ! Il rapporto dell’uomo con il creato"…
RispondiEliminaUn rapport qui passe aussi, il convient de le rappeler, par l'astronomie sacrée, oubliée des modernes. Pourquoi les théologiens d’aujourd’hui n'en parlent-ils jamais ? Voyez leurs interprétations, souvent ridicules, de l’étoile de Bethléem…
L’astronomie sacrée — qui n’a rien à voir avec l’astrologie — n'en existe pas moins. Elle nous parle de cette autre forme de la Parole de Dieu qu’est le message des astres.
Que nous dit l’extraordinaire psaume 19 ?
“Le ciel raconte la gloire de Dieu et l'étendue révèle l'œuvre de ses mains. Le jour en instruit un autre jour, la nuit en donne connaissance à une autre nuit. Ce n'est pas un langage, ce ne sont pas des paroles, on n'entend pas leur son. Cependant, leur voix parcourt toute la terre, leurs discours vont jusqu'aux extrémités du monde… “
A lire, sur cette question, en espagnol :
http://www.adelantelafe.com/apocalipsis-ya-otra-senal-importante-aparece-en-los-cielos/
OT. Cristo nell'urina: l'opera scandalo patrocinata dalla regione Toscana
RispondiEliminaAnche questo!
Comme l’a très bien montré René Guénon dans plusieurs de ses ouvrages — et sur ce point je suis entièrement d’accord avec lui —, il faut sortir, se libérer des catégories étroites du rationalisme moderne, fondé sur l’individualisme et le nominalisme, c’est-à-dire le subjectivisme (lequel a contaminé toute notre pensée depuis la fin du moyen âge), pour retrouver le chemin des grandes réalités de l’Être, bien connues, elles, des Anciens.
RispondiEliminaUne de ces grands réalités de l’Être est que tout, dans la Création, se tient et se correspond : le Haut et le Bas, le Ciel et la Terre, la Vie et la Mort, et que le seul langage capable de rendre compte de ces correspondances est le Symbolisme, la Poésie au sens propre, dont la forme la plus haute est, sans aucun doute possible, la Liturgie traditionnelle. Or la Liturgie traditionnelle se développe toute entière en accord avec le cycle des saisons et donc celui des astres. Un cycle qui n’est pas absolument répétitif mais apparaît animé de l’intérieur par un Mouvement ouvert à la Nouveauté. D’une certaine manière tout se répète et rien n’est absolument pareil. Ce Mouvement ouvert à la nouveauté s’appelle l’Histoire. Et ce Mouvement, en vertu de la loi des correspondances, est lisible dans celui des astres. C’est là tout le fondement de l’astronomie sacrée.
Un témoignage solennel nous en est donné dans le livre de l’Apocalypse, qui clôt la Révélation écrite, et culmine dans la vision de la Femme revêtue du soleil (i.e. couverte de l’Esprit-Saint) et couronnée de douze étoiles : 12, 1-3.
RispondiElimina“Puis il parut dans le ciel un grand signe : une femme revêtue du soleil, la lune sous ses pieds, et une couronne de douze étoiles sur sa tête.
Elle était enceinte, et elle criait, dans le travail et les douleurs de l'enfantement.
Un autre signe parut encore dans le ciel : tout à coup on vit un grand dragon rouge ayant sept têtes et dix cornes, et sur ses têtes, sept diadèmes ; de sa queue, il entraînait le tiers des étoiles du ciel, et il les jeta sur la terre.
Puis le dragon se dressa devant la femme qui allait enfanter afin de dévorer son enfant, dès qu'elle l'aurait mis au monde. de sa queue, il entraînait le tiers des étoiles du ciel, et il les jeta sur la terre. Puis le dragon se dressa devant la femme qui allait enfanter afin de dévorer son enfant, dès qu'elle l'aurait mis au monde.
Or, elle donna le jour à un enfant mâle, qui doit gouverner toutes les nations avec un sceptre de fer; et son enfant fût enlevé auprès de Dieu et auprès de son trône… ”
Ces images ne sont poétiques (au sens vulgaire du terme : comme produit d’une imagination toute subjective et arbitraire) que pour ceux, ou celles, qui ne comprennent rien à la vraie Poésie, laquelle nous met en rapport avec la vérité profonde des choses par le moyen du symbolisme.
Pour l’interprétation précise, en termes d’astronomie sacrée, de ces versets de l’Apocalypse, je renvoie au texte en espagnol que j’ai déjà cité :
http://www.adelantelafe.com/apocalipsis-ya-otra-senal-importante-aparece-en-los-cielos/
Cara Rosa, la cosa, e scusa la rima involontaria, non andò in porto perché trovò un muro insormontabile eretto da parte dei contrari alla liturgia a prescindere, l'anno della fede fu soffocato nella culla col dimissionamento dell'allora Pontefice regnante, non felicemente, ahimé, l'enciclica sulla fede era completa, pare fosse bellissima, ma come si dice 'questa cosa non s'ha da fare né ora né mai'.....ricorda che Bertone è solo il card. schermo, hai presente la donna schermo medievale? Ecco, si colpisce lui per colpire chi l' ha nominato, non lo sto difendendo, perché ha le sue colpe, ma il vero bersaglio è sempre lo stesso, anche dopo la cacciata......intelligenti pauca, cmq se mi è permesso, anche facendo digiuno tv gossiparo- cazzaro, non se ne può più del duo nuzzi-fittipaldi, 2 eroi incompresi, soprattutto il primo che ha seppellito papa Ratzinger sotto un mare di me.....lmose menzogne e adesso osano contestare la libertà di espressione? Ah, ma hanno toccato l'idolo, che peraltro non viene neppure sfiorato nei 2 libri, ma ça suffit per impiccarli, vero p.livi(d)o? Lupus et Agnus.
