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sabato 5 dicembre 2015

Natale e la debolezza dell’Europa che a quei valori non crede più. E noi come ci poniamo di fronte a questo?

Se questo è un vescovo...
Pubblichiamo di seguito quanto scrive Vittorio Messori sul Corriere.
Nulla di nuovo di quanto già detto e ripetuto qui. Lo riprendiamo per dar conto dei recenti episodi di pastori proni a chi non dovrebbero, in nome di un falso senso di rispetto che non è altro che inetto calabraghismo. Essi idolatrano il dialogo e l'indiscriminata accoglienza mentre rinnegano il Signore al quale sono consacrati, le tradizioni che lo onorano [qui] e persino il culto che è quanto di più sacro abbiamo. Vedi, ad esempio il caso di Monza: scuola cattolica annulla la Messa di Natale. Il prete: «Atto di culto troppo forte» [qui], per non parlare  dei casi di Rozzano et alia [qui].
Solo che per Messori non c'è da stupirsi di dati di fatto ormai consolidati, che sono iniziati col vuotare di significato, soffocandone la pregnanza nelle abitudini consumistiche, i nostri simboli e le realtà che essi veicolano. Tuttavia, se fino ad oggi ciò è potuto accadere anche perché è mancata un'adeguata resistenza, vuoi per sottovalutazione dei fenomeni vuoi per indifferenza, ormai è stato valicato ogni limite. E noi non possiamo e non vogliamo rassegnarci ad uno status quo fin troppo desolante. Non tutte le persone si lasciano irreggimentare nel pensiero unico dominante e, forse, qualche reazione comincia ad affacciarsi in ordine sparso. E dunque continuiamo a fare del nostro meglio perché nessuna lampada resti nascosta sotto il moggio...

Rispetto per l’Islam? È falso. Ma quel gesto racconta ciò che abbiamo perduto
Forse scandalizzerò qualcuno confessando che non riesce, a me, di scandalizzarmi per le gesta politicamente corrette di un preside di provincia, di un signore commoventemente ligio al conformismo egemone. Quello dominato da una sorta di raptus maniacale: la vigilanza ossessiva per “non offender “ alcuno.

Per stare al nostro preside: nonostante le sue precisazioni, resta il fatto che far finta di niente a Natale, solennizzando invece a gennaio una neutrale “Festa dell’Inverno“, gli sembra un contributo al rispetto per le altre culture e alla integrazione degli immigrati musulmani. C’è da annoiarsi: capisco la sorpresa dello sprovveduto professore per l’eco mediatica suscitata da una sortita di cui abbiamo visto e ogni giorno vediamo qualche esempio.

Per un esempio tra tanti: quante maestre, di elementari se non di asilo, hanno distillato simili propositi edificanti in assemblee grondanti buonismo e li hanno resi pubblici? È ormai cosa da “breve“, per dirla in gergo giornalistico, roba da pagine di cronaca dei quotidiani locali.

È tedioso dover spiegare per l’ennesima volta che l’effetto di simili iniziative non consiste nella gratitudine degli islamici , aumento della stima per noi, tanto generosi . L’effetto sta, al contrario, nella conferma del loro disprezzo per gente pronta a nascondere le proprie tradizioni, anche religiose, per una piaggeria gratuita, per giunta non richiesta. Chi mai tra noi - si dicono- chi mai rinuncerebbe al rispetto del digiuno anche per un unico giorno di Ramadan? E questi, invece, si affannano a nascondere pure la ricorrenza della nascita del loro Messia, che per giunta scambiano per il Figlio di Dio, per non dar fastidio a noi e ai nostri figli a scuola o all’asilo? Ma allora ha ragione l’imam quando, in moschea, ci dice che questa Europa che fu cristiana ormai è atea ed è pronta a passare la mano all’umma, la comunità di noi credenti veri .

Tengano innanzitutto presente, i presidi di provincia e, in genere, i portatori di generosi sentimenti, che ogni musulmano – quale che sia la sua miseria economica o la sua posizione sociale, anche infima – guarda il cristiano dall’alto in basso, certo della sua superiorità in ciò che conta: la conoscenza e l’adorazione dell’unico, vero Creatore dell’universo.

Maometto muore esattamente sei secoli dopo la morte di Gesù. Questi è degno di ogni onore, il suo nome sia in benedizione, ma solo perché, come penultimo profeta, è venuto ad annunciarci l’arrivo dell’ultimo , definitivo profeta, colui al quale l’arcangelo di Allah ha dettato, parola per parola, la Rivelazione piena. Nella discendenza di Abramo vi è una scala ascendente: la Torah degli ebrei, il Vangelo dei cristiani e – infine – il Corano degli islamici. I quali, dunque, stanno al vertice e guardano con compassione noi, credenti in Cristo, noi attardati, noi fermi a un anacronistico gradino inferiore.

Anche per questo lo scambiare per rispetto il nascondimento della nostra identità religiosa, è visto come una conferma della vergogna che proviamo nell’essere fermi a un Dio dimezzato, senza conoscere Allah. Per chi, come per questi popoli, ciò che innanzitutto conta è la dimensione religiosa, il vero sottosviluppo è il nostro, la nostra ricchezza economica non vale nulla a confronto della loro ricchezza di possessori della verità definitiva.

Nessun islamico consapevole accetterà un dialogo alla pari con i cristiani, per lui inutile ( che cosa ha ancora da sapere, nel Corano essendoci tutto?) ed anche umiliante, essendo quelli fermi a Gesù, dunque a un livello ben inferiore per coloro che ascoltano la testimonianza di Muhammad.

C’è, ripeto, un sospetto di noia nel dovere ricordare – magari a persone di cultura come gli insegnanti – realtà elementari che dovrebbero essere ben note. In ogni caso, sia chiaro: per quella che Vico chiamava “ l’eterogenesi dei fini “ ( le buone intenzioni che, messe in pratica, producono effetti rovesciati rispetto alle attese) il rinunciare alle nostre prospettive e alle nostre tradizioni non porta alla pace. Può portare, invece, alla guerra: non solo a quella del risorto Califfato, ma anche a quella di altre parti dello sconfinato mondo islamico. Mondo sempre più convinto che – nella nostra incuranza religiosa – vi sia la conferma che siamo pronti alla resa, maturi per l’islamizzazione, con le buone o con le cattive. E, in questo, va pur detto, non avrebbero del tutto torto.