RispondiEliminaChe dire del comune di Trieste che dà 400 euro al mese a chi accoglie un profugo?
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RispondiElimina@ RR - Curato d'Ars
A chi dava fastidio il S. Curato d'Ars? lei si chiede. Per me la risposta e' chiara: alla maggior parte dei sacerdoti di oggi, tutti lontani le mille miglia dalla concezione del vero sacerdozio cattolico, che deve avere una sola preoccupazione: la conversione e la salvezza delle anime. Il curato d'Ars rappresenta un modo veramente eroico di intendere la missione sacerdotale, esattamente allo stesso modo degli Apostoli. Rappresenta la negazione vivente del concetto bastardo oggi predominante nella Gerarchia: quello dell'adattamento al mondo, della necessita' di cambiare la Chiesa perche' il mondo e' cambiato, proposizioni che possono stare in bocca a chierici senza fede, sui costumi di gran parte dei quali e' meglio non saper nulla. Proposizioni che gridano vendetta di fronte a Dio perche' il mondo e' "cambiato" corrompendosi nel modo che sappiamo e loro vogliono (con il dialogo) partecipare alla semina di questa corruzione! parvus
L'intervento di RAOUL DE GERRX delle 16:32 è semplicemente magnifico, pur nella sua brevità e sinteticità. Consiglio anche a chi non conosce il francese di cercare di tradurlo per leggerlo e meditarlo. Profuma di pura metafisica. Grazie Raoul.
RispondiEliminaCara Rr: la "necessita' di cambiare la Chiesa perche' il mondo e' cambiato", era la tesi del Vescovo di Metz nel 1967-'68 (Mons, Joseph Schmidtt)I; lui diceva addirittura che bisognava cambiare anche lo stesso concetto di salvezzaa portataci da NSGC. Il cambiamento cui accennava era, ovviamente, la rivolta comunista dei giovani del '68, che tutto l'episcopato francese appoggiò in pieno, infischiandosene ampiamente del fatto che la maggioranza dei francesi non la condividesse e avesse dato vita ad un'accesa reazione. Ne parla molto in dettaglio Jean Madiran nel suo ottimo libro "L'eresia del XX secolo". Purtroppo gran parte del clero, anche del basso clero, vuole adattare la realtà all'ideologiqa, prima comunista, ora omosessualista, poi genderista, il tutto in un'ecumenismo relativista e sincretista che è uno schiaffo al Regno Sociale di Cristo, e da una posizione sostanzialmente protestante (luterana? anglicana? non saprei), di profanazione dell'Eucaristia (comunione ai peccatori impenitenti, incredulità verso la Presenza Reale), del Sacerdozio, della Confessione, del Matrimonio. Ne restano solo 3 di sacramenti non profanati: resisteranno a lungo ?
RispondiEliminaLupus e Parvus,
RispondiEliminaho capito le resistenze, ma poteva fare appunto un motu proprio. Poi se ne sarebbero infischiati, ma almeno il motu proprio sarebbe rimasto a futura memoria.
Comunque tutto questo ormai e' passato.
Rr
Sono d'accordo con Silente, gli scritti di Raoul sono da salvare nel cassetto delle sentenze preziose.
RispondiEliminaMerci à Silente et à Sagmarius de leur généreuse appréciation. Je suis heureux qu'ils aient compris ce que je voulais dire, même si je l'ai fait de manière, en effet, un peu hâtive et trop succinte. Mais les contraintes d'un blog ne permettent guère d'approfondir.
RispondiEliminaJe profite de l'occasion pour rappeler, en matière d'astronomie sacrée, les travaux pionniers d'Antonio Yagüe, géologue espagnol, accessibles sur Internet (You tube). On n'est pas obligé d'être d'accord avec toutes ses déductions, mais l'intuition de base de ses travaux est tout à fait remarquable et ouvre à la réflexion d'immenses perspectives.
Come ha dimostrato benissimo R.Guénon in molte sue opere, e su questo punto sono d'accordo con lui, bisogna uscire, liberarsi dalle categorie strette del razionalismo moderno fondato sull'individualismo e il nominalismo, cioè il soggettivismo ( che ha contaminato tutto il nostro pensiero dalla fine del medioevo) per ritrovare il cammino delle grandi realtà dell'Essere ben conosciute dagli antichi. Una di queste grandi realtà dell'Essere è che tutto, nella creazione, è contenuto e corrisponde: alto e basso, cielo e terra, vita e morte e che il solo linguaggio capace di rendere conto di queste corrispondenze, è il Simbolismo, la Poesia in senso proprio, la cui forma più alta è senza alcun dubbio possibile, la Liturgia tradizionale. Ora la liturgia tradizionale si sviluppa tutta intera in accordo con il ciclo delle stagioni e quindi quello degli astri. Un ciclo che non è assolutamente ripetitivo, ma appare animato all'interno da un Movimento aperto alla Novità, in una certa maniera tutto si ripete, ma niente è assolutamente uguale. Questo movimento aperto alla Novità si chiama Storia e questo movimento in virtù della legge delle corrispondenze, è riscontrabile in quello degli astri. Là c'è tutto il fondamento dell'astronomia sacra.R.DE Gerrx 16.32
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