In effetti, quale Natale come nascita di Cristo può difendere un Occidente – europeo e nordamericano - che ha da tempo provveduto a cancellarne il nome? Da anni è scorretto, inaccettabile, un Merry Christmas, sostituito dunque da un Season’s greetings. E che cosa ha che fare il bambino di Betlemme con il vecchio, obeso Babbo Natale della Coca Cola? Che c’entra colui che ripeté “ beati i poveri “ con il trionfo commerciale della fine di dicembre ? Che dire ( i siti su Internet ne sono pieni ) del malizioso abbigliamento intimo proposto alle donne per un sesso tutto speciale per festeggiare la notte in cui, dicevano una volta, il Messia venne alla luce ?

In fondo, siamo giusti: perché prendersela troppo con il rappresentante di una scuola dove insegnanti e allievi – alla pari dei loro compagni dell’intero Occidente – in gran parte hanno gettato alle spalle il senso e il messaggio di questa Nascita? In nome di quali “valori” dovremmo schierarci a difesa, noi, cittadini di una Europa che ha rifiutato di riconoscere che le sue radici stanno - non solo, certo, ma in gran parte - in quei venti secoli di storia trascorsi dal parto di Maria nel villaggio di Giudea?
C’è, in vicende come questa, molto dèja vu. Ma non manca di certo pure l’ipocrisia.
Vittorio Messori

39 commenti:

  1. Incominciamo col dire che questa scusante del "non offendere qualcuno" è utilizzata col solito collaudato peloso doppio pesismo. Chissà perchè non viene fatta valere per altre laicissime strombazzanti cerimonie, festività e dogmi. Ci sarebbe da divertirsi con le abolizioni...
    Che poi la conforme e omologatissima coi Poteri del Mondo chiesa bergogliana si accodi zelante, anzi in certi casi è più realista del re, in effetti dopo due anni di trionfali imprese non stupisce affatto.
    Miles

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  2. ...San Francesco, sembra che al tuo presepe credano davvero solo i suoi nemici, i presidi presepicidi: per loro non è affatto tradizione museificata e morta, per loro è acqua santa che scotta e quando lo vedono cominciano a dare in smanie come indemoniati davanti all’aspersorio. San Francesco, la grandezza della tua invenzione è provata dalla sua crescente necessità: il presepe nel 1223 era una poetica biblia pauperum, nel 2015 è ancora di più, è segno di contraddizione ed esorcismo. (Langone)

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  3. Mia madre, insegnante elementare in pensione, mi ha raccontato ieri che, subito dopo la fine della guerra, tutti i maestri elemntari socialisti fecero il giro delle aule e staccarono i crocefissi. "Questi qui ormai non ci fanno più niente, la scuola è nostra". Poi arrivò al potere De Gasperi, ed i crocifissi rornarono. "Perciò- ha concluso mia madre - non è cambiato nulla, siamo tornati a quei tempi. Ci sono loro al governo."
    L' Islam non c' entra, c'entra l'ideologia atea, lacista, marxista, di ieri e di oggi.
    Saranno i primi, vedrete, a convertirsi e a fare il Ramadan.
    Rr

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  4. Articolo bello e istruttivo. Messori è sempre equilibrato nei toni, ma inflessibile nella sostanza.
    Il principale problema della Chiesa dal e del concilio è la sua rinuncia alla Verità e al suo annuncio, cioè la resa incondizionata al laicismo, al relativismo e al suo corollario, l'ecumenismo. Le stupefacenti dichiarazioni del Vescovo di Padova ("possiamo rinunciare alle nostre tradizioni") non sono isolate, ma il comune sentire di molti presuli e di molta parte della gerarchia. La conseguenza è la riduzione della Chiesa a mera agenzia umanitaria anche a difesa di chi ci vuole invadere e quindi ad attrice attiva della distruzione dell'Europa e delle sue radici etniche, storiche e culturali. Una Chiesa che sembra schierarsi dalla parte di chi vuole distruggere le nostre identità per meglio favorire un meticciato indifeso rispetto alle seduzioni del globalismo e del mondialismo.

    Da parte di una - purtroppo - consistente componente della Chiesa, c'è un atteggiamento spocchioso e intellettualistico nei confronti dei "semplici" che vogliono difendere i simboli, anche i più popolari, del Natale e del Cristianesimo: da parte di questa componente, intrisa di protestantico modernismo, il Presepe, le manifestazioni natalizie, i relativi riti popolari, sono puro "devozionismo", estraneo allo "spirito del concilio" e indegno di "cattolici adulti". Paradossalmente, hanno ragione: c'è più vera teologia in un Presepe o in una celebrazione popolare natalizia che in tutti i loro contorti, astrusi, involuti e spessissimo antidogmatici testi di "nuova teologia".

    Ben lo ricorda Japhet qui sopra, citando Camillo Langone: il Presepe non è solo una doverosa manifestazione di fede, pubblica e privata e un sentito e tradizionale esercizio estetico che deve (in nome della Verità e della nostra civiltà) adornare le nostre case, i nostri edifici pubblici, le nostre scuole: è anche un implicito ma efficace esorcismo plastico e pubblico.
    San Carlo Borromeo adornò le terre lombarde di Sacri Monti, Vie Crucis, cappelle e croci viarie: una sacralizzazione del paesaggio, un "esorcismo territoriale". Ma il protestantesimo, dilagante dalla Valtellina e dal Piemonte, venne fermato. Perché il buon Dio risponde non solo alle nostre preghiere verbali, ma anche a quelle di pietra e di argilla.

    La difesa dei Presepi nelle scuole, negli edifici pubblici, persino negli spazi commerciali non è un esercizio di poveri bigotti di paese, ignoranti religiosamente, come pensano i presuli progressisti, e legati a tradizioni obsolete. E' la doverosa difesa di una rappresentazione plastica, visibile ed esorcistica di un Dio che si è fatto uomo, per la nostra salvezza. Rinnegare il Presepe significa rinnegare il Credo.

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  5. È vero, Messori, non dice nulla di nuovo o di più rispetto a ciò che da tempo scriviamo qui, ma noi siamo piccoli e inascoltati, il che non impedisce il KGB vaticano di monitarci...
    Anche se è probabile che, in questa nuova "chiesa della tenerezza" che mette tutte le religioni e i loro libri sacri sullo stesso piano anche Messori sia una voce che grida nel deserto, e anche se è una ben magra consolazione, è comunque confortante osservare che persone del suo calibro condividono le nostre osservazioni. Assolutamente conforme alla verità l`osservazione del disprezzo dei musulmani per la debolezza di chi cancella i simboli cristiani per non urtarli, crediamo di rispettarli invece non facciamo che rinforzare il loro disprezzo, anche se in facciata ringrazieranno.
    Come è esatto che la superiorità del`islam è codificata nel Corano, ne risulta la l`arroganza dei musulmani convinti di detenere la verità definitiva, non son invece tanto sicura che ci guardino con compassione...salvo a dirlo in modo ironico.

    "Nessun islamico consapevole accetterà un dialogo alla pari con i cristiani, per lui inutile ( che cosa ha ancora da sapere, nel Corano essendoci tutto?) ed anche umiliante, essendo quelli fermi a Gesù, dunque a un livello ben inferiore per coloro che ascoltano la testimonianza di Muhammad.

    Parole da incorniciare.

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  6. «Nessun islamico consapevole accetterà un dialogo alla pari con i cristiani, per lui inutile ...».
    Verissimo! Ed è ovvio per tutti coloro che si considerano detentori della verità. La verità possiede un suo statuto, una sua forma. La verità consiste nella capacità di negare tutte le sue negazioni e quindi non tollera la convivenza con la sua negazione. La verità è intollerante.
    Dialogare vuol dire supporre che chi ci sta di fronte abbia un gradiente di verità superiore al nostro. Non è una certezza, è un atteggiamento psicologico. Se tuttavia io mi ritengo il detentore della verità assoluta, il dialogo s’interrompe: di che cosa potrei discutere?
    Per questo gli incontri ecumenici non hanno alcun senso se tra chi discute c’è chi si considera il detentore della verità assoluta. Finché non si arriva a questo depotenziamento del concetto di verità assoluta, i dialoghi non sono possibili.

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  7. Per questo gli incontri ecumenici non hanno alcun senso se tra chi discute c’è chi si considera il detentore della verità assoluta. Finché non si arriva a questo depotenziamento del concetto di verità assoluta, i dialoghi non sono possibili.

    E' per questo che Cristo Signore, che E' LA VERITA' non dialogava, insegnava e liberava e guariva e santificava e continua a farlo nella Sua Chiesa, quella vera...

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  8. Proprio per questo gli incontri cosiddetti ecumenici sono una forma di ipocrisia assoluta. E tuttavia va anche ricordato che non riuscire a dialogare genera intolleranza, incomprensione e tutto ciò si contrappone alla convivenza pacifica delle persone con tutte le conseguenze del caso. Come uscirne?

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  9. È vero, sono da incorniciare ed è vero anche che non ci guardano affatto con compassione. Basta vedere le trasmissioni televisive in cui sono invitati a parlare passando da vittime: una minima contraddizione ed esce subito fuori, nei toni, nelle espressioni e nelle parole, l'arroganza di cui parla il buon Messori.

    Quanto a quel 'vescovo', penso seriamente che sia iniziata la profetizzata 'grande apostasia' nella Chiesa, la cui miccia è stata accesa proprio da questo Papa, non so se consapevolmente o meno.

    La moralizzazione e la pulizia in Vaticano - opere sacrosante peraltro iniziate da Benedetto XVI - attuata con modi rivolizionari giacobini che nulla hanno a che vedere con la Chiesa e la misericordia divina, si mischiano a questa remissivita' dilagante del clero veramente sconcertante e scandalosa.
    È un male peggiore dei soliti peccati, pur gravissimi, riguardanti sesso, soldi e potere dei soliti Giuda presenti nella Chiesa.
    Aridatece Don Camillo! Un abbraccio tutti

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  10. IL Piemonte e la Valtellina furono salvati anche con le armi, combattendo contro gli eretici.
    Oltre alla "negligenza religiosa" nostrana, Messori avrebbe potuto ricordare anche la presente e diffusa, grande corruzione dei costumi. Questa galvanizza i maomettani contro di noi ancora piu' della nostra "negligenza religiosa".

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  11. La "corruzione dei costumi" non è altro che la conseguenza della "negligenza religiosa"...

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  12. Rr 15:38: vero ma la grande differenza è che ora in prima fila nel furore iconoclasta, oltre alle vestali del conformismo politicamente corretto, c'è la chiesa bergogliana. Tra l'altro mi piacerebbe vedere come reagirebbero le suddette vestali se qualcuno proponesse di abolire, che so, il 25 aprile o il 2 giugno...
    Poi riflettevo pensando ai cattolici che rimuovono crocefissi, presepi e aboliscono messe, allora se crocefissi, presepi e messe costituiscono offesa ad altre religioni o ai "lontani dalla fede" a maggior ragione costituisce offesa la presenza di una intera religione, quella cattolica che va abolita anch'essa.
    Miles

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  13. Che sia conseguenza della "negligenza religiosa" e' senz'altro giusto. Volevo solo mettere in evidenza che di questa corruzione non si parla praticamente mai o quasi mai o addirittura la si traveste da progresso, sotto forma di "liberazione della donna". O se ne parla in termini troppo generici, per cui il discorso resta alla camomilla.

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  14. Bene ha detto RR, questa dell'Islam è tutta una manfrina che la sinistra si è gestita e si gestisce insieme all'accoglienza universale per avere a disposizione in casa teste di ariete da usare. Contro chi? La Chiesa.Finchè ci sarà la Chiesa, stracciata o starcciona che sia, nelle catacombe o nelle piazze, non sarà possibile fino in fondo governare questo paese come si deve secondo lorsignori. E quelli che vanno in chiesa? Fondamentalmente una mascherata, un modo migliore di un altro per curare le relazioni sociali e il look elettorale.
    Spero che RR si sia sbagliata, che io stessa mi stia sbagliando.

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  15. Mi spiace di fare stecca nel coro, ma non mi sento di demonizzare il preside di Rozzano, mentre a proposito di quello di Monza faccio pollice verso, a meno che non risultino elementi che preciserò.
    Io personalmente a suo tempo ( 1976 ) organizzai una festa scolastica ( prima media ) con rappresentazione basata su " La Notte Santa" di Guido Gozzano, che considero il più bel testo sul Natale in lingua italiana dopo "Tu scendi dalle stelle". C'è da dire che Gozzano, morto giovane nel 1916, non era nè troppo credente nè troppo ligio, visto che esaltava gli "amori ancillari", ossia le avventurette non caste con le cameriere. Evidentemente nel suo subconscio era rimasta la poesia del Natale di cui si era imbevuto nell'età infantile, in un'epoca in cui nella borghesia le spose e madri erano generalmente praticanti o addirittura devote, mentre i mariti più o meno laicisti lasciavano fare ( qui mi viene in mente Piergiorgio Frassati ).
    Nel mio caso la scuola era nella ancor bianca bassa Brianza, a pochissimi chilometri da Desio, che aveva dato i natali a Pio XI, papa Ratti, e a don Giussani, per cui ebbi molti apprezzamenti e nessuna contestazione. Però ,
    essendo le modifiche al Concordato di là da venire, la Religione Cattolica poteva essere considerata quella dello
    Stato. Oggi non è più così; inoltre la società è sempre più secolarizzata, come dimostrano vistosamente le statistiche. Inoltre la presenza islamica si sta facendo così forte, che c'è da pensare che tra non molto sarà presentata qualche richiesta di celebrazione del Ramadan. Per cui ritengo che un atteggiamento di neutralità sia al momento attuale il più prudente.
    Aggiungo un elemento che è stato poco considerato. Un elemento importante da considerare è l'atrofia della vita parrocchiale infantile anche a causa della molteplicità invasiva degli impegni di lavoro delle mamme e di quelli sportivi e simili dei bambini. Di fatto organizzare una recita in parrocchia è difficilissimo perchè a ogni prova ci sono
    assenti, sempre diversi. In base a queste considerazioni me sembra irrealistica la richiesta che nell'attuale scuola pubblica si celebri esplicitamente il Natale cristiano e cattolico. Del resto "tout se tient". Dal momento che si è rifiutato come arcaico e medievale il modello dello Stato Cristiano, non si può pretendere che negli spazi pubblici ci sia una accentuata presenza cattolica. Al che aggiungo una mia "fissa": lo stato cristiano di fatto non può reggere con la sola forza; ci deve essere una effettiva egemonia culturale del Cattolicesimo. Un esempio lampante ci viene dal fallimento della Restaurazione in Francia 1815 - 1830.

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  16. Miles,
    concordo completamente con te.

    Per l'altro commentatore che chiede come si fa, se si abolisce l'ecumenismo: ci sono le leggi dello Stato. Nessuno metterà in prigione i Musulmani perché osservano il Ramadan, ne' nessuno li obbligherà a scuola a seguire l'ora di isctruzione religiosa che è facoltativa. E nesuno li obbligherà a mangiare prosciutto in mensa. Ma non possono pretendere :a) che in un PS ginecologico ostetrico ci siano sempre e solo donne,b) che il rposciuto e al carne di maiale scompaiano dalle mense, c) che spariscano crocefissi o siano velate le sacre immagini, perché a lro non e' consentito raffigurar Dio, d) se vogliono non lavorare in occasione di certe loro feste, va bene, ma allora lavorano a Natale e Pasqua, ecc.ecc. Inoltre le "prediche" degli imam devono essere in Italiano, come sono sempre state in "volgare" anche prima del CVII le omelie dei sacerdoti. Lle loro moschee devono rispettare le norme edilizie e di sicurezza degli edifici pubblici in Italia.

    Qianto detto si applica anche a tutte le altre minoranze religiose, presenti in Italia.
    Rr

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  17. Ma l'esporre un Presepio all'ingresso di una scuola o di altro locale pubblicamente usato non comporta problemi di reperimento del personale necessario. Fare le recite natalizie non e' obbligatorio. Basterebbe esporre il Presepio. Nemmeno questo vogliono fare. E perche' non vogliono? Perche' non hanno piu' la fede, questo e' il succo. Il "non offendere" le altre religioni (o gli atei!) e' una scusa. E quelli a dar l'esempio della mancanza di fede sono proprio i preti, quelli del tipo di mons. Cipolla e tanti altri.

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  18. Franco,
    il suo ragionamento terrebbe se il preside di Rozzano (che eè talmente stereotipato da sembrare una caricatura)per altro supplente nella scuola elementare, non avesse deciso di fare una festa d'inverno il 21 gennaio. Che senso ha? Perché un tempo qui vivevano i Celti e poi arrivarono i Longobardi? I Musulmani festeggiano l'inverno? Quale gruppo etnico festeggia oggi l'Inverno? Gli Sscandinavi? Quanti Sscandinavi ci sono a Rozzano?
    Quindi eè chiaro che l'iniziativa era solo contro il Natale. Del resto il preside non mi sembra sia un cultore delle tradizoni nordeuropee pre cristiane, ma neanche del Sol invictus romano. E vista la sua militanza poliTica tra i 5 Stelle, credo proprio che si trattasse di una scelta ideoloGica. Che in realtà se ne infischia dei musulmani..
    Quanto poi alle attività parrocchiali, noi mamme li manderemmo molto di più all'oratorio, se questo fosse organizzato cattolicamemte, e non come un qualsiasi doposcuola multikulti, affidato, dopo una certa eta', a volenterosi teenagers, quando i ragazzini e ragazzine hanno ancora bisogno di una supervisione adulta.
    Rr
    Rr

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  19. Ha ragione l'anonimo delle 19:41. La vera Fede si difende anche con le armi. In particolare, è interessante - e poco conosciuto - quanto successe nella citata, cattolicissima e lombarda Valtellina. Siamo nel 1620: la Valtellina è ferocemente occupata dalla svizzera e protestante alleanza delle "Tre Leghe", parte della nascente, futura confederazione svizzera. Chiese cattoliche bruciate, il culto proibito, sacerdoti e fedeli cattolici perseguitati e assassinati. Il solito modus operandi dei "fratelli" protestanti. Nobili, borghesi e contadini valtellinesi oppressi e sfruttati con violenza dai protestanti elvetici e dagli inevitabili "collaborazionisti" locali.
    Poi la rivolta dei valtellinesi, appoggiata dai cattolici Asburgo. I protestanti vennero cacciati e molti di loro pagarono con la vita le loro precedenti violenze. Per accordi diplomatici, la Valtellina ritornò, fino al 1797, svizzera, ma il culto cattolico e le libertà locali vennero ristabiliti e garantiti e ogni propaganda protestante vietata.
    Naturalmente, la storiografia illuminista e anticattolica non mancò di enfatizzare le inevitabili ritorsioni cattoliche durante la rivolta dopo anni di oppressione protestante. Il liberale e risorgimentalista Cesare Cantù coniò l'espressione "sacro macello" per connotare la lotta di liberazione dei valtellinesi cattolici contro l'oppressione protestante. Tipico esempio di disinformazione liberale.

    Mi scuso per la digressione, ma mi sembrava interessante. Sì, è vero, quest'esempio storico è l'ennesima dimostrazione che la Fede e la libertà si difendono anche con le armi.

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  20. Scrive, con - lo riconosco - cortesia e urbanità, Franco: "sembra irrealistica la richiesta che nell'attuale scuola pubblica si celebri esplicitamente il Natale cristiano e cattolico. Del resto "tout se tient". Dal momento che si è rifiutato come arcaico e medievale il modello dello Stato Cristiano, non si può pretendere che negli spazi pubblici ci sia una accentuata presenza cattolica. Al che aggiungo una mia "fissa": lo stato cristiano di fatto non può reggere con la sola forza; ci deve essere una effettiva egemonia culturale del Cattolicesimo. Un esempio lampante ci viene dal fallimento della Restaurazione in Francia 1815 - 1830."
    Ribatto:
    1) la maggioranza della popolazione italiana è ancora, almeno nominalmente, cattolica. Pertanto la scuola pubblica deve (dico deve) riflettere questo sentimento e pertanto riconoscere la presenza di insegnamenti, riti e simboli cattolici. E ciò a prescindere da ogni considerazione sulla Verità del Cattolicesimo, che dovrebbe essere affermata anche nel malaugurato, ma non improbabile, caso futuro di "messa in minoranza", date le dimensioni dell'invasione e della natalità dei clandestini;
    2) sono convinto che la maggioranza dei frequentatori di questo sito non considerano affatto "arcaica e medioevale" (ma già qui siamo in disaccordo sulla valenza, storica e semantica, degli aggettivi) l'ipotesi di uno Stato Cristiano. Anzi, ne sono convinto, è l'auspicio di molti, qui, grazie al Cielo.
    3) il "fallimento" della Restaurazione in Francia (che poi totale fallimento non fu, perché garantì decenni di libertà religiosa, poi concussa dalla monarchia orleanista e dalla repubblica) avvenne perché non fu abbastanza "restaurazione": venne mantenuta la burocrazia napoleonica, non vennero represse a sufficienza le logge massoniche, vennero tollerati libelli e giornaletti liberali e rivoluzionari, non vennero ascoltati, in nome di una impossibile "conciliazione", gli appelli della migliore nobiltà di Francia, sfuggita agli orrori della rivoluzione, per un ritorno a un ordine integralmente cattolico, organico e monarchico.

    Torniamo al punto di partenza, alla scuola italiana: come ben rilevato qualche post or sono da Rosa, il suo problema è che la maggioranza dei docenti e dei responsabili sono di sinistra o di estrema sinistra: così formati e selezionati dall'Università, totalmente in mano, appunto, alla sinistra. Costoro, giunti all'insegnamento e al governo delle scuole, appoggiati da un ceto intellettuale egemone progressista (opinion leader, giornali, case editrici), impongono la loro visione ottusamente "laica, democratica, antifascista", intrisa di melassa buonista, terzomondista, immigrazionista, "antirazzista", opponendosi spesso al comune sentire della maggioranza dei genitori, spesso assente o indifferente. Così vengono formati (o deformati) i futuri cittadini dello "stato mondiale", espressione di quella feroce dittatura dell'informe e dell'indifferenziato voluta dalle lobby.

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  21. Pellicano Medievale05 dicembre, 2015 23:16

    L' Islam non c' entra, c'entra l'ideologia atea, lacista, marxista, di ieri e di oggi.
    Saranno i primi, vedrete, a convertirsi e a fare il Ramadan.
    Rr

    Quoto in pieno: coloro oggi vogliono staccare crocefissi e smantellare presepi saranno i primi a convertirsi perché animati dalla stessa piaggeria ruffiana e dallo stesso opportunismo che li muove oggi ad adeguarsi alla maggioranza. Quando la maggioranza da buonista (estinta) sarà musulmana (i loro bimbi di oggi cresceranno e saranno i musulmani la maggioranza) allora tutti a fare il Ramadan...per fede? no, per paura della scimitarra...

    C'è proprio un vento malvagio che spira ed è il vento dell'odio anticristiano e come disse Gesù Cristo "odieranno voi perché odiano me". E' il vento che odia il Signore quello che ispira i cuori e le menti.

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  22. Silente,
    anche i genitori presenti ed interessati poco possono. Io posso non dare il consenso ad un viaggio " di cultura" in Turchia ( proposto due anni fa), ma non posso licenziare il preside che lo propone. Io posso non partecipare all'ennesimo spettacolo sulla Shoah, ma non posso licenziare l' insegnante di Tedesco che riduce la storia della Germania e la sua cultura ai 12 anni 1933-1945. Io posso ridere della maestra dell'asilo nido cHe non fa la recita di Natale, perché è laica, ma poi si veste da ridicolo Babbo Natale, ma non la posso licenziare, ecc.ecc. Se potessi tornare indietro, sceglierei l' " home schooling" per mia figlia. E' possibile anche in Italia, ma molti non lo sanno.
    E naturalmente finche' avremo come ministri elementi come la Giannini, portata in parlamento dal massone Momti, e verosimilmenta massona pure lei, o ai tempi la nullità della Iervolino, una carriera politica di "figlia di", e potrei andare avanti, che razza di scuola vuoi che ci sia? Mia madre, v. Sopra, diceva che l'unico ministro in gamba era stato Fanfani, che aveva finalmente aumentato i loro stipendi. Inoltre, coi vecchi DC ( mia madre non lo era) , c'era molta maggiore libertà d'insegnamento e molta minor burocrazia. Ed i sindacati non avevano voce in capitolo.
    Rr

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  23. " Proprio per questo gli incontri cosiddetti ecumenici sono una forma di ipocrisia assoluta."

    Da parte di chi non cederà di un pollice senza dubbio, che siano musulmani, ortodossi o protestanti, loro resteranno sulle loro posizioni, i soli che dialogano facendo passi "in avanti", pronti a cedere passo dopo passo fino ad arrivare un giorno a cedere sull`essenziale, sono i cattolici, ma del resto quando abbiamo un papa che:

    -apprezza la “spiritualità” e la “profezia” della Riforma (!),
    -dice la sua stima profonda e sincera per il contributo della teologia riformata, da lui considerato “strategico”, al “rinnovamento” teologico del Vaticano II ,
    - afferma che «senza il contributo della Riforma, non sarebbe stato possibile il concilio Vaticano II»,
    da un papa e con un papa che ha inventato l`"ecumenismo del poliedro" e che ha dato la risposta che ha dato sull`intercomunione ( soli il card. Sarah e mons. Schneider hanno considerato doveroso reagire) che cosa possiamo aspettarci d`altro ?


    http://ilsismografo.blogspot.ch/2015/12/italia-francesco-e-i-pentecostali.html

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  24. @ Silente - 1

    - Sui Valdesi uccisi in Piemonte Milton scrisse un sonetto (celebre nel mondo protestante) intitolato "On the Late Massacre in Piedmont", che cominciava cosi': "Vendica, Signore, i tuoi Santi massacrati, le cui ossa/giacciono sparse sui gelidi monti dell'Alpi/...". Ne faceva delle vittime innocenti. Nel caso singolo potra' anche esser andata cosi' ma resta il fatto che gli aggressori, e violenti, furono i Protestanti, la cui iconoclastia anticipo' quella dei Giacobini. E si gettarono (soprattutto i nobili) sulle proprieta' della Chiesa.
    - Ma Cantu' non era reazionario?
    - la Restaurazione ottenne risultati modesti in Francia perche' i Borbone furono rimessi sul trono dalle baionette straniere. Perche' l'emergente borghesia ragionava come Voltaire mentre la nobilta', in gran parte massonica, e che aveva in parte notevole tradito durante la Rivoluzione, si era impossessata dei beni della Chiesa, assieme all'alta borghesia, e non li voleva certo mollare. (Le vaste proprieta' della Chiesa, esentasse, costituiscono comunque un problema per qualsiasi Stato quando superano un certo limite territoriale, anche se questo non giustifica le spoliazioni protestanti e rivoluzionarie). Tuttavia, ci sarebbe poi stata la possibilita' di un vera Restaurazione monarchica e cattolica ma il Conte di Chambord, dopo che i monarchici avevano vinto le elezioni, si tiro' indietro con la scusa della bandiera, perche', disse, non poteva accettare il tricolore. Cose da pazzi, se questo e' stato veramente il motivo del suo rifiuto. DA quanto tempo il cattolicesimo produce capi mediocri, non all'altezza della "ora del destino"? Historicus

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  25. Sono perfettamente d'accordo, punto per punto, con quanto affermava Silente, ieri, alle 22,37.
    E' vero poi, che gli insegnanti, ma anche i professionisti in caso di incarichi pubblici, sono tutti figli (ormai anche nipoti) del'68. Premiati per la loro appartenenza, indipendentemente dalla loro preparazione: più sei rosso e più meriti e ancor più se sei massone.
    Persino in Vaticano, a partire dal vertice.
    Ormai l'unica speranza è da riporre nella ascesa al Soglio Pontificio di un Papa -vero- che venga "con la spada".

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  26. E da quanto tempo, quando certi capi arrivano, invece di star loro a fianco e cattolicizzarli il più possibile, li si giudica indegni, e ci si ritira sull'Aventino, o peggio ancora ci si schiera con il loro nemico ?

    La bandiera non è un pezzo di stoffa qualsiasi. La bandiera, specie il tricolore francese e tutti quello che s'ispirarono a quello, ha un profondo significato, che un vero Borbone non avrebbe mai potuto accettare. Una vera Restaurazione avrebbe dovuto vedere come primo atto proprio l'abolizione del Tricolore ed il ripristino della bandiera regale, azzurra con i fior di giglio.
    Infatti la Russia non ha più la bandiera rossa con la falce ed il martello, ma ha ripreso i colori della bandiera pre Rivoluzione d'Ottobre. E spesso mostra in pubblico quella con l'Aquila imperiale. Aquila che per es. fa bella mostra di se' sulle tute delle squadre sportive nazionali russe. E non è tornato un Romanov, ne' c'è stata una vera Restaurazione.
    In realtà troppa gente aveva fatto affaires con la Rivoluzione, e restituire il maltolto ed i denari cosi illecitamente guadagnati, non era per loro possibile. Da allora la Francia continua a vendersi, pezzo per pezzo, al miglior offerente, ora il Qatar.
    Rr

    Rr

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  27. @ La questione della bandiera

    La bandiera non c'era bisogno di cambiarla subito. O non si poteva mettere il Sacro Cuore in mezzo al tricolore? L'importante era realizzare una restaurazione monarchica, anche se di una monarchia costituzionale (pero' non di tipo liberale). la gente era stufa della "repubblica". L'impressione e' che il Conte di Chambord non se la sentisse, non si ritenesse all'altezza di un compito indubbiamente gravoso e difficile, e abbia usato la questione della bandiera come alibi. Se poi non era un alibi, bisogna allora dire che con la testa era rimasto indietro di un secolo, ragionava come se la Rivoluzione Francese non ci fosse stata e la societa' fosse sempre quella prerivoluzionaria. historicus

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  28. Ben fece Enrico V di Borbone, Conte di Chambord, a rifiutare nel 1871 una Corona che sarebbe stata "orleanista", quindi costituzional-liberale. Oltretutto inquinata di bonapartismo. Insomma un tradimento del vero legittimismo, ancora assai vivo nella "Francia profonda". Infatti, la maggioranza dei monarchici francesi era ostile all'orleanismo, in cui vedeva un tradimento dell'ideale monarchico, organico e cattolico. Sull'impossibilità che un Borbone potesse accettare il tricolore rivoluzionario, giacobino e massonico, si è ben espressa Rosa (RR). Scrive giustamente: "La bandiera non è un pezzo di stoffa qualsiasi. La bandiera, specie il tricolore francese e tutti quello che s'ispirarono a quello, ha un profondo significato, che un vero Borbone non avrebbe mai potuto accettare. Una vera Restaurazione avrebbe dovuto vedere come primo atto proprio l'abolizione del Tricolore ed il ripristino della bandiera regale, azzurra con i fior di giglio."
    Non sottovalutiamo i simboli: non solo rappresentano, ma sono valori.

    La sofferta, coerente e non facile decisione di Enrico V, conte di Chambord, è perfettamente in linea con una retta idea di Contro-rivoluzione. Scrisse il grande Joseph de Maistre: "La Contro-rivoluzione non è una rivoluzione uguale e contraria, ma il contrario di una rivoluzione."

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  29. Un'ultima precisazione a historicus, quando scrive: "Se poi non era un alibi, bisogna allora dire che con la testa era rimasto indietro di un secolo, ragionava come se la Rivoluzione Francese non ci fosse stata e la societa' fosse sempre quella prerivoluzionaria." Non condivido questo ragionamento, perché storicista ed hegeliano. Non ci può essere nessuna "sintesi" storicista che inglobi la rivoluzione francese, che rappresentò un "male assoluto". Questo fu l'errore della Restaurazione, che non combatté a sufficienza i moltissimi residui rivoluzionari rimasti, come tossine, nel corpo della società francese.
    L'unico criterio deve essere quello della verità (quindi giustizia e, nel caso di specie, legittimità), non quello di una deificata Storia. Altrimenti, hanno ragione, ad esempio, gli imbecilli che dicono che "non siamo più nel medio-evo".

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  30. Io per ora mi astengo.
    Non vedo l'ora di leggere la risposta di Historicus. Spero che non tardi.

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  31. @ Silente

    Insomma, se ho ben capito, la Restaurazione avrebbe dovuto riaccendere i roghi. Pero', mannaggia, non l'ha fatto. Lei mi accusa di storicismo hegeliano perche', nel mio breve intervento, cerco di "inglobare" la Rivoluzione Francese. Inglobare, che vuol dire? Non mi e' del tutto chiaro. Mi sembra comunque che lei adotti una visione dualistica della storia: male assoluto contro bene assoluto. Il secondo sarebbe rappresentato dalla Tradizione, il primo dalla Rivoluzione. Cosi' abbiamo lo schema Rivoluzione-Controrivoluzione e la storia appare nient'altro che uno scontrarsi di Bene e Male, senza ulteriori determinazioni. I Giacobini rappresentarono ad un certo punto il Male assoluto ma la rivoluzione francese non si puo' certo ridurre ai giacobinismo. E' stato un fenomeno piu' complesso. C'era una borghesia emergente che non riusciva a trovare spazio e si inseriva nella lotta che, almeno dal tempo della Fronda, vedeva la nobilta' in rivolta contro la Monarchia. Quest'ultima fu salvata, un secolo circa prima della Rivoluzione, dalla politica sagace e audace di Mazzarino. La Monarchia era scaduta sul piano morale, tocco' il fondo con Luigi XV. Le insensate guerre europee di Luigi XIV avevano rovinato lo Stato. A partire dalla seconda meta' del Settecento comincia a diffondersi la cultura anticristiana dei Lumi, conquistando gradualmente i ceti intellettuali. Ma all'attacco congtro la religione, come rispose la Chiesa, sul piano intellettuale; seppe rispondere? Quanti vescovi erano del tipo di quello di Autun, di Talleyrand? Leggendo Taine e Tocqueville si ha l'impressione che, a causa dell'incapacita' della classe dirigente, che era ecclesiastica e civile ad un tempo, lo sbocco rivoluzionario fosse inevitabile.
    In ogni caso, dopo Napoleone, che rimise in piedi lo Stato, diede il Codice Civile e fece spazio ai nuovi ceti, la societa' era mutata e non si poteva continuare a ragionare come se si fosse ancora al tempo dei Borboni, prima della Rivoluzione. O come se al governo ci fosse ancora Robespierre. Questo e' realismo. Chi vuole puo' chiamarlo "storicismo". Una monarchia costituzionale (non orleanista, ovvio) ma di tendenza conservatrice, con sul trono il conte di Chambord, sarebbe stata sicuramente un fatto positivo per la Francia, nella misura in cui avesse saputo incanalare le nuove forze sociali (c'era anche il proletariato che stava emergendo) nell'alveo di una riaffermazione dell'istituto monarchico cattolico. Una tale monarchia avrebbe senza dubbio posto un freno alla Massoneria, non saremmo poi arrivati alle disastrose e infami leggi di separazione del 1905.
    Sullo storicismo hegeliano bisognerebbe comunque fare un discorso approfondito, che al momento esula dal mio intervento, e' ovvio. Historicus

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  32. Silente,
    infatti non siamo più nel Medioevo: siamo in pieno Basso Impero ! Con i barbari non alle porte, ma dentro l' Urbe. Ed ancora non se ne accorgono.Barbari di vario "genus", naturalmente: Germanici preoccupati solo dei conti da bottega, Anglii interessati come sempr al potere transmarittimo, Franchi occupati "comme d'habitude" in questioni d'alcova, Curiali mestizzati che si sollazzano con epheboi e puellae...ed il popolo che o non sa o non vuole sapere o,facendo la Cassandra, non è ascoltato.
    Arriverà prima o poi un Leone Magno ?
    Rr

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  33. Egr. Cipolla vescovo, un racconto di Gesù diceva: "guai a colui il quale scandalizza uno solo di questi piccoli, meglio gli venga messa una macina al collo e trainato da un'asina gettato nel fondo del mare""; dunque rifletti sulla nostra identità e sulla nostra cultura religiosa Cattolica; devo forse essere io a diffondere il Vangelo oppure tu? io lo faccio con tutto il cuore e tu?
    Almeno fai il vero prete di strada, visto che Bergoglio vuole per vescovi i preti di strada; almeno il Vangelo predicalo, insieme al fatto di metterlo in atto a livello materiale, per coloro che si trovano nelle periferie esistenziali; almeno questo, spero, che Bergoglio ve l'abbia detto, - e parlo anche per i vescovi tutti, già preti di strada.
    Veramente noi abbiamo bisogno di preti Ministri del Culto Cattolico - Sacerdoti di Cristo che celebrano Messa, che confessano, che impartiscano tutti i Sacramenti e predichino il Vangelo, insieme al fatto della carità e misericordia che la Chiesa predica da sempre e non è un'esclusiva di Bergoglio o dei suoi adulatori, voi compresi.
    Scusate se insisto, ma una volta la Chiesa non elevava al rango di Vescovi i migliori teologi che aveva? affinchè potessero predicare senza errori il Vangelo, e guidare la santa Chiesa? - scusate ma stò parlando a quelli della chiesa riformata conciliare; credevo di parlare ai preti della Chiesa cattolica Apostolica bimillenaria ed immutabile; mi ero dimenticato dei sessantottini.

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  34. Caro historicus, grazie per l'attenzione, ma non mi faccia così semplicista: certo che la rivoluzione francese fu un fenomeno complesso, socialmente e politicamente. L'ha descritta, magistralmente, Pierre Gaxotte, il migliore tra i molti storici della rivoluzione. Fu un fenomeno culturale: l'illuminismo, la massoneria furono gli attori principali. Fu ovviamente anche un fenomeno anche sociale, con il protagonismo di una borghesia avida e invidiosa. Fu un evento quasi esclusivamente urbano. Fu ferocemente antireligiosa. Parte della nobiltà tradì e pagò duramente il tradimento. Ma una parte si riscattò con un duro esilio e sui campi della Vandea e della Bretagna. Ma rimane necessaria una condanna inflessibile della rivoluzione. Sì, esiste un bene e un male che si manifestano nella storia e nella vita. A noi discernere l'uno dall'altro.
    Che con Napoleone la società cambiò, nulla questio. Costui istituzionalizzò la rivoluzione, completò la distruzione delle libertà locali, delle diversità regionali, delle autonomie di stato. Tutto venne uniformato, appiattito, irreggimentato. La libertà religiosa venne concussa, e comparvero i primi sintomi di uno stato totalitario.
    Lo ribadisco: la Restaurazione fallì (ammesso che sia così) perché non cercò di ricostruire uno stato organico, ma accettò lo stato napoleonico. Tra le molte cause di questo fallimento (vero o presunto), anche perché non volle inimicarsi gli arricchiti dalle spoliazioni rivoluzionarie e bonapartiste.
    Poi, spiacente, ma non condivido un idealistico, deterministico, crociano e divinizzato "senso della storia". La storia la fanno gli uomini. E, sopra di loro, e anche attraverso loro, il buon Dio, e spesso non sappiamo leggere ciò che Lui scrive sulle pagine della storia.
    Lo so, è una visione reazionaria. Ne vado orgoglioso.

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  35. Cara Mic
    scrivi: "Io per ora mi astengo.
    Non vedo l'ora di leggere la risposta di Historicus. Spero che non tardi.

    Dai, ammettilo, queste - peraltro assai civili - diatribe ti intrigano, ti interessano e ti divertono. Meglio così. Danno un ulteriore senso al sito e, magari, generano interesse. Grazie comunque per ospitarci e, talvolta, tollerarci.

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  36. E' ovvio che mi intrigano e mi interessano. Questo significa che non è che tollero, ma ritengo un arricchimento per tutti i vostri contributi, anche se alcuni mi sono più congeniali di altri. Credo che questi dibattiti costituiscano il valore aggiunto del blog.

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  37. Segnalo, la cultura della resa, di Rusconi:

    http://www.rossoporpora.org/rubriche/italia/544-cultura-della-resa-avvenire-vescovo-di-padova-scuola-di-senigallia.html

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  38. Silente

    Ultima mia breve considerazione. Allo Chambord si offriva la possibilita' (diventando re) di ricostruire uno Stato "organico". Certo su basi diverse da quelle prerivoluzionarie, dato il fallimento dello "Stato organico" prerivoluzionario. Se tale tipo di Stato avesse retto la prova, non ci sarebbe stata la Rivoluzione. Ma Chambord era rimasto fermo alla monarchia di diritto divino dei suoi avi, a quanto sembra. Nella societa' dell'incipiente rivoluzione industriale e dei mutati rapporti sociali non era possibile ripristinare un "organicismo" che oltretutto faceva largo spazio ai privilegi della nascita. Non mi sembra di aver detto che la Rivoluzione sia stata una buona cosa. Ho detto solo che, leggendo Tocqueville e Taine, si ha la netta impressione di una crisi dello Stato e sociale che le classi dirigenti non erano piu' in grado di controllare, ragion per cui si stava andando verso un collasso della forma-Stato, ci fosse stata o meno una rivoluzione. (E' la stessa sensazione angosciosa che molti provano oggi, l'incapacita' della classe dirigente civile e religiosa, la discesa inesorabile dell'intero sistema verso l'abisso). Gaxotte l'ho letto anch'io, un autore eccellente, che mette in rilievo soprattutto l'azione delle "societa' di pensiero" nella fase iniziale della Rivoluzione. Se ancora non li ha letti, le propongo di integrare Gaxotte con Tocqueville e Taine. Non si tratta poi di idolatrare la storia, alla maniera di Croce, ma di considerare le cose con "senso storico", che io intendo qui nel significato di essere "realisti", di cogliere cioe' gli eventi storici nel significato che avevano allora e non in quello che possiamo oggi attribuir loro. Historicus

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  39. @ AGGIUNTA PER ERRATA CORRIGE

    Chiedo scusa, si tratta solo di una precisazione. Lo studioso che ha messo in rilievo con grande acribia il ruolo delle "societa' di pensiero" e' stato Cochin e non Gaxotte. In ogni caso due storici validissimi, di impostazione non conformista, reperibili entrambi negli Oscar Mondadori, se non erro. Bisogna poi tener conto del "revisionismo" sulla Rivoluzione inaugurato da F. Furet, scomparso nel 1997. historicus

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